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letteratura francese del XVIII secolo, Sintesi del corso di Letteratura Francese

Sintesi di testi riguardanti la letteratura francese del XVIII secolo relativa al testo di Lagarde et Michard

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/08/2020

anto170169
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Scarica letteratura francese del XVIII secolo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Francese solo su Docsity! XVIIIᵉ SIÈCLE  La situation économique et politique de la France était très difficile au début du XVIII siècle. Des protestants qui étaient exilés en Hollande et Angleterre, proclament le droit à l’insurrection quand le prince veut forcer les consciences ;  Leur enquêtes aboutissent à l’idée que la monarchie est une usurpation ;  LA BRUYÈRE se prononce contre l’inégalité sociale, la puissance de l’argent, l’absurdité de la guerre et contre le pouvoir divin des rois ; FENELON critique le despotisme du roi et son amour pour la guerre. Il est un de première à imaginer le devoir envers l’humanité (« chacun doit plus au genre humain qu’à la patrie où il est né ») ; LE THEATRE AU XVIII SIECLE  Le XVIII siècle fut passionné pour le théâtre où VOLTAIRE étais un des auteurs plus importants. Même ROUSSEAU fit jouer un opéra et DIDEROT fut l’initiateur d’un genre nouveau : le drame.  En la comédie dominent REGNARD, LE SAGE et MARIVAUX. Surtout ce dernière sera le véritable héritière de MOLIERE ;  MARIVAUX opte pour une sourire amusé mais complice devant la comédie sincère de l’amour en créant une minutieuse analyse des sentiments ;  REGNARD : n’est pas original et il se réfère manifestement à Molière. Ses personnages cependant ne suivent pas celles de Molière car se contentent d’être des rôles de théâtre au lieu des personnages de la comédie de caractères molerienne. En revanche excelle dans les situations burlesques qui provoquent le rire. Se pièces sont un compromis entre la pure farce et la comédie d’intrigue. Ses œuvres principaux sont le Distrait, Folies amoureuses, Légataire universel ;  MARIVAUX : s’affirme dans trois domaines : le journalisme, le théâtre et le roman. Comme auteur dramatique il se note surtout dans les comédies qu’il écrive pour le Théâtre-Italien. Ses chefs-d’œuvres sont Le Jeu de l’Amour et du Hasard et le Fausses Confidences. De 1731 à 1741 il revient au roman (La vie de Marianne, Le Paysan parvenu). Marivaux dans ses pièces, aime analyser l’amour dans tous ses facettes. Ce qu’empêche l’amour, selon Marivaux, n’est pas extérieur (comme par Molière), ni insurmontable (Racine), mais principalement c’est a cause de l’amour-propre qui fait que les héros ne arrivent pas à reconnaître qu’ils sont amoureux. Les héros de Marivaux font rire sans être ridicules car n’ont pas aucun vice. C’est qui est plaisant c’est le débat authentique qui partage leur cœur. De tous les auteurs comique Marivaux c’est celui qui doit le moins à Molière. Il est un maître de la psychologie féminine et ses analyses de l’amour sont très efficaces. Différemment de Racine, Marivaux arrête ses analyses de l’amour quand ce dernière risque de devenir tragique. En bref, il n’a ni la puissance de Racine ni celle de Molière mais dans son genre il est parfait. Marivaux fut aussi un bon romancier ; il parodie le roman précieuse et romanesque. Avec La vie de Marianne et La voiture embourbée marque un progrès important vers le sens du réalisme et de la vérité. L’intrigue de ses romans, comme celle de ses comédies, sont des prétextes pour des analyses psychologiques car il possède l’art de lire dans l’esprit de gens et de débrouiller leurs sentiments secrets. A la finesse de l’analyse de Marivaux correspond aussi une subtilité de son langage et les spectateurs doivent rester très attentives pour comprendre les nuances dans les termes, l’intonation, pareilles aux personnages de pièces eux même. Les langages des maîtres c’est le langage utilisé dans les salons et les valets utilisent font renaître la préciosité ridicule. Tandis il n’eut pas le succès en XVIII siècle, il fut redécouvert en le XIX siècle même s’il ne serai jamais considéré un philosophe. MONTESQUIEU  Nato a sud di Bordeaux, appartiene alla nobiltà di toga ma senza nessun interesse o predisposizione per la carriera di legge;  Les Lettres Persanes e la critica sociale dell’opera pubblicata nel 1721 lo rendono famoso tutto insieme dandogli la fama di autore di “bello spirito” dall’intelligenza vivace;  Nell’opera, la critica dei costumi, le abitudini del tempo, sono presentate in maniera estremamente piccante tale da suscitare l’interesse e a sedurre il pubblico dei salons. Dietro il coinvolgimento di protagonisti provenienti dall’oriente-i protagonisti dell’opera- infatti, si nascondono critiche molto ardite della società di quei tempi;  Il successo dell’opera gli apre le porte della corte e dell’elezione presso l’ Académie de France. Parte alla scoperta dell’Europa e arrivato in Inghilterra e scopre una costituzione (quella inglese) che assicura la libertà e la separazione dei tre poteri;  L’opera più importante di Montesquieu è tuttavia De l'Esprit des Lois una vera e propria enciclopedia del sapere politico e giuridico del Settecento. L'opera venne attaccata da gesuiti e giansenisti e messa all'Indice (Index Librorum Prohibitorum) nel 1751, dopo il giudizio negativo della Sorbona;  Nel libro XI de Lo spirito delle leggi, Montesquieu traccia la teoria della separazione dei poteri. Partendo dalla considerazione che il "potere maréchale de ***, Essai sur les règnes de Claude et de Néron, e raccoglie degli Eleménts de Physiologie, ma la sua attività con il passare degli anni si fa sempre meno intensa ;  L’opera di Diderot è strettamente correlata al suo temperamento, alla sua vivacità, alla sua vitalità, al suo disordine e alla sua apparente incoerenza poiché convivono in lui due contraddizioni evidenti, quella di voler aderire ai lumi della ragione e quella del trasporto sentimentale. Contraddizioni che, tuttavia, non lo preoccupano e con le quali convive allegramente;  Diderot non sa dissertire, scrive di getto concatenando gli argomenti per associazione di idee. Non troviamo in Diderot la regolarità di una esposizione precisa e puntuale, ma l’ordine segreto del pensiero spontaneo, delle scoperte e della vita;  La filosofia di Diderot riguarda principalmente una generale inchiesta sull’uomo e praticamente tutta la sua opera ha come oggetto la natura dell’uomo e il mistero del suo destino;  L’idea di Dio viene scartata a priori poiché l’esistenza del male non sarebbe compatibile con quella di un dio; il credo in Dio è un ostacolo alla felicità e un pericolo per la morale. L’ideale delle Pensée Philosophique (1746) è il libero arbitrio dell’uomo sollevato, nelle sue scelte, dal timore di Dio; Sapere se la vita o la natura siano «buone» o «cattive», cosa causa la nostra felicità o infelicità; il metodo consolidato, è quello dell’autoanalisi e l’osservazione degli altri;  L’ottimismo di DIDEROT lo porta ad avere fiducia negli esseri umani; non esiste uomo, a suo giudizio, così degradato da non possedere un minimo senso morale;  Ma questo ottimismo viene meno nei momenti più cupi e allora sia la vita che gli uomini gli sembrano crudeli e vede la storia come una lunga scia di atrocità. Lo scontro tra ottimismo e pessimismo, raggiunge uno stallo e il metodo dell’analisi morale risulta insufficiente;  Sfiduciato il metodo morale, tende ad affidarsi a quello scientifico che lo porta ad acquisire una conoscenza «scientifica» dell’uomo, nel tentativo di fondare una morale positiva; metodo che definisce «sperimentale» e del quale specifica tre principali criteri: osservazione della natura, la riflessione e l’esperienza. L’osservazione raccoglie i fatti, la riflessione li combina, l’esperienza verifica i risultati delle combinazioni. «Essere dei fisici», smettere di considerare l’uomo come entità morale e riconoscerlo come «organismo»  Dalle opere di DIDEROT si evincono due caratteristiche fondamentali della sua personalità intellettuale: la vastità dei suoi interessi e la flessibilità dei generi dei suoi scritti, congeniale al carattere del suo pensiero;  Nato da famiglia borghese nel 1713, studia dai gesuiti. L’opera di SHAFTESBURY (Inquiry concerning Virtue or Merit) rafforzano la sua idea sulla necessità di separare i precetti morali da ogni influsso religioso perché rimangano una scelta puramente umana. Sarà questo un punto fermo dell’opera di DIDEROT;  Materialista convinto, fedele alle leggi della natura è un seminatore di idee e ne sono un esempio le sue relazioni scritte sui saloni parigini di pittura (Essais sur la peinture); corrispondenze critiche che DIDEROT indirizzava a GRIMM e che lo consacrano come il padre della critica moderna;  L’opera La Religieuse, atto di accusa nei confronti della vita conventuale, sarà fonte di ispirazione anche per MANZONI per il personaggio della Monaca di Monza nei Promessi Sposi;  Il vero capolavoro letterario è però Le neveu de Rameau dove mette in evidenza la sua vivacità dialettica che si estrinseca in paradossi che coinvolgono filosofia, uomini, arte, musica, morale e contro i nemici dell’Encyclopédie;  Il pensiero di DIDEROT risulta in anticipo rispetto ai suoi tempi. Si distacca dall’ideale voltairiano illuministico per avvicinarsi alle posizioni di ROUSSEAU secondo il quale, l’assolutismo illuminato è giudicato come il peggiore dei mali poiché tende le persone a farsi guidare ciecamente e far perdere loro quel sentimento di libertà fondamentale per il progresso umano e sociale;  DIDEROT (e VOLTAIRE) rappresentano il fondamento del pensiero illuminista, che si è evoluto nel corso degli anni, mantenendo una coerenza etica di fondo. Le sue opere filosofiche tuttavia non incisero sul pensiero illuminista del ‘700 poiché rimasero lungamente inedite e sconosciute;  Nella Lettera sui ciechi (1749) DIDEROT identifica Dio con la natura ed escludendo in quest’ultima qualsiasi causalità finale escludendo dunque l’ipotesi di un Dio creatore esterno alla natura stessa;  Ma l’opera che gli causò la prigionia è la Lettera sui ciechi per l’uso di coloro che vedono, dove sviluppa una concezione del mondo e dell’uomo nuova, oltre ad un nuovo metodo di analisi e una nuova teoria della conoscenza. DIDEROT mette in discussione il concetto stesso di normalità e usa come paradigma i ciechi per mettere in discussione molti luoghi comuni sull’intelligenza e sul suo svilupparsi che non è determinato dai sensi ma bensì da contesti sociali, culturali, educativi diversi, così come la concezione di Dio e della morale dipendenti dalle stesse variabili;  Contro le superstizioni, i dogmi, gli idoli che schiavizzano gli uomini, l’unica salvezza per DIDEROT è filosofare che è dare la ragione delle cose o per lo meno cercarla;  DIDEROT riconosce che la società è divisa in due classi, quella ristretta dei ricchi e quella molto numerosa dei poveri. Condanna decisamente l’iniquità di tale suddivisione e vorrebbe una ripartizione più equa delle risorse;  L’insurrezione è un obbligo dei popoli oppressi perché gli uomini sono tutti uguali e nessun uomo può essere di proprietà di un altro. VOLTAIRE  VOLTAIRE, il cui vero nome era François-Marie AROUET, nacque a Parigi nel 1694. Intelligente e pungente nei suoi scritti, trascorre una gioventù turbolenta che lo vide più volte allontanato da Parigi e incarcerato presso la Bastiglia. Dopo la prima di tali detenzioni, prende il nome di VOLTAIRE e diventa celebre grazie al successo riscosso con Œdipe (1718) e La Ligue (1723). Terminato nuovamente in carcere a seguito di una disputa con un cavaliere (1726) è autorizzato all’esilio in Inghilterra dove è accolto a braccia aperte dalla comunità politica e letteraria inglese. Aldilà della Manica ritrova l’esistenza brillante avuta in Francia; prepara delle tragedie, un’opera storica su Charles XII re di Svezia e le Lettres Anglasises dove, sul modello delle Lettres Persanes di MONTESQUIEU, Voltaire interpreta la parte di uno spettatore ingenuo che rende conto delle sue osservazioni su diversi campi: religione, filosofia, politica, arte, scienze ed economia. In questo modo, viene a crearsi un'opera di propaganda e di critica, soprattutto contro la monarchia francese, in cui lo stile di scrittura è un'arma di persuasione. Vantando i meriti dell'Inghilterra, Voltaire si impegna a demolire il sistema francese, attaccando soprattutto la figura del re. Ritornato in Francia, riconquista poco a poco la società parigina. Mette in scena tragedie ispirate a SHAKESPEARE, Brutus, Zaire e Adelaide du Guesclin, pubblica altre opere che gli attirano nuovamente dei nemici, ed infine pubblica, senza autorizzazione, le Lettres Philosophiques o Lettres Anglaises che gli valgono un nuovo esilio nella Lorena;  In Lorena vive un periodo fecondo: installa un piccolo teatro nel castello che lo ospita e scrive La mort de César (1735), Alzire (1736), L’Enfant prodigue (1736), Zulime (1740), Mahomet (1741), Mérope (1743);  Appassionato di scienze sperimentali, di fisica, chimica e d’astronomia, scrive un Épître sur Newton (1736) e Éléments de la philosophie de Newton (1738) dove ne semplifica i complicati concetti. Dal punto di vista temperamentale, mme du CHATELET lo richiama a maggiore prudenza nei suoi scritti e se non si può dire che venga ascoltata in Mondain (1736), più moderato è nel Discours sur l’Homme (1738) e evita di pubblicare un pericoloso Traité de Metaphisique;  Richiamato a Versailles conoscerà nei successivi anni solo amarezza e delusioni, a cominciare dalla corte francese dove non riscuoteva la simpatia di re e regina, per finire con FEDERICO II che, al ritorno da un soggiorno in Prussia, lo farà arrestare, nonostante il suo entusiasmo per il dispotismo illuminato, sulla via del ritorno in Francia;  A 60 anni Voltaire i piaceri della vita di campagna dove mette su un teatro e rappresenta alcune sue opere come L’Orphelin de la Chine, e sempre in veste di filosofo Poème sur le désastre de Lisbonne e l’Essai sur le Mœurs (1756) nella quale riponeva la speranza di far apprezzare la filosofia ai pastori protestanti e di fondare a Ginevra il culto dell’Essere supremo. studia le sette religiose, frequenta liberi pensatori, stabilisce rapporti colloquiali con SWIFT, con POPE, GAY, YOUNG, con i filosofi BERKELEY e CLARKE; ammira LOCKE e NEWTON e applaude i drammi di SHAKESPEARE; LE LETTRES PHILOSOPHIQUES  Si tratta di un’opera capitale per lo spirito filosofico ed è uno scritto propagandistico: espone i benefici della libertà dal punto di vista religioso, politico, scientifico e letterario; di queste libertà ne traggono giovamento sia la vita che il progresso dei lumi. La maggior parte delle idee care a Voltaire, sono già in questo piccolo libro. Tuttavia è anche un opera satirica e di dura critica della società francese, con la sua intolleranza, con il suo dispotismo, con i suoi privilegi e pregiudizi. L’intento dell’autore era, non solo quello di filosofeggiare, ma anche di caldeggiare delle riforme;  La lettera XXV Sur la Pensée de Pascal, dove propone una nozione totalmente laica e umana della felicità terrestre, rivela la vera e profonda portata dell’opera contro le basi teologiche e cristiane della società francese;  Voltaire, conscio della “pericolosità” dell’opera, ne ritarda la pubblicazione più a lungo possibile ma quando un’edizione appare a Rouen insieme ad una versione tradotta in Inghilterra, il libro viene condannato al rogo e Voltaire, che era già fuggito in Lorena, riceve un’altra lettre de cachet; ROMANZI E RACCONTI  Rifugiato presso la duchessa del Maine, esiliato da Versailles, Voltaire inaugura con Zadig (1747) la vena dei racconti filosofici all’inglese. In questi racconti, all’apparenza banali, attacca i suoi rivali impietosamente riuscendo a diffondere così i suoi pensieri e le sue idee. Si può considerare il genere voltairiano per eccellenza;  Oltre tali racconti Voltaire produce anche dialoghi filosofici, pamphlets e articoli enciclopedici, ma i suoi capolavori rimangono senza dubbio i romanzi: Zadig (1747), Babouc (1748), Micromégas (1752), Scarmentado (1756), Candide (1759), Jeannot et Colin (1764), l’Ingénu (1767), L’Homme aux quarante écus (1768), La Princesse de Babylone (1768);  I racconti di Voltaire non si discostano come contenuti dall’esposizione delle sue idee e della sua filosofia. Così nei suoi romanzi troviamo, a seconda dell’ispirazione del momento, inchieste sulla società, usi e costumi, le fedi, le convinzioni e le civiltà più disparate. Le lezioni che se ne possono trarre approdano tuttavia sempre agli stessi risultati: scetticismo nei confronti della Provvidenza, il ruolo determinante del caso, la mediocrità dell’uomo. L’assurdità delle religioni e i danni causati dal fanatismo;  I personaggi dei racconti voltairiani non sono che delle caricature, marionette che suscitano le risa ma che alla fine incarnano e diffondono il messaggio e le idee del filosofo pronto a stimolare le riflessioni del lettore attraverso la sua irresistibile ironia;  Dal punto di vista storico Voltaire introduce cambiamenti significativi. Egli infatti si oppone alle falsità e ai racconti fantasiosi della storia tradizionale. Per Voltaire un fatto vero vale molto di più che cento antitesi. Ed egli traduce fattivamente queste sue convinzioni al momento della stesura di eventi storici imponendosi un metodo investigativo, controllando puntigliosamente le cronologie dei fatti e le testimonianze dirette;  I dubbi sulla Provvidenza occupano Voltaire soprattutto durante il soggiorno alle Délice. Egli era di avviso diverso rispetto a LEIBNIZ, POPE e WOLF secondo i quali nel mondo esiste una porzione di male ampiamente compensata dalla vastità del bene. Voltaire è profondamente scosso dall’esistenza del male e, benché tormentato dalla tendenza ottimista e l’altra pessimista, vari eventi nel corso della vita (es il terremoto di Lisbona da cui le Poème sur le désastre de Lisbonne-1756) lo portano verso posizioni meno fiduciose. Ma lungi dal farsi sopraffare dall’indifferenza della Provvidenza, invita gli uomini a godere della vita terrena, di perseguire le vie che portano alla felicità, alle passioni e ai piaceri che sono comunque doni di Dio; TRAITÉ SUR LA TOLÉRANCE  Nel 1761, a Tolosa Marc Antoine Calas viene trovato impiccato nella propria casa. I sospetti cadono sul padre che, di fede protestante, avrebbe ucciso il figlio che voleva, secondo testimonianze, voleva convertirsi al cattolicesimo e che viene successivamente giustiziato. Il filosofo dà vita ad una campagna riabilitativa di Calas che coinvolge amici, la vedova e i figli dell’uomo con lo scopo di ottenere la revisione del processo, viziato, a giudizio di Voltaire, da pregiudizi e da fanatismi partigiani. Dopo tre anni di lotte, nel 1765, il tribunale di Tolosa, concede la riabilitazione a Marc Antoine Calas con il verdetto unanime di quaranta giudici; VOLTAIRE E LA TRAGEDIA NEL XVIII° SECOLO  La grande passione di Voltaire fu anche il teatro, e a partire dal 1718, dalla pubblicazione dello Œdipe, diventa un punto di riferimento anche per il pubblico tragico. Le tragedie voltairiane più conosciute sono Zaire (1732), Mérope (1743). Per Voltaire, il teatro era un potente mezzo civilizzatore che formava il gusto e affinava le anime. Dal punto di vista stilistico Voltaire era un ammiratore dei classici, della bienséance, delle tre unità aristoteliche e della tragedia in versi. Ammiratore di Racine, strizzava l’occhio a Shakespeare tanto che le sue tragedie risultano un mélange dei due giganti della tragedia ma senza la capacità di estraniarsi totalmente dalle caratteristiche raciniane di cui però non possedeva le doti , lo stile e il talento di Racine e la cui profondità analitica rimane insuperabile. Voltaire cerca di ovviare attraverso le ingegnosità delle situazioni e nella suscitazione delle emozioni mediante gli effetti scenici. JEAN JACQUES ROUSSEAU  Considerato per alcuni versi un illuminista, e tuttavia in radicale controtendenza rispetto alla corrente di pensiero dominante nel suo secolo, Rousseau ebbe influenze importanti nel determinare certi aspetti dell'ideologia egualitaria e anti-assolutistica che fu alla base della Rivoluzione francese del 1789; anticipò inoltre molti degli elementi che, tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, avrebbero caratterizzato il Romanticismo, e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva;  Dal primo Discours emergevano già i tratti salienti della filosofia rousseauiana: un'aspra critica della civiltà come causa di tutti i mali e le infelicità della vita dell'uomo, con il corrispondente elogio della natura come depositaria di tutte le qualità positive e buone. Questi temi sarebbero stati ulteriormente sviluppati dal Discours sur l’origine de l’inégalité (1754): da questo secondo Discours emergeva la concezione di Rousseau dell'uomo e dello stato di natura, la sua idea sull'origine del linguaggio, della proprietà, della società e dello Stato. Secondo Rousseau, proprio la nascita dei personalismi, della proprietà privata e del linguaggio sono la causa primaria della perdita di quello “stato naturale” e la conseguente causa delle guerre, che egli individuava come stato di felicità ideale;  All'inizio del 1743, Rousseau pubblicò una Dissertation sur la musique moderne che contribuì a introdurlo nell'ambiente culturale illuminista mentre l’anno precedente si era trasferito a Parigi. Nella capitale francese, Rousseau entrò in contatto con alcune delle personalità più rilevanti della cultura del tempo, tra cui Fontenelle, Diderot, Marivaux, Condillac, l'Abbé de Saint-Pierre;  Trasferitosi a Venezia come collaboratore dell’ambasciatore iniziò a stendere alcune riflessioni sul malgoverno della città che posero le basi di un ampio trattato di filosofia politica, le Institutions politiques;  Dopo una commedia L'Engagement téméraire (1746) messa in scena l’anno seguente e il componimento in versi L'Allée de Sylvie nel 1749 DIDEROT invitò Rousseau a scrivere alcune voci di musica per il progetto dell'Encyclopédie. Più tardi Rousseau avrebbe redatto per l'enciclopedia anche la voce sull'economia politica; il testo di tale voce, pubblicato autonomamente come Discorso sull'economia politica nel 1755, anticipava alcuni dei concetti fondamentali del Contratto sociale;  Nel 1750 l’Accademia bandì un concorso dal titolo: Se il rinascimento delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi. Il discorso venne completato nel 1750 e risultò vincitore; questo testo segnò l'inizio della vera fortuna di Rousseau, non solo per il conseguimento del premio ma anche e soprattutto per il clamore suscitato dalle tesi rivoluzionarie che l'autore vi sosteneva. Rousseau vi asseriva infatti, come civilizzazione avesse fatto progredire la degradazione morale delle persone che dallo stato idilliaco di uomo naturale si ritrova in catene a causa dello sviluppo e del progresso;  Nel 1757 Rousseau iniziò ad avere degli attriti con DENIS DIDEROT e con FRÉDÉRIC-MELCHIOR GRIMM, al quale era stato precedentemente legato da un rapporto di amicizia. La lettura dell'articolo su Ginevra, firmato da d'Alembert, nel settimo volume dell'Encyclopédie lo irritò molto e accelerò la sua rottura anche con quest'ultimo philosophe; Rousseau rispose alle osservazioni di D'ALEMBERT sul fatto che a Ginevra non esisteva nemmeno un teatro nella Lettre à d'Alembert sur les Spectacles del settembre 1758, in cui metteva in evidenza il fatto che il teatro non mostra mai le cose come sono, ma solo come il pubblico le vuole vedere, e sosteneva che, invece, per garantire la rettitudine dei qualità del cibo, disturbi derivanti dalla vita in cattività erano per Buffon le cause di alterazione e degenerazione degli animali. La natura subisce cambiamenti di flussi continui e in questa maniera precede il suo discepolo LAMARCK e anticipa la selezione naturale di DARWIN. L’uomo-a suo giudizio- non subisce delle trasformazioni marcate a causa della sua facilità di adattamento. IL MARCHESE DE SADE  Alla base di tutte le opere e della poetica del "Marchese de Sade" sta un'idea estrema di concepire la realtà; l'autore, per distinguersi ed allontanarsi sempre più dalla morale religiosa convenzionale, dall'idea di convivenza civile e sistema sociale condiviso, imposta un edificio filosofico in cui i suoi fondamenti e colonne portanti sono l'ateismo e il libertinaggio più spinto;  Scrittore prolifico, al limite dell'ossessivo, di romanzi e racconti, drammi teatrali e saggi filosofici, viene considerato anche uno degli esponenti dell'Illuminismo più radicale;  L'eroe protagonista per SADE è sempre un anti-eroe, che si macchia dei delitti più spaventosi, per poi giustificare intellettualmente le proprie azioni; il tutto per ribaltare i valori comuni di virtù e vizio, dando al primo una connotazione eminentemente negativa, mentre al secondo una forza trionfante derivatagli dal suo esser conforme alla realtà del mondo naturale;  Sade si è sempre presentato come un uomo appartenente al suo tempo ed il suo materialismo procede di fatto dall'illuminismo più radicale: i "saggi" filosofici che alterna alle scene più crude dei suoi romanzi sono per lo più prestiti diretti, a volte anche d'intere pagine, dei pensatori materialisti PAUL HENRI, THIRY D'HOLBACH, JULIEN OFFRAY DE LA METTRIE e DENIS DIDEROT. Oltre a questi, le principali fonti filosofiche di Sade sono state le opere di NICCOLÒ MACHIAVELLI, THOMAS HOBBES, JEAN-JACQUES ROUSSEAU, HELVÉTIUS, MONTESQUIEU e VOLTAIRE; questi ultimi furono conoscenze personali del padre e dello zio abate;  Per Sade, il piacere è completo quando l'atto è il più violento possibile, tutto è buono quando è eccessivo ed esagerato; infine la Natura è intesa in maniera del tutto anti-etica, essa "è crudele ed il male è l'unico modo per servirla adeguatamente”. La morte e la distruzione servono per rinnovare costantemente la Natura, pertanto sono un bene;  Il marchese si definisce ateo sino al fanatismo e non esiste purtroppo, a suo modo di vedere, ancora un mezzo abbastanza energico e sicuro che possa estirpare l'idea di Dio dal cuore dell'uomo;  Per Sade la Ragione è la facoltà naturale per cui un essere umano sceglie tra un oggetto e un altro, in proporzione alla quantità di piacere o danno che quest'oggetto porta con sé; questo calcolo sottostà interamente alla legge dei sensi, poiché solo da questi si ricevono le impressioni comparative riguardanti i dolori a cui si vuole sfuggire o i piaceri a cui si tende. La ragione non è quindi altro che la bilancia con la quale si pesano gli oggetti per vederne così la relazione sussistente tra loro, di modo che sia sempre il maggior piacere ad avere la meglio ed essere scelto;  Fondamentale tema dell'opera di Sade è la totale-universale inversione ragionativa, per cui tutto ciò che comunemente si crede bene - per la maggioranza dell'umanità - diventa male e viceversa: così l'orrido e mostruoso diviene meraviglioso, la bruttezza affascinante, gli escrementi cibo, la vita morte, il piacere dolore infinito. La perversione sadiana è intimamente felice e soddisfatta della propria devianza;  Il linguaggio esplicito che si trova nelle opere di Sade ha una finalità ben precisa: quella di mettere sotto accusa i valori ipocriti e la corruzione morale dell'élite a lui contemporanea, risultando inoltre una manifestazione di lotta per la libertà di parola; in alcune opere si ritrova una velata critica sociale;  De Sade, attraverso le perversioni e analizzando se stesso e le proprie fantasie, giunge all'idea che le vere motivazioni umane scaturiscano dal profondo, anticipando la teoria delle pulsioni sessuali, distruttive e conservative di Sigmund Freud (Eros e Thanatos), il padre della psicoanalisi. Il marchese usa mettere una morale nei propri scritti che sia essa l'ateismo, la libertà, o la sua convinzione sulla malvagità intrinseca dell'uomo, una legge della giungla umana (Homo homini lupus). Egli, inseguendo l'Eros e la distruzione, giunge al Nulla, una sorta di nichilismo ateo ed esistenzialista, che verrà approfondito da molti intellettuali successivi in maniera completamente diversa, ma giungendo a conclusioni simili. La felicità per de Sade è breve e illusoria, ed egli è in fondo un pessimista;  Le opere più famose sono, Justine o le disavventure della virtù, La nuova Justine, ovvero Le sciagure della virtù, Storia di Juliette, ovvero La prosperità del vizio, Le 120 giornate di Sodoma, ovvero La scuola di libertinaggio, Dialogo tra un prete e un moribondo;  Nei suoi scritti politici de Sade condanna il potere, la nobiltà, la religione, lo schiavismo, lo Stato, la morale sessuale e familiare e tutte le consuetudini del suo tempo, esaltando unicamente il libertinismo, proclamandosi repubblicano, individualista e, al tempo stesso, socialista. Il pensiero politico di Sade non fornisce un sistema coerente e realistico, limitandosi a essere spesso la trasposizione provocatoria del suo stile di vita e della sua arte; RESTIF DE LA BRETONNE  Talento paradossale e fecondissimo, autore di successo e al tempo stesso controverso, lasciò nei suoi libri prolissi, tortuosi e licenziosi un'immagine inconsueta dei costumi del tempo, in particolare dei bassifondi di Parigi;  Autore di innumerevoli opere narrative, tra cui: Lucile ou les progrès de la vertu (1768); il romanzo epistolare Le paysan perverti, ou les dangers de la ville (1775); il quadro di vita contadina La vie de mon père (2 voll., 1778); le raccolte di novelle Les contemporaines, ou aventures des plus jolies femmes de l'âge présent (1780-85) e Les nuits de Paris, ou le spectateur nocturne (1788-94); il romanzo fantastico La découverte australe par un homme volant ou le dédale français (1781); l'autobiografia Monsieur Nicolas, ou le coeur humain dévoilé (1794-97). Scrisse inoltre, in contrapposizione a de Sade, L'anti-Justine (1798);  Esplicitamente opposto a De Sade del quale censura le perversioni violente, l'opera di Restif de la Bretonne è stata rivalutata per le sue qualità d'immaginazione visionaria che ne esaltano il robusto realismo narrativo; IL DRAMMA  Nella seconda metà del XVIII secolo, il teatro francese registra la nascita ed il successo di un genere nuovo: il DRAMMA;  È uno stile intermedio tra la commedia e la tragedia. Simile alla commedia per la pittura realistica degli ambienti borghesi e affine alla tragedia per la gravità dei toni e delle problematiche che mettono a repentaglio la felicità e l’onore degli eroi; Lo scopo era quello di commuovere ed edificare gli spettatori grazie a rappresentazioni fedeli della realtà e dei costumi del tempo;  il creatore del genere fu DIDEROT con le opere le Fils Naturel (1757) e le Père de famille (1758); Per comprendere tale rivoluzione teatrale, bisogna tenere conto dello stato in cui versavano la tragedia-in pieno declino nonostante gli sforzi di VOLTAIRE- e la commedia in quei tempi che, sottostante alle regole del bon ton, evolve verso forme moralizzanti e commoventi piuttosto che di molierana comicità;  Non si può parlare di dramma in termini prettamente estetici dunque, poiché si inserisce in un tessuto sociale ed ideologico che condurrà presto alla Rivoluzione Francese;  Questo stile è un po’ la rivincita sulle scene della classe borghese che, in piena ascesa e diventata colonna portante della Francia, era tuttavia ancora disprezzata dall’aristocrazia e forniva, tutt’al più, personaggi ridicoli alle commedie.  Secondo Diderot, il dramma è tragedia domestica e borghese, in contrapposizione con la tragedia classica, che metteva in scena re e principi, un po’ ciò che aveva fatto Corneille un secolo prima rappresentando gente di media estrazione sociale e sosteneva che una tragedia familiare (borghese) potesse scuoterci nella stessa maniera,
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