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Le gerarchie sociali nell’età moderna, Appunti di Storia Sociale

Le gerarchie sociali nell’età moderna

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 13/04/2023

chiara.sette.
chiara.sette. 🇮🇹

4.9

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Scarica Le gerarchie sociali nell’età moderna e più Appunti in PDF di Storia Sociale solo su Docsity! Le gerarchie sociali nell’età moderna Oggi viviamo in una società in cui gli individui sono, dal punto di vista giuridico, uguali tra loro, e le differenze sono essenzialmente economiche. Ma i principi di funzionamento della società sono stati altro. Queste società hanno perlopiù funzionato sulla base di un altro principio, che attribuiva alle persone diritti diversi in ragione alla loro appartenenza a determinati gruppi sociali, e quindi alla loro posizione in una struttura gerarchia della società. La società della differenza giuridica, durata per tutta l’età moderna, sarà abbattuta con la Rivoluzione francese; tuttavia, l’affermazione effettiva del principio di uguaglianza, anche sul piano strettamente giuridico, è stata un percorso molto più lungo e accidentato. Nell’Europa dell’età moderna è radicata l’idea di una gerarchia naturale, voluta da Dio che dà forma alla società umana: gli uomini vivevano nella convinzione che fosse un dato di natura questa profonda differenza sociale. ci si riferisce alla seconda metà del 1700 che rappresenta la vera svolta, perché a partire dagli anni 40, si afferma l’Illuminismo, una cultura laica che vuole cambiare la società e che adotta dei modelli di analisi della società che sono presi dalle scienze sperimentali. La legge recepiva queste differenze, e le pratiche di giustizia contribuivano a perpetuarle, perché applicava queste leggi che sancivano una differenza qualitativa tra le persone. I comportamenti delle persone appartenenti ai diversi corpi doveva uniformarsi a dei modelli precisi, guai al contadino che si atteggiasse da nobile. I vari ordini obbedivano ad un codice di onore specifico e legato alla diversa qualità delle persone appartenenti ai differenti corpi. Se si guardano dei quadri, si possono riconoscere molto facilmente le distinzioni sociali in una scena o in un ritratto. A rappresentare tale differenza, c’erano immagini che circolavano e in cui gli uomini si riconoscevano: allora, nelle società, le immagini non erano diffuse e inflazionate come oggi, dunque ogni immagine si caricava di un grande valore parlante per chi le guardava. Classica immagine di un codice medievale in cui la società si presenta come tripartita, in base alle funzioni di: -chi combatte, cioè i nobili; -chi prega, cioè il clero; rappresentato ai suoi vertici, con una figura che sembra il papa e con la chiave di Pietro; -chi lavora, il contadino, che si riconosce dalle vesti e dalla vanga su cui si appoggia; a lungo, il lavoro manuale si è identificato nelle immagini esclusivamente con il lavoro dei campi. Immagine che ben traduce visivamente le differenze sociali connaturate. Cristo assegna agli uomini i compiti. Le parole che dice sono <<tu prega, tu labora, tu defende>> Alle tre funzioni della società, c’è aggiunta una variante: sopra il papa c’è il sole, sopra il militare c’è la luna; ciò allude alla teoria di papa Bonifacio VIII il quale aveva codificato il potere imperiale come derivato da quello pontificio, così come la luna prendeva la sua luce dal sole. Danti Alighieri, nel De Monarchia, contesta questa idea, suggerendo che sia necessario parlare invece di due soli. (Incisione tedesca dei primi anni 20 del 1500) Qui si ripropone la struttura tradizionale della società, ma all’interno di un’altra metafora: quella della società come albero. Nell’albero i contadini si trovano alla base; l’albero affonda le sue radici nei loro corpi, che nutrono e rendono possibile l’esistenza della società. Salendo lungo i rami ci si alza nella scala sociale, perché si incontrano artigiani, mercanti. Elevandosi ancora si incontrano membri del clero e nobili, vestiti in maniera via via più ricca e sinuosa. Quando si arriva sulla sommità dell’albero, però, si trovano nuovamente dei contadini, riconoscibili dagli abiti, dal fatto che uno di loro suona la cornamusa, e dal forcone. Questa interpretazione particolare fa riferimento al contesto: siamo all’inizio degli anni 20, momento di tensione contro la nobiltà tedesca dei grandi proprietari terrieri, che poi esploderà nella guerra dei contadini, quando lo sconvolgimento provocato dalla riforma farà nascere rivendicazioni sociali. Il messaggio diventa chiaro: i contadini esprimono un auspicio: verrà il momento in cui anche loro avranno la rivincita e potranno accumularsi nella parte superiore dell’albero della società. È un auspicio di rovesciamento della scala sociale. (incisione del 1789) Alla vigilia della Rivoluzione francese l’immagine ritorna nuovamente: il terzo stato è raffigurato come un contadino che sostiene nobiltà e clero, o che sostiene tutta la Francia. A chi porta il peso maggiore del sostentamento della società, non sono riconosciuti diritti politici e non è riconosciuta l’uguaglianza. Chi forma il terzo stato? Il terzo stato, sebbene in molte raffigurazioni sia rappresentato da un contadino, è in realtà l’ordine di antico regime che è più vario, perché ne fanno parte tutti coloro che non sono né nobili né ecclesiastici (contadini, artigiani, banchieri, intellettuali, giudici, medici, avvocati …) Quindi, alcuni membri dello strato superiore del terzo stato possono essere più ricchi dei nobili e possono essere ricchi al punto di acquistare terre, feudi e titoli che li fanno salire nella scala sociale, e anche acquisire in alcuni casi la nobiltà. I sovrani si riservano la possibilità di conferire loro la nobiltà, e hanno tutto l’interesse di farlo, perché così immettono nell’universo nobiliare persone che sono a loro fedeli. Il sovrano può domare e trasformare la nobiltà come un ceto di servizio, che lui stesso controlla. • Ciò significa che la nobiltà non si può paragonare ad una casta: si è nobili per nascita, ma in casi particolari e decisioni del sovrano si può anche diventarlo. (La casta non ha manifestazioni in Europa, ma riguarda alcuni paesi asiatici.) • Nonostante la nobiltà non sia una casta è comunque molto difficile perdere la nobiltà: la nobiltà si perde solo in casi eccezionali, come reati gravi contro il sovrano, o contro un altro nobile. Ma sono casi molto poco abituali. • Nobiltà poi non significa ricchezza: ci sono nobili ricci e nobili poveri. Esiste addirittura un fenomeno di indebitamento dei nobili per sostenere un tenore di vita consono al loro stato. Ascesa sociale Discesa sociale Il grafico traduce visivamente gli aspetti sulla natura del terzo stato e il suo rapporto con la nobiltà e il clero, facendo riferimento alla società francese nel tardo 1700. Si osservano subito i numeri dei componenti dei tre stati: c’è una proporzione che mostra come il terzo stato riunisca tutti coloro che non sono parte degli altri due stati; nobiltà e clero invece rappresentano una ristretta minoranza che riesce però a condurre il gioco politico all’interno di un paese molto popolato. In particolare, si nota poi, attraverso la legenda delle frecce, che le possibilità di ascesa non sono inesistenti, ma molto limitate o comunque l’ascesa tende a svilupparsi all’interno dei grandi blocchi. Molte possibilità di ascesa inoltre passano attraverso l’arricchimento: è un avanzamento lento e che non include gli strati bassi dei diversi stati. Fino ad ora si è analizzata la possibilità di scalare gli stati sociali e si è visto come questa ascesa sia un processo lento e che molto spesso incontra barriere invalicabili. Ma in queste società, dove non esiste un vero welfare e c’è una precarietà di fondo delle barriere economiche, bisogna considerare una barriera verso il basso che si può attraversare invece molto facilmente: è la barriera verso la povertà e la marginalità. Le ragioni della facilità di discendere nella scala sociale sono legate alla struttura dell’economia dell’età moderna e a quella precarietà introdotta da guerre, carestie ed epidemie. Quando le condizioni economiche peggiorano perché il raccolto è stato insufficiente, o perché la domanda di manufatti è crollata, artigiani e agricoltori possono diventare poveri, fuori dalle possibilità di sussistenza autonoma. Tra i gruppi più esposti a precipitare nella marginalità ci sono anche i soldati, mutilati dagli eserciti durante le continue guerre del 1500 e 1600. Questi poveri colpiti improvvisamente e duramente dal cambiamento, sono definiti “congiunturali” perché la loro condizione dipende da una congiuntura avversa. Ma questi poveri si vanno a sommare ai poveri strutturali, ossia coloro che sono incapaci, inabili a procurarsi il necessario per vivere (vedove, orfani, invalidi, malati …) I gruppi medio-bassi della società e le forme assunte dal lavoro Nell’Europa dell’età moderna la quota di abitanti delle campagne era molto elevata, pari all’80% Le zone che hanno una bassa densità di abitanti, in particolare quelle a est del continente, sono quelle in cui l’aristocrazia fondiaria ha maggiore forza, per cui la società è polarizzata tra grandi proprietari terrieri e contadini servi sui quali sono esercitati poteri molto estesi. Questo dominio è garantito da poteri statali che si appoggiano agli aristocratici stessi, che è l’unico ceto che può proporsi come gruppo dominante e quindi come interlocutore con i governi; ciò vuol dire che i contadini sono equiparabili a servi della gleba. La variabile importante è costituita dalla presenza di città e di un’economia urbana e quindi la presenza di uno stimolo che si riversa anche nelle campagne; qui la popolazione è più densa; il mondo contadino ne risente perché può essere più differenziato al suo interno: il contadino può andare in città a vendere suoi prodotti e quindi ricavare del denaro. In questo orizzonte la società contadina in zone occidentali dell’Europa, potrà avere possibilità diverse, e si crea una stratificazione tra contadini poveri e contadini più ricchi, che possono prendere in affitto terre dai nobili e gestirle. L’Italia, per esempio, fu un’area molto variegata in cui c’erano zone feudali nel mezzogiorno, una notevole diffusione della piccola proprietà contadina nel centro, e una grande affittanza di terre aristocratiche al nord. Il lavoro urbano e la stratificazione sociale nelle città La tabella è relativa alla città francese Lione del 1500, e dà un’idea della grande varietà ed articolazione dei mestieri artigiani presenti in ambito cittadino, prima che decolli il sistema di fabbrica. -In questa ampia gamma hanno uno spazio notevole le attività collegate al vestire. -Si notino poi i tipografi, figure artigiane rappresentanti di un’attività più recente nell’ambito delle economie cittadine, più alfabetizzato. -Un’altra rappresentanza importante è quella collegata alle attività edilizie. Cosa vuol dire un mestiere artigiano? Ogni attività si svolgeva in una cornice divisa per corporazioni. Ogni apprendista si inseriva nella bottega di un maestro; la corporazione rappresentava un corpo organizzato, nel quale un individuo si inquadra proprio perché un lavoro non si intraprendeva individualmente, ma con la guida e con le regole istituite. Norme e statuti prescrivevano i diritti e doveri degli aderenti, ma anche i procedimenti lavorativi, l’approvvigionamento delle materie prime, i costi, i canali di reperimento. Erano strutture molto rigide e i governi del 1700 interverranno per sopprimerle in nome della libertà del lavoro. Esistevano, durante l’età moderna, grandi concentrazioni di manodopera? - Nell’ambito delle costruzioni navali, si potevano creare grandi concentrazioni di manodopera. Un esempio è l’arsenale di Venezia, che riunì fino a 3000 addetti. Ma altri arsenali ci furono anche in tutta la fascia costiera mediterranea. - Un ambito che riunì numeri molto elevati di lavoratori fu quello dei lavori pubblici. I lavori pubblici erano spesso militari, riguardavano il rifacimento di sistemi di fortificazioni. Nuovi sistemi murari cittadini furono imposti all’inizio del 1500 dal grande cambiamento dei modi di combattere, con eserciti composti in gran parte da fanti e con l’uso delle artiglierie. - Un altro settore era quello delle miniere.
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