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LETTERATURA GIOVANILE: DA PINOCCHIO A PEPPA PIG, Sintesi del corso di Letteratura Classica

riassunto del libro LETTERATURA GIOVANILE: DA PINOCCHIO A PEPPA PIG

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 03/09/2021

FRANC...11
FRANC...11 🇮🇹

4.8

(25)

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Scarica LETTERATURA GIOVANILE: DA PINOCCHIO A PEPPA PIG e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Classica solo su Docsity! LETTERATURA GIOVANILE: DA PINOCCHIO A PEPPA PIG Capitolo 1 INFANZIA, LIBRO E CIVILTA’ DEI MASS MEDIA 1. INVADENZA MASSMEDIALE l'infanzia vive immersa nell'attuale società tecnologica e digitale, in un universo di immagini che Seat definisce iconosfera= universo di immagini: approccio visuale dei media. | mass media diventano protagonisti e invadono ogni aspetto e ogni momento della vita quotidiana divorando larga parte degli interessi e del tempo libero della popolazione giovanile e adulta. Sempre sostenuto appare il consumo televisivo tanto che si può parlare di diffusi fenomeni di videodipendenza o di terzo genitore a significare come il mezzo televisivo abbia sostituito sul piano affettivo un adulto distratto, non disponibile, che dimentica delle esigenze profonde e delle peculiarità dell'infanzia. Ugualmente inteso è l'uso del computer dei social e dei videogiochi. Non stupisce quindi che nei paesi industrializzati la formazione del bambino sia ampiamente riconducibile all'influenza dei mass media e delle nuove tecnologie digitali e in misura minore alle tradizionali agenzie educative come ad esempio: la famiglia, la scuola, la parrocchia e così via mentre agli inizi degli anni 50 le proporzioni erano invertite. Si pone così in tutta la sua urgenza il problema di una verifica degli influssi dei mezzi di comunicazione di massa sulla personalità infantile e parallelamente l'interrogativo circa il ruolo del libro e della lettura nella civiltà post-alfabetica. 2. INFANZIA E MASS MEDIA 2.1.UNA PUNTUALIZZAZIONE PRELIMINARE: LIMITI CRONOLOGICI DELL'INFANZIA In psicologia, l'infanzia comprende quel segmento dell'età evolutiva che va dalla nascita a tutto il sesto anno di vita distinguendosi in: —prima infanzia = 0-3 anni; -seconda infanzia = 3-6 anni; -terza infanzia / fanciullezza (periodo freudiano di latenza) = 6-11 anni: da non confondere con l'adolescenza (12-18 anni) MASS MEDIA E PERSONALITA' INFANTILE L'invadente presenza massmediale e la parallela rivoluzione informatica in atto, non sono senza conseguenze sullo sviluppo psicologico dell'infanzia e sulla sua condizione esistenziale e sollecitano un'azione di disintossicazione e di decondizionamento da affidarsi in primis alla scuola e alla media education. Sul piano intellettivo: sono da segnalare prevalente passività di ricezione, chiusura dello spirito critico e inibizione dell'autonomia di giudizio che si traducono in un ostacolo allo sviluppo all' integrazione e al perfezionamento delle facoltà superiori dell'intelligenza e del pensiero, nel mentre computer e videogiochi introducono nuovi schemi di ragionamento che tendono a modificare i tradizionali processi conoscitivi. Anche se il web ha il merito di rompere la connotazione di passività, configurandosi come una finestra aperta sul mondo. Attraverso il cosiddetto EFFETTO FASCINATION e in virtù delle caratteristiche proprie della comunicazione per immagini in movimento, i mass media e specialmente la TV, nel determinare la “condizione ipnoide” o “stato onirico” o “crepuscolarità critica” dello spettatore, contribuiscono in veste di PERSUASORI OCCULTI, avvalendosi di quella “autorità anonima” svelata da Fromm, alla formazione di individui etero-diretti, acritici e passivi, facilmente manipolabili psichicamente e condizionabili ideologicamente. La tv riconosciuta come “la più formidabile scuola di pensiero” si è spesso trasformata da “compagno di passatempi” in un “partner prepotente e autoritario”. Intanto, si assiste a un processo degenerativo, in termini di degrado culturale e di analfabetismo funzionale, che interessa ampia parte della popolazione giovanile e adulta, accompagnandosi, in uno scenario post- alfabetico, a impoverimento e standardizzazione linguistica, disinteresse per la storia e la cultura del passato, conformismo e omogeneizzazione di comportamenti e atteggiamenti. Il computer opera nuove discriminazioni tra le classi sociali e soprattutto tra le generazioni: tra i giovani (i nativi digitali, secondo la nota definizione di Prensky, che padroneggiano gli alfabeti informatici come una lingua madre) e le generazioni adulte (gli sprovveduti immigranti digitali) spesso restio all'uso delle nuove strumentazioni e continuamente bisognose dell'assistenza del giovane nel loro utilizzo, con fatale caduta di prestigio e autorevolezza. Ulteriore conseguenza della prolungata esposizione ai media, e il pericolo della perdita di contatto con la realtà col rischio di degenerazione verso forme di pensiero autistico. Freiet e Schneersohn definiscono il cosiddetto DIVORATORE DI LIBRI, è spesso un soggetto chiuso ad esperienze sociali, con difficoltà nei rapporti interpersonali, che cerca una compensazione nell'attività puramente fantastica, estraniandosi dalla realtà. Tali obiezioni, che si appuntano sull'atto del “leggere come piacere proibito”, colpevole, solitario, asociale; oggi sono superate di fronte alla diffusa crisi del libro e della lettura e al crescente sviluppo audiovisivo. Sotto il profilo della formazione etico-civile, non è ingiustificato il timore che le molte trasmissioni televisive frivole e superficiali, additanti falsi modelli e ideali di vita, e col concorso di tanti periodici per teenager a vocazione consumistica e gossipistica, possano condizionare negativamente gli orientamenti valoriali dei giovani telespettatori e deviarne il comportamento in direzione socialmente indesiderata. A loro volta altri studiosi segnalano che i nuovi media “modificano la nostra visione del mondo, dando vita a schemi semantici e a schemi comportamentali che, integrati tra loro, assumono forme dittatoriali”, interessando anche la nostra posizione all'interno dei gruppi sociali dal momento che i social consentono di sperimentare diversi aspetti della propria identità e di simulare per via virtuale una differente personalità rispetto a quella reale. Disorientamento delle coscienze, relativismo morale, culto della forza bruta e del superomismo, assuefazione alla crudeltà e alla violenza, acquisizione di un abito di insensibilità ed indifferenza di fronte ai drammi e alle sofferenze altrui sono gli esiti che l'influenza dei media pone sulla personalità individuale come ad esempio: il mito del denaro facile e del successo a qualsiasi costo, anche a prezzo della mercificazione del proprio corpo, rendendo sbiaditi i valori del lavoro, dell'impegno e del sacrificio. Come già avvertivano Franchini e Introna, a tali effetti si accompagna uno stato di usura psichica, di disagio emotivo permanente, un diffuso senso della precarietà dell'equilibrio generale e della sicurezza collettiva e personale indotti dall’ininterrotto bombardamento di notizie di avvenimenti tragici e ansiogeni che si abbatte quotidianamente sul singolo chiamato a partecipare emotivamente di tutti i drammi che si consumano sul pianeta. Alla fine del XX secolo siamo gradualmente passati da uno stato in cui la conoscenza evoluta si acquistava soprattutto attraverso il libro e la scrittura (cioè attraverso l'occhio e la visione alfabetica, o attraverso l'intelligenza sequenziale), a uno stato in cui si acquista anche e soprattutto, attraverso l'ascolto (cioè l'orecchio) o la visione non alfabetica (che è una specifica modalità dell'occhio), cioè attraverso l'intelligenza simultanea. Tali modificazioni concordano con le conclusioni di McLuhan che evidenziano come la diffusione del mezzo televisivo comporti per l'utenza una rivoluzione sensoriale e comportamentale e anche fisiologica e fisica. Simone ribadisce: stiamo tornando ha una dominanza dell'orecchio i della visione non alfabetica, e le giovani generazioni sono all'avanguardia di questa migrazione a ritroso. Sul piano intellettivo l'eccessiva familiarità con l'immagine non favorirebbe nello sviluppo cognitivo né quello fantastico anzi, mortificherebbe il pensiero creativo determinando un progressivo prosciugamento della curiosità infantile. Non è però dimostrato che nei nativi digitali si sia determinata una modificazione del cervello, vale a dire una sua trasformazione strutturale e funzionale su base evolutiva. In ogni caso, gli effetti solo brevemente descritti si sommano a quelli prodotti dai rapidi mutamenti familiari, sociali e culturali che caratterizzano la nostra epoca e che non sono privi di riflessi sulla relazione educativa e di conseguenza sulla condizione dell'infanzia. Sul piano più strettamente educativo, sono da segnalare il ciclico affermarsi di mode pedagogiche e culturali e il diffondersi di uno psicologismo del bambino non tacitabili con l'offerta di beni materiali né con atteggiamenti dei responsabilizzanti di permissiva condiscendenza. Ci si deve riferire ha una narrativa formativa capace di proporre valori e contenuti culturali a una popolazione giovanile dai profili conformisti, omogeneizzata nel linguaggio come nell'abbigliamento e nei comportamenti infatuata di miti canori e sportivi. Il libro, infatti è fonte ed espressione di umanità virgola di razionalità e di criticità. Garanzia di libertà di pensiero e di ordinato progresso culturale e sociale, presidio dei principi cardine della convivenza civile e come tale non casualmente osteggiato dai sempre ritornanti regimi autoritari e liberticidi. In riferimento alla realtà giovanile non è arbitrario cogliere nel binomio libro- lettura alfabetica una singolare analogia di compiti di responsabilità con la scuola. Non ci intende porre in termini di contrapposizione e tanto meno di preminenza pedagogica libro e mas media o parola scritta e immagine nella consapevolezza della loro complementarietà e nel parallelo riconoscimento delle enormi potenzialità dei nuovi strumenti del comunicare: potenzialità che, oggi mortificate dall'abuso di fruizione, dalla scadente e inadatta qualità del linguaggio e dei contenuti e dell'assenza di una specifica media education, potranno dispiegarsi in tutte le loro virtualità se i vari media sì proporranno all’audience infantile secondo un progetto formativo pedagogicamente orientato. CAPITOLO 2 L'EDUCAZIONE ALLA LETTURA 1. CRISI DELLA LETTURA NELLA CIVILTA' TECNOLOGICA Nella civiltà attuale si avverte la necessità della diffusione dei libri, il tempo libero dedicato al libro però appare limitato, in larga parte assorbito da altre forme culturali e ricreative della quale comunque la carta stampata non è più l'unica depositaria. Una vita ogni giorno caotica e lo strapotere dell'immagine sulla parola hanno contribuito a creare una situazione in cui la lettura appare presenza marginale nel tempo libero e negli orizzonti esistenziali dell'uomo del nostro tempo. per quanto riguarda il nostro paese i dati statistici diramati dall'Unesco nel 1965 presentavano ben l'83,7% di non lettori della popolazione superiori ai sei anni. Nell 84 gli esiti emersi dall'indagine Istat proponevano la situazione in termini meno pessimistici la percentuale dei non lettori era scesa al 53% quasi 54 quella dei lettori occasionali era salita del 46,4%. soltanto un italiano su 5 poteva dirsi lettore abituale di libri a fronte dell'80% di spettatori assidui della televisione. nel 2013 rispetto al 2012, la quota di lettori di libri è scesa dal 46% al 43. La percentuale di persone che dichiarano di non aver letto nemmeno un libro in un anno raggiunge la punta del 53%. Più o meno il 40% dei bambini nell'età della scuola primaria e il 38% dei ragazzi tra gli 11 e 14 anni dichiara di non aver letto altri libri al di fuori dei testi scolastici punto i cosiddetti lettori forti che leggono almeno 7 libri all'anno non superano il 6,3% della popolazione totale. Più confortanti sono i dati relativi all'età prescolastica: circa il 64% dei bambini tra i due EI 5 anni interagiscono con i libri, leggono le figure, sfogliano con frequenza libri figurati al di fuori del contesto scolastico. La fascia di età in cui si legge di più sarebbe essere quella compresa tra gli 11 EI 14 anni circa il 53%. la più alta percentuale di bambini che si accostano spontaneamente al libro è bilanciata dalla fragilità delle abitudini di lettura riscontrabile in soggetti in età puberale e adolescenziale e dall’oggettiva constatazione dell'abbandono o quantomeno del diradarsi della pratica della lettura già al termine del percorso formativo. In particolare, l'ingresso nella preadolescenza segna una caduta esponenziale dell'interesse per il libro e per la lettura. Nonostante l'aumento della carta stampata in commercio, l'adozione di iniziative editoriale, permane una radicata indifferenza delle generazioni giovanili e adulte, ciò nonostante, il determinarsi di un insieme di circostanze favorevoli all' irradiazione della cultura scritta. A livello dell'adulto l'accresciuta e crescente disponibilità di tempo libero da impegni lavorativi non si è adeguatamente tradotta in un incontro con il libro: il tempo liberato si riduce alla frettolosa lettura di una stampa superficialissima come ad esempio: messaggi presenti negli innumerevoli siti web che blog che popolano la rete le mail scambiate quotidianamente con amici e interlocutori vari e molti testi generalmente approssimativi, piatti e banali nel linguaggio, inosservanti di norme grammaticali e sintattiche, infarciti di espressioni gergali e di neologismi, non di rado a vocazione gossipstica, reperibili su internet. va diffondendosi il libro merce teso hai incontrare i gusti e a rispondere alle richieste extraestetiche di un pubblico indifferenziato: libro che si affianca nelle biblioteche domestiche ai manuali scolastici, alle enciclopedie divulgative e alle molte pubblicazioni che si caratterizzano per la forte connotazione utilitaristica e strumentale. Si propone così in tutta la sua urgenza l'istanza di una educazione alla lettura critica e intelligente, libera e disinteressata, fonte di piacere e di gratificazione interiore virgola che poi è quella che l'individuo non abbandona mai completamente, nonostante il fascino esercitato da altre più facili, allettanti e superficiali forme di intrattenimento e di svago. 2. MOTIVAZIONE AL LEGGERE NELLE PRIME FASI DELL'ETA' EVOLUTIVA 2.1. INTERESSE PER LA NARRATIVA IN ETA' PRESCOLASTICA Esiste ormai una ricchissima lettura specialistica che evidenzia l'enorme potenziale educativo dell'età prescolastica, sottolineando l'importanza capitale dei primi anni di vita non solo per il successivo sviluppo intellettivo, linguistico, emotivo affettivo, etico e sociale dell'individuo ma anche per l'insorgenza, il rafforzarsi e il futuro dispiegarsi di abitudini attive di lettura. 2.2.IL RACCONTO ORALE “FACCIA A FACCIA” E LA LETTURE “PER PROCURA” Quando parliamo della fase della lettura per procura intendiamo la fase in cui l'adulto funge da intermediario tra il bambino non ancora capaci di lettura autonoma e il libro. Queste attività oggi troppo spesso trascurate e demandate a fonti in personali introducono il bambino in un clima di intimità ricco di risonanze affettive, nell’affascinante mondo della narrativa e virgola nell'assolvere una preziosa funzione di iniziazione alla futura lettura autonoma. La pratica del racconto orale e della lettura vicariale favorisce nel bambino la progressiva acquisizione di quelle abilità che confluiscono competenze essenziali per intraprendere arricchenti percorsi di scrittura creativa e predisponendolo alla coltivazione di ulteriori interessi narrativi. Si allude ovviamente ad un racconto qualificato, accuratamente preparato nei contenuti, capace di rispondere agli interessi, alle aspettative e alle esigenze profonde di quel singolo bambino, accessibile nella trama e nello stile alle capacità di comprensione del soggetto, senza sfociare in un linguaggio puerile e lezioso. L'iniziativa di attività immediatamente successive all' ascolto, come la spontanea rappresentazione grafica di episodi, momenti e personaggi della vicenda appena ascoltata, il tempestivo colloquio con l' adulto, il chiarimento linguistico e contenutistico, la discussione in comune, il ripensamento, provvederà a schiudere più ampi e autonomi interessi infantili, a suscitarne di nuovi, a indurre entusiasmo per la parola scritta, associandone la scoperta a momenti di intensa gratificazione emotiva. I primi racconti orali si configurano come importante veicolo della socializzazione, anche per le attività espressive pratiche in comune che consentono, contribuendo a promuovere nei piccoli il bisogno di risonanze interindividuali che potranno compensare più tardi le tendenze all' isolamento in sé stesso del giovane lettore. 2.3.FILASTROCCHE, CANTILENE, POESIE, NINNA NANNE Sottolineare la finzione preparatoria e motivante del racconto orale e della lettura ascoltata, tappa e preludio al futuro interesse per la lettura autonoma non significa disconoscere l'importanza delle filastrocche o delle cantilene e ninna nanne. Così come delle nursery rhymes tipiche del mondo anglosassone: autentiche immagini musicali: attività che promuovono lo sviluppo intellettivo e linguistico del piccolo che giocano un ruolo importante nel rapporto affettivo adulto bambino. Anzi si può addirittura affermare che l'interesse per il linguaggio parlato, per il ritmo e la musicalità della parola e quindi per la narrativa affonda le radici nel periodo prenatale, con l'educazione all’ascolto “sulla base della scoperta della sensibilità del feto ai suoni alle intonazioni delle voci esterne e alla serenità o all’inquietudine della madre e del suo ambiente”. La voce materna, rassicurante e protettiva, perviene al fanciullo introducendo nel mondo della lingua parlata, desta in lui l'interesse per l’oralità, lo avvia e sostiene nella magica scoperta di ritmi, assonanze, forme e strutture della lingua, ne favorisce l'assimilazione, la comprensione e l’uso nelle varie situazioni comunicazionali, prelude all'interesse per la successiva fase della lettura ascoltata e della narrativa scritta. Al tempo stesso il racconto e la lettura dell'adulto propiziano la graduale acquisizione di abilità e competenze linguistiche nella direzione del codice elaborato che faciliteranno non solo il futuro apprendimento strumentale della lettura ma lo stesso successo scolastico. 3. Primo incontro con i libri All’ascolto, individuale o di gruppo, all'atmosfera ludica e gioiosa e in un clima ricco di risonanze affettive, di meravigliose storie, dovrebbe accompagnarsi l'opportunità di manipolare, sfogliare, leggere, sotto l’amorosa e attenta guida dell'adulto. Bisogna creare un vero e proprio dialogo a pagine aperte nel maturare un’alfabetizzazione visiva che consentirà al piccolo di familiarizzare con la parola scritta e di istaurare con essa un rapporto affettivo rappresentando un potente incentivo alla futura lettura autonoma. Sembra indispensabile che il bambino non si accosti in solitudine al suo libricino, ma venga introdotto nel mondo della carta stampata dell’affettuosa mediazione con l'adulto e possibilmente con l'ausilio di pubblicazioni periodiche adatte all’età: pagine in cui la narrazione si avvalga di un unico carattere di stampa, stampatello maiuscolo, evitando in introdurre una pluralità di segni grafici che rischiano di disorientare e confondere il bambino. Sarà il bambino a selezionare i testi più adatti e affettivamente significativi in quanto rispondenti alle istanze della propria personalità e magari anche a motivazioni inconsce. | primi libri acquisteranno significati e valenze affettive e saranno frequentemente richiesti per la lettura autonoma e per la rilettura dialogata con e dell'adulto. 4. L'interesse per il libro nella fanciullezza e nella preadolescenza Al momento dell'ingresso nella scuola primaria, il bambino ha una qualche familiarità con il libro e una più o meno adeguata motivazione a leggere. Tale disposizione positiva potrà venire rafforzata o mortificata se non definitivamente compromessa nelle età successive da vari eventi e circostanze, a cominciare dal delicatissimo momento dell'ingresso nella scuola primaria e dai primi incontri con i libri più impegnativi. Molti atteggiamenti più o meno consci di ripulsa, di noia e di fastidio nei confronti del libro e della parola scritta sono da ricondurre nella loro genesi e nelle loro più intime motivazioni e reazioni oppositive nei confronti della scuola e della non accettata figura dell'insegnante. Determinante, quindi, la figura dell'insegnante capace di porsi come untore della peste del libro. Un docente professionalmente qualificato può svolgere un ruolo essenziale nellOintrodurre il fanciullo nel mondo magico della narrativa d'autore. Non è da sottovalutare l'incidenza di fattori legati allo status socioeconomico ma al loro interno bisogna valutare anche i fattori più strettamente psicologici: esempio due fratelli pag. 41. 5. Limiti dell'educazione alla lettura nella scuola e nella famiglia Nella scuola dell'infanzia prevalgono attività motorie, grafiche, ludiche a scapito della narrativa. In questa fase vi sono pericolose anticipazioni sul piano strumentale a discapito della funzione della scuola che dovrebbe essere “SCUOLA DEL GIOCO EDUCATIVO”. L'insegnante spesso trascura il clima motivazionale o di rafforzare un autentico interesse per la lettura autonoma. Non di rado la lettura si riduce a un esercizio corale fine a sé stesso magari di controllo e seguito da valutazione. La lettura diventa mero esercizio valutativo, perdendo il suo essenziale, ovvero comprensione, decodificazione, interpretazione e penetrazione critica, processo di ricerca del significato profondo del testo, esercizio di giudizio. La riduzione a impostazione educativo didattico fa diventare la lettura un esercizio noioso, coatto e mortificante. Scarso spazio viene riservato alla lettura espressiva di brani antologici e di opere narrative unitarie da parte dell'insegnante, pure esplicitamente raccomandata dai programmi didattici dell'85 e richiamata anche dalle indicazioni nazionali per il curricolo dell’infanzia e del primo dell'istruzione, settembre 2012. Nel proseguo degli studi, fino alla scuola secondaria di primo grado la lettura continua a muoversi in un’angusta ottica scolasticistica, coltivata a fini prevalentemente strutturali e apprenditivi. Nella scuola secondaria molti professori indirizzano gli alunni verso capolavori della letteratura adulta, proponendo testi narrativi apprezzabili ad uno stadio culturalmente, linguisticamente più maturo dello sviluppo individuale e ignorando le proposte editoriali adolescenziali. La scuola conferma così la sua cronica incapacità, insieme a quella degli insegnanti non aggiornati e timorosi di assumersi le responsabilità di una scelta coraggiosa e 1.2 Natura e ambito di competenza È letteratura infantile soltanto quella che viene espressamente pensata per il mondo dell'infanzia e a questo diretta. Tale criterio va però integrato col riconoscimento che la letteratura per i fanciulli non è mai quella che gli scrittori scrivono, ma quella che i fanciulli nel leggere accettano e fanno propria, scelgono e prescelgono. L'ambito letterario così delimitato comprende sia le opere narrative destinate all'età giovanile purché capaci di condurlo ad una crescita, una maturazione globale, in tutte le componenti della personalità, sia le creazioni letterarie di cui i fanciulli si sono appropriati nel corso dei secoli in virtù della loro sensibilità selezionatrice (es. Robinson Crusoe e | viaggi di Gulliver). La migliore letteratura giovanile è un insieme di prodotti, in cui le doti creative del loro autore si fondono con una sensibilità educativa e con la conoscenza delle caratteristiche dell'anima bambinesca e delle leggi regolatrici dello sviluppo psichico. Fino a concretarsi in un prodotto artistico è capace di instaurare col giovane lettore un dialogo paritario e fecondo, atto ad arricchirne l'esperienza umana e il patrimonio lessicale, rappresentando una finestra aperta sul mondo. Una letteratura in cui il soggetto ritrova una risposta alle sue esigenze, ai suoi interessi, alle sue curiosità, di appropriazione critica del mondo che lo circonda. In tal modo si supera l'opzione meramente estetico-letteraria o culturale in senso lato per giungere alla sua integrazione con criteri psicopedagogici. Ciò anche nella consapevolezza che la letteratura per l'età evolutiva è tale in quanto considera il giovane come il suo obiettivo privilegiato e primario e nella convinzione che la sua funzionalità pedagogica dovrebbe servire a far distinguere un'opera letteraria dell'infanzia e della giovinezza. Tesi condivisa da La Lollo la quale riconosce il problema del destinatario della lettura è e dovrebbe essere il primo pertinente alla riflessione metodologica nell'ambito degli studi sulla letteratura per l'infanzia. Si conferma così la necessità di un approccio multidisciplinare. 1.3 legittimità di una suddivisione funzionale per generi narrativi Stanti i diffusi fenomeni di contaminazione e ibridazione dei tradizionali generi narrativi, la letteratura infantile si mostra refrattaria a classificazioni rigide che non trascendono un valore convenzionale e orientativo, a fini pratici di analisi e di studio. Tanto che la Cardarello rivelando che i generi cui si continua a pensare come rivolti alla prima infanzia si riducono di fatto alla fiaba e alla favola per poi passare alle categorie dell'avventura, prospettava l'opportunità di una più ampia esplorazione nell'universo dei libri e dei temi per bambini che oggi è molto più articolato che in passato. L'individuazione di alcuni filoni o categorie o generi narrativi dai contorni più definiti non appare operazione arbitraria, anche se raramente gli stessi si presentano allo stadio puro. Soccorrono le riflessioni sviluppare da W. Grandi e le analoghe scelte classificatorie di Gianna Marrone e Fernando Rotondo (fantascienza, poliziesco, horror, fantasy, storico, rosa, Young adults, avventura. 2. La favola 2.1 origini e storia Prodotto di una civiltà contadina, portatrice di una visione pragmatica e prosaica della realtà, forse originaria dell'Asia Minore, diffusa soprattutto nel mondo greco-romano, è coltivata nelle scuole con intendimenti didascalici, ammonitori e talvolta satirici. Le favole assunsero la dignità letteraria con La Fonataine che le rese in raffinatissimi versi per un pubblico colto, scettico e disincantato. In epoca recente la favola si colora di simbolismo, neorealismo e surrealismo, accentuando il suo carattere caustico e cinico, spesso degenerando in satira e assumendo connotazioni ideologiche e di critica sociale. Ma fin dalle origini questo breve componimento letterario può essere letto come grido di ribellione nei confronti di un ordine sociale e naturale percepito come ingiusto o come amara e rassegnata accettazione dell'esistente. Oggi la favola ha diradato la sua presenza nell'editoria per l'infanzia non favorita dal mutamento del clima culturale, educativo e sociale che per questo livello d'età ad una conclusione spesso tragica e spietata preferisce racconti più leggeri e di tono non didascalico. 2.2 favola e infanzia Come la fiaba, la favola, che si inserisce nel filone della narrativa didascalica, è uno dei generi letterari più discussi sotto il profilo educativo e pedagogico: è stata fino ai giorni nostri oggetto di contrastanti giudizi e di difformi valutazioni pedagogiche. Ora se ne loda la semplicità strutturale, la concisione, la brevità e essenzialità adatte all'infanzia che favoriscono la memorizzazione nell'erronea convinzione che al bambino si addicano componenti di respiro limitato, la presenza degli animali giustificata dalla simpatia nutrita dai bambini per essi e per il principio di La Fointaine dell’istruire divertendo tesi ripresa da petrini che individua in questo breve componimento letterario un tema narrativo di schema elementare, il più adatto a rendere popolari contenuti pedagogico-morali. Come già pensava Pancrazi la favola è insieme arte e critica, suppone una mente già volta alla riflessione e alla sintesi e quindi per essere compresa e apprezzata esige un esperienza di vita e maturità di giudizio, condizioni e caratteristiche estranee all'infanzia e alla fanciullezza, temi crudamente realistici e di problematiche esistenziali da riservare a stadi più maturi, pericolo che la loro lettura si rivolva in una lezione di immoralità una lezione di pessimismo, di scetticismo di sarcasmo ben lungi dagli ideali educativi, non si può escludere che il bambino si identifichi col personaggio che finisce con il prevalere in virtù della forza o dell’astuzia, o venga indotto a conclusioni morali affrettate, infine in molte favole rimane delusa la sentita esigenza infantile del lieto fine, così come sussiste il rischio che il messaggio trasmesso venga recepito in termini di cupo pessimismo, di rassegnazione e accettazione delle ingiustizie, frustrando il diffuso bisogno infantile di rassicurazione e di fiducia. La critica pedagogica si è pronunciata in genere all’idoneità all'infanzia di determinate favole, scelte in considerazione del fatto che il fanciullo non arriva in fondo alla favola; gusta però la dinamica di questa zoepica, la vede come spettacolo e coglie alcune personificazioni di concetti astratti sostanzialmente costruttivi. Si scelgono quindi le composizioni che possono istaurare un dialogo aperto col piccolo fruitore e quindi dissolvere a un ruolo positivo nella sua promozione umana senza negargli divertimento e sana evasione. 3. la fiaba 3.1 una chiarificazione preliminare: fiaba e favola FIABA = racconto fantastico di origine popolare che, trasmesso oralmente, attinge al meraviglioso, avendo come protagonisti esseri sovrannaturali (fate, streghe, orchi, giganti, folletti...) che si muovono, unitamente agli altri personaggi della narrazione, in una sfera di atemporalità, in un mondo astratto, di sogno, e che vanta come doti la grazia primitiva e l'ingenua freschezza. Si comprendono sia le fiabe etniche-popolari (Marchen tedeschi), fiabe per antonomasia (Kinder-und Hausmarchen dei Grimm), sia le cosiddette fiabe d'arte o d'autore o letterarie. La fiaba viene spesso inappropriatamente indicata con termine favola: FAVOLA = componimento letterario di tono e intento didascalico, sottilmente metaforico, frutto della ragione, in cui animali, piante o elementi naturali interloquiscono e agiscono come uomini, enunciando un precetto morale o di saggezza pratica. FIABA e FAVOLA sono generi che hanno in comune il carattere narrativo, l'origine popolare, l'etimologia, ma nel contenuto e nella struttura differiscono nettamente in quanto se i due generi hanno in comune il carattere narrativo, l'origine popolare e l'etimologia, sotto il profilo della struttura e del contenuto sono diversi, in quanto alla prima puro prodotto della fantasia è estraneo qualsiasi immediato significato allegorico e qualsiasi proposito moraleggiante. 3.2. L'irrisolto problema delle origini. Forse retaggio di antichi miti e riti tribali, forse narrazione universale, forse semplice repertorio di ambigui sogni comuni a tutta l'umanità (Freud), o espressione degli archetipi dell'inconscio collettivo (Jung). 3.3. | molti volti della FIABA. Genere decisamente instabile e fluido come lo definisce Zipes, intramontabile giocattolo narrativo sempre cangiante e mutevole, dotata di capacità di adattamento a nuove realtà e situazioni, in virtù della sua straordinaria disponibilità alla metamorfosi a ragione del suo camaleontismo, come dimostra Salviati, e persino capace i coniugarsi con il progresso tecnologico, la fiaba conosce oggi una nuova stagione, al seguito dei flussi di popolazioni da un continente all'altro, incrementata dalle rivisitazioni di tradizionali trame fiabesche, sulla scia della lezione rodariana (insalata di fiabe, fiabe a ricalco e alla rovescia). Né mancano riletture in chiave femminista. La stessa pubblicità ha saccheggiato il mondo della fiaba, affidando a personaggi fiabeschi la sponsorizzazione dei propri messaggi. Temi, motivi e trame fiabesche ricorrono in molti prodotti di intrattenimento dai cartoons ai film, dai fumetti ai videogiochi, sfociando nella formula ibrida del fantasy multimediale, in cui il fiabesco si contamina con una pluralità di generi e sottogeneri narrativi. Lo stesso Piccolo Principe (Calabrese) è un esperimento di contaminazione di generi quali la fiaba, il mito, la parabola, la poesia e persino il racconto filosofico. La fiaba non si iscrive all'albo della letteratura per l'infanzia a partire da Lo cunto de li cunti del Basile, dal momento che l'opera non è mai divenuta un trattenimento per i piccoli. Dal Pitrè all'Imbriani al Nerucci a Calvino la fiaba continua a popolare l'immaginario infantile sia nella forma letteraria classica sia in quella di fiaba moderna sia nelle molte trasposizioni filmiche e cartoonistiche. 3.4. Valore formativo della fiaba. Le fiabe classiche occupano a tutt'oggi, nelle loro mutazioni e ibridazioni, attraverso il racconto orale faccia a faccia, la lettura dell'adulto, nell'ambiente familiare come in quello dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia, un posto non marginale nella vita del bambino. Specchio della vita e delle difficoltà dell’esistenza, espressione delle perenni aspirazioni umane, la fiaba nel maturare attitudini empatiche nutre e arricchisce la fantasia, dilata il mondo dell'esperienza infantile, favorisce e accelera il processo di maturazione globale della personalità, potenzia il patrimonio linguistico e i mezzi espressivi, soddisfa i bisogni di natura affettiva ed è un potente stimolo alla creatività e al pensiero divergente. Pone onestamente l'infanzia di fronte ai principali problemi umani, rappresentando di fatto un'autentica introduzione alla vita. La fiaba procura un incontro in chiave non concettuale con i problemi etici fondamentali e avvia il piccolo fruitore a una iniziale definizione dei concetti di bene e di male. In una prospettiva psicoanalitica, consente al giovane fruitore un impatto non traumatico con la realtà esistenziale, aiutandolo a porre ordine nel suo caos interiore. Il mondo incantato della fiaba vive anche dentro il disincanto. Lo attraversa, lo interpreta e lo inquieta. Fonte di preziosi insegnamenti vicari, sottesi, risolvendosi generalmente in un'alta lezione di corretto comportamento e di civiltà e rinforza, con la ricompensa finale, virtù come il coraggio, l'onestà, lealtà, umanità, ripudia la villanità e avidità, così come inerzia. Sviluppa attitudini empatiche e sentimenti di solidarietà attraverso processi di identificazione e di immedesimazione. Lenisce le frustrazioni e alimenta la speranza, rappresenta un'occasione di ricongiungimento del bambino con le sue componenti istintuali. Propizia magici momenti di dialogo, di confidenza e di incontro affettivo tra adulto e bambino. Assolve una funzione catartica, compensatoria e simbolico-conoscitiva, aiutando il bambino a chiarire i suoi problemi di natura psichica e a liquidare tensioni e paure. Metodo delle favole della Duss, gioco-terapia dello Zulliger= possibilità educative offerta dai racconti fantastici e in particolare da quelli a carattere drammatico conflittuale i quali possono addirittura assumere una finzione proiettiva fungendo da test rivelatore di situazioni affettive infantili. 3.5. Fiaba e struttura psichica infantile. La Buhler, nei suoi studi sulle opere dei fratelli Grimm, individua nella struttura fiabesca la presenza di elementi e caratteristiche che ne giustificano l'appropriazione da parte dell'infanzia. Essa li ravvisa: maschile, mentre il giardino per le femmine. Oggi in Italia dopo le prove di D. Volpi, M. Cassini, M. Milani si profila una generazione che si cimenta in questo genere con propensione. 4.2. Il fascino dell'avventura Il bambino tra i 6 e 11 anni teso all'affermazione di sé e alla ricerca di accettazione e di riconoscimento sociale, divenuto fanciullo avverte sempre più l'esigenza di evasione dal limitante e costrittivo universo della quotidianità, l'ansia di attingere modelli di identificazione al di fuori degli angusti orizzonti del proprio milieu familiare e sociale. Il desiderio di arricchimento del proprio mondo esperienziale, il bisogno di esplorare la realtà, di soddisfare la propria sete di informazione e di conoscenza, inducono il fanciullo, "avventuriero perpetuo" (Santucci), a rivolgersi a un prodotto letterario o di consumo capace di appagare queste istanze. Il ritmo incalzante che garantisce contro ogni caduta di interesse, l'ambientazione misteriosa o esotica, lo svolgersi dei fatti sul piano della realtà, del possibile, del verosimile, la presenza di un eroe carico di fascino e di carisma, più maturo e credibile di quello fiabesco, il felice epilogo dell'intreccio, che nel romanzo avventuroso classico si risolve con l'immancabile trionfo delle forze positive e con la distruzione e comunque la punizione dei malvagi ne fanno un prodotto formativo per soggetti in età compresa tra la prima fanciullezza e l'adolescenza. Il racconto rispondente ai requisiti delineati contribuisce ad arricchire la personalità e l'esperienza umana, ad orientare il senso etico, a familiarizzarlo con la struttura della lingua ad affinare i mezzi espressivi, facendosi promotore di ulteriori interessi narrativi. Inoltre, si segnala come prezioso alleato dell'educatore capace di distogliere il soggetto dall'eccessiva consuetudine con il mezzo televisivo. Peraltro, in un villaggio sempre più globale, con ogni angolo del pianeta visitabile, svelato da trasmissioni e documentari, l'avventuroso ha perso molto della sua attrattiva, per cui occorrerà orientarsi verso un nuovo tipo di racconto di avventura, rispondendo al loro bisogno di evasione. È questa forse una ragione non secondaria della fortuna del fantasy che proietta le sue vicende in un altrove indefinito. 4.3. Riserve sull'avventuroso Le riserve scaturiscono dai pericoli di una sua commercializzazione priva di orizzonti valoriali, con conseguente culto dell'eroe e del superomismo, passionale assimilazione di modelli di forza bruta e distruttiva o di straordinaria scaltrezza, assunzione di negativi esempi di vita e di condotta, assuefazione a crudeltà e violenza. Ma la preoccupazione sembra oggi più riferibile all'avventuroso fumettistico, filmico e televisivo: Rambo, Conan, Mazinga. Conseguentemente questa categoria narrativa rischia di favorire un accumulo eccessivo di aggressività fino a degenerare in quell'aggressività biologicamente non adattiva, maligna descritta da Fromm. Ed anche di fornire a soggetti affettivamente disturbati modelli per comportamenti di sopraffazione bullistica. Nel racconto avventuroso, non sono rari temi e motivi suscettibili di sedimentare pregiudizi e stereotipi. Basti pensare all'anglofobia salgariana e verniana, dove in quest'ultimo troviamo sentimenti antisemiti, oppure alla rappresentazione negativa della figura femminile, con enfatizzazione dei caratteri attribuiti al secondo errore di Dio (Nietzsche), quali sentimentalismo, fragilità emotiva, vocazione al pettegolezzo, curiosità, vendicatività... La stessa rigida contrapposizione tra buoni e cattivi può rinforzare o favorire nell'ambito della cosiddetta famiglia maniaco-depressiva, la strutturazione di una personalità autoritaria, incline a pensare in termini di bianco o nero (Adorno). Ulteriore motivo di riserva è il disprezzo per la vita umana, la non curanza dell'eroe per la dignità. 4.4. Compiti e responsabilità per l'educatore. Si tratta per l'educatore di dover scegliere racconti che contengano tensione cognitiva ed emotiva, da risolversi al termine della narrazione, attraverso una felice conclusione della vicenda segnalata dal Pattern come essenziale a ogni libro narrativo e capaci di suscitare sentimenti di comprensione, simpatia e solidarietà per l'altro, a cominciare dagli infelici e i diseredati, che oggi possono essere gli immigrati. Spetta inoltre ai genitori e insegnanti adoperarsi affinché l'avventuroso non rappresenti un alimento esclusivo ma si accompagni alla fruizione di altri generi letterari a carattere più realistico. 4.5. Il romanzo storico Una variante dell'avventura è rappresentata dal romanzo storico, nel quale si fondono realtà storica e personaggi di pura invenzione, un tempo coltivato in funzione patriottica, nazionalistica o etico sociale: settore editoriale oggi in crisi irreversibile (nello stabilire un tetto di spesa, ha stabilito la scomparsa). Questo genere annovera classici di grande valore, anche se non sempre proponibili a causa del loro linguaggio (Promessi Sposi, Ettore Fieramosca e Niccolò de' Lapi di Massimo D'Azeglio). Mentre sono fruibili fin dalla tarda fanciullezza romanzi come | tre Moschettieri di Dumas e Quo Vadis? di Sienkiewicz. In non rari casi l'invenzione fantastica prevale sulla verità storica, che può risultare fuorviante per il giovane ma anche per l'adulto non in possesso di sicure conoscenze storiche. Il romanzo storico risulta congeniale all'età adolescenziale perché da un lato caratterizzata da sete di conoscenza, dall'altro perché è tutta tesa alla ricerca della propria identità, di grandi idealità da seguire. 5. La Poesia. 5.1. Poesia e civiltà tecnologica. Nutrita di affettività e ravvivata dal sentimento, portatrice di una visione originale e creativa della vita, lingua dell'anima (Tognolini), la poesia è quella che più accentua la liricità e l'espressività e che si configura come appello al raccoglimento e alla riflessione. Rivendica un singolare ruolo e significato nella civiltà tecnologica, anzitutto come invito alla contemplazione della realtà che ci circonda, alla riscoperta della dimensione del silenzio attivo e creativo e delle potenzialità della parola. Essa stessa parola incantata, la poesia esalta il significato del linguaggio verbale, recuperandone l'alone semantico, anche in virtù del frequente ricorso alla similitudine e alla metafora. E se nell'era dei messaggi e di Facebook si perde la peculiarità del linguaggio figurato, la poesia funge da antidoto a questo impoverimento e alla banalizzazione delle comunicazioni interpersonali. In un mondo dominato da fretta e superficialità, la poesia è iniziazione ai valori, riscoperta della dimensione dell'interiorità, rottura di schemi e di convenzioni. È esaltazione della spontaneità e dell'originalità creativa, correttivo contro la mediocrità, la banalità, sollecitazione a sollevarsi a una visione superiore. Nemica del conformismo, apre il bambino al nuovo. La poesia artistica può fungere da correttivo a certe forme involutive del sentimento e del gusto tipiche della società dei consumi. Può assolvere a una funzione per molti aspetti analoga a quella assicurata dalla fiaba. 5.2. Poesia e mondo dell'infanzia. Il valore pedagogico della poesia riferita all'infanzia affina la sensibilità etico-estetica, educa il gusto, ingentilisce i modi, coltiva il sentimento, sollecita una fantasia agile e creativa, sviluppa il senso del ritmo, risveglia la consuetudine al dialogo intimo e incantato col mondo della natura, abitua a cogliere nelle cose e nei fenomeni quelle qualità che sfuggono ai più. Non vanno sottaciuti gli stretti rapporti che intercorrono tra poesia, razionalità e scienza. Nella sua forma più elementare di filastrocche e di storie ritmate e rimate, la poesia arricchisce il lessico e sviluppa le competenze fonologiche, cementa il rapporto affettivo con le figure adulte di riferimento. Permangono perplessità in ordine alla sua proponibilità all'infanzia in quanto è genere letterario di difficile decifrazione. 5.3. Poesia e scuola. Si assiste oggi a un'indifferenza delle nuove generazioni nei confronti della poesia, relegata agli ultimi gradini degli interessi giovanili. L'insegnante tende oggi a non proporre lo studio della grande poesia. Il fenomeno sembra da ricondursi quindi a responsabilità della scuola. Conseguentemente gli studenti hanno sempre minore familiarità col linguaggio poetico e incontrano difficoltà sia ad apprezzare ed interpretare, sia a imparare a memoria una poesia classica, anche a causa del loto limitato bagaglio culturale. Una più viva sensibilità pedagogico-estetico-letteraria degli insegnanti, costituisce la condizione pregiudiziale per un'inversione di tendenza, cui possono concorrere ad esempio l'istituzione di laboratori e ateliers di poesia e quindi l’incoraggiamento alla produzione di semplici versi. Si tratta di percorrere un itinerario educativo e didattico ricco di suggestioni, che muovendo dalla successione ritmica di suoni e di parole approdi a forme più mature di poesia, realizzando un'educazione alla poesia e un'educazione con la poesia. 6. La fantascienza. 6.1. Caratteri e fortuna. Lo straordinario progresso scientifico e tecnologico dell'ultimo secolo ha favorito l'affermarsi della fantascienza che oggi si ramifica nel cyberpunk e steampunk. Tipica letteratura di anticipazione, che vanta tra i suoi precursori Verne, si nutre di miti, speranze, aspettative, timori e angosce del nostro tempo. Temi ricorrenti: universi paralleli, invasioni alieni, viaggi nel tempo e nello spazio, scoperte di nuovi mondi e di creature extraterrestri, mutazioni di esseri umani, catastrofi atomiche ed ecologiche. È l'attuale filone della cosiddetta fantascienza distopica che Rotondo definisce il lato oscuro della fantascienza, incline al catastrofismo. Santucci la definisce il cancro che insidia i lettori. | supereroi della Marvel hanno invaso il piccolo schermo che suggeriscono un suggestivo modello per l'infanzia per il quale incarnano il senso di onnipotenza proprio dell'età. Tra gli autori di spicco troviamo Asimov, Heinlein, Marino Cassini con "Gli ultimi sopravvissuti". L'immaginario scientifico ha trovato tiepida accoglienza nel mondo della narrativa per la gioventù, rimanendo tema privilegiato del fumetto e del cinema. 6.2. La critica pedagogica Secondo la critica di Santucci, questa forma di narrativa segna il trionfo della materia tecnicizzata sullo spirito, suggerisce una distorta idea della scienza, si risolve in un incitamento alla fantasticheria improduttiva e sostanzialmente diseducativa. Non meno radicale è la critica del Soriano consistenti riserve nei confronti dello scientifico venivano avanzate anche a livello criminologico. Questa letteratura, in molte sue espressioni, soprattutto fumettistiche e cartoonistiche, stimola eccessivamente l'elemento magico, attraverso un'esagerata tensione narrativa. Suscita odio e ansia di distruzione sia pure per creature extraterrestri, attivando nei loro confronti meccanismi di ripulsa; induce sentimenti di superiorità della razza umana, demolisce secolari e consolidate certezze, come il concetto di spazio e tempo deformandone la percezione. Favorisce l'identificazione con forme di superomismo bruto, esalta il conflitto e la guerra e giustifica la violenza dell'eroe, incurante dei lutti, delle sofferenze che apporta. Favorisce un'evasione consolatoria dalla realtà finendo col legittimare lo statu quo. La letteratura fantascientifica spesso fornisce risposte banali ai misteri dell'universo. Il messaggio che promana rischia di abbandonare il giovane lettore a sentimenti di sconforto e sfiducia nel futuro dell'umanità. 6.3. Rivalutazione della letteratura fantascientifica. Non mancano oggi radicali voci di dissenso nei confronti di una valutazione così cruda dell'immaginario tecnologico, né generosi tentativi di rivendicarne la valenza pedagogica e le potenzialità educative. Tra esse quella di Antonio Scacco, che giunge ad auspicare l'istituzione di cattedre di fantascienza all'università. In effetti l'incursione nel mondo dell'impossibile riserva non poche sorprese e occasioni di riflessioni. Intanto, questa letteratura realizza la fusione tra la dimensione fantastica e quella scientifica. Nelle sue forme migliori, si configura come una prima introduzione al mondo della scienza. La fantascienza è consapevole dei limiti dell'uomo e della scienza; è implicito invito a rientrare nel principio di realtà, ripudiando le insidie e le tentazioni di abbandono a deliri di grandezza. AI pari della fiaba, è aperta a qualsiasi soluzione, esalta e stimola l'invenzione creatrice. Sviluppa abilità cognitive, tra cui la capacità di ragionamento logico-deduttivo e si presta a fungere da tramite tra le due culture, quella umanistica e quella scientifica. Questa letteratura può venire utilizzata per avviare riflessioni sulla scienza, consente di impostare discussioni sulla religione e sul trascendente. Nella sua versione umoristica, che vanta tra i suoi esponenti Ermanno Libenzi in Italia, schiude una visione più rasserenante del futuro dell'umanità. La fantascienza coltivata nelle sue forme più qualificate fin dalla giovane età può meglio aiutare l'uomo ad affrontare in un domani non lontano il puntuale ed esaustiva informazione, ha finito con l'alimentare una ricca letteratura di divulgazione rivolta all'età evolutiva. | cataloghi dell'attuale editoria per ragazzi abbondano di enciclopedie, dizionari, monografie, album. Per lo più concernono il mondo della natura, la vita degli animali e delle piante, il progresso della scienza e della tecnica, ma non di rado rivestono carattere storico-geografico, i quali, quest'ultimi, possono sensibilizzare sul tema immigrazione. Questo tipo di libro soffre oggi la concorrenza del documentario in televisione. In questo senso, tv, computer, sono destinati a soppiantare almeno in parte il libro di informazione. Dvd e videocassette si prestano a una fruizione collettiva offrendo anche la possibilità di discussione critica comune, mentre il singolo album o libro presenta i limiti di un'utilizzazione individuale. 9.2. Esiti informativi e formativi della letteratura di divulgazione. Questa letteratura soddisfa sane curiosità intellettuali, avvia il bambino ad una prima scoperta del mondo che lo circonda e sostenendolo nell'esplorazione della realtà e concorre a rimuovere quei fenomeni di banalizzazione dell'esperienza contribuendo alla formazione di un atteggiamento analitico di fronte alla realtà naturale. Rettifica erronee convinzione e false credenze. Può fungere da correttivo a certa immagine ambivalente della scienza, oscillante tra i due estremi della mitizzazione positivistica e della demonizzazione; consente di esercitare forme di autotutela di fronte ai rischi comportati dal progresso tecnologico, risolvendosi in una lezione di prudenza e di sicurezza e nell’assunzione di adeguate modalità comportamentali. Purché utilizzata correttamente, per scelta libera e non coatta, come nel caso delle ricerche scolastiche, spesso senza assimilazione dei contenuti e loro rielaborazione critica. 9.3. Il racconto fantastico-scientifico. Sembra consigliabile conferire interesse e vivacità alla materia inserendola in un'avvincente cornice narrativa senza ovviamente pregiudicarne esattezza e rigore. Si assolve alla duplice funzione di puntuale informazione o volgarizzazione scientifica e di accensione dell'interesse per la lettura, attivando una viva partecipazione emotivo-affettiva che impegna tutte le facoltà della vita psichica. Soprattutto il mondo della natura e in particolare la vita segreta degli animali si presta a una siffatta soluzione narrativa, sintesi di lettura amena e informativa. È il cosiddetto racconto fantastico-scientifico che si realizza anche come narrativa espressiva di umori e significati umani (Zanna Bianca di London). Racconti così sembrano adatti a maturare un atteggiamento di rispetto per la natura e ad instaurare un autentico rapporto affettivo con il mondo animale. Racconto fantastico-scientifico che non ha nulla in comune con la leggenda, dalla quale si distingue anzitutto per la verità scientifica dei suoi contenuti, laddove quella è incarnazione del fantastico antiscientifico. Anche questa produzione non è esente da critiche, anche a causa di improvvisati autori e scrittori privi di adeguata preparazione scientifico-culturale. Sbagliata la falsa immagine dell'animale suggerita ai bambini. L'erroneità delle nozioni trasmesse rischia di radicare nel giovane lettore false convinzioni: pinguini al polo nord, foche che volano. Rientrano in una erronea informazione storico- scientifica anche le cosiddette ucronie (Eco) proprie della pubblicità, che consistono nell'ambientare personaggi, vicende, costumi in epoche incompatibili. Da segnalare anche il malvezzo di presentare animali geograficamente lontani e poco conosciuti, ignorandone altri più familiari e vicini al piccolo lettore. 10. Il fantasy. 10.1. Nascita e sviluppi. Genere o sottogenere narrativo, il fantasy è un tipico prodotto di ibridazione: mito, fiaba, avventura, ecc. Nato negli anni 30 del 900 per iniziativa degli inklings un gruppo di docenti universitari e scrittori inglesi, che si radunavano all'interno di un club ristretto a Oxford, questo nuovo indirizzo di scrittura scaturiva dalla convinzione espressa in particolare da Tolkien, che il lettore moderno avesse bisogno di una narrazione fantastica, di evasione, che gli consenta di rivivere grandi emozioni e sperimentare situazioni di pericolo e scontri con il male senza compromettere il suo equilibrio. Lo hobbit di Tolkien, le cronache di Narnia di Lewis. Il 1956 è l'anno di uscita de il signore degli anelli. Il genere ha conosciuto un crescente successo scandito da pubblicazioni come La storia infinita di Ende fino all'esplosione della saga di Harry Potter della Rowling. Il fantasy vanta tra i migliori l'italiana S. De Mari. 10.2. Caratteri e fortuna. Oggi il genere rappresenta un settore trainante dell’editoria, non soltanto per ragazzi: la recente inchiesta condotta su un campione di mille studenti colloca il genere Fantasy all'apice delle preferenze di lettura giovanili. Il genere ispira giochi di ruolo, videogiochi, fumetti ecc. Rappresenta anche una lettura adulta, tendendo a rivolgersi a una fascia indifferenziata di età rendendo labili e indistinti i confini tra gioventù e adultità. La persistente fortuna di questa letteratura sta a significare che siamo in presenza di un fenomeno più radicato. Soddisfa infatti la sete di storie, di meraviglioso e di avventura, favorite da una quotidianità costringente. Il genere consente di mettere tra parentesi ansie, paure e da corpo a sogni e aspirazioni di ciascuno, assolvendo ad una preziosa funzione consolatoria. Il fantasy si pone nel regno della fantasia, l'ambientazione della vicenda in un altrove misterioso e arcano, in tempi remoti e in scenari geograficamente non riconoscibili. Il fantasy esprime un mondo magico, primitivo e primordiale ed epico- cavalleresco, nel quale vivono ancora i nobili gesti e i sacrifici sublimi e la giustizia può trionfare. La narrazione è incentrata sulla contrapposizione tra bene e male. Il protagonista è un personaggio più umano, complesso, assalito da incertezze spesso in età infantile e giovanile: il che favorisce i processi di identificazione. 10.3. Un genere discusso. Vari studiosi riconoscono al fantasy il merito di avere avvicinato la popolazione giovanile a letture più impegnative per trama, intreccio, rimandi, linguaggio e respiro della narrazione, nel mentre gli odierni autori per ragazzi, cimentandosi con altri generi narrativi, sono costretti a ripiegare sulla scrittura di romanzi brevi e iper-semplificati nel linguaggio per non alienarsi i potenziali lettori. Falconer ascrive a lode della Rowling l'avere calamitato sulle avventure del mago inglese sia bambini che adulti refrattari alla narrativa. Si potrebbe obiettare che questa letteratura può avere allontanato i lettori da romanzi più consoni sotto il profilo estetico-letterario. C'è comunque da chiedersi se i bambini giungono veramente a leggere interamente un libro di Harry Potter o se ne interrompono la lettura dopo averne assaggiato qualche pagina. Più probabilmente bambini e ragazzi conoscono il genere soprattutto grazie ai film. Il fantasy risulta non adatto al soggetto in formazione almeno fino all'età della preadolescenza. Tra le più rilevanti obiezioni, si è imputato al genere di favorire il disadattamento alla realtà, di immettere nella vita emotiva e affettiva del bambino figure minacciose inducendo paure. Il pericolo che la ripetuta fruizione di romanzi fantasy provochi un estraneamento dalla realtà è scongiurabile con un riequilibrio attraverso la lettura di racconti realistici. La presenza dell'elemento magico spesso denunciata come prerogativa di forze maligne, in certi casi è presentata come positiva e salvifica. Il lettore preadolescente e adolescente che si immerge in queste letture dispone di maggiori difese critiche ed emotive. Esiste la preoccupazione che molto fantasy possa concorrere a perpetuare la colonizzazione della cultura inglese sulla nostra lingua e sulle nostre tradizioni. Perplessità suscita anche il frequente motivo della contrapposizione conflittuale tra infanzia e mondo adulto, negativamente rappresentato. Generalmente la narrazione veicola valori condivisi, quali amore, pace fratellanza. Il fantasy rivaluta positivamente il ruolo della donna e si segnala per una più matura attenzione alla diversità. Importante, il ruolo del fantasy nel riconciliare il lettore con la dimensione passata. Il successo di Harry Potter secondo la critica della Klein sarebbe riconducibile al disegno di ben individuate holding culturali tese a creare bisogni fittizi per orientare gli acquisti del consumatore su nuovi libri e generi narrativi. Se poi la lettura di Harry Potter si traduca in un impoverimento per fantasia e pensiero divergente, in un avvilimento del potenziale creativo andrebbe accertato attraverso non facili indagini su campioni rappresentativi di soggetti. CAPITOLO 4 ALTRI LINGUAGGI NARRATIVI 1.L'immagine, protagonista del nostro tempo 1.1. Tendenze monopolizzanti dei linguaggi iconico visivi Nel corso dei secoli il linguaggio verbale ha rivestito nella civiltà occidentale una posizione di privilegio nel campo della comunicazione e attraverso la carta stampata della narrativa scritta. Ma nella nostra epoca si è levato il linguaggio dell'immagine. l'immagine, fissa e in movimento è ormai protagonista della società dell'informazione, ora utilizzata a commento, arricchimento, integrazione ed esplicazione del testo, ora in sapiente equilibrio e in reciproca interazione col linguaggio verbale. 1.2. Valutazioni pedagogiche All'immagine si è per anni imputato il progressivo impoverimento dell'immaginario infantile. Si deve oggi riconoscere al codice iconico il carattere e la dignità di linguaggio autonomo, capace di veicolare contenuti e messaggi. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo dell'istruzione, alla voce “immagine e arte” additano come obiettivo la capacità degli alunni di esprimersi e comunicare sperimentando le tecniche e i codici propri del linguaggio visivo e audiovisivo, insistendo sul ruolo attivo dell'educando e sul rapporto tra educazione all'immagine e maturazione di atteggiamenti di apprezzamento e rispetto per il patrimonio artistico. È quindi auspicabile una interazione tra parola scritta e immagine che spetta alla scuola avviare, anche attraverso l'utilizzazione delle possibilità offerte dalla scuola parallela. Le riserve non investono il linguaggio grafico-visivo in sé, ma piuttosto i contenuti e messaggi che veicola. Le immagini pubblicitarie, fumettistiche, ecc. sarebbero causa ambientale di alterazioni della personalità. 2. L'illustrazione nel libro per ragazzi. 2.1. Cenni storici. Tra i primissimi libri illustrati abbiamo "L'Orbis sensualium pictus" di Comenio, coevo dei Kusa-Zoshi, illustri antenati degli albi di fiabe figurati. Il rapporto narrativo testo-illustrazione è, nella civiltà occidentale, un fatto recente, propiziato dal progresso delle tecniche tipografiche e dall'affermarsi di una più matura coscienza pedagogica e didattica. In Italia la storia del libro illustrato ha iniziato nella seconda metà dell'800, con l'attività di Enrico Mazzanti e Carlo Chiostri, insieme ad Attilio Mussino (età giolittiana) tutti e tre interpreti figurativi del Pinocchio collodiano. nell'età giolittiana, tra i disegnatori liberty, emerge Antonio Rubino autore del "Corriere dei Piccoli". Sul versante dell'avventura, si segnalano Pepein Gamba, Vamba (Giornalino di Gian Burrasca), iniziatori di una tradizione di narratori-illustratori che è proseguita fino ad oggi e si è concretizzata nella produzione di albi figurati per la prima età, in cui l'illustratore è in genere anche l'autore. Nel ventennio fascista si affermano artisti che legano la loro attività al Corriere dei Piccoli, come Carlo Bisi (Sor Pampurio). Con essi, Mario Pompei. Nel secondo dopoguerra, a una iconografia neorealistica e veristico-tradizionale di gusto tardo-800, subentra una molteplicità di proposte iconiche di nuove sofisticate forme espressive, ricche di ritmo e di effetti cromatici, che si avvantaggiano anche del progresso delle tecniche tipografiche culminato nella introduzione del colore. L'attuale panorama degli illustratori vanta Nicoletta Costa, Roberto Innocenti e tanti altri... 2.2. Funzione dell'illustrazione. L'illustrazione chiarisce, arricchisce, integra, interpreta creativamente il messaggio trasmesso dal testo alfabetico, del quale facilita la comprensione. Favorisce la memorizzazione di passi, educa la sensibilità estetica o pre-estetica del fanciullo, parla all'emotività, evoca sentimenti, stimola intelligenza e fantasia, incentiva la creatività e lo spirito di osservazione, è fonte di gioia e gratificazione interiore. Quando si avvale di un linguaggio iconico connotativo e simbolico, abitua il giovane lettore alla ricerca inquieta sui significati sottesi a una trama, anche se questa teoria non convince. L'illustrazione può assolvere a una funzione di Cessati 1991 i giornalini come Magic Girl, tra gli odierni e più diffusi di miti giovanili e agenti di condizionamento consumistico troviamo Barbie magazine, Cioè, Top Girl. | loro contenuti traspaiono già dai titoli. Sono caratterizzate dalla netta predominanza dell'immagine sulla parola, incentrate su temi della moda, bellezza, sesso, make-up, musica, espressioni povere, piatte, enfatica nell’oggettivazione, con sovrabbondanza di superlativi e di punti esclamativi. Non si sottrae del tutto a questi limiti Winx Magazine della Disney, caratterizzato da un'atmosfera irreale e superstiziosa. Queste testate si possono considerare eredi dei molti periodici degli anni 80, ad esempio i giornalini musicali (Deejay show), accomunati dal disturbante linguaggio gergale, stanchi luoghi comuni. Esaurivano i loro messaggi ripetitivi in fumetti spesso scadenti, traducendosi nella spinta ad uno sfrenato consumismo e al conformismo di massa, relativizzazione dei valori e sgretolamento di certezze nell'adolescente. Tra l’altro questo tipo di pubblicazioni periodiche possono fungere da incentivo per molte lettrici al ricorso a Photoshop, make-up. Tutte queste proposte dozzinali di intrattenimento sono la spia di uno sfruttamento del mercato giovanile, facendo leva sull'’immaturità critica e sulla suggestionabilità. 3.4. Nodi cruciali, impegni e prospettive. | giornalini rappresentano un pianeta poco conosciuto. Scarsa attenzione è dato di riscontrare anche a livello di critica e di saggistica fatta eccezione per la loro dimensione storica. Si prospetta l'urgenza per gli studiosi di riprendere le ricerche, focalizzando in particolare l'indagine sulle pubblicazioni periodiche più recenti. Ai media, alla stampa e alle riviste professionali per insegnanti e bibliotecari andrebbe affidato il compito di portare questa realtà editoriale all'interno delle famiglie e della scuola, sia come opportunità di impiego formativo del tempo libero, sia come risorsa didattica e supporto per le stesse attività animativi. Grande alleata sarebbe la televisione, attraverso specifiche rubriche e appositi programmi, mentre le nuove tecnologia già ne consentono una più agevole diffusione. | giornalini dovrebbero sentirsi impegnati a migliorare continuamente le loro offerte sotto il profilo grafico-estetico e contenutistico. Pietra di paragone e di riferimento obbligato gli ottimi giornalini di Bayard Presse. 4. Il fumetto 4.1. Origine e caratteri. Tra ivari media il fumetto o comic è quello che vanta origini più remote, in quanto si trovava già su papiri egiziani risalenti al 3000 a.C., nei sigilli mesopotamici e in episodi del vecchio e nuovo testamento. Come fenomeno di massa legato all'industria culturale, il fumetto nasce negli USA alla fine dell’800 inizialmente rivolto ad un pubblico adulto attraverso inserti di quotidiani e periodici, in seguito raccolti in albi. Suo capostipite viene considerato lo Yellow Kid di Richard Outcault, 1895. In Italia i primi fumetti muti compaiono all’inizio del secolo sul periodico Il Novellino e sul Corriere dei Piccoli. Costituito dalla sequenza progressiva di immagini e di elementi di scrittura fonetica, il fumetto presenta il carattere di linguaggio misto, iconico-verbale, dotato di autonomia espressiva e comunicazionale, con proprie grammatica e sintassi. Parola e immagine sono in rapporto di reciprocità e di armonica integrazione, anche se la seconda è preponderante rispetto al testo scritto. 4.2. La critica pedagogica. a) L'aspetto formale del fumetto: proprio a causa della predominanza dell'immagine, si è imputato per anni al fumetto di diseducare alla lettura portando ad analfabetismo; di ostacolare i processi di sviluppo e di integrazione del pensiero; di ridurre il fanciullo al ruolo di lettore passivo; di abituarlo a una lettura solitaria; di alterare la sensibilità e di ostacolare l'acquisizione di corrette abitudini linguistiche. Tale tipo di lettura sarebbe da riservare alle persone culturalmente sprovvedute (negli Usa il fumetto era stato concepito per familiarizzare gli immigrati con la lingua inglese). oggi vengono riconosciute al fumetto dignità di linguaggio autonomo e piena originalità espressiva e comunicazionale, non viene più sostenuta la tesi di un suo rapporto di inferiorità alfabetica. Lo stesso effetto passivante sembrerebbe da iscriversi a un analfabetismo iconico, che rimanda a colpevoli omissioni della scuola e della famiglia. Questo medium freddo richiede al lettore molteplici facoltà psichiche in quanto il fumetto fa ricorso a tecniche narrative particolari come il flashback, le digressioni e gli episodi collaterali, con apertura di un secondo e di un terzo fronte narrativo, può risultare di difficile lettura soprattutto per un bambino. La piena comprensione si verifica soltanto alle soglie della preadolescenza. Il Giappone, grande divoratore di Manga, vanta un grande indice di lettura. La lettura dei fumetti può favorire la consapevolezza dell'importanza della parola scritta, dato che senza di essa l’immagine è spesso ambigua. Consente un primo avviamento ad un uso critico e consapevole degli altri media, costituendo un ponte di passaggio tra l'immagine e il libro e inoltre risulta essere una preziosa fonte di iniziazione alla lettura. Anche l’immagine è un mezzo simbolico di comunicazione. Il comunicare per immagini è congeniale al bambino: il segno iconico parla direttamente alla sua facoltà immaginativa. Il binomio parola-immagine favorisce la memorizzazione e una stabilità di ricordo ben superiore a informazioni veicolate dal solo linguaggio o dal solo codice iconico. Inoltre, assolve ad una funzione terapeutico-riabilitativo. b) Il problema dei contenuti: Le riserve investono alcuni suoi contenuti, troppo spesso pieni di violenza, di motivi erotico-sessuali e di situazioni diseducative, non di rado proposti attraverso un disegno grossolano e provocatorio, che ne esaspera l’effetto impressivo. Ulteriori limiti sono in molti fumetti la stereotipia dei temi, dei motivi, la staticità e la rozza psicologia dei personaggi, una presentazione della donna in ruoli rigidi e la banalità dei contenuti. Il fumetto, nelle sue molteplici varianti, rischia di incidere negativamente sulla formazione della personalità del lettore. Soprattutto nelle sue deteriori espressioni di fumetto nero o del trascorso filone porno-erotico, addita alla coscienza morale giovanile un modello di eroe caratterizzato da doti umane negative. SI tratta generalmente di personaggi anaffettivi, nevrotici e disumanizzati. In particolare, il fumetto porno-erotico, ora manga hantai, incentiva il giovane a una precoce e disturbata attività sessuale, disancorata dalla sfera affettiva (accusati di fungere da incentivo alla pedopornofilia e alla violenza sessuale). Non fornisce rassicurazioni la scoperta di un parallelismo tra gioco e fumetto. SI è imputato al comic di veicolare messaggi di tipo capitalistico-borghese. Si differenzia la produzione fumettistica trascorsa (Charlie Brown) che con la sua ironia agita i problemi dell’uomo contemporaneo, esprimendo una protesta civile con un sapiente uso del linguaggio e della metafora. Discorso differenziato si impone anche per il fumetto a carattere comico e umoristico (Topolino) che tuttavia, al pregio del divertimento si contrappone la ripetitività, la stereotipia, la staticità dei personaggi, nonché l’interconnessione con la società del consumo. 4.3. Odierne tendenze della letteratura disegnata. | primi maggioritariamente rappresentanti dei comics sono popolati dagli eroi della Marvel; i secondi dai molti anime. Non manca neppure, per gli Young adult, il fumetto italiano quale Dylan Dog, Zagor. Subentrano sempre più spesso fumetti popolati da eroi invincibili dotati di poteri sovraumani, che sembrano incarnare il male di vivere dell’uomo contemporaneo, ma anche le paure del nostro tempo. Spesso la vicenda è ambientata in un universo iper-tecnologizzato. AI centro dell’azione è collocato un personaggio più reale avvertito più vicino dal lettore. Come segnala Faeti, si delinea la tendenza negli odierni fumettisti a rivolgersi sempre più di rado a un pubblico infantile. Si coglie la tendenza a adultizzare i testi rivolti ai più piccoli e a infantilizzare quelli indirizzati agli adulti. Sul piano stilistico e delle modalità espressive non si registra sempre una crescita di qualità. Fenomeno ormai diffuso è quello del graphic novel (non più brevi fumetti a puntate ma una narrazione che si conclude in un albo unico). L'espressione significa anche una striscia dalle tematiche più adulte. Il fumetto tende ad inserirsi all’interno della catena multimediale. 5.1 cartoons televisi 5.1. Il cartone animato: cenni storici La tecnica dei cartoni animati consiste in una sequenza progressiva di disegni ripresi scomponendo ogni fase del loro movimento e trasferiti in immagini alla velocità di 24 fotogrammi al secondo. Tale tecnica ha raggiunto nella veste di film il carattere di singolare e originale linguaggio, assurgendo a compiuta dignità artistica con l’opera di Deve e Max Fleischer (Popeye) e Ub Iwerks il quale, collaboratore di Walt Disney, diede forma e movimento a Mickey Mouse. Infine, Disney giunse ben presto a creare un impero, la Walt Disney Corporation. La tendenza imitativa di temi e tecniche disneyane non impedì l'affermazione di Pete Burness (Mister Magoo). Fino alla metà degli anni 70, si assiste a un dominio, quasi in forma di monopolio, del moving cartoon disneyano fino all’irruzione dei cartoni giapponesi. 5.2. L'arte di Walt Disney. La scuola disneyana si sforza di riprodurre il movimento con abbondanza di particolari, vivacità e nitidezza di colori, precisione e rotondità del tratto grafico e preziosa eleganza. Suoi tratti peculiari sono il vigoroso e ottimistico sentimento della vita, l'amore per la natura, la poetica trasfigurazione della realtà, colta con sensibilità, l'originalità narrativa. Si è spesso rimproverato lo stile edulcorato e melenso, l’artificiosa poetica dei buoni sentimenti, la proposizione di un’ideologia conformistica. Si è anche preteso di disvelame i lati oscuri e ferini. Vanno riconosciuti al cartone disneyano una tecnica raffinata, lo stile aggraziato, la cura dei particolari, il sapiente fondersi di immagine e suono (Fantasia), la creatività, la serena comicità, la celebrazione degli affetti domestici, l'universo ottimistico e rassicurante, l'immancabile trionfo del bene. | limiti vanno riservati nella trasposizione cinematografica di alcuni classici della letteratura per l'infanzia, come Pinocchio, che viene banalizzato, oppure l’impressività di alcune scene terrifiche (strega di Biancaneve), nonché i sentimenti di odio per l'uomo-cacciatore suscitati da Bambi. Altre riserve possono concernere recenti rivisitazioni come la Sirenetta e Il gobbo di Notre Dame, tra l’altro infedeli al testo originale nella trama, nelle conclusioni. Il cartone disneyano veicola messaggi e valori universali. 5.3. I nippocartoons degli anni del boom televisivo I nippocartoons o anime hanno introdotto nella narrazione cartoonistica un carattere nuovo: quello della serialità, con il rinvio sistematico a una successiva puntata. Al loro interno è possibile individuare una molteplicità di indirizzi: ® | cartoni a carattere fantascientifico, come Mazinga; e Storie commoventi e lacrimose con ingredienti sentimentali, come Heidi; ® Storie originali, più attente ai mutamenti nella nostra cultura, aventi spesso per protagoniste ragazzine con aspirazioni sportive (Mimì) o canoro-divistiche; e Anime dalla trama più complessa e movimentata, non privi di violenza, che propongono vicende giallo- poliziesche (Occhi di gatto) o storico-romanzesche (Lady Oscar); ® Cartoni più sereni e ottimistici (Maple town) recanti un messaggio positivo. Si tratta quindi di proposte narrative variegate che si differenziano anche da un punto di vista grafico espressivo: a un disegno grossolano fanno riscontro altri cartoni con tratto più fine. Ricorrono tuttavia le medesime espressioni sui volti dei personaggi, la convenzionalità dei paesaggi, la ripetitività di temi. Sotto il profilo dell'igiene mentali, riserve sollecitano la deprivazione affettiva e la frequente condizione di orfani dei protagonisti, possibile causa di traumi emotivi e di stati d'ansia. Non positivo il contributo ai processi di precocizzazione in atto, in termini di assunzione di atteggiamenti e modalità comportamentali ed espressivo-verbali propri degli stadi successivi dello sviluppo (Kiss me Licia). Non tutta la trascorsa produzione cartoonistica giapponese può venire coinvolta in un sommario giudizio negativo. Vanno infatti registrati: la celebrazione dell’amore e dell'amicizia, la devozione del gruppo, l'etica del lavoro, il culto degli sua arte: utilizza una lingua scarna, lineare, che si piega alle esigenze della narrazione e alla psicologia del lettore e la sensibilità dell'autore rende capace di penetrare l'intelligenza del cuore (Soriano). Anche se nelle sue novelle compaiono espressioni che sollecitano un intervento adulto (Il brutto anatroccolo). Connotano la sua opera una singolare tecnica narrativa (lirica), la fine capacità di penetrazione psicologica, l'empatica partecipazione ai drammi, la simpatia per tutte le creature e la celebrazione del mondo della natura, il realismo dell'ambientazione. Tipica della sua arte narrativa è anche l'animazione degli oggetti, cui egli conferisce vita, movimento e sentimenti umani tratto che accosta con poche delle sue novelle alla narrativa didascalica e in particolare alla tradizione favolistica. Avendo per primo esteso gli oggetti inanimati quelle qualità umane che la favola attribuisce agli animali da sempre si è voluto ravvisare in lui un precursore di Walt Disney. La sua opera come ogni vera opera d’arte non conosce limiti di spazio e di età; ha in sé il suo irradiante messaggio universale, racchiude tesori di verità e di sapienza. 1.2. Andersen e il mondo dell'infanzia. Le sue fiabe e racconti si presentano di non facile valutazione pedagogica per l’educatore, in quanto complesse e contraddittorie non meno della personalità dell'autore. se ci si attende che il racconto per fanciulli risvegli l'energia, la fiducia nelle proprie forze, un concetto ottimistico della vita, una speranza nella vittoria, e se si aderisce alla convinzione che la rappresentazione dei mali del mondo dovrebbe stimolare esigenze di denuncia e di mutamento e non di commiserazione e di rassegnazione, allora non tutta l'opera di Andersen appare congeniale. Ne fanno un prodotto narrativo a volte inadatto alcune considerazioni filosofiche, amare notazioni esistenziali, condite del sale dell'ironia (I cigni selvatici). Va segnalata la presenza di racconti che si risolvono in un'eterea malinconia, e di storie di tono pessimistico, che lasciano delusa l'ansia della giustizia, nè sono rari i finali amari e deludenti. Andersen contravviene spesso al lieto fine così come presenta una visione infelice dell'amore. In realtà, su tutta l'opera, grava il dato biografico, il dramma di una bruttezza che gli precluse la gioia dell'amore e l'affetto di una famiglia e l'assenza di un adeguata figura di riferimento a causa della morte del padre. Dalla lettura dell'opera di Andersen il fanciullo ricaverà esempi di sacrificio sublime ma col rischio di negative ripercussioni sulla sua sfera emotivo- affettiva. Lo stesso celebrato artificio dell'animazione delle cose non approda necessariamente ad esiti rassicuranti, in quanto spesso la trama narrativa, le problematiche affrontate, i significati adombrati e i messaggi proposti appartengono a un ordine adulto di riflessioni. 1.3 UNA RILETTURA ATTUALE DI ANDERSEN Peraltro, a un'attenta riflessione si rivelano nell'opera di Andersen non trascurabili pregi educativi. Oltre ad assolvere a tutte le funzioni formative e ricreative proprie di una buona lettura di argomento fantastico- fiabesco e a offrire umanissimi esempi di virtù, di solidarietà e di abnegazione, arricchiscono aspetti del carattere e componenti della personalità. In un mondo fermo al culto dell'apparenza e dell’esteriorità, quello di Andersen è un invito continuo alla scoperta dei valori e della ricchezza interiore. In una società frettolosa e distratta l'opera di Andersen addita il superiore ideale della bontà e del sacrificio altruistico come effettivamente realizzante e coronante il significato dell’esistenza. Esalta il sentimento dell'amore puro ed eroico e lo colora di disposizioni oblative (offerto spontaneamente) come nella Sirenetta. Lo scrittore opera una rivalutazione della donna spesso al centro dell’azione con le sue doti di sensibilità, di generosità di coraggio e di determinazione. Avvicina con massima naturalezza il bambino al mistero della morte: il defunto si trasforma in una entità protettiva e la morte nel più logico e serenante approdo dell’esistenza o non la fine di ogni cosa, ma il trapasso verso altre dimensioni come nella piccola fiammiferaia. L'eterno ragazzo di Fionia recupera il valore ed il significato esistenziale del dolore e della sofferenza che si collocano in una dimensione religiosa, nella quale trovano conforto. Esalta, infine, la schietta sincerità, la verità che si nasconde, umile ma non silenziosa, nei cuori semplici e innocenti. Né si possono sottacere i molti, preziosi insegnamenti vicari dell'esperienza, alla portata della comprensione del bambino, che si racchiudono in molte sue pagine, atti ad orientare comportamenti e atteggiamenti, vera e propria introduzione alla vita, come quel passo che L'acciarino magico in cui gli amici cessano di fare visita al “buon soldato”, impoverito e ridotto a vivere in una misera soffitta: “troppi scalini da salire”. O come quando lo scrittore stigmatizza l'abitudine di giudicare quello che non si conosce, come in Mignolina, in cui iltalpone: “non poteva sopportare né il sole né i bei fiori e ne parlava molto male, perché non li aveva mai visti”. Anzi, molte pagine si prestano a suscitare sentimenti empatici di condividente solidarietà, specialmente nei confronti della povertà e della sofferenza, contribuendo al superamento di chiusure e di pregiudizi. Più che da re, regine e teste coronate, i suoi racconti sono popolati da persone di modesta condizione sociale o da oggetti di scarso valore venale, solitamente ignorate e negletti. Larga parte della sua opera viene così ad assumere il carattere di epopea della gente semplice e di velata critica e denuncia sociale. Anche con l’opera di questo indiscusso principe della fiaba s'impone la necessità di un'oculata selezione. 2. Collodi. 2.1. Pinocchio, racconto senza età. Carlo Lorenzino, in arte Collodi, (1826-1890) scrive Le avventure di Pinocchio, il libro della maturità dello scrittore. Pinocchio trascende le contingenze storiche, sociali e culturali dell’epoca in cui nacque per farsi opera attualissima e perennemente viva con una missione educativa universale. Anche se già nel Giannettino sono rinvenibili le doti narrative del Collodi educatore, soprattutto il brio, la vivacità, l'umorismo, la bonarietà, comicità, umanità, la profonda conoscenza dell'anima infantile, soltanto in pinocchio queste si esplicheranno in arte compiuta. Della universalità del messaggio collodiano sono attestazione la ricchezza di simboli e di significati e le infinite chiavi di lettura, nonché i vari livelli di lettura cui si presta. 2.2. Collodi narratore: le ragioni di un successo. I bambini si riconoscono nel burattino: in lui riflette l'umanità fanciulla, l'infanzia di ogni tempo e Paese. Pinocchio è il libro più tradotto dopo la Bibbia e il Corano. Tipico esempio di ibridazione tra generi narrativi, tanto da risultare narrazione inclassificabile da Rodler, il racconto assomma in sè il fascino della fiaba e quello dell'avventura; in esso si realizza un equilibrio invenzione fantastica e narrativa realistica. Dalla favola mutua l'espediente degli animali umanizzati in funzione simbolica, dalla fiaba i voli della fantasia, dal teatro la vivacità del dialogo, dall'avventura la tensione narrativa e l'imprevedibilità delle situazioni, dalla letteratura la concretezza dell'ambiente e del paesaggio. La lingua del Collodi è frizzante, insofferente di rigide norme grammaticali; della parlata popolare ha la spontaneità, si colora di proverbi e modi di dire e si ritrova la semplice sapienza dell'anima popolare. La narrazione è ravvivata da un dialogo fitto, che conferisce alla vicenda il ritmo di una rappresentazione teatrale. Il dinamismo dell'azione, il ritmo del racconto che procede rapido, privo di pause descrittive, la felicità delle invenzioni e delle trovate, l'imprevedibilità delle situazioni, il susseguirsi di colpi di scena, la concretezza dei personaggi, dell'ambiente e del paesaggio tengono desto l’interesse narrativo e garantiscono contro ogni possibile caduta di attenzione. Congeniale è la stessa morale del Pinocchio intrisa di filosofia pratica e prosaica, utilitaristica, fondata sul concetto di reciprocità, esplicita nell'episodio del salvataggio del cane Alidoro. 2.3. Collodi educatore: antipedagogia e pedagogia in Pinocchio. Il capolavoro collodiano si allontana dalla vieta tradizione della narrativa didascalica e moraleggiante a carattere esemplaristico e precettistico, spesso di intonazione civile e patriottica: Il Grillo parlante finisce spiaccicato contro la parete, atto estremo di ribellione del burattino alla petulanza pedagogica di tutta la letteratura educativa del secondo 800. Collodi nel suo capolavoro instaura con i piccoli lettori un dialogo, si rivolge con affettuosa e complice simpatia all'infanzia reale colta nella sua realtà effettuale, nella sua spontanea vitalità, in bilico tra bene e male, tra natura e cultura. | bambini accolgono pinocchio come un liberatore da una pedagogia oppressiva. Collodi sembra avere coscienza di inaugurare un nuovo modo si scrivere per ragazzi e di intendere il libro. Il racconto adombra il processo di maturazione, contiene l'insegnamento che la conquista della propria umanità e libertà si realizza nel passaggio dall'eteronomia all'autonomia; consiste in una sorta di autoeducazione, attraverso prove, errori e ravvedimenti, si compie tramite l'esperienza personale solo parzialmente mediata dall'adulto. Le stesse punizioni discendono per il burattino dalle sue disobbedienze (sanzione naturale, Rousseau). Il fanciullo ricava lezioni di generosità e di altruismo fornite dallo stesso Pinocchio, ad esempio quando offre la propria vita per salvare Arlecchino. Grande importanza è annessa al lavoro e alla laboriosità, ma anche alla saggezza e all'esperienza di cui l'anziano è depositario. Non mancano pagine commoventi, come l'affettuoso addio tra Pinocchio e il tonno o come fin troppo angoscioso pianto del burattino sulla tomba della bambina dai capelli turchini. Vi è celebrato il culto degli affetti domestici. In Pinocchio si ritrova anche una visione scanzonata e un pò amara della vita e non mancano pagine acri nei confronti dell'umanità e della società del tempo. è però probabile che il giovanissimo lettore non colga il significato satirico dell'episodio del paese di Acchiappa citrulli, con la rappresentazione di una giustizia alla rovescia. L'opera non è priva di una vena di amaro pessimismo circa la natura umana: ne emerge un'infanzia tutt'altro che angelicata, come in occasione della zuffa sulla spiaggia, e un'umanità adulta spesso egoista. Ma se "la società viene vista con profonda sfiducia" (Valeri), quand'anche colta dal giovane, lungi dal mirare le fondamenta di una fiducia nel mondo. Il riscatto di Pinocchio dal male conforterà il bambino circa le possibilità di recupero di coetanei disadattati, consentendogli di superare pregiudizi e stereotipi e apportando un positivo contributo all'evoluzione di una coscienza civile e democratica. Se limiti di ordine socio-psico-pedagogico sono da imputare a Pinocchio, sono forse da ravvisare nell'assunzione delle alterazioni o minoranze fisiche a sanzione di colpa. Dalle presentazioni di personaggi negativi come il gatto e la volpe, l'un cieco e l’altra zoppa, il fanciullo può ricavare e rafforzare la convinzione che la miseria e le minoranze fisiche sono il risultato delle colpe e di disonestà e quindi porre arbitrariamente in relazione stigma fisico e colpa. Così come si prestano a una pregiudizievole lettura anche gli ingegnosi artifici narrativi delle orecchie d'asino e il naso che cresce a dismisura a ogni bugia. Al tempo stesso, alcuni passi sono portatori di un'ideologia borghese, imputando a disimpegno e a cattiva volontà, l'indigenza e la miseria. Associando il libero divertimento alla disubbidienza, potrebbe pregiudicare le disposizioni positive del bambino nei confronti del gioco. Sotto il profilo dello sviluppo emotivo, se va segnalata la sostanziale assenza di scena terrifiche, non mancano passi ansiogeni: spetterà all'intonazione dell'adulto narratore attenuare e spesso potenziata dalla forza visiva delle relative illustrazioni. non si può sottacere che l'intera narrazione è percorsa dal motivo della morte. Si tratta comunque di possibili esiti scongiurabili attraverso colloqui dell'adulto narratore. Il racconto si segnala, secondo Volpicelli, come occasione di lettura, di discussione, di esame critico e riflessione sulla vita. Il libro è da raccomandare anche agli adulti, che potranno ricavarne una più approfondita conoscenza della psicologia del fanciullo e attingervi suggerimenti e motivi di riflessione atti a orientare l’azione educativa. 3. Carrol 207 3.1. Una personalità complessa: l'autore di Alice. Reverendo Charles Dodgson, alias Lewis Carrol, severo cultore di studi logico-matematici e pure capace di donarci il più stravagante racconto per ragazzi domina il panorama della letteratura inglese per l'infanzia del secondo ottocento. Dodgson convive con Carrol inventore di fantastici racconti che si liberano sulle ali della più libera fantasia. Forse la dicotomia è più apparente che reale: componenti confliggenti della psiche umana. Ispirato dalla piccola Alice Liddell per la quale quest'uomo nutriva un’affettuosa predilezione, Carroll scrisse Alice's adventures in Wonderland 1865 seguite nel 71 Alice through the looking glass. Dalla combinazione di logica e fantasia è scaturita un'opera singolarissima giudicata il libro più stravagante della letteratura per l'infanzia di tutti i tempi. In questo allucinato viaggio onirico, nel quale si possono cogliere le più svariate simbologie, ricco di situazioni paradossali, al limite dell'assurdo Carroll rivela non comuni doti di narratore, oltre a una profonda conoscenza della psicologia del fanciullo. Il racconto, pur privo di un preciso filo conduttore e di una morale, scorre rapido, denso di monologhi insensati, di dialoghi sconclusionati e di domande-indovinello stravolgenti ogni logica. Carroll piega la lingua alle esigenze venire ascritta all'opera una qualche responsabilità nella propagazione di un'ideologia che più tardi avrebbe favorito l'avventura totalitaria e liberticida, i valori trasmessi possono fungere da correttivo nei confronti di un'età passata attraverso la tempesta del 68 e tentata dall'anarchia, dagli eccessi. Alcuni passi di Cuore possono fungere da occasione di crescita civile e al tempo stesso prevenire comportamenti bullistici. Cuore può essere proposto, attraverso la mediazione dell'educatore, magari in forma di lettura effettuata all'intera scolaresca e seguita da una discussione comune, a soggetti alle soglie della preadolescenza. Letture che richiede un inquadramento storico-sociale. 5. Verne. 5.1. L'arte e il mondo narrativo. Il genere avventuroso-scientifico vanta tra i suoi massimi esponenti Jules Verne, voce dell'ottimismo positivista e scientista della borghesia liberale, il quale ha saputo innestare sulla scienza la fantasia e l'avventura. Precursore di un nuovo genere letterario: il romanzo di anticipazione. Contrassegnano la sua opera la capacità di fare irrompere l'avventura nel quotidiano, la sapiente mistura di scienza, fiaba, avventura, giallo e mistero, la suspense, un procedimento narrativo lucido, che si esprime in una prosa sobria percorsa da una vena umoristica. L'azione si snoda rapida, sorretta da una documentazione scientifica e ravvivata da una fervida immaginazione, seppur vigilata da una logica ferrea. Generalmente, all'atmosfera misteriosa, che avvolge la prima parte, seguono avvenimenti straordinari che trovano nelle pagine finali l'attesa spiegazione scientifica. Se la parte iniziale è solitamente più lenta, quella successiva scorre sicura, rapida. Nelle sue opere si ritrova una grande varietà di personaggi, ambienti e situazioni: il palcoscenico su cui si svolgono le avventure spazia da un orizzonte all'altro del globo e si addentra persino nelle varie componenti fisiche dell'universo. Artista è poi Verne nel delineare macchiette inconfondibili (il geografo Paganel) e nel creare figure titaniche, ricche di fascino e mistero, come il capitano Nemo, simbolo della scienza e dell'ansia di giustizia e libertà dei popoli oppressi. Accanto a Ventimila leghe sotto i mari, | figli del capitano Grant e L'isola misteriosa, vanno segnalati: Il giro del mondo in 80 giorni, Viaggio al centro della terra e Michele Strogoff, l'eroico corriere dello zar, che porta a compimento la sua missione tra difficoltà e sofferenze.5.2. Verne e la scienza. La sua passione per la scienza e le sue conquiste anima e sorregge l'invenzione di Verne. | suoi viaggi straordinari nei mondi conosciuti e sconosciuti sono un inno alla scienza e al progresso umano. Vi è la consapevolezza dei rischi comportati da un suo uso scorretto: l'isola misteriosa esplode, inghiottendo il capitano Nemo; la follia è un tratto distintivo di molti scienziati che popolano le sue opere (Roch, Di fronte alla bandiera). Il messaggio di Verne è inequivocabile: l'uomo non osi l'inosabile. Robur il conquistatore si inabissa folgorato nell'oceano. La sua concezione della scienza è sorretta da alte idealità: lo schietto sentimento religioso e la sua onestà morale e intellettuale garantiscono contro ogni possibile degenerazione verso forme di naturalismo e di gretto utilitarismo. 5.3. Sciovinismo e pregiudizi nell'opera verniana. Da riprovare il motivo nazionalistico-sciovinistico, accompagnato da sentimenti xenofobi. Nei romanzi antecedenti il 1878 è vivo l'ideale della comprensione tra uomini di diversa nazionalità. Un atteggiamento ambivalente nei confronti degli inglesi non impedisce allo scrittore di riconoscerne i meriti: flemma, imperturbabilità, cortesia, qualità incarnate da Mister Fogg. Ma già ne: L'isola misteriosa, all'incredulo fanciullo viene disvelata la responsabilità inglese nel massacro della famiglia del capitano Nemo, nel mentre l'avversione verniana per il popolo inglese esplode in anglofobia in i 500 milioni della Bègum. L'Inghilterra viene assunta a simbolo di sfruttamento coloniale. In ciò il solitario di Amiens può venire accostato al suo rivale, il Salgari, cui lo accomuna l'avversione per questo fiero popolo. Non molto migliore il trattamento riservato ad altri popoli (francese frivolo). Anche la scarsa simpatia per il popolo italiano, nel mentre accenti di antisemitismo si ritrovano in Martin Paz. Motivi e tentazioni sciovinistiche sono presenti in tutta la sua opera, specialmente laddove lo scrittore stigmatizza l'oppressiva politica coloniale inglese. Va però rilevato che tali motivi negativi sono appena accennati nei romanzi più noti e quindi più letti, per cui minimo appare il pericolo di una loro negativa incidenza. Qua e là affiorano poi accenti misogini, mentre nei suoi romanzi più avventurosi la figura femminile, come la Auda del giro del mondo in 80 giorni, è relegata ai margini degli avvenimenti. Inoltre, accanto a donne che incarnano i tratti di personalità richiesti al sesso femminile (dolcezza, come nadia di Michele Strogoff), non mancano figure frivole come la Ratonne de La famiglia Raton. 5.4. Riflessioni pedagogiche Nei romanzi di Verne è tangibile una valenza intrinsecamente educativa, accanto all'assunzione della prospettiva di Rousseau: il primato dell'apprendimento attraverso l'esperienza e il richiamo al concetto di educazione indiretta. Se possiamo convenire che l'uomo di Verne non potrà essere l'uomo obbediente e passivo, varie riserve discendono dalla contraddittoria personalità dell'autore. Così la sfiducia nella nativa bontà della natura umana lo porta ad accentuare le degenerazioni sociali, sono riscattabili da singole figure incarnanti una superiore umanità, a differenza degli insegnanti (Tarlett). L'attuale momento storico- culturale è contrassegnato da una critica demolitrice, sulla scia della contestazione sessantottesca. In un siffatto contesto, perplessità suscita la ripetuta proposta narrativa di temi e suggestioni anarchiche. Ci si riferisce ai motivi, colti dal Soriano, dell'antipatia per le forme repressive del potere dello Stato. Va poi rilevato che in alcuni romanzi fala sua apparizione l'eroe solitario spesso destinato a una tragica fine. AI tempo stesso, andrebbero sfrondati dei numeri passi infarciti di lunghi elenchi ed inutili nomenclature che rischiano di generare noia nel lettore, ormai abituato all'incessante susseguirsi degli eventi, anche se potrebbe fungere da correttivo. Le sue opere presuppongono un pubblico di lettori maturo, disposto alla riflessione, interessato ad interrogarsi sul futuro dell'umanità e sul mistero dell'esistenza, vale a dire un'età compresa tra la tarda fanciullezza e la prima adolescenza. Da essa il giovane lettore potrà desumere esempi di ardimento, coraggio, perseveranza, senso del dovere e ricavare un potenziamento delle capacità logiche e ragionative e preziose informazioni di ordine scientifico. L'odierna critica del libro per ragazzi sembra preferire il Salgari in quanto appare oggi più vicino alla nostra sensibilità, per la sua grama esistenza, per le fascinose avventure, per la sua scrittura rapida. CAPITOLO SESTO: La letteratura giovanile dal secondo dopoguerra ad oggi. 1 Breve excursus storico. Se anche in questo sessantennio non si sono espresse grandi individualità artistiche, la letteratura per l'infanzia è andata rinnovandosi nel linguaggio e nei contenuti con una gran varietà di proposte narrative che coprono anche le fasce di età della prima infanzia e dell'adolescenza. È possibile individuare alcune tendenze parallele e prevalenti: le creazioni di libri-gioco e di artistici albi figurati per la prima età; libri di impegno sociale e civile, fenomeni incentivati dall'introduzione del libro di narrativa nella scuola media; una narrativa fantastica, che assume connotazione di fiaba moderna, spesso al servizio di ideali di pace; romanzi a sfondo storico o biografico; letteratura di divulgazione scientifica, storica e geografia. A questi prodotti editoriali si è affiancata la cosiddetta fiction che arriverà poi al successo con le saghe di Tolkien e della Rowling. Si assiste al proliferare dei romanzi trasgressivi che pretendono di configurarsi come romanzi di formazione, presentando in chiave narrativa gli aspetti più crudi della realtà. Fino agli anni 60 prevale una letteratura di impegno sociale, civile e educativo/formativo. Al suo interno è individuabile un filone narrativo ispirato a ideali europeistici e universalistici di pace e fratellanza. A partire dalla fine degli anni 60, si delinea una letteratura tesa al rinnovamento della scrittura per ragazzi sul piano del linguaggio, dei contenuti e dell'iconografia e che al tempo stesso si caratterizza per il deciso orientamento di impegno civile e di critica sociale (cambiamento sistema). Di qui, l'attenzione per le problematiche dell'emarginazione, dell'oppressione e dello sfruttamento e il nutrito filone della letteratura meridionale- meridionalistica (Rita D'Amelio). Mentre la preoccupazione per la salvaguardia della natura alimenta una ricca letteratura a tema ecologico-naturalistico e ambientalistico. Ma è nel campo della trasfigurazione fantastica della realtà che la letteratura per l'infanzia di questo periodo fornisce le prove migliori, ora in forma di fiaba moderna, agile e veloce, talora sconfinante nel paradossale e grottesco (Calvino), ora in racconto di pura fantasia. Si moltiplicano le edizioni di fiabe classiche talora rivisitate o riscritte in chiave ideologica e femminista. L'autore più significativo è Gianni Rodari che nella sua vasta opera, spaziante dalla fiaba moderna alla poesia alla saggistica, ha saputo fondere invenzione fantastica, ideologia, impegno sociale e civile, umorismo e intenzione pedagogica. Espressione di una visione del mondo serena, incarnante un'esigenza di sincerità, la sua narrativa, ricca anche di critica sociale, recupera in più attuali contesi i, personaggi, temi, motivo e ritmo della tradizione popolare, facendosi veicolo di valori come la pace, la giustizia, la libertà, l'uguaglianza sociale e razziale. Il genio artistico rodariano introduce anche sul versante della poesia un orientamento innovativo. Le sue "Filastrocche in cielo e in terra" sanzionano l'affermarsi di una poesia agile, calata nel sociale e nell'attuale, strumento di riflessione sulla realtà. La letteratura avventurosa spazia dall'antichità ai giorni nostri e dall'uno all'altro continente. Ma è soprattutto nel settore del romanzo storico che la narrativa avventurosa consegue i risultati più rilevanti, trovando incentivo nelle collane di narrativa per la scuola media. Nutrita anche la produzione di libri ambientati nel periodo della Resistenza. Le esigenze di informazione incentivano una ricca letteratura di divulgazione. Il settore della divulgazione religiosa assume il carattere di fedele biografia o di attraente volgarizzazione delle sacre scritture. La letteratura gialla è poco coltivata nel nostro paese; il suo rilancio si affida più spesso ai libri tascabili illustrati. Suspense, mistero si trovano anche in altri generi narrativi. Il genere fantascientifico conosce una felice stagione tra gli anni 60 e 80. La letteratura giovanile si apre a motivi e spunti umoristici. In questo ambito si consolida il cosiddetto filone escrementizio, tema utilizzato in funzione comico-umoristica. Allo stesso tempo, esplodono i libri horror, libri games, agili e poco costosi a carattere avventuroso spazianti dal fantasy all'horror, ecc. Il bisogno di evasione in mondi inediti decreta la fortuna del fantasy, che presto conquisterà il mercato grazie al Signore degli anelli ed Harry Potter. Ma è soprattutto negli albi per la prima età che la letteratura per l'infanzia consegue i risultati più significativi, favorita dalla consapevolezza dell'importanza dei primi libri nella formazione del lettore. Da qui il proliferare di libri gioco, libri giocattolo e di albi figurati dai formati più stravaganti. Libriccini dalle semplici trame narrative, monopolizzati dalle immagini e corredati da un minimo testo. Pari vivacità si riscontra nei libri interattivi, i cosiddetti activity books, con finalità didattiche, consistenti per lo più in albi da disegnare e colorare, in cartonati dalle superfici ritagliabili e in figure puzzle da staccare e ricomporre, volti alla valorizzazione della creatività manuale. Intanto si incrementa una scrittura al femminile. Mentre a partire dagli anni 80 cominciano ad affacciarsi all'interno della narrazione temi precedentemente taciuti, dalla diversità sessuale e dalle prime esperienze amorose agli stupri, dalla droga all'aids; temi che poi tenderanno negli anni 90 a monopolizzare la scrittura per la preadolescenza e adolescenza. A partire dagli 70 del 900 vengono fatti crescere in fretta attraverso queste storie (Rodler). La narrazione tende a farci cupa e angosciante e si popola di famiglie disunite. Da riconoscere l'apporto di scrittori per adulti come Buzzati, Arpino, Calvino, Moravia. Il progresso delle tecniche tipografiche sensibilizza il mondo dell'editoria su questo tema. Si affermano progressivamente varie generazioni di illustratori. Si assiste ad una rapida rivoluzione grafico-pittorica, stilistica e artistica che privilegia diverse proposte iconico-figurative. Tale processo di rinnovamento trova un ostacolo negli elevati costi editoriali del libro illustrato e nell'esiguità dei compensi. Il canonico lieto fine è sempre più un optional. CAPITOLO SETTIMO: L'odierna editoria per ragazzi 1. Realtà, tendenze e orientamenti. 1.1. Dati statistii Fino al 1990 l'editoria per ragazzi immetteva annualmente sul mercato poco più di 1.500 titoli, non superando il 12% delle vendite in libreria. Gigante dell'editoria per ragazzi era la Mondadori. Vivace già allora la presenza di piccole case editrici d'avanguardia, spesso specializzate nella creazione di albi figurati per i più piccoli, come la Coccinella e la Fatatrac. A queste classiche editrici si sono affiancati negli anni
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