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Leopardi e Verga: vita, opere, contesto storico, Appunti di Italiano

Contenuto: - introduzione sul romanticismo - Leopardi (vita, opere e poesie, pessimismo) - Scapigliatura (ci sono anche alcuni esempi di opere) - Verismo - Verga (vita, opere)

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 21/05/2021

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margherita-sanvito 🇮🇹

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Scarica Leopardi e Verga: vita, opere, contesto storico e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) IL ROMANTICISMO: Il 1600 fu un secolo buio caratterizzato dall'Illuminismo: raziocinio (utilizzo della ragione), cosmopolitismo. Il 1700 è caratterizzato dalla crisi e dal Terrore che port alla nascita del neoclassicismo con Winkelman (storico tedesco) Successivamente nel 1800 nasce il Romanticismo che è una corrente letteraria e culturale il cui nome già esisteva nel 1600 attraverso il concetto di "romantic". Infatti, in Inghilterra veniva utilizzato dal popolo meno istruito che leggeva questa tipologia di letteratura che possiamo paragonare all' harmony dei nostri tempi. Essa, quindi, era una lettertura di minore importanza e di basso livello. I temi erano l'amore, la paura e i sentimenti. Quindi il genere "Romantic" è un antenato del vero e proprio movimento letterario Romanticismo. Esso prende forma nel 1790 in Germania attraverso la rivista "Sturm und Drang" (impeto e tempesta"), in cui si vuole far emergere il lato oscuro dell'uomo caratterizzato dai suoi sentimenti = reazioni dovute all'irrazionale, agli istinti. Si vuole dare voce a qualcosa che non è razionale, ossia il sentimento. Quindi possiamo tradurre il romanticismo come irrazionalità. (Sehnsucht = ricerca dello struggimento) MME DE STAEL: Letteraria francese molto colta di letteratura che scrive in italiano "Sulla maniera e utilità delle traduzioni" che diventa virale in Italia. Il suo quesito è se sia più utile tradurre testi antichi di cui già siamo a conoscenza, oppure tradurre i romanzi di lingue straniere. Introduce quindi questa idea che non viene approvata dal pubblico, di conseguenza scoppia un litigio: la Querelle. Tutti iniziano a porsi la stessa domanda di Mme de Stael. Essa considerava la traduzione di letteratura straniera migliore e questa sua idea venne appoggiata anche da Leopardi che a 8 anni lesse il suo romanzo e ne rimase colpito. LEOPARDI: Leopardi fu il campione del lirismo soggettivo che si concentra sull'interiorità della poesia. Lui guarda dentro sé stesso e si basa sulla soggettività della poesia, quindi si basa su sé stesso. È il poeta dell'interiorità (soggettività), a differenza di Manzoni che è il poeta dell'oggettività. Infatti, la differenza sostanziale con Manzoni è questa, infatti i Promessi Sposi si basano sul reale, prendono spunto da persone e luoghi realmente esistiti. VITA: Leopardi nasce a Recanati nel 1798 e muore a Napoli nel 1837. Nasce durante il passaggio dall'Illuminismo al Romanticismo, quindi fine 18° secolo = caratterizzato da importanti eventi storici come Napoleone, Campoformio, rivoluzioni culturali… Recanati nel 1798 è la periferia dello Stato Pontificio, quindi uno stato retrogrado con una profonda censura della Chiesa. Non era un faro di idee come Milano o Napoli. Recanati, come anche Roma, non godeva di completa libertà e inoltre non arrivavano le notizie e non si diffondono nuove idee. Recanati, quindi, offriva poco ai letterati come Leopardi in quanto non era un luogo favorevole alla diffusione. Leopardi nasce in una famiglia nobile e importante per il paese; è l'ultimo dei 5 fratelli e muore per primo a 39 anni. Nasce con problemi di salute e il parente più importante per lui è stato la sorella Paolina che lo ha aiutato spesso. Il resto della famiglia non lo considerò molto, come il padre Monaldo. Egli, infatti, era il classico uomo nobile = uomo freddo e ignorante. La madre Adelaide Antici invece era una donna molto severa e religiosa. Leopardi venne istruito da 3 tutori/insegnanti privati che all'età di 10 anni dissero che Leopardi conosceva già tutto di ogni materia, per questo motivo non viene più seguito e inizio lo studio da autodidatta. Il padre, infatti, aveva una libreria con oltre 16 mila libri che Leopardi lesse per istruirsi. Conseguì 7 anni di studio (1809-1815) matto e disperato, nel corso dei quali attinse alla biblioteca paterna e imparò inglese, francese, greco, ebraico. Quindi conosce le maggiori lingue europee che lo portarono ad una profonda conoscenza, ma anche ad avere problemi alla schiena, come la scoliosi e quindi la gobba; problemi alla vista che si accentuarono con il tempo. Inoltre, Leopardi non curava molto la sua igiene, di conseguenza era un uomo poco attraente per le donne a cui si aggiunse anche il problema della sua timidezza. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) 1815-1818: produce una sensibile quantità di saggi eruditi e viene considerato il suo periodo illuminista in quanto scrive 240 saggi di impianto erudito. I 2 più famosi furono "Storia dell'astronomia" in cui spiega tutte le teorie e le idee avute fino a quell'epoca per quanto riguarda l'astronomia; "Saggio sopra gli errori degli antichi" che tratta di superstizione e di come essa veniva vista all'epoca. Conversioni 1818: avviene la sua prima conversione su quattro (NON religiosa in quanto Leopardi è sempre stato ateo) -> lui è un uomo spirituale ma non religioso quanto gli altri autori, infatti Dio non viene mai nominato. La sua prima conversione avviene dall'erudizione al bello = smette di scrivere saggi e inizia a scrivere poesie. Le sue prime poesie sono di stile neoclassico. Quindi, dal 1818 inizia a scrivere poesie con impegno, infatti ne scriveva di già ma non erano importanti. 1817-1819: avviene la sua seconda conversione che è una conversione politica in cui abbraccia le idee risorgimentali dell'unità d'Italia e abbandona le idee dell'Ancien Règime. 1819: avviene la sua terza conversione definita filosofica in cui passa dal bello al vero = scrive liriche soggettive e interiori in cui parla di sé stesso (prima volta in Italia). Esse sono definite produzioni lirico- filosofiche (= liriche soggettive di respiro filosofico). All'età di 21 nasce in sé il desiderio di uscire di casa, in quanto fino a quel momento ha sempre vissuto in casa sua e l'unico luogo da lui visitato è stata la Chiesa di Recanati, quindi il borgo di Recanati. Il motivo per cui rimase chiuso in casa sua furono i suoi genitori che non gli permisero mai di esplorare il mondo, di conseguenza tentò molte volte la fuga falsificando il suo passaporto e i suoi documenti. 1819: tentativo di fuga fallito a cui consegue una prigionia in casa sua per i prossimi 3 anni che furono per lui devastanti, infatti la definisce una prigione dorata in cui scrisse molte poesie struggenti. Successivamente, nel 1822 sua mamma gli concede un viaggio a Roma da suo zio Carlo Antici per 6 mesi. Questo viaggio fu molto atteso da Leopardi che immaginava Roma come una città molto aperta, ricca di arte e di circoli letterati, fulcro della cultura. Ma, al contrario, Roma era una città oscurantista e con una mentalità chiusa con un Papa retrogrado, quindi senza cultura e grigia. Ciò ne conseguì una grande delusione per Leopardi che fu la prima delusione della sua vita, seguita poi da altre. Roma era una città molto simile a Recanati, con mendicanti, prostitute, animali randagi, quindi senza progresso (che era la condizione che secondo Leopardi avrebbe reso la vita migliore per tutti). Questa delusione segnò profondamente il resto della sua vita, venne quindi considerato un viaggio che portò esclusivamente conseguenze negative oltre l'unica positiva, ossia la voglia irrefrenabile di continuare a viaggiare e spostarsi. Infatti, quando Leopardi tornò a Recanati ci rimase soltanto per un anno. I viaggi successivi gli vennero concessi dai genitori in quanto Leopardi lavorava nel campo dell'editoria e quindi divenne un peso minore per la sua famiglia. Andò a Firenze, Bologna e Milano in cui iniziò a lavorare presso l'editore Stella e crea per esso 2 crestomazie (antologia commentata da Leopardi): "Crestomazia(?) della prosa italiana" e "Crestomazia della poesia italiana". Questo fu un buon periodo per la vita di Leopardi perché, essendo lontano da casa, iniziò a frequentare amicizie e donne e trova un lavoro anche se non eccezionale. Completa le "Operette morali" iniziate nel 1824 e finite nel 1827-28. Inoltre, partecipa ad un concorso che però non vincerà, ciò gli causerà un'altra delusione e la perdita del lavoro in quanto l'editore Stella lo licenzia. 1828: rimasto senza lavoro è costretto a tornare a casa, quindi a Recanati, e ci rimane per 16 mesi che lui considera orribili: "notti orribili", infatti fu uno dei momenti più deprimenti della sua vita. Questo avvenimento lo vive come una sconfitta, quindi torna a casa sconfitto. Durante questo suo periodo di depressione scrive "A Silvia" e gli "Idilli". 1831: Leopardi va via da Recanati e non ci torna più, quindi lascia Recanati definitivamente e si trasferisce a Bologna in cui viene eletto deputato nella Circoscrizione popolare. Continua a vivere tra Bologna e Firenze e a Firenze i suoi amici decidono di pubblicare la prima edizione dei suoi Canti a loro spese. Nello stesso periodo Leopardi viene colpito dalla sua ultima delusione che fu una delusione amorosa causata da Fanny Cargioni Pozzetti che lo rifiutò. 1833: si trasferisce dall'amico Antonio Ranieri e muore nel 1837 a Napoli. La sua morte fu quasi un mistero, ma la causa più probabile è la Colera. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) "Dialogo della natura e di un islandese" p. 1071 Questa operetta fa parte delle Operette morali e esiste con due finali diversi. Parla di un islandese (scelto perché l'Islanda e i paesi lontani venivano visti come misteriosi, mitologici e quasi non reali. Infatti, durante questo periodo la voglia degli europei di scoprire il mondo era sempre più forte, viene testimoniato dalla scelta di questi luoghi da parte di Leopardi). Un islandese mentre esplorava l'Africa incontrò una figura umana in lontananza che aveva un viso bello e terrificante, con gli occhi e i capelli scuri. È una figura idilliaca ma anche crudele. La Natura chiede all'uomo cosa sta cercando e egli le risponde dicendo che sta scappando dalla Natura (egli fugge dalla Natura ma la incontra = paragona scoiattolo che salta in bocca al serpente). La natura, quindi, chiede perché l'uomo stia fuggendo ed egli risponde dicendo che ogni uomo nella sua vita non si accontenta mai e lui vorrebbe vivere una vita senza fastidi (ozioso = vivere senza dare fastidio e senza essere infastidito). Quindi l'islandese si lamenta del clima, dei luoghi che non vanno mai bene per l'uomo, dei terremoti … cerca luoghi dove poter stare bene ma non li trova. Così egli accusa la Natura di aver creato l'uomo con mille difetti, cioè che non si accontenta mai e quindi diventa triste, della vecchiaia… lui accusa la Natura di essere "nemica degli uomini e di tutto ciò che ha creato". La Natura in difesa risponde chiedendo se il mondo fosse stato per lui, e spiega che ciò che accade in natura non accade né per la felicità né per la punizione dell'uomo. L'islandese in risposta dice alla natura che non è stato per sua volontà che egli è stato creato, che non glielo ha chiesto lui (paragone dell'invito a casa di un amico e poi trattato male). La natura dice che questo è il cerchio della vita ed ogni nascita ed ogni morte serve per tenere in piedi il mondo. l'islandese domanda a chi giova la vita e la morte di tutti gli elementi della morte, e la Natura non risponde a parole, ma successivamente l'uomo muore. "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere" p.1089 Questo dialogo fa parte delle Operette morali. L'almanacco è un calendario commentato. Parla di questa scena in cui il venditore di almanacchi, un po' ingenuo, domanda ad un passante di acquistare l'almanacco dell'anno nuovo. Le battute tra i due interlocutori fanno comprendere che l'uomo non apprezza mai la vita passata, infatti il venditore spera che l'anno a venire sia meglio di quello passato. Ciò fa capire come l'uomo guarda solo le cose brutte del passato e pensa che ciò che rende la vita bella è ciò che ancora non si è vissuto. Questo dialogo fa parte del pessimismo eroico in cui si pensa al domani come un giorno migliore, ma in realtà è tutta una speranza dell'uomo. "L'infinito" p.999 È una poesia che fa parte dei Canti, venne composta dopo il tentativo di fuga di Leopardi da casa sua ne 1819. Egli, infatti, per sfuggire dalla sua prigionia si immerge nel pensiero e nell'immaginazione e immagina cosa ci possa essere al di là della siepe e del colle Tabor di Recanati che lui vede dal suo balcone. Si ha un uso massiccio della congiunzione "e" usata 11 volte, ed una sola subordinazione "ma". La frase più importante del sonetto è "io nel pensier mi fingo" che significa che Leopardi si immerge nel pensiero, così tanto da annegarci ed il suo cuore perde un colpo dall'emozione. Paragona la sua immaginazione al vento, perché non ha limiti, così come l'infinito . Mentre immagina, lui si ricorda delle epoche passate e della storia. "La sera del dì di festa" p. 1004 Questa poesia è un piccolo idillio composto nella primavera. È una serie di endecasillabi sciolti, cioè non vi è uno schema di rime e strofe ricorrente. Si svolge nella sera della domenica. La domenica era visto giorno di divertimento, di spasso dopo la messa, ma non per Giacomo Leopardi in quanto vede gli altri divertirsi ma lui non lo è. Molto frequente la congiunzione «e» che sembra quasi una struttura infantile. La notte e soprattutto la luna, sono due elementi ricorrenti nella poesia di Leopardi. La luna si ritrova spesso in Leopardi: essa è indifferente e sempre felice perché vive al di sopra dei tormenti del mondo e Leopardi è quasi invidioso della sua “felicità”. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) o I primi quattro versi: descrive un paesaggio notturno pacato, con luna e stelle splendenti e senza vento. Dolce e chiara è la notte e senza vento, è un’anastrofe. Uso massiccio della congiunzione “e” nei primi quattro versi. Questo paesaggio è un quadretto idilliaco che man mano diventa uno struggimento graduale. o Nomina una ragazza che lui ha visto per le vie di Recanati durante la domenica. Tace ogni sentiero è una sinestesia. Recanati è calma come la notte -> Tutta la città si è ritirata tranne qualche finestra ancora illuminata e nomina la ragazza che dorme tranquilla perché non ha alcuna preoccupazione. o è una poesia descrittiva soprattutto dal punto di vista uditivo (i sentieri tacciono, la quiete della città, la notte calma ecc.), quindi sembra fatta di bisbigli. o Ad un certo punto Leopardi sembra infantile: accusa la ragazza di essere felice e di causare a lui il dolore. Ripete molte volte il tu dormi per sottolineare che lei è serena a differenza di Leopardi che soffre. o Riferimento al pessimismo cosmico (nonostante fu scritta nel 1820) perché definisce la natura matrigna perché lo ha creato e lo fa soffrire (! Passaggio da pessimismo storico a cosmico). Vi è anche una personificazione della natura che dice a Leopardi che gli nega anche la speranza. Il paesaggio idilliaco si trasforma quindi in un incubo. o Torna a parlare della ragazza che starà sognando tutti i ragazzi che le sono piaciuti tra cui sicuramente non c'è lui, quindi si dispera perché non piace alla donna. Si ha il punto di maggiore tensione: lui diventa tragico, chiede quanto tempo gli resta da vivere. “Ahi” fa ritornare la tranquillità nella poesia (climax), raggiunge lo spannung e un anti-climax (ahi) fa tornare la tensione verso il basso. L’ostello = una metonimia (es. Ostello che prende il significato di casa). o Il canto dell’artigiano che ritorna dall’osteria gli fa capire che il divertimento della domenica non lascia segni, tutto il mondo passa senza lasciare segni. Si passa dal giorno di festa al giorno di lavoro = giorno volgare. Si pone molte domande retoriche in cui si chiede dove sia finita l'epoca passata che rimpiange. Tutto è pace e silenzio tranquillità passiva. Poscia = dopo. Premea le piume (sineddoche) -> cuscino. "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" p.1033 Questo canto fa parte dei Canti e parla di un pastore dell'Asia che parla alla Luna (Asia = paese lontano che ispira misteriosità). Ha un linguaggio e una tematica più “maturo” rispetto ai piccoli idilli. Vi sono tre campi d’azione: la luna, il pastore e Leopardi. La luna è silenziosa perché non è viva.  Vita del pastore e tua vita è un chiasmo = viene ripreso sia all’inizio che alla fine del verso. Leopardi combacia la luna alla vita del pastore in quanto la mattina si alza, lavora e poi la sera si addormenta stanco. Ancora una volta Leopardi pone delle domande retoriche in cui non vi è una risposta.  vecchierel bianco: è una ripresa di Petrarca -> Leopardi ammirava Petrarca, infatti, si può ritrovare una somiglianza tra all’Italia di Leopardi e un’opera di Petrarca. Ad un certo punto nel testo si nota che il vecchierel petrarchesco – leopardiano corre perché in età senile si ha quella sensazione di non avere abbastanza tempo. Viviamo e fatichiamo per arrivare alla morte. La morte, per Leopardi, non ha la stessa importanza metafisica di Manzoni.  Vergine Luna, in quanto non ha mai provato un sentimento.  Nasce l'uomo a fatica, ed è rischio di morte il nascimento: l'uomo nasce piangendo ei genitori lo consolano, stessa cosa accade nel resto della sua vita. Quindi perché riprodursi e far nascere bambini se la vita è una sventura?  Oh greggia mia: il pastore che parla alle pecore. Leopardi invidia le pecore perché non fanno mai niente e non provano mai la noia (tedio). Il pastore prova la stessa cosa perché stando fermo sente fastidio (pungolo = bastone che pizzicava gli animali) e ha sempre bisogno di azione. Fisicamente il pastore sta bene e non si lamenta, ma si sente inutile. Leopardi afferma che senza l’azione, è peggio che morire perché se non ci prodighiamo a combattere le nostre battaglie allora la nostra esistenza è sprecata. Si accorge però che forse anche gli animali provano qualche sofferenza, non proveranno la noia come l’uomo, ma altre sofferenze legate ad essa. Cambia solo la percezione della sofferenza in quanto tutti gli esseri viventi soffrono. Riprende costantemente la sofferenza legata alla nascita. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) POSITIVISMO: 🍁 Leopardi muore nel 1847. Intorno al 1850 (metà del XIX sec.) finisce l‘età del romanticismo e comincia a declinare. In effetti è un declino lento: per altri cinquanta anni, tanti autori continuano a scrivere in stile romantico e con tematiche romantiche -> inizi del 1900 ripreso il termine secondo romanticismo. Gli artisti dopodiché cominciarono a trovare soluzioni nuove e altrettanto i lettori. 🍁Nel 1859 venne pubblicato un libro scientifico: Charles Darwin pubblica il libro L’origine delle specie, molto tecnico. È il libro più citato, insieme alla bibbia che nessuno ha mai letto. Testo molto citato perché è un testo rivoluzionario che apre le porte a nuove indagini e a nuove scoperte. L‘origine delle specie delinea il concetto di indagine empirica che significa ricerca sul territorio e indagini basate su prove concrete. Questa nuova opera ha una fascinazione sull‘ambiente scientifico ma anche artistico, quindi si compone secondo il concetto di indagine empirica anche nei romanzi. Questo periodo è denominato età del positivismo: essa pone delle domande a cui si cerca di dare delle risposte . Tutta la magia, la superstizione e la fascinazione per l‘occulto del romanticismo decade perché adesso la nuova „dea“diventa la nuova scienza. Essa si colloca oltre l‘illuminismo, essa è scienza che non si basa esclusivamente sulla ragione (come l‘illuminismo filosofico). L'illuminismo è filosofia. NATURALISMO FRANCESE🍁 La prima corrente artistica che nasce dal positivismo è il naturalismo francese che nasce in Francia (Gustave Flaubert, Honoré de Balzac…). È il tentativo letterario di trasformare la scienza in letteratura; questi autori si basano sulla tecnica dell‘impersonalità: descrizione di situazioni e personaggi senza alcuna partecipazione emotiva da parte dell‘autore e del narratore. Ad esempio, Flaubert (M.me Bovary), riporta i danni fisici dell‘effetto sul veleno nel corpo della protagonista descrivendolo senza la partecipazione dell‘emotività. I personaggi descritti e le azioni che fanno devono essere impersonali, distaccate, fredde; sarà poi il lettore a dare simpatia ed emotività ai personaggi. All’interno del naturalismo si parla di problematiche sociali; critica alla società borghese; lotta di classe sociale; ambientazione urbana (cittadina). SCAPIGLIATURA MILANESE🍁 All‘interno della scapigliatura facevano parte soprattutto artisti Lombardi ma anche molti piemontesi. Milano è il fulcro in cui si muovono questi artisti. È un fenomeno artistico estremamente breve (1860 - 1870) di cui fanno parte i bohémiens. Bohémiennes è un termine francese che identifica delle persone ai margini della società (ubriaconi, barboni, disoccupati, drogati ecc.), infatti hanno una vita zingaresca. Essi si ritrovano nelle cantine, nelle soffitte della periferia milanese e lanciano la loro accusa alla società contemporanea. Gran parte di loro (circa il 70%) morivano all‘età di trent‘anni perché prendevano malattie dovute all‘alcool, malattie a causa del loro tenore di vita (senza casa) oppure per problemi legati alla droga. Gli scapigliati però sono scapigliati per scelta: sono figli di medici, avvocati, insegnanti o di famiglia ricchissima che vogliono vivere in questo modo. La loro tematica principale era la critica alla borghesia perché essa sfrutta gli esseri umani pur di guadagnare più denaro. Questo termine scapigliati deriva da Arrighi (1862) e delineava con scapigliatura gente che decideva di vivere contro la società moderna, contro il regno d’Italia e contro le loro famiglie. La scapigliatura milanese ha come obiettivo principale quello di creare uno shock emotivo e artistico nel lettore e nella società: utilizza delle immagini estremamente forti, vuole provocare in chi legge il disgusto, vuole essere anticonformista, anti-religioso, anti-manzoniano e anti-borghese. Gli autori principali della scapigliatura sono:  Boito: uno degli scrittori scapigliati più conosciuti, che ad un certo punto della sua vita cambia tenore di vita, infatti lavora con Giuseppe Verdi dove scriverà alcuni libretti delle sue opere e altre opere letterarie sue personali.  Praga: è probabilmente il prototipo scapigliato di talento più grande, e la sua vita era molto tormentata. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) "STORIA DI UNA CAPINERA" La capinera è un uccello molto particolare in quanto vive nei boschi. Se esso viene catturato e chiuso in una gabbia smetterà di cantare il suo meraviglioso cinguettio e si lascerà morire. Storia di una capinera è tecnicamente un romanzo epistolare e la protagonista si chiama Maria: è la storia di una ragazza che vorrebbe vivere, amare, sposarsi ma il padre decide per lei che deve andare in convento di clausura. In convento scrive delle lettere ad una sua amica dove pian piano la si vede sfiorire e lasciarsi andare fino al suicidio. Questo è uno dei romanzi che prende principalmente spunto dalle opere manzoniane (il personaggio di Maria ricorda molto la Monaca di Monza). La prima svolta di Verga avviene nel 1874 quando si sarà trasferito da poco a Milano e pubblicherà la sua novella Nedda il quale sarà il punto di partenza alla conversione al verismo. BIOGRAFIA DI VERGA: L’esponente maggiore del verismo italiano (il cui fondatore è Capuana) è Verga. Verga nasce e muore a Catania (1840-1922), appartiene a una ricca famiglia di proprietari terrieri e ciò non è solo un dettaglio ma sarà importante perché Verga, che è il campione del verismo che guarda ai ceti sociali più bassi avendoli visti in maniera molto distaccata sia dal punto di vista economico che geografico. Le opere maggiori di Verga verista nascono a Milano e non ad esempio a Palermo/Napoli/Catania; ritorna il concetto dell’impersonalità e della tendenza a guardare con distacco quello che è scritto. L’autore non fornisce una partecipazione emotiva: più lontano è da quello che scrive, più ha la possibilità di parlarne senza farsi coinvolgere emotivamente. Il distacco deriva quindi sia dalla lontananza geografica, ma anche sociale. A un certo punto possiamo dividere la sua vita in due fasi:  1865-74: periodo fiorentino durante il quale scrive i romanzi della prima maniera appartenenti alla seconda/terza ondata del romanticismo  1874-93: periodo milanese, periodo di svolta in cui compone le sue grandi opere. A Milano conosce Capuana e frequenta l’ambiente scapigliato. Una parte dello stile di Verga deriva dall’esperienza dell’incontro con gli scapigliati. Verga ritiene la scapigliatura, un movimento minore che non ci lascia nessuna grande opera e ciò la rende meno importante agli occhi della critica. 1874 : periodo di conversione al verismo. Verga scrive la novella “Nedda”. La novella è lo strumento verista per eccellenza, infatti, si tratta di un testo in prosa con uno sfondo realistico contenente una morale. Verga non scrive fiabe/favole perché prive dell’analisi della realtà . Quindi le novelle sono perfette per descrivere il vero. Verga in un’intervista ci racconta l’ispirazione per scrivere “Nedda”, dicendo che un giorno gli capitò in mano il diario da bordo di un peschereccio e disse che era una delle cose più belle che avesse mai letto, in quanto non c’era neanche una parola di troppo. Il testo era scarno/essenziale/impersonale. Verga dice che questo diario aveva uno stile perfetto per la scrittura di “Nedda”. "NEDDA" Nedda è una raccoglitrice di olive in Sicilia, vicino a Catania. Vive con la mamma malata e il papà è morto. Nedda è costretta ad andare da sola a lavorare nei campi; per la Sicilia del 1850 una donna, non sposata che lavora da sola nei campi in mezzo agli uomini, è marchiata come prostituta. Il paesello la marchia d’infamia. La mamma muore e Nedda si trova da sola e nessuno vuole avere rapporti sociali con lei, nessun uomo degno di onore le si può avvicinare. Si lega con un reietto, Iano, un poveraccio tubercolotico. Nedda si reca dal prete del paese per chiedergli di celebrare il matrimonio tra i due, ma il sacerdote si rifiuta perché se dovesse accettare la proposta, il paese si rivolterebbe. Dai due nasce una bambina ma nel giro di poco tempo Iano muore e anche la bambina, data la mancanza di cibo, viene a mancare. La novella si conclude con Nedda che prende il corpo della bambina, si reca fuori di casa, alza il corpo verso il cielo e dice “Dio ti sei preso tutto quello che avevo, ora prendi anche me perché non ho più ragione di vivere”. La storia è estremamente tragica e viene narrata in modo molto asettico/distaccato. Lo stile sembra quasi giornalistico. Il lettore decide quale emozione provare, non è compito dell’autore far provare un determinato sentimento. La novella è privata della partecipazione emotiva tipica del romanticismo. Il linguaggio del personaggio è molto semplice. L’unica cosa che rimanda a Manzoni è il tono basso; però Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) nonostante il linguaggio sia arricchito di localismi/termini tecnici, è sempre italiano. Nedda segna la svolta di Verga, perché dopo la sua pubblicazione decide di convertirsi al verismo. Dal 1874 nascono i grandi capolavori di Verga:  1879: Vita dei Campi  1881: I Malavoglia  1884: Novelle Rusticane  1889: Mastro Don Gesualdo  duchessa di Leyra (incompiuto) Queste opere compongono il Ciclo dei Vinti. Vita dei Campi e Novelle Rusticane sono raccolte di novelle, mentre le restanti opere sono romanzi. Intorno al 1893, Verga vince una causa contro l’editore Sonzogno: un compositore lirico famoso di nome Pietro Mascagni, mette in scena l’opera “Cavalleria rusticana” che è tratta da una delle novelle di Vita dei Campi. “Cavalleria rusticana” viene pubblicata dalla casa editrice Sonzogno, la quale non paga i diritti d’autore a Verga. Vanno in causa e Verga vince, mentre la Sonzogno è costretta a risarcire Verga. Dopo il 1894 Verga si ritrova ricchissimo, anche grazie alla vittoria della causa, e decide di tornare a Catania. Verga è abbastanza deluso dal fatto che il pubblico e la critica non premino le sue opere, e quindi smette di scrivere. "CICLO DEI VINTI"🍁 In Manzoni nelle sue opere post conversione (conte di Carmagnola, Innominato, 5 maggio) parla di umili: si parla di umili manzoniani, ovvero gente sofferente che alla fine hanno un’espiazione religiosa da parte della provvidenza. In verga si chiamano vinti, invece, in quanto qualsiasi tentativo compiuto per salvare sé stessi, alla fine vengono sempre sconfitti. Non parla di questioni di destino, non sono mossi da personaggi sovrannaturali, ma nel tentativo di migliorarsi intellettualmente e socialmente per cercare di sollevarsi, falliscono a causa del mondo in cui vivono colmo di pregiudizio e a causa della società che non dà loro l’opportunità di migliorare. Dal fallimento nasce anche il dolore dovuto al fallimento. Appare in Verga, nel ciclo dei vinti, la tecnica dello straniamento. Essa è riconducibile a qualcosa di strano per noi e normale per il “paesello” e ciò che è normale per noi è strano per il “paesello”. Cercare di mettere in comunicazione il lettore e mostrargli un qualcosa che per lui dovrebbe essere normale ma per il paese è percepita come strana e viceversa. "FANTASTICHERIE" Oltre che una novella di vita dei campi, la si può considerare anche come un'introduzione ai Malavoglia. Essa descrive due tematiche fondamentali dell’universo di Verga. La protagonista, donna di città, ammaliata dalla bellezza del paesaggio di Aci-Trezza, vuole starci inizialmente un mese ma poi secondo lei è impensabile viverci tutta la vita. Ogni tanto però, nella vita del paese, arrivano epidemie di vaiolo e colera, nonostante ciò, le persone sopravvissute alla bella spazzata (riprende Manzoni, quando Don Abbondio reputava la peste come un’ottima scopa del mondo) ritornano di nuovo alla vecchia vita come se nulla fosse. Verga prende la verosimiglianza delle formiche: le formiche camminano in fila indiana, ma quando la donna annoiata, scrive il nome del suo attore preferito sul terreno con un ombrello, le formiche vengono sbaragliate. Una volta però ripresa la marcia le formiche ritornano in fila indiana. La donna rappresenta l’epidemia o le catastrofi e le formiche rappresentano i siciliani. Il paese, per i paesani, è chiuso tra due zolle: loro vivono in quelle due zolle e stanno bene in quell’universo chiuso; nessuno di loro si preoccupa di scoprire cosa c’è al di fuori del paese e al tempo stesso non vogliono saperlo. Verga vuole farci vedere i personaggi con distacco ed è un richiamo al naturalismo: guardare col microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori. I paesani pezzentelli che Verga descrive, vengono visti come le ostriche che nascono e muoiono attaccate al loro scoglio per tutta la loro esistenza. Non c’è redenzione, non c’è speranza e nemmeno la voglia di sperare perché chi spera fallirà miseramente. Rassegnazione coraggiosa Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) ad una vita di stenti è un ossimoro in prosa. È un mondo chiuso, selvatico / selvaggio sia dal punto di vista umano sia da quello del paesaggio. "ROSSO MALPELO" Il suo colore di capelli, e quindi il suo nomignolo rappresenta la tecnica dello straniamento. Il nome rosso malpelo è stato dato al ragazzo protagonista in quanto chi nasceva coi capelli rossi era automaticamente malizioso e malvagio. Esso viene chiamato così dappertutto, anche a casa, tanto che sua madre non si ricorda più il suo vero nome. Malpelo vuole rappresentare intere generazioni di ragazzi poveri che sono stati mandati nelle miniere per mantenere la famiglia. Il ragazzo viene descritto come un ragazzo torvo e selvatico che mangia un pezzo di pane duro di 8 giorni e veniva trattato male da tutti. Mastro Misciu non si lamentava della misera paga e lavorava per dignità, anche per pochi soldi. Il linguaggio utilizzato è semplice: in italiano. Il verismo non scrive in dialetto ma in italiano, nonostante ciò, utilizza un linguaggio semplice ma anche ricco di termini tecnici per la descrizione realistica. I veristi scelsero dunque di utilizzare l’italiano-toscano anche se talvolta presenta delle influenze regionali e utilizzano spesso dell’erlebte rede (discorso indiretto libero). Ranocchio: ragazzo che Malpelo incontra alla cava a cui non viene dato un nome. Malpelo inizia a proteggerlo e lo picchia per fargli creare una corazza. Ranocchio poi si ammala e muore anche lui come il padre di Malpelo. [Un uomo rinchiuso in una galera del 1800, scappa e va in miniera, ma dopo due settimane la galera al contrario della miniera è un paradiso.] La madre di malpelo è sola e non può occuparsi di lui quindi rimane da solo. Lui è un uomo con un suo pensiero, non è stupido, infatti sa che a nessuno interessa di lui. Ha una sua etica, ciò viene esposto dall'avvenimento dell'asino che venne picchiato da Malpelo per far sì che non soffrisse più. Un giorno decide di lavorare in questa cava molto pericolosa, non si tira indietro perché sa che se dovesse morire non importerebbe a nessuno. Così va in questa cava all'interno della montagna e scompare, come se la montagna l'avesse inghiottito. Questo era il destino di decine di migliaia di persone che facevano i minatori: nessuno si ricorderà di loro, tranne Malpelo che viene ricordato per i suoi capelli. "LA ROBA" p. 138 Questa novella è tratta dalle Novelle Rusticane. Mazzarò nasce povero, subisce molti tormenti (il padrone lo prende a calci, gli altri lo deridono …), ma lui comunque è brillante, non stupido e furbo. È anche disonesto e fa di tutto per accaparrarsi la "roba" (le proprietà terriere, alberi, animali…), non era interessato alla "carta straccia", cioè soldi, cambiali… egli era interessato a possedere più terre del re. Quindi Mazzarò possedeva molti terreni ("si cammina sulla pancia di Mazzarò"); tramite inganni fa indebitare le altre persone e poi acquista le loro proprietà. Il padrone gli vende il palazzo, ma non lo stemma nobiliare, infatti a Mazzarò non interessa, lui vuole solo la terra. Mazzarò rimane comunque un vinto = tutto ciò che ha fatto nella vita (risparmiare, trattare male i suoi lavoratori…) non l'ha portato alla felicità, ha solo un'ossessione di essere ingannato. Quando sta per morire, si rende conto che tutte le sue proprietà deve lasciarle sulla terra. Non si è goduto la sua fortuna e appena guadagna qualcosa lo spende per comprare altra "roba" (l'unica cosa che si era concesso era un cappello di seta, sostituito poi con un cappello di feltro più economico). Questa ossessione lo porta alla rovina morale. Mazzarò introduce Mastro Don Gesualdo. “I MALAVOGLIA” Si tratta di un romanzo corale, in quanto racconta l’epopea di un’intera famiglia nell’arco di una decina d’anni, dal 1864 al 1876 circa (periodo post-unitario). L’opera è ambientata ad Aci-Trezza, un villaggio vicino a Catania, e vede protagonista la famiglia Toscano (la Toscana era vista come centro culturale ed economico dell’Italia appena formata, Verga li chiama così come se venissero da lontano e non fossero Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) "Devo andarmene" dice Ntoni figlio -> Ntoni figlio decide di andare via nonostante abbia conosciuto il significato di famiglia, ma deve andarsene lo stesso. Acitrezza è in silenzio mentre lui se ne va. Ntoni si siede e guarda il paese che sembra dormire e lui sa perfettamente che cosa sta per succedere-> sta sorgendo l'alba e le botteghe si aprono, comincerà la giornata. L'ultima frase è indicativa, vuole far capire che quella successione si ripeterà all'infinito (il primo che inizia la giornata è Rocco Spatu). Quindi non cambia nulla ad Aci-Trezza, continua a ripetersi tutto all'infinito. Nonostante ciò che è successo ai Malavoglia, sembra quasi che l'orologio sia fermo. Tutti i giorni sono uguali a quello seguente. È un universo chiuso tra due zolle (stesso termine usato in Fantasticheria), chi viene da fuori non comprende e chi c'è dentro lo difende, mentre chi vuole andarsene è un pazzo perché non si può sfuggire a questo universo chiuso. Il segreto dei Malavoglia, quindi, è qualcosa di cristallizzato (Acitrezza) che è fissa immobile nel tempo, e chi cerca di rompere questa scansione viene visto male (appunto i Malavoglia) e inoltre è un vinto (destinato al fallimento) perché non si può sfuggire a questo universo. I Malavoglia sono un cerchio imperfetto che forse diventa una spirale fino alla completa sparizione della famiglia. La storia si conclude idealmente e il finale di Alessi o di ogni altro personaggio lo si deve immaginare. "MASTRO DON GESUALDO" Ultimo grande romanzo e ultimo romanzo pubblicato da Verga. Esisteva un progetto, una trilogia dei personaggi che compaiono in Mastro don Gesualdo, ma non vengono compiuti (es. la duchessa di Leyra). Venne pubblicato nel 1889 (a diff. Dei Malavoglia) è un romanzo individuale (Malavoglia = romanzo corale che racconta dell'intero paese e intera famiglia) ≠ Mastro Don Gesualdo parla di un protagonista principale che è Gesualdo Motta. Il titolo del romanzo è molto indicativo, infatti Gesualdo era al tempo stesso Mastro (= lavoratore) e Don (= appellativo per un uomo di rispetto e nobile, sangue blu = nobile). Il titolo è un forte controsenso perché non può esistere un mastro e un Don allo stesso tempo, quindi o appartiene alla classe di lavoratori e quindi una classe sociale bassa, oppure è nobile. Dal titolo si identifica quindi una persona tormentata, che non si sa a quale mondo appartenga, quindi se a quello del lavoro o a quello della nobiltà. Il romanzo era stato preannunciato dalla novella "La roba", infatti Mazzarò era una specie di Gesualdo prima che il romanzo nascesse. Egli è quindi il modello del futuro personaggio, ma con una differenza importante -> Mazzarò vuole possedere terre ma non arricchirsi (acquista la casa ma non vuole comprare lo stemma della famiglia perché a lui non interessa diventare nobile) invece Gesualdo vuole diventare nobile e ciò è un controsenso perché egli vorrà diventare nobile con i suoi modi burberi. Il romanzo è ambientato nell'arco di 30 anni: dal 1820 fino alla prima guerra d'indipendenza (1850) ed è quindi ambientato prima dell'annessione della Sicilia al Regno d'Italia. Gesualdo è un muratore, un manovale, e come Mazzarò si rompe la schiena per lavorare e mettere da parte i soldi perché ha un sogno come Mazzarò, però esso è diverso. Gesualdo vuole far parte del mondo nobiliare siciliano, quello di Palermo. Infatti, possiamo definirlo oltre che romanzo individuale, anche un romanzo urbano (= il romanzo è ambientato a Palermo. Quindi esso è ambientato in una città, non in un ambiente di campagna o rurale). Non parla dei problemi dell'ambiente urbano (es. industrie, inquinamento …) ossia non è come i romanzi francesi in cui vengono criticati i problemi delle città urbane. Semplicemente viene identificato urbano per la sua ambientazione. Gesualdo nasce bracciante e lavora molto per poter diventare nobile, ma diventare nobile non è possibile perché il titolo non si può comprare. Ci si può arricchire ma se non ti sposi con una persona nobile, non potrai mai esserlo. Lui lavora e può comprare tutti i terreni dati i soldi che ha, ma non può dire di essere nobile. L'unica cosa che deve fare è sposarsi quindi con una nobile: Bianca Trao. È una donna nobile e Gesualdo acquista questo matrimonio. Gesualdo in questo suo investimento inizia a nutrire dei sentimenti nei confronti di Bianca, ma Bianca non lo stima, non lo apprezza e non lo rispetta. Infatti, Bianca lo tradirà con un ragazzo Don Ninì Rubiera, che è un nobile ragazzo. Da questo tradimento nasce una figlia Isabella, che Gesualdo riconosce come sua, quindi diventerà Isabella Motta. Gesualdo sospetta comunque che Isabella non sia sua figlia, ma decide comunque di dargli il suo cognome per far sì che abbia l'accesso al mondo nobiliare di Palermo, ossia ciò che non è mai riuscito ad avere lui. Romanticismo, Leopardi, Verismo, Verga (ITALIANO) Bianca muore a causa di una malattia e Giosualdo rimane da solo con la figlia. Giosualdo però non riesce ad entrare nella classe dei nobili perché essa era impermeabile e non accettava nessun elemento che non fosse sangue blu. Quindi a loro non interessava se si avessero dei soldi o meno, e questo problema non sarebbe mai riuscito a risolverlo. La speranza c'era per la figlia che comunque era figlia di una nobile, quindi Giosualdo decide di far sposare Isabella con il duca di Leira (un nobile) che aveva anche lui come Isabella il patrimonio in dissesto. Inoltre, il duca non era una persona moto intelligente, ma comunque era nobile. I due devono sposarsi in modo che Isabella e un eventuale nipote non abbiano problemi ad inserirsi nella classe nobile. Isabella vive questa situazione con estrema insofferenza e disperazione perché viene insultata dalla famiglia dei Leira essendo figlia di un padre lavoratore che si finge nobile  la figlia comincia ad odiare il padre per la sua condizione. Durante la Sicilia borbonica dell'800 interessava molto la classe da cui si proveniva, di conseguenza era molto importante chiunque appartenesse alla classe nobiliare. Di conseguenza la classe nobiliare palermitana non lo accetta. Inoltre, la figlia viene influenzata dalle maldicenze che provenivano dal marito e dalla famiglia del marito, quindi inizia a repudiare il padre. Gesualdo scopre di avere un tumore allo stomaco e negli ultimi momenti della sua vita cerca di stabilire un contatto con Isabella che addolcita dal pensiero che suo padre sta morendo, lo consola (molto poco). Infatti, Gesualdo morirà solo e preso in giro da tutti. Gesualdo, come Malpelo e i Toscano dei Malavoglia, è un vinto perché nella società in cui cercava di immettersi non importavano i soldi. Quindi è un vinto perché non riesce a soddisfare i suoi desideri. L'impermeabilità sociale la troviamo in Mazzarò come anche Gesualdo. Mazzarò anche se avesse perso tutti i soldi e fosse rimasto povero, non avrebbero perso la nobiltà. "La morte di mastro-don Gesualdo" p. 149 Gesualdo è sul letto di morte e lui chiede di parlare con la figlia che acconsente e i due discutono. "E lui allora sentì di tornare Motta com'essa era Trao" -> i due sono di due universi differenti, separati. In questa frase viene racchiuso tutto il romanzo, in quanto Gesualdo è sempre stato Motta e Isabella è sempre stata Trao, ossia diffidente. Di conseguenza lui non insiste più e non dice più nulla perché sa che Isabella non riuscirebbe più a capire. Il servo è infastidito dal padrone che stava male, non lo assiste. E anche lui come i nobili lo insulta, lo prende in giro, nonostante sia morto. a. 175 "Sono le mani che hanno fatto la pappa"-> I servitori dice che Gesualdo non meritava di morire in un luogo così colto essendo che non vi apparteneva. Gesualdo viene insultato perché avendo lavorato non doveva trovarsi in un luogo di morte così colto. "Vedete cos'è nascer fortunati… intanto vi muore nella battista come un principe!" r. 174"Guardate che mani!" -> racchiude il romanzo in quanto i servitori sottolineano che Gesualdo era solo un lavoratore, ha giocato a fare il nobile. Neanche sul punto di morte Gesualdo riesce a esprimere il suo desiderio di essere considerato nobile: nasce mastro e muore mastro.
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