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Le grandi dittature: Il nazismo, Sintesi del corso di Storia

Riassunti tratti dal libro La lezione della storia

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 06/03/2019

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Scarica Le grandi dittature: Il nazismo e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Il nazismo La Repubblica di Weimar Dopo la sconfitta della Prima Guerra Mondiale, l’imperatore tedesco fu costretto ad abdicare e ne 1918 fu proclamata la Repubblica. La Costituzione fu redatta nella città di Weimar e per questo motivo è nota come Repubblica di Weimar. La repubblica nasceva da un compromesso politico tra le forze del Partito social-democratico, moderato e riformista, e i gruppi conservatori e tradizionalisti della società e dell’esercito. Quest’alleanza era molto fragile e nasceva solo dalla necessità di rimettere in piedi il paese, ormai stremato dalla guerra. Lo stesso partito socialista era composto da gente litigiosa. L’11 novembre del 1918 nacque la Lega di Spartaco, di ispirazione comunista, la quale aveva come scopo quella di contrastare la neonata Repubblica. I suoi dirigenti incitavano il popolo alla rivoluzione per questo la tensione, in Germania, era estremamente alta. Nei primi giorni di gennaio del 1919 si ebbero molti scioperi e manifestazioni perché un’esponente di sinistra era stato debellato dall’incarico di capo della polizia di Berlino. La repressione governativa fi terribile e venne coadiuvata da bande militari compost da reduci. Gli spartachisti vennero arrestati e assassinati. Il 9 gennaio del 1919 alle elezioni per l’Assemblea costituente furono eletti i social-democratici ma furono costretti a collaborare con i partiti cattolici di centro e con i liberali. Nei mesi successivi i limiti del governo erano ancora più evidenti: nessun membro riusciva a risolvere il problema della crisi economica e finanziaria. Nel marzo del 1920 si ebbe un tentativo di colpo di Stato ordinato dal generale Kapp, esponente della destra. Uno sciopero immediatamente convocato dai sindacati operai e il mancato appoggia della maggioranza dell’esercito fecero fallire il golpe. Nel 1922 la Germania dichiarò di essere impossibilitata a pagare i danni di guerra a Francia e Gran Bretagna. L’esercito francese, come conseguenza, occupò i bacini di Ruhr e di Saar. La crisi economica portò a una forte inflazione: il valore del marco era diminuito tantissimo e il crollo della moneta colpì tutti quelli che avevano redditi fissi a favore di coloro che chiedevano prestiti alle banche. L’impossibilità del governo di risolvere la situazione fece nascere molti movimenti estremisti eversivi. Le forze paramilitari e nazionalistiche reclutavano al loro interno reduci e disoccupati. Tra queste forze nascenti c’era quella governata da Adolf Hitler che nel 1920 fondò il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP). Hitler non aveva un programma definitivo ma aveva ottenuto molto consenso grazie alle promesse di donare al popolo occupazione, rivincita militare e anticomunismo. Nel novembre del 1923 tentò un’insurrezione a Monaco ma questo tentativo fallì e Hitler venne arrestato. Condannato a cinque anni, in prigione scrisse molto e in particolare scrisse Mein Kampf (la mia lotta), opera in cui è racchiusa la nascente ideologia nazista. La Germania nella seconda metà degli anni Venti Sventata l’insurrezione di Monaco, la Germania recuperò la stabilità politica. Il governo passò nelle mani di Stresemann, un nazional-liberale che fondò il suo programma si quattro punti: - Riallacciare i rapporti con Francia e una revisione dei trattati di Versailles, in particolare quelli sul problema della guerra - Decretare lo Stato di emergenza e usare pieni poteri contro la lotta all’evasione di destra e sinistra - Emettere un nuovo marco - Ridurre la spesa pubblica per far riacquisire potere al marco Il governo riuscì ad attuare il programma e la situazione economica migliorò anche grazie agli aiuti degli Stati Uniti (piano Dawes). Ma la Germania doveva ancora pagare molti danni di guerra e così era impossibile investire denaro nelle industrie. Così USA e Gran Bretagna prestarono soldi alla Germania e il marco si alzò di valore. Proprio l’arrivo di questi capitali stranieri permise una ripresa economica costante fino al 1929. Sul piano delle relazioni internazionali, la Germania si impegnò a mantenere la Renania smilitarizzata ottenendo in cambio il ritiro delle truppe di occupazione. Il Paese, inoltre, trasse giovamento dalla sua partecipazione al vertice di Locarno del 1925. Questo trattato confermò quello di Versailles ma riconobbe la Germania come membro della Società delle Nazioni. Il successivo patto Briand-Kellogg, che condannava il ricorso alla guerra per risolvere questioni internazionali, consentì un allentamento dei contrasti con la Francia cos’ la Germania si avviò verso una stabilizzazione politica economica. La fine della Repubblica di Weimar La crisi di Wall Street azzerò i successi della politica di Stresemann. Gli Stati Uniti erano in crisi e furono costretti a richiamare in patria i capitali inviati alla Germania. La Germania, allora, conobbe una nuova crisi economico-finanziaria. Ad approfittare di questa situazione ci fu ancora una volta Hitler. È allora che comincia la sua ascesa. Hitler eccitava gli animi, spiegava il perché la Germania fosse in crisi, indicava il nome dei nemici interni (gli ebrei) ed esterni (il comunismo, il capitalismo…); prometteva ai tedeschi un futuro glorioso e una rinascita militare. L’instabilità politica rese necessarie nuove elezioni da cui uscì vincitore il Partito socialdemocratico (SPD). Hitler ottenne pochissimi voti. Ma nel settembre del 1930 si tennero nuovi elezioni con risultati sorprendenti: i social democratici ottennero solo il 4,3% mentre crebbero i comunisti. Social democratici e comunisti non seppero e non vollero unirsi nella lotta al nazismo. Il nazismo in pochi mesi riuscì ad ottenere il 18%. I nazisti, approfittando della disorganizzazione dei vari partiti si erano guadagnati la stima del popolo, ormai stanco di chi li governava da anni. Tuttavia, l’economia tedesca si riprese grazie alla realizzazione di armi che venivano vendute in molti paesi. Lo scopo di Hitler era quello di unificare sotto il suo dominio tutti quei paesi di lingua tedesca e per farlo avrebbe dovuto cambiare l’intero scenario europeo. Nel 1922 aveva abbandonato la Società delle Nazioni creando forti malcontenti alla Francia e alla Gran Bretagna. Fra il 1934 e il 1939 inoltre violò le clausole del trattato di Versailles perché procedette al riarmo e all’ammodernamento dell’esercito. Il suo scopo era l’Austria e quando nel 1934 il cancelliere austriaco Dollfuss fu ucciso dai persone vicine al nazismo tentò di approfittare della situazione per occuparla e annetterla alla Germania. Tuttavia, Mussolini inviò alla frontiera del Brennero delle truppe pronte a intervenire così Hitler si ritirò. Italia, Francia e Inghilterra poi convocarono la Conferenza di Stresa per cercare di decidere come controllare il riarmo tedesco. Ma, a breve, quando Mussolini occupò l’Etiopia, Francia e Inghilterra si ribellarono e lo spinsero involontariamente ad allearsi con la Germania. . Altri Totalitarismi Lo stalinismo in Unione Sovietica in Unione Sovietica la fine della guerra e la pacificazione interna resero possibile il sistema comunista. Nel 1922 Lenin morì e all’interno del partito si scatenò una lotta alla successione tra Trotskij e Stalin. Vinse Stalin e Trotskij fu costretto all’esilio e poi ucciso da un sicario di Stalin. Il problema dell’URSS era l’arretratezza del Paese: mancava un’industria moderna e l’agricoltura non riusciva a soddisfare la richiesta. Nel 1928 Stalin varò il primo piano quinquennale per rendere l’industria competitiva con un rafforzamento dell’industria. Si trattava di un tentativo di pianificare la produzione agricola e industriale fissando le quote di produzione che i settori dovevano raggiungere in cinque anni. La produzione allora viene controllata in modo scientifico per far sviluppare l’industria pesante e modernizzare, attraverso la sua collettivizzazione, l’agricoltura. Gli obiettivi del piano però non furono mai raggiunti ma nel giro di pochi anni la produzione aumentò al punto che la Russia divenne tra le tre grandi potenze industriali mondiali. Ma aumentò solo la produzione dell’industria pesante mentre ebbero situazioni pessime i servizi relativi ai beni di consumo della popolazione. Il primo piano quinquennale mostrò attenzione per l’agricoltura: furono istituite aziende di Stato(sovchoz) e cooperative direttamente organizzare e gestite dai contadini. Nel caso delle aziende, i contadini erano dipendenti dello Stato e venivano salariati regolarmente. Nel caso delle cooperative, le terre erano proprietà dello Stato, così come i trattori e i mezzi, ma i contadini conservavano l’abitazione e un piccolo appezzamento per uso proprio. L’opera di collettivizzazione delle campagne fu attuata per mezzo della violenza e i contadini che scappavano furono costretti a ritornare. Lo Stato sovietico poi perseguitava tutti i nemici, soprattutto i kulaki, piccoli e grandi proprietari arricchitisi durante la NEP. Tra il 1929 e il 30 furono deportati e cucissi barbaramente. Nel 1935 fu realizzato un secondo piano quinquennale ma le cose non cambiarono granché. Ancora una volta si badava all’industria pesante e agli armamenti e solo quando si raggiunsero buoni livelli si pensò a aumentare i bene di servizio. Per far rispettare ogni cosa i russi vennero indottrinati ai principi del socialismo e Stalin rese lo Stato fortemente accentrato e autoritario. A partire dal 1930 i sindacati vennero sciolti e chi non lavorava per bene veniva denunciato per sabotaggio. Aleksey Stachanov, un minatore che in un giorno aveva estratto circa 100 tonnellate di carbone, divenne un vero e proprio esempio di propaganda staliniana. Sul piano politico, ogni successo dell’URSS, era un pretesto per esaltare la bontà del comunismo e per dimostrare come questo sistema fosse efficiente rispetto a quello capitalista occidentale. L’Armata Rossa venne potenziata allo stesso modo dell’industria in modo tale da creare un vero e proprio legame tra potenza militare e produzione industriale. La guerra tra repubblicani e fascisti in Spagna Dal 1923 al 1930 la Spagna fu governata da una dittatura militare guidata da Primo de Rivera, rappresentate del clero, dei latifondisti e dell’aristocrazia. Il proletariato era anarchico o socialista. L’anarchismo era molto forte in Spagna e dominava il principale sindacato: la CGT. Nel 1921 era nato, da una costola del Partito Socialista, il Partito Comunista, di orientamento leninista. Nel gennaio del 1930 Primo de Rivera lasciò il potere e nel 1931 vinsero le elezioni i Repubblicani. Re Alfonso XIII abdicò e fu proclamata la Repubblica. La Spagna allora conobbe una profonda crisi e arretratezza soprattutto nel campo dell’agricoltura: i contadini erano poveri e le terre erano nelle mani dei grandi proprietari. Fra il 1931/33 il governo repubblicano riformista guidato da Manuel AZAGNA tentò una riforma ma questo preoccupò la destra. I conservatori che guidarono il Paese tra il 33 e il 35 smantellarono ogni tentativo di riforma. Intanto stavano nascendo gruppi di estrema destra reazionaria, come la Falange, di stampo fascista. Nel 1936 alle elezioni si presentò un Fronte popolare composto da repubblicani, anarchici, socialisti, comunisti. Il Fronte vinse ma la maggior parte dei voti andarono ad Azagna che proponeva un programma laico e riformista, senza però intaccare i principi del capitalismo borghese. Socialisti e comunisti, allora, entrarono al governo in condizioni di minoranza. È anche vero che la vittoria del Fronte suscitò odi e timori della destra. Così, nel luglio del 1936 il generale Francisco Franco dichiarò decaduto il governo e con l’aiuto della Chiesa, della borghesia e dei monarchici sbarcò in Spagna al comando delle truppe coloniali stanziate in Marocco e diede vita alla guerra civile tra repubblicani e fascisti. I franchisti poterono contare sugli aiuti della Germania e dell’Italia. Gran Bretagna e Francia, invece, spaventati dalla furia fascista decisero di non intervenire a favore di nessuno, nemmeno dei repubblicani, i quali rimasero privi di aiuti fatta eccezione per quelli inviati dai volontari antifascisti europei e statunitensi. Per il Fronte popolare inoltre stavano cominciando i primi problemi interni: le forze borghesi cominciarono a dissociarsi da quelle anarchiche e comuniste mentre gli anarchici, i comunisti ortodossi (cioè i flilostaliniani) e quelli di ispirazione trotzkista erano in conflitto tra di loro perché avevano da ridire su il modo in cui ognuno voleva condurre la guerra. Nel maggio del 1937 le forze comuniste attaccarono gli anarchici perché volevano liberarsi di ogni opposizione politica. Le lotte fratricide interne alle forze repubblicane peggiorarono la situazione interna della Spagna. Dopo tre anni di lotte cruente, il 23 marzo del 1939 Madrid cadde nelle mani di Franco che istaurò una dittatura fascista.
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