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Leopardi: vita opere e pensiero, Appunti di Italiano

vita opere e pensiero in schemi riassuntivi

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/06/2023

chiaracardone
chiaracardone 🇮🇹

5

(1)

8 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Leopardi: vita opere e pensiero e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LEOPARDI (1798-1837) Vit ● Nasce a Recanati il 29 giugno 1798 (Recanati: attualmente nelle Marche, all'epoca nello stato Pontificio) ● Era figlio del conte Monaldo, un uomo colto e aveva creato una notevole biblioteca. (Lui ha solamente il titolo di Conte, non i soldi, li chiede sempre alla madre) (Conte Monaldo: sperperava molto denaro) ● La vita familiare era dominata dalla madre Adelaide Antici, donna dura e bigotta. (Adelaide Antici: madre di 10 figli, di cui solamente 5 erano sopravvissuti: Giacomo, Paolina e crescono insieme) ● 1816: Il giovane Leopardi legge i libri della biblioteca paterna fino a notte fonda: passa talmente tante ore a leggere e a studiare da compromettere il proprio sviluppo fisico e la propria salute. Impara il latino, il greco e l’ebraico; scrive le prime opere. (Biblioteca del padre -> L. ci trascorre gran parte della sua giovinezza. Leggere fino a notte fonda: L. lo chiamerà <<sette anni di studio matto e disperatissimo. Impara latino, greco e ebraico -> da autodidatta. Quando ha 11 anni licenziano i precettori perché non ne ha più bisogno. Addirittura è lui a fare ripetizione di greco ai precettori.) ● 1817: Pubblica i primi scritti. Inizia a scrivere lo Zibaldone (il suo diario personale), in questo diario c'è anche la corrispondenza con Pietro Giordani. (Pietro Giordani: Padre che lui non ha mai avuto, di idee laiche e democratiche.) ● 1818-1823: Scrive i piccoli Idilli (distinzione fatta dagli storici) e le Canzoni ● 1819*: Prova a fuggire da Recanati, ma viene scoperto dal padre. Cade in depressione e le sue condizioni di salute peggiorano. *Passaggi dal Bello al Vero ● 1822: Va a Roma presso gli Antici che sono i zii materni, ma con tristezza torna a Recanati e abbandona quasi completamente la poesia. ● 1823-1824: Scrive 20 operette morali pubblicate a Milano nel 1827. (20 operette morali: Segnano il passaggio tra i due tipi di pessimismo. Accetta l'aiuto economico degli amici, che prima aveva rifiutato per orgoglio) ● 1825: Va a Milano, e poi Bologna ● 1827-1828: Va prima a Firenze dove fa conoscenza con Gian Pietro Vieusseux, poi va a Pisa, vive un periodo di maggiore serenità e ricomincia a scrivere poesie, come A Silvia che fa parte dei grandi idilli (lo dice in una lettera alla sorella). ● 1828: si aggravano le condizioni di salute e si presentano difficoltà economiche, che lo costringono a tornare a Recanati, dove rimane un anno e mezzo, sprofonda nuovamente nella tristezza, ma continua a comporre poesie ● 1830: Accetta l’aiuto generoso degli amici fiorentini che gli assicurano un assegno mensile e lascia per sempre Recanati e si trasferisce a Firenze. ● Si innamora di Fanny Targioni Tozzetti, ma l’amore non è corrisposto: la delusione gli fa scrivere il Ciclo di Aspasia. (Aspasia= Amante di Pericle) ● 1831: Esce la sua prima raccolta di poesie, i Canti. ● 1833: Le sue condizioni di salute peggiorano, e si trasferisce negli ultimi anni a Napoli, con Antonio Ranieri, giovane napoletano con cui stringe una fraterna amicizia. ● 1836-1837: Compone gli ultimi due canti: La ginestra e Il tramonto della luna. (La Ginestra= Non perde mai la fiducia nell'uomo) ● Muore il 14 giugno 1837 tra le braccia dell’amico La poa La produzione poetica di Leopardi va dal 1815 al 1837 ● 1815 e il 1818, Leopardi ha una conversione letteraria, si avvicina infatti alla poesia abbandonando la filologia. ● 1819 Leopardi vive una forte depressione, ma è proprio in questo periodo che il poeta ha una conversione filosofica in cui abbandona definitivamente la religione. Si apre la stagione della sua poesia: compone gli Idilli e le Canzoni. ● 1824 compone le Operette Morali e nel 1828 scrive A Silvia con cui si apre il ciclo dei Canti pisano-recanatesi. ● 1829 Leopardi dà alla luce: Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Canto notturno d'un pastore errante dell’Asia. ● 1836 e il 1837 la salute di Leopardi si aggrava, qui scrive Il tramonto della luna e La ginestra. Il pero Il suo pensiero attraversa varie fasi: 1. Il pessimismo storico 2. Il pessimismo cosmico 3. Invito alla solidarietà Il nodo cruciale è il problema dell’infelicità umana. Secondo Leopardi l'ottocento è il secolo della <<poesia sentimentale>> (conseguenza del vero ovvero della <<cognizione dell'uomo e delle cose>>) La piacevolezza dell'indefinito ha come corollario l'importanza del ricordo, un "oggetto mentale" che ha contorni incerti tanto nel tempo quanto nello spazio. I ca pi-rete (co il Sab de vigo, A Sil. Defin an gad Idi) Lessico vago e indefinito. Ricorre spesso ad apostrofi, esclamazioni e domande dirette. l'IO è un io che sente e pensa adoperando la poesia per esprimere la sua visione del mondo. Nei Canti è possibile trovare molte parti filosofiche in cui il poeta sviluppa un argomento logico-argomentativo e molte parti di pura poesia. La natura è la vera causa dei suoi mali Il ricordo è motivo di dolore Prova piacere solo quando cessa il dolore. È l'attesa del piacere a costituire l'unico piacere. Lo zide La scrittura dello Zibaldone ha impegnato Leopardi sin dal 1817 fino al 1832. La raccolta conta più di 4000 pagine in cui il poeta ha raccolto tutte le sue riflessioni su diversi argomenti. Questa raccolta di note contiene pensieri di questione letteraria, filosofiche e linguistiche, abbozzi poetici, pagine saggistiche e note psicologiche e autobiografici. I temi sono: ● Rapporto uomo-natura ● Riflessione sul piacere ● Teoria della poesia: la poesia contro la ragione Cic di Asa Fanny Targioni Tozzetti (Firenze 1830) Su di lei correvano tantissimi pettegolezzi. Una donna di cui Leopardi era innamorato, ma di cui non aveva un ricambio. Sono poesie d'amore con un inizio apparentemente fiducioso e euforico e una fine amara e disperata. A se stesso ad esempio somiglia ad un epitaffio. Le opte mo Testi in prosa di forma varia e il titolo fa riferimento alle operette di carattere filosofico-morale contenute all’interno della raccolta. Esse sviluppano i temi centrali della riflessione di Leopardi, quali il piacere, il dolore, la natura, l’immaginazione, la natura, le false credenze e i miti del progresso. Lo stile è ironico e la scrittura è innovativa, curata ed elevata, che combina registri diversi. In esse Leopardi non riesce a mettere assieme il "bello" e il 'vero*: ci sono parole molto poetiche ma alla fine riesce a conciliare solo la parte poetica, riflessiva ed argomentativa; l'Infii (pil Idi) Ana Questa poesia è tratta dai Canti di Giacomo Leopardi, e in particolare modo è uno degli idilli, ovvero poesie che hanno uno sfondo paesaggistico, presenti nell’opera. La prima parte della poesia può essere definita da una serie di sensazioni visive, che quindi trattano la tematica della visione del finito e del limite, motivo per cui le parole utilizzate sono bisillabe. Successivamente l’immaginazione dell’autore prende il sopravvento, e iniziano ad essere descritte immagini che sono frutto della fantasia dell’autore, e permette di esaltare il senso dell’infinito e della vastità, anche grazie all’utilizzo di vocali aperte. Successivamente realtà e fantasia si uniscono grazie alle sensazioni uditive che risvegliano Leopardi dalla sua immaginazione e lo riportano alla realtà, ma il vento sentito viene comparato al silenzio che si immaginava fino a poco tempo prima. Come tematiche si possono notare il piacere dato dall’immaginazione che lo allontana dalle cose negative per un momento; inoltre l’immaginazione per Leopardi è un privilegio dei giovani, degli ignoranti e degli antichi. Il tema della natura, legato anche al sublime, viene accentuato dal tema del limite, che però in relazione al pessimismo storico Leopardiano, risulta essere qualcosa di positivo, in quanto la siepe, che rappresenta il limite, permette al poeta di immaginare. ● L’opera fa parte degli Idilli, scritti tra il 1819 e il 1821, essi sono caratterizzati dal linguaggio semplice e da temi autobiografici. ● L’infinito, fu scritto a Recanati nel 1819. La poesia può essere divisa in due parti: 1. (vv. 1-8), l’immaginazione viene sollecitata da un ostacolo, la siepe, che non permette di guardare oltre l’orizzonte, e fa venire in mente l’idea di uno spazio infinito, in cui c’è un grande silenzio e una calma così profondi da sembrare irreali. 2. (vv. 8-15), c’è il rumore del vento tra le piante, che fa venire in mente un tempo infinito, l' eterno, il passato e il presente. Il poeta, inizialmente, di fronte allo spazio infinito prova paura, ma poi sente quanto è dolce e bello stare in quella immensità: la paura si trasforma in dolcezza Questo= vicino, concreto Quello = lontano, astratto All'inizio vi è un ritmo lento che man mano accelera (profondissima) Le parole bisillabe all'inizio si scontrano con quelle polisillabe. La lirica anticipa in forma poetica alcune riflessioni leopardiane degli anni successivi come la teoria del piacere da cui si sviluppano le considerazioni sul vago e l'indefinito. Ala Lun (pil id) Ana Questo testo riguarda ancora la tematica del pessimismo storico, dove Leopardi vede la natura come qualcosa di positivo, in quanto può rasserenare gli uomini dalla loro infelicità. In particolare l’autore all’interno della poesia si riferisce alla luna con aggettivi positivi quali graziosa (v. 1) e diletta (v. 10), a differenza di come farà nel “canto notturno”. Anche qui viene ripresa la poesia del vago e dell’indefinito, in quanto la non focalizzazione dei dettagli degli elementi della natura, come la luna, danno sfogo all’immaginazione dell’autore. Tematica che accompagna tutta la poesia è però quella riguardante il ricordo, per due motivi principali: ● nel periodo romantico la natura veniva riconosciuta come stimolante per l’artista. ● come viene espresso tra i versi 13 e 14, il ricordo in gioventù è qualcosa di positivo, in quanto si ha ancora molta speranza per il futuro, e quindi anche i ricordi infelici possono portare conforto, mentre durante la vecchiaia questo non accade. ● Questa tematica è accompagnata da una serie di termini che rimandano proprio al campo semantico della memoria. ● poesia è composta da un’unica strofa di 16 endecasillabi sciolti. ● Giacomo Leopardi compose questa lirica a Recanati nel 1819, all’età di 21 anni, poco tempo dopo aver composto L’infinito le poesie fanno parte degli Idilli, pubblicati per la prima volta nel 1826. ● I temi del componimento sono la giovinezza, l’ansia e l’infelicità dell’io, cui si contrappongono il piacere suscitato dal ricordo e il fascino consolatorio della natura, qui simboleggiati dalla luna ● L’io lirico, che è il poeta stesso, si rivolge alla luna, rammentando come anche un anno prima fosse venuto su quel colle a contemplarla, pieno d’angoscia. ● Egli ricorda come la luna gli fosse apparsa offuscata per le lacrime, poiché anche allora soffriva come adesso. ● Il poeta afferma poi che gli fa piacere ricordare il dolore passato. Finché si è giovani infatti il ricordo del passato, anche se triste, è quasi piacevole, perché si ha ancora tanta speranza di felicità davanti a sé e pochi anni di ricordi dolorosi dietro di sé. suppliche e non farà domande perché saggia. Leopardi sostiene dunque che la vera saggezza stia nell’accettare il proprio destino senza fare domande (cfr. Canto notturno). Il testo è emblematico del pessimismo eroico, dove la natura è matrigna, ma vi sono modalità con cui l’uomo può sopportare la sofferenza. Essendo l’ultimo testo leopardiano può essere visto come testamento spirituale del poeta. Sono 7 strofe 1. Nella prima abbiamo una descrizione del paesaggio in rovine per via dell'eruttazione del Vesuvio e l'unico segno di vita è la ginestra. Sempre in questa strofa comincia la politica contro l'uomo sicuro di sé 2. Nella seconda si riferisce (in modo negativo) al suo secolo 3. Nella terza invita gli uomini ad aggiungersi ad una vita solidale 4. Nella quarta mette a confronto la grandezza del cosmo e la piccolezza dell'uomo 5. Nella quinta vi è una similitudine (formicaio distrutto da una mela che cade = vesuvio che distrugge la città) per dire che la natura èindifferente 6. Nell'ultima strofa ritorna a parlare della ginestra Dilo de na e di un isde Ana ● La natura si rivela indifferente alla specie umana ● La natura ha dotato l'uomo di capacità immaginaria potente ● Le illusioni sono quegli ideali per i quali gli uomini possono compiere azioni eroiche anche a rischio della vita ● Numerose subordinate e espressioni complesse. Il linguaggio è ricercato ● Tema del piacere ● Natura = madre ostile Ci sono due stadi o modi di utilizzo della ragione: 1. Stato della natura (uomo= animale) 2. Ragione ● composta tra il 21 e il 30 maggio 1824 ● costituisce il vero culmine del pensiero leopardiano ● temi; sono la vanita della vita, infelicità irrimediabile degli uomini, necessità del male ● L’Islandese è emblema di tutto il genere umano, che si adopera ● in tutti i modi per trovare il piacere, ma si scontra con la terribile potenza della Natura matrigna, regolatrice di una micidiale macchina di piacere insoddisfatto. ● ISLANDA: isola con una natura selvaggia e meravigliosa, dove non è facile vivere ● L’islandese, che si sente perseguitato dalla natura, decide di trovare un posto migliore. Ma non trova luogo dove la natura non sia malvagia. ● L’islandese continua a girare fino a quando non arriva nel deserto, dove incontra la “natura”, una figura inquietante, mezza donna e mezzo leone. ● L’islandese le chiede perchè ha creato l’uomo infelice. ● La natura risponde che per lei l’uomo è come tutte le altre creature e deve sottostare alle stesse leggi, perché questo permette alla vita di continuare in eterno. ● Non è compito della natura proteggere l’uomo. ● Leopardi non ci spiega che fine abbia fatto l’islandese. Noi uomini NON siamo essere superiori, facciamo parte del grande meccanismo della natura. Dilo di un vete di alci e di un page Ricerca del piacere che si trova nell'attesa.
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