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LE DEMOCRAZIE EUROPEE (INGHILTERRA E FRANCIA), Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Le principali democrazie europee, Inghilterra e Francia, sanno resistere alla crisi del ’29, che d’altronde non le colpisce così gravemente come gli Stati Uniti e la Germania.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

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Scarica LE DEMOCRAZIE EUROPEE (INGHILTERRA E FRANCIA) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! LE DEMOCRAZIE EUROPEE (INGHILTERRA E FRANCIA) Le principali democrazie europee, Inghilterra e Francia, sanno resistere alla crisi del ’29, che d’altronde non le colpisce così gravemente come gli Stati Uniti e la Germania. Nelle elezioni per il Parlamento dell’Inghilterra, che si tengono a giugno del 1929, il Partito conservatore subisce un netto ridimensionamento, mentre il Partito laburista incrementa i suoi voti e soprattutto, raddoppia i suoi seggi: si forma un governo di coalizione presieduto dal laburista James R. MacDonald, appoggiato anche da ciò che resta del Partito liberale. Il nuovo governo affronta la crisi adottando la soluzione dei tagli alla spesa pubblica, aumentando la pressione fiscale sui redditi e prelievi sugli stipendi dei dipendenti pubblici. Tale politica serve a garantire le uscite dovute al sussidio statale che viene pagato ai lavoratori disoccupati,mantenendo al tempo stesso il bilancio dello Stato in parità. L’economia britannica però non si riprende: ciò induce MacDonald a tentare di ampliare la base del suo governo con una sorta di alleanza nazionale che includa anche i conservatori: il nuovo governo viene formato nell’agosto del 1931 e nel settembre viene presa la decisione di svalutare la sterlina. Intanto il Partito laburista non approva il governo di unità nazionale e così espelle MacDonald il quale,seguito da un piccolo numero di deputati,fonda il Partito laburista nazionale. Nell’ottobre del 1931, si tengono le nuove elezioni che vedono il tracollo dei laburisti e un grande successo dei conservatori. Uno dei primi atti del nuovo governo è l’attivazione del British Commonwealth che, rinsaldando i rapporti economici tra Inghilterra e i Dominions (Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Canada e Stato Libero d’Irlanda), consente un certo miglioramento degli scambi commerciali. Inoltre la svalutazione della sterlina induce le banche ad abbassare i tassi di interesse sui prestiti (che sarebbe il costo del denaro che una banca concede in prestito a un privato o a un’azienda): questa misura permette una certa ripresa delle attività economiche, anche se il livello di disoccupazione resta piuttosto elevato. Nel 1935 MacDonald, malato, abbandona la direzione del governo. I conservatori vincono le elezioni che si tengono in quell’anno; negli anni seguenti si formano due governi entrambi costituti solo da ministri conservatori (Baldwin e Chamberlain). Il miglioramento della situazione economica induce questi governi a ridurre le imposte sui redditi e ad abolire il prelievo diretto sugli stipendi dei dipendenti pubblici, misure introdotte dal governo laburista all’inizio degli anni Trenta. In Francia, dal 1929 al 1936 si susseguono venti governi. Nel 1934, Maurice Thorez, dirigente del partito comunista francese, stringe un’alleanza politica con i socialisti e con i radicali i quali si uniscono nel Fronte popolare che nel 1936, ottiene la maggioranza dei seggi in Parlamento. Si costituisce così un governo guidato dal socialista Leòn Blum che riesce a propiziare un accordo tra imprenditori e sindacati che introduce le 40 ore di lavoro settimanale per gli operai, li gratifica con salati più alti e riconosce loro il diritto a due settimane di ferie pagate. L’aumento dei salari però è molto forte. Gli imprenditori reagiscono alzando i prezzi dei prodotti: il violento aumento dei prezzi a sua volta annulla gli aumenti salariali, mette in difficoltà i percettori di redditi fissi e inoltre non aiuta la produzione industriale, poiché rende meno competitivi i prodotti francesi. Di fronte ad una situazione del genere, Blum chiede al Parlamento la concessione di pieni poteri in materia finanziaria, con l’intenzione di varare un piano di emergenza che faccia fronte alla nuova spinta inflazionistica. La Camera approva, ma il Senato no e per questo motivo Blum si dimette. Nei mesi successivi continua una rapida successione di governi sostenuti dal Fronte popolare che alla fine si scioglie nel 1938 per i dissensi profondi che dividono i comunisti dai socialisti sia sulla gestione della politica economica, sia sulla valutazione da dare alla situazione internazionale che nel frattempo si è creata in Europa.
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