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Le tragedie di Vittorio Alfieri, Guide, Progetti e Ricerche di Italiano

L'opera di Vittorio Alfieri, uno dei maggiori rappresentanti del teatro tragico italiano. Alfieri trae ispirazione dal classicismo, dall'illuminismo e dal romanticismo, creando un'opera universale e senza tempo. le tematiche affrontate dall'autore, come la lotta per la libertà e la sfida al Fato, e la sua figura poliedrica, che unisce elementi classici e illuministici.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

In vendita dal 17/10/2022

marta42
marta42 🇮🇹

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Scarica Le tragedie di Vittorio Alfieri e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Italiano solo su Docsity! LE TRAGEDIE DI VITTORIO ALFIERI, UN PONTE DAL CLASSICISMO ALL’ILLUMINISMO, E DALL’ILLUMINISMO AL ROMANTICISMO “Il mio nome è Vittorio Alfieri: il luogo dove io son nato, l’Italia: nessuna terra mi è Patria. L’arte mia son le Muse: la predominante passione, l’odio della tirannide; l’unico scopo d’ogni mio pensiero, parola, e scritto, il combatterla sempre, sotto qualunque o placido, o frenetico, o stupido aspetto ella si manifesti o si nasconda.”1 Vittorio Alfieri Con questi pochi e semplici versi, Alfieri riesce a descrivere gli elementi della sua poesia ed inevitabilmente la sua persona. Egli trae i soggetti delle sue tragedie da ambiti disparati: essi vanno dalla tradizione del dramma greco (con i drammi Polinice, Antigone, Agamennone e Oreste), al vasto mondo della mitologia (con Mediato, dalle metamorfosi ovidiane nella Mirra), fino a quello della storia sacra (Saul); non solo, anche dalle vicende dell’antica Grecia (Con Timoleone, Merope ed Agide) fino ad arrivare all’antica capitale dell’impero romano (Con Virginia, Sofonisba, Bruto I e II). È facile essere consapevoli di come l’itinerario storico seguito da Vittorio Alfieri è molto variegato e dimostra che le tematiche e le ideologie che l’autore sosterrà nelle sue opere sono di interesse universali. Tra l’autore ed il genere tragico tuttavia non è certamente “amore a prima vista”, infatti la vocazione verrà solamente in secondo luogo, dopo numerose insoddisfazioni e fallimenti in altri ambiti; questo passaggio viene da lui descritto come una vera e propria “conversione”. L'elemento della sfida fa avvicinare l’autore a questo genere; prima di lui in Italia nessun’altro aveva scritto drammi, se non Federico della Valle il quale però non è comparabile ad Alfieri, per questo motivo la difficoltà fu proprio nel porre le basi per una scrittura che nel suo Paese non aveva tradizione. Leggendo i suoi capolavori, è evidente come Vittorio Alfieri sia stato notevolmente ispirato dai grandi compositori del classicismo: l’eroismo, le imprese mosse da una nobile causa, il concetto di “pathos”, e le tematiche di amore, lotta e libertà. Questa atmosfera è intelligentemente sostenuta dall’utilizzo del verso endecasillabo, che aiuta a dar vita ad un’atmosfera grandiosa. Anche nella struttura, spesso divisa in 5 atti, ritroviamo le tipiche dettature della poetica di Aristotele, rispettando l’unità di tempo, azione e spazio. Come l’autore spesso dichiara, una caratteristica tipica delle sue tragedie è l’essere “piene del solo soggetto”, ovvero il poeta esclude dall’azione tutti i personaggi secondari e le comparse, tutti gli elementi marginali e non determinanti per l’intreccio di base, concentrando la sua attenzione e quella dei lettori unicamente sulle vicende dei personaggi principali. Questi ultimi, perfettamente delineati e per nulla ambigui, non sono altro che il riflesso della sua persona, la quale rispecchia la visione del mondo alfieriana.2 Ci si distacca però dal filone del classicismo rinascimentale, essendo quest’ultimo inserito in un contesto più moderno, illuministico, finalizzato alla grandiosità ed all’armonia. Per la prima volta con Vittorio alfieri si cessa di considerare il classicismo come “tradizione”, sostenendolo invece come elemento fondamentale per la cultura personale contemporanea, da prendere in considerazione al fine di combattere a favore della libertà contro il nemico della tirannide, proprio come i grandi poeti del passato affidarono questo nobile compito a eroi maestosi, i quali diverranno successivamente dei veri e propri modelli umani, ripresi dai futuri autori. 3 1 V. Alfieri, Il misogallo, Pisa 1814 2 https://www.inftub.com/italiano/ALFIERI-VITA-IDEE-POLITICHE21132.php 3 http://www.storiadellaletteratura.it/main.php?cap=13&par=9 Sempre dal modo classico Alfieri riprende fortemente il concetto di sublime, dal latino “sublimis”, composto di “sub” = sotto e “liben”= soglia, letteralmente “che giunge sin sotto la soglia più alta”, “altissimo, più elevato di ogni altro”.4 E quale forma più elevata di sublime eroismo alla quale può aspirare l’essere umano se non la difesa della libertà morale? Difesa non solo dai pericoli del fato avverso e dalla malvagità degli esseri umani, ma anche dalle passioni presenti nell’animo dell’eroe tragico. È proprio al Fato, motore delle azioni dei grandi scritti classici, visto come ente sovraumano che interviene sulle passioni umane, il “nemico” al quale è indirizzata la “rivolta” di alfieri. La ragione sta dietro al vincolo di un futuro già scritto, al quale l’uomo è costretto, al contrario secondo l’autore a vincere deve essere sempre lo spirito libero di ogni individuo. In particolare la tematica è analizzata nel Polinice e nell'Antigone. La figura di alfieri è in primo luogo poliedrica, per questo motivo nelle sue tragedie emergono non solo elementi classici, ma anche caratteristiche tipiche del periodo in cui egli vive, l’illuminismo. Al contrario di come spesso si pensa, il poeta astigiano, non può essere considerato illuminista, nonostante condivida con questo movimento culturale alcune idee come il forte desiderio di libertà ed autonomia attraverso la letteratura, e la sua formazione fondata sulle ideologie di grandi intellettuali dell’epoca come Rousseau, Voltaire e Montesquieu. In primo luogo l’autore lascia spesso comprendere nelle sue opere l’avversità che aveva nei confronti del mondo scientifico, il quale, eccessivamente razionale e schematico, limitava la fantasia e l’immaginazione della nostra mente, reprimendo di conseguenza la tendenza a comporre poeticamente.5 Definito da lui il “vil secolo”, poiché caratterizzato da egoismo, ipocrisia, cupidigia e slealtà, che dominavano incontrastati nel suo tempo, il 1700 venne da lui criticato per alcuni ideali religiosi in quel periodo diffusi come il deismo o l’ateismo. Come evidenzia Ugo Foscolo con la sua citazione “Le tragedie contengono, è vero, qua e là dei sarcasmi contro i papi, come pure nelle sue Opere minori si trova qualche epigramma contro i cardinali e gli ordini monastici, ma in nessuno di tali componimenti s'incontra, neppure alla sfuggita, una sola parola contraria alla cristiana dottrina”, Alfieri, mosso infatti da un forte spirito religioso, è contro le istituzioni della Chiesa che, nel periodo illuminista, tendeva a perdere importanza, sostenendo solamente l’originario valore e compito della fede. “La religione cristiana non è per sé stessa favorevole al viver libero: ma la cattolica religione riesce incompatibile quasi col viver libero”, è questa la vera motivazione della sua ostilità, i vincoli al quale le istituzioni ecclesiastiche dell’epoca costringeva.6 Per questa sua avversione all’illuminismo nessuna tra le sue tragedie presenta caratteristiche tipiche di questo movimento culturale. Infatti, secondo la mentalità dell’epoca dei lumi, il ver eroismo non risiedeva in coloro che compivano imprese straordinarie, ma valoroso era l’uomo borghese, il mercante, lo scienziato e tutti coloro che utilizzavano il proprio intelletto e le proprie conoscenze a loro favore. Trionfava la commedia realistica ed il teatro di Goldoni, invece che la tragedia portata avanti da Alfieri, la quale nasce invece da un’esperienza umana unica, e originalissima, dalla spinta all’estremo dei 4 https://www.treccani.it/vocabolario/sublime/ 5 http://bmliterature.altervista.org/blog/vittorio-alfieri-e-rapporti-con-lilluminismo/ 6 https://www.homolaicus.com/letteratura/alfieri.htm
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