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Le colonie americane: storia, tipologie e conflitti con la madrepatria, Appunti di Storia

La fondazione e la evoluzione delle colonie americane, le loro differenze in base al tipo di governo e la loro relazione con la Gran Bretagna. Viene inoltre trattato il conflitto tra le colonie e la madrepatria a causa di questioni economiche e politiche.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/12/2022

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Scarica Le colonie americane: storia, tipologie e conflitti con la madrepatria e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! RIVOLUZIONE AMERICANA LA COLONIZZAZIONE DEL NORD AMERICA DA PARTE DEGLI EUROPEI Inizia già dall’inizio del ‘600. Era mossa da motivi politici e religiosi, c’era un atteggiamento restrittivo da parte delle colonie. inizia da Quebec e Massachusetts, poi Rhode island, Pennsylvania e Philadelphia. In fuga da persecuzioni religiosi, protestanti e calvinisti fondano nuove colonie come New York e Boston. Aumenta il flusso anche grazie agli scozzesi d’Irlanda. Si costituiscono tredici colonie inglesi sulla costa est che nacquero o per decisione di privati o per decisione regia. le colonie si distinguevano in tre sottocategorie: -colonie con carta, ovveri fondate da compagnie commerciali che in accordo con il re sceglievano gli amministratori -colonie di proprietari, erano gestiti dagli stessi cittadini che potevano varare i propri sistemi politici e carte costituzionali autonomamente -colonie regie, direttamente gestite dal regno inglese, che sceglieva amministratori e governava attraverso un’assemblea eletta potere regio sulle colonie: colonie regie>colonie con carta>colonie di proprietari con la pace di Parigi del 1763 l’impero coloniale francese arretrò e i britannici si espansero nel canada francese e nella Florida spagnola, possedevano quindi tutta la costa est. Iniziarono gli scontri con i nativi nelle zone confinali più selvagge ad ovest. essi costituirono sempre un ostacolo per l’espansione coloniale attraverso tribù e trasmisero anche molte malattie. Le colonie furono assai feconde dal punto di vista demografico: la popolazione aumentò esponenzialmente fino a due milioni e mezzo nel 1775. le società coloniali erano molto diversificate per condizioni economico-sociale e religione. Vi erano grandi disparità economiche ma anche mobilità sociale. Era diffusa la schiavitù e una morale conservatrice. Le colonie nate potevano essere divise in tre tipologie: - le colonie del nord erano fondate su un'economia libera e caratterizzata da commercio, artigianato e attività manifatturiere. Prevaleva il puritanesimo. - le colonie del centro, erano caratterizzate da grandi città in cui vi era grande diversità culturale e attività commerciali di diversa condizione economica - le colonie del sud, erano fortemente distinte dai vasti latifondi costituiti da piantagioni e campi in cui un’aristocrazia fondiaria assai ristretta e anglicana operava tramite lo sfruttamento degli schiavi Le colonie erano in forme diverse, tutte caratterizzate dall’autogoverno. erano amministrate da un governatore aiutato da un consiglio coloniale e un’assemblea legislativa ristretta. il governatore poteva porre il veto sulle decisioni delle assemblee, con cui si creavano spesso conflitti, e nominare giudici. La madrepatria per impedire il monopolio da parte delle colonie creava le condizioni per rivalità interne alle colonie e fra le colonie stesse, che difficilmente quindi potevano collaborare. LO SCONTRO TRA COLONIE E MADREPATRIA la gran bretagna aveva stabilito il proprio esclusivo monopolio commerciale sui traffici navali verso le colonie con gli Atti di Navigazione. Il mercato dei prodotti era quindi chiuso tra colonie e madrepatria. L’industria nordamericana, esclusivamente cantieristica, era quindi limitata per la dipendenza da quella della madrepatria. Iniziarono presto i malumori verso la Gran Bretagna. I coloni inoltre volevano espandersi verso ovest per gestire meglio il territorio, ma la madrepatria lo impedì con la Royal Proclamation del 1763 per l’aumentato peso sui bilanci delle colonie (nonché spese belliche aumentate). La gran bretagna proseguì con una serie di provvedimenti economici restrittivi: - il revenue act del 1764 combattere il contrabbando dannoso per la madrepatria - nel 1764 inoltre con lo sugar act aumenta i dazi dei prodotti importati dalle colonie da paesi diversi dalla gran bretagna - il currency act vieta l’emissione di cartamoneta - nel 1765 la stamp act porta tasse su atti giudiziari e commerciali Nove delle tredici colonie si riunirono a New York per protestare contro i provvedimenti, secondo il principio No taxation without representation: dichiarava incostituzionale il fatto che fossero tassate le colonie, pur non avendo rappresentanza nel parlamento britannico. Si sviluppò un movimento indipendentista che con manifestazioni pubbliche e boicottaggi delle merci inglesi esprimeva il proprio dissenso. la Gran Bretagna proseguì con la propria linea attraverso il Declaratory Act e le leggi Townshend che incrementarono tasse e monopoli Nacquero comitati di lotta per l’indipendenza chiamati comitati di corrispondenza. La situazione degenerò con la creazione del monopolio del te per salvare la compagnia delle indie orientali. Ecco che gli indipendentisti insorsero rovesciando le navi inglesi, cariche di te, nel porto di Boston il 16 dicembre 1773 (Boston Tea Party). LA GUERRA PER L’INDIPENDENZA la Gran Bretagna rispose duramente con gli Intolerable Acts: - il porto di boston venne chiuso - requisì molti alloggi privati per le truppe - requisì e assegnò agli abitanti di nazionalità francese i territori a nord del fiume Ohio Tra i coloni si contrapposero due fazioni: - gli indipendentisti (yankees) promossero una piena rottura. Erano borghesi - i lealisti (Tories) miravano invece a maggiori autonomie senza rotture con la madrepatria. Erano principalmente latifondisti RIVOLUZIONE FRANCESE LE INTERPRETAZIONI STORIOGRAFICHE E LA PERIODIZZAZIONE La rivoluzione portò a un accentramento della figura del cittadino e a una società più liberale e democratica. Fu affermata la sovranità del popolo, come unico ente costituente la nazione, e l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Si è soliti dividere la rivoluzione francese in tre periodi: - fase monarchico-costituzionale - fase repubblicano-democratica - fase repubblicano-moderata LA CRISI DELLA SOCIETA’ DELL'ANCIEN REGIME Alla fine del ‘700 la Francia era assai popolosa e godeva di un ampio strato di commercianti. Era ancora legata a un’economia feudale e soffriva però il dominio sconfinato del ceto nobiliare e del clero, che godevano di ampi privilegi socio-economici. La cosiddetta nobiltà di spada aveva posti di privilegio nei ruoli di potere e nelle corte, aveva ancora antichi diritti feudali. Anche l’alto clero godeva dunque di grossi privilegi, possedeva terre inalienabili e aveva accumulato vaste ricchezze grazie alle decime dei fedeli. Il basso clero invece viveva in condizioni plebee. Il terzo stato invece raggruppava il resto del popolo, composto da una vasta borghesia, che rappresentava un ceto attivo, culturalmente illuminista e opposto allo strapotere nobiliare, e da un ceto contadino gravitante sulle piccole imprese. Era incluso anche il cosiddetto Quarto Stato, costituito da chi non aveva alcune proprietà. Vi era inoltre una dilagante crisi finanziaria dovuta alle spese belliche di Luigi XIV. Lo stato era estremamente indebitato con le banche. Per fronteggiare debiti e spese per lo stato sarebbe stato necessario tassare nobiltà e alto clero, che tuttavia bloccavano tali misure con una forte opposizione. Furono tagliate le spese di corte ma vi furono forti critiche non appena furono resi completamente pubblici i bilanci statali disastrosi, che costrinsero a chiedere ulteriori prestiti. A questa situazione già economicamente critica si aggiunse una grave difficoltà e carenza nella produzione agricola. Questa disastrosa annata produsse un vertiginoso aumento dei prezzi del pane, che portarono ai primi tumulti popolari. in questa situazione di crisi i nobili e il clero convocarono gli Stati generali, evento che non avveniva dal 1614, e che implicava la convocazione dei rappresentanti dei tre ordini. Solo gli Stati Generali avrebbero potuto fronteggiare la crisi introducendo nuove tasse. LA RIVOLUZIONE BORGHESE In occasione dell’elezione dei rappresentanti degli Stati si sviluppò una vasta mobilitazione dell’opinione pubblica che si mosse attraverso la pubblicazione di opuscoli e pamphlet (in particolare i cahiers de doleances), in cui si raccolsero le numerose lamentele e proteste del malessere popolare da far recepire al Re. Emerse chiaramente lo scontro ideologico fra Corona e Terzo Stato: se il primo prediligeva il mantenimento dello status quo assolutistico, il secondo reclamava l’uguaglianza giuridica dei cittadini, abolendo i vasti privilegi dell’aristocrazia. Molti intellettuali liberali si schierarono dalla parte del popolo (vedi Società dei Trenta). Il sistema di voto dell’epoca era diviso infatti per ordine, ovvero un voto a testa per ognuna delle tre componenti degli Stati generali, dunque complessivo e rappresentativo per quella componente, o per testa, ovvero diverso per ogni membro dell’Assemblea indipendentemente dalla componente sociale di appartenenza. Il popolo e gli intellettuali liberali reclamavano appunto l'esclusivo utilizzo della seconda modalità. Le nuove elezioni del 1789 portarono al rinnovamento dei deputati delle tre componenti. Tra i rappresentanti del terzo Stato figuravano molti borghesi ma non solo. gli stati generali si aprirono a Versailles il 5 maggio 1789. Le gravi questioni pendenti non si risolsero e il Terzo Stato si autoproclamò Assemblea Nazionale. il re ordinò la chiusura della sala riunioni il 20 giugno 1789, quindi i deputati si riunirono della sala della Pallacorda, dove attraverso l’omonimo giuramento (Giuramento della Pallacorda) emanarono un nuovo ordinamento costituzionale, a cui si piegarono anche gli ordini privilegiati. Nacque dunque il 9 luglio 1789 l’Assemblea nazionale costituente, che di fatto cancellava il sistema politico preesistente. Il re, preoccupato, ordinò un concentramento di truppe a Versailles. Il popolo di Parigi si costituì una sorta di esercito popolare, la milizia municipale borghese. Il 14 luglio 1789 il popolo, ormai sempre più inferocito, assaltò la fortezza carceraria della Bastiglia, luogo di valore politico perché luogo di custodia dei prigionieri politici nonchè di molte armi. Il governatore della Bastiglia regì violentemente oridnando di saprare sulla folla, con molti morti. E’ la data d’inizio simbolica della Rivoluzione francese. Seguì la costituzione di un nuovo consiglio municipale, la Comune, fatta di neo amministratori borghesi e fu istituita la milizia cittadina della Guardia nazionale, guidata da Lafayette. La rivoluzione si diffuse in tutta la Francia, articolandosi in tre declinazioni: quella istituzionale (l’Assemblea naz. cost.), quella municipale (le nuove ist. comunali sopra), quella contadina. Nel frattempo la grave situazione economica perdurava e i contadini iniziarono ad assaltare gli archivi per reclamare privilegi feudali (La grande Paura). La nuova assemblea nazionale costituente abolì i diritti signorili. I rivoluzionari proseguirono con un’altra azione fondamentale: la stesura della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, il 26 agosto 1789, che sanciva principi importantissimi come la libertà della persona, il diritto di proprietà, la sovranità nazionale e l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ovviamente in tutto ciò il re si oppose fermamente e i rivoltosi optarono per un’ insurrezione a Versailles il 6 ottobre 1789 finché il re non accettò l’abolizione dei privilegi nobiliari e di trasferirsi a Parigi. I diritti politico-elettorali nel frattempo furono distribuiti dall’Assemblea mediante due classi di cittadini: quelli attivi, con diritto di voto, e quelli passivi, senza tale diritto. Erano esclusi i più poveri, giacchè era un sistema censitario che richiedeva il pagamento di un’imposta. Si operò dunque una chiara distinzione all’interno dei rivoluzionari tra borghesia e strati popolari. Oltre al Re, nel frattempo si opponeva anche la regina Maria Antonietta d’Asburgo, che chiedeva un intervento straniero. per timore di un complotto, il popolo dunque promosse la sospensione degli ordini religiosi e l’incameramento dei beni del clero. nel 1790 a luglio fu votata la Costituzione civile del clero, mediante cui i membri del clero venivano declassati a funzionari di Stato, in tal modo venivano meno tutti i loro abbondanti privilegi socio-economici. Il clero si divise in costituzionali, che si adattarono al nuovo ordinamento, e refrattari, che invece non lo firmarono. La confisca dei beni ecclesiastici portò a un temporaneo miglioramento delle condizioni economiche e furono emessi nuovi titoli pubblici. Nel frattempo si assistette a un ricambio dei proprietari terrieri, che portò al rinnovamento del ceto dei proprietari agricoli. LA MONARCHIA COSTITUZIONALE Fioriva ormai la discussione pubblica: nacquero diversi circoli per tale scopo, tra i quali i clubs, che discutevano le varie visioni per portare a termine la rivoluzione. In particolare nacquero il club guidato da Lafayette, il club dei foglianti, e quello più radicale dei cordiglieri, tra cui figuravano Jacques Danton e Jean Paul Marat. Altro club importante era quello dei giacobini, che si diffuse molto presto in tutta la Francia ed ebbe grande peso nella rivoluzione. Figuravano molti esponenti della media e alta borghesia francese, tra cui Brissot e Maximilien Robespierre. Emerse all’interno del Terzo Stato la figura del sanculotto, chiamato così perché portavano i pantaloni lunghi. Erano esponenti della piccola borghesia e del proletariato, e furono tra i più attivi personaggi dell'epoca della rivoluzione, con le loro battaglie per l’uguaglianza sociale e la democrazia diretta. Il 2 giugno 1793 la situazione degenerò e portò a una rivolta dei sanculotti sostenuta dai giacobini che culminò con l'arresto di alcuni deputati girondini e nella presa di potere della convenzione da parte dei giacobini. insorsero le province (rivolta federalista), che rovesciarono le municipalità giacobine. Il potere esecutivo fu affidato dai giacobini al Comitato di salute pubblica, che si occupò di ristabilire l’ordine nella repubblica. Fu ordinata la leva di massa. Il 24 giugno 1793 i giacobini emanarono una nuova costituzione, che prevedeva il suffragio universale maschile e il referendum. Alla fine non entrò mai di fatto in vigore, escludendo in ogni caso i diritti delle donne. nel luglio 1793 fu assassinato dal comitato Jean Paul Marat. Il comitato era composto da diverse personalità, tra cui emergeva il giacobino Maximilien Robespierre. Robespierre sosteneva una mediazione tra interessi del movimento popolare e tra quelli della borghesia. cercava di fungere da garante del popolo, con l’obiettivo di regolare la proprietà privata e far sviluppare i braccianti in piccoli bottegai o proprietari terrieri, secondo una prospettiva semi-liberista. le terre confiscate degli aristocratici vennero divise in piccoli lotti da far acquistare ai contadini. il comitato, che ormai concentrava su di sè tutti i poteri, impose dei calmieri contro l’inflazione e nuove imposte ai ricchi. Iniziò la cosiddetta fase del terrore, guidata dal Comitato di sicurezza generale assieme al tribunale rivoluzionario. La traduzione pratica della fase del terrore iniziò con l’esecuzione della ex regina maria antonietta nell’ottobre del 1793,a cui seguirono alcuni vecchi rivoluzionari (vd Lavoisier) e alcuni deputati girondini. In vandea vi furono migliaia di esecuzioni anche di preti. Alcuni gruppi più radicali guidati da Jacques rene Hébert promossero inoltre un processo di scristianizzazione, come l'istituzione di matrimonio civile, del divorzio e la soppressione delle feste religiose. fu anche adottato un nuovo calendario, detto repubblicano o rivoluzionario, e che usava il ciclo dei lavori nei campi come misura dei giorni. A partire dal marzo 1794 l’opera del comitato si consolidò ulteriormente e iniziò una vera propria dittatura guidata da Robespierre nota come Grande Terrore, che si occupò anche di eliminare i montagnardi che avanzavano le richieste più radicali. furono giustiziati anche molti della fazione di hebert. Robespierre colpì anche gli indulgenti, ovvero coloro che si mostravano troppo moderati nei confronti delle riforme avanzate dal comitato. Con la legge dei sospetti del 10 giugno 1794 il tribunale rivoluzionario poteva emettere una condanna anche solo sulla base di sospetti. si nega così il principio di habeas corpus della dichiarazione del 1789. LA SVOLTA BORGHESE: DAL TERRORE BIANCO AL DIRETTORIO Dopo un'importante vittoria francese a Fleurus, i deputati della palude, fin’ora sottomessi, si ribellarono a robespierre il 27 luglio 1794 (9 termidoro). Alla fine prevalsero su Robespierre e lo ghigliottinarono senza processo. incominciò con questo colpo di stato la fase del terrore bianco, più moderata: i giacobini rimasti si allontanarono, mentre i girondini vennero riammessi alla convenzione, si giustiziarono molti giacobini e sanculotti, sotto la direzione della cosiddetta gioventù dorata. Si riaffacciò un pieno liberismo economico, con l’abolizione dei calmieri e la ripresa dei liberi commerci. tuttavia ciò portò a un aumento dell’inflazione. la convenzione, per distogliere l’attenzione, si occupò di stipulare alcuni trattati di pace, eccetto che con gran bretagna e Austria. Fu approvata una nuova costituzione , che reintrodusse il suffragio censitario e una nuova dichiarazione dei diritti che mirava ad evitare l'instaurarsi di una nuova dittatura. I poteri furono così divisi: - il potere legislativo a due camere, una che presentava e l'altra che approvava le nuove leggi - il potere esecutivo a un direttorio di cinque membri - il potere giudiziario sempre a una magistratura elettiva Durante le nuove elezioni del 1795 scoppiarono nuove violenze da parte dei cosiddetti realisti, che organizzarono una rivolta il 5 ottobre 1795. la rivolta fu sedata anche grazie all’intervento dell’esercito in cui militava Napoleone Bonaparte. le elezioni portarono a una maggioranza di monarchia costituzionale, con comunque membri repubblicani nel direttorio. nel 1796 fu organizzata la congiura degli eguali, d’accordo con l’italiano rivoluzionario Filippo Buonarroti. i congiurati miravano ad alcune riforme di stampo comunista, come l’abolizione della proprietà privata e la gestione comune dei terreni. Finì in un nulla di fatto.
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