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Verga e il verismo contesto storico, Appunti di Italiano

La figura di Giovanni Verga e il contesto storico in cui si sviluppa il romanzo realistico. Si parla della vita dell'autore, della sua formazione, dei suoi romanzi e delle sue novelle. Si analizzano i temi principali delle sue opere, come la lotta per la sopravvivenza e il conflitto tra le vecchie tradizioni e il progresso. Si delinea anche il quadro della società siciliana dell'epoca.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 20/10/2023

maria-elena-santovito
maria-elena-santovito 🇮🇹

4.7

(9)

111 documenti

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Scarica Verga e il verismo contesto storico e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! VERGA E IL VERISMO CONTESTO STORICO: Il romanzo è considerato l'espressione ideale per la narrazione, i suoi generi sono innumerevoli, e si diramano in altrettante sottocategorie. 🔅L'origine del romanzo avviene nella Grecia ellenistica (se lo intendiamo come opera in prosa) 🔅Il primo romanzo realistico è il satirico di Petronio, contemporaneo di Seneca. Caratteristiche del romanzo realistico: ● Ambientazione storica realistica ( fa riferimento a fatti realmente accaduti ) ● Personaggi realistici ● Vicende realistiche ● Linguaggio coerente con i personaggi e con i personaggi 🔅Primo romanzo storico fu Ivanhoe di Walter Scott ( 1819 ) → si rifà ad avvenimenti del 1194 → diventa Ispirazione per i promessi sposi. LA VITA: Tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 la scena letteraria italiana è dominata da scrittori che costruiscono e curano la propria immagine, ponendosi come personaggi pubblici o divi alla moda. Giovanni Verga, evito sistematicamente di parlare di sé e giudicó «ridicolo posare per il ritratto". → Volle che la sua opera parlasse da sola. La sua formazione è anomala rispetto a quella tradizionale dei letterati italiani, basata sulla lettura dei classici. ● Nato nel 1840 a Catania ● da una famiglia benestante di idee liberali, ● compie i primi studi presso Antonio Abate, che gli trasmette la sua passione per gli scadenti romanzi storico-patriottici dei contemporanei e per la narrativa d'appendice: i suoi romanzi giovanili (Amore e patria, I carbonari della montagna, Sulle lagune) → imitano i toni enfatici di questi modelli e riflettono gli ideali risorgimentali del giovane scrittore ● arruolandosi nella Guardia nazionale durante l'impresa dei Mille. ● L'ambiente siciliano inizia a stare stretto a Verga che aveva deciso di dedicarsi totalmente al mestiere di scrittore. → abbandona gli studi universitari di legge ● nel 1869 → decide di tentare la fortuna a Firenze, al tempo la capitale del regno. ● Tre anni dopo si stabilisce a Milano → vero centro della cultura nazionale e dell'industria editoriale ● Verga frequenta i salotti intellettuali e gli ambienti della scapigliatura, si dà alla vita mondana e agli amori. → Descritto dai contemporanei come un bell'uomo cortese, taciturno, avvolto da un'aura di mistero, che ha molto successo con le donne. ● Nel 1866-1875 → Verga raggiunge il successo con una serie di romanzi che narrano vicende amorose ambientate nel mondo aristocratico e borghese → modellati sulle attese di un pubblico desideroso di evasione e di forti emozioni Titoli eloquenti: Una pecca unice, Storia di una capinera, Eva, Eros, Tigre reale. Sotto il sentimentalismo e il gusto per gli effetti forti, si fa luce la condanna dell'atmosfera di Banche e di Imprese industriali che domina la società. 🔅 È anche l'espressione di un disagio personale: nostalgia della sua città natale →Una traccia di questa nostalgia si può trovare nella novella Nedda (1874), «bozzetto siciliano» in cui Verga adotta il tono sentimentale e un po' paternalistico della narrativa rusticale. Verga amplia i suoi riferimenti culturali → legge i realisti francesi (Balzac, Flaubert, Zola) ed entra in contatto col pensiero positivista. → Segue con passione le discussioni sul naturalismo di Zola. Si apre in Italia il dibattito sulla questione meridionale. → In questo clima nasce il suo progetto di un ciclo di cinque romanzi ambientati in Sicilia (I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso), col quale intende descrivere, il quadro complessivo della società: ❖ Il tema di fondo sono i risvolti negativi del progresso, ❖ le sventure dei «vinti travolti dalla lotta per la vita. ● Nel 1881 → pubblica I Malavoglia; ● nel 1889 → Mastro-don Gesualdo; ● Nel 1880 → Di ispirazione affine sono le novelle di Vita dei campi ● Nel 1883 → le Novelle rusticane: tutte opere in cui la raffigurazione del mondo popolare siciliano si accompagna a un radicale rinnovamento delle tecniche narrative. ● Nel 1893 → compie a ritroso il viaggio della sua giovinezza e si trasferisce definitivamente a Catania. ● Tornato in Sicilia, continua a scrivere ma il lavoro che più gli sta a cuore non riesce a prender forma, e col passar degli anni finisce per rinunciare del tutto alla letteratura. ● Sta in vita appartata, (nonostante i numerosi amori non ha mai voluto sposarsi), e si chiude in un silenzio sempre più ostinato. ● La sua visione pessimistica della società si incupisce ulteriormente e lo spinge ad assumere posizioni politiche retrive ● Nel 1922 → muore nella sua casa a Catania Una notte Ntoni, uscito di prigione, torna a casa, ma sente che non può rimanere: la sua ribellione lo ha tagliato fuori per sempre dalla vita della famiglia e del paese. I TEMI: Nei Malavoglia il tema centrale è costituito dalla nascita di avvenimenti che disturbano la quiete di una povera famiglia di pescatori. Il romanzo si può leggere come documento di una realtà sconosciuta al pubblico colto a cui Verga si rivolgeva: i modi di vita, gli usi, i proverbi dei contadini siciliani. Più in profondità, dei fatti narrati, si delinea il conflitto tra due visioni del mondo: ● da una parte c’è padron ’Ntoni, fedele «ai motti e ai proverbi degli antichi» ( parla spesso per motti e proverbi), circondato da quella parte della famiglia che resta unita, ancorata ai valori tradizionali della solidarietà, del lavoro, dell’onestà; ● dall’altra la maggioranza degli abitanti di Aci Trezza, che trama e spettegola, assumendo la legge del più forte e il tornaconto economico come principale criterio di giudizio. Si sviluppano così le due rappresentazioni del mondo rurale → contrapposti nelle novelle di “Vita dei campi”: anche la società contadina è dominata da una lotta spietata per il soddisfacimento dei bisogni materiali, ( al suo interno sopravvivono le antiche consuetudini modellate sui ritmi della natura, i rapporti autentici e solidali che possono offrire un provvisorio rifugio contro le violenze del “progresso”). Per questo di fronte alla miseria e ai colpi del destino non bisogna cercare di migliorare la propria condizione, ma stringersi con tenacia ancora più forte alle proprie radici → la sorte peggiore tocca a chi abbandona il paese. → È il caso di ’Ntoni, che, dopo aver reciso i suoi legami con la famiglia e con Aci Trezza, non riuscirà a far fortuna fuori dal paese, ma non potrà neppure reintegrarsi negli affetti e nelle tradizioni del paese d’origine . L’ARTIFICIO DELLA REGRESSIONE: Nei Malavoglia Verga porta all'estremo la sua versione della poetica dell’impersonalità, sforzandosi di eliminare dalla narrazione ogni traccia della sua individualità, di «mettersi nella pelle» dei personaggi, di vedere le cose coi loro occhi e di dirle con le loro parole → Questo processo è stato definito “artificio della regressione” per indicare la distanza fra la mentalità dell’intellettuale borghese (Verga) e il punto di vista da cui sono narrate le vicende → “regredito” al livello culturale dei contadini siciliani protagonisti del romanzo IL DISCORSO INDIRETTO LIBERO: Questo processo di immedesimazione è reso più complesso e coinvolgente dal fatto che il narratore, attraverso un uso sistematico del discorso indiretto libero, assume di volta in volta la maschera di tutti i personaggi che entrano in scena. LA LINGUA: Per dar voce all’ambiente popolare che fa da protagonista al suo romanzo, Verga non poteva ricorrere ai modelli correnti di lingua letteraria, eppure egli intendeva scrivere un romanzo di respiro nazionale, rivolto al pubblico colto dell’Italia unita, il che metteva fuori gioco il dialetto siciliano realmente parlato dai contadini e dai pescatori della sua terra. Si propose dunque di creare qualcosa di nuovo, per dare alla lingua parlata dai suoi personaggi → Ne scaturì un «italiano colorato», che reca l’impronta del dialetto in: ● alcune scelte lessicali, ● nella ricorrente citazione di proverbi, ● modi di dire e similitudini tipici del mondo rurale siciliano, ● e che modella la propria struttura sintattica su quella del parlato popolare (periodi brevi, prevalenza delle frasi coordinate, frequenti ripetizioni di parole e costrutti). Il discorso assume così l’andamento cadenzato ed elementare della narrazione orale, in cui il ricorrere delle stesse formule e degli stessi riferimenti di tempo e di spazio dà il senso di un mondo sempre uguale a se stesso, nel quale tutto ritorna ciclicamente, secondo i ritmi della natura e le tradizioni degli antichi. L’INSUCCESSO DEI MALAVOGLIA: Esso si può spiegare con le due caratteristiche che ne fanno (secondo le parole dell’autore) un «tentativo nuovo e ardito»: ● la sconvolgente novità delle scelte linguistiche e delle tecniche narrative, non accettate da un pubblico abituato alle forme tradizionali del romanzo; ● e la crudezza della raffigurazione della vita del popolo, in netto contrasto col paternalismo consolatorio allora di moda. OPERE - LE NOVELLE RUSTICANE E MASTRO-DON GESUALDO Secondo la prefazione nei Malavoglia il passo successivo ( sequel) doveva essere Mastro- don Gesualdo, un romanzo di ambiente borghese, dove alla «lotta pei bisogni materiali» subentra l’«avidità di ricchezze». La diversa ambientazione poneva a Verga problemi nuovi: - la poetica dell’impersonalità esigeva che lo stile e il linguaggio mutassero col mutare del livello sociale oggetto dello «studio», - l’annullamento dell’autore nel mondo rappresentato risultava più arduo per la varietà dei personaggi borghesi, non inseriti in una comunità culturalmente omogenea. LE NOVELLE RUSTICANE (1883): Esse sono una prima approssimazione alla nuova tematica → L’ambiente rappresentato è ancora quello della campagna siciliana, ma viene presentata una società contadina che appare integralmente corrotta dalle leggi dell’economia, ed è raffigurata come teatro di feroci e inutili scontri sociali (“Libertà”) o di frenetiche e umanamente fallimentari accumulazioni di ricchezze (“La roba”). IL MASTRO DON GESUALDO (1889): In esso i temi della scalata sociale e della subordinazione degli affetti, si incarnano nel protagonista, il «tipo borghese [...] incorniciato nel quadro ancora ristretto di una città di provincia» come Verga aveva preannunciato nella prefazione ai Malavoglia. TRAMA: ● Dove? → Nel paesino siciliano di Vizzini ● il manovale “mastro” Gesualdo Motta è riuscito, a forza di lavoro e durissimi sacrifici, a diventare imprenditore e proprietario terriero, conquistandosi il titolo riservato ai notabili (“don”). ● Amareggiato dai conflitti con la sua famiglia → che lo sfrutta e nello stesso tempo gli rinfaccia la sua ricchezza, ● Vuole coronare la sua scalata sociale sposando Bianca Trao → un’aristocratica decaduta ● per cui abbandona Diodata (contadina da cui ha avuto due figli) ● Bianca non lo ama ma si sposa per coprire una relazione col ricco cugino Ninì Rubiera, che non ha potuto sposarla (l’opposizione della madre). ● Alcuni mesi dopo il matrimonio nasce Isabella, → che da grande si vergognerà delle umili origini e finirà con lo sposare un nobile squattrinato → che dissiperà/ perderà il patrimonio accumulato con tanta fatica. ● Mastro-don Gesualdo morirà solo ( consumato da un cancro), in una stanza appartata del palazzo cittadino della figlia, tra l’indifferenza dei servi. I TEMI: 🔅 Mastro-don Gesualdo riesce a cambiare la sua condizione e a sottrarsi al peso della miseria, ma paga questo successo col fallimento nella sfera degli affetti privati: poiché per arrivare al successo ha dovuto tralasciare i famigliari e amici, arrivando a trovarsi di fronte alla morte da solo, (lontano dalle terre che gli sono costate tanto sudore e dall’amore di Diodata, l’unica a nutrire nei suoi confronti un affetto sincero). → Si conferma il pessimismo sociale di Verga secondo il quale ogni tentativo di migliorare la propria condizione non può tradursi che in una sconfitta. Nel Mastro-don Gesualdo viene offerta un’alternativa, alla logica del profitto economico e del progresso: la società è degradata a ogni livello, fatta di avidi speculatori, plebi famelici dominati dall’invidia. Su questo sfondo senza speranza, il conflitto tra le leggi dell’economia e i valori ideali, si riflette nella scissione psicologica e nel tragico isolamento del protagonista, deciso a seguire fino in fondo la logica del profitto ma interiormente deluso dalla mancanza di sentimenti sinceri. LO STILE: la prospettiva narrativa dominante è quella di un narratore esterno, anonimo e impersonale, che cede la parola ai protagonisti nelle frequenti scene di dialogo registrate ANALISI DI “ UN DOCUMENTO UMANO” (p. 180) Da Vita dei Campi: Lettera a Salvatore Farina, è la prefazione a “L’amante di Gramigna” → una novella pubblicata nel 1880 🔅Salvatore Farina era un novellista, romanziere, critico di origine sarda, amico di Verga) Può essere considerato il manifesta verista di Verga, esprime il nuovo programma letterario dell’autore, in cui sintetizza i punti essenziali della sua poetica: ● Fatti reali (Verismo) lo scrittore deve raccontare la verità senza arricchirla con inutili digressioni personali dell’autore. ● Notiamo dal titolo “Un documento umano” come il suo intento sia quello di raccontare con le stesse parole semplici e colorite i suoi obiettivi, esattamente come ha fatto “pei viottoli dei campi". ● Linguaggio deve essere semplice come quello parlato o dei racconti popolari ("stesse parole semplici e pittoresche") ● Atteggiamento scientifico → i fatti devono essere descritti in maniera oggettiva, osservando ed esaminando i meccanismi di causa/effetto che portano alla nascita delle passioni e alle successive vicende drammatiche. → Si tratta di un contenuto basato sull'oggettività "il fatto nudo e crudo". ● La scrittura è impersonale e lo scrittore deve essere invisibile, senza influenzare con i suoi pensieri l'opera che dovrà sembrare essersi fatta da sé ● Il punto di vista deve essere interno → cioe' espresso dai personaggi stessi attraverso un discorso libero indiretto ( si dà direttamente la voce ai personaggi, esprimendo i loro pensieri senza l’utilizzo dei due punti o delle virgolette. ANALISI “FANTASTICHERIA: “L’IDEALE DELL’OSTRICA” (pag. 199-201) Scritta nel 1878, e pubblicata l’anno dopo, e poi comparsa nella raccolta “Vita dei campi” → tutte di ambiente siciliano. Dalle storie narrate emerge una visione problematica del mondo popolare, idealizzato come luogo di solidarietà e dei valori morali, contrapposto alla leggerezza/ superficialità della ricca società cittadina; raffigurata sotto il dominio di meccanismi sociali disumani, esemplificati da storie di emarginazione o di trasgressione pagati con la morte. Il narratore racconta, sotto forma di lettera, di un viaggio ad Aci Trezza, un villaggio di pescatori in provincia di Catania (nel quale saranno poi ambientate le vicende dei malavoglia) in compagnia di una giovane signora dell’alta società. L' ambiente rurale siciliano, ci viene presentato in termini positivi → come luogo di solidarietà e di valori morali legati alla tradizione in contrapposizione =/ alla vita cittadina altre volte raffigurata con storie di emarginazione, di miseria e trasgressione. ● Il narratore immagina di rivolgersi ad una ipotetica signora del “bel mondo” in visita ad Aci Trezza, un villaggio di pescatori in provincia di Catania. ● La giovane signora, attratta dal paesaggio suggestivo “scogli incastonati nell'azzurro" ( similitudine → gli scogli,incastonati nell'azzurro mare, sono simili ad una pietra preziosa incastonata nell'anello) affermando di poter vivere in quell'ambiente per tutta la vita: in realtà dopo tre giorni non vede l'ora di partire, rimane → stupita 😮 delle condizione del popolo e si chiede come faccia la gente a vivere in un tale ambiente. PARAGONE DELLA FORMICA: Il narratore spiega che questo è possibile solamente quando non si è in possesso di nulla, se non di una grande miseria (spesso malattie come il colera uccidono, portando i cittadini ad allontanarsi per poi ritornare subito dopo negli stessi luoghi) → L’autore paragona questa gente alle formiche: che come loro, dopo un attimo di smarrimento per essere state allontanate, cacciate dall'ombrellino della signora, riprendono la loro vita ugualmente queste persone, dopo le catastrofi che si abbattono su di loro, riprendono la loro vita nello stesso ambiente. PARAGONE DELL’OSTRICA: Nell'ultima parte l’autore paragona l'attaccamento di queste persone alla propria terra, a quello dell'ostrica che resta attaccata al proprio scoglio. Infatti come l'ostrica che nel caso si staccasse dallo scoglio rischia di essere divorata da qualche predatore, in egual modo se i cittadini si allontanano dal proprio ambiente, rischiano di essere divorati dal mondo allontanandosi dalle proprie tradizioni e valori. Il rimanere attaccati al proprio scoglio, indica la capacità di accettare, nel bene e nel male, quello che la vita ti riserva senza ribellioni inutili ( destino immutabile ). Riprendiamo alcuni temi fondamentali: - Contrapposizione tra mondo cittadino (presentato dalla giovane signora) e il mondo rurale (in cui va in viaggio) - Collegamento tra esempi e situazioni di miseria con i valori morali autentici che questa società semplice è capace di esprimere - Visione del mondo come predatore, vorace, capace di divorare chi si allontana dal proprio ambiente ( la propria terra = scoglio) Questa breve novella viene considerata un' anticipazione ai Malavoglia. ANALISI DI “LA FIUMANA DEL PROGRESSO” (p. 215-217) Nel 1878 Verga scrive il racconto fantasticheria, nel quale sono anticipati i personaggi i primi nuclei della trama. → Nei due anni successivi il romanzo assume la sua forma definitiva riprendendo la tecnica dell’impersonalità naturalista sperimentando nelle novelle di “vita dei campi” → I malavoglia viene pubblicato nel 1881 Nella prefazione ai Malavoglia, l’autore indica nel romanzo il primo di un ciclo di romanzi ( chiamato il ciclo dei vinti ) che hanno per tema le differenti forme della lotta per la vita nei diversi strati sociali. Questo ciclo di romanzi ambisce a disegnare un grande affresco sociale, sulla linea della tradizione realista che va da Balzac a Zola. → Ciò che accomuna tutti i suoi romanzi sarà il tema della lotta per la vita, che si articola diversamente a seconda delle classi sociali. Nel testo si possono cogliere alcuni principi fondamentali della poetica verista: ● l’oggettività scientifica, ● l’intenzione di delineare con rigorosa precisione i meccanismi di funzionamento della società attraverso una scelta esemplare di vicende personaggi ● L’imparzialità del narratore nei confronti dei fatti narrati ● L’adeguamento delle scelte stilistiche agli ambienti sociali di volta in volta rappresentati dallo scrittore. Il suo progetto rimarrà incompiuto, infatti Verga non porterà mai a termine il ‘ciclo dei vinti’ anche per problemi di tipo linguistico e stilistico. Tipico di Verga è l’atteggiamento ambivalente di fronte al progresso, lo scrittore infatti: - In alcuni passaggi sembra far suo l’ottimismo positivistico nei confronti dello sviluppo storico - In altri mette in evidenza i risvolti negativi del suo cammino fatale Messaggio metaforico: la non definizione dei luoghi e dei tempi si può spiegare con l’intenzione di mettere il lettore “faccia a faccia col fatto nudo e schietto”, catapultando senza alcuna mediazione, da parte del narratore, nel bel mezzo dell’azione. → censura nomi, date e luoghi. La novella ruota attorno a due interpretazioni contrastanti della parola libertà: ● per la borghesia risorgimentale → essa aveva a che fare con l’unità e l’indipendenza nazionale (costruzione di ordinamenti politici di stampo liberale) → doppio significato: libertà e indipendenza nazionali. ● per i contadini Siciliani significa la possibilità di avere terre da coltivare e liberarsi dai soprusi dei latifondisti Vi sono due tipi di protagonisti: - I contadini detti coppole, per via del loro copricapo che innescano la rivolta e vengono paragonati in questo frangente, a dei lupi feroci - I galantuomini detti cappelli perché indossano appunto il cappello, vittime della ribellione dei contadini Importante è la scelta dell’autore di non selezionare un singolo protagonista al centro della scena ma mettere un soggetto collettivo indefinito lasciando al lettore il compito di identificare le sue fattezze a partire dalle sue azioni (se singole figure emergono vengono subito riassorbite dalla massa). La storia si articola in tre momenti fondamentali: ● La rivolta dei contadini in cui vengono uccisi molti galantuomini, ( termine con cui si definiscono i ricchi ) ● L'intervento dell'esercito, ovvero i garibaldini di Nino Bixio che uccidono o imprigionano i contadini ribelli ● Il processo e la condanna dei ribelli Il malinteso non viene mai dissipato pure dalle vicende del processo. Il narratore non esprime un punto di vista individuale, ma assume il punto di vista della comunità dei contadini, inglobando nel suo discorso le loro emozioni e i loro pensieri. Il susseguirsi delle diverse fasi della storia è filtrato dal trascolorare dei sentimenti collettivi, che passano dall’esplosione di rabbia della rivolta 😠😡 allo smarrimento e alla passività dei due giorni successivi, all’atteggiamento di rinuncia e di rassegnazione determinato dalla lentezza del processo.😑 Nei momenti più rabbiosi e feroci della strage, vengono sottolineati i sentimenti di pietà provati dalla stessa folla dei rivoltosi. Viene improvvisamente assunto il punto di vista di una vittima del massacro, con effetti di violenta drammaticità. Verga descrive i fatti in modo cruento → ad esempio la morte di Don Paolo (“don” è un titolo per dire signor e non parroco) ucciso di fronte alla moglie e ai figli. Si delinea, attraverso le reazioni e le riflessioni degli stessi protagonisti, una visione fatalistica e pessimistica della storia: le differenze di classe sono ineliminabili - i poveri sono sempre sconfitti, e il loro tentativo di migliorare la propria condizione non può essere che inutile e controproducente. - Anche i ricchi vengono sconfitti, anche i galantuomini massacrati sono vittime della fatalità della storia, dominata da una “lotta per la vita” di insensata violenza, il cui carattere incontrollabile è sottolineato da similitudini e metafore che equiparano la folla a elementi naturali scatenati Anche qui il narratore è impersonale, si limita ad osservare e descrivere specialmente i sentimenti dei contadini, le loro riflessioni e la loro visione fatalistica della storia → i poveri vengono sempre sconfitti e i loro tentativi per migliorare la loro sorte non portano a nulla. ♠ I️n questa novella anche i ricchi sono vittime della fatalità della storia che non è possibile controllare Nel far sua la mentalità della massa dei contadini, il narratore utilizza procedimenti stilistici: - fa costante ricorso al discorso indiretto libero - modella la sintassi su forme e strutture tipiche del parlato, - assume i riferimenti culturali del mondo contadino, i suoi modi di dire, le espressioni dialettali, le locuzioni proverbiali. Sono presenti discorsi diretti ed indiretti liberi, la sintassi è legata alle forme del parlato e riguardanti ai sentimenti che vuole esprimere. L’abilità narrativa di Verga si manifesta specialmente nella capacità di adeguare le scelte linguistiche alle emozioni che vuole suscitare nel lettore nelle diverse fasi del racconto: - L’eccitazione e la drammaticità della rivolta sono rese attraverso il ritmo concitato e spezzato della sintassi: frasi brevissime, fulminee battute di discorso diretto, in forma esclamativa e interrogativa, frequente ricorso alle figure dell’anafora e dell’asindeto. - Gli avvenimenti della sera e dei due giorni successivi sono rappresentati in modo più pacato: il ritmo dei periodi si fa più disteso, scompare quasi del tutto il discorso diretto. - Nella parte finale, il ritmo sintattico vuole rendere il senso della lunghezza dell’attesa del processo e il clima di rassegnazione che lo circonda. il lettore di oggi può vedere rispecchiato nel romanzo un problema fondamentale della storia italiana: l’estraneità delle masse contadine dell’Italia meridionale rispetto al processo di realizzazione dell’unità e dell’indipendenza nazionale. Alla fine del romanzo tutto torna come prima: i galantuomini che non lavorano la terra hanno bisogno dei contadini che a loro volta hanno bisogno dei galantuomini per avere la terra da coltivare. La novella si conclude con un carbonaio che non capisce perché venga messo in prigione quando non aveva ricevuto neppure un "palmo di terra”
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