Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

le vie die libri, riassunto sintetico, Sintesi del corso di Storia

riassunto sintetico del libro, si focalizza sui punti principali del libro, esponendoli in modo chairo ed esaustivo.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 10/12/2022

michelle-corallo
michelle-corallo 🇮🇹

5

(1)

4 documenti

1 / 8

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica le vie die libri, riassunto sintetico e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Riassunto “Le vie dei libri” Capitolo I, “Percorsi e ostacoli” Il cambiamento del rapporto con i libri è legato a diversi fattori, tra cui: à Istruzione Era diverse le vie dell’istruzione e dell’alfabetizzazione nell’antico regime: le famiglie abbienti affidavano i figli a dei precettori privati, mentre per i meno abbienti vi erano scuole municipali o religiose. Tendenzialmente però il percorso scolastico non era lineare, tra i meno ricchi soprattutto: era infatti spesso interrotto, per motivi diversi. Le vie dell’alfabetismo erano tendenzialmente tre: - Propedeutico al collegio latino: dava requisiti fondamentali per imparare la grammatica latina - Funzionale per la formazione di figure specialistiche come commercianti - Religioso, dovuto al catechismo. Dopo il Concilio di Trento c’è un cambiamento drastico nelle modalità di istruzione e di conseguenza di alfabetizzazione: i testi scolastici vengono ritirati dalla circolazione e sostituiti con catechismi e dottrine, che diventano fondamentali nell’apprendimento scolastico. Furono aperte nella penisola scuole di Dottrina Cristiana: qui le lezioni si basavano sull’apprendimento mnemonico di preghiere e salmi, che non davano competenze di sviluppo di un discorso, ma servivano solo a raggiungere lo scopo della chiesa, cioè la divulgazione controllata e sistematica della parola dei vangeli. Ciò era possibile anche grazie all’uso del canto, visto come metodo efficacie di apprendimento collettivo. Le lezioni erano dei veri e propri catechismi tenuti dal. Clero locale o dagli ordini religiosi, e si fondavano su una trasmissione verticale, che non prevedeva dubbi o domande rispetto agli argomenti trattati. I catechismi sono diffusi in tutta Europa come mezzo di divulgazione religiosa, in alcuni contesti si arriva anche a scontri legati ad una sovrapproduzione di essi: per es. in UK se ne produssero 500 nello stesso anno. Si tratta di una situazione che è presente nel mondo cattolico. Infatti, quello protestante dei puritani anglosassoni e die calvinisti francesi era diverso: vi era la possibilità di accesso diretto alla lettura e alla sacre scritture, perché si riteneva che ogni uomo dovesse appunto avere un contatto in prima persona con esse, anche se lo stesso Lutero aveva dei dubbi rispetto questa posizione. Vi erano poi zone mediane, nelle quali cattolici e protestanti convivevano e dove la divulgazione di testi volgari era tollerata: per es. Francia era uno stato cattolico multiconfessionale, nel quale la divulgazione di quei testi era consentita anche se sotto stretto controllo del clero. à Lingua L’Italia è un paese che a differenza di molti altri paesi europei vede una separazione accentuata tra tradizione scritta e parlata, la prima è legata a quello che Bembo definisce classicismo linguistico, mentre la seconda è legata alla tradizione popolare. Il primo caso riguarda testi sia di prosa che di poesia: in particolare dal ‘500 molti autori si richiamavano alla tradizione toscana trecentesca, concezione che si consolidò nel ‘600 con l’Accademia della Crusca, secondo la quale essi dovessero essere visti come modello assoluto. Già dal ‘400 era invece scopo fondamentale degli umanisti la difesa del latino, il quale trovandosi in rapporto stretto con il volgare, si aveva paura che subisse dei cambiamenti in senso negativoà le due lingue erano utilizzate per scopi diversi, latino per testi scientifici, filosofici, dottrinali, mentre il volgare per la cosiddetta letteratura popolare. Nonostante ciò, il latino era familiare anche al popolo che non lo conosceva perché inserito nella liturgia, causando infatti molto spesso incomprensioni e possibili rischi di distorsione delle parole. Quindi soprattutto per questi motivi gli umanisti si impegnano nella sua difesa. Studi dei ceti dirigenti Fulcro dei loro studi era la lingua latina: essa era considerata come l’idioma archetipo: tutte le lingue alla ricerca di nuove forme o regole dovevano funzionare come il latino, sia per la sua sicurezza grammaticale che per la sua ars rhetorica. Infatti, al centro degli studi vi erano anche la retorica e la grammatica latine. Cardine dell’addestramento era considerata la riproposizione perenne dei modelli classici, fondata su due canoni fissi ovvero imitatio e variatio: la capacità di ripetere forma e contenuti degli exempla era spia del successo dell’allievo e della bravura del maestro. Capitolo II, “Letture più o meno disciplinate” L’inquisizione colpì molto duramente il settore editoriale e tutte le persone, sia autori che lettori, che si presupponeva essere eretici: di conseguenza la strategia delle stamperie e le abitudini di lettura dei cittadini cambiarono. La censura colpì interi settori della letteratura popolare, lasciando un vero e proprio vuoto da colmareà ciò si fece soprattutto con: - Filoni dell’agiografia ( vita dei santi) - Letteratura devozionale: litanie, orazioni, indulgenze à molto diffusi per basso costo, uso di versi e brevità - Catechismi - Dottrine: per es. Fior di virtù, raccolta di vizi e virtù di origine medievale - Libri longevi che con il tempo venivano modificati - Per il pubblico meno istruito si faceva invece ricorso al canto o alla recita delle poesie. Capitolo 3, “Le altre facce della lettura” Le principali letture popolari Queste produzioni sono molto difficili da definire e quantificare, in generale si possono individuare due livelli: 1. Ballate, fogli volanti, manifesti 2. Opere più fitte e dense, senza copertina Con l’istituzione dell’indice Tridentino furono proibiti numerosi libri popolari e anche interi generi: gli autori dovettero optare per la via della cautela e del conformismo. Tra i più diffusi vi erano senza dubbio i racconti cavallereschi, spesso ricavati da materiali già esistenti (una vera e propria arte del plagio), che però non interessava ai lettori, inquanto l’originalità non era trattare di temi nuovi, ma stava nella creatività di trattare diversamente dei temi già usati. La fortuna del genere fu dovuta soprattutto a Orlando Furioso e alla Gerusalemme liberata, responsabili dell’introduzione dell’ottava rima: spesso testi antichi in prosa venivano riscritti in ottava rima. Il successo del genere si riscontra sia in opere in prosa che in testi poetici: bisognerebbe comunque valutare a quale grado di comprensione effettivamente portassero questi testi, infatti era una lingua usata tipicamente da gente colta. Non è possibile dare una risposta precisa al fenomeno, ma potremmo spiegarlo con il fatto che tale linguaggio aulico: una possibile spiegazione è il fatto che il linguaggio aulico riconducesse i lettori al mondo del mitico e del favoloso, perché per loro quelle parole erano oscure e poco comprensibili. Giulio Cesare Croce fu un importante cantastorie e autore di classici dell’editoria popolare nel ‘500: interessante sono le sue riscritture burlesche di racconti cavallereschi. Scrisse due opere importanti, Bertoldo e Bertoldino, opere sui generis per forma e sostanza, molto vicina alle farse teatrali carnevalesche: qui l’autore riprendeva il tema antico della satira del villano, affermando che la saggezza dell’uomo non dipende dalla sua origine sociale, infatti sottolinea costantemente il fatto che il protagonista sia un uomo dei campi. Capitolo 6, “ Una veste tutta toppe e buchi” Come vivono la situazione i professionisti delle lettere nel ‘700? à Giulio Cesare Becelli: conservatore, sostenitore della dicotomia tra scrittura e lingua parlata, due universi rigorosamente separati. Si concentra soprattutto sulle scritture, in particolare sui testi per “fini d’arte”, diversi dai testi d’uso pratico: affermava che l’italiano perfetto fosse riservato alle arti e alle scienze liberali, e venisse cristallizzato e custodito nei libri. In queste opere l’italiano era come come una ‘lingua morta’, un prodotto nobile proveniente dai secoli d’oro. à Antonio Vallisnieri: intervento a favore dell’insegnamento italiano che egli difendeva contro il latino, scrisse un libro a riguardo, che pubblicò anonimo perché eccessivamente eversivo. Egli sostiene il problema della povertà del lessico scientifico compilò un dizionario di “medica e naturale storia”, dove dava spazio alle nuove voci della scienza, accennando quindi anche al tema dell’arretratezza della penisola. Dopo la metà del secolo interi gruppi di uomini di lettere sfidavano la tradizione: à Milano circolo de Il Caffè à fratelli Verri assumono una posizione contrastante rispetto l’Accademia della Crusca, sostenendo il primato delle idee rispetto alle parole, à Beccaria con Dei delitti e delle pene realizza un’edizione manoscritta sintatticamente intricata e con molte parole tecniche, quella che leggiamo noi oggi è stata rivista dal Verri: dimostrava come la lingua forgiata nei collegi era sintatticamente complessa e influenzata dalla retorica classica. La pratica della scrittura si diffuse in nuovi contesti sociali: Nel mondo femminile la padronanza della scrittura non doveva essere data per scontata neanche tra i ceti alti: ad esse non venivano forniti degli studi formali curati, quindi di conseguenza le ragazze sapevano scrivere ma non conoscevano principi e regole della prosa italiana, e loro stesse erano consapevoli che i loro testi fossero poveri a livello formale. Gli scritti femminili si limitavano a testi funzionali, pratici ed emotivi, al campo soprattutto delle corrispondenze private. Anche la gente del popolo scriveva, disponeva di elementi minimi di scrittura spesso imparati in modo autodidatta. Il divario tra professionisti e dilettanti rimaneva comunque netto e forte. C’erano zone caratterizzate dalla significativa presenza di scriventi “senza lettere”: si fa riferimento per es. agli abitanti delle aree di frontiera esposte al multilinguismo, es. comunità svizzere italofone del Ticino. L’offerta didattica qui includeva sia elementi della scuola cattolica sia di quella riformata, ma l’insegnamento dell’italiano era decisamente ridotto. Sempre più forte poi la concorrenza del francese che incarnava lo spirito del cosmopolitismo illuminista e si insinuava tra lettori meno esperti. soprattutto nel periodo della Rivoluzione ci sarà il tentativo di una rivendicazione dell’italiano vs il francese. I confini tra scrittura e oralità erano labili. Bisogna capire in quali occasioni nel ’700 gli abitanti della penisola potevano entrare in contatto con l’italiano: sono state condotte ricerche su diari, e lettere di viaggiatori o stranieri, che dimostrarono: - I dialetti sono la prima lingua madre appresa dai parlanti - italiani, a differenza di inglesi e francesi, nella quotidianità parlavano in dialetto e non in italiano; - esistevano moltissimi dialetti diversi nella stessa regione e nello stesso luogo. - anche in Lombardia l’italiano orale ricopriva spazi ridotti, . La Chiesa non avvertiva l’urgenza del problema della lingua, contribuì alla divulgazione del volgare nella comunicazione verbale: rimaneva il timore verso la divulgazione dei testi sacri in volgare, soprattutto alcuni esponenti della curia romana erano sfavorevoli a questo così come all’uso del volgare nelle liturgie. C’erano poi cattolici illuminati come Muratori: secondo lui il lstino era un ostacolo nella divulgazione della dottrina cristiana e proponeva la celebrazione delle liturgie e la recitazione delle preghiere della messa in italiano, affermando che altri paesi cattolici già lo facevano. La Chiesa contribuì quindi relativamente alla diffusione dell’italiano, attraverso predicazione e insegnamento della dottrina in alcuni casi in tale lingua: ci sono alcune opinioni secondo cui chiunque era capace di capire i predicatori quando parlavano in volgare toscano, altre secondo cui avveniva l’opposto. Quindi il contatto con il volgare favorito dalla chiesa in realtà era passivo. Capitolo 7 Sotto l’influenza delle correnti illuministe a metà secolo si delineò un parziale rinnovamento del panorama della stampa e della lettura. In Italia ci fu una modernizzazione fragile: la parte più vivace fu quella di piccole officine con pochi torchi che puntavano sui generi minori, piccoli tipografi aperti alle novità furono il motore del cambiamento. Per il resto si verificarono dei mutamenti significativi nella produzione, ma con esiti contraddittori: - relativa laicizzazione delle pratiche di lettura - cambiamento di abitudini e gusti di lettura di una parte del pubblico, con declino di molte delle grandi aziende editoriali - diversificazione dei generi in funzione dei pubblici specifici - riduzione del formato e abbassamento del prezzo In tutto questo c’è da dire che erano le città erano le maggior consumatrici di carta stampata, e che metropoli come Parigi o Londra erano immense rispetto alle piccole capitali italiane. Appena si usciva dalle città il numero di lettori diminuiva drasticamente. Italia dell’800 Rimaneva una tradizione sbilanciata verso i ceti più alti e colti: anomalia italiana rispetto al resto d’Europa à es. caso inglese, con un’economia in forte crescita e un orizzonte religioso differenziato. L’Italia era molto arretrata anche sul fronte delle produzioni per il mondo dell’infanzia: mancavano opere specifiche, i ragazzi dovevano cercare i libri nelle biblioteche di famiglia; in Inghilterra invece nel ‘700 i bambini leggevano favole, romanzi e ballate, leggende, novels come Gulliver e Robinson Crusoe: lì già negli anni ’40 si impose una nuova letteratura legata alla lettura per piacere e non più per dovere. L’interesse per l’educazione era inoltre in crescita tra gli artigiani e i commercianti che la cercavano per loro e soprattutto per i figli. Qual era la domanda di lettura? Quasi nessuno si interessava alle letture delle persone ordinarie, l’importante era che i lavoratori lavorassero: il disinteresse dell’élite era legato all’idea che per apprezzare i libri fosse necessaria una cultura di base. Questa idea si rispecchiava anche in letteratura con le rappresentazioni stereotipate del villano stolto e ignorante. Gli scritti si propagavano in campagna e nei villaggi grazie all’azione pastorale del clero, poi la politicizzazione e commercializzazione avevano contribuito a rendere la stampa più accessibile al mondo rurale, ma comunque l’Italia del ‘700 non teneva il passo con gli altri paesi avanzati. L’obiettivo principale era di portare nelle campagne libri utili, quindi bisognava pensare a forme di trasmissione oralizzata dei testi à es. figura del “buon parroco di campagna” che leggeva i libri ai popolani, ma era un ideale. In città le cose erano diverse, ma i nuovi lettori erano difficili da intercettare. Fonte principale dei testi erano le “biblioteche di strada” portate avanti da venditori ambulanti che offrivano a basso prezzo materiali di seconda mano. Esisteva anche una rete di scambi e prestiti non ufficiale e non registrata, era un mezzo efficace di circolazione e condivisione dei libri. Per i semi-colti o per il pubblico popolare gli editori tendevano a puntare sulla prevedibilità delle scelte linguistiche e di situazioni narrative per rendere più leggibile il testo. Bisogna guardare ai lettori di mezzo, non al pubblico basso, ma a quello con un bagaglio di studi leggero e senza troppi interessi letterari: vi era scarso interesse per i generi eruditi. Ritornava la questione della lingua dei libri, perché mancava un modello che facesse da guida per le pagine scritte. In generale la situazione dei generi italiani era la seguente: - La letteratura in italiano non era popolare in Italia! - La poesia, invece, caratterizzata da astrattezza e fissità, vocabolario distintoà successo - Edizioni dei testi di teatro erano molto fortunate à Teatro Genere molto diffuso sia a livello dilettantistico che professionistico. Goldoni trovò una soluzione che andava verso la “vivezza del parlato” con regionalismi veneti e lombardi mescolati al francese, modi colloquiali toscani ecc. propone un modello fondato su: 1. scorrevolezza stilistica e realismo linguistico, 2. fatto che il modello classico non andava bene per la scrittura scenica. Nel passaggio dalla scena alla pagina scritta gli autori intervenivano sui testi per ripulirli e adattarli, ma questo non cancellava i tratti della prassi drammaturgica, Cresceva sempre di più l’offerta di testi che si rivolgevano sia alla lettura che alla scena: nacquero a Venezia e Napoli delle collane interamente dedicate alla drammaturgia: erano tra le prime letture in italiano di giovani aristocratici e borghesi, mentre la commedia era uno svago anche per i bambini. I libri di teatro rientravano anche nell’istruzione femminile: erano viste come letture più accettabili dei romanzi e quindi lette anche dalle donne, Passione per il teatro anche tra il popolo a livelli più bassi, anche se a livelli rurali e nei ceti popolari mancava proprio il contatto diretto con il teatro vivo. Nei libretti c’erano termini antiquati, il distacco dalla lingua comune era funzionale all’elevata carica emotiva delle vicende: solo il linguaggio del melodramma e della commedia dell’Arte è diventato realmente popolare. à Romanzo In Italia la via del romanzo fu tortuosa e accidentata, radicamento lungo e difficile. Ci fu a lungo una situazione di dipendenza dalle novità inglesi e francesi: gli italiani tendevano a tradurre o copiare opere straniere. Un’altra complicazione era la lingua à gli autori dovevano fare i conti con il codice aulico della tradizione letteraria e non avevano a disposizione un italiano vicino al registro orale. Inoltre il pubblico dei romanzi erano i ceti medio-alti, perché ai dilettanti mancavano esperienza e competenza per leggere determinate opere e soprattutto mancavano i filtri culturali per mantenere il distacco dai piaceri dell’immaginazione portati dai romanzi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved