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Le politiche sociali - Lavinia Bifulco, Dispense di Politiche dell'Unione Europea

Riassunto libro - Lavinia Bifulco

Tipologia: Dispense

2018/2019
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Caricato il 14/05/2019

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Scarica Le politiche sociali - Lavinia Bifulco e più Dispense in PDF di Politiche dell'Unione Europea solo su Docsity! LE POLITICHE SOCIALI – LAVINIA BIFULCO LO SPAZIO EUROPEO Le materie sociali costituiscono un campo di SPERIMENTAZIONI (hanno e stanno agendo sulle forme di governo, sui meccanismi regolativi e sui problemi oggetto d’intervento) di approcci e strumenti a volte inediti. Le dinamiche di rapporto fra livello sovranazionale, nazionale e subnazionale del policy making sono caratterizzate dall’importanza crescente dell’Unione europea e dal “locale” nella cornice della “governante multilivello”. L’importanza europea a livello SOVRANAZIONALE va evidenziata poiché interagisce con diverse organizzazioni internazionali ed inoltre l’unione europea esercita un’importante spinta sui paesi membri in direzione dell’armonizzazione delle politiche sociale e l’elaborazione di un “modello sociale europeo”. Strumento principale su cui poggia l’influenza europea è il METODO APERTO DI COORDINAMENTO ! conciliare l’obiettivo dell’armonizzazione delle politiche sociali europee con il rispetto delle specificità nazionali e regionali e con la valorizzazione di un approccio decentralizzato ! dà corpo a due criteri di costruzione di un modello comune: COOPERAZIONE e SORVEGLIANZA RECIPROCA tra i paesi membri; precisamente, procedure formalizzate di monitoraggio e valutazione incrociata per apprendimenti e strategie ed elaborazione di azioni condivise. LINEE GUIDA Nell’elaborazione del progetto di “Europa sociale” permettono di confrontarsi sia con i problemi economici indotti dalla competizione globalizzata, sia con i vecchi e nuovi problemi sociali almeno in parte collegati, soprattutto con quelli che cumulano svantaggi multipli nel campo del lavoro, del reddito, della salute, delle condizioni abitative: -SOSTENIBILITA’! parametro per ridurre, compensare o evitare squilibri sociali, oltre che i rischi ambientali indotti dallo sviluppo; peso equivalente che le politiche economiche, del lavoro e sociali rivestono nel modello di sviluppo prescelto; -COESIONE SOCIALE ! politiche sociali sono chiamate a creare un tessuto sociale includente, a sviluppare azioni che ricostruiscano o salvaguardino il legame sociale di una collettività, preservando contemporaneamente le condizioni di sostenibilità economica di queste azioni; -ATTIVAZIONE ! sposta l’accento dall’inclusione intesa come risarcimento di uno svantaggio attraverso sostegni al reddito, all’inclusione intesa come partecipazione alla vita sociale soprattutto attraverso il lavoro; in tal modo, si investe sulle risorse individuali dei destinatari, in direzione dello sviluppo di competenze e capacità per l’inserimento sociale e/o lavorativo, nonché sulle risorse in dotazione ai contesti locali, in direzione della valorizzazione dei loro potenziali di interazione cooperativa; -SUSSIDIARIETA’ ! dà impulso al processo di decentralizzazione territoriale. Impegna gli attori nazionali a sorvegliarsi reciprocamente e a coordinarsi nello spazio europeo e che, contemporaneamente, riconosce e valorizza i livelli locali di governo. Tutto questo è un coprodotto di due assi dell’europeizzazione fra loro compenetranti e complementari; oltre che dalla spinta all’armonizzazione delle politiche sociali e dall’ importanza della leva finanziaria. Terzo asse ! tendenza alla LOCALIZZAZIONE delle politiche sociali: movimento dall’Europa verso i contesti locali (che sostiene l’importanza di questi ultimi come spazi del disegno, del governo e dell’implementazione delle politiche sociali, soprattutto in quanto volte all’obiettivo dell’attivazione e commisurate a criteri di integrazione) e dai contesti locali all’Europa, attraverso il ricorso a strumenti in grado di promuovere linee di azioni comuni e di sorvegliarne le realizzazioni. Il rapporto fra il livello europeo e quello locale è dunque caratterizzato da dinamiche di rinforzo reciproco. Questo rapporto è scandito da un lato da un movimento dall’Europa verso i contesti locali, che sostiene l’importanza di questi ultimi come spazi di disegno, dal governo e dell’implementazione delle politiche sociali, soprattutto in quanto volte all’obiettivo dell’attivazione e commisurate a criteri di integrazione. Dall’altro lato, da un movimento dai contesti locali verso l’Europa, che fa perno sul ricorso a strumenti in grado di promuovere linee di azione comune e di sorvegliarne le realizzazioni. Il “modello sociale europeo” è tuttora espressione di un conflitto fra “attori economicamente orientati”che si ispirano a soluzioni di mercato e “attori socialmente orientati” che provano a trovare leve di rinforzo fra coesione sociale e crescita economica. La coesione sociale stessa può essere intesa secondo due prospettive dissimili di intervento sugli squilibri sociali una mette al centro le disuguaglianze sociali e fissa queste ultime come problema su cui agire per creare un <<tessuto sociale ospitale>>, <<capace di supportare e sopportare le differenze>>; l’altra tende a trattare gli squilibri sociali come una minaccia all’ordine sociale e può essere declinata attraverso approcci e interventi di tipo sicuritario. Dunque, le linee di azione emergenti in questo quadro sono ambigue e si prestano a forme ed effetti di “traslazione” (indica dinamiche attraverso le quali un disegno o un indirizzo di policy viene tradotto nelle pratiche concrete) particolarmente variabili, tanto più in quanto fanno espressamente leva sulle risorse d’azione e di scelta disponibili nei contesti locali. VECCHI E NUOVI QUESITI DELLA GIUSTIZIA SOCIALE Un terreno importante di cambiamento riguarda le idee, gli stili d’azione, i valori incorporati nelle politiche sociali. La loro europeizzazione amplifica le tensioni per via dell’incrocio fra globale e nazionale, da qui l’esigenza di costruire una visione comune. Come progettare e realizzare una “società giusta?” Oggi si ha l’esigenza di costruire una visione (politica) comune nel contesto europeo che sembra riaprire la strada al discorso su valori e finalità come terreno riconosciuto o riconoscibile di azione e di elaborazione delle politiche sociali; e sembrano tornare di attualità in questo contesto i quesiti (politici) relativi a come progettare e realizzare una società giusta, più o meno eguale, libera e sicura. I progetti di società giusta hanno istituito un “nucleo duro” comune agli assetti nazionali della cittadinanza sociale, costituito dalle misure che proteggono gli individui dai rischi cui sono esposti in quanto dipendenti dal mercato (de mercificazione, Esping-Andersen). Il vocabolario dei diritti sociali che vi ha preso forza, padre fondatore Thomas Marshall, afferma che “i Diritti sociali è la gamma che va da un minimo di benessere e sicurezza economica fino al diritto a partecipare pienamente al retaggio sociale e a vivere la vita di persona civile, secondo i canoni della società” … in cui si ha l’eguaglianza delle titolarità di accesso a beni e prestazioni per la protezione sociale, garantita dallo status di cittadino. In questa ottica, si ha l’idea di una società non di eguali, ma di simili <<in cui tutti i membri possono intrattenere delle relazioni di interdipendenza perché dispongono di un fondo di risorse comuni e di diritti comuni>>. Un elemento comune è lo sviluppo della protezione civile e il rafforzamento della democrazia moderna, tra loro dipendenti, che rafforzano i pilastri istituzionali dei diritti di cittadinanza (regime di democrazia). Il vocabolario dei diritti è sotto pressione per un groviglio di fattori, quali: -l’emergenza di nuovi rischi e bisogni di protezione sociale indotti dalle trasformazioni intervenute nelle società europee dagli anni ottanta, in particolare nel mercato del lavoro, nelle strutture familiari e nell’assetto demografico, oltre che collegati alla crescente presenza in Europa di migranti; -pesano le scelte di policy; -gli spazi dei diritti sociali, difatti, oggi il processo di integrazione europea ha dato impulso alla costruzione di uno spazio sovranazionale della cittadinanza che si sovrappone a quello nazionale. In breve, lo spazio dell’elaborazione di una visione comune attorno a un modello sociale europeo fronteggia problemi e assetti radicalmente diversi da quelli attorno ai quali hanno preso forza le scelte di giustizia sociale elaborate nel corso del Novecento. In particolare:
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