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Il Partito Democratico: Origini, Organizzazione e Caratteristiche, Sintesi del corso di Scienza Politica

La nascita e lo sviluppo del partito democratico (pd) in italia, dalla sua fondazione nel 2007 fino alle elezioni primarie del 2009. Della struttura interna del partito, la sua rappresentatività e la sua posizione politica, che è centrata sulla classe media e la società del rischio. Vengono inoltre esaminate le elezioni primarie del 2007 e del 2009, con un focus sul sistema elettorale, la partecipazione e i profili politici dei votanti.

Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 15/03/2013

lamarij
lamarij 🇮🇹

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Scarica Il Partito Democratico: Origini, Organizzazione e Caratteristiche e più Sintesi del corso in PDF di Scienza Politica solo su Docsity! RIASSUNTO LIBRO SULLE PRIMARIE DI BERSANI INTRODUZIONE Gli anni ’60 vengono identificati da Inghleart con il termine “congelamento” poiché sia il sistema partitico che gli interessi rimangono immutati dall’inizio del secolo. Negli anni ’70 invece si assiste a un periodo di forte mutamento che porta a grossi cambiamenti negli interessi della gente e di conseguenza anche nella loro affiliazione partitica. Da qui si sviluppa lo studio del “party change”. L’Italia prima dominati da 3 principali partiti (Pci; Dc; Ms) vede cambiare il suo assetto passando a un sistema multipartitico, anche se sostanzialmente bipolare incentrato sul centro-sinistra e centro-destra con i conseguenti partiti minori. 1)A CHE PUNTO è IL PD?ANALISI ORGANIZZATIVA DI UNA AMALGAMA MAL RIUSCITO Il Pd nasce nell’autunno del 2007 tra la fusione a freddo del Margherita e dei Democratici di sinistra (Ds). Questo partito promette sin dalla sua nascita promette una grande innovazione programmatica e organizzativa. Tuttavia questa non si riscontra in quanto un partito per proporre nuove idee ha bisogno di volti nuovi provenienti da altre culture politiche, invece il Pd vede semplicemente il trasferimento dei bagagli di coloro che prima erano membri della margherita e Ds in un partito fuso e più grande. Le cariche interne al partito vengono quasi totalmente occupate da costoro, e le cariche parlamentari (ottenute tramite l’elezione del 2008) solo in percentuale minima vengono affidate ai volti nuovi (5% camera, 10% senato) i restanti risultano tutti ex membri dei Ds e Margherita. In sostanza il grado di circolazione delle elites nel Pd appare nullo o marginale. Per quanto riguarda la rappresentatività del Pd, nei progetti questo era orientato a dare voce alla classe media, e alla società del rischio (lavoratori precari, giovani, liberi professionisti, piccoli imprenditori), infatti è da questi che traggono la maggior parte dei consensi. In conclusione si può affermare che il Pd nasce senza valori precisi e comuni a tutti, con una classe politica immutata rispetto a quella precedente dei ds e margherita che non porta l’innovazione che promette. Inoltre i parlamentari tenderebbero a conservare il proprio posto di prestigio, pur consci che il loro permanere non porta innovazione e confina le possibilità del nuovo partito di rimanere sempre all’opposizione. 2) L’ ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PD Nella costruzione di un partito, i leader fondatori svolgono un ruolo predominante nella definizione delle ideologie. Una volte che queste sono largamente accettate e vi è un diffuso grado di realtà si può dire che il partito si è istituzionalizzato e i valori di fondo sono stati consolidati. Il Pd invece sin dalla sua nascita ha riscontrato un percorso discontinuo e irregolare dei suoi leader, cambiandone 3 nel giro di due anni (Veltroni, Franceschini, Bersani) non permettendo di conseguenza di imprimere al partito un orientamento valoriale. Il Pd ha sostenuto dal 2007, 2 volte l’elezione del segretario nazionale del partito e del gruppo dirigente(sistema chiamato in via mediatica “primarie”). L’assemblea nazionale composta da 1000 persone vede occupare nel 2007 la carica di segretario del partito da Walter Veltroni. Il gruppo dirigente era composto in gran parte da laureati (66%) con un età media di 48 anni e solo il 27% risultavano “facce nuove” (provenienti da altre culture politiche rispetto a Ds e Margherita). Il 2009 invece vede Bersani come leader del partito e il gruppo dirigente è composto, rispetto alla precedente elezione, da più laureati di età maggiore e i volti nuovi risultano diminuiti. Il partito rispetto ai Ds e la Margherita che erano di sinistra, viene collocato dai propri delegati in una posizione meno polarizzata e più moderata, identificandolo come partito di centro-sinistra (circa il 94% dei delegati si auto collocano e collocano il partito al centro- sinistra). Gli elettori invece si collocano più a sinistra rispetto ai delegati e addirittura il 42% si auto colloca a sinistra. Il Pd inoltre viene considerato come discendente dal partito socialdemocratico e con orientamenti pro- labor. Tuttavia tra il 2007 e il 2009 si riscontrano delle divergenze interne sulle tamatiche e principali policy da trattare. Inoltre il Pd era stato creato inizialmente e ingenuamente da Veltroni come partito con vocazioni maggioritarie, tuttavia si dovette ricredere alle elezioni del 2008 che vedono ricevere una larga maggioranza al Pdl. Per cui mutano gli orientamenti e gran parte dei delegati sostengono un alleanza con il centro poiché senza un allargamento della coalizione si è destinati a rimanere all’opposizione. Questi continui mutamenti valoriali e organizzativi del partito, portano il Pd a rimanere ancora poco istituzionalizzato e fragile. 3) DA VELTRONI A BERSANI. I CAMBIAMENTI TRA LE DUE ELEZIONI DEL SEGRETARIO, 2007 E 2009 Innanzitutto le due elezioni si differenziano in merito al regolamento, in quanto il primo risultava provvisorio (2007) mentre nel 2009 è definitivo. Il regolamento del 2007 prevedeva la presenza di 3000 delegati, nessun limite ai delegati e la presenza di 27 circoscrizioni elettorali regionali con un complesso di 475 collegi elettorali all’interno dei quali potevano essere assegnati da un minimo di 2 a un massimo di 11 seggi ed un sistema elettorale proporzionale. Le elezioni del 2009 invece presentano un ridimensionamento di tutte queste caratteristiche e in particolare una riduzione del numero dei candidati per la segreteria nazionale pari a 3 con un sistema elettorale maggiormente proporzionale rispetto al 2007. Ossia coloro che avrebbero raggiunto la maggioranza di consensi tra gli iscritti al partito. Per quanto riguarda la partecipazione elettorale invece, nel 2007 notiamo un affluenza pari a 3,5 milioni di persone, con un tasso più alto al sud e la vittoria di Veltroni viene ottenuta con più del 65% dei consensi. Il 2009 invece conta una diminuzione dell’affluenza elettorale (3 milioni) con il sud capolista e la vittoria di Bersani invece viene ottenuta con un minor tasso di consenso (poco maggiore al 50%). La composizione dell’assemblea nazionale invece, vede in tutti e due i casi una provenienza dei delegati omogenea su base territoriale. Studi inoltre hanno dimostrato che anche se nel 2007 vi era la presenza di un maggior numero di candidati per la segretaria nazionale, la competizione fosse inferiore rispetto al 2009. Questo spiega il minor taso di consensi ricevuto da Bersani. 4) IL VOTO E I RISULTATI (primarie 2009) L’iter elettorale per le primarie nel 2009 si è svolto in questo modo: Entro il 23 luglio gli aspiranti segretari nazionali dovevano presentare la loro mozione, di seguito i membri iscritti al partito votano i candidati e vengono ammessi alle elezioni per la scelta del segretario di partito solo i primi tre più votati. Di seguito vengono assegnati i delegati alle assemblee provinciali e poi tra tutti questi, 1000 andranno a costituire l’assemblea nazionale. Alle elezioni possono votare sia i membri iscritti al partito che i simpatizzanti, in sostanza tutti sono ammessi al voto. Bersani ottiene la maggioranza relativa
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