Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Leopardi, vita, opere e testi, Appunti di Italiano

Leopardi, vita, pensiero, opere e testi

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 11/06/2023

giada-tve
giada-tve 🇮🇹

4.8

(4)

43 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Leopardi, vita, opere e testi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LEOPARDI Il 29 giugno del 1798 nasce a Recanati, provincia arretrata e meno incline ad accogliere spiriti nuovi, Giacomo Leopardi. Egli sarà il primo scrittore italiano a scegliere di dipendere economicamente dai frutti del proprio lavoro. Recanati diventa terreno di scontro e incomprensioni, il padre Monaldo è un uomo autoritario che non capirà mai l'innovativa di suo figlio; infatti, egli inizialmente studiava con dei tutori e successivamente decise di continuare come autodidatta a causa delle diverse idee di questi ultimi, che erano molto retrogradi come suo padre. Mentre la madre Adelaide, assente e mancante di empatia super religiosa e severa, non trapela nemmeno negli scritti del figlio, ma per fortuna non mancano solidarietà e calore fraterno da Carlo e Paolina. I primi lavori sono di tipo filologico come Storia dell’astronomia dalla sua origine fino al 1811 e Saggio sopra gli errori popolari degli antichi. Si dedica alla traduzione e allo studio di alcuni classici come odissea e Eneide. Passaggio dall’erudito al bello attorno al 1816 grazie alla scoperta della poesia, questo cambiamento di prospettiva lo porta ad aperture al mondo intellettuale contemporaneo e alla scrittura poetica. Inoltre, nello stesso anno, ci fu il confronto tra classicisti e romantici a causa della traduzione del saggio di Madame de Stael, egli si schiererà con i classicisti. Nel frattempo, il desiderio di lasciare Recanati si fa sempre più forte, fino ad arrivare ad un tentativo di fuga avvenuto nel 1819 ma sventato dal padre, le sue condizioni fisiche peggioreranno. Dal bello al vero, conversione filosofica avvenuta intorno al 1819. Accanto alla visione del bello abbiamo una attitudine speculativa, egli accoglie il materialismo come pensiero. Ormai lontano da qualsiasi tipo di fede (anche l’ortodossia paterna) egli si affida alla ragione, ma non quella positiva illuminista, ma quella che mostra un amaro ‘’vero’’, ovvero la costatazione che il mondo è caratterizzato dalla violenza. Da ora in poi non ci saranno più poesie scritte estemporaneamente ma avranno sempre un ragionamento e un desiderio di condividere un messaggio con i lettori. Nonostante ciò, ci sarà sempre un riferimento ai classici ma questa volta vengono studiati per proporli al presente. Nel 1822 il padre gli concede di lasciare Recanati per soggiornare alcuni mesi a Roma di cui però rimane deluso notando l’ipocrisia e la mediocrità delle persone incontrate. Ma soprattutto nota la sensazione di solitudine ancora più accentuata che in provincia. (comunque, riesce a leggere a Roma testi irreperibili e inizializzare alcune collaborazioni editoriali). Nel 1823 ritorna a Recanati. 1826 Bologna, 1827 Firenze e conosce Antonio Ranieri con cui avrà una solida amicizia. 1828 a Pisa dove scrive A Silvia, periodo molto sereno della sua vita. Nel 1830 lascia Recanati definitivamente e si sposta a Firenze dove si innamora di Fanny Targioni Tozzetti ma il suo amore non è ricambiato. Da questa esperienza nascono i testi del ‘’ciclo di Aspasia’’ (chiamato così perché Aspasia era una prostituta amata da Pericle; scritti tra 1830-33) incentrato sulla delusione amorosa e sull’approdo all’ironia come unica risposta all’insensatezza del vivere. Successivamente si sposta a Napoli insieme a Ranieri dove sente però una estraneità dall’ambiente intellettuale molto progressista e quindi si isola (eccetto da Ranieri). Muore nel 1837. TEORIA DEL PIACERE Il pensiero leopardiano, anche se asistematico, insiste su alcuni concetti come: la ricerca del piacere, la possibilità della felicità e le cause dell'infelicità, il rapporto che Lega gli esseri viventi alla natura, l'evoluzione o la decadenza della civiltà umana. Una delle domande che si pone leopardi è: è possibile essere felici? Ogni risposta va cercata all’interno di una idea materialista, tutto si gioca entro i limiti della materia. Anche il pacere ha natura materiale e consiste in una sensazione di vitalità delle passioni e non ha a che fare con l’anima o con dimensioni religiose. Si è felici quando si prova piacere, infelici se si sente dolore. Inoltre, si tende per natura, a sfuggire il dolore cercando il piacere. Il ‘motore’ di questa ricerca è il desiderio, chiamato da leopardi ‘amor proprio’, il quale di sua natura è illimitato. Quando il dolore e il piacere sono assenti, l’uomo prova un sentimento di infelicità originaria chiamata NOIA (vuoto dell’anima) che pervade la nostra esistenza quando non raggiungiamo il piacere visto che esso non è duraturo. La teoria del piacere leopardiana si trasforma in una teoria della sofferenza come stato ineliminabile. Non essendo possibile raggiungere il piacere illimitato, non rimane che spostarsi verso il piano dell’immaginazione ed è qui che entra in gioco la poesia come fonte di piacere, perché in grado di creare scenari piacevoli anche se illusori. Le ‘’illusioni’’ sono speranze o immagini che suscitano piacere. Quindi la poesia e le illusioni sono conforti necessari alla vita. PESSIMISMO STORICO La Natura come entità positiva, vista come madre benigna. Leopardi ritiene che gli antichi fossero più felici dei moderni, infatti la ‘poesia d’immaginazione’, tipica degli antichi, aveva la capacità di rappresentare in modo spontaneo la natura. Mentre la ‘poesia sentimentale’ (quella moderna) è mediata dalla consapevolezza, è poesia della ragione, del vero e dell’illusione. I motivi di decadimento dell’uomo sono la ragione e la civilizzazione, anche il cristianesimo è visto come motivo di decadenza. La ragione vista in modo negativo è la causa dell’infelicità umana; infatti, il suo pensiero è in linea con quello del filosofo Vico dove dice che l’uomo ha tre fasi: Giovinezza, età matura e decadenza. La giovinezza coincide con gli antichi e indica la fase in cui l’uomo non è a conoscenza del male e della morta, non fa uso della ragione e vede la natura così per com’è senza essere mediato dalla consapevolezza. Durante l’età matura subentra la ragione e distrugge le illusioni e la spensieratezza della giovinezza, fa diventare l’uomo un essere pensante. La decadenza è l’ultima fase della vita dell’uomo ormai completamente pensante. È detto pessimismo storico perché subentra nel tempo, ha una evoluzione nel tempo e non nasce con l’uomo. PESSIMISMO COSMICO All’immagine di una Natura benigna si sostituisce quella di una Natura vista come matrigna. La natura verso l’uomo è indifferente, leopardi si rende conto che la felicità degli antichi era dovuta dalla mancanza di consapevolezza. La ragione diventa un elemento positivo, l’uomo si vanta del fatto di essere consapevole della propria fine. l’ultimo canto di saffo: saffo si vede deforme e sente il rifiuto da parte della natura (avvicina il piede al fiume ed esso si ritrae da lei). Pessimismo cosmico perché è sempre presente nel percorso dell’uomo. Quello che Leopardi ambisce a costruire non è un’apologia del negativo ma un argine al nulla, al dolore, all’infelicità. Il suo pensiero vuole mandare come messaggio all’umanità di maturare una nuova visione di sé stessa fondata sulla contemplazione del negativo ma soprattutto aperta alla solidarietà, alla compassione di ogni uomo nei confronti dei propri simili e della sofferenza universale. Quindi secondo il progresso che desidera leopardi l’uomo deve accettare il negativo senza alcuna scappatoia consolatoria. La compassione è il vero movente poetico dell’intero sistema leopardiano. Quindi, essendo il dolore universale e ineliminabile, l’unica realtà è il nulla a cui bisogna opporre illusioni, solidarietà e compassione. L’esperienza del dolore nella vita di leopardi non rimane un motivo di lamento individuale ma diviene uno strumento conoscitivo tra i rapporti uomo-natura. Infatti, egli arriva a pensare che il male sia essenziale, ordinario e connaturato all’ordine naturale. Rispetto a questo pensiero Leopardi non ammette evasioni ideologiche che siano religiose o laiche. Canti 1835 Napoli Starita: da 23 si passa a 39 componimenti, compaiono tutte le poesie tranne il tramonto della luna e la ginestra Canti 1845 Firenze Le Monnier: edizione postuma con l’inserimento delle ultime due poesie così arrivando a 41 componimenti. I canti nascono da due modi diversi di concepire il ruolo dello scrittore e la funzione della letteratura. Al suo esordio, Leopardi si presenta come poeta civile e, fino al 1824, Leopardi preferisce presentarsi al pubblico solo con le canzoni. Ciò rappresenta la volontà di accreditarsi come autore classico. Quindi quasi tutte le canzoni scritte dopo il 1820 testimoniano questa volontà di rivisitare il classico con spirito moderno, mostrandone la perpetua vitalità. Fin dal 1819 si era fatta strada una pratica della poesia più privata, o meglio più lirica, dove il dialogo era indirizzato, non a una comunità civile ritratta nella sua miseria attuale, bensì al singolo individuo nella sua universale umanità, una poesia incentrata nell'interiorità. OPERETTE MORALI Il libro è una raccolta di prose priva di cornice: i singoli testi sono autonomi senza personaggi ricorrenti. Nonostante il variare di temi, le operette morali sono un’opera unitaria e organica. Le operette hanno un carattere ironico ma allo stesso tempo sono ‘’morali’’, quindi vogliono insegnare qualcosa. La prospettiva morale si definisce eminentemente come esplorazione nella natura dell'umanità e delle cose. Indagini sui limiti della conoscenza dell'uomo e dimostrazione della sua sostanziale irrilevanza nell'universo. Leopardi vuole proporre un’etica nuova, fondata sulla consapevolezza del vero e sul coraggio di accettare le conseguenze. Leopardi scrive la maggior parte delle operette nel 1824 (dal 1824 al 27 anni in cui si dedica solamente alla prosa), il libro fu pubblicato presso l’editore Stella nel 1827, l’edizione definitiva fu pubblicata nel 1845 e comprende 24 testi. Come modelli abbiamo Luciano di Samosata che nei suoi testi metteva a nudo le miserie dell’uomo in un’ambientazione fantastica; Platone e i suoi Dialoghi; Voltaire, de Fontanelle, Fénelon. All’interno delle operette compaiono personaggi tratti dalla mitologia, delle favole, dei personaggi storici, filosofi o figure che sono proiezioni dell’essere umano (esempio l’islandese). Le operette si fondano su principi materialisti che non riconducono alla ragione, bensì all’immaginazione. Dal punto di vista tematico, rifiutano ogni forma di umanesimo e di antropocentrismo di derivazione cristiana o progressista. Con quest'opera Leopardi vuole presentarsi al pubblico non più come difensore dell'antichità ma come filosofo moderno; tuttavia, emerge una satira dei sistemi filosofici contemporanei dominati da radicale ottimismo e progressismo. I personaggi delle operette sono coscienti della perdita delle certezze ma sono eroicamente consapevoli della potenza dell’intelletto e della nobiltà dell’uomo. Per quanto riguarda il linguaggio è ricco di arcaismi ed espressioni familiari per lo stile voleva affrontare discorsi filosofici profondi ma con leggerezza apparente. PARALIPOMENI E + Palinodia al Marchese Gino Capponi, Nuovi Credenti e Paralipomeni della Batracomiomachia. Leopardi una la strategia dell’antifrasi dove aderisce ad un’ideologia con cui in realtà non concorda. Nei Paralipomeni abbiamo l’unione di satira politica, ideologica e religiosa. Esso viene composto tra il 1831-37 ed è un poemetto con protagonisti animali dove parla del periodo della Restaurazione ridicolizzandone le teorie emettendone in evidenza le contraddizioni. I topi rappresentano i patrioti liberali italiani, le rane i legittimisti (sostenitori del ritorno all’assolutismo monarchico) e i granchi gli austriaci. La polemica diventa satira filosofica in cui tutte le convinzioni antropocentriche sono colpite. (ad esempio la credenza di un mondo ultraterreno viene descritta con un inferno ‘’topesco’’. LA SOFFERENZA DI TUTTE LE COSE (zibaldone) Il testo è uno dei più noti dello zibaldone dove il male si rivela nella sua vastità universale. Il brano inizia con una premessa introducendo l’argomento principale della diffusione del dolore e dell’infelicità nel mondo. Segue un esempio di un giardino che visto da lontano sembra in salute e vivace, quindi all'apparenza appare ''ridente'' e traboccante di vita; ma vedendo ogni componente nel proprio singolo si possono notare dei dettagli spiacevoli come piante con malattie, che stanno per morire, fiori spezzati, e quindi come ogni individuo è afflitto dalla propria sofferenza. Il giardino, inizialmente, è un locus amoenus (giardino edenico e luogo di delizie) che si trasforma in locus horridus. l’iniziale paesaggio idilliaco si rivela in un ospedale/cimitero. Infatti la generale sofferenza del cosmo non intacca la complessiva percezione della bellezza. Leopardi afferma che la natura è bella quanto terribile. L’INFINITO (canti) Composto a Recanati nel 1819. La poesia parte da un limite che però sviluppa l’immaginazione. Tutto parte da un colle e da una siepe che costituisce un impedimento allo sguardo, un limite, la siepe indica il mondo fisico e in generale l'esistenza umana. Questo limite stimola l’immaginazione e la proietta a considerare ciò che è illimitato. Il sentimento dell'infinito si presenta a livello spaziale con elementi visivi. Spingendosi al di là dei margini consueti dell’esperienza l’uomo prova la vertigine dell’ignoto, che si realizza come timore. Dopo aver attivato l’immaginazione, si trascorre un’oscillazione tra ciò che è reale, concreto, materiale (il vento, piante, voce) e ciò che è immaginato. L’alternarsi del silenzio e dei fruscii fanno riflettere il poeta sul tempo; tale esperienza non è ricercata da lui ma gli viene incontro (‘’mi sovvien’’); lo scarto fra limite umano e sentimento dell'illimitato si è a poco a poco definito: il contrasto è tra l’eternità e la mortalità umana. Giunto al vertice di questo sentimento dell’eterno, l’uomo si smarrisce, naufraga; tale smarrimento è un’estesi percettiva in cui si realizza in piacere e un senso di unione con l’assoluto. Infatti, le sensazioni vaghe e indefinite suscitano piacere, perché mettono in moto l'immaginazione e permettono di sperare i limiti della realtà. Leopardi medita sull'idea dell'infinito e osserva che essa non appartiene alla realtà, solo la negazione dell'essere e senza limiti; quindi, solo il nulla è infinito (per Leopardi il nulla non ha una realtà sostanziale ma solo linguistica e mentale). a differenza del nulla, ogni individuo è circoscritto e determinato, quindi individualità e infinito sono contraddittori; l'unico infinito possibile nell'esperienza umana e suggerite dall'indefinito, ossia ciò di cui non si conoscono i limiti e che quindi suggerisce l'idea dell'infinito. L'anima confonde l'indefinito con l'infinito e per questo prova piacere. IL SABATO DEL VILLAGGIO (canti) L’inizio del testo mostra il villaggio in un sabato pomeriggio in preparazione per la festa del giorno dopo (la domenica), descrivendo (in una prima parte) la donzella che torna, le vecchiette che parlano tra di loro e i ragazzi che giocano; di notte si sente solo il falegname che vuole finire il lavoro prima della festa. In una seconda parte si parla di come il sabato sia il giorno più lieto della settimana perché si è felici al pensiero della festa ma quest’ultima è già rovinata dal pensiero della sua fine. Il tema della festa è molto presente nella riflessione leopardiana: Lo spazio festivo riconduce alla memoria il suo ruolo antico quando era momento sacro, dell'immaginazione dell'infanzia del mondo e del poetico che rende bella la vita. La bellezza delle feste sacre è venuta a meno nel moderno. Questo testo è spesso affiancato con ‘La quiete dopo la tempesta’ perché descrivono come la felicità non arrivi mai ‘in atto’ ma arriva solo quando c’è una tregua provvisoria dal dolore (nella Quiete) oppure in quanto proiettata per un evento futuro (in questo testo) ‘’non si è felici se non prima di essere felici’’ (Rousseau). Il tempo dell’attesa e la festa vengono paragonati alla giovinezza e alla maturità, in quanto la felicità della giovinezza è data dall’aspettativa di quello che sarà la maturità. questo testo apparentemente non si conclude con un’immagine di morte ma analizzandolo le frasi ‘’la tua festa...non ti sia grave’’ ricorda la formula consueta delle lapidi antiche ‘’la terra ti sia leggera’’; ‘’altro dirti no vo’ ‘’. DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE (operette morali) Questo testo, scritto a maggio del 1824, segna il passaggio dal pessimismo storico al pessimismo cosmico. Nel testo viene messa sotto accusa la natura vista come meccanismo di produzione e distruzione dell'esistenza che non ha alcun programma rispetto alla vita dei singoli. Il protagonista di questo testo è un uomo islandese che decide di isolarsi e allontanarsi dagli altri umani perché impegnati a cercare ‘’piaceri che non dilettano’’ e occupati a procurarsi danno o fastidio reciproco. Quindi sceglie l’isolamento ma si rende conto di non stare bene in Islanda a causa del clima allora comincia a spostarsi in giro per il mondo alla ricerca di un luogo ‘’fatto a misura d’uomo’’. Si sposta in Africa ma trova lo stesso problema di clima estremo. Allora racconta ad un totem della natura come in alcuni posti ci fossero problemi con clima estremo e dove il clima era temperato c’erano eruzioni, terremoti, tsunami ecc. La natura risponde dicendo che non si accorge nemmeno delle azioni buone o cattive che fa all’uomo e che la morte e il ricambio generazionale sono fondamentali per la sopravvivenza; la natura precisa il suo punto di indifferenza ‘’l’universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione’’. Viene introdotto un paragone in cui la natura è la padrona di casa (casa: terra) e l’islandese è l’ospite; ma la natura, padrona di casa, non si prende cura del proprio ospite allora l’islandese si lamenta dicendo che non ha scelto di vivere/di essere invitato come ospite se la natura stessa lo danneggia e pone una domanda ‘’a che serve allora un universo che produce dolore per chi visita?’’; questa domanda rimane senza risposta e alla fine del racconto viene descritta la morte dell’islandese con un doppio finale: morto sbranato da un leone o colpito da un vento molto violento che lo copre con della terra, egli diventa una mummia e viene esposto in un museo. All’interno di questo testo l’islandese rappresenta l’intero genere umano (ma anche gli altri esseri viventi) che devono subire ciò che fa la natura che ha un atteggiamento indifferente nei confronti dell’uomo. Ma malinconico e solitario, egli fugge il consorzio umano, ipotizzando di poter trovare quiete nella natura. Tradizionalmente il viaggio porta conoscenza, qui invece svela semplicemente l'errore di valutazione dell'ipotesi. Per questo l'islandese è un eroe tragico e comico insieme: Dalla sua ricerca uscirà beffato, sottoposto a un'ironia dolente. Perciò è possibile la sovrapposizione islandese-autore, ma in parte, perché Leopardi ha compiuto un passo in più nella consapevolezza e lascia senza risposta l'ultima domanda del personaggio, perché ormai conscio che una risposta non esiste. Se fino al 1823 Leopardi tende a distinguere nel sistema della natura ciò che è accidentale (male) e ciò che è necessario ed essenziale il soddisfacimento del piacere) da questo momento in avanti non sarà più così: il male si rivela essere necessario, connaturato al mondo. Natura si fonda su una contraddizione: L'impossibilità di raggiungere quella felicità a cui tutti gli esseri sembrerebbero destinati. LA GINESTRA O IL FIORE DEL DESERTO (canti, vv 1-51) Questo testo risale al 1836 (anno prima della sua morte) ed è una canzone libera, anche detta leopardiana perché fu lui l’inventore, ovvero non ci deve essere la regolarità di successione tra endecasillabi e settenari ma può esserci una successione diversa. All’inizio del testo possiamo trovare un tratto del terzo capitolo del vangelo di Giovanni che introduce il testo. Il riutilizzo di questo pezzo indica un cambiamento di significato dove la luce che
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved