Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Leopardi, Manzoni, Naturalismo, Verismo, Verga, Scapigliatura, decadentismo, Baudelaire, Appunti di Italiano

romanticismo, Leopardi, Manzoni, Naturalismo, Zola, Verismo, Verga, Scapigliatura, decadentismo, Baudelaire BENE NEL DETTAGLIO, PERFETTE PER MATURITA': VITA, OPERE, POETICA + ALTRI AUTORI CON OPERE

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 20/03/2023

giorgia-chilelli-1
giorgia-chilelli-1 🇮🇹

5

(2)

15 documenti

1 / 26

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Leopardi, Manzoni, Naturalismo, Verismo, Verga, Scapigliatura, decadentismo, Baudelaire e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! 1 Il romanticismo Situazione politica Il congresso di Vienna [1814-1815] dà inizio all’età della Restaurazione: vengono restaurate le dinastie precedenti alla Rivoluzione Francese. È l’età dei movimenti di indipendenza che culminano nei moti del 1848-49, dove la borghesia progressista europea conduce un’ultima battaglia contro l’assolutismo. Si diffonde però una nuova contraddizione: l’acuto contrasto economico e sociale tra capitalisti e proletariato, tra borghesia e lavoratori. La situazione è diversa per l’Italia e per la Germania, il processo porterà all’unità nazionale: terminerà nel 1861 in Italia e nel 1871 in Germania. Il termine “romanticismo” Venne utilizzato per la prima volta da Rousseau, non più in accezione negativa, per indicare il rapporto coincidente tra paesaggio e stato d’animo malinconico. Le origini del Romanticismo Il movimento romantico si presenta con una forte identità antilluministica e anticlassicista: sono posti in primo piano i valori nazionali e la storia del popolo, si valorizzano i sentimenti, la passione, gli aspetti irrazionali. Il Romanticismo è caratterizzato dalla disarmonia, dalla malinconia, dal senso di mancanza e di vuoto espressi in sintesi dalla parola tedesca Sehnsucht. Nasce in Germania nel 1798 con la battaglia della rivista Athenaum; in Italia la discussione inizia venti anni dopo grazie alla mediazione di Madame de Steal con la sua pubblicazione in De l’Allemagne dove esalta la cultura tedesca e ne espone le teorie romantiche. Nello stesso anno [1816] Berchet scrive il manifesto di adesione. I caratteri del Romanticismo  Rifiuto dell’equilibrio e del razionalismo illuminista  Valorizzazione della soggettività, dei sentimenti, delle passioni, dell’irrazionale  Natura come organismo vivente e assoluto  Paesaggio-stato d’animo  Nazionalismo e individualismo  Scissione io-mondo “Sulla poesia ingenua e sentimentale” di Schiller p.385 Distingue il poeta ingenuo (ossia antico) che è natura, diverso dal poeta moderno che la cerca perché, vivendo ormai nella civiltà e nella cultura, se n’è separato. “La natura è ormai scomparsi dall’umanità” Tutto ciò che della nostra vita ci riconduce alla natura è la sola infanzia: “sola natura integra”, “il sentimento che ci spinge ad amare la natura è così simile a quello con cui rimpiangiamo l’infanzia, età dell’innocenza” “Per gli antichi Greci era diverso, la loro vita sociale era basata sulle sensazioni e non sul lavoro composito dell’arte; mentre noi, infelici, non abbiamo interesse più urgente che di fuggire da essa.” “Il sentimento di cui qui si parla non è quello degli antichi: è piuttosto simile a quello che noi nutriamo per gli antichi. Essi lo sentivano in modo naturale, noi sentiamo il naturale.” “Il nostro sentimento per la natura è simile a quello che il malato prova per la salute.” “Il poeta o è natura, o la cercherà. Nel primo caso si ha il poeta ingenuo, nel secondo il sentimentale.” Differenze tra Classicismo e Romanticismo L’avvio della discussione tra “classici” e “romantici” ci è dato dalla pubblicazione di un articolo della de Steal nel 1816 dove aveva introdotto le teorie romantiche provenienti della cultura tedesca. Nell’articolo prende di mira l’amore per la conoscenza del mondo classicista italiano e la scarsa conoscenza degli autori stranieri, auspicava uno svecchiamento e un rinnovamento da compiersi. 2 Risposero polemicamente i classicisti, tra cui Pietro Giordani; ma nello stesso anno uscirono anche i primi “manifesti romantici” in risposta dell’articolo provocatorio della de Steal, come ad esempio quello scritto da Giovanni Berchet. Pietro Giordani traduce la de Steal: “Sulla maniera e la utilità delle traduzioni” p.389 “Dovrebbero a mio avviso gl’Italiani tradurre diligentemente assai delle poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a’ loro cittadini, i quali per lo più stanno contenti all’antica mitologia” “Rivolgano spesso l’attenzione al di là delle Albi, non per diventare imitatori” “La letteratura italiana vi è una classe di eruditi che vanno continuamente razzolando le anticje ceneri, per trovarvi forse qualche granello d’oro” Pietro Giordani risponde con i temi del dissenso: posizione classicista “Nel campo del bello non esistono progressi: una volta raggiunto l’apice non resta che continuare per quella strada e riprodurlo in continuazione.” “Lettera semiseria di Grisostomo” di Berchet p.391 Ottentoti Parigini Popolo “stupido” Gurda … “e s’addormenta” Troppo intellettuali Privi di fantasia Classe intermedia Ascoltano le emozioni Ripetono le mitologie dei popoli antichi Interrogano la natura direttamente In Germania è chiamata poesia classica In Germania è chiamata poesia romantica Io la chiamerei poesia dei morti Io la chiamerei poesia dei vivi Classici Romantici Eternità del bello Carattere storico del bello Imitazione degli autori antichi Originalità Temi mitologici Temi cristiani Pubblico ristretto Pubblico: popolo Lingua aulica Lingua di uso comune 5 LA TEORIA DEL PIACERE In questo brano del 1820 espone la “teoria del piacere”: «L’anima umana [..] desidera sempre al piacere, alla felicita. Questo desiderio non ha limiti né per durata né per estensione. Ma essendo i piaceri limitati per durata (nessuno è eterno) e per estensione (nessuno è immenso), perché la natura delle cose comporta che tutto esista limitatamente; il desiderio non termina con questo o quel piacere, ma solo termina con l’esistenza». E pone l’esempio di desiderare un cavallo, «tu lo desideri come astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, senti un vuoto nell’anima, perché quel desiderio che tu effettivamente non resta pago.» Dalle Operette morali: prose di argomento filosofico di tipo satirico in forma di narrazione, o di discorso o di dialogo Composte negli anni 1824, 1827, 1832 → totale 24 operette DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE L’Islandese ha fuggito per tutta la vita la Natura, convinto che essa perseguiti gli uomini rendendoli infelici; ma nonostante ciò si sente continuamente perseguitato. Infine si imbatte nella Natura che si svela come una gigantesca donna indifferente nella vita degli uomini: si interessa solo del «perpetuo circuito di produzione e distruzione» dell’esistenza. L’Islandese insiste chiedendole il significato della vita, ma rimarrà senza risposta. DIALOGO DI CRISTOFORO COLOMBO E DI PIETRO GUTIERREZ La vicenda si svolge nel corso della navigazione verso terre sconosciute, nella notte. L’uomo, parte minima dell’universo, non può che sperimentare forme di vita intensa e varia, nel tentativo di dare senso alla vita e soprattutto di sfuggire l’insopportabile noia, fornendo quindi momenti di illusorio piacere. DIALOGO DI PLOTINO E PORFIRIO È il dialogo affrontato dal maestro Plotino e l’allievo Porfirio. Quest’ultimo narra al maestro che vuole suicidarsi per porre fine alle sofferenze della vita. Infatti crede che solo grazie al suicidio si possano evitare i sentimenti vani della vita. Per questo motivo non bisogna avere paura della morte, in quanto è l’unica medicina per i mali dell’uomo. Ma secondo il maestro, se tutti gli uomini tentassero il suicidio, non sarebbe garantita la continuità della specie umana. Ed inoltre ritiene che il dolore sia lecito nella vita dell’uomo, lo accompagnerà lungo tutto il corso della sua vita ed il piacere sarà raggiunto inconsapevolmente. Appunto per questo motivo allora Porfirio crede che sia necessario il suicidio per annullare i mali. Ma il maestro ribatte dicendo che questo è utile solo per i mali personali ma accentua i mali dei propri cari. Anche in questo racconto si affronta il tema della morte. Per Leopardi la morte è l’unica medicina capace di ridurre i mali terreni, ma questa deve avvenire spontaneamente in quanto il suicidio porta alla sofferenza di altre persone. Per questo motivo è necessario confortarsi a vicenda tra gli uomini, in modo da affrontare la natura nemica, la vera responsabile di questi mali. DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE Il venditore rappresenta un ingenuo punto di vista ottimistico: l’anno venturo sarà migliore di tutti i precedenti. Il passante gli contrappone una visione pessimistica e disincantata: l’unico piacere vero resta quello del futuro, perché il piacere consiste sempre nell’attesa e nella speranza (=illusione), senza darsi mai nel presente e nella realtà. DIALOGO DI TRISTANO E DI UN AMICO 6 L’opera riassume le posizioni filosofiche di Leopardi, in netto contrasto con la cultura del tempo. L’amico ha un ruolo limitato, quello di porre domande e di consentire all’amico di esporre le sue ragioni. Il racconto inizia quando Tristano annuncia di aver cambiato idea rispetto al suo ultimo libro, ossia le Operette Morali. Si tratta di un espediente per dimostrare l’inesattezza della filosofia del XIX secolo. Inoltre, Leopardi, grazie al ragionamento, smonta le tesi di coloro che spiegano il suo pessimismo in ragione delle sue malattie. Infatti, il ragionamento del poeta è molto più ampio e riguarda l’umanità in generale. Tutti, compresi coloro che godono di buona salute, sono destinati a sperimentare l’infelicità ed il dolore. In questo dialogo, lo scrittore sottolinea che la natura è matrigna ed indifferente e quindi causa di dolore ed infelicità. Tristano chiarisce, anche grazie all’ironia, che l’umanità è condannata alla sofferenza e all’infelicità. Battuta dopo battuta, l’amico è costretto a rivedere le sue posizioni e a concludere che la vita è fonte di dolore e tristezza. Il protagonista preferisce essere coraggioso e non lasciarsi cullare dall’idea che la vita possa essere felice o bella. Lui non china il capo e non fa finta di essere felice ma affronta la realtà per quella che è. Tristano al termine dell’opera afferma di provare invidia soltanto per i defunti. In passato, avrebbe voluto essere uno stolto o un presuntuoso ma ora desidera solo la morte. A rendere la sua esistenza ancora più infelice infatti è il pensiero che la sua vita possa prolungarsi ancora. Dai Canti: 41 testi di varia lunghezza composti tra il 1816 e il 1837 [no 23-27: Operette morali] Non vi è un ordine cronologico o una suddivisione per generi: il soggetto diviene un “io” concreto basato su esperienze soggettive → inizio della modernità Vi sono varie fasi: 1. Canzoni civili e idilli 2. Canti pisano-recanatesi 3. Ciclo di Aspasia: canzoni sepolcrali e componimenti impegnati L’ULTIMO CANTO DI SAFFO maggio 1822 Canzone di quattro stanze di endecasillabi tranne il penultimo settenario È esposto il momento di riflessione prima del suicidio della brutta poetessa innamorata ma non ricambiata dal giovano Faone: decide di buttarsi dalla rupe di Leucade. Temi: suicidio, insensatezza della virtù e indifferenza degli dei al destino umano L’ambiente preannuncia l’alba: invita alla tranquillità che si oppone allo stato d’animo della protagonista. Saffo invoca la terra con immagini naturali armonici preannunciati dalla negazione: la natura evita il contatto con la poetessa. Così si pone due domande retoriche: “Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso /Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo / Il ciel mi fosse e di fortuna il volto? /In che peccai bambina, allor che ignara / Di misfatto è la vita, onde poi scemo / Di giovanezza, e disfiorato, al fuso / Dell'indomita Parcasi volvesse / Il ferrigno mio stame?”; sottolinea l’infelicità fin dalla nascita citando Lucrezio “Negletta prole /Nascemmo al pianto” e il fatto che “Virtù non luce in disadorno ammanto.”. Infine la dichiarazione: “Morremo.”, ma augura felicità al suo amato con una condizione “se felice in terra / visse nato mortal” subordinando intelligentemente tre fasi della vita [nascita-vita-morte]. L’INFINITO 1819 a Recanati 15 endecasillabi sciolti Realtà materiale e percezioni sensoriali, sentimenti e riflessioni si fondono, con uno scambio di emozioni in continuazione alla tendenza sensistica leopardiana. Temi: natura benevola, si sottolinea il rapporto armonico tra espressione della natura e immaginazione che fa andare il poeta oltre: immaginazione che supera i limiti, naufragio della mente. La siepe posta su un colle vicino casa del poeta impedisce la viste di ciò che gli sta dietro, dando il via ad un processo immaginativo assai piacevole che permette al poeta di fantasticare sul concetto-limite di infinito e successivamente quello di eterno: si abbandona all’immaginazione sensoriale raggiungendo un piacere indefinito “E il naufragar m’è dolce in questo mare.” IMPORTANTE: continui deittici [questo\quello]; utilizzati udito e vista; il piacere consiste nel vago e nell’indefinito “orizzonte”, “interminati”, “eterno”, “immensità” 7 ALLA LUNA a Recanati nel 1819 16 endecasillabi sciolti Tema: memoria come consolazione dal dolore. Il testo è divisibile in due parti: nella prima Leopardi contempla il paesaggio lunare e nella seconda evidenzia il grandissimo valore del ricordo come consolazione. Infatti il poeta si ricorda di aver visto un anno fa la stessa luna sulla collina con un’angoscia addosso, infatti a causa delle lacrime la vedeva più sfocata. Nel frattempo la sua vita dolorosa non è cambiata ma “E pur mi giova \ La ricordanza, e il noverar l’etate \ Del mio dolore” A SILVIA A Pisa nel 1828 x morte di Teresa Fattorini per tisi nel 1818 Canzone libera di sei strofe di diversa lunghezza Silvia: Ninfa protagonista di Tasso Temi: dolci sperante giovanili e dimostrazione dell’infelicità umana, passato delle illusioni (Silvia è bella) vs presente del disinganno (Silvia è morta), il ricordo Leopardi inizia con una domanda: Silvia ricordi la tua bella giovinezza quando pensavi a quando saresti diventata grande? [salivi!]. Da qui la narrazione: Silvia da giovane cantava nel maggio odoroso e tesseva velocemente, la sentiva dal balcone del padre mentre studiava. “O natura, o natura, \ Perchè non rendi poi \ Quel che prometti allor? perchè di tanto \ Inganni i figli tuoi?” e paragona Silvia all’erba tenera che in inverno muore. Infine la disillusione del poeta: la giovinezza non ha portato ciò che lui desiderava “Questa la sorte dell'umane genti?” e “Tu, misera, cadesti”: tu → Silvia o speranza? LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA Settembre 1829 a Recanati Canzone libera di tre strofe NB rima offese-cortese Temi: unico piacere non illusorio deriva da un dolore che finisce, gioia apparente. Inizia la canzone con la fine del temporale: si torna allo normale felicità del paesello con i versi degli uccelli, della gallina, il ritorno del Sole, l’apertura dei balconi e il passeggiero che riprende il suo cammino. Si pongono domanda senza risposta, mentre il cuore si rallegra: “piacere figlio d’affanno”, il piacere sta nella fine di un dolore. Infine accusa la natura “cortese” che offre come piacere l’”uscir di pena”, puoi ritenerti addirittura beato se la morte ti guarisce da ogni dolore. IL SABATO DEL VILLAGGIO Settembre 1829 a Recanati Canzone libera Temi: delusione delle speranze Destinatario ideale: un adolescente Il sabato rappresenta l’attesa (della domenica, dì di festa) Inizia con la descrizione del paesello: la donzelletta raccoglie i fiori per abbellirsi la domenica, le vecchietta racconta la sua giovinezza, i bambini giocano, lo zappatore pensa al giorno del riposo. Ma quando tutto tace senti il martello picchiare nella notte per terminare il lavoro prima del giorno di festa. Il sabato è il giorno più gradito della settimana: “pien di speme e di gioia. / Diman tristezza e noia / recheran l’ore, el al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno.”. Termina in maniera solidale riferendosi al lettore adolescente invitandolo a godere la sua età fiorita e non anticipa, per non disilluderlo, l’infelicità della vita adulta, sperando che questa arrivi il più tardi possibile. LE RICORDANZE 1928-1929 ritornato a Recanati Temi: dedica a una fanciulla morta, passato delle illusioni vs presente della disillusione Giacomo ricorda con malinconia, rivedendo i luoghi dell’infanzia, le speranze e i sogni che aveva: irrealizzati, infranti nella dura realtà della vita adulta. Inizia con il cielo stellato che lo ispira e ricorda: “Felicità fingendo al viver mio”, ad oggi cambierei volentieri la mia vita con la morte. Ricordare è piacevole, ma diventa doloroso quando penso al presente: io non sarò più quello di un tempo. Celebra le speranze, alle quali sempre si appiglia. Spesso pensò di cessare il suo dolore con il suicidio. Nomina la protagonista: Nerina, ma è morta. Da giovane era gioiosa, ma “or più non gode”. CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL’ASIA 1829-1830 ultimo canto prima della partenza definitiva da Recanati Canzone libera di sei strofe con rima in –ale in ogni ultimo verso → effetto triste Totale assenza di autobiografia: c’è solo la voce di un pastore nomade che abita un mondo totalmente diverso da quello del lettore e così assume un valore universale, ovunque valido. NB Abbandona la tecnica del vago e dell’indefinito. 10 Le odi civili: nascono “a caldo”, appena si apre uno spiraglio di speranza Marzo 1821: composto alla notizia dei moti carbonari quando sembrava che re Carlo Alberto potesse muovere una guerra di indipendenza dall’Austria Dedicata a Teodoro Koerner, morto in battaglia contro Napoleone → simbolo della lotta contro l’oppressione Ha un forte motivo patriottico. Particolarità delle strofe di 8 decasillabi, che è il ritmo del tamburo di guerra. Manzoni afferma che l’indipendenza dell'Italia è nel disegno della Provvidenza, collega l’azione bellica a un disegno divino. Vengono definiti i motivi per cui un paese può essere una NAZIONE→ L’uso di una lingua unica, con unico sangue e cuore (sentimento patriottico), con stessa religione e traduzione. VV 31-32 NB: guerra giusta nel caso di un dominio straniero ingiusto, quindi nel caso dell’indipendenza. La provvidenza divina sta dalla parte degli italiani che combattono l’indipendenza. Cinque Maggio: composto alla notizia della morte di Napoleone a Sant’Elena Manzoni non provava particolare simpatia per Napoleone (Manzoni liberale, Napoleone autoritario), ma dopo la morte viene evidenziata la sua conversione cristiana, portando Manzoni a scrivere di lui da un pov religioso positivo piuttosto che politico negativo. Napoleone non viene mai nominato eppure si mostra grande anche in punto di morte. Rappresenta la teoria della Provvida Sventura: l’esilio a Sant’Elena è la sventura che porterà l’imperatore a riscattarsi dopo la morte (Manzoni immagina che Napoleone si convertirà in una dimensione ultraterrena) → eroe tragico L’Adelchi Pubblicato nel 1822, è ambientato durante la guerra tra Longobardi e Franchi che si contendono la penisola (analoga situazione dell’Italia dell’Ottocento) I personaggi: I temi: - Contrasto tra “ideale” e “reale”, tra sentimenti e dovere, tra sogno e realtà, tra morale e ragion di Stato - Male del mondo e negatività del mondo Le caratteristiche: - Rifiuto delle unità aristoteliche - Coro come “cantuccio” dell’autore - Storia e invenzione verosimile Si evince il pessimismo manzoniano→ appello al popolo dei Latini/Italiano a non fidarsi dell’aiuto dello straniero e a prendere . ↓ in mano il proprio destino a indurlo sono la malvagità del mondo e l’ingiustizia della situazione storica rispetto alle esigenze di gloria e di affermazione dell’individuo. Adelchi vive una doppia CONTRADDIZIONE TRAGICA: 1. Interiore, oppone il suo desiderio di magnanimità alle possibilità reali della situazione in cui si trova ad agire; 2. Sociale, dovuta al suo ruolo pubblico di essere figlio di un re oppressore e di coltivare sogni di giustizia e speranza. ADELCHI PERSONAGGIO → è figlio del re dei Longobardi e oppressore del popolo dei Latini che sperano nell’aiuto di Carlo Magno (⇨ situazione analoga con l’Italia dell’800, è oppressa dagli Austriaci e fiduciosa nell’aiuto di Napoleone. TEMA DI ATTUALITA’ POLITICA); Personaggio romantico, malinconico, diviso tra sentimento e dovere, sogno e realtà: fra le aspirazioni di gloria e giustizia e le necessità imposte dal padre e dagli obblighi di re. E’ UN ORTIS CRISTIANIZZATO, troverà pace nella tomba con Dio. Emergono - Il tema salvifico della Grazia (Adelchi e la sorella espiano la colpa del loro popolo morendo come vinti e così riscattandosi in una prospettiva ultraterrena) - La teoria della Provvida Sventura (svolta nel coro IV dove teorizza che la morte e sventura siano provvidenziali, grazie alle quali espiano le proprie colpe). Adelchi Ermengarda Desiderio Carlo Magno Eroe romantico, figlio del re longobardo Desiderio Eroina romantica, figlia di Desiderio e moglie di Carlo Magno Re dei Longobardi, oppressore del popolo dei Latini (=gli Italici) Re dei Franchi 11 “La confessione di Adelchi ad Anfrido” atto III, scena I Emerge Adelchi come eroe romantico: risaltano i suoi alti ideali, è un Ortis cristianizzato, sente lo scarto tra ideale e reale ma in una dimensione cristiana, troverà consolazione nell’oltretomba (non ha la stessa visione materialista di Ortis/Foscolo). Il suo destino è quello di desiderare la gloria e morire senza averla “gustata” → in questo vive l’eroe romantico, tra reale e ideale; il cuore gli comanda nobili imprese ma la sorte invece lo condanna a imprese ingiuste “vado dunque per quella strada che io non ho scelto, la strada dell'appartenenza al popolo degli oppressori” Dramma dell’eroe. → Anfrido (è lo scudiero con cui Adelchi si confida) gli dice che non può togliergli questo dramma ma può sentirlo, gli mostra solidarietà come fa un vero amico, è un personaggio di supporto VV.92-93. “Il coro dell’atto III”: coro con impronta e ritmo politico → Coro fortemente politico di attualità risorgimentale Manzoni si prende questo spazio interrompendo la guerra tra i Franchi e Longobardi e riflettere su quello che sarà il destino del popolo dei latini Strofe di 6 dodecasillabi con accenti ritmici cadenzati (perchè rappresentano il ritmo del tamburo di guerra). Coro importante per il Risorgimento perché anche gli italiani sono sottomessi da un dominio straniero; gli italiani come i latini si illudono perché sperano in un salvataggio; Latini definiti “illusi” perché sperano nell’aiuto dei Franchi→ invita quindi gli Italiani a prendere in mano le loro sorti e liberarsi degli stranieri. Invita a diventare una nazione unica, ma devono conquistare la libertà. Il coro si divide in due parti: la descrizione (v.1-130) del conflitto tra Franchi e Longobardi e del comportamento imbelle di una popolazione, quella latina, che non è un popolo ma un “volgo disperso”; e l’esortazione ai Latini (v. 31-66) a non aspettarsi la liberazione dai Franchi ( è implicitamente agli Italiani ad affidarsi alle proprie forze per realizzare l’unità d’Italia). “Il delirio di Ermengarda” atto IV, scena I Ermengarda, ripudiata da Carlo magno e ritornata al suo popolo d’origine (i Longobardi), è ospite del convento di San Salvatore, a Brescia dalla sorella. I pensieri di Ermengarda sono tutti per la morte imminente e per Carlo Magno. Nella sua voce si nota una pacata malinconia, mentre chiede alla sorella di riferire alla sua morte il perdono a Carlo e che l’anello nuziale venga sepolto con lei. La sorella la invita a prendere il velo nel convento, ma Ermengarda rifiuta: si senta ancora legata a Carlo. Così le viene rivelato il suo secondo matrimonio ed Ermengarda sviene e, successivamente un torbido delirio, si appresta a morire nella pace cristiana. “Il coro dell’atto IV”: riflessione su Ermengarda con la teorizzazione della Provvida Sventura. Manzoni riflette sulla sua morte, la porterà alla vita eterna in pace espiando così la sua colpa originale ovvero di essere la figlia di un oppressore → pessimismo manzoniano, l’unica via d'uscita è la morte. Inizia con una rappresentazione della morte del personaggio e successivamente parla un soggetto indeterminato (forse una suora) che si rivolge alla donna, invitandola a sgombrare la mente dall’amore per abbracciarsi a Dio. Nella parte: 1. Predomina il tema dei ricordi 2. Il motivo della Provvida Sventura Vive la contraddizione Amore/Fede in modo drammatico e solo la morte può risolverlo. Ermengarda morendo da vinta, riscatterà il proprio destino equiparandosi a tutti gli oppressi amati da Dio → concetto di Provvida Sventura → sventura mandata dalla provvidenza: noi viviamo in un mondo di malvagi destinati all’inferno: Dio manda a qualcuno di questi la sventura per purificarli e renderli diversi dai malvagi: in questo modo chi prima era oppressore diviene oppresso (per Manzoni o sei l’uno o sei l’altro: non puoi stare nel mezzo) = Ermengarda da oppressore, grazie alla Provvida Sventura diventa oppressa e le si aprono così le porte del Paradiso. NB: il coro termina con l’immagine del tramonto: ciclo di morte e resurrezione con notazione positiva per la fine delle sue sofferenze terrene e l’espiazione delle colpe di un intero popolo “La conclusione dell’Adelchi” atto V, scena VIII Adelchi morente dice al padre Desiderio di smettere di piangere per aver perso il regno ma di godere perchè egli è un oppressore e non essendo più re, Adelchi smette di far parte della stirpe di oppressori. “Godi che re non sei”. → Carlo Magno riesce a sconfiggere i Longobardi ma anche per lui un giorno si troverà davanti a dio morente come oppressore Concetto di Provvida sventura: si deve godere la sconfitta, è un vantaggio/qualcosa di positivo non governare più. Aggiunge che nella vita o si è oppressi o si è oppressori → pessimismo assoluto. MA FIDUCIA IN DIO Il padre non trova consolazione nelle parole del figlio, ma verrà consolato da Dio (riscatto nella vita ultraterrena); Adelchi chiama Carlo Magno “superbo nemico”, chiede di non rendere la prigionia del padre troppo dura e Carlo gli giura di rispettare la figura del re sconfitto. 12 Il tema dell’eroe romantico L’eroe per Manzoni si differenzia da quello degli autori precedenti in quanto è riscattato dalla religione che assicura, dopo la morte, l’inizio della vera vita dove Dio sarà garante della giustizia e dove colpe e meriti saranno valutati. Per comprendere il significato dell’eroe per questo autore romantico prendiamo in esame i principali personaggi: Ermengarda, Adelchi e Renzo - Ermengarda, definita unica eroina romantica, è un personaggio molto commovente, dilaniata da un amore totalizzante per il marito Carlo. Questo sentimento è tipicamente romantico, è infatti globale, vissuto in maniera pudica e inespressa e rappresenta, per lei, un ideale per sempre perduto che si scontra con la realtà, che la tormenta e le comporta sofferenza acuta che non può essere attenuata. E’ un’eroina triste, malinconica, che non si rassegna e che agisce secondo il criterio del sentimento, a differenza di Carlo e Desiderio che agiscono secondo il criterio dell’utile. La sua sconfitta è meno dura di quella di Ortis (eroe sconfitto di Foscolo) non solo perché la sua morte non è procurata ma perché Ermengarda arriva alla morte certa di accedere a un’altra vita, consolata dalla provvida sventura e convinta che Dio l’aspetti per abbracciarla. - Adelchi è un esempio di eroe romantico perché in lui si dibattono due anime: quella del principe guerriero e quella del cristiano che non vuole combattere una guerra di conquista contro il papa che egli sente ingiusta. Egli è dunque travolto da una vicenda di cui si sente responsabile, mentre nel suo cuore vive una delusa brama di bontà e giustizia. Adelchi definito antitesi del padre, è dubbioso insicuro, dilaniato e condannato all’inazione; questo non perché sia un debole ma perché il suo dissidio è profondo. Adelchi, uno degli ultimi eroi romantici, attivo e combattivo è convinto che la giustizia si possa realizzare nella storia grazie all’impegno di molti. La sua figura si può definire Ortis convertito al cristianesimo. Il destino comune ad Ortis, Adelchi e agli eroi alfieriani è caratterizzato da infelicità e sconfitta. Adelchi tuttavia, a differenza di questi ultimi, non è un ribelle, ma una vittima. - La vicenda di Renzo viene definita romanzo nel romanzo. Renzo è impegnato in una "ricerca" ed è soggetto a una sorta di "educazione". Rappresenta, in un certo senso, il modello borghese perché è laborioso, onesto, ha spirito imprenditoriale e vive un’emancipazione sociale diventando così un piccolo imprenditore. E’ un personaggio che si evolve perché vive diverse esperienze, è costretto a cambiare, ad adattarsi alle situazioni, a maturare e a modificare la sua personalità. Questa ricerca, oltre che sostenuta dalla volontà di ricongiungersi con la donna cui è promesso, si carica di valori etico-ideologici e di significati simbolici, dal momento in cui si trasforma in un’esperienza dei meccanismi prevaricanti della giustizia e del potere. Durante il romanzo la ricerca si svolge parallela alla maturazione di Renzo, grazie ad una serie di progressive trasformazioni come quelle di ordine morale, intellettuale e sociale che mutano la figura del personaggio dalla situazione di partenza a quella finale. Questa figura è soggetta anche a una "educazione" durante il tragitto dalla campagna alla città, dando i canoni del "romanzo di educazione". Durante il romanzo Renzo assume ruoli diversi (fuggitivo, viaggiatore, pellegrino e cercatore) ma tutti collegati con il suo tipo di eroe "cercatore". Renzo è definito il "vero protagonista" dei Promessi Sposi invece Lucia, altra protagonista non subisce un’evoluzione perché non si trova mai a contatto con il mondo esterno, rimane sempre chiusa all’interno delle quattro mura famigliari e del piccolo paese di provincia e per questo non ha bisogno di cambiare e di adattarsi alle diverse e svariate situazioni. Leggendo le opere di Manzoni si nota che i tipi di personaggi descritti nelle tragedie e nelle odi non sono più gli stessi presi in esame nei Promessi Sposi. Infatti, i protagonisti delle opere in poesia sono grandi e famosi personaggi, come Napoleone, e popoli storicamente ben definiti, come i Longobardi; mentre nel romanzo Manzoni rivolge la sua attenzione al mondo dei contadini, degli osti, dei traghettatori, insomma a tutta quella gente di "piccolo affare" e umile. Comunque, anche nelle opere poetiche i poveri sono sempre coloro che subiscono le ingiustizie, soffrono le grandi sciagure e pagano le colpe dei potenti. I Promessi Sposi “I Promessi Sposi” è un romanzo storico. Viene pubblicato scritto fra il 1821 e il 1823, la versione complessiva fra il 1824 e il 1827, periodo in cui nasce il Romanticismo. Infine, la versione definitiva nel 1840 in seguito ad un “risciacquo dei panni in Arno”. Un aspetto tipico di quest’età è l’interesse per le epoche passate: molti scrittori ambientano la storia nel passato (anche Medioevo). 15 Il Naturalismo COS’E’? Il Naturalismo è una particolare tendenza letterario; lo scrittore diventa uno specialista che osserva in modo distaccato e neutrale – come farebbe uno scienziato – i meccanismi sociali, limitandosi a desciverli. QUANDO E DOVE? Il Naturalismo nasce in Francia e si estende nel periodo compreso tra gli anni 60 e gli anni 90 dell’ottocento, caratterizzato da uno stretto legame tra scienza e letteratura. IL TERMINE “Naturalismo” è dovuto dalla concezione deterministica che ispira questa poetica: l’uomo è determinato dalla natura. È evidente l’influenza del Positivismo e del darwinismo. La storia di questo movimento è inseparabile dal pensiero e dall’opera di Emile Zola che riprende la volontà di rappresentare in tutte le sue forme la realtà contemporanea. Il presupposto nuovo su cui si fonda l’opera dei naturalisti è che il metodo sperimentale delle scienze esatte possa essere applicato anche alla scrittura letteraria, e che la conoscenza certa dei fatti e dei comportamenti umani conduca al progresso sociale. Applicare il metodo scientifico alla taratura espressione dello spirito razionalista e scientista che domina in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Il paese sta infatti vivendo un periodo di grande prosperità. In questo clima di espansione economica la borghesia si arricchisce rapidamente e gli operai cominciano organizzarsi in partiti e sindacati per affermare i propri diritti. Il romanzo contrasta la propria reputazione di leggerezza assumendo un ruolo sociale serio ed educativo: quello di divulgare la conoscenza del reale e contribuire al miglioramento della società. L’impersonalità di Flaubert: l’arte deve assumere la stessa precisione delle scienze fisiche. Prefazione a Germinie Lacerteux dei fratelli De Goncourt: interesse per le classi popolari, studiate con rigore scientifico e viste nelle loro degenerazioni patologiche Attraverso questo scritto polemico Edmond e Jules de Goncourt contrappongono il carattere di verità del loro romanzo alla falsità e alla convenzionalità dei romanzi correnti, che mirano a consolare attraverso «letture anodine» il pubblico borghese. Qui invece viene posta in primo piano la vita reale di una rappresentante del quarto stato, come è necessario cominciare a fare nell’epoca del suffragio universale e della democrazia. Alla novità del contenuto si unirà poi quella del metodo, che obbedisce all’analisi scientifica: ormai il romanzo – scrivono i due autori – «si è imposto gli studi e i compiti della scienza». IL PUBBLICO AMA I ROMANZI FALSI: QUESTO È UN ROMANZO VERO. […] E QUESTO LIBRO VIENE DALLA STRADA. RICERCHI DUNQUE L’ARTE E LA VERITÀ L’opera di Emilie Zola: “Il Romanziere come osservatore e sperimentatore impersonale” → “La prefazione a La fortuna ai Rougon” di Zola = Manifesto del Naturalismo Zola nel “Romanzo sperimentale” del 1880 applica al romanzo gli stessi criteri scientifici e “sperimentali” applicati alla medicina: segue i criteri di determinismo materialistico, secondo cui race (principio della razza), momeut (momento storico) e milieu (condizione sociale) [principi elaborati da Taine] condizionano fatalmente il comportamento umano. Lo studio diretto dei luoghi, dei costumi, degli ambienti è dunque fondamentale nella sua ricerca artistica. Per quanto Zola tenda a una scrittura oggettiva e impersonale, e a far parlare il popolo, non nasconde a volte un atteggiamento di simpatia politica per la lotta delle masse popolari. → esempio di intellettuale democratico, che non esita a esporsi in prima persona. Il ciclo dei Rougon-Macquart: ciclo di 20 romanzi collegati fra loro dai legami patologici determinati dalle leggi fisiologiche dell’eredità in modo da fornire “una storia naturale e sociale” di una famiglia nello stesso periodo storico e nella stesso tempo dell’intera società francese, dai livelli popolari a quelli più elevati. “L’ammazzatoio” di Zola Fu “L’ammazzatoio” del 1887 a determinare la svolta verista di Verga, in questo romanzo lo stile, il linguaggio e la forma sono completamente inerenti al soggetto, cioè tutto è coerente con l’ambiente sociale rappresentato, la narrazione segue il pov del protagonista. Per la prima volta le masse popolari diventano protagoniste, portando in scena il loro squallore, la loro miseria, la loro disperazione, ma anche il loro modo di vedere il mondo. Il titolo allude all’osteria che con l’alcol abbruttisce e uccide operai e popolani. La storia rivela il dominio dell’elemento economico nella vita quotidiana. “Germinale” di Zola In “Germinal” Zola descrive uno sciopero di minatori che protestano per l’assenza di uscite di sicurezza dalle gallerie; lo sciopero fallisce ma per Zola la sconfitta di oggi è vista come germe per una lotta vittoriosa domani. Il racconto si conclude con Stefano che torna a Parigi, dove spera di trovare un mondo più giusto. 16 Il Verismo COS’E’? Il Verismo è un movimento letterario che rappresenta il versante italiano del Naturalismo francese. QUANDO? Si sviluppa tra il 1878 e il 1890. TEMI: I due movimenti sono accomunati dall’intenzione di omologare la letteratura e la scienza, sia sul piano dell’impersonalità dell’opera d’arte, sia sul piano dei contenuti. I Veristi, così come Naturalisti, seguono come oggetto di rappresentazione le classi più povere e si dedicano a generi letterari in prosa. LA NOVITA’ sono tre: 1. la riduzione della teoria naturalistica a un metodo di scrittura, mettendo in secondo piano la componente scientifica; 2. l’elaborazione della teoria della “forma inerente al soggetto” e cioè della corrispondenza tra livelli sociologici della materia narrativa e dei livelli formali; 3. Una minore importanza all’impegno sociale: gli scrittori veristi sono proprietari terrieri, da qui una differenza nei contenuti* CHI? Gli scrittori importanti del Verismo appartengono al sud della penisola italiana. Il teorico più noto è Luigi Capuana, che approfondisce il concetto di impersonalità; anche Verga, amico di Capuana, è considerato l’autore dei massimi capolavori del Verismo italiano. NATURALISMO VS VERISMO: Il Verismo si sviluppa per influenza del Naturalismo, ma ci sono parecchie differenze. I numerosi incontri tra Zola e Verga hanno contribuito a delineare la non uniformità delle due poetiche. Verga e Capuana rifiutano innanzitutto l’identificazione tra racconto e documento umano come riduzione del racconto ad una patologia delle passioni, se il naturalista appare come una sorta di studioso che mette in risalto le miserie umane, il verista avverte simpatia verso i ceti popolari tanto da condividerne le pene. Capuana e Verga non condividono la roccia, ma condividono pienamente temi del millennium e del Momento e anche le personalità narrativa. Una delle differenze più importanti è la concezione dell’evoluzione della società: Zola è un socialista e crede nel progresso dei ceti subalterni, mentre Verga è un conservatore e pessimista riguardo il cambiamento sociale. Questo è dato anche dal fatto che Zola scrive durante la seconda rivoluzione industriale, quando gli operai si stanno organizzando in leghe E sindacati e lottano per ribaltare la società; il verista invece viene da una realtà diversa, una realtà agricola, dove legata alla tradizione e restii al cambiamento. Derivò da qui l’immobilismo del mondo verista italiano. Altro mondo diverso da quello, lo scrittore non sa intravedere. Giovanni Verga La vita Nasce a Catania da proprietari terrieri di origine nobiliare nel 1840, aveva 20 anni quando Garibaldi giudò in Sicilia l’impresa dei Mille, questo segnò profondamento il giovane: Verga resterà sempre fedele ai valori dell’unità nazionale e al culto del Risorgimento. Nel 1865 soggiorna a Firenze, allora si stabilisce nell’attuale capitale d’Italia nel 1869. Nel 1872 si reca a Milano (capitale letteraria) dove resterà fino al 1893. Qui Verga frequenta i salotti e i caffè dove si ritrovano gli artisti e diventa amico di diversi scapigliati [i fratelli Boito, Praga]. Milano era anche la capitale economica e qui si rende conto che l’epoca romantica è finita e che l’arte è diventata ormai un lusso inutile in una società dove dominano solamente “le banche e le imprese industriali” [Prefazione ad Eva nel 1873]. Nel 1874 pubblica Nedda dove emergono le prime tematiche siciliane che caratterizzano la sua adesione al Verismo. Alla fine del 1877 con l’arrivo a Milano di Luigi Capuana si propone di creare il “romanzo moderno” sulla base del Naturalismo francese e ispirandosi a Emilie Zola. Il primo racconto verista di Verga è Rosso Malpelo, scritto nel 1878. Nel 1880 escono i racconti veristi nella raccolta Vita dei Campi, nel 1881 il romanzo I Malavoglia. Il decennio che va dal 1880 al 1889 è quello dei capolavori tra cui Novelle rusticane (1883) e Mastro-don Gesualdo (1889), ma lascerà il progetto del “Vinti” incompiuto. Dal 1893 torna a Catania, nel 1920 è nominato senatore e muore due anni dopo. La poetica - Utilizza una poetica antiromantica: esclude la soggettività dell’io narrante, cioè l’espressione diretta dei sentimenti e dell’interiorità → impersonalità, lo scrittore-scienziato deve solo mostrare i rapporti causa-effetto. - Rappresenta la psicologia dei personaggi solo dall’esterno. - Procede dal semplice al complesso → dalle classi basse a quelle più elevate - Necessità dell’”eclissi” dell’autore, non gli è concesso di intervenire con commenti o con la presentazione dei personaggi: il lettore deve imparare a riconoscerli progressivamente dall’azione stessa. - Segue la “forma inerente al soggetto” 17 Sul piano filosofico rivela un’impostazione di tipo positivistico, materialistico e deterministico. - POSITIVISTICO: parte dal presupposto che la verità sia oggettiva e scientifica, solo un approccio scientifico può permettere di conoscere la realtà. - MATERIALISTICO: il comportamento umano è assimilato a quello di ogni altro animale ed è visto in dipendenza dall’egoismo individuale - DETERMINISTICA: nega la libertà del soggetto, ma è sempre determinata dall’ambiente in cui vive, le leggi economiche e dal condizionamento ereditario. I Malavoglia Verga inizia a lavorare al progetto di un libro intitolato “Padron ‘Ntoni” nel 1875; ma nel 1878 aderisce al Verismo e ricomincia interamente il suo lavoro, portandolo a termine nel 1881 con titolo “I Malavoglia”. Già dal titolo si compie una scelta di poetica: rappresenta le ingiurie dei personaggi popolari siciliani. In vari scritti* Verga ci delinea i punti essenziali della sua poetica: 1. Occorre inventare una “forma inerente al soggetto”: così nel ciclo dei Vinti, il quale progetto prevedeva 5 libri, avrebbe richiesto 5 stili diversi; 2. L’autore deve sparire calandosi in una voce narrante appartenente allo stesso ceto rappresentato → principio di impersonalità; 3. Devono cadere gli artifici narrativi della poetica manzoniana, come il narratore onnisciente o la presentazione dei personaggi al lettore; 4. Ma occorre inventare nuovi artifici narrativi, come scene corali dove il lettore può conoscere i personaggi calati nella loro quotidianità, nelle loro parole, nelle loro azioni: 5. Cercare nuove soluzioni linguistiche, come proverbi popolari, similitudini e modi di dire tipici della classe sociale rappresentata; 6. Ne consegue il rifiuto di un “successo facile”: Verga compie un’azione consapevole di rottura e di avanguardia nel tentativo di fondare un nuovo modello di romanzo. *SCRITTI TEORICI: La prefazione a Eva Verga è entrato in contatto con l'ambiente scapigliato a Milano: l'arte nella società moderna ha perso la centralità del passato, è anzi un lusso inutile: la società preferisce piaceri materiali e volgari. Questo è causato dal dominio dell'economia, l'arte può reagire solo documentando la realtà in faccia al pubblico: la poetica del "vero". → Ha la forma "manifesto" L’ARTE ALLORA ERA UNA CIVILTÀ, OGGI È UN LUSSO: ANZI UN LUSSO DA SCIOPERATI. LA CIVILTÀ È IL BENESSERE, […] NON CI TROVERETE ALTRO […] CHE IL GODIMENTO MATERIALE. IN TUTTA LA SERIETÀ DI CUI SIAMO INVASI VIVIAMO IN UN’ATMOSFERA DI BANCHE E DI IMPRESE INDUSTRIALI NON ACCUSATE L’ARTE, CHE HA IL SOLO TORTO DI AVER PIÙ CUORE DI VOI, E DI PIANGERE PER I DOLORI DEI VOSTRI PIACERI. Lettera a Salvatore Paola Verdure sul ciclo della Marea p.156 Nel 1878 per la prima volta Verga, scrivendo ad un suo amico, rivela la sua intenzione di scrivere un ciclo di romanzi sulla base di quello francese di Zola con i Rougon-Macquart. 1. Progetto realistico di mostrare “TUTTE LE FISIONOMIE SOCIALI” 2. Il progetto scientifico di rivelare come esse siamo condizionate dalla darwiniana “lotta per la vita” 3. CIASCUN ROMANZO AVRÀ UNA FISIONOMIA SPECIALE, RESA CON MEZZI ADATTI → forma inerente al soggetto Anticipa che i romanzi sanno cinque, con il nome Ciclo della Marea (successivamente dei Vinti): A PARTIRE DALLA CLASSI INFIME, DOVE LA LOTTA È LIMITATA AL PANE QUOTIDIANO, fino all’avida gente di lusso. Prefazione a L’amante di Gramigna (dedicatoria a Salvatore Farina) Lettera dedicatoria posta in prefazione al primo racconto verista di Verga, pubblicato nel 1880 in Vita dei campi. 1. Il linguaggio è stato raccolto dall’autore “PEI VIOTTOLI DEI CAMPI”, è semplice e pittoresco come quello delle “NARRAZIONI POPOLARI” 2. Il narratore si attiene al “FATTO NUDO E SCHIETTO”, nella sua oggettività, senza filtrarlo dalla “LENTE DELLO SCRITTORE” 3. Il metodo della rappresentazione delle passioni umane deve ispirarsi allo “SCRUPOLO SCIENTIFICO” e mirare ad essere un “DOCUMENTO UMANO” 4. La narrazione deve rivelare il “LEGAME OSCURO TRA CAUSE ED EFFETTI”: cogliere lo sviluppo logico e necessario 5. La mano dell’autore deve rimanere invisibile, per evitare una “MACCHIA DEL PECCATO D’ORIGINE” → impersonalità 20 Novelle rusticane Pubblicata nel 1883, Novelle rusticane è la seconda raccolta di 12 novelle di Verga e segna la svolta decisiva: tutti i personaggi verghiani appaiono dominati esclusivamente dalla roba, e cioè dalla logica economica e dalle leggi dell’interesse e dell’egoismo. In queste novelle emergono tematiche come l’analisi della realtà borghese e della piccola nobiltà di campagna, il contrasto tra classi sociali e il passaggio da un ceto all’altro. La roba Un contadino siciliano di umili origini di nome Mazzarò, dopo aver lavorato sodo per un lungo periodo della sua vita alle dipendenze di un padrone, riuscì grazie alla sua forza di volontà e avidità ad accumulare una ricchezza considerevole. Mazzarò possedeva un’immensità di roba, aveva talmente tanta roba che persino il sole che tramontava e gli uccelli che volavano sembravano suoi. Mazzarò è descritto come un omiciattolo con la pancia grassa che all’apparenza non valeva niente, ma che con ingegno e astuzia era riuscito a diventare padrone di molte terre, rispettato da tutto il paese, di carattere umile e gran lavoratore. Era famoso, oltre che per la sua ricchezza, per la sua avidità, per lui i soldi non erano un mezzo per migliorare la propria condizione di vita, ma solamente un continuo accumulare di terre e ricchezze senza godersele; infatti, nonostante fosse ricchissimo, mangiava poco, e solo pane e cipolle; inoltre per non spendere troppi soldi, non fumava, non beveva vino, insomma non aveva nessun vizio e addirittura; per risparmiare, invece di tenere il cappello siciliano di seta come i baroni, teneva un cappello di feltro, come i più umili contadini. Mazzarò era così attaccato alla sua roba, perché si ricordava quando negli anni passati doveva lavorare duramente a volte fino a quattordici ore al giorno senza smettere, con la schiena curva, in qualsiasi condizione climatica quindi per lui ora era un'esigenza normale accumulare ricchezze su ricchezze, senza mai riposare. L’unico problema di Mazzarò era quello di non avere nulla oltre alla sua roba, nessun affetto, nè figli, nè cugini, nè parenti, a cui donare le terre dopo la sua morte e visto che per lui si stava avvicinando il periodo della vecchiaia, il solo pensiero di dover abbandonare le sue terre lo faceva diventare matto, talmente matto che arrivava ad ammazzare le sue bestie a colpi di bastone strillando: “ROBA MIA VIENTENE CON ME” Il tema del diverso in Verga Nei romanzi veristi l’analisi psicologica è ridotta; si comprendono le caratteristiche di un personaggio in base alle sue azioni. Accettando la lezione di Darwin, in base alla quale in natura il più forte sopravvive opprimendo spietatamente il più debole, Verga elabora una sua visione sociale pessimistica, infatti secondo lui, chi cerca di cambiare cambia posizione sociale, anche se apparentemente ci riesce, finisce inevitabilmente per fallire. I vinti di Verga sono quelle persone che la “fiumana” della storia ha scartato perchè deboli socialmente, anche e soprattutto se hanno tentato di cambiare la propria posizione sociale. Nella raccolta di novelle Vita dei campi si rileva il tema dell’esclusione come molto importante: molti sono i personaggi “diversi” rispetto all’ambiente sociale in cui vivono che finiscono male (Malpelo, la Lupa, ‘Ntoni il giovane, Lia, Mastro don Gesualdo). La tecnica dello straniamento consiste infatti nel mettere a contrasto la mentalità comune (spesso meschina) col comportamento di alcuni personaggi, considerati “strani” per il loro anticonformismo o per i loro valori morali. Nella raccolta di novelle Vita dei campi e nel romanzo “I Malavoglia”, Verga ritiene che le classi sociali più basse abbiano ancora dei principi morali i più ricchi invece non hanno codice morale, cercano solo il profitto; questa visione si accentua nella raccolta Novelle rusticane (Mazzarò) e nel romanzo Mastro don Gesualdo. Forse proprio per questo non è riuscito ad ultimare il ciclo dei Vinti, che doveva comprendere anche romanzi su ceti sociali elevati e che invece non sono stati scritti (La duchessa di Leyra, L’onorevole Scipioni, L’uomo di lusso). La Lupa accetta con rassegnazione il fatto che la morte sarà la punizione per il suo comportamento; in modo paradossale anche chi viola il codice morale si sente in colpa e accetta la sua punizione. Anche Malpelo è rassegnato al fatto che la sua condizione non migliorerà mai, non riuscirà neanche a convincere i suoi compagni di miniera che lui non è cattivo come loro credono. Guarda in faccia la realtà così com’è, accettando il proprio destino, in questo si dimostra coraggioso; ha anche una sua filosofia di vita ed è consapevole di come vanno e cose nel modo a differenza dei suoi compagni. Racconta queste cose a Ranocchio tentando di metterlo in guardia contro le cattiverie della vita e alla fine non protesterà quando verrà inviato in una zona pericolosa della miniera. I Malavoglia vengono criticati dalla cinica società del paeseino in cui vivono perché sono umili e legati ai valori tradizionali, ad esempio pagano il debito all’usuraio zio Crocifisso anche se non esiste uno scritto che li vincoli, Mena rinuncia a sposare compare Alfio dopo che la sorella Lia e il fratello ‘Ntoni hanno “disonorato” la famiglia. Nel racconto, Verga fa riferimento ad una situazione storica: l’imposizione del servizio militare triennale obbligatorio (una delle prime leggi del regno d’Italia). All’epoca il servizio era di 3 anni perciò alle famiglie dei ceti più bassi venivano tolte un braccia per lavorare. Per questo motivo il padre Bastianazzo cercò di cambiare la sua situazione facendosi imprestare dei soldi dall’usuraio (zio Crocifisso). Il testo è scritto in italiano, ma molte frasi sono strutturate come i periodi siciliano (che = ca) e in questo soprattutto si sente influenze del dialetto siciliano; i termini dialettali infatti, anche se esistono, non sono così numerosi. Anche i proverbi vitati da padron ‘Ntoni rappresentano la saggezza popolare della regione (ad ogni uccello il suo nido è bello). 21 Mastro-don Gesualdo Il secondo romanzo del ciclo dei Vinti è Mastro-don Gesualdo, uscito in rivista nel 1888 e in volume l’anno successivo. Verga rappresenta un arrampicatore sociale: un “mastro” che diventando ricco si merita l’appellativo “don”, ma senza riuscire a far dimenticare le sue origini “mastro-don”. La novella La roba è un’anticipazione dei temi del romanzo. L’azione si svolge tra il 1820-21 e il 1848-49 fra la provincia di Catania e Palermo. Sono presenti anche riferimenti storici: una rivolta carbonara (avvenuta realmente nel 1820, ma Verga la attribuisce al 21), l’epidemia di colera del 1837, la rivoluzione del 1848… TRAMA: Narra le vicende di un ex manovale (mastro) che grazie al duro lavoro, ai sacrifici e all’astuzia diventa un ricco proprietario terriero, guadagnandosi l’appellativo di “don”, generalmente usato per i signori. Per completare la sua ascesa sociale sceglie di sposare una donna dell’aristocrazia cittadina, Bianca Trao, già incinta di un altro uomo e priva di dote. Disprezzato dagli altri nobili e dalla sua stessa figlia, che lo considera un arricchito e si vergogna delle sue origini, finirà per vivere gli ultimi giorni della vita circondato da persone che non lo amano e che sono pronte a dilapidare il suo patrimonio. La giornata di Gesualdo Il brano si apre con le urla e le imprecazioni del protagonista, mastro-don Gesualdo, il quale inveisce contro gli operai ritenuti perditempo. In contrapposizione a lui vi è il fratello Santo, il quale trascorre il suo tempo ad oziare: Gesualdo insegna perfino ad Agostino le buone regole del sorvegliante. Nella seconda parte del brano è descritto il ritorno di mastro-don Gesualdo alla Canziria, il suo primo podere acquistato. Ad aspettarlo ci sono Diodata, la contadina-amante e Massaro Carmine, il campiere. Con quest'ultimo discute del lavoro svolto dai braccianti il giorno, mentre Diodata prepara la cena. In seguito Gesualdo ricorda a grandi linee la sua ascesa sociale da quando era appena ragazzo, ma che lo ha condotto all'isolamento dalla famiglia. Infatti l'unico scopo della sua vita era l'arricchirsi, e di conseguenza la difesa della "roba" contro tutti. Anche Diodata aiuta il suo padrone nella difesa della roba, lavorando presso di lui. Il discorso si sposta su Diodata e su coloro che le stanno dietro la gonnella e in seguito sulla volontà di mastro-don Gesualdo di sposarsi. La reazione di Diodata è immediata, lei infatti comincia a piangere, ponendo fine all'idillio. La morte di Gesualdo con confr. con La roba Tre macrosequenze: 1. Gesualdo ammalato nel palazzo del genero e della figlia a Palermo 2. Gesualdo che prende coscienza della gravità della sua malattia e del fallimento della sua vita 3. La morte vera e propria di Gesualdo 1. La narrazione avviene secondo il punto di vista di mastro-don Gesualdo che nel palazzo del genero si accorge dell’improduttività della vita aristocratica e dello sperpero della ricchezza: a nulla è valso accumularla, se ne viene fatto un simile scempio. TUTTA QUELLA GENTE CHE MANGIAVA E BEVEVA ALLE SPALLE DI SUA FIGLIA, SULLA DOTE CHE EGLI LE AVEVA DATO SU … LE TERRE CHE AVEVA COVATO COGLI OCCHI TANTO TEMPO, SERA E MATTINA, E MISURATO COL DESIDERIO, E SOGNATO LA NOTTE, ACQUISTATO PALMO A PALMO, GIORNO PER GIORNO, TOGLIENDOSI IL PANE DI BOCCA (notare l’insistita ripetizione della congiunzione e che esprime la pazienza e la dedizione costante alla Roba). Come Mazzarò, protagonista de La Roba di Verga, anche Gesualdo sottolinea come i nobili siano incapaci di gestire il patrimonio. 2. Gesualdo vede consumarsi il suo patrimonio proprio come lui stesso viene consumato dalla sua malattia. Il protagonista cerca di adattarsi all’etichetta della vita aristocratica con i suoi riti incomprensibili ed inutili: OGNI COSA REGOLATA A SUON DI CAMPANELLO, CON UN CERIMONIALE DA MESSA CANTATA, PER AVER UN BICCHIER D’ACQUA, O PER ENTRARE NELLE STANZE DELLA FIGLIOLA. LO STESSO DUCA, ALL’ORA DI PRANZO, SI VESTIVA COME SE ANDASSE A NOZZE. Gesualdo nota poi l’ipocrisia e l’ingordigia del genero, che dietro l’apparenza affettuosa: vuole una delega per poter amministrare il patrimonio di Gesualdo. NEL VISO, NELLE PAROLE, SIN NEL TONO DELLA VOCE, ANCHE QUANDO VOLEVA FARE L’AMABILE… AVEVA QUALCOSA CHE VI RESPINGEVA INDIETRO E VI FACEVA CASCAR LE BRACCIA 3. Il primo tipo di incomunicabilità che emerge è quella con i dottori che lo curano ma, al tempo stesso, lo disprezzano, poiché ritengono degradante soddisfare le richieste di un ex manovale. Quando Don Gesualdo chiede informazioni dirette sulla sua malattia, ci dice Verga che: IL SIGNOR DOTTORE COMINCIÒ A FARE UNA SCENATA COL DUCA, QUASI GLI SI FOSSE MANCATO DI RISPETTO IN CASA SUA. CI VOLLE DEL BELLO E DEL BUONO PER CALMARLO, E PERCHÉ NON PIANTASSE LÌ MALATO E MALATTIA. Il secondo tipo di incomunicabilità è quello con la figlia: con lei vorrebbe instaurare un rapporto affettivo autentico, ma Isabella è chiusa nel rancore. Si vergogna, inoltre, della sua estrazione popolare. La donna, proprio come il marito, apparentemente gentile e premurosa, in realtà indifferente al dramma del padre. La distanza affettiva tra padre e figlia si evidenzia anche nel fallimento del tentativo di Gesualdo, ormai consapevole di morire, di trasmettere ad Isabella il senso di possesso per i suoi beni: 22 LE RACCOMANDAVA LA SUA ROBA, DI PROTEGGERLA, DI DIFENDERLA: PIUTTOSTO FARTI TAGLIARE LA MANO VEDI! …QUANDO TUO MARITO TORNA A PROPORTI DI FIRMARE DELLE CARTE! LUI NON SA CHE COSA VUOL DIRE. MA ISABELLA NON È INTERESSATA: SMANIAVA PER LA STANZA, SI CACCIAVA LE MANI NEI CAPELLI, DICEVA CHE LE LACERAVA IL CUORE, CHE GLI PAREVA UN MALAUGURIO, MOSTRANDOSI DEL TUTTO INDIFFERENTE AI DISCORSI DEL PADRE. Alla fine del colloquio con la figlia, Gesualdo VORREBBE APRIRLE IL CUORE COME AL CONFESSORE E LEGGERLE NEL SUO. Gesualdo ha DEGLI SCRUPOLI DI COSCIENZA e vuole che Isabella si incarichi di eseguire la sua volontà testamentaria, mentre parla cerca di scorgere nello sguardo della figlia il desiderio di comunicargli QUELL’ALTRO SEGRETO, QUELL’ALTRO CRUCCIO, poiché anche Isabella ha avuto un figlio illegittimo da Corrado. Ma Gesualdo non otterrà nulla: ELLA CHINAVA IL CAPO, QUASI AVESSE INDOVINATO, COLLA RUGA OSTINATA DEI TRAO FRA LE CIGLIA, TIRANDOSI INDIETRO, CHIUDENDOSI IN SÉ, SUPERBA, CON I SUOI GUAI E IL SUO SEGRETO. E LUI ALLORA SENTÌ DI TORNARE MOTTA, COM’ESSA ERA TRAO, DIFFIDENTE, OSTILE, DI UN’ALTRA PASTA. La Scapigliatura, un’avanguardia mancata Nella società capitalistica l'artista diventa uno della folla: subisce un processo di massificazione. Gli artisti devono riconoscere che l'arte ha perso la sua centralità in un mondo dove contano solo l'utile: le banche e l'industria. Viene anticipato anche nella Prefazione a Eva di Verga, entrata in contatto con l'ambiente scapigliato a Milano: l'arte nella società moderna ha perso la centralità del passato, è anzi un lusso inutile: la società preferisce piaceri materiali e volgari. Questo è causato dal dominio dell'economia, l'arte può reagire solo documentando la realtà in faccia al pubblico: la poetica del "vero". → Ha la forma "manifesto" In più l'artista inizia a trasformare la propria arte in merce: si parla di perdita dell'aurea" e dell'"aureola" nel caso dello scrittore. - Perdita dell'aurea: perdita di sacralità e di estetica subita dai prodotti estetici - Perdita dell'aureola: perdita subita dalla figura dell'artista una volta che questo ha perso i tipici privilegi che lo elevavano al di sopra della folla. → descritto da Baudelaire Baudelaire in questo apologo avvia un implicito parallelismo tra la figura del poeta e quella della prostituta ad un amico incontrato in un bordello → topos della letteratura. Come la prostituta, il poeta vende ciò che non dovrebbe essere venduto. L'arte, per vendersi sul mercato, deve esibirsi in pubblico seducendolo con tecniche artificiali come un clown. Il pubblico diventa così parte integrante dell'opera: l'autore cerca la provocazione e la protesta, a anche la seduzione. Questi processi avvengono con contraddizioni e si accompagnano a grandi disagi degli artisti: l'artista non è più centrale nella società, ma marginale, "diverso", come la prostituta. Inizia ad entrare nell'immaginario collettivo la figura del "poeta maledetto": disprezzato dalla società, omosessuale, ribelle, drogato, folle, vagabondo → da Baudelaire agli scapigliati agli scrittori del Novecento. Il Naturalismo francese e il Verismo italiano nascono nel tentativo di trasformare gli scrittori in scienziati che seguono un metodo rigoroso → essi adottano l'impersonalità rinunciando ai propri sentimenti [fine del Romanticismo]. In Italia viene percepito un radicale cambiamento con il movimento della Scapigliatura, sviluppato a Milano subito dopo l'Unità (1861). La parola "scapigliatura" è il corrispondente italiano di "bohème" che indica una vita irregolare, scapestrata, disordinata. Infatti nel periodo romantico-risorgimentale il poeta aveva il ruolo di rappresentare la borghesia che guida il processo unitario; dopo il suo raggiungimento la situazione cambia. La funzione del poeta entra in crisi, viene visto con diffidenza: come colui che non è capace di aderire alle esigenze produttive della società, come colui che non intende lavorare. I movimenti di ribellione alla "perdita dell'aureola" può portare a due possibili scenari: 1. L'artista assume posizioni democratiche e si avvicina alla massa → avviene in Francia 2. L'artista rivendica la sua posizione tradizionale di rilievo → avviene in Italia ad es. con il Decadentismo d'Annunzio: l'artista si offre al consumismo delle masse ostentando la propria superiorità. In Italia si sviluppa nelle due città più avanzate, Milano e Torino. Le sue caratteristiche principali sono:  Il ribellismo giovanile che può portare alla droga e al suicidio  La protesta anti borghese  Il lettore visto come un "nemico" e il mercato come una minaccia per l'arte  La tendenza a coniugare arti diverse Principali esponenti: Praga, i fratelli Arrigo e Camillo Boito, Iginio Ugo Tarchetti… Gli scapigliati sono i primi ad avvertire il disagio della perdita dell'aureola e la nuova condizione di emarginazione, addirittura di inutilità della letteratura. Oscillano tra motivi che saranno ripresi dal Decadentismo (senso del mistero, dello sconosciuto) e motivi realistici (corruzione della vita moderna, mancanza di ideali, la folla, il lavoro nei campi) che saranno ripresi dal Verismo. 25 Le quattro strofe sono a sé stanti: ognuna di esse è una frase di senso compiuto. Nelle prime tre si racconta la caduta dell'albatro dalla condizione di sovranità a quella di vittima derisa. Nell'ultima strofa viene svelata l'allegoria: "IL POETA È COME LUI" → un buffone catturato e deriso dai mariani, ma anche signore dei cieli sebbene non compreso dalla società di massa. "SPESSO" → azione frequente, l'azione della caduta dell'albatro non è tragica ma quotidiana: il poeta ha perso la sua eccezionalità. Come l'albatro catturato, il poeta moderno va incontro a un destino di incomprensione e isolamento → poeta "esule": escluso dalla società. Come risposta alla perdita dell'aureola coesistono due risposte: 1. Tentativo dell'intellettuale di trasferire nell'arte la riproduzione scientifica → Naturalismo 2. Ricerca di uno spazio privilegiato dell'arte, superiore alla realtà materiale → Simbolismo: "L'albatro" ne pone le basi ricorrendo a un linguaggio simbolico che non riguardano la figura dello scienziato ma del veggente che sa decifrare segni incomprensibili al pubblico. Prediligono il sogno e un linguaggio allusivo. Quadri parigini → 18 immagini della vita di Parigi nelle ore più incerte della giornata, di ciò che circonda il poeta esiliato: la metropoli, i boulevards, la folla, la città. Costruisce un linguaggio allusivo, oscuro accostando immagini e sensazioni non ordinate da una prospettiva razionale. Il mondo della poesia è spazzato via dalla modernità: la poesia può sopravvivere solo come idea dello scarto, della maceria. "Corrispondenze" p. 302 → manifesto del Simbolismo La natura è considerata come un tempio (luogo sacro misterioso) dove ogni elemento ha un significato profondo e nascosto [come le "FORESTE DI SIMBOLI"] che solo il poeta può comprendere: egli è come il sacerdote, l'unico che coglie le relazioni che legano tra loro gli aspetti della realtà in un insieme di corrispondenze. Infatti nell'ultima strofa ci dimostra come sia possibile far "CANTARE" e quindi parlare le cose che ci circondano. Il testo è interamente costituito da analogie (accosta ciò che sembra inconciliabile) e sinestesie (accosta parole appartenenti a diverse sfere sensoriali come in "DOLCI OBOI") -> attraverso la verità del simbolo il poeta ristabilisce la sintonia tra uomo e natura. La figura retorica che più caratterizza la poesia baudelairiana è l'ossimoro: una esasperata antitesi presente già a partire dal titolo della raccolta, la disarmonia tra lusso e miseria, l'erotico e il satanico. “Spleen” Spleen ha origine greca e indica la milza e gli umori da essa prodotti, con riferimento all’”umor nero” che la medicina antica attribuiva loro; e vale dunque “malinconia”: una condizione non lontana da quella noia leopardiana e caratterizzata dalla ricchezza interiore in mezzo a un «mondo indifferente» → l’interiorità non ha più spazio nè per esprimersi nè per essere riconosciuta. ______________________________________________________________________________ “Arte poetica” di Verlaine Paul Verlaine descrive e mostra cosa voglia dire per lui fare poesia → il concetto chiave è espresso subito nel primo verso: la musicalità è l’elemento più importante della poesia per questo autore, infatti torna a essere ribadita alla fine del resto. Il suono e il ritmo sono due caratteristiche fondamentali della poesia di Verlaine e ciò che, secondo lui, differenzia realmente la poesia dalla prosa. Per questo è da prediligere il verso dispari a quello pari. La scelta delle parole deve puntare all’imprecisione, alla vaghezza, non a un linguaggio preciso ed esatto nel definire ogni cosa, in modo che sia più leggero e suggestivo. Più spazio deve essere lasciato all’immaginazione. Ogni parola deve poter avere più significati. L’ambiguità, in questo caso, è ricchezza. Secondo Verlaine, inoltre, la poesia deve evitare l’arguzia, le sottigliezze intellettuali, la retorica, che sono espedienti di basso livello. Allo stesso modo sono da evitare le rime, ornamenti esteriori che non aggiungono nulla alla poesia e sono ormai stati usati troppo. Il finale molto diretto ed efficace vuole sottolineare il distacco tra la poesia e il resto della letteratura: la poesia è altro, ha le sue particolarità ed è superiore al resto. “Vocali” di Rimbaud Rimbaud introduce la novità del suo linguaggio: rappresenta le sensazioni che ciascuna vocale, a seconda del suono e del modo in cui si scrive, può suscitare. Parte da un’associazione tra vocali e colori e da qui partono analogie con associazioni mentali con suoni, forme e colori delle vocali. Questa poesia è quindi tutta una grande sinestesia, che mescola e confonde sfere sensoriali diverse. L’anarchia e l’arbitrarietà delle immagini che si costruiscono nella mente del poeta è resa dal ritmo incalzante dei versi, con parole collegate tra loro per lo più per asindeto. 26 Prefazione a Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wild → estetismo* Frasi decise, parole ben scelte; il messaggio è chiaro: l’arte non dev’essere soggetta ad alcuna morale. L’artista non è più visto come una guida verso valori più alti, ma come un semplice messaggero che trasporta emozioni. L’arte in verità non rispecchia la vita, ma lo spettatore. Vi è un distacco totale dal Realismo, dall’idea che l’arte debba rappresentare la realtà. La vita è una costante: ciò che cambia è il modo di interpretarla, e l’interpretazione è data dalla sensibilità dell’uomo. Solo grazie a questa si può fare arte. Tutta l’arte è completamente inutile. Ebbene sì. Con l’arte non si impara a cucinare, non si impara a costruire case, non si nutre il nostro corpo. Eppure esiste. Deve esistere. Perché l’animo umano necessita di esprimersi attraverso una forma che non sia vincolata dall’etica. E quella forma è proprio l’arte.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved