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Le guerre d'Italia, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del quarto capitolo del testo di storia moderna: Ago Vidotto.

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 14/11/2016

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bgirlnali 🇮🇹

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Scarica Le guerre d'Italia e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Le guerre d’Italia => La pace di Lodi del 1454, avrebbe dovuto inaugurare un periodo di tranquillità tra i diversi stati italiani. Invece si aprì un periodo di congiure che degenerò in seguito alla scomparsa dei due principali protagonisti politici ovvero, papa Innocenzo VIII e Lorenzo dei Medici. A capo della chiesa fu eletto lo spagnolo Rodrigo Borgia, che prese il nome di Alessandro VI. Il principale obiettivo della sua politica fu quello di riuscire a costituire uno Stato territoriale per il figlio Cesare. Ma le problematiche derivavano anche dalla Repubblica di Venezia che aspirava a ingrandire i suoi possedimenti di terraferma e anche Ludovico il Moro, signore di Milano, che voleva consolidare il proprio potere dopo averlo illegittimamente sottratto al nipote Gian Galeazzo Sforza. A queste mire egemoniche si aggiungevano le pretese dinastiche: ad esempio Gian Galeazzo Sforza, aveva sposato una nipote del re di Napoli Ferrante di Aragona, il quale era interessato alla successione del ducato di Milano. A sua volta il re di Francia Carlo VIII, avanzava pretese sul trono di Napoli, dal quale gli Angioini erano stati cacciati nel 1442. Le rivendicazioni dei due monarchi entravano in quella che era la concezione contemporanea del potere sovrano, visto più come gestione del potere patrimoniale. Il sovrano, infatti, si sentiva investito di diritti di proprietà sui suoi domini e intendeva farli valere per se è per i propri eredi. Inoltre, alle ragioni dinastico patrimoniali si aggiungevano quelle dell' onore. La gloria militare, infatti, era parte integrante della cultura cavalleresca e i principi e i re non esitavano a scendere personalmente in battaglia: addirittura con Giulio II si vide un papa cavalcare alla testa delle sue truppe. Ludovico il Moro e la nobiltà napoletana premettero affinché Carlo VIII intervenisse in Italia. Nel settembre del 1494 il re di Francia iniziò quindi la sua spedizione: giunse prima a Milano, poi a Firenze e infine a Napoli, che conquistò quasi senza combattere. Iniziarono una serie di sconvolgimenti sia politici che militari. L'esercito di Carlo VIII si trattenne solo un anno in Italia: fu sconfitto in battaglia da un'alleanza di stati e dovette tornare velocemente in Francia. Conservò il controllo sul ducato di Milano ma non quello sul regno di Napoli e a Firenze dove la signoria medicea gli aveva aperto le porte della città, fu rovesciata da un governo repubblicano ispirato alle idee di Savonarola, il cui obiettivo era di dare vita a una società improntata sull'uguaglianza. Nel 1498 morì Carlo VIII e il nuovo re Luigi XII prosegui la politica di espansione del suo predecessore. l'Italia che era molto ricca, forse la regione più ricca d'Europa attirava per l'idea di trarne tributi. Questa volta però l'azione militare fu preceduta da un'intensa attività diplomatica. Considerando che l'obiettivo di Luigi XII era il Trono di Napoli egli pensò di ottenerlo accordandosi con Ferdinando il Cattolico a scapito del sovrano Federico III. L'accordo prevedeva la spartizione del regno tra i due sovrani stranieri: il re di Francia avrebbe ottenuto la Campania e l'Abruzzo mentre al re d'Aragona sarebbero andate la Calabria e la Puglia. Il trattato però non resse la guerra che ne seguì e si concluse con la sconfitta di Luigi XII che dovette riconoscere la sovranità di Ferdinando il Cattolico sull'intero Regno di Napoli. Intanto il papa era riuscito a investire il figlio Cesare Borgia, della Signoria delle Marche e della Romagna. Ma si trattò di un potere che si dissolse subito dopo la morte di Alessandro VI. Allora ne approfittò Venezia, conquistando la Romagna ma contro di essa si costituì subito una lega formata dal nuovo Papa Giulio II della Rovere e da tutti i più potenti sovrani europei. La Repubblica fu sconfitta e perse gran parte dei suoi possedimenti. A Firenze una prima svolta si era avuta nel 1498 con l'arresto e la condanna al rogo di Savonarola e l'instaurazione di un regime repubblicano sempre più oligarchico. Nel 1512 questo fu sconfitto da un'alleanza guidata dal Papa e fu restaurata la signoria dei Medici. Alla morte di Giulio II il suo successore Leone X cambiò politica e la pace di Noyon, stipulata nel 1516 sembrò mettere fine al ventennio di guerre. Ma già nel 1521 nuovi eserciti stranieri invasero l'Italia. Carlo V e idea imperiale => Con la pace di Noyon del 1516, tutti i principali protagonisti delle vicende italiane erano cambiati. A Giulio II, era succeduto Leone X de' Medici, ma anche Luigi XII e Ferdinando d'Aragona erano morti e al loro posto erano saliti al trono rispettivamente Francesco I di Valois e Carlo I d'Asburgo. Quest'ultimo regnava su territori molto vasti rispetto al suo predecessore. Infatti Carlo, figlio di una figlia dei Re Cattolici, non ereditava solo i domini Aragonesi di Ferdinando ma anche quelli castigliani di Isabella che comprendevano i nuovi possedimenti americani. Da suo padre Filippo d'Asburgo, gli veniva inoltre il dominio dei Paesi Bassi, della Franca Contea e gli altri territori che erano appartenuti al ducato di Borgogna. Il giovane regnava su una molteplicità di territori diversi tra loro sia per lingua che per costumi e senza una continuità territoriale. Al trono imperiale non si accedeva per diritto dinastico, come avveniva nella maggior parte dei regni, ma si era eletti da un collegio di sette principi elettori. Nonostante questo, dall'inizio del XV secolo tre Asburgo in successione erano riusciti a salire al trono e lo stesso avvenne con Carlo nel 1519. Egli, infatti, grazie all'appoggio finanziario di potenti banchieri tedeschi come i Fugger, potè comprare i voti e dunque eletto all'unanimità. Carlo V si trovò a regnare su un enorme impero che sembrava quello di Carlo Magno. L' idea che i contemporanei si fecero di Carlo V e dei suoi poteri era influenzata da questo paragone per cui dovette farsi carico di guidare la cristianità, mantenendola unita nella giustizia e nella fede. Questo non accadde sul piano dell'unità religiosa. Sul piano politico l'idea di un impero sovrastatale che garantisse la giustizia e la pace tra i cristiani, entrò in conflitto con i suoi stessi progetti egemonici. L'esercito potente e bene armato che era indispensabile per proseguire nel suo progetto, aveva bisogno di essere finanziato e l'oro e l'argento americani non bastavano. Il drenaggio di risorse al quale furono sottoposti i vari territori dell'Impero, scatenarono quindi tensioni e ribellioni. Istituzioni statali inizio 500 => I 7 principi elettori che avevano il diritto ereditario di eleggere l'imperatore, rappresentavano solo alcuni fra i tanti signori territoriali della Germania del 500. Infatti questa era suddivisa in centinaia di Stati indipendenti gli uni dagli altri e sottomessi solo all'autorità dell'imperatore. A dare unità a questo insieme, contribuiva oltre all'imperatore, la dieta imperiale, cioè un'assemblea composta dai ceti dell'impero: i principi territoriali elettori e non e i rappresentanti delle città. tra la dieta e l'Imperatore vi era una tensione politica di fondo il primo cercava di accrescere le proprie competenze giurisdizionali mentre i ceci difendevano le loro. nonostante ciò il potere della dieta rimase sostanziale tanto che durante i suoi 26 anni di regno Carlo V lariani 19 volte. Un altro motivo di scontro tra sovrano ed elite cittadine, era costituito dal controllo sulle cariche pubbliche. Gli uffici pubblici, infatti, erano importanti per la nobiltà perché accrescevano le proprie entrate, oltre che la propria influenza sulla società. Nonostante i membri dell'elite fossero più ricchi rispetto al resto della popolazione, dovevano andare incontro ad un tenore di vita molto dispendioso ed erano per questo sempre alla ricerca di nuove fonti di guadagno. Nonostante queste discrepanze, potere centrale e poteri locali avevano comunque un rapporto di collaborazione. Infatti viste le ridotte dimensioni dell'apparato burocratico, il re non poteva governare se non affidandosi all'autorità di un signore feudale, i signori feudatari vedevano nel re il garante della pace e della
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