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Le guerre d'Italia - Pellegrini, Sintesi del corso di Storia Moderna

Appunti sul libro "Le guerre d'Italia - 1494 - 1530" del professore Marco Pellegrini. Riassunto a mo' di schema e punti salienti

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014

In vendita dal 09/06/2014

giady87
giady87 🇮🇹

3.4

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Scarica Le guerre d'Italia - Pellegrini e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 1 Periodo storico: 1400 [si aprono nel 1494] Contesto: varie potenze europee (Francia, Borgogna, impero germanico, Ungheria,Spagna) si affacciano sullo scenario italiano per lasciare un segno. Contro l‟indipendenza degli stati italiani. Risorse che li rendevano superiori: - Maggiori dimensioni territoriali. - Più alto livello demografico. - Redditività dell‟apparato fiscale tale da mettere i sovrani in grado di investire una massa cospicua di ricchezza in imprese di conquista all‟estero. Signori italiani: maestri nell‟arte della prevenzione e nel contenimento dei conflitti = POLITICA DELL‟EQUILIBRIO (Consapevoli dei costi insostenibili di guerre troppo massicce e prolungate). Prepotente vocazione all‟espansione: Francia: – Rafforzamento del proprio apparato militare e amministrativo in funzione della politica di conquista. – Strascichi guerra dei cent‟anni (conclusasi nel 1453 a suo favore) fino al 1475. – Conflitti interni per sollevazione principati regionali (per scongiurare l‟annessione a corona di Francia – prima potenza dell‟Europa continentale.)  schiacciati. – Cresce in estensione - incorporazione province quali la:  Borgogna = approfittando della morte in battaglia del duca Carlo il Temerario (1477)  Provenza = per devoluzione alla morte senza eredi del re Carlo d‟Angiò (1480)  Bretagna = grazie al matrimonio tra il re di Francia Carlo VIII e la figlia del duca Francesco II, Anna – in seguito alla morte del padre (1488). Annessioni servono per: ~ Ingrandire il territorio sul quale il re di Francia esercita la sovranità immediata. ~ Per una condizione di sicurezza (cessa il pericolo di accerchiamento e chiusura varchi attraverso cui l‟Inghilterra era penetrata). - Creazione di un dispositivo militare permanente: 1. Riforma che assorbe in un unico esercito, alle dirette dipendenze del re, tutte le compagnie mercenarie e le armate feudali al seguito dei maggiori baroni. 2. Istituzione di un nucleo stabile di truppe scelte = le “compagnie d‟ordinanza” Serve per liberare il regno dagli stranieri e poi per scopi espansionistici. - Per finanziarlo: introdotta la “taglia” = tassa sul reddito gravante su tutti i non privilegiati, riscossa a scadenze fisse dagli ufficiali del re. (1° imposta diretta permanente dopo la caduta dell‟impero romano). FRANCIA = PRIMA POTENZA MILITARE MODERNA. Altre potenze europee: principi medievali di finanziamento = sovvenzioni a scopo bellico concesse in via straordinaria per armare eserciti che, al termine dell‟ostilità, andavano sciolti. Non ostacolano i re francesi del rinascimento. Ambizioni espansionistiche francesi in direzione dell‟Italia nel „400: 1. Potenziale evocativo di una ancor viva mitologia crociata = 1480 : Devoluzione Provenza – possesso della grande città portuale di Marsiglia. Monarchi francesi ritrovano impulso di affermare la loro egemonia anche nello spazio mediterraneo (aveva animato i loro predecessori all‟epoca delle crociate per dare un nuovo ordine unitario alla cristianità europea) - Italia e Terrasanta strettamente congiunte. 2. Estinzione della discendenza legittima della casa d‟Angiò = devoluzione alla corona di Francia dei diritti ereditari al trono di Napoli – gravitazione dell‟attenzione francese in Italia. 1265 = il Papa invita il fratello del re di Francia, Carlo d‟Angiò, a subentrare alla casa imperiale di Svevia del regno dell‟Italia meridionale. Discendenza spodestata alla morte della regina Giovanna II, per volere del papato (vuole allontanare Francia da affari italiani). Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 2 1442 = re d‟Aragona Alfonso V ”il Magnanimo” nuovo titolare della corona napoletana. Commonwealth aragonese: trasposizione in termini politici del circuito commerciale costruito dal ceto mercantile catalano nel taro Medioevo. Capitale: Barcellona; comprendeva una serie di empori e scali autonomi sul piano amministrativo a cui si aggiunse il Regno di Napoli – troppo importante per essere ridotto a provincia. Alfonso il Magnanimo lo scorpora dal restante suo dominio e lo lascia in eredità al suo unico erede maschio = Ferrante. Da vita a una linea collaterale della propria casata – caratterizzata da un forte senso di autoctonia. In seguito marca le distanze rispetto alla corona di Barcellona (destinata al fratello di Alfonso, Giovanni II, e poi al figlio di questo: Ferdinando). 1458= muore Alfonso il Magnanimo – formalizzata la costituzione di un ramo napoletano –contestato da Giovanni II come lesivo dei diritti della corona catalana. Pretendente francese al regno di Napoli = Renato d‟Angiò (“buon re”) – contesta la legittimità della successione di Ferrante. Con il figlio Giovanni gode dell‟appoggio del “partito angioino” che si sollevò contro Ferrante. Gode dell‟appoggio di altri stati italiani e della Chiesa romana – debella Giovanni d‟Angiò e le insidie del trentennio successivo (più importante: guerra dei Baroni). 2° rivolta del partito nobiliare filoangioino che si avvale, questa volta, dell‟appoggio della chiesa romana (vuole ora detronizzare il ramo napoletano degli Aragona - indolente alle sue direttive) 1453 = Data in cui viene convenzionalmente collocata la fine della guerra dei cent‟anni. = Funzione di cesura nella storia d‟Europa – CADUTA COSTANTINOPOLI (Fine Impero romano d‟Oriente) Evento prevedibile = giunse al termine di un lungo assedio – ma colse comunque di sorpresa l‟Europa (mito intramontabilità dell‟Impero bizantino e inespugnabilità sua capitale). Collocazione geografica possenti mura I sovrani europei, dopo le fallimentari spedizioni crociate del 1396 e 1440 deposero le armi e abbandonarono al suo destino l‟imperatore d‟Oriente. Assedio di Costantinopoli: contemporaneamente via terra e via mare. 1300= comparsa dell‟etnia turca sullo scenario europeo (altopiano anatolico) come potenza esclusivamente terrestre (strutturata su uno stato permanente di guerra a scopo predatorio). Esercito turco: corpo di fanteria scelta (giannizzeri) = giovani reclute fatte affluire dai paesi tributari – addestrati unicamente per sacrificarsi in guerra. Maometto II promise la trasformazione del suo impero in una potenza anche marittima (resta loro escluso solo il mar Egeo e Costantinopoli, imprendibile con il solo assedio terrestre). Ci riesce in termini rapidissimi: muta nome da Bisanzio -> Istanbul = capitale impero turco. Caduta Costantinopoli: Ripercussioni di ordine politico-militare ed emotivo. Nell‟ottica delle monarchie cristiane (Francia in particolare) il titolo imperiale d‟Oriente risultava “vacante”, a seguito di una profanazione compiuta con violenza dagli infedeli. 1480-1520: progetto francese di intervento nello scenario mediterraneo, finalizzato al recupero dei territori ex bizantini + Restaurazione del titolo imperiale d‟Oriente in favore della casa di Valois. Ricomposta rivalità storica tra Francia e Germania per la detenzione del titolo di sacro romano imperatore. Nel tardo Medioevo la Germania si indebolisce e la Francia si accrebbe -> volontà francese di rimettere in discussione il monopolio tedesco del titolo imperiale. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 5  Nel frattempo Ludovico il Moro approfitta del subbuglio creato dalla venuta del re do Francia per togliere di mezzo il nipote Giangaleazzo e farsi proclamare duca di Milano al suo posto – raggiunge l‟obiettivo desiderato, deve ora bloccare l‟esercito francese lungo la via limitando i danni collaterali.  Mossa sbaragliante dal punto di vista psicologico di Carlo VIII: cerca un obiettivo più vulnerabile di Sarzana = FIVIZZANO (scelta come monito al governo di Firenze). Sacco di Fivizzano cruentissimo – esibizione di crudeltà per incrinare l‟autorità della Repubblica fiorentina e monito all‟Italia intera.  Il governo mediceo cerca un modo per uscire dalla disdetta evitando danni maggiori: Piero de‟Medici tenta di imitare le gesta del padre Lorenzo il Magnifico mettendosi in viaggio per Sarzana per stipulare una pace in prima persona con il nemico – gli cede le fortezze da Sarzana con Sarzanello, Pietrasanta, Pisa, Livorno con il fine di favorire un rapido transito dell‟esercito francese verso sud (non è un atto di resa ma un‟onorevole via d‟uscita).  Ludovico il Moro sgomento della sciolta della linea di sbarramento di Sarzana (si era messo al seguito del re di Francia con l‟intento di fare da mediatore di pace tra lui e il mondo italiano): si rende conto che la calata di Carlo VIII sta generando la proliferazione incontrollata di uno stato di belligeranza, destinato ad avere ripercussioni distruttive all‟interno degli stati coinvolti. Ludovico abbandona il campo e torna il Lombardia.  Toscana : 1. Caduta del regime mediceo = insoddisfazione per il gesto di Piero de‟Medici unisce i suoi sostenitori e avversari. Decretato il suo esilio e la confisca dei beni per lui e la sua famiglia. Vuoto di potere riempito dalla figura di un carismatico frate domenicano votato a salvare la pace interna della città = Girolamo Savonarola. Seguaci di Savonarola (Piagnoni) vogliono erigere un diverso tipo di convivenza civile basato sulla giustizia sociale derivante dall‟esercizio collettivo delle virtù cristiane. CEDIMENTO DELLO STATO RINASCIMENTALE ITALIANO (Rivelazione di un fondo peccaminoso dell‟intera civiltà politica del Quattrocento) 2. Rivolta di Pisa  Carlo VIII da Pisa vuole recarsi in visita a Firenze al fine di assicurasi dell‟appoggio “piagnone” alla causa francese e per strappare un donativo finanziario. Si astenne dall‟esasperare la tensione.  Avanza verso il Lazio. A guardare le frontiere dello Stato della Chiesa vi erano gli Orsini (Virginio e Niccolò – al soldo del re di Napoli che li aveva preposti al comando di spedizione in Romagna).  Perdono Narni, Terni e Rieti. Francesi avanzano fino a irrompere entro i confini del regno di Napoli – sollevazione della regione abruzzese. Il papato perde il controllo del suo dominio nell‟alto Lazio.  Anziché resistere unitariamente all‟avanzata del grosso dell‟esercito francese gli Orsini reagiscono accentuando le divisioni che contrapponevano un ramo della famiglia all‟altro. Virginio e Niccolò si alleano con Carlo VIII dandogli così il pieno controllo della via litoranea fino a Roma.  La casa d‟Aragona si vede chiamata a prendere le armi per difendere la propria sopravvivenza. Compito affidato a Ferrandino , primogenito maschio di re Alfonso II ed erede al trono. Conduce un esercito più piccolo ma ben addestrato – risale Roma e si unisce a papa Alessandro VI (impaurito per una prossima riforma della chiesa).  Disagi (interruzione vie di comunicazione verso nord) sconvolgono la città che protesta. Ferrandino lascia Roma. Il papa si barrica a Castel Sant‟Angelo sperando che Carlo VIII si limiti al solo transitare da Roma.  31 dicembre 1494: re di Francia fa il suo solenne ingresso a Roma. Esercito al suo seguito ormai composto da un forte contingente italiano. Esercito più folto e moderno dell‟epoca. Non solo 40 cannoni: cospicuo nucleo di fanterie mercenarie svizzere.  Cannoni puntati contro Castel Sant‟Angelo ma il pontefice non si arrende: minaccia di esporre reliquie – a scongiurare il disastro intervenne il maltempo: crolla un segmento delle muraglie di Castel Sant‟Angelo.  Alessandro VI sconvolto (lo interpreta come un segno della volontà divina) si arrende. Firma trattato con il quale accorda il libero passaggio di Carlo VIII- ricambia il favore lasciandolo al suo posto.  Regno di Ferrante e Alfonso II compromesso nel fondare su di una base consensuale il rafforzamento della monarchia (durezza mezzi impiegati) atrofizzazione corpo politico –davanti all‟aggressione esterna si frantuma dissociandosi dall‟autorità del sovrano.  Abitanti abruzzesi non solo si erano sottratti alla soggezione della casa d‟Aragona ma si erano aggregati in armi al seguito di Carlo VIII, spronati dai Colonna. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 6  L‟armata napoletana non poté nemmeno giungere alla prova delle armi perché alla notizia che l‟esercito francese si trovava entro i confini del Regno le popolazioni locali si sollevarono, invocando i francesi come liberatori. Ansia di liberazione dal giogo di una regalità mai veramente venerata e percepita come destinata a cadere.  1945: Alfonso II abdica in favore del figlio Ferrandino = re di Napoli con il nome di FERRANTE II.  L‟ex re fugge in Sicilia travestito da frate con tutto il tesoro regio – non lascia al figlio nemmeno le risorse per difendere Napoli.  Ferrandino conduce a CAPUA l‟esercito aragonese: intenzione di fare di questa città la difesa prima della capitale.  I capuani non accettano tale disposizione: attesero che Ferrandino partisse per Napoli in attesa di rinforzi, per aprire le porte ai francesi. [atmosfera di autodistruzione che domina in Italia nel 1494-95].  Proprietà del re messe a sacco; soldati aragonesi depredati ed espulsi dalla città e loro condottieri catturati. Capuani autori della definitiva sconfitta dell‟esercito napoletano (non battuto dai francesi, ma dalla loro sollevazione)  1945: Capua accoglie festante il re di Francia con la sua armata.  Successe lo stesso a Napoli: la folla inferocita prese d‟assalto le dimore della dinastia reale, saccheggiandole.  22 febbraio 1495: Carlo VIII fa il suo ingresso trionfale a Napoli, vestito in modo da mostrare che la conquista del Mezzogiorno non era stata per lui una fatica militare ma una gita di piacere. Gesto di scherno.  La monarchia francese, con la sua capacità di evocare la dimensione religioso-mitologica dell‟autorità (in virtù della quale la forza coincide con la giustizia) rivelò quanto lontano da tale ideale fossero i principi italiani – la loro capacità di farsi obbedire trovava fondamento nella reputazione di ferocia e scaltrezza.  Termine „400 – evidente una carenza non superabile nell‟esperienza politica del Rinascimento italiano: - Scollamento tra i programmi e le azioni dei governanti. - Scollamento tra i bisogni e le attese dei governati. - Incolmabile distanza tra le corti principesche e le società locali.  L‟aggressione esterne mise un luce che di fronte al pericolo ciascuna componente della società e del territorio elaborò una propria strategia, quasi mai di solidarietà con il sovrano minacciato (contenti di vederlo defenestrato – lo percepivano come tiranno crudele e detestabile). CAPITOLO 2: LA FINE DEL REGNO DI NAPOLI  La straordinaria facilità con cui Carlo VIII si impossessò di Napoli colse di sorpresa i signori d‟Italia.  Riscossa del mondo italiano: Venezia (fin‟ora neutrale – desiderio di vedere la rovina della stirpe aragonese a Napoli : più insidiosa rivale per tutto il „400 nelle aree peninsulare e adriatica).  Venezia appoggiata dagli altri stati italiani, tra cui Milano – Ludovico il Moro si dichiarò desideroso di espellere il re di Francia, in quanto questo si era rivelato non condizionabile (distanziamento palesato nel 1494 a Sarzana)  Le mire del Moro sul territorio fiorentino sfumano quando Carlo VIII sceglie di tenerlo tutto per sé – una volta padrone delle fortezze litoranee cedutagli da Piero de‟ Medici cambia le guarnigioni esistenti con altre francesi. Agendo così dimostra di non accettare di venire influenzato in alcun modo dai suoi fiancheggiatori italiani.  Ridisegna i piani della penisola in funzione dell‟egemonia che contava di esercitare presto da Napoli.  1494: nuovo governo della rinata Repubblica pisana che giura fedeltà al re di Francia – ne approfitta per ridimensionare il potere marittimo di Firenze (a cui Pisa, appunto, si ribella).  Impresa militare in gran parte finanziata dalle capitali italiane (prima Milano, ora Firenze). Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 7  I fiorentini accettano la richiesta di un sussidio monetario da parte di Carlo VIII, ma pretendono indietro Pisa.  Carlo promise di rendere Pisa non appena avrebbe portato a termine la conquista di Napoli.  Guerra di resistenza pisana alla riconquista di Firenze, che più volte tentò (ci riesce solo nel 1509).  Questione pisana: pietra d‟intralcio nei rapporti tra stati italiani e potenze oltremontane (Pisa , nella disperata ricerca di un sostegno esterno, allacciano contatti con tutti gli avversari di Firenze).  Quando viene meno la protezione francese, subentra Venezia.  1495: Aderisce anche Alessandro VI al piano di riscossa antifrancese di Venezia.  Con il patrocinio del papato la coalizione si fregia del tritolo di “Lega santa” – no distinzione tra sacro e profano.  Preoccupato dalle ritorsioni in cambio ecclesiologico che minacciava di decretare Carlo VIII, Alessandro VI si preoccupò di allargare il più possibile la composizione della nuova lega richiamando un fronte di sostenitori ostili alla Francia, che avrebbe preso le difese del papato romano.  Roma durante le guerre d‟Italia: crocevia dei rapporti fra le potenze belligeranti – grazie al suo impulso si formò la rete diplomatica che avrebbe dominato la scena europea durante la prima età moderna.  1495: Stipulata la Lega santa come unione fra Venezia, Milano e papato + Spagna e Inghilterra.  Scopo ufficiale : allestire una spedizione crociata contro gli infedeli (resta irrisolto il problema di chi dovesse occuparsi della tutela dello spazio mediterraneo).  La Francia intanto aveva predisposto una spedizione in Albania, dando segno di volersi aprire una via di terra attraverso la penisola balcanica in direzione di Costantinopoli.  Al seguito della formazione della Lega santa il progetto fu abbandonato: energie francesi impiegate contro italiani.  Funzione storica Lega santa: riportare l‟equilibrio all‟interno dell‟Occidente delle grandi monarchie nazionali. Con essa nacque il sistema degli stati europei dell‟età moderna.  1495: internazionalizzazione della questione italiana – ripristino della “politica dell‟equilibrio”.  I veneziani credevano di poter precludere agli oltremontani qualsiasi duratura interferenza sul suolo italiano che, una volta uscita di scena la casata Aragonese e depotenziata quella milanese degli Sforza, sarebbe stato a loro assoggettato con il benestare della Chiesa.  Venezia si espone quindi anche sul piano militare raccogliendo un poderoso esercito messo nelle mani di Francesco Gonzaga, marchese di Mantova.  Carlo VIII si sente minacciato di rimanere intrappolato nel Mezzogiorno – rapporti con madrepatria interrompibili  La necessità di presidiare un territorio appena conquistato gli consumava una quota crescente di risorse (malumore della disillusione e rancore per le prepotenze subite tra la popolazione, sdegno della nobiltà per i troppi favori concessi dal sovrano francese ai suoi connazionali.)  Per evitare di diventare ostaggio di sudditi e vassalli nel 1495 decide di ripartire di fronte all‟aggressione nemica.  Lascia metà del suo esercito a Napoli, prevedendo che Ferrandino d‟Aragona (con l‟aiuto della Spagna) avrebbe tentato la riconquista del regno.  Nella risalita: - A Roma non trova Alessandro VI (rifugiato a Orvieto) – rinuncia a inseguirlo spinto dalla fretta. - Litorale tirrenico – rinsalda i rapporti con fiorentini e pisani (ingannando i primi con la finta promessa di abbandonare i secondi). - Il duca Luigi d‟Orléans occupa Novara (partendo da Asti -suo possedimento famigliare) con la collaborazione della fazione guelfa locale – proclama distacco dalla città di Milano. (affronto a Ludovico presentato dai francesi come castigo per il tradimento compiuto con l‟adesione alla Lega santa + diversivo). Truppe dello Sforza non impegnate intermente nella guerra (recupero di Novara – ci riescono con l‟aiuto dei veneziani).  Prassi abituale nell‟Italia del Rinascimento: provocare secessioni in casa altrui nell‟intento di minare la solidità interna degli stati avversari. (uso di tale metodo sostitutivo dello scontro in campo aperto).  Carlo VIII non può però in questo caso evitare il confronto armato. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 10  1500: Dopo l‟incorporazione del Ducato di Milano nel regno di Francia la calata su Napoli era solo una questione di tempo – il verdetto relativo alla sopravvivenza o scomparsa dipese interamente dal pronunciamento che Ferdinando il Cattolico avrebbe emessi riguardo alla successione di re Federico. Indispettito dal modo in cui Federico pervenne al trono – considera il Mezzogiorno vacante e da devolvere alla corona catalana. Convinzione di spodestare i cugini del ramo napoletano per sostituirsi a loro.  1498-99: slittamento in direzione della Francia di papa Alessandro VI – deciso ad assecondare il volere del figlio Cesare di trasformarsi in titolare di un principato secolare.  Luigi XII, bisognoso di appoggi per conquistare Milano, strinse un patto con: - Venezia (promettendole una parte della Lombardia). - Il Papa (promettendogli sostegno militare necessario alla conquista di uno stato per Cesare Borgia in Romagna - regione dove gli Sforza detenevano alcuni protettorati che sarebbero rimasti indifesi).  Ferdinando il Cattolico messo in allarme – dopo conquista della Lombardia da parte della Francia, sarebbe toccato al regno di Napoli. Toglie di mezzo l‟equivoca presenza di Federico dal trono.  Il Cattolico riallaccia con Luigi XII un‟intesa che trovò espressione nel TRATTATO DI GRANADA (1500): stabilirono di comune accordo la soppressione della dinastia aragonese di Napoli e la conseguente spartizione del Mezzogiorno in 2 grandi aree = una francese e una spagnola.  Alessandro VI aveva scomunicato re Federico per: - Preparare la sua deposizione. - Mettere in lista la famiglia Borgia nella corsa a un trono che ricadeva sotto la sovranità della Sede apostolica.  Federico non volle piegarsi. 1500: richiede il soccorso del sultano turco (come già aveva fatto suo fratello Alfonso II) senza però ottenere grandi aiuti.  Privo di appoggi sul piano internazionale, non ebbe mezzi con cui difendersi + si riaccese l‟indocilità del baronaggio filo francese – scatena un‟ondata di sollevazioni che dovevano facilitare il passaggio della corona a Luigi  1501: calata di un contingente francese – in condizioni normali l‟esercito napoletano si sarebbe potuto opporre o adottare con successo la strategia dello stallo, me lo stato non possedeva ora un esercito di vassalli (diserzione dei baroni) né di mercenari (canali di alimentazione del fisco regio interrotti).  Alessandro VI determinato a sconvolgere il panorama italiano al fine di creare nuovi spazi per l‟ascesa del figlio Cesare procedette a investire Luigi XII e Ferdinando il Cattolico delle loro rispettive frazioni di regno.  Federico allestì una difesa a oltranza a Capua, che cedette in seguito all‟arresa nella popolazione che sperava non essere saccheggiata dai francesi (come poi invece avvenne) – si affretta a firmare una capitolazione con la quale lascia Napoli e la Campania al re di Francia riservandosi però Ischia (base operativa per proseguire una lotta di resistenza combattuta esclusivamente contro gli spagnoli).  Cerca un‟intesa con Luigi XII nella speranza di potere un giorno recuperare il trono napoletano dichiarandosi suo vassallo e tributario.  Potenziale militare della monarchia iberica moltiplicato da quando possedeva come condottiero Gonzalo Fernandez de Cordoba, il Gran capitano. – sotto il suo comando le truppe spagnole attraversano lo stretto di Messina e intraprendono una risalita verso nord talmente fulminea da togliere a Federico ogni speranza.  1501: Federico d‟Aragona si imbarca per la Francia, al fine di sondare personalmente la disponibilità di Luigi XII a un‟azione comune di contrasto dell‟avanzata spagnola.  Luigi XII non volle smentire i suoi accordi e trattenne Federico alla corte. 1502: sottoscrive una transizione con la quale rinunciò a tutti i suoi diritti sulla corona napoletana a favore di Luigi XII – in cambio gli assegnò la contea francese del Maine. SI APRE NEL MEZZOGIORNO D‟ITALIA LA GUERRA TRA SPAGNA E FRANCIA.  Nel loro trattato a Granada i due sovrani avevano sorvolato o ignorato alcuni punti fondamentali:principale entrata fiscale ordinaria = dogana delle pecore. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 11  Puglia e Calabria in mano a Spagnoli – Luigi aveva demandato a loro elusivamente la percezione della tassa più rilevante dell‟intero mezzogiorno. – fa sapere, dopo aver detronizzato Federico, di voler determinare con precisione l‟esatta metà delle rendite del regno di Napoli (dogana delle pecore separata- andava divisa a metà).  Inconvenienti pratici connessi alla ripartizione delle entrate del regno : origine dissapori.  Sovrani che puntavano entrambi a una politica di grandezza in ambito mediterraneo al fine di allestire un contrattacco cristiano in Oriente – ognuno a vantaggio della propria corona, escludendo l‟altro.  Ragioni della contesa nella natura delle due monarchie: entrambe ammantate di sacralità e universalismo.  Appiglio per giustificare la guerra: rivendicazioni francesi sulla Capitanata (circoscrizione di Foggia) e spagnole sulla Basilicata. [entrambi miravano a estromettere totalmente l‟altro dall‟Italia meridionale].  1502: INIZIO GUERRA.  Inferiorità numerica degli spagnoli. Ma avevano dalla loro il tipo di addestramento che Consalvo aveva cominciato a impartire alle sue truppe (fattore di novità): i reggimenti della fanteria (TERCIOS) vennero inquadrati in falangi, alla maniera svizzera, e si abituarono a eseguire manovre collettive e sincroniche – in 2° piano il comportamento corpo a corpo (arte nella quale eccellevano – lungo tirocinio della Reconquista).  Consalvo inizialmente scansa battaglia, lasciando pensare ai francesi di essere superiori.  1° confronto in campo aperto = contingente di spagnolo di soccorso sconfitto a Seminara nel 1502. Consalvo sapeva che era meglio non venire alle mani con il nemico – guerra si trasforma in un insieme di scaramucce furiose ma non risolutive (Consalvo in attesa degli aiuti promessi da Ferdinando e dal consuocero Massimiliano d‟Asburgo, re dei Romani).  Prezioso elemento di vantaggio: superiorità navale della Spagna – rifornimenti per Consalvo provenienti dal mare; francesi costretti a vivere di estorsione ai danni delle popolazioni locali.  Si avvalse della consulenza dei suoi assistenti italiani: Fabrizio e Prospero Colonna – cugini e capi cavalleria leggera e pesante Capì che la superiorità francese era data anche dal fatto che le fanterie elvetiche avevano ora una propria autonomia all‟interno dell‟esercito francese. Mossa vincente = rapido cambio dalla difensiva all‟offensiva.  Non era facile trovare il modo per imitare di svizzeri (fine di arrivare a sconfiggerli utilizzando i loro stessi metodi). Ci avevano provato i corpi di fanteria della Germania meridionale: i Lanzichenecchi = bande di mercenari di umile estrazione sociale che, nell‟ultimo ventennio del quattrocento avevano cambiato il loro modo di combattere, imitando gli svizzeri (picca lunga e modo di vestire sgargiante e costoso) – Asburgo incoraggiano questa crescita di qualità.  1503: Massimiliano d‟Asburgo invia in Puglia un contingente di fanterie Lanzichenecche.  Consalvo, raggiunta la parità di forze in campo, non si sottrasse più al contatto con il nemico: CERIGNOLA.  Esercito francese, convinto della propria imbattibilità, insegue esercito spagnolo per un giorno intero. In vista della città Consalvo e i due Colonna optarono per non rinchiudersi tra le sue mura, ma cercarono posizione ben difendibile sulle sue mura.  Francesi si accorgono della superiorità sul campo degli spagnoli, ma ritennero di annullare tale fattore con un massiccio assalto impiegando contemporaneamente la cavalleria pesante e il quadrato svizzero.  Diastro francese. Completo quando gli spagnoli adottano tattica del cambio repentino difesa-attacco (dimostrando di aver ricevuto lezione dalle precedenti sconfitte.  Alto comando esercito francese, messo in testa delle loro truppe, perirono.  Spagna: adotta logica annientatrice come quella usata dai francesi – crudeli ma psicologicamente incostanti.  Francia: si salva solo la retroguardia- ritirata a Gaeta (si asserragliò in attesa di soccorsi).  16 maggio 1503: Consalvo di Cordoba entra a Napoli acclamato dalla folla, padrone di tutto il regno.  Luigi XII accoglie una nuova armata in Francia meridionale e in val padana- spedita contro esercito spagnolo nel mezzogiorno (resta sempre inferiore per dimensioni alla media degli eserciti francesi).  Sforzo bellico di Luigi XII : dimostrò quanto grandi fossero le potenzialità offensive della monarchia transalpina. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 12  Uniti a quelli presenti a Gaeta: 32.000 combattenti + 50 cannoni Consalvo: 16.000 + 20 armi pesanti.  Alessandro VI muore mentre l‟esercito diretto verso il mezzogiorno stanziava in Lombardia.  Luigi XII, intenzionato a influenzare l‟esito dell‟imminente conclave, fece pervenire ai suoi capitani l‟ordine di spostarsi immediatamente a sud raggiungendo Roma – accampati (sosta: scopo intimidatorio).  I cardinali non si fanno influenzare elessero un papa antifrancese: Pio III piccolomini, nipote di Pio II (40 anni prima aveva contribuito a estromettere la Francia dagli affari d‟Italia).  Comandanti francesi disorientati riprendono marcia verso Napoli – hanno perso tempo prezioso (senza riuscire a influenzare nomina papale): Consalvo allestisce prima linea di difesa all‟imboccatura del tratto rennicolo della via latina = naturale arteria di invasione del Mezzogiorno Avanzata transalpina procede a rilento.  Roccasecca = venne sfatato il mito dell‟irresistibilità della nuova artiglieria pesante francese – non riesce a penetrare nella fortezza della città ciociara. Scacco che demoralizza invasori – capiscono necessità di spostare terreno di scontro da zone impervie a zone pianeggianti (per sfruttare propri punti di forza).  Devo oltrepassare ultimo ostacolo naturale, il fiume GARIGLIANO:portata d‟acqua così massiccia da renderlo inattraversabile. Consalvo cerca di contrastare le barche messe in acqua dai francesi per fare un ponte– artiglieria francese talmente fitta da consentire la manovra.  Spagnoli riescono, comunque, a precludere ai francesi di proseguire la marcia. Francesi conservano il ponte e un accesso fortificato alla riva sinistra del Garigliano – esausti i comandanti transalpini si accontentano di questi.  Inverno alle porte: Truppe francesi sparpagliate nei centri abitati dei dintorni, perché troppo numerose per essere ospitate nell‟accampamento principale – si concedono alcune settimane di riposo: in quei giorni Consalvo si convinse ad attaccare al più presto (clima piovoso e malsano + logorio del dubbio e inazione= malcontento soldati)  Intuizione strategica risolutiva: suggerita da un condottiero umbro messo a disposizione da Venezia = Bartolomeo d‟Alviano – costruire un altro ponte di barche per passare alla riva destra del fiume ed effettuare una controffensiva a sorpresa, massima rapidità d‟esecuzione (prima che accorressero truppe dislocate).  Necessità di un perfetto coordinamento tra: - Avanguardia (al comando dell‟Alviano) – punta al campo francese. - Retroguardia (guidata da Consalvo) – copre la ritirata.  28 dicembre 1503: ATTACCO. Ritirata immediata francese (colti di sorpresa) – non viene concessa la tregua e molti inseguiti finirono uccisi o fatti prigionieri (+ massacro e rapina da parte dei contadini una volta saputo del rovesciamento occorso – si vendicano dei taglieggiamenti subiti). L‟esercito francese non esiste più. FERDINANDO IL CATTOLICO NUOVO PADRONE DEL REGNO. Assegnato il possesso del Mezzogiorno alla Spagna (l‟avrebbe mantenuto per 2 secoli).  Negoziazione della resa a Gaeta ( dove si erano rinchiusi i pochi sopravvissuti)- francesi richiedono: 1. Rilascio dei prigionieri. 2. Garanzia del libero transito verso nord. 3. Amnistia per i baroni napoletani che avevano parteggiato per il re di Francia.  Consalvo accetta i primi due termini, ma sa bene di quanto il suo re voglia fare pulizia del baronaggio ribelle.  31 dicembre: siglato accordo. (Francesi tornano via mare, grazie a marineria genovese; fanterie svizzere, guasconi e normanne – odiate dalle popolazioni locali – fatte tornare a piedi, prive di viveri e disarmate).  Consalvo di Cordoba: nominato viceré di Napoli. (poi discretamente richiamato in patria a causa del troppo successo con il quale aveva occupato la scena politica e militare). Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 15  Sconfitta dell‟Asburgo e costretto a gravose concessioni. Impossibilità di difendere il suo vassallo e finanziatore Ludovico il Moro – lasciato in balia dei comuni nemici. Offre denaro a Luigi XII – non accetta. Intenzionato a invadere la Lombardia.  1499: L‟esercito francese, comandato da Trivulzio, si muove da Asti ad Alessandria. Ostacoli sulla via travolti. “Furia franzese” semina terrore tra la popolazione.  L‟esercito milanese era inferiore per dimensioni a quello transalpino, ma non al punto da rendere vana qualsiasi azione di contenimento dell‟avanzata nemica.  Il genero e grande favorito del Moro, Galeazzo Sanseverino, venne mandato incontro a Trivulzio – premuto dall‟ansia di fare presto (sopraggiungere della cattiva stagione) puntò dritto su Milano: sapendo quanto forte era il malcontento dei sudditi verso il Moro (causa: tassazione senza controllo) promise pace, giustizia e condoni fiscali.  Le popolazioni rurali furono entusiaste e, come accadde nel regno di Napoli nel 1494, salutarono gli invasori come liberatori. Trivulzio poté occupare tutto il territorio che incontrò davanti a sé senza sfoderare la spada.  L‟Alessandrino impedì all‟esercito milanese di attestarsi sul territorio per contrastare l‟avanzata nemica. Sanseverino portò allora le truppe dentro la città di Alessandria ma,anche qui, gli abitanti preferivano per la resa.  Arretrò allora la linea difensiva facendo base a Pavia ma i francesi lo prevennero e circondarono Alessandria.  Galeazzo scappa con gli alti comandi, rifugiandosi a Milano. Il grosso delle truppe milanesi quando seppe che i superiori si erano dileguati disertò il combattimento e si mise in salvo. Francesi si impadroniscono di Alessandria.  L‟autorità di casa Sforza venne data per spacciata dai sudditi prima ancora del confronto armato.  Anche le truppe milanesi sul confine orientale affidate al fratello di Galeazzo, Gian Francesco Sanseverino, si arresero davanti a quelle veneziane.  Trivulzio entra a Milano scatenando la violenza civile ai danni degli esponenti filo sforzeschi. Ludovico il Moro, che credeva poco nella guerra, rinunciò a mettere in campo una milizia di volontari che avrebbero potuto mantenere la città per settimane e scappò da Milano insieme a un gruppo di sostenitori.  Diretto verso terre austriache degli Asburgo si portò con sé un tesoro che si ripromise di utilizzare per finanziare nuove trame internazionali con le quali scardinare la presa del re di Francia sopra la Lombardia occupata.  Abitudine italiana nel rinascimento preferire la fuga alla resistenza davanti all‟avanzata del nemico più potente.  Consigliabile comunque mantenere un caposaldo interno in vista del recupero dello stato perduto: fortezze = strutture difensive che fin dal Medioevo erano presenti in ogni centro urbano e nei maggiori centri rurali.  Solo la capitolazione delle fortezze sanciva la definitiva perdita dei territori contesi (anche se occupati dal nemico risultavano sempre riprendibili).  Ludovico il Moro difese così il castello milanese di Porta Giovia (Catello Sforzesco attuale). Custodia affidata a Bernardino Corti: alto esponente schiera di clienti che il Moro aveva innalzato dal nulla e inserito nei posti chiave. Figura ambigua : sottolinea che la scelta del Moro di creare una nuova oligarchia di governo a discapito di quella preesistente non funziona, in quanto i suoi criteri di scelta premiavano la mediocrità adulatoria e infingarda.  Non appena Gian Giacomo Trivulzio entra a Milano, il Corti mercanteggia la resa: consegna la fortezza in cambio dell‟incolumità per sé e la sua guarnigione + vitalizio.  Tutta Milano e la Lombradia si adeguano all‟improvviso cambiamento di clima: cambiano foggia vestiti e il contegno esteriore, il bilinguismo venne coltivato con più attenzione del solito. Accolsero festanti Luigi XII.  La festa finisce non appena tramontano le promesse di giustizia e abbattimenti fiscali fatte per scalzare il Moro: la nuova dominazione transalpina dà vita a un regime di occupazione che consente al Trivulzio di assumere un potere proconsolare – scontento dei suoi concittadini.  Scoppiarono primi tumulti che il re stesso dovette sedare. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 16  Principale novità inserita: creazione del Senato – massimo organo di autogoverno; incaricato di gestire gli affari correnti in Lombardia – considerata come una provincia ricca e rispettata di un regno il cui centro stava oltralpe.  Trasformazioni costituzionali Incentivarono la metamorfosi dell‟eterogeneo ceto dirigente locale in un organico patriziato di città capitale.  Riforme: non bastarono a creare una base di consenso sufficientemente solida per rendere incontrovertibile la transizione alla sovranità francese.  Luigi XII infastidito lascia Milano –Rimpianto dilagante tra le popolazioni lombarde. Ludovico il Moro coglie una di queste opportunità per riprendere possesso dell‟ex dominio con l‟attivo concorso dei suoi abitanti.  1500: Irrompe nel Comasco – azione coglie impreparati francesi (avevano rimpatriato parte delle loro truppe). Senza incontrare ostacoli entrano a Como e poi a Milano – accolte festanti.  Francesi riparano tra Novara e Alessandria (a loro fedele) in attesa di rinforzi. Le fortezze rimano da loro presidiate – ombra di precarietà sul successo di un‟operazione compiuta troppo rapidamente.  Ludovico il Moro entra in una trionfante Milano ma vi resta solo un giorno – conquistare parte occidentale del ducato (urgente la sua sottomissione). Carattere effimero della restaurazione.  Per alimentare la campagna di riconquista: Consumato il tesoro che si era portato dietro dipende ora del gettito fiscale del ducato appena riacquisito. – Le tasse assunsero la natura di donazioni volontarie che vennero versate prevalentemente dagli abitanti di Milano (i più coinvolti nell‟opera di ricostruzione del dominio ducale).  Il gettito all‟inizio fu considerevole, poi man mano si affievolì, proprio in corrispondenza di una fase di ristagno delle operazioni militari. I contributi non bastarono più a coprire le spese.  Ludovico il Moro sposta l‟assedio a Novara. Chiese rinforzi al suo principale alleato in terra svizzera Schinner, convinto che le truppe a sua disposizione non bastassero. Contingente folto ma di scarsa qualità (scarti compagnie ingaggiate dal re di Francia).  Non ci furono abbastanza soldi per pagare tutte le truppe – queste smisero di ubbidirgli e presero a ricattarlo, reclamando il diritto di autofinanziarsi con il mettere a sacco Novara in caso di vittoria.  Ludovico rinuncia alla richiesta, e con essa all‟assalto delle mura della città.  Vittoria apparente: capitolò la guarnigione francese stremata. Ludovico dovette tuttavia rinchiudersi lui stesso nella città per difendersi dagli squadroni guidati da La Tremoille – contingente francese giunto in soccorso prevalentemente composto da cavalleria pesante.  Se avesse potuto contribuire sull‟appoggio della popolazione locale, su congrui mezzi finanziari e sulla lealtà del suo esercito avrebbe anche potuto affrontare una guerra difensiva con buone speranze di successo, ma così non fu.  Truppe di Ludovico hanno una struttura troppo caotica per poter essere schierate a battaglia – il dispositivo bellico si disintegrò prima ancora di arrivare alla collisione.  Scontro sotto le mura di Novara vide i due eserciti adottare la formazione più classica di quei tempi: quadrati di fanteria posti al centro e sostenuti dai tiri dell‟artiglieria ai loro lati. Cavalleria pesante e leggera avvolgeva il tutto.  Raggiunti dall‟ordine di attacco non si mossero – ammutinamento – la notizia fece sfaldare l‟esercito milanese.  Ritiro precipitoso a Novara. Battaglia persa senza essere combattuta fino in fondo. Ludovico il Moro scoprì di essere caduto in ostaggio di quella parte dell‟esercito che era riuscita a riparare entro le mura.  Gli uomini d‟arme borgognoni aprirono le trattative con i nemici – ottennero l‟autorizzazione per tornare a casa propria. Anche i soldati elvetici fanno sapere a Ludovico il Moro di arrendersi ai francesi e così anche lui li segue, travestito. Tradito dall‟attenzione che gli italiani al servizio di Luigi XII: lo riconoscono – arrestato e deportato in francia : incarcerazione rigorosa nella Loira fino alla sua morte (1508).  Caduta sforza in Lombardia – Cesare Borgia inaugura la sua avventura in Romagna.  Novembre 1499: muove, con un esercito francese e svizzero, alla conquista di Imola.  Signoria dei Riario (Imola e Forlì): governata dalla vedova Caterina Sforza Riario, nipote di Ludovico il Moro. La impopolarità della famiglia era talmente alta che gli abitanti di entrambe le città aprirono le porte a Cesare Borgia.  Caterina con il suo esercito si rinchiuse nella rocca fino a gennaio nel 1500, quando si arrese. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 17  Tocco poi a: - Pesaro: retta da un ramo collaterale degli Sforza – destituito del vicariato pontificio da Alessandro VI e dichiarato ribelle alla chiesa. Anche qui la cittadinanza si solleva e consente al Borgia una facile conquista. - Rimini: occupata nel medesimo modo (abbattuta signoria cittadina dei Malatesta. Era un protettorato veneziano – si considerò lesa nei suoi interessi territoriali – reagisce.  Cesare Borgia non si intimorì dei veneziani, deciso anzi con l‟aiuto di Luigi XII a sottrarre alla loro sfera d‟influenza tutta la regione adriatica.  Medesima sottostima nei confronti di Firenze: Annessione di Faenza (protettorato fiorentino). I cittadini, caso unico, si opposero al Valentino fino all‟aprile del 1501.  Maggio 1501: Cesare Borgia investito del ducato di Romagna [Cesena, Fano, Imola, Forlì, Pesaro, Rimini, Senigallia e Faenza]  Il Valentino fece in modo che sua sorella Lucrezia, sempre per intercessione papale, andasse in sposa ad Alfonso d‟Este – erede del ducato di Ferrara.  Esercito: cambia la sua composizione, diminuendo l‟apporto francese e accrescendo le truppe direttamente dipendenti da lui. (colpo a sorpresa che meditava su Bologna - signoria dei Bentivoglio, protetti francesi).  Raggiunto dalle diffide del sovrano francese dovette abbandonare le sue mira su Bologna, ma ottenne comunque l‟autorizzazione di annettersi Castel Bolognese – enclave il cui possesso conferì continuità territoriale al suo ducato romagnolo.  Attrito con il re di Francia latente, scoperto quando Cesare volse le sue mire alla Toscana: occupa Piombino ma dovette rinunciare alle altre grosse città in quando Luigi XII preferì continuare a figurare come protettore di Firenze (generosa di sovvenzioni monetarie in cambio delle interdizioni all‟espansionismo borgiano).  Divorato dall‟ansia di fare in fretta (finché il papa era in vita) Cesare ripiegò sulle Marche: regione contigua alla Romagna e afflitta da un vuoto di potere derivante dall‟eclissi politico-militare di Napoli e Venezia.  1502: Apre campagna ai danni di alcuni signori marchigiani posti sotto la protezione francese (senza autorizzazione Luigi XII) – Duca di Urbino: Guidubaldo da Montefeltro.  Presa di Urbino – irritò Luigi XII: viene in Italia al fine di ottenere spiegazioni dal Valentino. Si riunisce a Milano con tutti gli altri signori d‟Italia dipendenti dalla Francia.  Il re, perché assorbito dalla disputa nel Mezzogiorno, fu disposto ad abbuonare al Valentino i suoi azzardi in cambio del rinnovo del legame di favore sussistente. Piegava al suo volere la politica del papato.  Cesare Borgia fu così convincente da riuscire a ottenere il benestante all‟estromissione dei Bentivoglio da Bologna.  Il re di Francia puntava a fare del Valentino il suo interlocutore privilegiato in Italia. Progetto: delegargli il governo della parte centrale della penisola (mentre Francia nel nord e nel mezzogiorno).  Si oppone: condottieri italiani militanti sotto il Borgia = fazione guelfa e partigiani francesi – ma erano titolari di signorie cittadine rurali sparse tra Marche, Umbria e Lazio (sopravvivenza sarebbe stata sacrificata al beneficio del progetto francese e al Valentino).  I condottieri strinsero una lega al fine di ostacolare con tutti i mezzi un ulteriore potenziamento del Borgia, contando sul sostegno di Firenze e Venezia (potenze interessate a fermare la sequenza delle sue conquiste).  Errore: si scoprono pubblicamente come nemici del Valentino + fiorentini e veneziani timorosi di incorrere nelle rappresaglie del re di Francia non si mossero iniziativa compromessa.  Ai 4 più importanti condottieri Cesare offrì una riconciliazione con lo scopo di averli nelle sue mani. Poi li uccise.  Tra le vittime vi furono membri della famiglia romana degli Orsini – strinse assieme ai ghibellini Colonna (iniziale inimicizia) un‟intensa offensiva Mise il baronaggio laziale compattamente sul piede di guerra contro il duca.  I maggiori condottieri delle famiglie romane si distaccarono dalla Francia. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 20  Giulio II non sembrò però obbedire ad alcuna logica di prevenzione né di moderazone: disse che avrebbe preferito non essere papa piuttosto che tollerare l‟affronto perpretato ai danni del patrimonio terriotriale della Chiesa.  I veneziani fanno l‟errore di sottovalutare tanta furia: il papa era un uomo collerico, ma anche un abile diplomatico  La diplomazia pontificia si mise all‟opera e ventilò ai sovrani di Francia, Spagna, Impero germanico e Ungheria-Boemia la possibilità di un attacco congiunto ai danni di Venezia.  Speranze di Giulio II su Massimiliano d‟Asburgo (notoriamento desideroso di un indebolimento della Serenissima al fine di dare effetto a quelle rivendicazioni giurisdizionali che avevano sorretto la sua politica italiana)  Friuli: il re dei romani possedeva alcune signorie (Pordenone) e rivendicava Gorizia – mediante la quale avrebbe potuto consolidare lo sbacco al mar Adriatico (già lo possedeva essendo padrone di Triesta e Fiume).  Massimiliano tuttavia non raccolse le sollceitazione di Giulio II in quanto le questioni pendenti in terra italiana erano divenute per lui materia di divergenze con il figlio Filippo il Bello. Legato per via matrimoniale alla casa reale di Spagna, si era dato a cercare un‟intesa parentale anche con il re di Francia, animato dall‟intenzione di giungere a una spartizione della Val Padana che andasse a beneficio della propria discendenza. Figlio Carlo (futuro Carlo V imperatore) ♥ con una figlia di Luigi XII  Massimiliano non approvò tale schema ma non poté impedire che il figlio inseguisse i suoi progetti italiani e si allineasse alla politica antiveneziana che il papato stava orchestrando tra i principi d‟Europa.  Colui che rispose con maggiore calore alle sollecitazioni papali fu Luigi XII – scorse nell‟accordo patrocinato da Giulio II un mezzo per rivalersi su Venezia della sconfitta subita nel Mezzogiorno e per riconsoli dare la sua presa sulla Lombardia.  Il pontefice, dopo aver attivamente propiziato per l‟unione tra le casate d‟Asburgo e di Valois, scomparve dalla scena e non configurò tra i contraenti del patto: triplo trattato a Blois tra Filippo d‟Asburgo e Luigi XII di Francia: - Primi 2: promessa a Luigi XII l‟investitura del ducato di Milano – si impegnava a rendere alla casa d‟Asburgo come dote per il matrimonio del piccolo Carlo. - Terzo: prospettava un assalto congiunto alla Terraferma veneta a fini di spartizione.  Luigi XII determinato a ricostruire nella sua integrità l‟antica Lombardia viscontea, con la riconquista degli avamposti orientali di Brescia, Bergamo e Crema, nonché il recupero di Cremona e Treviglio.  Filippo d‟Asburgo puntava invece a impadronirsi di tutto il Veneto fino al corso del Mincio .  Anche se formalmente il papa risultò estraneo all‟accordo di Blois si seppe che era stato proprio lui il regista del riavvicinamento tra Francia e Germania che in cambio riservarono alla Chiesa romana la possibilità di unirsi all‟impresa e avere così la Romagna.  Giulio II sperava che la semplice notizia dell‟accordo bastasse a spaventare la Serenissima, inducendola a cedere i territori romagnoli onde prevenire un conflitto multilaterale in terra italiana, che anch‟egli si augurava di disinnescare – i veneziani però non recedettero dalla loto linea (avvallati dall‟atteggiamento contraddittorio dei contraenti dell‟accordo).  Una trattativa con Ferdinando il Cattolico, ormai padrone del Mezzogiorno, avrebbe dovuto mettere in conto la richiesta di restituzione dei porti pugliesi e la cessione di Pisa probabilmente.  I veneziani cedettero che per lenire la collere di Giulio II bastasse la cessione di alcuni centri minori della Romagna e così gli consegnarono Savignano e Sant‟Arcangelo. Gli offrirono inoltre Imola e Cesena in cambio dell‟autorizzazione a trattenere le città di Rimini e Faenza.  Giulio II rifiutò ma stette attento a non inimicarsi apertamente Venezia in un periodo assai delicato.  Il papa si preparò a un simile evento accantonando i fondi necessari e tessendo i preliminari diplomatici della campagna – ebbe così anche occasione di raddoppiare la posta: insieme a Bologna intravide la possibilità di conquistare Perugia. Paralisi in cui era sprofondata Firenze(crisi sopraggiunta con le guerre d‟Italia) –rinuncia a proseguire le sue ingerenze in Umbria. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 21  1506: Giulio II si mise personalmente alla guida di un potente esercito diretto a Bologna; lungo la strada compì una deviazione puntando dritto su Perugia – defenestrò Giampaolo Baglioni (capo del regime allora al potere) e impose il passaggio della città umbra alla soggezione immediata alla Sede apostolica.  La spedizione papale proseguì verso Bologna dove il regime dei Bentivoglio si dissolse quand‟ancora il pontefice si trovava a Imola con l‟esercito.  Fuga di Giovanni II Bentivoglio : preambolo della resa della grande città emiliana al papa.  Luigi XII: accortosi di aver concesso troppo spazio alla politica di ingrandimento di Giulio II decise di limitarla: Diede ospitalità in Lombardia ai Bentivoglio,puntando a servirsi della minaccia di una loto restaurazione a Bologna per condizionare la politica papale.  Giulio II, che in quanto savonese disponeva di aderenze in Liguria, lavorò a sottrarre Genova dalla dominazione Francese – Luigi si trovò in seria difficoltà quando la città si levò a tumulto nel 1507.  Luigi XII dovette ricorrere all‟amicizia con Ferdinando il Cattolico, convocandolo a Savona al fine di suddividere il Mediterraneo occidentale nelle rispettive zone di influenza, venne vagliata inoltre la possibilità di deporre Giulio II per sostituirlo con un pontefice più malleabile.  Deluso dal Ferdinando il Cattolico (lo intralciava nel suo progetto antipapale perché si faceva scudo del pontefice per impedire nuove risorgenze del gallicanesimo) Luigi si rivolse a Massimiliano d‟Asburgo, cercando di rinnovare la piattaforma d‟intesa stipulata a Blois (azzerata dalla morte prematura di Filippo il Bello nel 1506).  Massimiliano era libero di dichiararsi contrario dall‟alienazione giuridica del ducato di Milano in favore della Francia.  Luigi cercò di invogliare Massimiliano alla firma dell‟accordo promettendogli il Friuli e il Veneto in caso di vittoria contro Venezia. Provò a ingaggiare da solo il duello con Venezia nella convinzione che, se avesse vinto, avrebbe potuto continuare a tenere aperta con la Francia la questione dell‟investitura del ducato di Milano.  1508: Massimiliano effettuò una discesa in Italia avente come meta Roma, luogo dell‟incoronazione imperiale, ma come scopo primario la sottrazione del Friuli alla sfera di influenza veneziana.  Fallimento: le truppe di Massimiliano vennero battute nel Cadore dall‟esercito veneziano guidato da Bartolomeo d‟Alviano – occupò Pordenone (e gli venne concessa in feudo per ricompensa), Gorizia, Trieste, Fiume.  Fu Venezia ad aggiudicarsi la palma di dominatrice dell‟area di confine orientale fra Italia e Austria.  Venne riattivata la coalizione europea ai danni di Venezia: 1508 siglato il contratto a Cambrai = sancì la costituzione di una grande alleanza contro i turchi. Francia e Sacro romano impero si impegnarono anche a nome dei propri confederati: papato, regno iberico di Ferdinando il cattolico, regno di Ungheria-Boemia, regno d‟Inghilterra e diversi stati italiani (Firenze, Ferrara, Mantova).  Prima di passare all‟offensiva contro i turchi occorreva sedare l‟avidità di Venezia che rappresentava un fattore di divisione fra gli stati della cristianità.  L‟accordo venne siglato senza aspettare il beneplacito del papa, la cui adesione venne promessa per suo conto dal cardinale d‟Amboise.  Il disappunto che Giulio II provò nel sapere di essere stato compromesso nell‟alleanza dall‟Amboise (suo rivale) fu tale da convincere i veneziani che mai il papa avrebbe dato il suo avvallo a una coalizione che nasceva con l‟evidente proposito di rendere il re di Francia padrone assoluto della scena italiana.  Ad ogni modo, seppur divorato dalla gelosia per il cardinale suo ministro e di diffidenza per Luigi XII, Giulio II non seppe rifiutare la prospettiva di un guadagno immediato: alla Chiesa romana sarebbero spettati tutti i territori romagnoli ingiustamente occupati dai veneziani. Notificò quindi il suo ingresso nella lega di Cambrai.  I veneziani si scoprirono accerchiati e privi di sponde esterne (vagliarono perfino la prospettiva di aiuto turco).  L‟alleanza europea non faceva loro molta paura: era fragile in quanto formata da membri divisi da contrasti insuperabili. Non era inverosimile in effetti pensare che i nemici litigassero tra loto e si ritirassero dal conflitto.  Preferenza per la strategia logoratrice, propria della scuola italiana: la consegna che il senato veneziano trasmise ai capi del suo esercito fu infatti l‟obbligo di temporeggiare, lasciando che fossero gli avversari a esporsi attaccando onde individuarne i punti deboli. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 22  Strategia che corrispondeva in pieno alla dottrina professata dal suo capitano: Niccolò Orsini conte di Pitigliano.  Strategia però in contrasto con la presenza nell‟esercito dell‟irruento comandante in seconda Bartolomeo d‟Alviano – pensava che dopo i fatti d‟armi occorsi nel 1494 bisognasse introdurre in Italia un nuovo modo di praticare l‟arte della guerra, incentrato sulla sorpresa e sullo scontro audace e risolutivo (sorta di “furia franzese”).  Le divergenze al vertice dell‟esercito veneziano cominciarono ancor prima dell‟apertura delle ostilità.  1509: voci che Massimiliano fosse in ritardo nei preparativi e l‟armata francese ancora non pronta a muoversi – l‟Alviano propose di sferrare il primo colpo, portando la guerra dentro il territorio del ducato di Milano; ma il Pitigliano scartò l‟idea avendo deciso con il senato una guerra di contenimento.  L‟esercito veneziano non si mosse dal suo campo bresciano sull‟Oglio (seconda linea difensiva; prima: l‟Adda).  Cautela: inferiorità militare della Serenissima, sia in ordine quantitativo che qualitativo (truppe composte in gran parte da novizi reclutati poco tempo addietro e mai messi alla prova sul campo di battaglia).  Difetto compensato dall‟ardore combattivo e da un profondo attaccamento alla Repubblica.  Posizione arretrata dell‟esercito veneziano: permise all‟avanguardia francese di occupare indisturbata Treviglio.  Il Pitigliano dovette accorrere al recupero della città.  Nel frattempo: Luigi XII giunse a Cassano, gettò tre ponti di barche sull‟Adda e diede il via all‟invasione.  La strategia logoratrice del Pitigliano era stata facilmente intuita dai francesi che la neutralizzarono mediante la sorprendete rapidità dei loro spostamenti in un territorio denso di centri abitati indifesi.  Occuparono Rivolta d‟Adda e puntarono su Crema – il Pitigliano abbandonò così la flemma e si lanciò all‟inseguimento : rincorsa dei due eserciti per raggiungere Pandino – piazzaforte che rappresentava l‟antemurale di tutto il territorio cremasco e cremonese.  Crebbe nel frattempo in Bartolomeo d‟Alviano l‟aspirazione di mettersi in luce con qualche colpo audace che gli confermasse la reputazione di unico condottiero in Italia capace di battere i francesi usando la loro stessa tattica impetuosa e aggressiva.  Mentre l‟avanguardia veneziana giunse a Pandino in attesa della retroguardia, questa si trovava ad Agnadello quando venne avvistata dall‟avanguardia dell‟esercito francese, comandata da Gian Giacomo Trivulzio.  Bartolomeo d‟Alviano si precipitò indietro per dar man forte ai compagni. Ricevette l‟ordina dal Pitigliano di disimpegnare la retroguardia dal combattimento e di riportarla in salvo senza invischiarsi in una battaglia.  L‟Alviano si ritrovò in una situazione compromessa dal fatto che le fanterie veneziane, con un gesto eroico ma incauto, anziché restare combatte e subire passivamente il fuoco di sbarramento m si erano lanciate all‟attacco.  Bartolomeo riuscì ad aprirsi un varco verso il centro dell‟esercito francese dove si trovava Luigi XII. Osò spingersi avanti, dimenticando la consegna, sentendo di avere in pugno la vittoria.  L‟esercito nemico si stava però ingrossando con l‟arrivo di rinforzi (mentre lui non avrebbe ricevuto nessun soccorso)–si aprirono le prime falle delle cerne e l‟indisciplina sommata al panico determinò una fuga incomposta.  Ne approfittò la cavalleria francese che poté così rimettersi in ordine e lanciarsi all‟inseguimento dei fuggitivi, accerchiando la cavalleria dell‟Alviano.  Si dovette arrendere e consegnarsi prigioniero. Carneficina. Disfatta totale (tra morti e coloro che disertarono).  Il Pitigliano arretrò il più possibile fino a porre il campo tra Mestre e Marghera.  Si verificò un crollo morale e costituzionale all‟interno dello Stado da terra veneziano.  Le città della Lombardia ex viscontea aprirono le porte ai francesi e tutta la terraferma veneta entrò in uno stato di ebollizione che fece dubitare della sopravvivenza del dominio italiano della Serenissima.  Ferdinando il Cattolico ne approfittò riprendendosi i porti pugliesi.  Giulio II occupò le terre romagnole.  I Gonzaga di Mantova e gli Este di Ferrara si accaparrarono pezzi di territorio. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 25 CAPITOLO 5: UNA CONTESA EUROPEA  Principale contraccolpo dell‟estromissione della Francia dalla scena italiana: caduta governo repubblicano di Firenze guidato dal gonfaloniere a vita Pier Soderini.  Repubblica fiorentina: passivo avamposto italiano di Luigi XII – non aveva esitato a comprometterla sul piano ecclesiologico scegliendo Pisa come sede del conciliabolo antipapale. Punita da Giulio II: diede ordine al cardinal Giovanni de‟Medici di marciare sulla toscana alla testa di un contingente (piuttosto esiguo) messo a disposizione da Ferdinando il Cattolico.  Tra i funzionari di maggior spicco di Soderini c‟era Niccolò Macchiavelli: aveva riformato il dispositivo militare fiorentino (abbandono della pratica di ingaggiare soldatesche mercenarie) = propose un ritorno alle milizie autoctone, potenziando soprattutto la fanteria.  Limiti stato fiorentino: composito dominio messo insieme dal ceto dirigente di una città dominante a spese dei ceti dirigenti delle città soggette che, a loro volta, traevano la loro forza da un regime di oppressione economica dei contadini residenti nel proprio distretto. [dualismo città-contado + antagonismo città dominante – soggette]  Popolazioni urbane inadatte a essere trasformate in milizia popolare.  1505: Macchiavelli reclutò le nuove fanterie rivolgendosi al mondo rurale periferico nella zona dell‟Appennino tosco romagnolo soggetto a Firenze.  1506: vennero fatti sfilare nella capitale i nuovi corpi di milizia paesana. Uomini armati e istruiti dallo stato.  Soderini venne però sospettato di puntare alla tirannia utilizzando le truppe messe a disposizione da Macchiavelli.  La riforma militare finì così per ridursi a poca cosa (non fu estesa alla cavalleria che l‟avrebbe resa completa).  1509: riconquista di Pisa, grazie anche al concorso delle fanterie contadine – letta come una prova dell‟autosufficienza della Repubblica sul piano militare. Vittoria che si deve all‟indebolimento di Venezia, prostrata dalla sconfitta di Agnadello + Rinuncia di Francia e Spagna a intromettersi nella questione pisana.  Quando però la milizia paesana fu chiamata al vero conflitto con gli spagnoli del cardinale de‟Medici crollarono.  Carattere velleitario delle riforme Machiavelliane: seppur superiori numericamente le truppe della Repubblica non riuscirono a coordinarsi per sbarrare il passo agli spagnoli – irrompono facilmente a Prato e la mettono a sacco.  Il governo presieduto da Pier Soderini crollò all‟istante Tornano al potere i Medici (fedeli alleati di Giulio II). Si preoccupò del destino della Lombardia, adoperandosi affinchè essa recuperasse la dignità di stato sovrano, sia pure sotto un informale protettorato svizzero – Strumento prescelto: Restaurazione casa Sforza.  Insediamento di Massimiliano, figlio di Ludovico il Moro, come nuovo duca di Milano. Giulio a pochi mesi dalla morte poté così ritenere di avere dato piena attuazione a quel ruolo di supremo moderatore degli affari italiani che aveva sempre ambito a vedersi riconosciuto.  Gestione della Lega santa: demandata a Giovanni de‟ Medici = eletto papa con il nome di Leone X [1513].  Obiettivo: fare dell‟Italia un sistema chiuso e autogovernato sotto la direzione di una Chiesa romana stabilmente controllata da un blocco parentale e fazionario gravitante attorno a casa Medici.  Come sovrano difettò di energia e risolutezza ed era affetto dalla tendenza a sprecare grandi quantità di risorse in modo inconcludente. – Limiti all‟inizio non evidenti perché si attenne alla rotta stabilita da Giulio II.  Incoraggiato nel mantenimento dell‟indirizzo antifrancese dalle sconfitte di Luigi XII a seguito dell‟aggressione multilaterale scatenata in vari punti d‟Europa dai membri della Lega santa, su istigazione del defunto pontefice. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 26  Inglesi : sconfissero e uccisero il filofrancese Giacomo IV, re di Scozia – sbarcarono nelle Fiandre e batterono la cavalleria francese a Guinegatte [1513].  L‟assemblea del conciliabolo di Pisa venne spostata Milano, dove chiuse i lavori con l‟elezione di un antipapa.  Fine 1513: Luigi XII fu costretto a capitolare, sconfessando il conciliabolo e facendo atto di sottomissione alla Chiesa romana. Capì che qualsiasi rilancio della politica italiana della Francia non poteva che passare attraverso un rinnovato accordo con Roma.  Leone X aspettava di disporre di un‟occasione propizia che gli permettesse di innalzare la propria casata, consentendole di lasciarsi alle spalle l‟originario status di ricchissima famiglia di mercanti- banchieri per assurgere al rango principesco e imparentarsi con le più grandi case regnanti d‟Europa.  Consapevolezza che la conformazione politica di Firenze era tale per cui la dinastia medicea non sarebbe potuta andare oltre il traguardo occupato al presente: principato civile. Al vertice poteva stare un capo pubblicamente riconosciuto, ma non un vero sovrano (era una Repubblica non una monarchia).  Leone X, per rendere il primato di casa Medici indipendente dalle fluttuazioni congiunturali, ritenne opportuno radicare i suoi parenti come signori di un territorio situato all‟esterno dei confini dello stato fiorentino. La loro autorità si sarebbe retta più su di un fondamento intrinseco alla conservazione del dominio territoriale fiorentino e meno sugli appoggi esterni e sulle solidarietà internazionali.  Francia: individuata come la controparte provvista di maggiori attrattive al fine di procurare l‟innalzamento della propria parentela.  Leone X intavolò privatamente (impossibilità di pervenire a trattati ufficiali di alleanza dato che la Sede apostolica risultava sempre legata alla Spagna e all‟Impero)un negoziato matrimoniale con Luigi XII. 1514: Matrimonio tra Giuliano de‟Medici (fratello di Leone X) ♥ Filiberta di Savoia (zia di Francesco d‟Angouleme, genero di Luigi XII e presunto erede al trono).  Leone X si servì della convinzione del sovrano francese di aver acquisito l‟implicito benestare della Chiesa romana a un‟operazione di riconquista della Lombardia per ipotecare il sostegno francese a un disegno più ardito: alla morte di Ferdinando il Cattolico (evento vicino) intendeva revocare l‟investitura del regno di Napoli alla Spagna e fare attivamente valere i diritti di sovranità vantati dalla Sede apostolica sopra il Mezzogiorno. Intervento armato francese in caso di opposizione spagnola.  Intendeva mettere suo fratello Giuliano de‟Medici sul trono di Napoli.  Il giovane Lorenzo de‟medici, nipote diretto del papa (figlio del defunto fratello Piero lo Sfortunato) sarebbe partito all‟assalto dei ducati di Urbino e Ferrara (bisogno dei Medici di signoreggiare su aree contermini a Firenze).  Entrambi gli aspiranti sovrani di casa Medici sarebbero morti prematuramente da li a poco – vanifica i dispendiosi investimenti compiuti dal papa in favore dei parenti.  Le aspirazioni medicee alla corona di Napoli non vennero assecondate da Luigi XII che ormai prossimo alla morte preferì lasciare alla Spagna.  Leone X ripiegò sul microcosmo curiale: varò un ricambio nella composizione del Sacro collegio cardinalizio, finalizzato a garantire la successione papale al cardinal Giulio de‟Medici (cugino). 1522: eletto con il nome di Clemente VII.  Legame parentale con la casa di Francia: produsse la conseguenza indesiderata di rafforzare nella monarchia transalpina la volontà di compiere una nuova discesa in Italia, contando sulla benevola neutralità del papa.  Morto Luigi XII 1515: successore: Francesco I (nipote acquisito di Giuliano de‟Medici) .  Con il forzato benestare di Leone X (non trovò argomenti plausibili con i quali opporsi) la Francia mise insieme un esercito di proporzioni rilevanti con una struttura che rispecchiava il proposito di aggiornare la propria tattica.  Italia: era diventata il principale laboratorio europeo di perfezionamento delle tattiche militari.  Continuò a valorizzare la cavalleria pesante (arma francese per eccellenza) + corpo di fanteria raddoppiato.  Arruolò, inoltre, tra i propri sudditi dei fanti guasconi (reputati i migliori del regno di Francia) a cui affiancò i Lanzichenecchi – rivali germanici delle fanterie svizzere = in questo modo sperò di compensare l‟inferiorità che le truppe appiedate avevano rivelato davanti alle falangi elvetiche sul campo di Novara. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 27  Nemico inferiore di oltre 1/3 degli uomini + si aggiunse un poderoso parco di artiglieria.  Sovrabbondando in prudenza il giovane sovrano francese non cercò subito il contatto con il nemico.  1515: veloce attraversamento delle Alpi e approssimazione a Milano (non tentò di metterla sotto assedio, preferendo prima congiungersi con l‟esercito dell‟alleata Venezia).  Ai accampò a Marignano in attesa delle truppe venete e del loro capitano, Bartolomeo d‟Alviano (condottiero italiano più temuto e ammirato dagli oltremontani). 1515: Contributo determinante per il trionfo di Francesco I e culmine della sua carriera e vita.  Formalmente il papato stava dalla parte svizzera in quanto figurava come protettore di Massimiliano Sforza (sostenuto al trono dalle armi svizzere sulla base delle disposizioni di Giulio II) – per salvare le apparenza venne mandato uno scarno contingente di soccorso a Milano: nel riceverlo il cardinale Schinner ebbe la certezza di dover contare sulle sue sole forze per respingere l‟aggressione francese. Indispensabile affrontare gli avversari separatamente ed evitando che la disciplina delle sue truppe si allentasse.  Non tutti i cantoni erano disposti a sobbarcarsi più a lungo i costi dell‟occupazione del ducato di Milano, che imponeva loro sacrifici economici senza rendere alcun vantaggio.  L‟esperienza delle guerre d‟Italia stava insegnando che non tutti gli stati europei disponevano di una struttura capace di sopportare le tensioni derivanti da una politica di espansionismo.  Schinner sperò che una tempestiva vittoria su Francesco I avrebbe messo a tacere gli oppositori e avrebbe indotto i veneziani a recedere dal conflitto. Lasciò Milano e si diresse a Marignano, determinato a cercare il contatto.  Le truppe elvetiche formarono secondo lo schema consueto:3 quadrati di grandezza quasi uguale e avanzarono all‟attacco – l‟urto della cavalleria francese venne respinto senza difficoltà grazie alla loro stupefacente capacità di spostarsi compattamente mettendo costantemente sui 4 lati una muraglia impenetrabile di picche, da dietro la quale pervenivano scariche di archibugio sugli attaccanti.  La battaglia non si interruppe neanche al calar della sera fino a mezzanotte. All‟alba riprese. I comandanti svizzeri avevano predisposto una manovra ben sperimentata che in passato aveva fruttato la loro vittoria: passarono all‟attacco e premettero di fronte e su uno dei due lati, dando al nemico la falsa impressione di essere più deboli dall‟altro lato – che è invece quello più forte e da dove si lancia un secondo attacco.  La manovra fallisce a causa di un fattore intervenuto dall‟esterno: l‟esercito veneziano giunto da Lodi.  Bartolomeo d‟Alviano, visto il pericolo in cui incorreva l‟esercito francese,ordinò la carica e guidò la cavalleria a spezzare l‟accerchiamento – scompaginati gli svizzeri si trovarono esposti al contrattacco che Francesco I lanciò immediatamente prendendoli sui fianchi e alle spalle.  Intrappolato e distrutto fu solo uno solo dei 3 quadrati svizzeri. Gli altri 2 lasciati liberi di battere in ritirata poiché Francesco I volle mostrarsi clemente verso quegli avversari che meditava di riprendere ai propri servizi.  Trionfo francese: Francesco I entra a Milano dove pone d‟assedio il Castello che da lì a poco capitolò.  Massimiliano Sforza, trattato onorevolmente, rinunciò ai suoi diritti in cambio di un vitalizio e si trasferì a Parigi.  Schinner riparò alla corte di Massimiliano d‟Asburgo.  Bartolomeo d‟Alviano morì stremato per l‟ultima impresa morì poco dopo.  Tramontò definitivamente l‟idea di una Confederazione svizzere allargata fino a comprendere un pezzo di val Padana e crollò l‟architettura politica che Giulio II aveva voluto imprimere all‟Italia onde farne una zona cuscinetto tra la Sede apostolica e le potenze oltremontane.  1515: Francesco I fissò con Leone X un appuntamento a Bologna che servì a regolare le pendenze aperte tra Francia e papato : Fine contrapposizione tra Chiesa gallicana e Chiesa romana ma Francesco chiese in cambio la città di Parma e Piacenza (occupate da Giulio II negli ultimi mesi di pontificato) e restituzione di Modena e Reggio alla casa d‟Este.  Francesco Maria della Rovere, pur essendo un notorio partigiano filo francese, si vide privato della tutela di Francesco I e rimase indifeso davanti alla sentenza con cui Leone X lo dichiarò decaduto.  Su disposizione del pontefice il ducato di Urbino venne trasferito a Lorenzo de‟Medici – ricevette in vicariato dalla Chiesa anche Pesaro, Senigallia e Fano. Tornò a occuparsi di Firenze, il cui dominio territoriale intendeva ampliare con l‟annessione di Lucca e Siena per costruire il regno di Toscana. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 30  Lautrect non curò di andare a fermare il nemico alle frontiere emiliane: regalò tempo per mettere a punto l‟insurrezione.  Nel contempo diversi contingenti svizzeri che militavano nell‟esercito francese decisero di rientrare in patria con l‟arrivo dell‟autunno (la guerra mercenaria era per loro un‟occupazione stagionale che integrava i redditi delle attività agropastorali.  Quando Prospero invase la Lombardia trovò davanti a sé un nemico disorientato e meno consistente.  La parte ghibellina scatenò la rivolta allo spuntare dell‟esercito imperiale e aprì a Prospero la strada verso la capitale: ingresso a Milano tra l‟esultanza dei cittadini.  Lautrect fu costretto a ripiegare con le sue truppe a Cremona in attesa di rinforzi; Parma e Piacenza vennero occupate per conto della Sede apostolica.  1522: i confederati svizzeri inviarono in Lombardia un corpo di armata che permise a Lautrec di riguadagnare superiorità numerica.  Alle milizie franco-svizzere + una piccola armata di uomini al comando di Giovanni de‟Medici detto “Giovanni dalla bande nere” (bellicoso nipote-condottiero di Leone X) – addestrò le sue truppe all‟uso delle armi da fuoco portatili – da fanti ad archibugieri. Optò per sviluppare le potenzialità della cavalleria leggera (imboscate e rapide manovre di aggiramento nemico). Precursore della tattica della guerriglia.  Prospero scelse un luogo ben difendibile in mezzo ai fossi e acquitrini: località Bicocca. Tattica memore dei condottieri italiani del „400 per i quali disporre di un munito accampamento dal quale tenere sotto scacco il nemico, rappresentava un principio di vittoria.  Lautrec sperò di replicare lo schema francese di sfondamento delle linee fortificate dell‟accampamento nemico accaduto nella battaglia di Ravenna : decise di andare a snidare il nemico alla Bicocca.  Il campo ispano-imperiale era ben protetto su 3 lati da fossi, terrapieni artificiali e paludi- I francesi dovettero puntare allo sfondamento dell‟unico lato sguarnito dove Prospero aveva steso una cortina difensiva che si sarebbe rivelata invalicabile (batteria di cannoni e schiere di archibugieri / picchieri in loro copertura/ cavalleria pronta al contrattacco – vuole evitare l‟errore di Ravenna con la carica anzitempo della cavalleria spagnola e replicare il repentino passaggio dalla difensiva all‟offensiva vincente a Cerignola).  Trionfo della tattica difensiva (devastante dall‟appoggio dell‟uso degli archibugi impiegati in maniera sistematica).  Prospero, una volta intuito l‟esito della battaglia, impedì saggiamente alle sue truppe di lanciarsi all‟inseguimento del nemico sconfitto (per non dare un‟ultima chance di intervento alla cavalleria francese): non passò dalla difensiva all‟offensiva – aveva comunque già vinto lo scontro.  Lautrec constatò di non avere più le forze sufficienti per continuare la campagna e fu costretto a lasciare la Lombardia – rimase in mano alle forze ispano-imperiali.  Successione ducale ripristinata nella figura di Francesco II Sforza (secondogenito di Ludovico il Moro) – insediato da Carlo V con lo scopo di avere in lui un docile strumento che gli permettesse di raccordare Milano ai suoi piani.  1522: Genova presa d‟assalto dagli ispano-imperiali, costretta a passare sotto la protezione di Carlo V.  1523: Francesco I inviò in val Padana un nuovo corpo di spedizione, ma fu respinto da Prospero che però- anziano- dopo questa prodezza morì.  Il posto di comandante supremo dell‟esercito imperiale in Lombardia venne preso da Carlo di Borbone (altissimo dignitario della corte di Francia che, dopo uno screzio con il re, era passato dalla casa d‟Asburgo).  Alle sue dipendenze: Ferdinando d‟Avalos, marchese di Pescara, comandante delle fanterie iberiche.  1524: fu mandato verso le frontiere piemontesi a parare una nuova invasione francese in Lombardia. Si appostò sul fiume Sesia e ricacciò il nemico alla battaglia di Romagnano. Trovò la morte il prode cavaliere Baiardo, la migliore spada di Francia. Primo scontro di movimento nel quale il fuoco di fila delle fanterie spagnole ebbe la meglio sulla carica della cavalleria pesante francese.  Carlo di Borbone, imbaldanzito, partì al contrattacco dal Piemonte, varcò i confini della Provenza e si arrestò sotto le mira di Marsiglia – in suo soccorso Francesco I in persona che li inseguì fino alle Alpi e penetrò in val Padana: trovò sgombra la via per Milano poiché Carlo, anziché sbarrargli la strada, si ritirò nelle pazza forti di Pavia, Lodi e Soncino. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 31  Aiutato dal partito guelfo in cerca di rivalsa, Francesco I entrò a Milano e procedette alla rioccupazione del ducato.  Malanimo dei ghibellini. Massimo focolaio di resistenza alla rioccupazione francese: Pavia (città di antica fede ghibellina) – è qui che si assesta l‟esercito ispano-imperiale, sapendo di poter contare sul sostegno del popolo.  Francesco I pose il campo a Pavia nel vasto Parco ducale che si estendeva dal retro del Castello visconteo, fino alla Certosa – interamente circondato da un muro. Pavia si rivelò imprendibile grazie al concorso degli abitanti.  Dalla Germania vennero apprestati i soccorsi: corpo di lanzichenecchi si congiunse a Lodi con le truppe spagnole del marchese di Pescara. Rapporto di forze ora quasi paritario (prevalevano di poco i francesi).  In questa battaglia l‟artiglieria pesante giocò un ruolo ridottissimo, mentre determinante sarebbe stato l‟apporto delle armi da fuoco portatili, maneggiate dai terceros spagnoli.  Il marchese di Pescara, dopo 3 settimane di schermaglie, si decise per uno scontro totale e risolutivo prima che si verificasse una diserzione di massa. Era consapevole che i francesi erano stanziati in un sito ben protetto e difeso dalle loro temutissime artiglierie.  La sua abilità fu quella di indurre Francesco I a trascurare i propri elementi di superiorità (imprendibilità dell‟accampamento) per accettare un confronto in campo aperto in condizioni di mobilità.  Nella notte il d‟Avalos diede il via ai preparativi per la battaglia,dopo aver concordato con la guarnigione del castello una sortita che essa avrebbe effettuato la mattina, in sintonia con l‟assalto.  Nel massimo silenzio, con il favore delle tenebre gli spagnoli aprirono 3 brecce nel muro di cinta del Parco ducale.  Gli archibugieri e il resto delle truppe presero posizione tutt‟attorno al campo nemico. Solo di mattina i francesi diedero l‟allarme: Francesco I non volle credere alla visione di tutto quanto l‟esercito ispano- spagnolo davanti a sé.  La smania di avventarsi sul nemico lo fece partire subito alla carica, uscendo dal campo senza neppure aspettare che il suo esercito fosse al completo. La cavalleria pesante,fiore della nobiltà di spada, lo seguì come d‟usanza.  I cannoni francesi nel frattempo aprirono fuoco sulle fanterie lanzichenecchi.  La natura accidentata del terreno, solcato da avvallamenti e costellato di punti alberati, impedì a Francesco I di misurare con esattezza e nella nebbia del primo mattino l‟entità del pericolo.  Gli archibugieri si trovarono la cavalleria pesante francese scoperta da un lato e la tempestarono di proiettili, andando a colpire soprattutto i baroni più illustri e lo stesso sovrano fu fatto prigioniero. La cavalleria francese venne in parte catturata e in parte si diede alla fuga.  Entrò in azione la guarnigione del castello che tenne impegnate le fanterie svizzere anche alle spalle – impiegate contemporaneamente di fronte e sul retro vennero stritolate e massacrate.  Le truppe ispano-imperiali, libere di penetrare nell‟accampamento nemico, lo misero a sacco senza risparmiare la tenda del re con i suoi preziosi cimeli.  Carlo V si attenne ai patti stipulati alla vigilia con gli stati italiani, onde non alimentare l‟impressione di un uso esorbitante della supremazia appena conseguita, tuttavia a nessuno sfuggiva che era rimasto senza rivali e con il re di Francia suo prigioniero.  Timore italiano che l‟imperatore potesse arrogarsi la monarchia universale (controllo di tutta Europa): Il papato era il più instancabile epicentro della lotta a questa ipotesi vedendo nella costituzione monarchica della cristianità d‟Occidente una fonte di pericoli per la libertà ecclesiastica. Si fece così promotore di una pluralità di poteri antagonisti e bilanciati tra loro.  Clemente VII schierò gli avversari di Carlo V (pur essendo stato lui stesso uno dei massimi esponenti della fazione filo imperiale a Roma).  L‟espulsione della monarchi a francese dall‟alta Italia venne interpretata dai governanti peninsulari come la scomparsa dell‟unico contrappeso adeguato alla smisurata potenza di casa Asburgo.  Il sentimento identitario, con il suo mito della superiorità demiurgica dell‟intelletto italico sopra la forza bruta degli oltremontani, contribuì a diffondere nei governanti peninsulari la convinzione che l‟esito finale delle guerre d‟Italia fosse ancora reversibile.  Prese forma l‟ultimo guizzo di vitalità del mondo politico italiano, prima della definitiva sconfitta e del letargo. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 32  Circolava “libertà d‟Italia”: espressione vaga nei suoi contenuti programmatici, ma utile a indicare un nucleo di aspirazioni condivise.  Sotteso a questo principio stava un sentimento di antagonismo tra italiani e “barbari”, retaggio del passato.  1525: a farsi promotori del riscatto del mondo italiano furono i veneziani – rimasti privi della sponda francese e timorosi dell‟isolamento davanti all‟inimicizia che Carlo V avrebbe potuto loro mostrare, li accerchiava su 3 lati.  I veneziani si rivolsero a Clemente VII – era però più angustiato dalla famiglia Colonna, capofila del ghibellinismo laziale che aspettava solo un pretesto per balzare su Roma e farne bottino – perciò rifiutò l‟aiuto.  Francesco II Sforza, che doveva il trono a Carlo V ma che non si rassegnava al trattamento che questi intendeva impartire alla Lombardia riducendola al rango di satellite tributario, aderì segretamente al disegno veneziano.  Girolamo Morone, cancelliere e primo ministro, lavorò alla formazione di una triplice lega fra Milano, Venezia e il papato alla quale Francia e Inghilterra avrebbero dato il loro appoggio.  Carlo V si convinse di avere nel mondo italiano un ginepraio di fellonia da reprimere con mezzi severi, prima che esso avesse davvero modo di nuocergli intralciando l‟attuazione dei suoi piani di rimodellamento dell‟Europa.  Spontanea implosione della congiura antimperiale.  Il papa meditava di annullare l‟investitura del regno di Napoli in favore dell‟Asburgo, ma solo per conferirla a qualcuno dei suoi parenti di casa Medici.  Il Morone, non appena seppe che il marchese di Pescara era entrato in dissapori con Carlo V, commise l‟imprudenza di offrirgli la corona napoletana. Il d‟Avalos finse di aderire al complotto solo per conoscerne meglio l‟entità – fece arrestare così il Morone e diede ordine alle sue truppe di occupare il ducato di Milano per conto dell‟imperatore, al quale denunciò un atto di tradimento da parte del duca Francesco II Sforza.  Improvvisa morte prematura del marchese di Pescara rapido rientro dell‟incidente ma i rapporti tra imperatore e mondo italiano ormai esacerbati.  1526: ufficialmente dichiarata la guerra quando Francesco I, liberato dalla prigionia e tornato in patria, denunciò il trattato con quale aveva solennemente rinunciato a Milano, dichiarandolo estorto con la forza.  Preparativi per una nuova campagna in Italia contando sul fermento antimperiale che aveva contagiato anche il papa – aderì alla lega antiasburgica stretta a Cognac nel 1526.  “Lega” perché includeva il papato, ma la natura religiosa della sua genesi fu inficiata dai contatti sottobanco con il sultano Solimano I il Magnigfico.  Esposizione della Chiesa romana a rappresaglie per allora inimmaginabili. L‟Asburgo non diede apertamente sfogo al suo sdegno .  Esercito antimperiale fatto convergere sulla Lombardia - il presidio imperiale in alta Italia era piuttosto sguarnito.  Il rapporto di forze era favorevole alla Lega che avrebbe potuto approfittare per sferrare subito l‟offensiva ma si bloccò: deficit di capacità direttiva non colmato in nessun modo.  Alla guida della campagna antimperiale: preposto Francesco Maria della Rovere – duca di Urbino, capitano generale della Repubblica veneta.  Alle sue dipendenze: Giovanni dalla Bande Nere – comandante delle fanterie e vera anima della lotta: riuscì a smuovere il duca di Urbino dalla lentezza che lo portò a sciupare le occasioni più promettenti.  Carlo di Borbone, battendo il nemico sul tempo, portò le sue truppe dalla Liguria fin dentro Milano: il duca Francesco II ebbe appena il tempo di rinchiudersi nel castello in attesa dei soccorsi (che non arriveranno mai).  Il della Rovere ripiegò sulla conquista di Lodi e da qui passò a Cremona. Questa sequenza di affermazioni secondarie non bastò a imprimere un indirizzo risolutivo alla guerra.  Il papato tentò, per mezzo di fuoriusciti, un colpo di mano su Genova e Siena (avamposti filo imperiali) ma non vi riuscì e per ritorsione Roma dovette subire una rappresaglia per mano dei Colonna – penetrarono nella notte dentro le mira perpetrando razzie e devastazioni. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 35  Primo grosso sbaglio diplomatico: cercò nella Francia il sostegno con cui sopravvivere – avvallò la linea imboccata da Francesco I dopo Pavia tendente a presentare la Francia come una potenza protettrice della libertà d‟Italia, contro le aspirazioni egemoniche dell‟impero ispano-germanico della casa d‟Asburgo.  Quest‟intesa indispettì profondamente Carlo V che, al momento di patteggiare la riconciliazione con Clemente VII, non sollevò obiezioni quando il pontefice gli domandò aiuto per ristabilire i Medici a Firenze.  1527: la Repubblica riportò in vita la milizia dei fanti paesani (selezionati tra contadini di aree devote a Firenze) + affiancata un‟armata di uguali proporzioni composta da mercenari italiani e corsi.  Al comando: corpo di ufficiali fiorentini; direzione suprema operazioni: Malatesta Baglioni – capitano perugino.  Nel momento di pericolo si ritrovò sola a combattere, con il resto della Toscana immobile o si dissociò.  La mobilitazione stessa del ceto dirigente fiorentino non fu totale né convinta.  La chiamata a salvataggio della Repubblica fu insomma ben lontana dal produrre la formazione di quell‟esercito di popolo cementato da amor patrio e solidarietà comunitaria.  Per quanto numerosi comunque gli avversari non disponevano di forze bastanti a stringere il cerchio attorno a una città come Firenze: ampia e provvista di numerosi punti forti.  Gli assedianti optarono per la guerra di logoramento praticando soprattutto scorrerie con le quali devastarono il territorio intorno alla città, nell‟intento di ridurre in ginocchio gli abitanti.  Si distinse Francesco Ferrucci – divenne capitano del corpo ausiliario che il governo fiorentino impiegò nella difficile opera di contrastare le truppe nemiche avendo cura di tenerle il più possibile lontane dalla città.  Giornata di Gavinana: egli riparò insieme alle sue truppe sperando di sfuggire all‟inseguimento dell‟armata mediceo-imperiale. Rapporto di 4 a 1 in sfavore alle milizie fiorentine. Uccisione finale di Ferrucci.  1530: Firenze capitolò dopo 10 mesi di resistenza. Il pericolo di una ripetizione del Sacco di Roma si stagliava vicino, ma a schivarlo intervenne il “tradimento” del capitano delle milizie fiorentine Malatesta Baglioni – da buon adepto dell‟arte italiana di gestire la guerra non aveva mai smesso di intrattenere contatti sottobanco con il nemico e, quando vide irrimediabilmente perduta la partita, non esitò a patteggiare una resa onorevole.  Libertà d‟Italia: diventava un mito del passato, oggetto di rimpianto, ipotesi improponibile nel presente.  Con la Firenze repubblicana cadde la penultima roccaforte del particolarismo italiano; l‟ultima fu Siena che resistette fino al 1558 all‟assorbimento nel nuovo principato toscano edificato da Cosimo I de‟Medici.  Evento che segnò il tramonto definitivo del grande progetto euro mediterraneo della corona francese in epoca rinascimentale: perdita di Genova (1528).  Andrea Doria, dopo avere lungamente parteggiato per Francesco I fino ad assicurare la copertura dal mare al suo tentativo di conquista di Napoli nel 1528, comprese che la causa francese non aveva più speranze. Voltò la sua fedeltà a Carlo V al quale assicurò la sottomissione della sua città.  Defezione di Genova (fin dal Medioevo scalo marittimo di riferimento per qualsiasi impresa francese in Italia): le guerre d‟Italia poterono considerarsi definitivamente perdute per Francesco I.  I veneziani ebbero la riprova di quanto limitato fosse il potenziale offensivo che era rimasto loro a disposizione: 1528-1529 effettuò un tentativo di riprendersi quei porti pugliesi perduti, ma incorse in un completo diastro.  Di lì in avanti ripiegò su una prudente neutralità, finalizzata a salvaguardare un residuo spazio di autonomia tra il Veneto e l‟alto Adriatico, senza più tentare la via dell‟espansionismo.  1529: data topica per la cessazione del confronto franco-asburgico per l‟Italia – a Cambrai venne siglato trattato fra due sovrani = Pace delle due dame (tra la zia e la madre:Margherita d‟Asburgo e Luisa di Savoia).  Francesco i si impegnò a riconoscere come definitivo lo status quo esistente nella Penisola (Francia completamente estromessa), ma si tenne la Borgogna – territorio strategicamente più prezioso per lui, anche per motivi dinastici.  Italia: funse da camera di compensazione per conflitti combattuti altrove e aventi per oggetto territori sparsi in diversi punti d‟Europa. Le guerre d’Italia-Pellegrini. Riassunto VDP 2009/10 36  1559: Pace di Cateau-Cambresis pose fine alla seconda fase della contesa franco-asburgica che ebbe come teatro il nord Europa – solo manovre e passaggi di eserciti in Italia, raramente ebbero la forma di vere e proprie campagne di conquista.  Evento di maggior rilievo:1536 - invasione del Piemonte ordinata da Francesco I nell‟intento di mantenere un avamposto in terra d‟Italia che gli consentisse di rompere l‟accerchiamento alla Francia.  1544: battaglia di Ceresole d‟Alba–scontro fra piccheri francesi e fanterie italiane al servizio di Carlo V– massacrate  1557: successo ottenuto sfumato dalla disfatta francese a Saint-Quentin (proporzioni analoghe a Pavia) per opera dell‟esercito spagnolo guidato dall‟erede spodestato dei Savoia: Emanuele Filiberto – potè riprendere possesso del ducato avito, togliendolo al re di Francia.  Quando si chiusero le guerre d‟Italia si aprirono per Carlo V le guerre in Africa settentrionale (dal 1535). Guidò di persona, a differenza di quanto fatto in Italia, la spedizione verso Tunisi, trionfando nel 1535.  1530: incoronato imperatore a Bologna – non era un tempo di trionfalismo per lui (turchi, protestantesimo etc..)  1529: a Barcellona venne stabilito che Carlo V, una volta sottomessa Firenze per infeudarla ai Medici, sarebbe disceso a Roma per ricevere dalle mani del pontefice la corona imperiale,per poi indire il concilio ecumenico.  Ma siccome non ci fu una completa risoluzione delle questioni aperte in Italia si diedero appuntamento a Bologna e vissero assieme per 6 mesi durante i quali decisero la definitiva configurazione della penisola: ° Venezia – diritto di possedere il dominio territoriale ma doveva restituire alla Chiesa Ravenna e Cervia e non contendere più alla casa d‟Asburgo il controllo sul Trentino. ° Casa d‟Este – sopravisse.  Il panorama geopolitico della Penisola venne cristallizzato in un‟asimmetrica compresenza di stati medi, piccoli, obbligati a coesistere ma in una condizione di stabilità vigilata sotto la pesante protezione imperiale.  1533: le guerre d‟Italia, nate dalla dissoluzione del sistema interstatale formatosi a metà „400, terminarono con la stipulazione di una versione aggiornata della vecchia formula della “quiete d‟Italia” : incluse tutte le piccole e medie potenze della Penisola e le parificò come satelliti di un impero che si identificava con casa d‟Asburgo.  1536: solenne ingresso di Carlo V a Roma come trionfatore delle guerre nordafricane, compensò il mancato sopralluogo romano per l‟incoronazione – segnò la sua apoteosi come padrone d‟Italia.
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