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Leonardo sciascia nelle letteratura italiana, Dispense di Letteratura

Biografia e opere di Leonardo Sciascia; trattazione delle opere principali e excursus sul fenomeno mafioso, da lui più volte intrapreso.

Tipologia: Dispense

2015/2016

Caricato il 18/01/2016

slvlrd
slvlrd 🇮🇹

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Scarica Leonardo sciascia nelle letteratura italiana e più Dispense in PDF di Letteratura solo su Docsity! 1 LEONARDO SCIASCIA Leonardo Sciascia nacque nel 1921a Racalmuto, in provincia di Agrigento, ed in seguito agli studi divenne maestro elementare a Caltanisetta. Nella seconda metà degli anni Cinquanta abitò a Roma lavorando a Roma al Ministero della Pubblica Istruzione. In seguito tornò in Sicilia, dove visse dapprima a Caltanisetta, poi a Palermo, sino alla morte, avvenuta nel1989, con frequenti soggiorni a Parigi. Nel 1961 aveva però già raggiunto il successo con il romanzo sulla mafia, Il Giorno della Civetta. Sciascia presenta molti aspetti in comune ad Italo Calvino: il razionalismo, l'interesse per l'illuminismo; il tema del labirinto, che in Sciascia ha però l'aspetto del complotto politico, ed uno stile classico. Da Calvino si distacca per una carica morale più urgente, che lo porta a un confronto più diretto con l'attualità; e per un pessimismo meno capace di gioco, cupo e intriso della tradizione letteraria siciliana, risalente a Verga e Pirandello. Leonardo Sciascia, dopo un avvio con echi del Neorealismo, si avvicina negli anni Sessanta a tematiche e a forme di scrittura del Postmoderno: il motivo del complotto, la sovrapposizione di generi diversi; il ricorso alla parodia e all'ironia. E tuttavia, il suo nichilismo 1 non ha niente di morbido, ma resta intriso di un moralismo polemico che lo distanzia dal Postmoderno. La sua attività letteraria è inoltre suddivisibile in due periodi, entrambi però caratterizzati dalla riflessioni sulla sconfitta della ragione, dal buon senso illuministico e dal moralismo: 1. Prima Fase legata alla storia siciliana; 2. Seconda Fase legata alle vicende della politica nazionale. Alle elezioni comunali di Palermo nel giugno 1975 lo scrittore si candidò come indipendente nelle liste del PCI; viene eletto con un forte numero di preferenze, ottenendo il secondo posto come numero di preferenze dopo Achille Occhetto, segretario regionale del partito, e davanti ad un altro illustre candidato, Renato Guttuso. 1 Posizione filosofica che concepisca la realtà nella sua nullità. 2 All'inizio del 1977 Sciascia si dimise dalla carica di consigliere del PCI, criticando il partito per la sua politica nazionale e regionale, destando inoltre diverse polemiche la successiva militanza nel Partito Radicale, e le prese di posizione sulla necessità di trattare con le Brigate Rosse per salvare la vita di Aldo Moro, rapito il 16 Marzo del 1978 ed ucciso il 9 Maggio dello stesso anno. La sua contrarietà al compromesso storico 2 e il rifiuto per certe forme di estremismo lo portano infatti a scontri molto duri con la dirigenza del Partito comunista.  Leonardo Sciascia e la Mafia Sciascia, trattandosi di uno scrittore siciliano e vicino alle stragi mafiose, è stato il primo a parlare di mafia e a mostrarne i delitti e le connessioni con la politica. Uno degli elementi che più spesso emergono dall’opera di Sciascia è proprio il contatto con il mondo delle zolfare, le minire di zolfo in Sicilia. I suoi antenati vi avevano infatti lavorato fin dall’inizio del secolo ed il padre vi lavorava ancora quando Sciascia era un bambino. Quello della zolfara era un ambiente molto difficile: l’arretratezza delle tecniche estrattive porta ad un grande sfruttamento degli operai, spesso donne e bambini, che sono costretti a vivere in condizioni terribili. Il mondo delle zolfare era tipico della Sicilia e costituisce anche un tema ricorrente nella letteratura siciliana. È proprio ne “Il giorno della civetta” che compare questo tema; mi riferisco ad un passo particolare, cioè al dialogo, a Roma, tra un politico ed il proprietario di una zolfara; in questo caso hanno entrambi collegamenti con la Mafia. Siamo nel 1961, e ancora nessuno ha il coraggio di pronunciare la parola “mafia”. Secondo l’allora cardinale di Palermo la mafia consisteva in una invenzione dei comunisti, una realtà immaginaria, mentre per i politici si trattava di un inesistente problema mafioso in Sicilia, risultando rarissimo il termine mafia nei verbali dei tribunali e dei carabinieri. Il Giorno della Civetta Sciascia decide così di servirsi del genere romanzo giallo per scrivere “Il giorno della civetta” per poter esprimere il suo risentimento e trasporre in una cornice letteraria la cronaca di un fatto realmente avvenuto, ovvero l’omicidio del sindacalista comunista Accursio 2 Compromesso storico: tendenza al riavvicinamento tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano. 5 La definizione che Sciascia dà della mafia è quindi la seguente: "la mafia è un'associazione per delinquere, con fini di illecito arricchimento per i proprio associati, che si pone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato". La mafia si evolve e si adatta, proprio come fosse un organismo vivente. La mafia spiega inoltre che si mescolò ai garibaldini, rimanendo neutra rispetto al fascismo ma tornò a rinvigorirsi con l'arrivo degli anglo-americani, fino a trovare un habitat nella macchina politico-elettorale dell'Italia repubblicana.  Leonardo Sciascia nella critica Lo scrittore siciliano, soprattutto grazie al suo enorme contributo lasciato in eredità, è da sempre apprezzato per l'autorevolezza del suo giudizio critico, nella letteratura e nelle arti figurative, per la sua generosità, che seppe scoprire e valorizzare nuovi talenti. La Fondazione Leonardo Sciascia, creata istituita dal Comune di Racalmuto d’intesa con lo scrittore, rimpiange lo scrittore per la coscienza critica dell’intellettuale disorganico che non temette di contraddire e di contraddirsi, che tese alla verità, nutrendosi del dubbio che è il migliore antidoto al dogmatismo. Sono circa sessant'anni che i tentativi di definire lo scrittore di Racalmuto falliscono. Spesso con scorno e presunzione di chi aveva polemizzato con lui: oggi, come notò Pierluigi Battista 8 in un articolo sul Corriere del 2009, sarebbero in molti a dovergli chiedere scusa, cominciando da quelli che, al tempo della sua polemica con i cosiddetti «professionisti dell'antimafia», lo massacrarono: da Eugenio Scalfari che lo considerava esempio del tradimento degli intellettuali, al Coordinamento Antimafia, definita dallo scrittore «una frangia fanatica e stupida», lo tacciò d'essere un quaquaraquà «ai margini della società civile», fino a Marcelle Padovani 9 che, sulle colonne del Nouvel Observateur 10 , accusò inoltre Sciascia di avanzare «misere polemiche» a causa del suo «incoercibile esibizionismo». Sciascia è stato criticato anche di recente dallo storico Paolo Pezzino, il quale 8 Giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. 9 Marcelle Padovani è una giornalista francese, specialista della vita politica italiana. 10 Settimanale francese con sede a Parigi. Eugenio Scalfari 6 afferma che lo scrittore fosse legato alla vecchia immagine del mafioso come "uomo d'onore" e che quindi non fosse in grado di percepire la reale pericolosità della mafia moderna. E fu lo stesso Totò Riina, durante un'udienza di un processo, ad affermare che i mafiosi in carcere lo leggevano. Il fatto è che Sciascia si è permesso un lusso quasi inaudito in Italia. Non essendo né un chierico né un clericale-laico, non regala soluzioni, non elargisce consolazioni. I suoi libri rifilano il lavoro di sintesi alla coscienza, buona o cattiva, del lettore. Sciascia, secondo il giornalista Bruno Giurato, ha fatto quel che ha da fare qualsiasi vero artista: regalare dubbi, e paura, a futura memoria. Proprio in un articolo, pubblicato ne “Il Giornale”, Giurato definì Leonardo Sciascia ne sottolinea straordinario e inquietante risultato artistico, ma abbastanza inutile per chi crede in una qualsivoglia ideologia «progressiva». Definisce inoltre irresistibile il realismo cinico del mafioso don Mariano Arena nel Giorno della civetta, secondo il quale l'umanità è «un bosco di corna (...) E sai chi se la spassa a passeggiare sulle corna? Primo (...) I preti; secondo: i politici, e tanto più dicono di essere col popolo tanto più gli calcano i piedi sulle corna; terzo: quelli come me».  La polemica sull’antimafia Sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987, Sciascia pubblicò l'articolo "I professionisti dell'antimafia" (titolo non scelto da lui), nel quale stigmatizzava fortemente il comportamento di alcuni magistrati palermitani del pool antimafia, definendoli "eroi della sesta", i quali a suo parere si erano macchiati di carrierismo, usando la battaglia per la rinascita morale della Sicilia come titolo di merito all'interno del sistema delle promozioni in magistratura. In particolare, nel bersaglio dello scrittore finì il giudice Paolo Borsellino perché vincitore del concorso per l'assegnazione del posto di Procuratore della Repubblica di Marsala, non per ragioni di anzianità di servizio, ma per specifiche e particolarissime competenze professionali nel settore della malavita organizzata, maturate sul campo, che gli venivano riconosciute dal CSM e gli valsero il superamento in graduatoria di altri magistrati. Critica è anche la visione verso una giustizia di tipo inquisitorio: 7 « Il 1984 11 di Orwell può anche, da noi, assumere specie giudiziaria. Ce ne sono i presentimenti, gli avvisi... La democrazia non è impotente a combattere la mafia. Ha anzi tra le mani lo strumento che la tirannia non ha: il diritto, la legge uguale per tutti, la bilancia della giustizia. Se al simbolo della bilancia si sostituisse quello delle manette, come alcuni fanatici dell'antimafia in cuor loro desiderano, saremmo perduti irrimediabilmente. Come nemmeno il fascismo c'è riuscito. » Dopo la pubblicazione dell'articolo Sciascia, da sempre simbolo della lotta alla mafia, fu bersagliato dagli attacchi di molte personalità della cultura e della politica che prima lo avevano elogiato, e venne isolato dalle maggiori forze politiche, eccezion fatta per i Radicali ed i Socialisti. In realtà Sciascia, ispirato dalla sua concezione fortemente garantista, ravvisava il pericolo di un ritorno ai metodi di Cesare Mori durante il fascismo (ispirandosi alla critica contenuta in un libro di Christopher Duggan 12 e riprendendo, come già si intuisce dalle riflessioni del capitano Bellodi ne Il giorno della civetta, il motto di Girolamo Li Causi "né mafia né Mori") e temeva, come già con le leggi speciali negli anni di piombo, una possibile involuzione autoritaria della Sicilia e del Paese. Leonardo Sciasci definì inoltre anticostituzionali le forze politiche del paese, spiegando che l’uso della giustizia come lotta di fazioni avvenne in un regime si autoritario, ma anche democratico. 11 ORWELL, Nineteen Eighty-Fou, Mondadori, 1949 12 Christopher Duggan è uno storico britannico, docente di storia italiana
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