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LE DIECI PAROLE LATINE, Appunti di Lingua Latina

Riassunto di ogni capitolo del libro "Le 10 Parole Latine". Questo libro prende in considerazione le parole latine più utilizzate ancora oggi, facendo riferimento alla sua etimologia e descrivendo le varie metamorfosi che la parola ha subito nel corso degli anni

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 02/07/2024

andrea-suzani
andrea-suzani 🇮🇹

5 documenti

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Scarica LE DIECI PAROLE LATINE e più Appunti in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! LE 10 PAROLE LATINE Il latino è un tesoro di significati: attraverso questa lingua possiamo farci idee più chiare sulla provenienza di immagini, metafore, modi di dire e molto altro. INTRODUZIONE Il latino coincide, sì, con l’origine, ma rappresenta anche diramazione e propagazione, perchè molto di quello che originato è cresciuto, si è espanso ed è arrivato fino a noi. Quello che accadde nella Roma di venti o venticinque secoli fa ci riguarda ancora, è parte essenziale della nostra vita mentale e sociale di adesso. Le domande di partenza sono le stesse: “chi siamo ?”, “che senso hanno le nostre vite ?”. Il latino è lingua delle lingue che saranno. Delle 10 parole contenute in questi libro si osserveranno i sensi originari e le successive metamorfosi, arrivando ai nostri giorni. “Virtus”, per esempio, deriva da vir, “maschio”. Questo non spiega di per sè perchè virtus venga significare “sapienza o forza morale”. “Ars” dà significato ad arte in italiano, ad art in inglese. Il significato delle parole si modifica con l’uso che ne fanno i grandi scrittori. Non è tutt’uno con la forma del suo primo apparire. Il latino della letteratura mantiene vivo il ricordo dei significati che ci hanno reso chi siamo, dall’altra continua a diffondere nomi e concetti. Oltre che una memoria del passato esiste anche una memoria del futuro: il latino è questo. Noi, anche nel più perfetto isolamento, non siamo mai soli, perchè abbiamo le parole. La parola è avvenimento, lo spazio del suo avvenire il discorso. Nel confronto con l’altro possiamo capire cosa la parola “voglia” dire. ➔ ARS Ma che cosa significa davvero la parola arte, anzi, il latino “ars”, monosillabo. L’etimo resta incerto. Alcuni ci vedevano una corruzione del vocabolo greco aretè, “virtù”, altri parentela con il verbo “arto” (comprimo, collego). Altri ancora consideravano l’aggettivo “artus” ( stretto), intendendo per ars un procedimento che compatta le parti di un tutto. Ars indica un insieme di conoscenze astratte capaci di trasformarsi in applicazioni concrete. Ars è una maniera tutta umana di operare. L’ars implica apprendistato, preparazione. “Ars vitae” è il cosiddetto “saper vivere”. L’ars è cosa umana, poiché il genere umano ha bisogno di strumenti che ne facilitino l’esistenza. L’arte è soluzione di problemi, anche se di problemi ne è causa lei stessa. “Ignotas artes” significa “invenzioni” La contrapposizione “ars / natura” è ormai millenaria. In certi contesti la parola “ars” significa anche “inganno”. Anche l’oratoria sarebbe da considerarsi un’arte, qualcosa che, applicando un metodo, ci aiuta a vivere. L’ “oratoria” ( o eloquentia) designa la capacità di parlare bene. Con natura Cicerone intende le qualità innate. L’ “ars poetica” è sapienza, rigore, incontentabilità, dedizione completa al lavoro, sacrificio. Nel latino classico “modus” significa “misura, limite, confine”. Modus è la giusta quantità. “modum supra” = oltre misura I poeti riconoscono nell’”amore” l’arcinemico del “modus”. Da modo è nato anche l’aggettivo “modernus”. La radice “mod-” è attestata anche nella forma “med-”. Modo e medico sarebbero dunque parenti, proprio così. La connessione tra modus e medicina è già evidente agli antichi. Il modus dell’ape è una morale, un modo di vita ma anche una filosofia di vita “Modus” è nozione comprensibile solo nel contesto Da questa parola trae origine anche la moda: essa investe tutto, arte, scrittura, malattie, persone. ➢ STILUS Che cos’è lo stile ? Lo stile è un palo. Il suo avo latino, “stilus”, significa prima di tutto questo. Lo “stigma” invece è il segno lasciato da un oggetto aguzzo. Lo “stilo” o “stiletto” indica un pugnale dalla lama molto sottile. Non a caso gli “stiletto heels” sono i tacchi a spillo. Da qualche anno esistono anche gli “stilosi”. Questo neologismo cominciò a circolare tra la gioventù di Milano verso la fine del secolo scorso, nel senso di “fighi”,”belli”. Lo “stilus” indica la penna, utilizzata per un appunto, una firma … La scrittura è fortemente connaturata alla vita. “Stilus” designa la pratica stessa dello scrivere. L’ablativo stilo equivale al nostro “per iscritto”. Lo stilus veloce è quello peggiore, in quanto butta giù qualsiasi parola, come viene viene. Altro compito dello stilus è correggere: scrivere non significa soltanto mettere giù parole. “Dolce stil novo” è una formula che ancora oggi gode di un enorme successo, nelle scuole e nei manuali di letteratura. Con Petrarca nasce il modello dello stile inarrivabile, tanto che si arriverà a parlare anche di “petrarchismo”. Nel Novecento lo studio dello stile diventa un vero e proprio campo disciplinare, la “stilistica”. Lo stile si deve intendere anche come “modo del tutto personale di vedere il mondo”. ➢ VOLVO “Volvi” è un latinismo bello e buono. “Volvere”, variamente coniugato, compare in Dante, Ariosto, Leopardi. “Volvo” è verbo tipicamente poetico, da registro sublime, verbo da epica. In Lucrezio volvo designa un movimento circolare o rotatorio, significa “girare, rigirare, rotolare”. Nella forma passiva significa “ruotare, rotolare”. Nell’Eneide invece il termine volvo viene a significare “spingere, sospingere, travolgere, abbattere, trascinare”. Può anche significare “ragionare, riflettere, ripensare” Inoltre tipico dell’Eneide è il riferimento, sempre mediante il termine volvo agli occhi. Ancora oggi si dice “volgere lo sguardo” Volvo può persino assumere il significato di “affrontare”. La radice di volvo ha saputo produrre vocaboli di notevole longevità: “volumen” (il libro avvolgibile), volubilis (rapido), “in-volucrum” (copertura”). In spagnolo il termine volvo si è mantenuto praticamente immutato nel significato di “tornare”. L’industria automobilistica Volvo si chiama così, poichè il suo motore utilizza delle sfere “rotanti”. In inglese “involvo” dà involve, che significa “coinvolgere”. Il verbo involvere in italiano esiste solo in poesia. revolving doors = porte girevoli “Rivoluzione” è qualunque scoperta o innovazione che renda la vita privata e sociale diversa da quello che era. Il prefisso “re-” ha grandi capacità semantiche. Può indicare ritorno ( re-greditor), contrapposizione (re-pugno), iterazione (re-sumo). In un secondo tempo il concetto di rivoluzione muta, venendo ad assumere quello di rinnovamento radicale. Nel latino classico “evolutio” indica null’altro che l’atto di e-volvere, ovvero di “srotolare”. In italiano, prima del XIX secolo, il vocabolo evoluzione significa principalmente “trasformazione”, “sviluppo”. ➢ MEMORIA Senza memoria, non c’è famiglia. Ricordare significa “ trattenere nella memoria”, “non voler scordare”. Memoria, tra tutti i vocaboli latini, è quello più carico di responsabilità. Indica il “ricordo singolo di qualcosa o qualcuno”. La “virtù” la riconosciamo nella perifrasi “in virtù di”, che significa più o meno “a causa di, grazie a”. “Virtuale” si è fissato nel significato di “finto”,”immateriale”,”elettronico”. Il virtuale infatti non riguarda la virtus, poichè crea una realtà fasulla, libera dai divieti del lecito e dell’autentico. “Vir-tus” è condizione del vir, l’uomo, il maschio. “fortitudo”= forza d’animo, fortezza “mors”= morte “dolor”= dolore Nei contesti militari “virtus” significa, più o meno, “valore”. Lo stesso vocabolo “vir” si rende bene con “eroe”, se traduciamo dall’epica. Nei racconti militari virtus significa “valore”, “coraggio”, “irriducibile dedizione alla lotta”, “sprezzo del pericolo”. La virtus si avvale di energie non comuni, ti fa compiere imprese arduissime. Non è, però, da confondere con la forza fisica. Nell’accezione guerresca virtus si contrappone a fortuna. “Virtus” è l’abilità individuale di trionfare sul caso. Possiamo essere certi che fortuna e virtus costituiscono un binomio già nell’epica arcaica. La virtus potrà sempre vincere sulla fortuna con le risorse dell'intelligenza e con la capacità di sopportare qualunque male. Essere “virtuoso” significa usare la ragione, l’avvedutezza, la capacità di distinguere i valori dalle cose. La virtus diventa caratteristica principale del leader. “Virtuoso” è chi sa prevedere le svolte, gli imprevisti, le emergenze, e non se ne lascia travolgere. C’è poi la virtus dei filosofi. Si tratta della virtus che ha nutrito gli ideali storici ed etici. “virtus” significa giudizio vero ed immutabile. Il principale nemico della “virtus filosofica” è il vizio, ovvero qualunque forma di bassezza e di violenza. La “virtus” consiste in molte virtutes; è un insieme, o meglio, un’armonia, perchè le varie virtù non sono indipendenti l’una dall’altra, ma formano un tutto. Quante sono le virtù ? Un numero preciso non è indicato, tuttavia quando si tenta di stilare un elenco, le principali sono le seguenti 4: 1. iustitia ( giustizia ) 2. fortitudo ( coraggio ) 3. prudentia ( moderazione ) 4. temperantia La più alta delle 4 è la giustizia, che si accompagna sempre alla volontà di far bene agli altri. La giustizia chiede che non si danneggi il prossimo e utilizza in modo congruo ciò che è pubblico e ciò che è privato. Suo fondamento è la “fides”, ovvero il rispetto dei patti. I veri “fortes” non sono quelli che commettono offese, ma quelli che le impediscono. La “fortitudo” è fondamentale per i politici: senza di questa non avrebbero la tranquillità e la sicurezza necessarie per reggere lo stato. La “sapientia” è la dote per eccellenza del buon politico, di chi sa ben governare. La “caritas” è amore di Dio ed è infusa nei cuori dallo Spirito Santo. Alla “virtus” non manca nulla; è indipendente. Chi ha la virtus non conosce il bisogno, il desiderio, la nostalgia, il rimpianto. La “ratio”, ragione, è il più alto valore nel sistema classico dei valori. La virtus non è innata, è un’ars che si sviluppa. ➢ CLARITAS Le scelte sono sempre difficili. Il chiaro non è meno difficile dell’oscuro. Talvolta lo è anche di più, perché non può affidarsi al caso. Il chiaro è semplice, non è facile. Il chiaro esiste solo perché la mente lo vuole e trova il modo di costruirlo. In origine l’aggettivo “clarus” ( chiaro ), ha solo valenza acustica: chiaro è un suono, non una visione. “clamor” = rumore “Clarus” passa poi alla sfera visiva: chiaro viene detto quindi il lampo ed anche il giorno. Con ulteriore estensione metaforica “clarus” si applica ad un individuo o a un luogo, significando “illustre, celebre, glorioso”. La vita ha bisogno di chiarezza. Ambire alla chiarezza significa ambire a un ordine, a un sistema di relazioni necessarie. Il Rinascimento è chiaro, il Medioevo è oscuro. Il motore delle passioni è l’oscurità. Il mistero non deve mai essere sinonimo di cattiva espressione. Giorgio Vasari è stato uno dei primi teorici a parlare di rinascimento. La massa crede profondo tutto quello che non vede. La chiarezza è principio guida della retorica classica. Il concetto di chiarezza nasce in ambito greco. I termini sono saphès (clarus) e saphèneia (claritas). La chiarezza, secondo l’etimologia del termine che la designa, appartiene a ciò che si lascia attraversare dallo sguardo. La “narratio”, ovvero il racconto dei fatti, viene pronunciata anche in tribunale.
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