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Letteratura inglese, dalle origini al secolo XVIII, Appunti di Letteratura Inglese

Appunti di storia della letteratura inglese dalle origini al secolo XVIII, con analisi e traduzione di testi

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 01/06/2022

cristinavillari
cristinavillari 🇮🇹

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Scarica Letteratura inglese, dalle origini al secolo XVIII e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Letteratura inglese I 7 marzo ’22 L’Inizio della letteratura inglese coincide con Chaucer, perché Dante come Chaucer hanno un’attenzione unica dal punto di vista linguistico sono quelli che hanno creato una lingua letteraria non regionale. Chaucer ha reso lingua letteraria il dialetto di Londra. Chaucer nasce nel 1342, il medioevo inglese è un po’ indietro. Vive in un periodo in cui ancora sono ancora molto vive tutte quelle categorie che fanno parte del mono feudale. Lui ha la fortuna di vivere e lavorare fin dalla giovane età in mondi molto vicini alla corte. Da piccolino lui fa quello che fanno moli ragazzi dell’upper class ovvero il paggio: un ragazzino che fa il servo di una persona nobile, se si tratta di un cavaliere il paggio è quello che regge la spada, nel caso di Chaucer è la contessa di ulster e le mansioni del paggio sono quelle di rendere omaggi leggeri alla signora. Chaucer quindi muovendosi in questi ambienti raffinati impara un enorme raffinatezza culturale e anche di maniere. Ma quando diventa un po’ più grande va anche a combattere nella Guerra dei cent’anni, in cui impara il francese che gli verrà utile perché sarà il primo a tradurre il roman de la rose. Unisce la raffinatezza culturale ma anche l’azione. Chaucer dopo essere tornato dalla guerra si mette a lavorare a corte (tipo segretario, ma non è possibile sapere esattamente) ma era anche un uomo importante infatti sposa la sorella di uno dei nobiluomini del tempo inglese ovvero Giovanni di Gandia (John of Gaunt). È un nobiluomo molto potente, si trova anche in Shakespeare, duca di Lancaster. Dopo essersi sposato diventa ancora più importante e il re lo manda in missione all’estero, non si sa che tipo di missione ma lì impara il latino, migliora il suo francese e impara anche l’italiano. In Italia soggiorna dal 1372 al 1378: questo soggiorno è molto importante per l’opera successiva perché ha modo di leggere le tre corone Dante, Petrarca e Boccaccio che sarà fondamentale per i racconti di Canterbury ma anche per altre opere. Chaucer essendo il marito della sorella di John of gaunt dipendeva da lui, era il suo mecenate. Ma John ad un certo punto cade in disgrazia e il re riccardo II toglie gli incarichi pubblici anche a Chaucer. Ma lui che aveva messo un po’ di soldi da arte si mette a lavorare ai Canterbury tales che per rimangono incompiuti prima di tutto perché ad un certo punto john ritorna al potere e poi perché poco dopo, quando john ricade in disgrazia, Chaucer è troppo vecchio per riuscire a portarli a termine. A Chaucer si deve una particolarità della cultura inglese: il poets corner si deve alla tomba di Chaucer che viene seppellito nella Westminster Abbey, in cui sono seppelliti anche altri poeti. Per quanto riguarda le opere: abbiamo la traduzione del roman de la rose, the book of the dutchess, the house of fame, parlament of fowls, troilus and criseyde, de consolatione philosophiae (uno dei trattati filosofici più importanti del medioevo), the legend of good women (in cui cerca di ritrattare le idee misogine nel troilo e criseide che era storia di un amore incostante). L’opera più famosa ovvero i racconti di Canterbury, è una città il cui nome è entrato stabilmente nell’italiano sin dal medioevo essendo uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio di tutto il medioevo. Era per i cittadini dell’Europa continentale era luogo di pellegrinaggio, il più importante di tutta l’Inghilterra. Il medioevo è un’epoca in cui la gente fondamentalmente nasce in un poto e muore nello stesso posto, la gente comune si spostava solo per i pellegrinaggi. In Italia, per esempio, ci si spostava per la via francigena che era una strada che percorreva l’Italia in senso verticale e univa una serie di luoghi di pellegrinaggio che sono delle belle testimonianze dell’arte medievale. A quei tempi, prima della riforma protestante, la gente si salvava per le buone opere e non per fede e quindi andare in pellegrinaggio rientrava in quelle opere che un cristiano doveva fare per entrare in paradiso, nel caso particolare di Canterbury, questa era una città che era diventata luogo di pellegrinaggi perché lì era seppellito Thomas Beckett (Enrico II aveva un caro amico e compagno di bisbocce che si chiamava Thomas Beckett, siccome enrico era costantemente in conflitto con la chiesa, decise di nominare arcivescovo il suo migliore amico Beckett. Inizialmente Beckett non era convinto di questa cosa ma poi per amicizia accetta e quindi diventa capo della chiesa d’Inghilterra. Siamo nel 1100, la gente le cose religiose le prendeva sul serio. Una volta diventato arcivescovo cambia radicalmente diventando religiosissimo e totalmente il paladino della chiesa contro il re. Capitò un caso controverso: un punto di scontro tra chiesa e stato era che la chiesa si arrogava una superiorità per quanto riguarda il diritto canonico, i preti non erano giudicabili dai tribunali laici. Un giovane prete lavorava come insegnante privato a casa di un nobiluomo, una sera quel giovane prete si ubriacò, violentò la figlia del nobiluomo e ammazzò il nobiluomo. Enrico II quindi voleva giustiziarlo come criminale comune, ma Beckett non voleva perché il giovane era un prete e non poteva essere giudicato da un tribunale laico. Per questo motivo i due ex migliori amici litigarono a morte. Casualmente mentre era con i suoi cavalieri lasciò intendere di voler essere liberato dall’arcivescovo, e allora i cavalieri andarono da Beckett durante una messa e lo ammazzarono. Una volta morto venne dichiarato santo e il luogo della sepoltura divenne il luogo principale dei pellegrinaggi inglesi. Becket è un simbolo dello scontro stato chiesa che segna l’Inghilterra fino a sfociare nello scisma. I Canterbury tales prendono il nome da un gruppo di pellegrini che stanno andando da Londra verso Canterbury, è gente comune, non ci sono aristocratici ricchissimi, ma figure sociali intermedie. C’è un cavaliere accompagnato da un paggio che però è suo figlio, c’è una priora che però è di campagna, ci sono mercanti, ci sono venditori di indulgenze. Il progetto di Chaucer era che ci fossero due storie all’andata e due al ritorno per tutti e 30 i pellegrini, ma resta incompiuto. La cosa interessante, moderna, è che Chaucer fa parlare con uno stile diverso ogni singolo narratore, è uno sforzo di realismo totalmente nuovo per la storia medievale (considerata come un’influenza di dante). Il prologo è la parte più divertente perché ci dà un affresco della società, sono tutte persone che si muovono ai margini della classe sociale a cui appartengono. Le classi sociali medievali si dividevano in 3 secondo Adalberone di Laon che nel 1025 in una delle sue opere Carmen ad robertum regem aveva teorizzato quello che era l’impianto della società feudale che rimane fino alla Rivoluzione francese: è divisa in chi prega, chi combatte e chi lavora. Chaucer si muove in un periodo in cui questa strutturazione della società inizia a scricchiolare sotto la spinta della borghesia in ascesa, perché è un periodo in cui la borghesia mercantile e manufatturiera comincia a diventare importante comincia a spostarsi dalle corti alle città. Le classi sociale che lui presenta quindi non sono perfettamente inquadrate nella tripartizione di laon. Comincia invece a presentare una società fluida. Questo momento dell’ascesa della borghesia si era cominciato a muovere in corrispondenza con la data della grande peste del 1348, in cui l’Europa forzatamente cambia soprattutto dal punto di vista economico. Questo cambiamento ha un notevole influsso sulla cultura che si fa più cultura borghese e cittadina piuttosto che aristocratica e cavalleresca, ma comunque Chaucer non le disprezza. Per Chaucer in realtà i valori della cavalleria, soprattutto per quello che riguarda …, sono cose del tutto positive ma presentate con una figura del cavaliere povero, quasi borghese. Il periodo post 1348 è un periodo molto religioso in cui viene messa in discussione la valenza del clero. La tematica della corruzione del clero e l’utopia di un clero veramente aperto alla gente è una tematica che ha fatto dubitare diversi scrittori che Chaucer fosse un lollardo, un’eresia medievale che era stata fondata da wycliffe. Non è possibile dire se appartenesse a questa eresia o meno ma il modo in cui presentava il clero si avvicinava molto. I lollardi volevano la bibbia in tutte le lingue e non solo in latino e poi volevano che il clero fosse qualcosa di socialmente pervasivo. Tra i lollardi più famosi abbiamo un personaggio che Shakespeare trasforma in Falstaff che era stato il braccio destro del giovane re enrico V ed era finito per essere stato arso vivo per le sue idee considerate eretiche. Da wycliffe arriviamo a parlare della corruzione (?) della bibbia. 8 marzo ’22 Storie di re Artù --> siamo qualche anno dopo Chaucer, se i racconti di Canterbury sono finiti alla fine del 300, qui siamo un centinaio i anni dopo perché è stati pubblicato per la prima volta nel 1495, periodo in cui iniziano i primi editori (incunavoli [dalla radice culla] primi libri stampati nel 400, mentre i libri stampati nel 500 si chiamano cinquecentine). Lo pubblicò Caxton, il primo editore inglese. Chi era Thomas malory? un signorotto di campagna che durante la guerra delle due rose combatte’ un po’ per una fazione e un po’ per un’altra, che aspiravano al trono d’Inghilterra. La guerra delle due rose è la grande tragedie del tardo medioevo inglese perché era una guerra civile in cui la nobiltà si schiera conto la corona del plantageneto (discendenti sono gli york e lancaster, alla fine vincono gli york ma la vittoria che si chiamano mistery plays: l’idea di un avvenimento importante dal punto di vista religioso, infatti raccontano le storie della bibbia, l’arca di noè, la creazione, la caduta dell’uomo e le teorie della vita di gesù, tutte cose tratte dalle sacre scritture. Dietro l’organizzazione in questi spettacoli c’erano le gilde, che erano delle corporazioni di lavoratori che finanziavano le rappresentazioni, fornivano gli attori, pagavano i costumi ma fornivano anche le ispirazioni, cose in qualche modo erano simboliche del loro stesso lavoro. L’Inghilterra nel medioevo era quindi in luogo dove si stava affermando il terzo stato, perché sono tutte rappresentazioni tute allestite in luoghi della chiesa ma nella loro organizzazione la parte attiva anche dal punto di vista finanziario è la borghesia urbana. Abbiamo poi anche l’altra tipologia legata alle storie dei santi che si chiamano miracle plays, in particolare dei santi che nel medioevo venivano chiamati i 49 ausiliari. Che avevano la funzione di insegnare la dottrina cristiana alla gente che non sapeva né leggere né scrivere. Con l’avanzare del medioevo, con il grande shock della peste del 1348, queste sacre rappresentazioni cambiano e diventano più moderne perché invece di occuparsi delle vicende dei santi e della bibbia cominciano ad occuparsi delle vicende delle persone, dei singoli nasce quindi quello che è il primo teatro realistico ovvero i morality plays, che sono dei drammi in cui abbiamo delle vicende che coinvolgono persone normali che devono compiere dele scelte che si trovano davanti ai dei drammi morali. I personaggi sono persone normali o personificazioni dei vizi e delle virtù. Il più famoso fra i morality plays è Everyman è considerato anche il primo dramma inglese perché è un dramma piuttosto moderno, è la storia di un giovane borghese di una città che ha molti soldi, moli amici, fa una vita di feste, ha tutto dalla vita. Però dio gli manda la morte che è personificata ed è un maschio. Scende questo uomo e gli dice che deve fare un lungo viaggio. Lui implora la morta di lasciargli un po' di tempo perché vuole che qualcuno lo accompagni. La maggior parte del dramma è composta de everyman che va a chiedere agli amici, alla fidanzata, alla personificazione delle ricchezze di accompagnarlo. Tutti rifiutano. Il rifiuto più devastante è quello della fidanzata perché si rende conto che l’amore non reggeva difronte alla tragedia che gli stava capitando. L’unica personificazione che accetta di seguire everyman è la personificazione delle buone azioni. Quindi non va da solo alla morte ma viene accompagnati dalle buone azioni. Everyman presenta come dramma delle dinamiche molto moderne. È stato composto nel 1485, proprio per questa sua grande modernità è stato rivisitato nel teatro del 900, prima di tutto nel 1901 da uno dei primissimi registi moderni cioè william paulle (uno dei primi perché i registi non esistevano prima della fine nel 800, perché il taro fino a quel periodo era fatto d famigli di attori che gestiscono il teatro quindi un tetro dell’attore, quando invece diventa più importante l’aspetto letterario e artistico, nasce la figura del regista che è la personalità unificatrice di una performance teatrale). I primi registi scelgono di dissotterrare i vecchi drammi per dare la propria impronta a qualcosa che non fosse familiare al pubblico del loro tempo. L’utilizzo del dramma medievale fu una pietra miliare del teatro della regina. Fu ripreso anche in Austria e riscritto da Hugo von Hofmannsthal che nel 1911 scrive la versione tedesca Jedermann. Questa riscrittura di everyman viene presa dalla diocesi di Salisburgo e ogni anno viene rappresentata nel festival di Salisburgo e per molti anni la regia di questo jedermann viene affidata a uno dei più importanti registi sperimentali del 900 ovvero max Reinhart. Lui fu alla base del movimento del teatro d’arte che abbiamo nei primi decenni del 900 soprattutto nell’Europa continentale ma lui era ebreo e ad un certo punto dovette scappare dall’Austria quando stava per essere annessa la Germania e scappò in America ad Hollywood dove però non riuscì mai a fare soldi a differenza di quelli che aveva potuto fare in Austria dove era ricchissimo e aveva una collezione d’arte sterminata in una villa bellissima. La sua storia somiglia a quella di everyman. la storia di reinhart è stata trasformata nell’ultima più moderna rivisitazione di everyman: il titolo è afterlife e l’autore è il famoso drammaturgo contemporaneo Micheal freimann che sceglie di mettere in scena everymann in cui la morte è l’ufficiale nazista che va a prendere max Reinhart. La sensibilità che dà vita ai morality è quella post peste del 1348 che porta in tutta Europa tutta una serie di tematiche che sono parenti tra loro: prima di tutto abbiamo la dans macabre/dance of death in cui la rappresentazione della morte porta via gli esponenti delle varie classi sociali e nasce con la peste perchè è un momento in cui la morte non guarda in faccia nessuno. La danza macabra la ritroviamo in molte raffigurazioni artistiche forse la più famosa è quella di Holbein che è il più grande pittore tudor alla quale dedicò un intero volume. Il trionfo della morte è collegato e a volte strettamente inscindibile dalla danza macabra. La morte qui è a cavallo con le frecce, simbolo della peste, che colpisce il povero, il ricco, il giovane e il vecchio. Sono immagini di livellamento della società perché la morte porta via tutto sena fare distinzioni sociali e fa riflettere anche sulla vanità di tutto, cioè su quanto siano superflui i beni terreni. E’ questo tipo di concetto che appartiene everyman, proprio perché la morte porta via lui che ha tutto. L’europa post 1348 e quindi post peste riflette quindi su questo concetto, riflette sulla natura effimera delle cose: questo fa sì che cominci a svilupparsi una nuova sensibilità e anche un nuovo tipo di spiritualità, non concentrata più tanto sui beni materiali (infatti la cristianità prima della peste non era così cupa e macabra e aveva un livello di spiritualità differente). Il tema della morte va a confluire nel tema della vanità (es. teschio con corona o natura morta che presenta i primi segni di decomposizione). 11 marzo ’22 Il periodo tudor à la transizione tra i plantageneti e i tudor, sarà come la transizione tra l’età eduardiana e il modernismo. La guerra delle due rose finisce con la vittoria dei york, vittoria che però dura ben poco perché l’ultimo re della famiglia degli york che è riccardo III è un uomo che suscita intorno a lui una serie di congiure. È stato dipinto da molti come una sorta di personaggio molto malvagio che deriva dalle influenze dal riccardo iii di shakespeare che lo dipinge come un mostro di cattiveria e fisicamente ma storicamente le cose non sono così. Non è stato il più popolare dei re ma neanche il peggiore, era come tanti altri che cercava di dare stabilità ad una terra che aveva sopportato una lunga e sanguinosa guerra civile ma aveva fatto i conti senza l’oste he era enrico tudor. Riccardo iii era l’ultimo dei plantageneti e per questioni di congiure di trova ad essere indebolito. Ne approfitta un giovane aristocratico che era il duca di richmond che di nome si chiamava henry tudor. Era stato mandato in esilio in francia perché era ml visto dalla famiglia di riccardo iii e da lui stesso perché poteva vantare una qualche pretesa al trono, ma in realtà i tudor non erano discendenti dai plantageneti, loro discendevano da quella che era stato la moglie di un plantageneto ovvero la moglie i enrico v, caterina di valois, quindi e loro pretese erano molto labili. Enrico era stato esiliato in francia per queste sue pretese e ne tornò con una banda, sbarcarono senza sapere come sarebbe andata a finire. Il futuro enrico vii, quando arriva in Inghilterra per sfidare riccardo iii è veramente un avventuriero e da uomo molto coraggioso, questa banda va ad affrontare l’esercito di riccardo iii. Enrico tudor sapeva che riccardo era indebolito da congiure interne ma non poteva sapere dello scontro che stava per succedere. I due eserciti si scontrano nella battaglia di bosworth che avviene nell’agosto del 1485. È considerata dagli storici la vera fine della guerra delle due rose perché è il momento in cui i plantageneti vengono definitivamente eliminati dalla linea di successione al trono inglese perché riccardo iii viene sconfitto e ucciso in battaglia e per anni non si capì dove fosse finito il suo cadavere, che alla fine si trovò in un parcheggio. [Riccardo iii aveva un grosso problema di disabilità, un problema osseo che lo risultava deforme]. Secondo una leggenda riccardo iii aveva rinchiuso i due nipotini in una torre perché erano eredi al trono e poi li fece uccidere, ma gli storici sono convinti che questi nipoti furono stati uccisi da enrico tudor, quello che invece attuerà una massiccia epurazione di tutti i possibili eredi dei plantageneti fu enrico vii. Enrico tudor, sconfitto riccardo diventa re con il nome di i enrico vii ma i plantageneti non erano finiti, a parte i due bambini della torre c’era tutta la famiglia che discendeva dal duca george di clarence (fratello maggiore di riccardo iii). Riguardo questa famiglia, non avevano trovati nessun modo per accusarla di tradimento e allora enrico vii prima e poi suo figlio dopo li accuseranno di congiure mai esistite e sistematicamente li faranno giustiziare tutti. I tudor che hanno poca legittimità si danno immediatamente la pensa di far sparire chi invece aveva una vera pretesa al torno. Oltre fare fuori tutti i loro nemici e che poteva avere una pretesa al trono, enrico vii si dà da fare per crearsi un’immagine solidamente regale tutta per se e lo fa in due modi: il primo è quello di cercare un’alleanza con i sovrani più importanti dell’europa cristiana cioè isabella di castiglia e ferdinando d’aragona che sono i re di spagna i quali mandano in Inghilterra la loro figlia caterina perché sposi il figlio primogenito di enrico vii che non è enrico viii ma è un ragazzino che si chiamava il principe arthur. Qui arriviamo alla seconda operazione ovvero la campagna culturale che viene attuata da enrico vii e oi ernico viii. I tudor che erano gallesi si autocandidarono come discendenti di re artù, i tudor attuano una operazione di immagine che si tratta di una ricostruzione d tutti quei cerimoniali di camelot, quindi chiama il primogenito artù. Ma questo principe era molto cagionevole di salute e quando lui va in sposo alla giovane figlia di isabella e Ferdinando, ovvero caterina d’aragona, quando la sposa dopo pochissimo muore. Entrambi giovanissimi. Non si capisce se i due abbiano o meno consumato il matrimonio. Caterina d’aragona è una ragazza bellissima e il fratello minore del principe arturo, che era stato destinato a diventare arcivescovo di canterbury, si ritrova ad essere l’erede al trono ovvero ad essere quello che sarà enrico viii. Quando enrico vii muore, enrico viii sale al trono e la prima cosa che fa è sposare la vedova di suo fratello. Enrico viii da giovane è un ragazzo sognante molto intellettuale (dal momento che era stato preparato ad essere arcivescovo), quindi sposa la vedova del fratello, nonostante fosse proibito dalla chiesa. Per sposarla si fa mandare una dispensa dal papa, cosa tipica del medioevo. Enrico viii che è un intellettuale e fuori dal comune si mette a portare a termine l’opera iniziata da suo padre di trasformare la corte inglese in una seconda camelot e gli viene abbastanza facile perché essendo uomo molto carismatico, si circonda della maggior parte dei nobili approfittando del fatto che finita la guerra di nobili ce ne fossero molto meno e consolidando così il proprio potere sempre più assolutistico perché toglie ai nobili tutte quelle che erano state le loro prerogative di responsabilità territoriale, se li porta prima a londra e poi nel palazzo di hampton court (che aveva ricevuto in dono d un cardinale). Lì dentro abbiamo una attivissima vita intellettuale, vita di corte molto vivace con artisti anche importati dall’estero. Enrico viii o comprava opere per esempio italiane e comincia quelle che saranno poi le grandi collezioni reali (elisabetta d’inghilterra di oggi, per esempio, è la più grande collezionista del mondo). Enrico viii fa venire anche quello che è il ritrattista simbolo della corte tudor che è hans holbein the younger. Quindi si circonda di artisti e intellettuali, lui stesso compone sia poesia che musica ma ha un grosso problema ovvero non riesce da sua moglie ad avere un erede maschio. Caterina d’aragna rimane incinta molte volte ma le sopravvive solo una figlia che chiamano mary, mary tudor. Questo problema di non riuscire ad avere figli comincia a creare problemi pratici perché un re senza discendenza è un re che lascia un regno in preda alla guerra civile. Enrico viii he aveva studiato da prete si fa anche un problema teologico perché nella bibbia, nel deuteronomio c’è scritto che se uno ha un rapporto sessuale con la vedova del fratello e la sposa i due non avranno discendenza. Enrico viii che era un uomo di chiesa pensa allora che il fatto che non avesse figli dipendesse dalla dispensa non valida del papa che gli aveva mandato per il matrimonio. Ad aiutare questa crisi di coscienza si aggiunge il fatto che lui si innamora di un’altra donna ovvero anna bolena. Però anna non vuole essere l’amante, vuole essere sposata. Enrico viii decide di convocare la famosa corte dell’annullamento, un tribunale ecclesiastico che doveva dissolvere il matrimonio fra lui e caterina d’aragona dichiarando non valida la dispensa che avevano ricevuto dl papa. Questo tribunale non funziona e allora enrico decide, spinto anche dalla stessa anna, di lasciare la sua fedeltà alla chiesa di roma. Questo è il momento del famoso scisma anglicano. È uno dei moment più grosso impatto anche a livello culturale per l’Inghilterra. Enrico viii non era protestante. Lo scisma anglicano è il momento in cui il re dice che il capo della chiesa d’Inghilterra è lui e non il papa, per cui le decisioni della chiesa le prende lui e quindi risolve il problema che aveva causato l’assassinio di thomas becket. Enrico viii però non era protestante, era cattolico dal punto di vista dottrinario e quindi durante il suo regno i protestanti vengono perseguitati. Il fatto che il distacco da roma non abbia una valenza teologica ma una valenza politica bisogna ricordarlo perché serve a capire come mi sotto il regno del figlio di enrico viii i cattolici vengano perseguitati solo per motivi politici mai per motivi dottrinari. Il cattolicesimo diventa sotto il periodo elisabettiano un problema per una questione politica. Il problema fondamentale è che crea una situazione di impossibile conciliazione fra fedeltà al papa e.. al re per tuta una serie di persone. Prima di tutti i grandi ecclesiastici i grandi vati che erano feudatari del papa oppure dei cattolici particolarmente estremi per esempio thomas moor, che viene decapitato perché non accetta il fatto di non dipendere dal papa. Stesso problema ce l’ha i grandi abati, i monaci certosini, diversi dei quali vengono macellati. I monaci stilizzato e Wyatt che inserisce un io poetico dai tratti autobiografici è una novità. Parlando del sonetto bisogna prima di tutto considerare la forma di cui parte che è il sonetto petrarchesco formato da due quartine edue terzine. La forma principale usata da Petrarca è quella con la rima AB BA AB BA CD CD. Wyatt lo riprende però spesso non invariabilmente perché oscilla molto nello schema del sonetto, lui sostituisce alla classica rima incatenata del sestetto petrarchesco una rima CD DC CC: cioè una terza quartina con lo stesso scema di rime delle prime due e un distico a rima baciata (couplet) alla fine, cioè due versi che fanno rima perfettamente tra loro. Queste sue forme sperimentali che più si allontanano dallo schema petrarchesco sono quello che poi costituiscono il sonetto inglese o shakespeariano che sarà codificato prima di shake dall’altro poeta tudor che è Henry Howard conte di Surrey che è un contemporaneo di Thomas Wyatt ed è quello che dà la forma definitiva al sonetto inglese composto d tre quartine e un distico a rima baciata. Howard è il cugino di anna bolena, ha la malaugurata idea di tramare in congiure e infatti è l’ultima vittima di enrico viii. Whoso list to hunt, I know where is an hind Il primo sonetto è pressoché una traduzione di un sonetto di Petrarca, stare così attaccato alla forma e alla sostanza all’originale lasciava a possibilità a Wyatt di parlare di qualcosa di scomodo ovvero di anna bolena. Sono anni abbastanza cruciali perché nel 1530 enrico viii stava già corteggiando anna bolena, nel 1533 la sposa e del 1536 la decapita. Parlare di anna bolena in tempi così caldi non era molto sicuro per lui, ma tradurre un sonetto di Petrarca toglie il sospetto di una nota molto personale che però Wyatt fa risuonare. Immagine del cervo che non deve essere toccato deriva da una fonte tardo latina di un autore che si chiamava solino che ave ascritto che 300 anni dopo la morte di cesare si erano trovato degli scheletri con scritto sul collare “non mi toccate perché io appartengo a cesare”. Collectanea rerum memorabilium da cui deriva l’immagine del cervo col collare. La differenza fondamentale è che Petrarca in tutta la poesia parla della cerva e solo marginalmente dell’io poetico, solo verso la fine quado descrive il risvegliarsi da un sogno; invece Wyatt si focalizza su chi vede la cerva e in particolare su cacciatori. Petrarca ci presenta un io poetico che contempla una cerva, Thomas Wyatt ci presenta un io poetico che invita altre persone ad andare a caccia in un ambiente di corte (Enrico viii per una buona parte del suo regno era stato un grandissimo cacciatore). Diamanti/ diamanti e topazi: Nel medioevo le pietre hanno un significato oltre ad avere dele proprietà, la cultura medievale attribuisce alle pietre delle proprietà curative e simboliche. Petrarca metteva il topaio che era simbolo di castità e il diamante che era simbolo di determinazione. Togliendo il topazio si vede cosa Wyatt pensasse di anna bolena. Wyatt era molto collegato alla filosofia dello stoicismo. Era stata Caterina d’Aragona a chiedere a wyatt di tradurre uno dei manuali medievali di stoicismo più famosi che era stato scritto da Petrarca sui rimedi della fortuna buona o cattiva. Il problema è che Wyatt si annoiava da morire e quindi tradusse un autore francese che a sua volta aveva scritto una traduzione di un’opera di Plutarco che si chiamava sulla tranquillità e la sicurezza dell’animo. Lo stoicismo sta alla base della filosofia delle corti e dell’epoca elisabettiana. Rispetto all’originale di Petrarca, bisogna notare che Wyatt inserisce un po’ di quello che diventerà antipetrarchismo mo perché è bello che questa donna è bella ma in passato c’è stato con anna, non è irraggiungibile come laura ma che è stata molto raggiungibile e che poi ha cambiato idea e non è più stata con l’io poetico. Questo sarà l’inizio dell’antipetrarchismo che reggerà in tutta la poesia inglese. They flee from me (stanze di sette versi in pentametri giambici) È una poesia che rievoca la perdita di una donna amata però con una ambiguità che è tipica di Wyatt perché dal primo verso si vede che può parlare di una donna amata oppure può parlare di tutte quelle persone che lo vanno a cercare… parla di una rievocazione di una donna che un tempo è stata nella stanza di Wyatt ma continuamente gioca con l’ambiguità tra la donna e i cortigiani. …. …. Io li ho visti, dolci, mansueti e miti, che ora sono selvatici e non si ricordano che un tempo si erano messi in pericolo per mangiare il pane dalla mia mano e adesso se ne vanno in giro alacremente cercando in un continuo mutare. Sia ringraziata la sorte un tempo è stato diverso Venti volte meglio; ma una volta in particolare Quando il suo vestito slacciato le cadde dalle spalle E lei mi prese dalle braccia lunghe e sottile E con ciò tutta dolce mi baciò E disse piano “cuore mio, ti piace questo?” Non è stato un sogno: io ero del tutto sveglio Ma ora è tutto cambiato attraverso la mia gentilezza In questa strana abitudine di abbandonare; (di nuovo ambiguo) E io ho il permesso di andarmene grazie alla sua bontà, E anche lei ha il permesso di usare la su voglia di cose nuove. Ma dato che io sono stato trattato così gentilmente (to serve significa trattare qualcuno in quale modo ma è ironico in questo caso) Vorrei sapere che cosa si è meritato lei. Parola chiave danger. Il rifugio da questo mondo delle corti è nello stoicismo senechiano che in Wyatt si percepisce parecchio una filosofia perfetta per la corte. Lo stoicismo è una filosofia che spinge la persona, il filosofo, a tenersi lontano dalle passioni dagli estremi delle passioni. L’immagine tipica dello stoicismo senechiano che troviamo per esempio nell’opera più nota che è sulla tranquillità dell’animo (de tranquilllitate animi) è quella di un uomo che dalla riva guarda il mare in tempesta che sono le passioni umane e l’uomo se ne sta sicuro sulla riva e le guarda. Seneca era un uomo di corte e viveva in una corte tipica rinascimentale quella di nerone. Seneca è un uomo di corte anche importante, lui era stato il precettore di nerone ed era anche molto ricco, uno dei più ricchi della roma di quel periodo ma ebbe la malaugurata idea di partecipare ad una congiura che voleva ristabilire una qualche forma di libertà e democrazia dentro o stato romano, la congiura dei pisoni. Seneca fu scoperto e condannato a morte e siccome era stato il vecchio precettore di nerone gli fu concesso di suicidarsi e si tagliò le vene nella vasca di casa sua. Seneca è importante per il teatro inglese per due motivi: la prima è per il fatto che lui abbia… lo stoicismo quindi questa filosofia che era perfetta e l’altro motivo è come drammaturgo. Le sue tragedie sono importanti per due motivi: siccome sono tragedie che vogliono divulgare lo stoicismo allora i protagonisti delle tragedie pronuncia in punto di morte dei lunghissimi monologhi che sono basati su quest’idea che tutto è vanità e la vita non conta niente. Questi monologhi sono in realtà il suo legato più importante alla tragedia elisabettiana dove la gente pronuncia dei monologhi altamente poetici, mentre la seconda eredità di seneca è lo splatter perché le tragedie non erano fatte per essere rappresentate in tato ma per essere lette quindi a differenza del reso de teatro classico, e tragedie senechiano si possono far vedere cose che in teatro non i possono far vedere. Quando nel rinascimento la gente comincerà a prendere seneca come modello di teatro penserà che tutte le atrocità che lui descrive siano fatte per essere rappresentate in scena e quindi il teatro elisabettiano è un teatro che sembra scritto da quentin tarantino. Il teatro elisabettiano è molto diverso dal teatro medievale perché ne frattempo abbiamo avuto tutti qui sconvolgimenti religiosi che avevano fatto si che scomparisse i morality plays, tutto il teatro religioso del medioevo scompare perché a parte di tuta quella cultura cattolica che aveva segnato l’Inghilterra medievale non è più accettabile fare le rappresentazioni con le vite cìdei santi i un paese cha aveva abbandonato il cattolicesimo. L’età elisabettiana è un’età in cui c’è una grande ricchezza e un rifiorire delle arti ed Elisabetta è una che cerca di aiutare gli studenti, è molto all’avanguardia e come regnante in generale perché per esempio comincia a prendersi cura dei giovani istituendo borse di studio e dando soldi ai college. Fiorisce molto la vita universitaria e gli studenti si mettono a fare teatro per divertimento e copino seneca, producono delle imitazioni del teatro senechiano. Per tutta la prima parte dell’età elisabettiana conosciamo un gruppo che si chiama gli ingegni dell’università che sono dei giovani di provenienza universitaria che si mettono a fare teatro il più importante è christopher marlowe (con lui abbiamo Robert Greene, thomas nashe e thomas middleton). L’influenza di seneca si fa sentire anche nella struttura perché abbiamo i cinque atti, alcune delle rime tragedie elisabettiane ispirate a seneca contengono anche il coro perché nel teatro antico e greco c’è il coro che commenta l’azione, una sorta di voce fuoricampo. Questo coro nel teatro elisabettiano maturo sparisce completamente. L’altra cosa tipica delle tragedie senechiane e che viene importata nel teatro elisabettiano sono i fantasmi. Tipicamente nel teatro elisabettiano abbiamo un fantasma che appare e chiede vendetta. Dalle tragedie senechiano viene importata anche l’idea di destino, di fato. I personaggi senechiano sono personaggi in balia del destino e quelli delle opere elisabettiano sono ugualmente in balia del destino. La più grossa influenza di questi primi drammi che avvengono in ambito universitario elisabettiano vanno ad avere un impatto sul primissimo autore di teatro cioè thomas kyd autore della tragedia spagnola (spanish tragedy) che era coetaneo e coinquilino di marlowe che gli crea un problema con le autorità perché ad un certo punto marlowe venne sospettato di ateismo per uno scritto che teneva in casa e il povero kyd fu anche arrestato e torturato dall’autorità elisabettiane perché a quel tempo l’ateismo era punibile con la morte. 15 marzo ’22 Kyd è importante perché si fa risalire a lui il rimo dramma elisabettiano davvero autonomo, è con la sua spansih tragedy che abbiamo il primo dramma elisabettiano che già ci porta in un sottogenere. Kyd è importante anche perché lui fu quello che scrisse a prima versione di amlet, è un dramma perduto e gli studiosi tradizionalmente lo chiamano ur-amlet: questo termine è mutuato su quello di urfaust. Gli studiosi di letteratura tedesca quando vanno ad analizzare il faust di goethe vanno ad analizzare le varie versioni che goethe in vari decenni è andato elaborando, la rima versione del faust si chiama urfaust, il nucleo da cui parte tutta la storia. Questo dà origine alla parola di uramlet. La spanish tragedy è il primo esempio di quell0 che si chiama il revenge play o revenge tragedy. La trama è complicata: inizia con il fantasma di andrea che è in scena insieme alla personificazione della vedetta (morality play, tradizione del teatro medievale on muore del tutto). Il fantasma di andrea e la vendetta rimangono in scena dall’inizio alla fine e hanno la funzione di coro. Andrea è stato, prima dell’inizio del dramma, ammazzato in guerra perché c’è la guerra tra gli spagnoli e i portoghesi e andrea che è un ufficiale spagnolo è stato ammazzato da baltazar che è il figlio del viceré di portogallo e al suo fantasma kyd lascia il prologo e anche al fine della tragedia in cui lui commenta sula vanità di tutto. Poi abbiamo un personaggio che si identifica con il cattivo (villain) che si chiama lorenzo, il nipote del re di spagna e a lui viene affidato baltazar quando baltazar viene fatto prigioniero dagli spagnoli, la fidanzata di andrea si innamora di un ragazzo che si chiamava oratio e tempo era un crimine che nel caso di pedofilia poteva portare alla condanna a morte. Marlowe collezionò accuse di ateismo e omosessualità, qualunque sia la verità a noi interessa il fatto che effettivamente le sue idee sulla religione, sull’uomo e la posizione dell’uomo nell’universo e le idee sull’amore, così come ci appaiono dalle sue opere, sono tutto fuorché convenzionali. Dido, Queen of Carthage 1585-87, Tamburlaine the Great, Part I, Part II, The Jew of Malta, 1589-90, Doctor Faustus, 1588-92, The Massacre at Paris, 1593 opere teatrali di marlowe. Marlowe durante la sua vita breve, nel 1593 muore a 29 anni, riesce a diventare il drammaturgo più stimato dell’età elisabettiana nonostante la sua personalità così controversa, così piena di lati oscuri, perché lui è un maestro non solo nella caratterizzazione dei personaggi ma anche nella metrica perché se con i primi elisabettiani avevamo delle forme metriche un po’ incerte che tendevano già in thomas kyd verso il blank verse, in marlowe abbiamo l’identificazione completa e definitiva del metro del teatro con questo blank verse. È un insieme di pentametri giambici sciolti ovvero versi con cinque accenti giambici, cioè composti da sillabe atona, tonica, atona, tonica e così via per cinque volte sciolti, cioè che non fanno rima tra loro. In italiano l’equivalente è l’endecasillabo sciolto, infatti le più importanti opere inglesi in pentametri giambici in italiano sono state tradotte in endecasillabi sciolti, non tanto le opere teatrali quanto i poemi, perché il blank verse è anche il metro dei poemi epici inglesi, per esempio il paradiso perduto di john milton. Il sistema del blank verse teoricamente è sempre atona, tonica ma se fosse sempre così, sarebbe una filastrocca invece che un pezzo teatrale quindi in realtà all’interno del blank verse lo schema degli accenti spesso cambia per dare naturalezza alle battute dei personaggi. Marlowe è il primo ad utilizzarlo sempre nelle sue tragedie, non è ancora perfetto come quello che vedremo nella maturità di shakespeare, ma è comprensibile perché marlowe è un giovane uomo la cui carriera è stata troncata, mentre shakespeare riesce a maturare. Le opere che lui scrive sono opere un po’ ancorate alla tradizione e un po’ innovative; è un autore un po’ di passaggio ma per il suo tempo veniva considerato il migliore. La sua opera nota è didone regina di cartagine che si innamora di enea quando lui va ospite da lei ma enea riparte perché ha un’altra missione, cioè quella di andare a fondare roma, e didone si uccide. È una tragedia molto classica e molto dotta, marlowe era uno di quegli ingegni universitari, uomini che venivano da cambridge e da oxford, non autodidatti come shakespeare. Tamburleine è quella per cui diventò famoso, infatti alla prima parte fece succedere anche una seconda parte, è la storia di un giovan pastore che riesce a diventare imperatore. In Tamerlano marlowe ci presenta il suo tipico personaggio che viene chiamato un overreacher, cioè una persona che vuole sempre di più, che vuole conquistare sempre di più, che si tratti di soldi, potere o sapere. I personaggi di marlowe sono molto romantici in senso tecnico, perché sono personalità molto forti che vogliono sempre di più, che vogliono l’infinito. Tamerlano in questo caso rappresenta la sete di potere, di grandezza. Poi abbiamo quella che viene rappresentata di più anche oggi, cioè l’ebreo di malta che è molto particolare; è la storia di un ebreo che abita a malta a quei tempi governata dai cavalieri di malta. Un giorno il capo dei cavalieri di malta che si chiama Farnese espropria tutti i beni di Barabba, l’ebreo, e allora Barabba architetta un piano di vendetta (è una revenge tragedy). Barabba subisce un torto da parte di farnese e quindi comincia la propria vendetta perché gli hanno tolto tutto rimanendo completamente povero. Questa vendetta si fa molto cruenta perché per raggiunger il suo scopo Barabba arriva ad avvelenare un intero monastero di monache e fare altri morti compresa la propria figlia, perché lei aveva cominciato ad avere dei ripensamenti sulla sua religione e voleva diventare cristiana perché si era innamorata di un cristiano. La storia finisce con una punizione per il vendicatore perché barabba finisce bollito vivo. Questa è fra le opere di marlowe quella che ha più connessioni con il teatro medievale, perché nei moraliti plays molto spesso avevamo storie di ebrei che avevano compiuto qualche sacrilegio. Nel medioevo la gente aveva delle grandi superstizioni nei confronti degli ebrei, molto spesso venivano accusati di sacrilegi, profanazione delle ostie, cose senza fondamento, ma nell’immaginario collettivo la gente li accusava di crimini efferati. Marlowe si muove in un periodo in cui sono ancora molto forti le superstizioni medievale nei confronti degli ebrei. Nell’ebreo di malta ci sono le caratteristiche antisemitiche tipicamente medievali figlie del retaggio dei morality plays, ma marlowe distribuisce la cattiveria anche, e forse anche di più, sui cristiani. Marlowe è un libero pensatore, quindi si, distribuisce al pubblico il tipico stereotipo antisemitico medievale, quello che il pubblico si aspettava, ma quello che il pubblico non si aspettava è che marlowe fa sì che i cattivi siano altrettanto i cristiani che si dimostrano altrettanto crudeli e vendicativi rispetto a barabba che in fin dei conti finisce per essere una vittima. È interessante l’ebreo di malta perché fin dal prologo abbiamo la figura di machiavelli che diventa per gli elisabettiani sinonimo di perfidia e il machiavellismo si può notare non tanto in barabba che in fondo è un uomo spinto alla vendetta per aver subito un torto, ma prima di tutto si nota nei personaggi cristiani, in farnese che è un personaggio machiavellico. Innanzitutto, bisogna dire che non è vero che machiavelli ha detto che il fine giustifica i mezzi. Machiavelli, quando scrive il principe, ha in mente la tragedia che era seguita al governo del Savonarola a Firenze, Girolamo savonarola domenicano predicatore, un uomo spirituale che si trova ad essere capo del governo di una repubblica che non sa governare e lo stato si indebolisce. Savonarola finisce malissimo ma finisce male anche la repubblica perché arrivano i francesi e conquistano la città. Quindi, quando machiavelli scriveva il principe, aveva in mente cosa sarebbe potuto succedere se si mischiava una forte religiosità ai doveri di un capo di stato e fatale era l’indebolimento che conseguiva al fatto che una persona anteponeva i principi religiosi alla ragione di stato. Quindi machiavelli ci presenta il Principe ideale che è quello che non scende a compromessi e che usa la religione come strumento di potere, una religione di cui non è veramente convinto. Quando scrive il principe non sta dettando il manuale del perfetto governante ma cerca di dettare un manuale del perfetto governante, di colui che in qualche modo cerchi di anteporre ai propri interessi personali e a volte ai dettami della morale, la ragione di stato. In sostanza è un trattato sulla difesa dello stato, cercare di proteggere dall’indebolimento che potrebbe conseguire a un atteggiamento troppo pesantemente improntato alla morale, per questo motivo non dice mai che i fine giustifica i mezzi, non ha in mente di creare un perfetto machiavellico ma di salvare uno stato. Quello che invece arriva sul teatro elisabettiano non è tanto il principe di machiavelli. Gli ugonotti, i protestanti francesi, sono teorici antimachiavellici che inventano la leggenda per cui machiavelli avrebbe detto che il fine giustifica i mezzi. Ma questi teorici avevano in mente non tanto il principe di machiavelli, quanto la regina di francia, la terribile caterina de medici, che era una personalità machiavellica perché poneva difronte al mondo l’immagine di una madre estremamente amorevole verso i propri figli diversi dei quali finirono per diventare re di francia e poneva sempre difronte al mondo l’immagine di una regina estremamente pia, però non solo tramava per mettere al trono questo o quell’altro figlio ai danni degli altri figli, ma era anche stata l’organizzatrice della strage di san bartolomeo, che è un capolavoro di machiavellismo perché la storia era una strage di tutti i nobili protestanti che erano stati invitati alle nozze della figlia con il re di navarra. Quindi questo matrimonio pacificatore tra margherita di valois ed enrico di navarra, che era il re di navarra e capo dei protestanti, era stato usato per ammazzare tutti i nobili protestanti che erano andati a celebrare le nozze. Questo trauma della notte di san bartolomeo è quello che va a stabilire nell’immaginario collettivo l’idea distorta di machiavelli che gli inglesi elisabettiani avevano di machiavelli, per creare quel capolavoro di caratterizzazione teatrale che è il tipico personaggio machiavellico del teatro elisabettiano. Più importante trattato antimachiavellico  innocent gentillet (giurista ugonotto), “Discourse contre Machiavel” Il personaggio machiavellico di solito è un potente e di solito è colui che commette il torto che presenta all’esterno un’immagine di grande bontà e religiosità e invece sotto sotto è malvagio e cattivo. Teatralmente parlando di solito i personaggi machiavellici sono i più interessanti, i meglio caratterizzati, per un motivo tecnico, perché propone agli altri personaggi un’immagine di sé ma poi si confida con il pubblico. Noi pubblico siamo quelli che sappiamo quello che c’è sotto. Questo fa sì che le parti dei personaggi machiavellici nelle tragedie elisabettiane siano quelle più difficili perché abbiamo un personaggio che si pone in un certo modo con gli altri personaggi e che solo noi pubblico sappiamo cosa vuole e quindi abbiamo una parte difficile perché si deve presentare su due piani, l’apparenza e la realtà. Personaggi machiavellici abbondano nel teatro elisabettiano, ma i tratti principali sono questi: una persona potente che ha una sua agenda di crimine e di malvagità ma che si mostra all’esterno come una persona buona, religiosa, affabile e positiva. Nell’ebreo di malta il machiavellico è senz’altro farnese. L’altra tragedia importante è il dr faustus e edoardo II, che è una tragedia particolare perché per la prima volta in teatro vediamo una storia d’amore omosessuale. Edoardo II è il re d’inghilterra, è esistito davvero e quindi è un dramma storico oltre che una tragedia. È sposato con isabella, che è una principessa francese ma di cui non è innamorato, perché è innamorato del maggiordomo gaveston, di un uomo di corte. Edoardo in questo suo grande amore per quest’uomo comincia a concedergli tanti privilegi e questo corrisponde anche alla storia, questi privilegi ad un uomo venuto dal nulla creano dei rancori, delle congiure capitanate dalla moglie che alla fine riesce non solo a far uccidere gaveston ma an che il marito in una maniera terribile. Lo fecero prigioniero e lo uccisero con un ferro rovente spinto nelle sue interiora. Quello che aggiunge marlowe a questa che era storia è un altissimo livello poetico in questa storia d’amore. L’ultima opera che Marlowe scrive prima di morire è propria sulla notte di san Bartolomeo. Il massacro di Parigi è una rievocazione storica di una violenza insostenibile. Il massacro di Parigi presenta bambini sbudellati, giovani infilzati sulle picche, a volte anche in scena, quindi non solo descritti ma anche mostrati in scena. Perché la notte di san Bartolomeo è uno shock culturale per l’Europa del 500 e Marlowe che è coinvolto in questa lotta tra cattolici e protestanti così come si vede in Inghilterra ne dà un’immagine allucinata. Il massacro di Parigi è un incubo più che una tragedia. È l’ultima tragedia che scrive perché poi muore nel 1593, stesso anno in cui la scrive. Marlowe somiglia molto ai giovani arrabbiati, è un arrabbiato che tira delle cose che scioccano chi lo guarda, a differenza di Shakespeare che è più posato. 18 marzo ’22 La storia del dr faustus  si tratta di un teologo, un professore universitario che lavora a Wittenberg, città di Lutero, però lui è sempre desideroso di ottenere maggiore conoscenza e allora per raggiungere sempre più sapere si mette in contatto con due suoi colleghi, altri studiosi dell’università, che lo portano vero gli studi occulti e li insegnano come evocare il diavolo. Chiede ai colleghi e si mette a pronunciare un incantesimo in latino al termine del quale spunta fuori il diavolo, in particolare un diavolo che si chiama Mefistofele (dà idea insieme di malvagità e ironia). Mefistofele gli offre di fargli ottenere tutto il sapere che vuole, gli offre un po’ più vita perché faust è vecchio e vuole vivere altri 24 anni. Gli dice che alla fine dei 24 che vuole, faust dovrà onorare il patto con il diavolo e dargli l’anima. A questo punto faust accetta anche molto volentieri perché lui come tutti i personaggi di Marlowe è qualcuno che vuole sempre di più di qualche cosa e quindi si mette a viaggiare con Mefistofele; faust vuole sempre più conoscenza e quindi si mette a viaggiare con Mefistofele. I due viaggiano prevalentemente in italia; per gli inglesi evidentemente era meglio viaggiare in italia accompagnati dal diavolo perché noi italiano avevamo una fama piuttosto sinistra: eravamo la terra di machiavelli e la terra del cattolicesimo e questa per l’Inghilterra scismatica era garanzia di malvagità; infatti, nel faust sono particolarmente immorali le scene che vengono ambientate alla corte del papa di Roma. Faut si mette a non solo conoscere sempre di più, ma anche a diventare sempre più avido, vuole ottenere soldi truffando gli altri e rubando oppure insieme a Mefistofele crea degli incantesimi che danneggiano le persone. Alla fine, però mefistofele dice che il tempo è scaduto e quindi faustus a quel punto sente che nella sua ora sta per arrivare e si mette ad ascoltare l’orologio che batte e ogni ora che passa, ogni minuto questo orologio lo porta un minuto più vicino a quella che non sarà una semplice morte ma che sarà già dannazione garantita, quindi faustus si trova in un momento di disperazione completa perché ha difronte la certezza della dannazione (questa è la parte del soliloquio finale). Faust ha rinunciato a qualunque possibilità di salvezza. La dannazione arriverà a mezzanotte: la mezzanotte è il momento che nella letteratura in genere rappresenta la localizzazione del soprannaturale. È un termine tecnico che deriva dalla teoria letteraria di stampo freudiano secondo la quale il soprannaturale ha delle regole che concernono sia le modalità del soprannaturale che soprattutto il tempo e lo spazio in cui questo irrompe (lo vedremo più chiaramente quando parleremo del romanzo gotico). In letteratura ci sono delle ore precise O dio! Se tu non avrai pietà per la mia anima, però (yet) avrai pietà per amore di cristo il cui sangue mi ha riscattato, imponi una qualche fine al mio dolore incessante: lascia che faustus viva all’inferno per mille anni – centomila anni, e che alla fine sia salvato! O, non esiste una fine limitata per le anime dannate [l’inferno è eterno, Marlowe fa vedere la disperazione di faustus per avere anni di inferno purché la sua anima si possa salvare] Perché tu (thou) non eri (wert: were) una creatura a cui manca l’anima? (wanting: avere la mancanza di) Oppure perché questa che tu hai è immortale? Ah, la metempsicosi di pitagora se quella fosse vera, [pitagora ha l’idea delle anime che si rincarnano] Questa anima fuggirebbe da me (fly vuol dire anche fuggire), e io mi trasformerei In una qualche bestia bruta: tutte le bestie sono felici poiché, quando essere muoiono le loro anime sono presto dissolte negli elementi [le bestie nel medioevo si pensava che non avessero anima, soltanto nel 1900 si ipotizzava che avessero l’anima] ma la mia deve vivere, sempre/continuamente per essere tormentata (plagued) all’inferno. Maledetti siano i genitori che mi hanno generato! No, faustus: maledici te stesso: maledici lucifero Che ha (hath) privato te (thee) delle gioie del paradiso L’orologio batte la mezzanotte O rintocca, rintocca, ora copro trasformati in aria, altrimenti lucifero ti porterà velocemente all’inferno. [tuono e fulmine] si pensa che dietro le scena che probabilmente era separata dall’auditorium con una tenda c’erano delle persone con delle lastre in modo che agitandolo simulassero il rumore del tuono.. O anima che tu possa essere trasformata in piccole gocce d’acqua E che tu possa cadere nell’oceano e mai essere trovata Mio dio, mio dio, non guardarmi in modo così feroce [faustus ripete due volte mio dio, mio dio come Gesù sulla croce] Entrano i diavoli Vipere e serpenti, lasciatemi respirare un po’ Orribile inferno non ti spalancare (gape, faustus sta vedendo un inferno con la bocca del diavolo) non venire lucifero! Io brucerò i miei libri! – ah Mefistofele! Escono (exeunt, termine teatrale) con Mefistofele [escono faustus, i diavoli e Mefistofele e anche lucifero] Le stage directions di solito si scrivono in parentesi quadre o tonde, non vengono recitate solitamente. È importante introdurre il tema del patto faustiano che esula a Marlowe. Questa storia del dr faustus così come la scrive Marlowe viene poi ripresa da compagnie itineranti di attori che la portano in giro per la Germania e diventa parte del teatro popolare tedesco per secoli. Ed è da queste riscritture popolari della storia di Faust che prenderà spunto Goethe per creare la sua versione della storia che è quella che ha un impatto più profonda sulla stori della letteratura dell’800 in poi. Prima versione del 1773-1775 che è il famoso urfaust, poi nel 1808 esce Faust prima parte e infine nel 1832 esce Faust seconda parte. Goethe inventa una storia d’amore che si vede subito dall’urfaust, questa storia diventa centrale per la storia di Faust ed è un’invenzione completamente goethiana ed è in realtà la parte della storia di Faust che tende ad essere più spesso citata e ricordata. L’innamorata si chiama margherita, in tedesco Gretchen. Faust è l’uomo che aspira alla conoscenza infinita, come in Marlowe, chiede a Mefistofele 24 anni, diventa giovane e subito si innamora della prima ragazza che vede. Vede una ragazza 14 che sta andando in chiesa e si innamora di lei e chiede a Mefistofele di aiutarlo a conquistarla. Mefistofele allor afa trovare a Gretchen dei gioielli preziosi nella sua stanza e poi con vari stratagemmi li fa incontrare. Lei si innamora davvero di lui e all’inizio sembrerebbe anche lui di lei. Per poter stare in pace e fare l’amore Faust dà a Gretchen una pozione da dare alla madre di Gretchen in modo che dorma e che loro possano consumare il loro amore. Ma Mefistofele gli ha dato un veleno e quindi la madre di Gretchen muore. dopodiché Faust lascia Gretchen se ne parte con Mefistofele per andare a conoscere sempre di più. Mefistofele non lo porta dal papa come in Marlowe ma dall’imperatore. Questa parte è molto ironica e satirica della vita di corte. Per altro quando è dall’imperatore Mefistofele inventa la carta moneta. Dopodiché Mefistofele fa vedere a fauste Elena di troia come in Marlowe, ma Faust vede in una visione che ha mentre si trova con Mefistofele in un sabba di streghe, in cui vede margherita vestita di bianco ma che cammina come se avesse i piedi legati e come se avesse sangue intorno al collo. Allora decide di scendere sulla terra e lasciare il sabba per vedere cosa ne è stato di margherita., perché quando Faust se n’è andato margherita si accorge di essere incinta e quando il bambino è nato lei impazzisce e annega il bambino. Quando vede Faust lei pensa che quello sia il giorno delle loro nozze e che lui sia venuto lì per sposarla e non che quello sia il giorno dell’esecuzione capitale. Rievoca il fatto di aver ucciso la madre e che qualcuno le abbia preso il bambino e che non fosse stata lei ad ucciderlo. Faust la vuole portare via ma margherita vede accanto a Faust Mefistofele e nella sua pazzia lei lo riconosce come il diavolo e quindi rifiuta di seguire Faust e va incontro al suo destino di morte, rifiuta la salvezza perché non vuole seguire il diavolo. Questo è il nucleo che è già presente nell’urfaust e che poi va in sostanza ad incarnare tutta la prima parte del Faust. [La seconda parte del Faust è molto più filosofica ed è fatta di storie parallele incentrate sul secondo amore di Faust che è Elena di troia e le varie avventure che Faust ha e che sono molto allegoriche]. A differenza di quello che succede in Marlowe, alla fine Faust in Goethe si salva. In Goethe c’è una clausola che in Marlowe non c’è perché Faust dice a Mefistofele in Goethe “tu potrai avere la mia anima soltanto nel momento in cui io dico “fermati perché sei così bello”. Faust non lo dice mai per tutta la durata della tragedia, non chiede mai all’attimo di fermarsi perché non è mai sodisfatto di quello che ha davanti. Soltanto alla fine sembra quasi dirlo perché dice a Mefistofele “se potessi raggiungere tanta perfezione, allora forse potrei dire all’attimo di fermarsi”, Mefistofele sentendo queste parole vuole portarlo via ma arrivano gli angeli in scena e in questo momento di sospensione in cui non sia sa come va a finire per Faust, Mefistofele si distrae guardando gli angeli e Faust si salva all’ultimo secondo. La differenza fondamentale che in Goethe Faust si salva è che da Goethe in poi la personalità più importante non è più Faust ma Mefistofele, che diventa un personaggio molto ironico che conserva ancora la profonda malinconia che aveva in Marlowe ma a questo aggiunge un costante sarcasmo: molta parte del Faust di Goethe è piuttosto allegorica, quini ci sono delle scene in cui Goethe fa dell’ironia anche su aspetti della società del suo tempo e questa ironia la fa tramite Mefistofele. Diventa piano piano la persona più importante quindi nelle versioni teatrali. È Mefistofele il cattivo per eccellenza e infatti sarà molto utile per la creazione di vari cattivi che troviamo nella letteratura dell’800 un pochino in tutta Europa anche perché, in tutta Europa grazie all’influenza di Goethe, si va a creare il mito del patto faustiano. Nella letteratura dell’80 abbiamo delle versioni dove alla base c’è una forma di patto col diavolo, quello più famoso è il ritratto di Dorian Grey, che è riconosciuto come uno degli esempi più noti di revisione del patto faustiano: Dorian Grey vede questo ritratto e desidera di farlo invecchiare al posto suo, acanto a lui, a registrare il suo desiderio c’è un personaggio che è modellato su Mefistofele (cioè sarcastico, ironico e cupo) che è Lord Henry. Lui è l’equivalente narrativo di Mefistofele che wild aveva visto in teatro appena due anni prima di scrivere il ritratto di Dorian Grey. Dentro la storia di Dorian c’è anche una storia un po’ alla Gretchen perché l’innamorata di Dorian finisce per uccidersi dopo essere stata sedotta da lui; quindi, c’è una figura simile a quella di Gretchen. Quindi il patto faustiano in Dorian è molto chiaro, anche perché se uno considera l’onomastica letteraria, lord henry nell’età vittoriana, l’imprecazione “by the lord henry” voleva dire per il diavolo. Lord henry era un modo vittoriano popolare per dire il diavolo, un eufemismo. Quindi wild lo fa vedere con molta chiarezza, anche semplicemente con il nome che sceglie per il suo personaggio malvagio. Quindi questo tema letterario del patto faustiano è molto importante per quello che si chiama tecnicamente il nostro immaginario collettivo, ovvero tutto quel repertorio di storie, temi che fanno parte che fanno parte dell’immaginazione di una cultura. Shakespeare  nasce nel 1564 e muore nel 1616. Si hanno documenti come l’atto di battesimo, l’atto di matrimonio, il battesimo dei figli e il testamento. Nasce a Stratford-upon-Avon da una famiglia abbastanza benestante. Il padre era un mercante che aveva anche della terra e la madre, Mary Arden; era una signora della piccola nobiltà cattolica. Lui da bambino ha studiato nella Grammar School di Stratford dove i ragazzi imparavano a leggere e scrivere e leggevano i classici latini. Il padre poi ha qualche problema di soldi e Shakespeare deve lasciare la scuola e non va mai all’università. Questi problemi di soldi non è chiaro come siano arrivati ma ci sono due ipotesi: la prima è che lui avesse accumulato dei debiti per un po’ di disinvoltura le tasse, avesse degli arretrati col fisco; la seconda è che il padre, che si chiamava John, sia stato multato perché non era andato in chiesa. Nell’età elisabettiana non andare in chiesa voleva dire essere segretamente un cattolico e quindi gli studiosi pensano che questa rovina finanziaria possa essere derivata dal fatto che John Shakespeare era cattolico come la moglie e che quindi Shakespeare fosse cresciuto in un ambiente cattolico. qualunque fosse il caso, Shakespeare dovette lasciare la scuola e si innamorò di una ragazza un po’ più grande di lui che si chiamava Anne Hathaway. Quando avevano 18 e 20 anni la mise incinta e quindi la dovette sposare. Anne ebbe da Shakespeare diversi figli: Susanna e due gemelli, uno dei quali si chiamava Hamnet e alcuni studiosi pensano che l’idea di scrivere Hamlet gli sia venuta dopo la morte improvvisa e tragica di questo bambino. Poi per qualche anno Shakespeare sparisce misteriosamente da Stratford-upon-Avon ma non si sa dove e con ogni probabilità si unisce ad una compagnia di attori girovaghi. 21 marzo ’22 Anni perduti, in cui sparisce Shakespeare. In questi anni si pensa generalmente che Shakespeare si sia unito ad una compagnia di attori girovaghi perché in effetti nell’Inghilterra del 500 c’erano varie compagnie che si esibivano in giro per le piazze. Improvvisamente poi spunta a Londra e lì diventa immediatamente un uomo di teatro e si mette a fare l’attore e a scrivere; quindi, la cosa più probabile è che in questi anni abbia acquisito un’esperienza nel mondo del teatro. Arriva alla fine degli anni 80 del 500 e si mette a lavorare per i Lord Chamberlain’s Men. I teatranti che si mettevano al servizio di un nobiluomo erano dei servi, dovevano portare anche la livrea (un vestito con sopra cuciti gli stemmi di una certa famiglia). Questi erano i servi di un nobiluomo importante che si chiamava Henry Carey che era il figlio di Maria Bolena, la sorella di anna, ed era un figlio che era nato in anni piuttosto sospetti cioè nel periodo in cui Maria aveva una relazione con enrico viii quindi henry era un fratellastro di Elisabetta I, un figlio bastardo di enrico. Era uno suo, aveva modificato i testi Shakespeare per adattarli alla sua personalità di primo attore. Quando si arriva nell’80 Shakespeare diventa la bandiera del movimento romantico perché l’idea del suo modo di descrivere la passione umana, in modo così marcato soprattutto nelle tragedie, diventa qualcosa che i romantici stessi vogliono imitare e trovano nell’incarnazione del mito dell’attore romantico, il mitico Edmund Kean. L’espressione “genio e sregolatezza” deriva da un dramma, scritto negli anni 30 del’800 da uno scrittore francese, che si chiama Kean. Edmund era l’attore romantico diventato oggetto di un dramma. Da bambino aveva fatto il saltimbanco, un bambino lavoratore e quando diventa grande e si rende conto che aveva una notevole capacità attoriale, e quindi si afferma come l’attore appassionato per eccellenza, l’attore romantico. Kean è qualcuno che viene celebrato da tutti i romantici, della prima e della seconda generazione. Anche la sua vita diventa un’icona romantica, perché è quello che anticipa un po’ la rockstar moderna, ovvero un uomo che in scena ha una potenza incredibile e nella vita fa tutto il possibile per autodistruggersi, alcol, oppio, una vita sessuale sregolata. Quando il romanticismo si appropria di Shakespeare, prima in scena e poi nella letteratura, Shakespeare diventa un modello imprescindibile per tutto il teatro europeo a partire dal manifesto del teatro romantico che è la prefazione al dramma “Cromwell” scritta da Victor Hugo. Per quanto riguarda l’Inghilterra a partire dagli anni 30 dell’80, abbiamo un fenomeno importante, ovvero: dato per assodato che Shakespeare è il top ed è quello che il pubblico vuole, allora alcuni padroni e direttori di teatro decidono di restaurare Shakespeare, ovvero mettere in scena i testi com’erano, senza riscritture e modifiche e poi metterli in scena anche con qualche accuratezza storica dal punto di vista visivo. Le scenografie e i costumi diventano il più possibile storicamente accurati perché in quel periodo nasce lo storicismo, che è un legato dell’idea di storia che ha il romanticismo ma che è un fenomeno europeo di tutta la parte centrale dell’800. Queste ricerche sull’accuratezza scenografica di Shakespeare sono in realtà le prime ricerche sull’accuratezza scenografica di qualche cosa, perché quest’idea che abbiamo noi oggi di vedere un film in costume dove la gente con qualche licenza è vestita esattamente come in quel periodo non era scontato a quel tempo. Gli artefici di questo sono due pilastri della storia del teatro: Samuel Phelps e Charles Kean. Kean, figlio di Edmund, era molto diverso dal padre, ma un grande attore ed un intellettuale e quando diventa direttore di un teatro, cerca di trovare tutti quelli che lo possono aiutare a ricreare quelli che potevano i costumi, le scene di tutti i determinati periodi delle tragedie shakespeariane. La stessa cosa fa Phelps, che è meno intellettuale di Kean, ma che cerca, oltre le scene, anche di ricostruire dei testi accurati. [Mentre il classicismo voleva l’unità di tempo, di luogo e l’uniformità di registro, i romantici volevano rompere le unità di tempo e di luogo e, come nella realtà, che il tragico e il comico si potessero mescolare e questo lo trovano in Shakespeare]. Riccardo iii è una delle icone shakespeariane, è la tragedia per eccellenza insieme ad Amleto ed è una delle prime che ha scritto, siamo circa nel 1592/1594. Teoricamente riccardo iii è un dramma storico, le opere di Shakespeare si suddividono tradizionalmente per argomento quindi abbiamo le commedie, e tragedie, i drammi storici: questi sono quelli che parlano della storia d’Inghilterra (non sono quelli che parlano della storia in generale, opere tipo Giulio Cesare o Antonio e Cleopatra non fanno parte dei drammi storici), in particolare parlano di come si arriva alla dinastia dei Tudor perché Shakespeare li scrive sotto Elisabetta I che era tudor e quindi nei suoi drammi vuole vedere come si arriva al periodo in cui sta vivendo lui. Riccardo iii è parte dei drammi storici e teoricamente conclude quella che si chiama la tetralogia di enrico vi. La storia Shakespeare la riprende da un’opera di Tommaso moro, che prima di essere decapitato era stato il grande ideologo alle spalle di enrico vi, il loro rapporto molto tormentato somiglia a quello di Thomas Beckett e il suo re. Quando ancora Moro era l’ideologo di enrico vi aveva scritto una storia del re di riccardo iii in cui giustificava il fatto che i tudor erano subentrati ai plantageneti. Riccardo iii era stato il re sconfitto alla battaglia di Bosworth dal futuro enrico vii, cioè il padre di enrico viii. Quindi chiaramente Tommaso moro aveva presentato il futuro enrico vii come il buono della situazione e il re sconfitto della dinastia perdente come il cattivo, a livelli di calunnia, come un mostro. Nella realtà riccardo iii è stato un re come tanti, per certi versi era stato anche popolare, aveva cercato di essere generoso con gli aristocratici che erano al suo fianco ed era stato anche caritatevole con le istituzioni monastiche. Nell’operazione ideologica di Tommaso moro invece diventa una sorta di cattivo machiavellico, un mostro di turpitudine che andava per forza sradicato con l’omicidio che conclude la battaglia di Bosworth. Shakespeare quindi riprende questo come fonte, però il cattivo di Shakespeare in realtà ci viene presentato con le tante ragioni che lo hanno spinto a diventare quello che è. Shakespeare ce lo presenta anticipando quasi Freud, nel senso che fin dal monologo dell’atto I, scena I vediamo che i comportamenti machiavellici, violenti, messi in atto dal personaggio di riccardo, derivano dal fatto che al mondo o c’è nessuno che gli voglia bene: lui si sente deforme e brutto e si sente solo e questa solitudine immensa lo fa sentire qualcuno che non può stare nella società in cui si trova a vivere e aggredisce con ferocia, come un animale ferito e minacciato queste stessa società in cui vive cercando per rivalsa di diventare il capo, una persona potente. Shakespeare ci presenta quindi una persona che agisce per senso di riscatto perché ha sofferto la solitudine, l’abbandono, il disprezzo persino da parte dei genitori. Sono queste le cose che piaceranno ai romantici, presentare le sfumature di una persona. La trama: è finita la prima parte della guerra delle due rose, hanno vinto gli York, sul trono c’è il fratello maggiore id riccardo ovvero Edoardo iv. Fra riccardo iii e il trono c’è il re e il fratello di mezzo, il duca di Clarence. Riccardo decide di diventare lui re cercando di eliminare tutti gli ostacoli, comincia dal fratello di mezzo che fa uccidere, lo fa rinchiudere nella torre da suo fratello il re facendogli credere che il duca di Clarence stia complottando contro di lui. Dopodiché quando è nella terra fa partire un ordine del re stesso per farlo uccidere e allora il duca di Clarence con una sorta di contrappasso (perché era un gran bevitore) viene affogato in una botte di malvasia. Quando il re apprende che un suo ordine è dato in un momento di forte dubbio, muore di dolore per essere stato la causa della morte del fratello. Riccardo aveva tenuto conto anche di questo, data la cattiva salute del re. A questo punto riccardo ha davanti al trono ancora un piccolo ostacolo, cioè i due figli del re li fa rinchiudere nella torre di Londra e li fa uccidere, da cui nasce la leggenda dei principini della torre. Nel ‘600 furono fatti dei lavori di ristrutturazione alla torre e da una parete tirarono fuori due scheletrini che sono stati subito identificati con i due principini che erano spariti e che poi sono stati seppelliti nella cappella reale dei Windsor, come di fatto membri della famiglia reali e per un brevissimo periodo uno di loro è stato anche re perché alla morte di Edoardo iv il fratellino più in teoria era il nuovo re di Inghilterra. Ma con ogni probabilità non è stato riccardo iii ad ammazzarli ma Enrico vii, che aveva più da temere la sopravvivenza di qualche plantageneto. Comunque, Shakespeare accetta la versione che aveva dato Tommaso moro nella sua storia del regno di riccardo ii e fa sì che sia riccardo iii a dare l’ordine per la morte dei principini. Dopo la loro morte, riccardo iii diventa un tiranno paranoico, Shakespeare ce lo presenta soggetto a crisi di rabbia terribili, soggetto a sospettare di tutti perfino del proprio cugino che era stato quello che lo aveva aiutato a salire sul trono cioè il duca di Buckingham, che era stato l’unico alleato di riccardo iii: in questo suo delirio paranoico riccardo iii lo fa uccidere e si ritrova completamente solo e odiato perché una volta che diventa re inizia ad eliminare sistematicamente amici e nemici, per esempio una delle sue primissime vittime è la sua stessa moglie. Riccardo all’inizio della tragedia aveva decido di sposare una nobildonna importante che avrebbe rafforzato la sua posizione al trono, ovvero lady Anne, figlia di un importante combattente della guerra dele due rose e riccardo l’aveva sposata per rafforzare le proprie pretese al trono e quando si rende conto che per rendere le sue pretese completamente solide, lui deve sposare un’altra ovvero la propria nipote, allora fa uccidere Anne. Poi uccide tutta una serie di nemici, uccide il duca di Buckingham e instaura un regno di terrore. Shakespeare ce lo presenta lunatico, pieno di terrore, con illusioni, fantasie e paranoie e soprattutto enorme solitudine. A quel punto, sempre seguendo Tommaso moro, Shakespeare presenta il personaggio buono ovvero il duca di Richmond, ovvero il futuro enrico vii, che dalla Francia arriva per sconfiggere questa incarnazione del male che è diventato ricardo iii. Shakespeare ce lo presenta coke il perfetto cavaliere: è buono, rispettevole, gentile con i suoi alleati, come un cavaliere ideale. Prima dello scontro finale, riccardo iii, si trova accampato nel campo dove si svolgerà la battaglia di Bosworth e dall’altra parte del campo si trova accampato enrico vii. La notte prima della battaglia il futuro enrico vii recita quella che è passata alla storia come la preghiera del cavaliere. Alla preghiera pronunciata da enrico vii si contrappone nella tenda d riccardo una notte di terribili incubi in cui uno per uno gli si presentano tutti quelli che fece uccidere e ognuno dei quali gli dice “domani nella battaglia pensa a me, dispera e muori”. Shakespeare, quindi, usa una tecnica teatrale per farci vedere cos’è il rimorso. Riccardo iii vede tutte queste persone che ha ucciso e quindi è totalmente annientato dal rimorso ed è talmente solo che comincia a parlare di sé stesso come se fossero due persone, Shakespeare cioè ci fa vedere come l’animo umano possa diventare doppio, anticipa quindi delle tematiche della psicologia che arriveranno a compimento soltanto nell’800. E alla fine esclama “non c’è neanche una creatura diventa che mi ami”. In questa solitudine immensa, riccardo affronta la battaglia e quando si rende conto di essere alla fine, ovvero il momento in cui rimane senza cavallo: “il mio regno per un cavallo!” riccardo lo esclama quando si rende conto che non avendo più neanche un cavallo non può neanche più combattere e quindi affronta il duca di Richmond e si lascia uccidere da lui. Riccardo iii come personaggio è da sempre considerato l’archetipo del personaggio machiavellico perché confida soltanto a noi i suoi veri pensieri, mentre con tutti gli altri personaggi lui finge e usa questa sua apparente onestà di tutta la prima parte della tragedia per prendere in giro, sfruttare e ingannare tutti gli altri. Nella seconda parte della tragedia invece esce fuori la vera persona che è. Il fatto che noi siamo gli unici a sapere ci rende in realtà un po’ suoi complici e quello che Shakespeare riesce a creare con le sue tecniche teatrali della costruzione del personaggio è che alla fine il pubblico prova un’enorme pietà per quest’uomo. Shakespeare riesce a farlo fin dall’inizio del dramma attraverso l’uso di quella strategia retorica che si chiama la deissi, ovvero: quando si guarda un’opera teatrale o un film, se il personaggio che parla indica qualche cosa in un certo senso abbatte la quarta parete, cioè rende partecipi noi del suo stesso tempo e del suo stesso spazio. Le marche deittiche, cioè quelle parole che mettono in moto questo meccanismo della deissi, sono per esempio degli avverbi di luogo o di tempo (es. qui). Riccardo III, scena I atto I Ora è l’inverno del nostro scontento Fatto gloria estate da questo sole di York (riccardo iii al fatto che è finita la guerra e ora sul trono c’è Edoardo, figlio di York ed è un sole perché porta la pace e sullo stemma deli York c’era il sole) E tutte le nubi che incombevano nella nostra casata nel profondo ventre dell’oceano sono sepolte ora le nostre fronti sono cinte con corone vittoriose le nostre armi ammaccate sono appese come monumenti (descrive quelle che erano i trionfi, tipica iconologia classica e del rinascimento, ovvero la raffigurazione di qualche cosa da cui pendono le armi, le corazze, le spade rotte, vuol dire che la guerra è finita e le armi si possono appendere) [quando si legge il blank verse capita che queste terminazioni in -ed vengono pronunciate come se la e non è muta altrimenti non torna la metrica] I nostri duri allarmi si sono tramutati in allegri incontri (prima la tromba suonava per la guerra, adesso la tromba suona per chiamarci a ballare, descrive la vita di corte in un tempo di pace) Le nostre terribili marce si sono trasformate in deliziosi passi di danza La guerra dal viso tetro ha lisciato la sua fronte corrugata E ora invece di montare i cavalli di barberia per spaventare le anime degli spaventati (o spaventosi) nemici Lui fa capriole agilmente nella stanza di una signora Nel piacere lascivo del suono di un liuto tradurre questo concetto sarebbe la muda che viene usata per rinchiudere il conte Ugolino, che viene ucciso con la fame, canto 33 dell’inferno] A proposito di una profezia che dice che “G” Degli eredi di Edoardo l’assassino sarà (il blank verse non ha rime, ma qui fa rima perché per far capire al pubblico che stava finendo una scena usavano un couplet, cioè un distico a rima baciata, in modo che il pubblico nel sentire la rima si aspettasse un cambio di scena, in questo caso l’entrata di Clarence. Era un modo per far capire a chi ascoltasse queste cose, che la scena stava finendo). [essendo questi drammi per essere rappresentati e non letti hanno bisogno di espedienti puramente fonici per farci capire quelle che cose le interruzioni nel testo] Affondate pensieri in fondo alla mia anima: ecco Che arriva Clarence. Entra Clarence con delle guardie e Brankenbury (uno dei nobiluomini della corte di edoardo) [Riccardo finora ci ha raccontato gli abissi del male che sta preparando, adesso che è entrato un altro personaggio e non è più solo con noi, cambia faccia e diventa quell’uomo affabile e buono che gli altri personaggi vedono] Buongiorno fratello, che significa questa guardia armata Che fa da attendente a vostra grazia? (è un modo di dire della corte, cioè un nobile ha dietro di sé ha un corteggio di gentiluomini, attendenti) [Riccardo sa perfettamente quello che chiede, ma instaura un gioco profondamente ironico con noi; quindi, Riccardo iii come tragedia può anche essere buffa. Questo è il tipo di cose che piacevo ai romantici, perché il tragico e il comico sono mescolati e nel caso di riccardo per tutta la prima parte della tragedia pria che lui diventi paranoico e ammazzi tutti, riccardo fa ridere, ci sono scene in cui è buffo: per esempio, quando prima della morte dei principini, i cittadini di Londra decidono, perché convinti dal duca di Buckingham, di offrire a riccardo la corona, lui si fa trovare dai cittadini da due ecclesiastici facendo finta di trovarsi completamente immerso nella preghiera. E questa scena fa ridere perché fino a prima aveva fatto capire che a lui della religione non frega nulla e che sta preparando una grande messa in scena per convincere i cittadini di Londra che lui è un uomo buono e pio, com’è gusto che faccia un personaggio machiavellico che usa la propria immagine per creare un inganno a chi lo guarda. Clarence è ingenuo perché non ha capito niente e morirà giurando che suo fratello Richard lo ama e fino alla fine, sul punto di morte, non riesce a credere di essere tradito da riccardo] Sua maestà avendo cura della sicurezza della mia persona, ha nominato questa scorta per portarmi alla torre (di Londra, che per gli elisabettiani era sinonimo di prigione da cui non si usciva, perché venivano rinchiuse le persone accusate di alto tradimento) per quale motivo? Perché io mi chiamo George [la profezia che dice che G sarà l’assassino degli eredi, ma riccardo ha un po’ giocato con questa cosa perché lui è il duca di Gloucester, è anche lui una G e infatti sarà lui quello che ucciderà gli eredi di Edoardo uno per uno. Quindi riccardo si è divertito alle spalle degli altri personaggi] Ahimè, mi lord, quella colpa non è niente affatto vostra Il re avrebbe dovuto per quel motivo condannare alla torre i vostri padrini (perché sono quelli che gli hanno imposto il nome al battesimo) O, può darsi, che sua maestà abbia qualche intenzione Che voi siate battezzato di nuovo nella torre [riccardo sa che Clarence verrà affogato nella torre, quindi l’essere battezzato allude al fatto che Clarence sarà annegato dai sicari. Gli elisabettiani lo sapevano, perché la storia della morte di Clarence non solo era raccontata da Tommaso moro ma era una cosa conosciuta; quindi, il pubblico elisabettiano ha capito la battuta] Ma che c’è che non va Clarence? Posso sapere? [qui Riccardo prende in giro il fratello che sta mandando a morire. Quando Clarence esce portato via da queste guardie, riccardo rimane solo sulla scena, con il pubblico, e cambia di nuovo tono ed espressione e gli dice “vai, percorri il sentiero da cui non tonerai mai, semplice e innocente Clarence, ti amo così tanto che ti manderò in paradiso, sempre se il paradiso accetti questo dono dalle nostre mani”. Il duca di Clarence è uno dei personaggi più interessanti perché: Clarence era il padre degli ultimi plantageneti, era il padre di quelli che sopravvivono al massacro della guerra delle due rose e arrivano vivi e vegeti alla corte prima di enrico viii e poi di Elisabetta. Enrico vii si dà da fare per eliminare tutti, ma non può essere un serial killer e uccidere tutti senza motivo; quindi, se c’era qualche scusa che li potesse condannare a morte lo faceva, e se non c’era una scusa li lasciava vivere in modo oscuro. La figlia del duca di Clarence sopravvive fino al regno di enrico viii che alla fine riuscirà a farla ammazzare ma nel frattempo avrà concepito dei figli, in particolare un figlio maschio che è pericolosamente l’erede al trono possibile al trono in alternativa a Elisabetta I. Enrico viii aveva fatto il possibil per ammazzare anche lui, aveva mandato i sicari in Italia in cui era scappato, ma lui riesce ad arrivare vivo fino alla fine del regno di ernico viii e poi diventa il fidanzato di Maria la sanguinaria, solo che non la può sposare perché nel frattempo per essere sicuro di essere protetto si era fatto prete. Nel presentarci Clarence, quindi l’antenato di questi ultimi plantageneti, come una persona indegna, immorale e che riesce a cadere nei tranelli senza capire niente, Shakespeare ci fa capire che i plantageneti non erano degni di regnare e che quindi fosse giusto che ci fosse Elisabetta e non questi ultimi plantageneti che erano i discendenti del duca di Clarence. Per questo ce lo presenta in modo così negativo, come un inetto, uno stupido. Shakespeare scrive in un periodo in cui la regina Elisabetta è vecchiarella (1590) e quando lui scrive i suoi drammi e le sue tragedie, la corona è un po’ malferma perché non essendoci possibilità di un erede di Elisabetta non si capisce a chi andrà ed è per questo che i drammi storici e le tragedie di Shakespeare hanno sempre una visione problematica dello stato e soprattutto della discendenza che è sempre un problema con Shakespeare, è uno specchio del tempo in cui scrive. Riccardo muore solo perché la sua paranoia lo ha spinto ad allontanare alleati anche perché li ha ammazzati tutti e questa è una costante in Shakespeare, i tiranni si ritrovano a morire da soli in modo eroico ma da soli perché allontanano tutti. È una costante che, se il potere acquisito in modo ingiusto porti all’autodistruzione di chi lo ha ottenuto e questa costante è frutto di questo periodo così strano e pieno di incertezze che è il tramonto dell’età elisabettiana. C’è sempre il dubbio di chi verrà dopo e che si riflette in tante scene e figure di usurpatori che troviamo nel canone shakespeariano, di persone che hanno ottenuto il potere in modo poco limpido: è il caso di riccardo, di re Claudio in Amleto che si ritroverà a dubitare dell’efficacia delle sue stesse preghiere perché sa di aver ottenuto il potere in modo empio ed è il caso, quando si arriva alla venuta del successore di Elisabetta, di Macbeth. Chi prende e il potere in modo poco limpido finisce sempre male e solo e questo si vede anche nei drammi romani: per esempio in giulio cesare, non solo lui finisce male perché ha voluto prendersi delle libertà che non erano sue, ma anche i congiurati che hanno cercato di ristabilire l’ordine finisco male e soli. Ma anche in Antonio e cleopatra, dove chi ha voluto farsi re d’Egitto finisce sconfitto da qualcosa di più potente di lui. Inevitabilmente nelle tragedie shakespeariane la questione del potere si va ad indentificare con la questione della famiglia; quindi, questi tiranni di solito o sono anaffettivi oppure si creano intorno una famiglia del tutto disfunzionale, perché effettivamente per la gente di quel tempo lo stato andava a coincidere con la famiglia del re e quindi il fatto che la famiglia non funzionasse era simbolico del fatto che lo stato poteva non reggere. Le persone dei tempi di Shakespeare ragionavano in termini teologici: la famiglia è stata voluta da dio, lo stato è fatto da tutta una serie di famiglie a capo delle quali c’è la famiglia reale. Quest’ordine è stato voluto da dio per la gente di quel tempo quindi se la famiglia reale non funziona e se c’è qualcosa di marcio nella famiglia reale, c’è qualcosa di marco nello stato. Il concetto chiave è una parola elisabettiana, cioè UNNATURAL, che si può tradurre in italiano con snaturato, contro natura. Se a capo di uno stato c’è qualcuno che è andato contro l’ordine della natura e quindi contro l’ordine di dio, allora quello stato è destinato alla rovina ed è per questo che i tiranni muoiono soli in Shakespeare. Queste sono idee del rinascimento: quando Shakespeare viene ripreso a partire dalla fine del 700, questo senso di fatalità teologico cristiana non è più così evidente e quindi i tiranni shakespeariani diventano dei prototipi degli eroi preromantici e romantici, si tingono delle venature del titanismo. La percezione che la ripresa shakespeariana nel periodo preromantico prima e romantico poi, fa sì che anche la percezione nostra di questi personaggi siano per così dire modernizzata e quindi quelli che Shakespeare ci presentava con tutte le problematiche shakespeariane come cattivi, allora finiscono nell’immaginazione post-romantica col diventare dei cattivi, degli antieroi con la conseguenza anche di dare un’impronta all’immaginario occidentale. Riccardo iii in Shakespeare è un personaggio complesso, Shakespeare ci fa provare pietà e complicità per lui, ma rimane pur sempre un personaggio negativo. Che cosa avvenga poi di lui sulla scena, in teatro dalla fine del ‘700 fino ad oggi è tutto un altro paio di maniche perché noi quando andiamo a vedere riccardo iii finiamo per percepirlo come un antieroe in chiave titanica, quasi positiva. (Come si può vedere per esempio nell’ultima resa filmica che è stata fatta di riccardo iii una decina di anni fa o in quella fatta una ventina di anni in cui riccardo iii è stato veramente trasformato in una creatura totalmente amabile da chi lo guarda). Amleto è per antonomasia il dramma shakespeariano. Le problematiche strutturali tra l’Amleto e il riccardo iii sono le stesse, ma l’Amleto è più importante perché a detta dei critici è il dramma su cui Shakespeare ha riflettuto di più, infatti è più lungo (se uno lo mette in scena senza operare tagli dura circa 4 ore). Non solo è il dramma più ma è anche quello che più si è andato ad imprimere sull’immaginario occidentale in particolare per l’influenza della figura del protagonista (addirittura oggi è normale dire “ho un dubbio amletico”. Le tragedie di Shakespeare hanno regalato tante espressioni alla lingua inglese, ma anche tanti modi di dire al resto d’Europa ed in particolare tratti da Amleto stesso). Amleto diventerà sinonimo di eroe romantico in tutta Europa, addirittura i giovani dei primi dell’800 si vestiranno come Amleto: è uno dei pochi personaggi che abbiano un costume fisso, è vestito a lutto, tutto di nero con una camicia bianca che è il costume del lutto. Da sempre in Europa il nero è il colore del lutto. Trama: la storia comincia con una domanda “chi è là?”. Siamo sugli spalti del castello di Elsinore e ci sono delle guardie che fanno appunto la guardia e hanno tanta paura, è notte e queste guardie sono molto nervose e preoccupate e infatti inizia con una domanda piuttosto preoccupata. Hanno tanta paura perché nelle ultime notti hanno visto un fantasma che loro hanno creduto di riconoscere, cioè loro pensano che questo fantasma sia il re Amleto che è appena morto. Ma questo fantasma è muto e si presenta a queste guardie camminando in silenzio e con un’espressione “più addolorata che arrabbiata” dicono le guardie. Queste guardie da brava gente del rinascimento si interrogano su un fatto fondamentale: se sta apparendo il fantasma del re morto, vuol dire che c’è qualcosa che non va nello stato “c’è del marcio in Danimarca”. Queste guardie pensano che questo fantasma del re appena morto, che è vestito da guerra con l’armatura, magari stia apparendo perché c’è una guerra in arrivo e infatti ci sono delle truppe in arrivo lungo i territori della Danimarca. Sono movimento di truppe del principe di Norvegia che ha chiesto il permesso di attraversare la Danimarca per andare a combattere contro i polacchi. A queste guardie si va ad aggiungere Orazio, che è un giovane studente ed è anche il miglior amico di Amleto e quindi Orazio ha una buona idea che risente della morte del padre e del fatto che si siano sposti troppo in fretta. A quel punto polonio e claudio si nascondono per spiare l’incontro tra Ofelia e Amleto, per capire se la pazzia di Amleto derivi davvero dall’amore per Ofelia. Per far questo con ogni probabilità i due attori si mettevano sull’upper stage: nel teatro elisabettiano, per le scene che erano sue due livelli, c’era una sorta di balcone sopra la testa, ovvero l’upper stage, dove spesso i personaggi si mettono per ascoltare qualcuno senza essere visti. Amleto entra in scena leggendo un libro e mentre legge pronuncia il famoso monologo essere o non essere. Alla fine del monologo entra in scena Ofelia e Amleto, che a questo punto ha capito che c’è qualcuno che lo spia, invece di essere affettuoso con Ofelia la attacca verbalmente, in scena qualche volta anche fisicamente, e a quel punto claudio e polonio hanno capito che l’amore non c’entra e c’è qualche altro motivo. Ofelia però è devastata dalla scena con Amleto: il suo personaggio è interessante perché molto buona, molto affettuosa, è una ragazza più moderna del resto delle donne di quel tempo perché, intanto, verso il fratello maggiore e maschio avrebbe dovuto essere referente contro di lui, ma invece lei era molto spigliata e diretta. È molto intelligente e si vede anche dal modo in cui il padre la tratta, perché quando le dice di non dover più incontrare Amleto, le spiega perché non doveva incontrarlo e sposarlo, ovvero per non rovinarla, non rovinare la posizione sociale. Poiché il re claudio è convinto a questo punto c’è Amleto sappia qualcosa, gli mette addosso due spie. Queste due spie sono i due personaggi di Rosenkranz e Guildensterne, che sono l’ennesimo doppio che si trova durante l’Amleto. Sono due personaggi tragicomici, vengono presentati come perfettamente intercambiabili, perfino la regina li scambia l’uno con l’altro. Sono due persone inseparabili e indistinguibili, due vecchi amici di infanzia di Amleto e vengono messi da claudio appiccicati ad Amleto per cercare di capir quanto Amleto sappia di quello che è successo. Questi due personaggi portano al castello di Elsinore una compagnia di attori in modo da far distrarre Amleto e farlo uscire dalla pazzia malinconica tramite il divertimento della compagnia di attori. Amleto è un appassionato di teatro e questi attori già li conosce e quando arrivano gli viene un’idea: si mette d’accordo con il capocomico affinché venga rappresentata la scena dell’assassinio del proprio padre in modo che se il re è davvero colpevole lo faccia vedere. Nel medioevo si pensava che i fantasmi fossero delle produzioni del demonio e Amleto lo dice chiaramente, quindi ha bisogno di essere sicuro della colpevolezza di claudio. Questi attori, dunque, mettono in scena una tragedia che ha due titoli: “the mousetrap” e “the murder of gonzago”. Questo spettacolo viene messo in scena due volte ed è un ennesimo doppio dell’Amleto, perché prima viene messo in scena come scena muta e poi viene messo in scena con le parole. Il problema fondamentale p che il re claudio non reagisce, né quando questo omicidio gli viene messo in scena davanti senza parole né con le parole. Si limita solo a dire “luci, accendete le luci”. Claudio sembra o una persona dal sangue freddissimo o qualcuno che non si sente in colpa per quello che ha fatto e infatti il suo personaggio non è semplice da recitare. Abbiamo quindi una doppia rappresentazione ed è qualcosa che ripete qualcosa che è già successo. L’unica cosa che claudio fa dopo aver visto la rappresentazione è di parlare con sua moglie e quindi Gertrude chiama Amleto nella sua stanza per parlare in privato e gli dice di aver offeso claudio e Amleto le risponde che in realtà è lei ad aver offeso il vero padre. I due hanno una accesa discussione in cui Amleto convince Gertrude dell’errore che ha fatto nello sposarsi, non le dice dell’assassinio ma che lei ha commesso qualcosa di orribile. Mentre loro parlano passa il fantasma del padre che solo Amleto riesce a vedere e intanto, sempre mentre parlano, si muove qualcosa dietro una tenda e pensa che sia claudio e quindi Amleto prende una spada e colpisce chiunque ci sia senza guardare. Ma in realtà era Polonio, che viene ammazzato per sbaglio. Amleto, in modo tipicamente elisabettiano, la prende sul ridere pensando che fosse un topo, poi prende il cadavere per un piede e comincia a lanciare battute con quelli che lo stanno inseguendo cercando il cadavere di polonio, ma Amleto dice che Polonio è a cena non per mangiare lui, ma per essere mangiato. Sono battute che non fanno ridere ma fanno vedere come crudeltà e comicità fossero connesse nell’età elisabettiana, in un modo molto diverso da noi. Dopo l’assassinio di polonio succedono due cose: la prima è che Ofelia, a questo punto completamente distrutta impazzisce, e la seconda è che claudio è arrabbiato e manda Amleto in esilio in Inghilterra e lo fa accompagnare da rosenkranz e guildensterne, i quali portano una lettera per il re di Inghilterra in cui si richiede di uccidere Amleto una volta arrivato in Inghilterra. Non si sa se i due sanno del contenuto della lettera. Durante la traversata Amleto apre la lettera, capisce quale sarebbe il suo destino e allora approfitta del fatto che c’è una nave dei pirati che attacca la loro nave, scappa sulla nave dei pirati e lascia che rosenkranz e guildensterne vadano in Inghilterra ma con una lettera diversa scritta da Amleto stesso in cui i condannati a morte sono proprio loro due. La storia di Rosenkranz e Guildensterne è stata trasformata in commedia da tom stoppard che ha scritto anche Shakespeare in love e si chiama “rosenkranz e guildensterne sono morti”. È una riscrittura moderna, post-moderna, che è un concetto di base del nostro tempo che nasce con il postmodernismo: è la riscrittura di Amleto tutta dal punto di vista di protagonisti questi due che nell’Amleto sono due personaggi secondari, questo fa sì che tutta la storia venga ridimensionata, riscritta da un personaggio secondario. Questa è la tipica cosa che succede in epoca postmoderna perché nel nostro tempo quello che si chiama il canone letterario, cioè quelle grandi opere che fanno la storia della letteratura, che possono essere Dickens, Shakespeare, Bronte, vengono riscritte dal punto di vista di solito di un personaggio che o era il cattivo o un personaggio secondari. Questa riscrittura può avere un profondo valore ideologico soprattutto quando la riscrittura è per la penna di uno scrittore di una ex colonia e che quindi si appropria di un patrimonio culturale che un tempo a quella colonia era stato imposto e lo fa suo riscrivendolo. Shakespeare è un elemento di riscrittura. A questo punto della tragedia, mentre i due stanno viaggiando verso l’Inghilterra dove saranno uccisi, Amleto torna in Danimarca, si incontra con Orazio e finiscono in un cimitero a parlare. Nel cimitero si mettono a discorrere con due clown che sono dei becchini, che si mettono a giocare con dei teschi, se li lanciano l’uno con l’altro (humor macabro elisabettiano). Uno di questi teschi, dice un becchino ad Amleto, apparteneva ad un buffone di corte che si chiamava Yorick e passa il teschio di Yorick ad Amleto. [A questo punto Amleto avrà il teschio in mano]. Quando Amleto ha il teschio in mano dice di conoscere bene un tempo Yorick e che faceva ridere tutti con le sue battute, che riusciva a far ridere l’intera tavolata. Un po’ ci scherza con questo teschio ma si mette a riflettere sulla vanità di tutto mentre sono lì a discettare sulla vanità di tutto, arriva un funerale e Amleto si rende conto che è il funerale di Ofelia, che presa della pazzia si mette a delirare. Delirando stava immaginando di starsi sposando con Amleto e che fosse il giorno del matrimonio e mentre raccoglieva dei fiori per fare delle ghirlande da sposa, cade in un fiume e affoga. Amleto si rende conto della cosa orribile e di quanto sia colpa sua e a quel punto sembra veramente impazzito e aggredisce Laerte che vuole uccidere Amleto. E qui si arriva alla fine del dramma, perché il re claudio approfitta della rabbia di Laerte e organizza un incontro di scherma pubblico in mezzo alla sala della corte dicendo che vuole che questo sia simbolico del fatto che Laerte e Amleto stanno facendo pace. In realtà, con il consenso di Laerte, Claudio ha avvelenato la spada di Amleto in modo che qualunque piccola ferita fosse mortale per Amleto, il quale, nonostante confidi ad Orazio di avere un presagio di morte, affronta comunque il duello dicendo quello che poi è rimasto una sorta di proverbio: “there is a special providence in the fall of a sparrow” ovvero “c’è una speciale provvidenza nella caduta di un passero”, cioè qualunque piccola cosa succeda, deriva sempre da una volontà più alta e Amleto lo dice perché è rassegnato, lo sente di stare per morire. L’ultima scena sembra davvero scritta da tarantino: Laerte ferisce Amleto con la spada avvelenata, il quale si arrabbia con Laerte e lo infilza davvero e nel morire Laerte lo avverte della spada che ha avvelenato claudio, ma claudio si era premunito di avvelenare una coppa destinata ad Amleto che in realtà ha bevuto Gertrude, che muore per il veleno. Amleto è moribondo, ma nel mentre ammazza Laerte. Claudio capisce che Amleto è pericoloso ma non ce la fa a scappare perché Amleto prima lo infilza e poi lo costringe a bere dalla stessa coppa di Gertrude. Questa è una parodia del rito del matrimonio dell’epoca elisabettiana che era anche sancito dal bere dello stesso calice. A questo punto Orazio che è rimasto vivo ha fra le braccia Amleto morente e confessa di volersi suicidare, ma Amleto lo prega di rimanere vivo per raccontare la storia. Per terra c’è un prato di cadaveri ed è a questo punto che compare vittorioso Fortinbras che ha sconfitto i danesi e si sta presentando per prendere il trono della Danimarca. Atto prima, scena seconda Escono tutti tranne Amleto O, se questa troppo troppo solida carne si volesse sciogliere Fondersi e risolversi in una rugiada (Amleto aspira a dissolversi) Oppure se l’eterno non avesse fissato la sua legge (canon, legge canonica) contro l’omicidio di sé stessi o dio, dio come stanca stantia (stale si dice di cibo) piatta e senza costrutto sembrano a me tutte le usanze di questo mondo (Amleto è così negativo nei confronti di tutti perché quello che ha visto è un atto sacrilego, suo madre ha sposato quello che per la legge era suo fratello, e loro erano re e regina e se la cima è marcia è marcio tutto lo stato) vergogna per questo, ah vergogna, è un giardino pieno di erbacce che diventa tutto selvatico (lett. Che cresce seguendo i semi); cose pestilenziali e rozze nella natura lo possiedono soltanto (il mondo non è un giardino, è un giardino incustodito, come se dio non ci fosse) che si dovesse giunger a questo! Morto soltanto da due mesi: non così tanto, non due mesi Un re così eccellente da essere paragonato a questo Iperione (una creatura mitologica che viene fatta coincidere con il sole) paragonato ad un satiro (creatura mitologica, mezzo uomo e mezza bestia); così amorevole verso mia madre Che non avrebbe sopportato che i venti del cielo Facessero visitare in modo troppo rozzo al suo volto (era talmente affezionato a sua moglie che non sopportava neanche che le arrivasse il vento in faccia; connotazione un po’ negativa verso Gertrude perché le donne che usavano la cipria si proteggevano dal vento perché portava via il trucco, e il fatto che Gertrude dovesse proteggersi dal vento f capire che fosse una che si truccasse. Per quei tempi era una cosa profondamente immorale, infatti, quando poi Amleto assalirà verbalmente Ofelia, quando polonio e claudio li osservano, le dirà che dio le ha fatto una faccia e loro se ne fanno un'altra, ovvero che si truccano e cambiano il volto). Per il cielo e per la terra Devo proprio ricordare? Ebbene, lei era solita appoggiarsi a lui [Shakespeare per far rendere la concitazione e l’ansia del discorso di Amleto, faccia ricorso al dash: segno di interpunzione che presume una pausa che può anche essere non chiusa, una pausa nella logica del discorso che può restare anche sospesa. l’uso del dash è molto esteso in teatro perché riesce a rendere in modo mimetico l’affanno di una persona che si ferma continuamente senza finire il discorso. È una pausa sintattica]. Come se, l’aumento dell’appetito fosse cresciuto Grazie a ciò di cui si nutriva (Gertrude stava sempre appiccicata al re Amleto come se il fatto di essere stati insieme per trent’anni non avesse fatto diminuire il desiderio fisico di lei per lui, ma anzi, grazie alla consuetudine coniugale sembrava manifesto del partito comunista. Shakespeare era molto consapevole delle inuguaglianze e ingiustizie del mondo in cui vive nelle tragedie, mentre nei drammi storici è tutto un altro paio di maniche e infatti Marx non li prende in considerazione) quando lui stesso potrebbe prende congedo (quietus, la quietanza) con un pugnale (bodkin, letteralmente è uno spillone) snudato? (Amleto dice che suicidandosi potrebbe uscire dal mondo corrotto) chi porterebbe fardelli per grugnire e sudare sotto il peso di una vita stanca (Amleto parla in modo concreto, grunt è il verso del maiale. Lui ha ben presente lo schifo del mondo e quindi lo dice) se non fosse che (but) il timore di qualcosa dopo la morte la terra inesplorata dal cui limitare nessun viaggiatore fa ritorno, confonde la nostra forza di volontà (un modo evocativo per indicare l’aldilà. Questa idea di una terra inesplorata che corrisponda con l’aldilà risuona molto nell’immaginario collettivo dei primi ascoltatori di Amleto, l’età elisabettiana è un’età di grandi navigatori, gente che va in America per cercare nuovi territori e ricchezze. Per altro, la zona in cui si trovava il globe, ovvero Southwark, era la zona dove c’erano tutte le locande dove dormivano e si riunivano i marinai, il porto di Londra era un porto molto importante non come adesso. Quindi fra la zona di Southwark e l’imbarcadero di santa Caterina, erano in prevalenza abitanti temporanei di stanze d’affitto per marinai. Quindi il pubblico del globe era composto da marinai e da mercanti perché i mercanti della city di Londra quando volevano divertirsi andavano a teatro, ed è per questo che in Shakespeare abbiamo molto spesso immagini di viaggi per mare, di terre lontane e di soldi. Shakespeare usa molto volentieri metafore tratte dal campo della finanza, perché lui teneva conto delle persone che aveva davanti ed è chiaro che ai marinai piacevano queste immagini. Per esempio, in riccardo iii, nella scena in cui Clarence si sogna di scendere in un inferno subacqueo, Shakespeare rende in modo vividissimo l’idea di una persona che sta annegando e quindi i marinai si potevano anche in un certo modo identificare.) e ci fa preferire di sopportare quei male che abbiamo piuttosto che fuggire (fly) verso altri mali che noi non consociamo? E così la coscienza ci rende tutti codardi (i critici dibattono su che cosa sia questa coscienza, alcuni dicono che Amleto si riferisca alla coscienza che ci fa pensare che suicidarsi sia peccato, altri la traducono con la consapevolezza di questa incertezza, perché siamo consapevoli di non sapere cosa c’è aldilà della morte) E così il colore natio della risolutezza È reso malaticcio (sicklied) dal pallido volto del pensiero [ai tempi di Shakespeare si pensava ancora che il corpo, secondo i principi di Galeno, fosse regolato dagli umori e quindi si connetteva un particolare umore nel senso di fluido corporeo al carattere e all’umore, come intendiamo noi di stato d’animo di una persona. Amleto corrisponde secondo le teorie dell’epoca all’umore malinconico, umore nero, e inoltre lui stesso si definisce codardo. La codardia per le persone del tempo derivava dalla mancanza di afflusso nel cuore e nel fegato quindi id codardi erano pallidi perché non gli arrivava il sangue. Amleto definisce se stesso al fegato color del giglio, bianco. Amleto si ritiene codardo perché cimette un bel po’ prima di agire concretamente e uccidere il re claudio che è causa del suo male. E continuamente esita parecchio. Ci sono anche dei motivi concreti per la sua esitazione: esita fondamentalmente perché non è del tutto sicuro sulla natura del fantasma di suo padre secondo la critica recente Amleto ha bisogno di conferme sulla natura id ciò che ha visto. Il fantasma di suo padre potrebbe essere il diavolo, oppure potrebbe essere una proiezione della sua mente. Quindi noi moderni riconosciamo in questa famosa esitazione di Amleto dei motivi concreti, testo alla mano, se uno legge Amleto dall’inizio alla fine, lui parla come un uomo sanguigno, passionale e violento perché ha sempre delle immagini molto crude nel suo registro e come si viene a sapere poi nell’atto quarto, Amleto è un ottimo spadaccino, fissato con l’arte della scherma, e questo mal si concilia con l’immagine di un principe sognante pieno di esitazioni perché è un’anima troppo delicata però quest’idea del principe sognante è quella che ha predominato a lungo. Per esempio, nell’interpretazione di Coleridge, il grande poeta romantico, insisteva su Amleto come uno studioso che viene costretto dalle circostanze all’azione ma in cui non si riconosce perché sarebbe un uomo di contemplazione. Scherzosamente i critici moderni dicono che Coleridge ha creato un Amleto a sua immagine e somiglianza, perché Coleridge stesso era un uomo molto passivo, riflessivo e filosofico, non un uomo d’azione. Questo dubbio sulla natura di Amleto è importante non tanto per capire Amleto ma per capire la società in cui viene recepita la storia di Amleto. La critica letteraria è specchio della società in cui viene creata. Amleto è un malinconico e tecnicamente, oltre ad essere quella che noi chiamiamo oggi una depressione clinica e nel caso di Amleto una depressione reattiva perché lui si è depresso per la morte del padre, per quei tempi fino a tutto il 600 aveva una valenza anche filosofica perché l’uomo malinconico era l’uomo che, sentendosi distaccato dal mondo da questo suo grande senso di tristezza, era colui che poteva contemplare la vanità del tutto: quindi in realtà il malinconico è privilegiato dal punto di vista intellettuale per la cultura di quel tempo. Basti pensare al famoso quadro di Dürer che si chiama proprio “la malinconia” in cui disegna la malinconia come una creatura alata che sta nella posizione tipica del malinconico contemplativo cioè si regge il mento, guarda per terra e ha accanto a se tutta una serie di strumenti di misurazione perché chi è malinconico per sua natura vede i limiti del mondo e la malinconia in questo caso ha accanto a se anche una clessidra che indica il passare del tempo, quindi chi è malinconico è ben consapevole che tutto deve finire. Amleto oltre ad essere uno studente è un malinconico e la sua consapevolezza del male del mondo in cui vive gli deriva dalla sua capacità contemplativa che gli viene dalla malinconia. Quindi in realtà per le persone del 600, le persone depresse avevano una marcia in più, una maggiore consapevolezza del mondo rispetto alle persone allegre.] E imprese di grande momento e importanza Con questo pensiero sviano la loro corrente E perdono il nome di azione. – ma ora devo fare piano! (dice che siccome uno è malinconico e pensa troppo ed è piuttosto vigliacco, allora tante cose importanti che avrebbe potuto fare non le fa perché pensa tropo e non si dà all’azione) La bella Ofelia! Ninfa, nelle tue preghiere Siano tutti i miei peccati ricordati. (l’idea di ninfa non è del tutto un complimento, oltre alla natura mitologica, ninfa voleva dire prostituta e Amleto, consapevole di essere spiato, Amleto ha deciso dia attaccare Ofelia con una violenta invettiva contro tutte le donne. I critici dicono che Amleto per molti veri compie la condensazione, in termini freudiani, cioè condensa Ofelia e Gertrude come se fossero la stessa persona i critici dicono che tutte le cose che Amleto vorrebbe dire a sua madre lo dice ad Ofelia. Il grosso dilemma se Ofelia e Amleto siano innamorati o amanti è aperto: Ofelia sembra una ragazza modello del periodo elisabettiano, obbediente al padre, casta e intenta ai lavori femminili, però prima di tutto lei ha un rapporto paritario con il fratello ed è più intelligente della media, ma soprattutto quando poco dopo la morte del padre polonio, Ofelia impazzisce la sua pazzia è costellata da canzoni pesantemente oscene he parlano di seduzione abbandono ed è molto improbabile che una ragazza come Ofelia avesse consapevolezza di queste cose. In quel periodo le donne erano molto protette dalla conoscenze del sesso per esempio, quindi non si capisce che tipo di rapporto ci sia stato tra i due e questo si vede in performance nel senso che, se un regista, e tipicamente i registi del passato lo facevano, tende ad accentuare l’aspetto casto e verginale di Ofelia ci presenta un Ofelia in un certo modo mentre i registi contemporanei tendono ad accentuare l’aspetto carnale di Ofelia e quindi molto crudo. Ofelia è un personaggio che ha ispirato anche la letteratura e l’arte, ma il modo di rendere la sua pazzia è cambiato nel tempo. Per molto tempo tante cose sulla scena non erano accettabili; quindi, il personaggio di Ofelia veniva un po’ tagliato, le canzoni oscene che cantava per tutto l’800 non erano incluse nell’opera. Quindi questa visione un po’ angelicata che abbiamo di Ofelia deriva molto concretamente dai tagli testuali, stessa situazione che subisce il personaggio di giulietta. Se da un testo tagli tutte le parti controverse, allusive che rendono un personaggio non conforme alla moralità ottocentesca vittoriana, il personaggio viene trasformato, sterilizzato, infatti Ofelia viene descritta come una creatura angelica, verginale, mentre nel 900 no. Una cosa interessante è che verso l’ultimo quarto dell’800 si comincia studiare in mod più scientifico la pazzia e quindi abbiamo grandi attrici come Ellen Terry, la più grande attrice dell’800, che per andare ad interpretare Ofelia andava apposta nei manicomi per guardare come le ragazze si comportassero avendo dei disturbi mentali, per rendere in modo “scientifico” la pazzia di Ofelia. In concreto Amleto per il tempo in cui è stato scritto è un uomo malinconico, le cose su cui lui si interroga dice la critica siano fortemente influenzate da un’opera ovvero i saggi di montaigne, le problematiche si pone Amleto sembrerebbero influenzate da quello. Dal punto di vista della storia della rappresentazione Amleto è uno dei tanti ruoli scritti per Richard burbage, il capo comico della compagnia per cui lavorava shake e stranamente è una delle poche opere che furono rappresentate anche prima della fine del 700 quando nel 1660 riaprono i teatri con gli Stuart, il 90 percento delle opere di shake vengono messe al dimenticatoio tranne Amleto che continua ad essere rappresentato. Naturalmente si tagliava le parti oscene e poi si tagliavano i personaggi secondari. Veniva eliminata la vicenda di Fortinbras perché era considerata una cosa politicamente destabilizzante, di questo usurpatore che prende il trono. Amleto però sarebbe stata la gioia del movimento romantico, soprattutto quando fini nelle mani del grande attore Kean, che si basava tantissimo sulla dimensione familiare e interpersonale. Amleto era mosso da questo amore per suo padre e poi introdusse una cosa interessante ovvero una sorta di amore molto più romantico tra Amleto e Ofelia. Risolse il problema della scena in cui Amleto accumula una serie di insulta su Ofelia, nell’interpretazione di Kean Amleto diceva cose orribili a Ofelia però sembrava uscire di scena, tornava rapidamente in scena e le bacia la mano come per cercare di instaurare una sorta di complicità in cui Amleto le rivelava che tutto ciò che le aveva detto era una finzione perché lui l’amava. Questa interpretazione è molto dura a morire, in Shakespeare non è così lineare, per noi un po’ di più. Non bisogna dimenticare l’interpretazione di Goethe: è molto importante come teorico di Shakespeare perché in realtà alle sue interpretazioni si è rifatta tutta l’Europa intercontinentale, compresa la Russia. Goethe diceva che Shakespeare era il più importante come pittore della natura, intesa come natura umana. E questa idea è dura a morire, ancora nella fine del 900 un grande critico letterario Bloom ha scritto una monografia che si chiama “Shakespeare l’invenzione dell’umano”. Per quanto riguarda Amleto, Goethe diceva che era un’anima troppo delicata per il mondo in cui si trovava, una pianta delicata che cercava di crescere un vaso di piombo. Questa è la tipica interpretazione che viene data nella cultura russa ed è anche la tipica interpretazione che viene data nel romanticismo inglese. Amleto come creatura totalmente sensibile e che si trova in un mondo ancora più duro di quello che lui possa vivere, è grazie a Goethe una delle spinte portanti dietro le interpretazioni di questo particolare personaggio per tutto l’800 ed è anche quello che serve a noi per capire come Amleto personaggio sia stato utile nella creazione dell’eroe romantico, che è troppo sensibile per il mondo in cui si trova. Amleto è anche l’opera più iconica per il grande tema del teatro nel teatro che è così importante non solo per la cultura elisabettiana e giacobiana, ma anche per la cultura moderna; quindi , quando noi parliamo di metateatro, un concetto critico nato alla fine del 900, è un concetto che nasce proprio dagli studi su tutte queste opere che, a partire dal modello di Hamlet, hanno rinstaurato questa condizione scenica per cui abbiamo il teatro nel teatro (6 personaggi in cerca d’autore, ma anche Rosenkranz e Guildensterne). Macbeth  è la tragedia più horror, contiene la maggior quantità di elementi soprannaturali. Ha una cattiva fama cioè di portare iella, soprattutto in ambito teatrale, si considera di cattivo augurio per due motivi: siccome in Macbeth ci sono varie scene con delle scene che pronunciato degli incantesimi allora la questo re va eliminato ma siccome per fare questo deve andare contro a dei vincoli sacri, come l’ospitalità e la parentela, lei si affida alle forze del male e fa un patto con il diavolo. Questa tragedia contiene elementi soprannaturali, qui abbiamo un patto con l diavolo stretto con una donna. Lady Macbeth riesce a convincere anche suo marito, quando Macbeth arriva al castello, lady gli dà del codardo e dell’impotente se non ucciderà il re Duncan. La notte stessa i due Macbeth uccidono il re e fanno ricader la colpa prima sulle guardie che dormivano nella stanza del re perché Macbeth aveva drogato il loro vino e poi fanno cadere la colpa sui due figli di Duncan che erano lì nel castello impauriti per quello che è successo al loro padre sono scappati uno in Irlanda e uno in Inghilterra. In tutto questo nella tragedia Banquo non è complice, anzi sembra raffreddarsi nei confronti del suo amico, nelle fonti storiche invece Banquo era totalmente complice di Macbeth. Ma Shakespeare deve ripulire l’immagine di Banquo. Rendendosi conto che Banquo ha capito qualcosa, Macbeth che è sempre più paranoico ordina l’assassinio di Banquo e anche del figlio di lui, perché le streghe avevano predetto che Banquo sarebbe stato il padre di una stirpe di re e Macbeth no, infatti dice che sulla sua testa mettono una corona sterile che è un problema fondamentale nella tragedia perché Lady Macbeth, quando deve convincere il marito ad uccidere il re, e gli dice che lei ha allattato il bambino ma che se fosse nel suo interesse farlo, lei ucciderebbe il bambino. Il bambino c’è stato ma sembrerebbe morto e Shakespeare nel caratterizzare la coppia aggiunge alcuni dettagli che ci fanno capire come mai i due siano perfettamente simbiotici, cosa molto strana per una coppia aristocratica del tempo di Shakespeare perché i matrimoni a quel tempo erano matrimoni combinati, invece i due sono molto innamorati e attaccati. C’è una complicità anche molto fisica e si capisce che c’è un dramma che li unisce, ovvero il bambino morto, il fatto che loro in effetti anche da nobiluomini com’erano prima dell’assassinio, siano senza una discendenza. Il problema di un regno senza discendenza era un problema forte che giacomo aveva sentito quando non gli arrivava la moglie bloccata per mesi e mesi dalle tempeste. Siccome i figli di Duncan sono scappati, Macbeth è diventato re e organizza un banchetto per tutti i suoi nobili. E comincia a chiedere dove fosse Banquo ma lui sa che non arriverà mai perché l’ha fato ammazzare ma continua chiedere ipocritamente dove sia ma la sedia si riempie perché arriva lo spettro di Banquo e Macbeth è l’unico a vederlo. Macbeth comincia a parlare con lo spettro e gli invitati pensano che sia un pazzo, in tutto questo lady Macbeth cerca di calmarlo, lei non sa che lui ha fatto uccidere Banquo. Il figlio di Banquo si è slavato ma Banquo è rimasto ucciso. Lady cerca di calmarlo e di spiegare la cosa agli ospiti dicendo che ha degli attacchi epilettici sin da giovane e li manda a casa, ma i nobili non li ignorano, non solo i presenti ma anche un gruppo i nobili cominciano a nutrire dei sospetti per la morte di Duncan e decidono di coalizzarsi contro Macbeth per toglierli il trono. A questo punto Macbeth consulta di nuovo le streghe ed entra in gioco di nuovo l’equivocatio. Macbeth si sente sempre più isolato, va dalle streghe che gli dicono di essere spietato e risoluto, che nessun uomo nato da donna gli può nuocere. In realtà le streghe hanno equivocato, perché l’uomo che ucciderà Macbeth, ovvero Macduff, tecnicamente non è nato da una dona perché è nato dal cadavere di sua madre d parto cesareo. Le streghe poi equivocano di nuovo, gli dicono di sfidare tuti i nemici, nessun esercito lo sconfiggerà fino a che il bosco di Birnam non andrà verso Dunsinane, dove si trova il castello di Macbeth. Anche questo è un equivoco perché quando arriveranno i nemici ad assediar ei emici di Macbeth cercano di assediare la vista delle guardie del castello mettendosi addosso i rami della foresta di birnam sembrerà che la foresta si stia muovendo. Quindi la seconda profezia delle streghe è di nuovo un equivoco. La valenza demoniaca dell’equivoco era stata attribuita ai gesuiti, Shakespeare nomina proprio padre garnett e dice di lui che era un equivocatore che non poté equivocare la sua strada fino all’inferno. Macduff decide di andare n Inghilterra per allearsi on uno dei figli i Duncan che diventerà re. Nel fare questo però lascia sola la propria famiglia, la moglie e i bambini, Macbeth in un impeto di vendetta nei confronti di questo che lo ha tradito fa uccidere la moglie di Macduff e i bambini, una delle scene più truculente. La famiglia viene proprio sterminata in scena. Macbeth è diventato veramente un mostro, la stessa parabola che abbiamo visto in riccardo iii, il tiranno assetato di potere diventa sempre più cannibalesco nel cercare di annientare tutte le possibili resistenze e comincia ad ammazzare anche gli innocenti. In tutto questo lady Macbeth è uscita di scena e qualche cosa è successa tra i due che li ha allontanati, sicuramente lei non sa niente di questi omicidi che il marito ha commesso dopo l’uccisione del re Duncan. Lei esce di scena perché sta impazzendo: la pazzia, a quei tempi, era strettamente connessa all’idea di possessione demoniaca. Lady Macbeth quini sta attraversando quella che per le credenze dell’epoca era un percorso obbligato, se fai il patto con il diavolo non solo perdi l’anima ma anche la ragione. Lei sta completamente delirando e c’è un medico e una gentildonna che sono stati messi a sorvegliarla e nell’ultima volta in cui lei compare in scena lei è sonnambula e nel suo sonnambulismo lei rivive l’assassinio del re Duncan. Durante l’assassinio del re Duncan, Macbeth di era sporcato le mani con il sangue e sua moglie gli aveva detto che con l’acqua se ne sarebbe andata, come se non fosse successo niente. Nel suo delirio sonnambulo lady comincia meccanicamente a lavarsi le mani e a dire tutto quello che aveva detto durante l’assassinio. Poco dopo si suicida, altra cosa tipica dell’immaginario dell’epoca delle persone possedute. Il medico, infatti, quando la vede in questo stato, da medico proprio dice di aver bisogno di un prete ma il prete non lo chiama nessuno, quindi lady finisce per suicidarsi. Il precedente del suicidio delle persone possedute si trovava nel vangelo perché l’indemoniato di Gadara nel vangelo di marco viene esorcizzato direttamente da Gesù e i diavoli che erano dentro di lui entrano in una mandria di porci e appena la mandria viene posseduta da questi diavoli, i porci si buttano da una rupe e si suicidano. Quindi l’idea del suicidio connesso alla possessione era già nel vangelo. A questo punto il castello di Macbeth viene assediato da tutti i suoi nemici, Macbeth è praticamente solo perché l’hanno lasciato tutti. Mentre è assediato e abbastanza disperato si sente un grido fuori scena, arriva uno dei suoi ultimi fedeli e gli annuncia la morte della regina. Macbeth è talmente distrutto che quasi sembra non reagire alla morte della moglie: Shakespeare ci fa vede un uomo con la mente completamente annebbiata, che non reagisce. Dopodiché Macbeth scende in battaglia e viene affrontato da Macduff in duello e quando Macbeth dice a Macduff che nessun uomo nato da donna lo può uccidere, Macduff gli rivela di non essere anto da donna viva e a quel punto Macbeth si lascia uccidere. Questa tragedia ha una notevole valenza politica: è stata investita di una ulteriore più moderna valenza politica durante il romanticismo per esempio qui in Italia, per noi italiani il romanticismo parte più tardi rispetto al resto d’Europa e coincide con il nostro risorgimento, il Macbeth di verdi veniva considerato un’opera anti-tirannide, l’idea di questi uomini che si riuniscono segretamente per andare contro l’usurpatore era irresistibile per i nostri patrioti. Quindi in questo senso risorgimentale è stato trasfigurato nella versione operistica di verdi; il Macbeth di verdi che è un’opera notoria in teatro per l’idea di portare sfiga, è quasi tutto concentrato sui cori politici di questi nobili scozzesi che gridano per la liberazione della Scozia e in realtà si capisce che questi nobili sono gli italiani del risorgimento che gridano contro l’oppressione dell’Austria. La leggenda che il Macbeth porti iella è stata cristallizzata nel cinema da Dario Argento. Quanto alle dinamiche interpersonali, sono state nel tempo interpretate diversamente a seconda della società che recepiva il Macbeth. Macbeth è scomparso dalle scene per un po’ ed è ricomparso alla fine del 700 con il gusto preromantico. In questo contesto si tendeva a sottolineare la parte cupa, gotica, del Macbeth. Lady Macbeth in questo periodo diventa una donna mascolina e un esempio di cattiveria, con il progredire dell’età vittoriana e con il progredire del XIX secolo, l’immagine della donna va cambiando. Negli anni centrali dell’800 le donne erano considerate gli angli del focolare ed era molto importante che una donna fosse sottomessa al proprio marito. Sulle sceme non era più possibile presentare queta donna mascolina e assassina per cui si andò modificando l’immagine di lady Macbeth in un mod che è ancora molto vivo oggi, cioè diventa una donna talmente innamorata del proprio marito che per lui è disposta ad uccide e quindi il suo crimine diventa qualcosa fatto per proteggere il proprio marito, il capofamiglia. Addirittura, veniva introdotte alcune cose che non c’erano dentro Shakespeare, quando lady legge la lettera in cui suo marito ei racconta quello che hanno detto le streghe, lei fa il patto con il diavolo per spingere il marito ad uccidere il re, nell’età vittoriana lei baciava la lettera e poi si toglieva dal collo un medaglione che baciava e in cui c’era il ritratto di Macbeth. Quindi si faceva vedere una donna che era talmente innamorata dal marito fino ad uccidere. La donna borghese vittoriana aveva uno scopo che era quello di promuovere le relazioni sociali del proprio marito, la donna di classe medio alta si doveva occupare delle public relations in modo da promuovere il marito anche socialmente, la lady Macbeth è quello, invece di invitare la gente a prendere il the invitava il marito ad uccidere il re. Questo aspetto di inteso amore fra Macbeth e la moglie è quello che nel tempo ha retto di più, chiaramente col 900 l’aspetto di complicità sessuale tra i due è stato accentuato. Questo è molto chiaro, non solo nelle versioni teatrali, ma soprattutto nelle versioni filmiche di Roman Polanski. Un tema centrale dentro la tragedia è il problema del libero arbitrio, cioè quanto è mosso Macbeth da questi elementi soprannaturali che sono le streghe e quanto invece vi siano già in lui i semi del male e quindi che sia mosso dalla propria malvagità e che le streghe siano solo delle proiezioni di essa. Ogni regista dà la sua risposta. Questa non è una tragedia della vendetta perché qui effettivamente abbiamo un problema di scelta tra bene e male, cos’è che ci ferma e che ci muove. Atto I, scena V Macbeth ha inviato la lettera alla moglie e lei la legge a noi Loro (le streghe) mi hanno incontrato nel giorno del successo: e io ho Appreso dal più accurato resoconto, che dentro di loro hanno di più Della conoscenza dei mortali (cioè che loro sanno più di quanto vedano le persone normali). Quando io bruciavo dal desiderio Di domandare a loro di più, loro diventarono aria, in cui svanirono (le streghe scompaiono in scena, come potesse essere fatto cono le poche cose che c’erano in scena è difficile da dire, probabilmente facevano scoppiare qualcosa che faceva una nuvola di fumo e l’attore scompariva. Il fumo era spesso usato in scena). Mentre io me ne stavo rapito per la meraviglia di tutto quello, arrivarono missive da parte del re, che mi salutava come signore di Cawdor (thane espressione scozzese per dire lord) titolo con cui prima queste strane sorelle mi avevano salutato (weird, vuol dire strano, soprannaturale, bizzarro, fatale, infatti esiste oggi una categoria letteraria che si chiama la weird fiction ed è quel tipo di racconto di solito del terrore che contiene degli elementi di stranezza, per esempio Stephen King) e si riferirono a me nel futuro con salute o re che sarai! Questo ho penato fosse giusto raccontare a te (Macbeth dà a sua moglie del tu, di solito fra marito e moglie aristocratici si davano del voi, ma nel modo in cui si parlano si capisce il loro affetto e amore che è un po’ strano per quei tempi, per noi l’accesso d’amore è una cosa buona ma per Shakespeare no, perché è uno squilibrio e l’uomo del rinascimento deve essere perfettamente equilibrato) mia carissima compagna nella grandezza (anche questo strano perché l’uomo è il capo nella cultura del tempo) affinché tu non possa perdere ciò che ti è dovuto di contentezza, per il fatto di essere ignorante di qualche grandezza è promessa a te. (anche questo è strano, la grandezza è per Macbeth, lei tuttalpiù diventa la regina) tienitelo nel cuore, e addio. Glamis tu lo sei e signore di Cawdor, e sarai Ciò che ti è stato promesso (anche re, ha quasi paura di dirlo lady Macbeth): però io ho paura della tua natura È troppo piena del latte dell’umana gentilezza (espressione proverbiale) Per prendere la scorciatoia: ti piacerebbe essere grande Non sei privo di ambizione, ma sei privo fino a che la fame e la peste se li mangeranno: se non fosse rinforzato con coloro che dovrebbero essere nostri, noi avremmo potuto andare loro incontro in modo audace (dareful), barba a barba, e li avremmo battuti fino a far ritornare indietro (Macbeth è un uomo di guerra, quindi afre la parte dell’assediato che se ne sta nella torre gli sta un po’ stretta) che cos’è quel rumore? È un grido di donna mio buon signore Ed esce Ho quasi dimenticato il sapore della paura; c’è stato un tempo in cui i miei sensi si sarebbero gelati nell’udire un grido notturno; e la caduta dei miei capelli solevano a un conto angosciante agitarsi e smuoversi come se avessero vita: ho mangiato orrori fino alla sazietà; la violenza familiare ai miei pensieri da macellaio non può neppure una volta farmi trasalire (Shakespeare ci fa vedere la psiche di Macbeth che è fra il paranoico e il depresso, Macbeth arriva alla sua fine, a farsi ammazzare da Macduff, e ce lo fa vedere clinicamente depresso, ha visto talmente tante cose orribili che niente più lo tocca, Shakespeare in questo è molto umano. Freud riconoscerà in Shakespeare la capacità di descrivere persone umane e non personaggi) rientra seyton perché c’è stato un grido? La regina, mia signora, è morta Sarebbe dovuta morire più tardi Ci sarebbe stato un tempo per una parola come quella Domani e domani e domani Striscia in questi piccol i passi di giorno in giorno Fino all’ultima sillaba del tempo che ci è dato E tutti i nostri ieri hanno illuminato per degli solti La via che conduce alla morte polverosa. (nel periodo elisabettiano non c’era l’illuminazione per strada quindi i nobili pagavano quelli che si chiamavano i link boys che erano delle persone con delle torce accese e ti accompagnavano per la strada facendo luce). Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore Che incede e si agita nella sua ora sopra il palcoscenico E poi non si sente più: è una storia Raccontata da un idiota, piena di rumore e di furia, Che non significa niente. (Macbeth reagisce alla morte della moglie sprofondando nella depressione 1: 51 Tu vieni per usare la tua lingua; dì velocemente la tua storia. 1 aprile ’22 King Lear è stato registrato la prima volta nel 1607 dove si registravano tutte le pubblicazioni stationer’s register, una sorta di registro delle nuove pubblicazioni in cui si doveva pagare una piccola imposta. Per la prima volta è stato rappresentato a corte il 26 dicembre del 1606, quindi dal Macbeth lo separano pochi mesi. Il periodo in cui a corte più spesso si organizzavano spettacoli teatrali era il periodo delle feste natalizie e infatti la commedia di Shakespeare si chiama la dodicesima notte, cioè l’epifania (i 12 giorni dopo il natale). Esisteva per questo dramma una fonte che era un dramma anonimo che era stato rappresentato l’anno prima: “The True Chronicle History of the Life and Death of King Leir and his three Daughters”, la vera storia cronaca della vita e morte del re liar e delle sue tre figlie, era un dramma di impronta molto cristiana cioè somigliava ad un morality play. Questa storia veniva rappresentata come una sorta di apologo morale. Shakespeare come al solito ha anche usato le cronache di Holished che sono la sua fonte costante per drammi storici e tragedie. Il nucleo della storia di re Lear si trovava anche nella historia regum britanniae di Goffredo di Monmouth che è alla base della storia di re artù. Ci sono tracce di questa storia anche in Edmund spenser e nell’arcadia di Sidney. Il re Lear è una storia molto cupa, a differenza delle fonti e del dramma anonimo del 1605, la storia così come ce la presenta Shakespeare è tutta basata su un senso di imminente catastrofe proprio esistenziale: è una storia, secondo i critici, pesantemente improntata al pessimismo lucreziano, all’idea che di tutte le sciagure degli umani gli dei se ne freghino e quindi anche dio. La cosa è abbastanza naturale perché c’era stata la congiura delle polveri e questo senso di pericolo per tutto lo stato derivato da dei litigi dovuti a questioni di fazioni religiose, quindi le persone reagivano alla religione con un certo distacco. Anche quando si tratta di Marlowe si parla molto spesso di un suo pessimismo lucreziano: Marlowe ci presenta dio come assente e infatti come sappiamo era stato accusato di ateismo. Ma secondo i critici la situazione era simile a quella che Shakespeare evidentemente sta sperimentando a ridosso della congiura delle polveri, ovvero, in un mondo dove la gente si scanna per motivi di religione che è quello di Shakespeare dopo la congiura delle polveri e di Marlowe che viveva dalle rotte di religione, la gente si disamora della religione. Si chiedono dove fosse dio quando viene sparso così tanto sangue e nel re Lear si sente proprio questo. Chiaramente Shakespeare non poteva per ovvi motivi di censura presentare una tragedia come questa in una ambientazione e cristiana, perché sarebbe stato blasfemo affermare che dio non ci fosse e quindi Shakespeare sceglie una storia ambientata non in un periodo cristiano, ma nell’Inghilterra precristiana, anglosassone, pagana risolvendo il problema della censura, perché se noi sostituiamo agli dei il dio cristiano, avrebbe potuto mettere nei guai Shakespeare. La storia si divide in due: plot e sub plot. Sono due storie parallele anche dal punto di vista tematico, di ingratitudine filiale e di incomprensioni tra padri e figli. Plot: il re Lear ha tre figlie che sono Regan, Goneril, Cordelia. Lear è vecchio e annuncia id aver deciso di voler dividere il regno in tre fra le sue tre figli, due delle quali hanno anche marito, mentre Cordelia è zitella. Lear dice che darà la parte più grande del suo regno a quella delle tre che lo ama di più, ma re Lear vuole misurar l’amore nel modo più sbagliato, chiede loro di dire quanto lo amassero. Le prime due figlie, le maggiori che sono cattive, ci vanno a nozze con questa idea di dire quanto vogliono bene al padre, infatti lo riempiono di esagerazioni a cui Lear crede. Mentre la più giovane quando viene il suo turno dice che non vuol dire niente: il padre dice di riparlare, ma Cordelia dice che lei lo ama secondo il suo dovere (bond, nel senso quasi di contratto), non di più non di meno. Re Lear interpreta questo come poco amore, ma la realtà è che nella sua letteralità Cordelia è quello che lo ama di più perché intende questo suo dovere come qualcosa di serio. Il suo dove implica un grande amore che le altre due non provano perché sono cattive. A questo punto il più caro amico di re Lear e l’amico di grandi battaglie, il conte di Kent, che è l’unico personaggio che gli dà del tu, gli dice “ma che vuoi fare vecchio. Non capisci che la gente che parla tanto poi non ha niente dentro, lascia perdere questa divisione non dividere il regno. Le due figlie che hanno detto di amarti tanto non sono sincere”. Ma il re è infuriato (non metterti tra il drago e la sua rabbia) e Kent insiste dicendo che sta rovinando le vite delle figlie e la sua. A questo punto il re diventa talmente tanto arrabbiato con Kent che lo minaccia di morte e lo esilia, gli dà 5 giorni di tempo per andare via e se al quinto giorno qualcuno lo trovasse lo farebbe uccidere. Lear mana via anche Cordelia, ma per fortuna lì presente c’è il suo pretendente, il re di Francia, che la porta via. Sembrerebbero felici e contenti ma non sanno quello che sta arrivando. La struttura da fiaba non è una cosa ignota, molti scrittori ritengono che la storia del re Lear abbia proprio una struttura fiabesca, qualcosa che ha delle radici folcloriche. Il conte di Kent, se ne deve andare, Cordelia anche e Lear rimane solo con le due figlie, le quali si rivelano veramente cattive perché nonostante Lear avesse stipulato di esser sempre accompagnato da un seguito di 100 cavaliere e nel periodo in cui avesse soggiornato nel castello della figlia e il mese successivo dall’altra figlia seguito sempre dai suoi 100 cavalieri, le due figlie che odiano il padre prima gli diminuiscono i cavalieri fino a toglierli tutti e poi lo lasciano chiuso fuori in una notte di tempesta. Il sub plot è quello del conte di Gloucester che ha due figli; Edmund ed Edgar. Gloucester è un altro nobile importante alla corte di Lear. Il figlio legittimo Edgar è buono verso il padre, Edmund è il figlio bastardo nato da una relazione adulterina. Il conte nonostante non l’abbia mai riconosciuto si è sempre occupato della sua istruzione e mantenimento, all’inizio sembra anche che voglia bene ad entrambi allo stesso modo ma poi la sua eredità andrà solo al figlio legittimo. Edmund allora decido di afre qualcosa, si chiede come mai non debba avere quello che ha l’altro fratello. Lui che è il cattivo della situazione non è un cattivo e basta, è una persona che arriva alle sue scelte malvagie spinto da una serie di motivi con cui il pubblico può anche simpatizzare. Edmund è ferito da questo senso di rifiuto che lui giudica immotivato, come un caso. Allora decide dir portare via l’eredità dal fratello e per farlo usa il padre stesso perché fa credere a Gloucester che il fratello stia complottando per ucciderlo e il conte che crede sia vero manda delle guardie a cacia di Edgar per ucciderlo. Edgar allora scappa via e viene aiutato da Edmund che appunto non è cattivo e basta, ama il fratello nonostante gli stia portando via i soldi e vuole bene anche al padre nonostante stia cercando di fregarlo. A questo punto le storie di tutti vanno a convergere: quando re Lear si ritrova maltrattato dalle figlie, prima va da una e questa lo fa scappare, poi va dall’altra e quest’altra per evitare qualunque confronto si rifugia nel castello di Gloucester e allora re Lear la va a cercare lì. Re Lear ha perso i suoi 100 cavalieri, ma non è solo perché insieme a lui ci sono due persone: il giullare di corte, cioè il fool, che l’ha seguito sempre e poi travestito per non essere riconosciuto c’è il conte di Kent che non può farsi vedere con la propria faccia perché è stato esiliato, quindi si traveste da contadino per aiutare Lear che lui sente come il suo signore. Quindi Lear si ritrova con fool e Kent travestito fuori dal castello di Gloucester, fuori dal quale le figlie lo hanno chiuso prima della tempesta in cui lui si trova completamente isolato. Il conte di Gloucester vuole bene al re e decido di andarlo ad aiutare per proteggerlo dalla tempesta che sta per arrivare. A questo punto Edmund rivela alle figlie di Lear che suo padre Gloucester è andato ad aiutare il re e le figlie a questo punto decidono di punire Gloucester come se fosse un traditore che stava aiutando il re e quindi gli fanno strappare gli occhi con l’aiuto del tacco di una scarpa dal marito di una delle due. A questo punto Gloucester accecato viene buttato anche lui fuori nella tempesta e il nuovo conte di Gloucester diventa Edmund. L’altro figlio Edgar si traveste per andare a soccorrere suo padre: quindi abbiamo un doppio parallelo: prima di tutto il parallelo di storia di ingratitudine filiale perché abbiamo Lear che ha dato tutto alle figlie che poi si sono rivelate ingrate e ha trattato male la figlia che gli vuole bene, e parallelo abbiamo Gloucester che ha trattato male Edgar che è quello che gli voleva bene e ha trattato bene Edmund che è quello che l’ha fatto accecare. L’altro parallelo è quello del personaggio di Kent e Edgar che si travestono entrambi per andare ad aiutare le persone che li hanno trattati male. In questa terribile tempesta re Lear in preda ai primi sintomi della pazzia comincia a gridare tutta la sua rabbia per il fatto che le sue figlie cattive non abbiano ricevuto nessuna punizione da parte degli dei. Le figlie erano tenute ad essere obbedienti con il loro padre perché era scritto nella bibbia, quindi sono andate contro natura. Il Non mi dovete alcuna obbedienza: quindi lasciate andare Il vostro orribile piacere (fate ciò che vi fa piacere anche se questo è orribile): io sono qui, vostro schiavo, un povero infermo debole e disprezzato vecchio ma ciononostante io vi chiamo ministri servili voi che avete congiunto con due cattive figlie le vostre battaglie che nascono in alto contro una testa così vecchia e così bianca come questa. O! O! è orribile! (i fulmini e i tuoni nascono in alto, Lear immagina che gli elementi siano come una sotta di esercito che si è unito alla cattiveria delle figlie ed è una cattiveria contro una creatura che andrebbe protetta, cioè un uomo vecchio on la testa bianca a cui Lear fa continuamente riferimento, è come se la natura stesa andasse contro natura ed è questo il senso di apocalisse della tragedia) colui che ha una casa in cui mettere la testa ha un buon cappello. [i versi sono più corti e fanno rima perché erano cantati: in Shakespeare molto spesso troviamo canzoni e le riconosciamo perché in mezzo al blank verse troviamo canzoni che non sono pentametri giambici] l’organo sessuale maschile che troverà una casa prima che la testa abbia una casa, la testa e lui si riempiranno di pidocchi così i mendicanti si sposano in tanti. L’uomo che mette il suo piede Dove dovrebbe stare il suo cuore Griderà ahimè per colpa di un callo E trasformerà il suo sonno nella veglia. Perché non è mai esistita una donna bella che non facesse Le boccacce allo specchio. No, io sarò il modello di tutta la pazienza Non dirò niente Entra Kent (ancora travestito da contadino) Chi è là? Accidenti (marry, è in realtà una celata bestemmia perché sarebbe una deformazione di Mary, ovvero Maria) qui c’è sua grazia e un paio di mutande; cioè un uomo Saggio e uno stolto Ahimè signore, siete qui? (Shakespeare è bravo a costruire personaggi naturali e quindi quanto Kent per qualche motivo è emozionato si dimentica di essere travestito da contadino era in tutto e per tutto come un signore) le creature che amano la notte Non amano notti come questa; i cieli iracondi Legano gli stessi viandanti della notte E li fanno restare rinchiusi elle loro caverne: da quando ho memoria Tali lenzuola di fuoco, tali scoppi di orribile tuono, tali lamenti di vento ruggente e di pioggia, io non ricordo di aver mai sentito: la natura dell’uomo non può sopportarne ne il dolore ne lo spavento. Che i grandi dei che tengono sopra le nostre teste questa terribile confusione trovino i loro nemici ora (re Lear pe un attimo quasi spera che questa terribile tempesta possa diventare un castigo divino). Trema tu disgraziato, che hai dentro di te crimini non rivelati che la giustizia non ha ancora frustato (la giustizia frustava i crimini veniali tipo il piccolo furto, piccoli crimini contro la morale, quindi sono dei crimini vergognosi che ancora non sono stati scoperti e non hanno ricevuto le loro punizione): nasconditi tu mano insanguinata; tu spergiuro e tu simulacro di uomo virtuoso che sei incestuoso: disgraziato, trema fino a cadere in pezzi, che sotto una apparenza nascosta e conveniente hai teso tranelli ai danni della vita altrui: o colpe rinchiuse serrate squarciate i vostri contenitori che vi nascondono, e implorate perdono (cry grace) a questi terribili messaggeri (colui che summon è colui che chiama per conto di un altro; quindi, questi dreadful summoners che sono gli elementi nella mente di re Lear dovrebbero essere dei messaggeri che convocano verso le persone verso un giudizio finale. To summon era usate anche nel linguaggio legale, anche oggi). Io sono un uomo che ha più subito peccato che aver peccato lui stesso. (è diventato un modo di dire, letteralmente sarebbe “più peccato contro che peccante”) ahimè, a testa scoperta! (un re rimaneva sempre a testa coperta davanti a tutti gli altri, quindi a Kent che è un vecchio cortigiano, è un dettaglio che non può sfuggire) mio grazioso signore, qui vicino c’è un capanno (hovel); un po' di amicizia ti darà contro la tempesta: riposati là; mentre io a questa dura casa – (nel dash ci dice che cosa pensa lui della casa) più dura della casa con cui è stata edificata; che proprio adesso, mentre io chiedevo di voi, mi ha negato di entrare – e mi prendo con la forza la loro avara cortesia. La mia mente comincia a girare (mi sembra di impazzire). Vieni ragazzo mio: come stai ragazzo mio? Hai freddo? (con my boy si sta rivolgendo al fool e lo chiama così perché è un ragazzino che con ogni probabilità era lo stesso che interpretava Cordelia. Molto spesso nel teatro shakespeariano abbiamo il fenomeno del doubling the part, raddoppiare la parte, un attore interpretava due parti diverse. È una cosa interessante perché per tutta la tragedia il re Lear è molto paterno con il fool e a volte sembra quasi riversare su di lui l’affetto che avrebbe voluto riversare sulle figlie, in particolare su Cordelia che è quella che lui ama di più e lo dice nel momento in cui la manda via) Ho freddo anch’io. Dov’è questa capanna di paglia, tizio? L’arte delle nostre necessità è strana, perché può rendere le cose vili preziose. Andiamo la vostra capanna. Povero fool e furfante, ho una parte nel mio cuore Che ancora è triste per te. [cantando] Colui che ha anche un pochino di cervello -- Con ah, oh, il vento e la pioggia -- Si deve accontentare di ciò che gli acconcia la fortuna Perché la pioggia piove tutti i giorni, Vero, ragazzo mio. Andiamo, portatemi a questa capanna. Escono re Lear e Kent. 4 aprile ’22 Otello è la storia di un ammiraglio della flotta veneziana che viene dall’africa, da nord africa e si innamora di una ragazza veneziana. È una storia d’amore particolare che finisce malissimo, è il primo dei drammi italiani di Shakespeare perché sebbene conoscesse l’Italia è molto improbabile che lui ci stato ma aveva modo perché Londra del periodo elisabettiano era piena di italiani ed era un tipo di organizzazione molto simile a quella che abbiamo oggi, cioè erano mercanti, cambia valute, banchieri, artisti. La famiglia Bassano, una famiglia del nord Italia di origine ebraica che alla corte di Elisabetta svolgeva l’attività di musicista e di notaio, una delle donne della famiglia bassano che si chiamava Emilia Lanier: è lei la dark lady dei sonetti. I sonetti di shake sono dedicati a più persone, abbiamo un uomo e una donna, la donna della situazione è la dark lady e con ogni probabilità era Emilia. Nelle opere shakespeariane i drammi italiani famosi sono romeo e giulietta, Otello e poi abbiamo commedie di ambientazione italiana, la più famosa è il Mercante di Venezia poi abbiamo misura per misura, poi Padova nella bisbetica domata e infine abbiamo Messina in molto rumore per nulla. Gli unici luoghi in cui sembra che shake abbia una conoscenza sono i luoghi del nord Italia, Messina sembra un’astrazione non c’è nessun riferimento topico. shake ambienta due sue opere a Venezia, che è il luogo che Shakespeare sembra conoscere meglio di tutta l’Italia perché abbiamo delle vocazioni molto precise dei luoghi soprattutto quanto concerne il mercante. Venezia era due cose molto diverse tra loro, prima di tutto era il luogo della più grande raffinatezza per tutto ciò che concerneva le arti e le arti applicate (vetro, sete, tutta la merce di lusso era identificata con Venezia). Ai tempi della come se le corde fossero tue (hai usato il mio denaro come se fosse tuo, lago è uno sfruttatore) tu sapessi questa cosa per il sangue di cristo (sblood, bestemmia, lago parla male perché è un soldataccio), ma tu non mi vuoi stare a sentire: se io mi sono mai immaginato una cosa del genere, disprezzami. Tu mi avevi detto di odiarlo (di tenerlo nel tuo odio) Disprezzami, se io non lo odio. Tre persone importanti della città, sono andati a pregarlo di persona perché lui mi facesse il suo luogotenente, si sono levati il cappello davanti a lui: e per dio (per la fede dell’uomo) conosco il mio valore, io sono degno di un posto non peggiore di quello: ma lui; poiché lui ama il suo orgoglio e ama le sue ragioni che non dice dà loro risposte evasive, con una circonlocuzione piena di vanterie orribilmente riempita con epiteti di guerra (parole del gergo militare) e in conclusione non ascolta la preghiera dei miei mediatori; certamente dice lui ho già scelto il mio ufficiale e che cos’è questo ufficiale per dio, un grande aritmetico un certo michele cassio, un fiorentino un tizio che si è quasi dannato per una bella moglie (un altro filo che shake non chiude, questa moglie sembra non esistere, vedremo un personaggio Bianca…. Che non ha mai messo in ordine uno squadrone nel campo di battaglia E non conosce com’è che si progetta una battaglia più di una zitella; Se non .. in cui i consoli togati possono are proposte con altrettanta padronanza di lui: pura chiacchiera senza alcuna prova qui sta tutta la sua arte della guerra. Ma lui signore ha avuto il posto: e io di cui i suoi occhi hanno visto la prova a rodi, a Cipro e altri luoghi cristiani e pagani, (…..) : deve ….: questo scribacchino Lui al tempo giusto deve essere il suo luogotenente E io – ma guarda tu! (god bless the mark, deriva dal lessico della falconeria. Shakespeare lo fa per personaggi di un certo livello di rango) – devo essere l’alfiere di sua signoria il moro (mooship conio di lago, lo usa per prendere in giro) Per dio, avrei preferito essere il suo boia Ebbene, non c’è rimedio, è la maledizione di stare a servizio di qualcuno La carriera (la promozione) va avanti con le lettere e con l’affetto E non per la vecchia graduatoria dove ogni persona che veniva per seconda Succedeva alla persona che veniva per prima. Ebbene signore giudicate voi stesso Se io in qualunque modo giusto sono spinto Ad amare il moro Allora io non lo seguirei O signore, accontentatevi Io lo seguo per approfittare di lui: non possiamo essere tutti padroni, né tutti i padroni possono essere seguiti in modo sincero. Voi potrete osservare tanti farabutti ossequiosi e pronti a piegare il ginocchio che, affezionati ai loro legami ossequiosi spreca il suo tempo, proprio come l’asino del suo padrone in cambio di nient’altro che cibo, e quando invecchiano vengono licenziati frustatemi questi onesti farabutti. Ce ne sono altri che acconciati nelle forme e nelle facce del dovere, tuttavia mantengono i loro cuori al proprio stesso servizio, e buttando ma soltanto le apparenze del servizio per i loro signori, prosperano bene grazie ai loro signori e quando si sono foderati il mantello fanno omaggio a loro stessi: questi tizi hanno del coraggio; e uno così io dichiaro di essere io stesso. Poiché signore, è tanto certo quanto del fatto che voi siate Roderigo se io fossi il moro io non sarei lago seguendo lui io seguo soltanto me stesso il cielo mi è testimone, io non lo faccio per amore e per dovere ma solo con l’apparenza, per il mio scopo personale (my peculiar end, sta citando il principe di machiavelli, dello scopo personale che il machiavellico deve tenere presente….) poiché quando la mia azione esteriore dimostrerà l’impulso naturale e l’immagine del mio cuore in un complimento esterno no è molto dopo che io indosserò il mio cuore sopra la manica (modi di dire che gli inglesi prendono da Shakespeare, vuol dire essere sinceri, metafore presa dal repertorio della falconeria per far vedere che Iago è di estrazione sociale nobiliare) perché le taccole possano beccare: io non sono ciò che sono (è una frase blasfema perché sta rovesciando quello che nell’esodo della bibbia dio dice a Mosè “io sono ciò che sono” in inglese “I am that I am. Iago in realtà è una persona particolare, mossa da questo suo senso id rivalsa di vendetta per l’ingiustizia che ha subito, shake spesso aggiunge qualche tratto satanico e lo fa in molti dei suoi cattivi, essendo un uomo dell’età tudor) [è il discorso più famoso di Iago che uscirà di scena rifiutandosi di rivelare quali siano stati i suoi motivi e lasciando il pubblico un po’ nel dubbio]. 5 aprile ’22 Otello davanti al senato spiega le ragioni della sua fuga con Desdemona. Otello parla con un registro alto e con una forma retorica impeccabile, era una delle arti che venivano insegnate alle persone di una certa levatura sociale, quindi Otello ci appare come un perfetto uomo del rinascimento. Atto primo, scena terza Potentissimo, saggi, e riveriti signori, miei nobilissimi e approvati buoni padroni/signori che io ho portato via la figlia di questo vecchio è verissimo: è vero che io l’ho sposata la testa e la fronte (l’inizio e la fine) del mio crimine ha questa lunghezza e niente di più. Rozzo sono nel mio parlare e non sono molto dotato della dolce frase della pace (non sono bravo a parlare in tempo di pace. Come riccardo iii, sono uomini di guerra che non sanno stare in pace): poiché da quando queste mie braccia avevano sette anni, fino a circa nove mesi fa (nine moons), esse hanno impiegato il massimo della loro azione nel campo con le tende, e poco di questo grande mondo posso io parlare, più di quanto pertenga a imprese di lotte e di battaglia, e perciò io abbellirò poco la mia causa parlando per me stesso. Però, se voi avrete la gentile pazienza di ascoltarmi io racconterò una semplice storia senza abbellimenti e venduto come schiavo, di quando sono stato riscattato (questo fa vedere come Otello facesse parte di una famiglia importante, perché il riscatto era riservato a chi aveva qualcuno dietro che potesse permettersi di pagare, quindi è indice del suo status sociale) e dei portenti nella mia storia di viaggiatore: (nel periodo in cui scriveva shake tanta parte del mondo era inesplorata e la gente cercava di spiegare i nuovi luoghi che venivano scoperti come potevano e di solito per farlo usava le categorie del meraviglioso, per esempio collegato alla mitologia. Di solito in queste storie venivano infilate cose buffe, cose che servivano a spiegare quello che le persone non riuscivano a spiegarsi perché era tutto nuovo e quindi usavano delle categorie vecchie per capirlo). Perciò di vasti antri e di immobili deserti Scoscese rovine, rocce e colline le cui teste toccano il cielo (secondo gli scrittori sono le montagne dell’africa) Era il mio turno di parlare, -- tale era il processo; e dei cannibali che si mangiano l’un l’altro gli antropofagi e gli uomini le cui teste crescono sotto le loro spalle. A sentire questo Desdemona provava seriamente piacere ma continuamente gli affari di casa solevano portarla via da lì: (essendo orfana, la gestione della casa è tutta su di lei, è un’aristocratica e deve dire alle cameriere cosa fare) appare che ogni volta che lei riusciva in fretta a sbrigare lei tornava di nuovo e con un avido orecchio soleva divorare il mio discorso cosa che io avendola osservata una volta presi un’ora propizia, e trovai in modo giusto per trarre da lei una preghiera di tuto cuore che io volessi raccontarle tutto il mio pellegrinaggio di cui a pezzetti lei aveva sentito qualcosa ma senza metterci troppa attenzione: io acconsentì e spesso io le rubai le sue lacrime quando io parlai di qualche colpo di sventura che la mia gioventù aveva patito. Quando io ebbi finito la mia storia lei mi diede in cambio della mia fatica un mondo di sospiri: (world of kisses in altre edizioni) lei giurava che in fede era strano, era stranissimo (passing voleva dire molto) era triste, era molto triste (wondrous voleva dire molto) lei desiderava di non averlo sentito, però lei desiderava che il cielo avesse fatto lei un uomo così: lei mi ringraziò e mi disse, che se io avessi avuto un amico che l’amava, io non avrei dovuto fare altro che insegnargli come raccontare la mia storia e quello l’avrebbe conquistata. A questo cenno io parlai: lei mi amò per i pericoli che io avevo passato e io amai lei perché lei ne aveva avuto pietà. Questo soltanto è la stregoneria che io ho usato Ecco viene la signora; lasciate che lei stessa ne sia testimone. [È la parte più romantica di Otello, nell’Otello di Verdi questa scena del discorso è stato trasformato in un duetto, le parole sono state suddivise tra Otello e Desdemona. Desdemona finisce male perché anche lei non riesce a capire, ha un problema di incomunicabilità con Otello e non capendo che Otello sta pensando che lei lo possa tradire con cassio, lei continua per tutta la tragedia a comportarsi con cassio con grande affetto anche perché lui aveva fatto da tramite tra lei e Otello. Quando Iago mette nei guai cassio e gli fa perdere il posto di luogotenente, Iago steso suggerisce a Desdemona di intercedere con suo marito per far riabilitare cassio, quindi Iago sembra una persona nobilissima e infatti viene chiamato da tutti i personaggi l’onesto Iago, ma in questo suo continuo intercedere Desdemona sempre di più convince Otello della propria colpevolezza, quindi i due non si capiscono a vicenda. La prova materiale che Iago presenterà ad Otello sulla infedeltà di Desdemona è il famoso fazzoletto che è un oggetto simbolico sia dal punto di vista delle dinamiche sceniche, che per l’oggetto in se. È il primo regalo che Otello ha dato a Desdemona: a Venezia l’arte del ricamo era parecchio lussuosa, i fazzoletti erano molto costosi e a qualsiasi livello di classe sociale il fazzoletto era un pegno d’amore, un regalo che si faceva alla futura fidanzata. Otello dice a Desdemona che quel fazzoletto era stato di sua madre ed era stato fatto da una maga egiziana che l’aveva imbevuto nella polvere di mummia e l’aveva reso magico, e la maga aveva detto alla madre che finché avesse tenuto questo fazzoletto avrebbe tenuto anche l’amore del marito e se l’avesse perso avrebbe perso anche l’amore. Secondo i critici, questa storia non è vera ed è una cosa che Otello si è inventato per convincere Desdemona dell’importanza del fazzoletto per non farglielo perdere. quindi Otello ha giocato con la credulità di Desdemona. L’altra probabilità è che Otello si stia riferendo a qualche rituale africano. Iago ha rubato il fazzoletto a Desdemona con l’aiuto della moglie e ha raccontato a Otello che Desdemona l’ha regalato a cassio e quindi Otello comincia a chiedere a Desdemona in modo ossessivo e minaccioso dove fosse il fazzoletto, ma Desdemona pensa di averlo perso. Iago fa in modo che il fazzoletto arrivi a cassio, che lo ha trovato per caso e Iago fa in modo che Otello lo veda. Quindi p rotello questo diventa la prova che effettivamente Desdemona l’ha tradito. Dal punto di vista dei simboli interni alla tragedia, il fazzoletto è una sorta di prolessi di ciò che succederà alla fine, il fazzoletto è macchiato di rosso e quindi anticipa secondo i critici la scena in cui ci sarà Desdemona su un letto morta. Romeo e Giulietta  la percezione dell’Italia. Abbiamo visto in Otello come i contemporanei di shake vedessero il nostro paese come qualcosa che volevano ma anche di cui avevano paura, gli inglesi avevano paura del fatto che l’Italia fosse la terra dei preti e di machiavelli. L’Italia percepita in questi due sensi dura fino al romanzo gotico perché la categoria fondamentale sotto cui viene etichettata l’Italia è quella che Freud chiamerebbe il culturalmente regressivo: la centralità dell’Italia a livello culturale era già in decadenza, si iniziava a perdere l’importanza che aveva avuto. Un luogo culturalmente regressivo a livello dell’immaginario collettivo fa sì che un popolo più sviluppato possa relegare lì delle realtà scomode e anche il soprannaturale. L’Italia diventerà un luogo dove possono succedere cose strane, dove possono arrivare manifestazioni soprannaturali perché era un luogo pieno di superstizioni in cui le persone credevano a queste cose. 8 aprile ’22 Immagine che gli elisabettiani avevano dell’Italia: vizio, grande raffinatezza e violenza. l’Italia era una terra dove c’erano continuamente congiure, lotte fra staterelli, quelli che nel resto d’Europa erano già delle nazioni ci vedevano come un popolo rissoso, perché erano tanti piccoli stati in lotta l’uno contro l’altro e anche all’interno di questi stati c’erano delle lotte. Una grande instabilità politica era quella che veniva vista dagli inglesi che invece venivano da un grande periodo di pace, ormai più di un secolo all’inizio del 60 perché la battaglia di Bosworth che apre la stagione dei tudor accade nel 1485. Questa grande divisione e queste continue lotte, gli inglesi le leggevano nel principe di Machiavelli, nelle varie cronache. La letteratura italiana di quel periodo era ancora molto importante, ancora si continua ad avere una influenza sull’Inghilterra per tutta l’età elisabettiana. Le opere italiane venivano lette o in italiano o in varie traduzioni francesi. L’Italia era la terra del cattolicesimo che agli occhi degli inglesi aveva un problema cioè della confessione perché gli inglesi non avevano queto sacramento quindi non avevano la possibilità di essere perdonato da un prete immediatamente, quindi gli inglesi, che ormai da un po’ di tempo facevano a meno di questa cosa, si sentivano moralmente superiore rispetto ai cattolici che avevano la possibilità di commettere peccati e ripulirsi la coscienza con la confessione, questo per tutto il periodo in cui l’Europa si muove sulla linea del grande scontro culturale tra cattolicesimo e protestantesimo sono cose importanti per capire la mentalità delle persone. Abbiamo trovato questo problema già in Otello, quando Iago fa delle supposizioni sulle donne veneziane che fanno tutto quello che vogliono perché poi si confessano. C’era anche, oltre le donne veneziane, la concezione delle donne italiane diverse da quelle inglesi, perché essendo mediterranee avevano una natura passionale; le ragazze inglesi erano più caste perché venivano da un clima più freddo e poi avevano delle caratteristiche somatiche diverse collegate, nella mente di quel tempo, a una maggiore castità (ritorna la teoria degli umori, c’era la credenza che le donne mediterranee essendo scure rispetto alle inglesi fossero più passionali per una questione di umori, erano più soggette al sole ma anche ad un umore sanguigno che le rendeva più appassionate). Tutte queste sfumature della percezione dell’Italia per gli stranieri le troviamo in romeo e giulietta. Rispetto alle altre opere, questa viene un po’ prima a livello di periodo di composizione. È una delle prime cose che Shakespeare abbia scritto, tra il 1591-1595, una decina di anni prima di Otello. Di romeo e giulietta Shakespeare non inventa niente perché la storia era stata già raccontata in diverse versioni: c’era una novella nel novellino di Masuccio Salernitano; poi una versione da parte di uno scrittore veneziano Luigi da Porto; un’altra delle fonti sono le novelle del Bandello, quella che fra tutte le varie fonti più si avvicina alla caratterizzazione dei personaggi così come ce li dà Shakespeare; infine c’era una tragedia di luigi groto che si chiamava “adriana” che raccontava una storia simile. In realtà alla base di tutte queste storie in cui il nucleo di fondo che ricorre in tutte queste storie è la parte finale, cioè il fatto che romeo creda alla morte di giulietta e si uccida, invece poi giulietta è viva e trovando romeo morto si uccida anche lei. Questo nucleo ricorre in tutte le fonti citate ma in realtà la parte finale deriva da una fonte classica, cioè la storia di Piramo e Tisbe: sono due innamorati che vengono da due famiglie nemiche, hanno modo di incontrarsi soltanto di nascosto in un luogo un po’ fuori città. Una notte Tisbe viene assalita da una bestia da preda, questo predatore che ha già mangiato qualche animale e che quindi ha la bocca tutta sanguinosa, afferra il velo che Tisbe ha in testa strappandolo via ma senza farle niente, il velo rimane a terra tutto stracciato e pieno di sangue. Arriva Piramo che vede il velo strappato e insanguinato e pensa che Tisbe sia stata mangiata da una bestia e allora per la disperazione si uccide. Arriva poi Tisbe in scena, vede Piramo morto e si suicida anche lei. Shakespeare conosceva bene questa storia perché in chiave totalmente parodica la troviamo nel sogno di una notte di mezza estate, dove gli operai ateniesi inscenano una divertentissima recita in cui cercano di mettere in scena la storia di Piramo e Tisbe, ma questi operai impacciati rendono una storia tragica di una comicità irresistibile. È una delle poche cose di Shakespeare che ancora fanno ridere. 700. Quando questa idea di romeo e giulietta pulita come opera si va sedimentando, soprattutto quando si arriva al romanticismo, diventa una tragedia del destino: si va a calcare la mano sull’idea che questi siano quelli che Shakespeare chiama gli starcrossed lovers (gli amanti avversati dalle stelle). Il romanticismo ama l’idea dell’amore mescolato con la morte, quindi questa tragedia diventa di amore, morte e destino, molto diversa da quella che è in Shakespeare. Irving che ha le sue dipendenze come direttore esecutivo del teatro crea una scena totalmente di gangster: romeo e giulietta diventa una storia di violenza urbana e la cosa viene notata perfino dai giornalisti dell’epoca che non erano abituati a vedere questa storia di guerriglia urbana associata a romeo e giulietta. Irving, che era uno sperimentatore, decise di rappresentare la scena della morte di romeo e giulietta per la prima volta nella storia del teatro come una scena sotterranea. Di solito, come Garrick e tutti i registi prima di Irving, avevano risolto il problema della rappresentazione della morte di romeo e giulietta dentro la cappella dei Capuleti, facendo la cappella come una sorta di capannina in un giardino: c’era il cimitero e nel mezzo c’era questa sorta di cappellina che stava a livello del giardino. Invece Irving, con un gioco che oggi chiameremmo di montaggio, faceva chiudere il sipario nel momento in cui romeo trascinando il cadavere di paride iniziava a scendere delle scale, il sipario si chiudeva e poi il sipario si riapriva e romeo era già sottoterra. Si vedevano le stesse scale che scendevano verso lo spettatore. In questa scena sotterranea c’era la protagonista con un’enorme massa, un vestito bianco (perché era vestita da sposa) che poi si tingeva di sangue quando lei si uccideva. La versione da gangster di Chicago che crea Irving nell’800 viene poi ripresa nel cinema. Atto secondo, scena seconda Il frutteto dei Capuleti Entra romeo (dicendo qualcosa che riflette sui ragazzi che ha appena lasciato e che le stavano prendendo in giro con pesanti allusioni oscene) Lui ride delle cicatrici colui che non ha mai sentito una ferita (le immagini che usa e il modo in cui lo dice ci fa capire che predilige immagini di violenza) Giulietta appare in alto alla finestra Ma piano! Quale luce irrompe da quella finestra laggiù? (romeo sta nominano la finestra perché in scena la finestra non c’era, l’upper stage era spoglio, non c’erano oggetti di scena, quindi lui indica la finestra dove sta comparendo il ragazzino che interpreta Giulietta e dice che c’è una finestra così il pubblico la immagina) È l’oriente, e giulietta è il sole Sorgi bel sole e uccidi la luna invidiosa, che è già malata e pallida per il dolore che tu la sua ancella sia molto più bella di lei (giulietta dovrebbe essere ancella della luna perché è una vergine: tutta le immagini seguenti si basano sull’equivalenza della luna con diana, dea della caccia ma anche dea vergine nella mitologia. Peraltro, nella mitologia diana è molto cattiva con le sue ancelle quando si innamorano o quando hanno una storia con un uomo, le punisce sempre in maniera terribile, le trasforma in bestie o cose peggiori. Quindi diana come dea della verginità è sempre una dea un po’ crudele con le sue ancelle, per questo romeo adesso apre tutta questa immagine mitologica perché nella mente ha questa stoia di diana e delle sue ninfe ancelle.) non essere la sua ancella dato che lei è invidiosa; la sua livrea di vestale (il suo abito virginale) è soltanto malaticcio e verdastro (fa riferimento alla medicina del tempo: si credeva nella teoria degli umori e che alcuni disturbi tipici dell’adolescenza delle ragazze fossero legati alla mancanza di sesso, cioè si pensava che se una ragazza aspettava troppo a sposarsi si potesse ammalare, la verginità era per quel tempo uno stato innaturale) e nessuno se non gli stolti la indossa; gettala via. È la mia signora, o, è il mio amore O che lei sapesse di esserlo Lei parla e però non dice niente: e allora Il suo occhio parla io risponderò a quello Io sono troppo audace, non è a me che lei parla: due delle stelle più belle in tutto il cielo, avendo qualcosa da fare hanno pregato i suoi occhi di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritorneranno (questa è una elaborazione quasi barocca della tipica metafora petrarchesca degli occhi come stelle. Shakespeare e il barocco: cronologicamente non si può dire che romeo e giulietta sia già barocco perché il barocco lo facciamo coincidere più o meno con gli anni del 1610 in poi, però secondo molti studiosi a cominciare dal classico Mario Praz, Shakespeare anticipa molte cose che saranno tipiche del barocco; prima di tutto questo uso vorticoso della similitudine e della metafora. Quindi anche se uno sta attaccato alla linea cronologica, Shakespeare andrebbe definito un manierista non un barocco, però di fatto per gli studiosi la retorica shakespeariana è già barocca. È quindi una forzatura cronologica, tranne dal punto di vista concettuale. e che cosa succederebbe se i suoi occhi fossero là e le stelle fossero nella sua testa? La brillantezza della sua guancia abbasserebbe quelle stelle Come la luce del giorno smorza una lampada; i suoi occhi in cielo Illuminerebbero tanto brillantemente la regione aerea Che gli uccelli canterebbero e penserebbero che non è notte. Guardate come lei appoggia la guancia sulla mano! O se io fossi in guanto su quella mano In modo da poter toccare quella guancia! (distico che shake mette nel mezzo di una scena perché è una scena molto movimentata, piena di pathos, perché romeo se lo trovano è morto) Ahimè! Lei parla: o parla di nuovo angelo luminoso! Poiché tu sei tanto luminosa (glorious, in età elisabettiana glory vuol dire splendore) rispetto a questa notte essendo al di sopra della mia testa quanto un alato (winged con la e pronunciata) messaggero del cielo rispetto agli occhi pieni di meraviglia voltati in alto tanto da far apparire il bianco (white upturned) che si voltano all’indietro per guardarlo (to gaze) quando lui è a cavalcioni delle nuvole che procedono lentamente (lett. Che camminano in modo pigro) e naviga sul ventre dell’aria. (tutta questa grande similitudine vuol dire che giulietta è più splendida di un angelo e la sua bellezza sta a quella dell’angelo come gli occhi dei mortali stanno a loro. Lei è più luminosa dell’angelo quando appare in cielo e gli uomini lo guardano. Giulietta è un angelo luminoso e lei stando sopra la testa di romeo lo fa pensare ad un angelo che passa sopra la testa dei mortali e quindi romeo dice che giulietta è, rispetto a questa notte, tanto più luminosa quanto un angelo è più luminoso rispetto ai mortali che stanno sotto di lui) o romeo, romeo! Perché sei tu romeo? (giulietta sta mettendo in discussione l’identità stessa di romeo: lei è attratta da questo ragazzo che fondamentalmente non conosce. Se noi rimuoviamo la grande attrazione fisica non si capisce la scena del balcone, perché lei vuole che romeo smetta di essere ciò che è. Il problema fondamentale è che il nome di romeo lo pone in una certa situazione sociale, quindi è il nome, cioè la famiglia, che lo rende nemico di giulietta. Ma abbiamo un doppio problema: uno legale perché romeo è un Montecchi e uno religioso perché è stato battezzato romeo e romeo essendo Montecchi ha il dovere di onorare il padre e la madre. Quindi quello che giulietta gli dice non è uno sfogo romantico, ma è una cosa che alle orecchie degli elisabettiani è proprio blasfemo) rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome (giulietta sta girando un comandamento, gli sta dicendo di rifiutare il battesimo. Giulietta ha dei lati demoniaci per le persone che ascoltavano a quei tempi) oppure se tu non vuoi, giura soltanto di amarmi e io non sarò più una Capuleti (per la gente di quel periodo uno è ciò che la famiglia ne ha fatto e ciò il sacramento del battesimo l’ha fatto, non si può cancellare) 11 aprile ’22 Aside (a parte, è un sostantivo ovvero quella parte di testo teatrale drammatico che un personaggio pronuncia tra sé e sé) devo ascoltare altro o a questo punto devo parlare? È soltanto il tuo nome che è il mio nemico; tu sei te stesso anche se tu non fossi un Montecchi che cosa è un Montecchi? Non è una mano, né un piede né un braccio, né un volto né alcuna altra parte che appartenga a un uomo. O, sii qualche altro nome che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo una rosa con qualunque altro nome profumerebbe altrettanto (sweet non vuol dire solo dolce ma profumato nell’età elisabettiana) così romeo se non si chiamasse romeo manterrebbe quella cara perfezione che lui possiede senza quel titolo. Romeo, spogliati del tuo nome (doff si diceva di vestiti) e per quel nome che non è parte di te prendi tutta me stessa (moralmente parlando è totalmente inaccettabile per una ragazza del 500 e lo è fino al 900, per gli elisabettiani le fanciulle dovevano mantenere un riservo glaciale poi nei secoli si va a far coincidere qualunque espressione del desiderio femminile con una malattia. Nel 700 e 800 le donne E perciò tu potresti pensare che il mio comportamento sia leggero Ma credimi signore, io dimostrerò Che le ragazze più furbe sono più difficili da conquistare Sarei dovuta tenermi di più sulle mie, devo confessare Se non fosse stato che u hai sentito, prima che io me ne accorgessi La passione del mio vero amore: perciò perdonami E non imputare a un amore leggere questo mio cedere Che la notte oscura ha così rivelato. Signora, io giuro per quella benedetta luna lassù Che con l’argento illumina tutte le cime di questi alberi da frutto - - O non giurare per la luna, la luna incostante, che ogni mese cambia nella sua orbita circolare, affinché il tuo amore non si dimostri altrettanto variabile. Per che cosa devo giurare? Non giurare proprio; O, se tu vuoi, giura per te stesso, Che è il dio della mia idolatria, E io ti crederò. Se il caro amore del mio cuore - - Ebbene, non giurare: sebbene io mi rallegri di te Io non mi rallegro di questo contratto stanotte è troppo precipitato, troppo sconsigliato, troppo improvviso Troppo simile al fulmine che cessa pima che uno possa dire ci sono i fulmini Dolce buonanotte Questo boccio d’amore con il respiro dell’estate che fa maturare Forse si dimostrerà un bel fiore la prossima volta che ci incontriamo. Buonanotte, buonanotte! Un riposo tanto dolce Venga nel suo cuore come quello che è nel mio petto. Mi lascerai così insoddisfatto? Che soddisfazione puoi avere stanotte? Lo scambio del tuo fedele giuramento d’amore in cambio del mio. Io ti ho dato il mio prima che tu lo chiedessi E ciononostante vorrei che fosse in mio potere dirlo di novo. Lo riprenderesti/ ti tireresti indietro? A quale scopo amore? Ma per essere generosa e dartelo di nuovo E ciononostante io non desidero altro che la cosa che ho già: la mia generosità è sconfinata come il mare il mio amore è profondo; la nutrice chiama da dentro sento dei rumori da dentro; caro amore addio! Arrivo subito buona nutrice! Dolce Montecchi sii sincero. Rimani qui ancora un po’ e io tornerò di nuovo. Esce da sopra O benedetta, benedetta notte io ho paura Essendo di notte, che tutto questo non sia che un songo Troppo dolce e lusinghiero per avere sostanza Rientra giulietta da sopra Tre parole caro romeo e buonanotte davvero Se l’inclinazione del tuo amore è onorevole Se il tuo scopo è il matrimonio, mandamelo a dire domani, tramite una persona che io mi procurerò perché venga da te, dove e a che ora tu celebrerai il rito e tutte le mie fortune ai tuoi pedi stenderò e ti seguirò come mio signore in tutto il mondo. [romeo e giulietta si chiameranno d’ora in poi con il gergo della falconeria] Molti critici dicono che romeo e giulietta sia una storia che inizia come una comedie e finisce come una tragedia, strutturalmente parlando è vero perché per i primi due atti sembra che la storia sia destinata ad andare a finire bene: abbiamo il ballo, l’incontro, la promessa d’amore e il matrimonio ma poi le cose dopo il matrimonio diventano tragiche perché all’inizio del terzo atto abbiamo lo scontro fata le fra romeo e Tebaldo che uccide Mercuzio proprio nel momento in cui romeo si era interposto fra i due e romeo che diventa una furia omicida ammazza Tebaldo e deve essere bandito da Verona. quindi abbiamo questo repentino cambio di tono che ci porta a vedere cos’è una tragedia shakespeariane. Le commedie shakespeariane hanno tutte una cosa in comune, ovvero che finiscono tutte con un matrimonio o diversi matrimoni a significare una riconciliazione. Ci sono però anche altri tratti comuni: le commedie shakespeariane del first folio (prima edizione in folio) pubblicato nel 1603. In questo first folio le opere di shake erano divise in tragedie, drammi storici e commedie: tutto è bene quel che finisce bene, la commedia degli errori, come vi piace, pene d’amor perdute, le allegre comari di Windsor, il sogno di una notte di mezza estate, la dodicesima notte, i due gentiluomini di Verona ed erano inclusi nelle commedie alcuni drammi che oggi non si classificano più come commedie per esempio la tempesta, cimbelino che oggi vengono etichettati come romance e quelli che oggi si chiamano i problem plays che sono misura per misura e il mercante di Venezia. Temi costanti: abilità verbale soprattutto nelle coppie di amanti che fra loro dialogano costantemente scambiandosi battute e giochi di parole (wordplay, tutto quell’insieme di bisticci, figure retoriche che di solito ci sono nei dialoghi di coppie di amanti). L’altro tema è il travestimento che spesso prende la forma del travestimento cambiano sesso (cross dressing). In quasi tutte le commedie abbiamo una ragazza che si deve travestire da ragazzo. Un’altra cosa che contraddistingue le commedie di shake sono i fraintendimenti: ci sono equivoci legati al cross dressing o del fatto che spesso non capiscono di essere innamorati l’uno dell’altro, spesso i critici la chiamano ironic dramatic. Nella dodicesima notte abbiamo un esempio di questi due fraintendimenti perché Viola si traveste da ragazzo facendo innamorare un’altra ragazza di lei. Un’altra caratteristica è l’ambientazione perché le commedie sono ambientate tutte tranne una in loghi esotici o immaginari: sono ambientate in Italia o in luoghi con nomi inventati, uno di questi è Illiria (ambientazione della dodicesima notte… l’altra costante è la mescolanza di elementi tragici e comici. In quel periodo si considerava che la commedia fosse un genere basso e la tragedia uno alto. La mescolanza deriva dal tentativo di shake di rimanere fedele a quella che è la natura umana, perché la vita è fatta di entrambe le parti. Per questo Shakespeare è diventato simbolo del teatro romantico. Nelle commedie abbiamo addirittura dei morti: in commedie come il racconto d’inverno, Pericle e cimbelino, ci sono dei personaggi che uomini cosa inconcepibile in una commedia del tempo e poi abbiamo i problem plays che contengono degli elementi terribili. La definizione di problem play per alcune delle commedie shakespeariane è stata formulata alla fine dell’800, quindi è abbastanza recente come distinzione. Per esempio, nel mercante di Venezia abbiamo un uomo, Antonio, innamorato di un altro uomo, bassanio, che vuole sposare una giovane ereditiera che si chiama portia che è una giovane orfana molto ricca. Chiede al suo amante Antonio di aiutarlo economicamente per corteggiare la ragazza presentandosi con un certo stile. Antonio per fare questo prende dei soldi in prestito da un usuraio che si chiama Shylock che è un uomo importante per la comunità ebraica veneziana che ha dei rancori per Antonio che è un antisemita. Nel frattempo, la figlia di Shylock, Jessica, si è innamorata di un ragazzo cristiano e quindi Jessica decide di scappare di casa rubando tutto quello che il padre ha in casa e spezzandogli il cuore. Quando gli arriva la notizia della fuga della figlia apprende che Antonio aveva delle navi che sono naufragate e non è in grado di restituire i soldi. Nel contratto Shylock aveva aggiunto una clausola in cui se Antonio non avesse restituito i soldi, lui avrebbe avuto una libbra della carne di Antonio…. Viola ha un fratello gemello che si chiama Sebastian che fanno naufragio e finiscono in Illiria. Viola pensa che Sebastian sia morto e per proteggersi si traveste da uomo e trova lavoro come paggio dal duca orsino. Il duca è innamorato di Olivia che però ha sempre rifiutato le sue proposte d’amore perché ha perso il fratello e non vuole più saperne di amore. Il duca manda viola che fa il paggio per lui e che gli ha detto di chiamarsi Cesario, a mandare delle lettere ad Olivia ma Olivia si innamora di viola che è travestita da ragazzo. Allo stesso tempo orsino è confuso perché si rende conto di starsi innamorando del suo paggio. Nel frattempo, abbiamo uno scherzo crudele che viene fatto a malvorio che è il maggiordomo di Olivia. Gli altri servi della casa insieme allo zio di Olivia mandano una lettera a malvorio da parte di Olivia in cui c’è scritto che deve indossare delle calze gialle e ridere sempre, allora lui inizia a fare queste cose e Olivia lo fa rinchiudere pensando sia pazzo. Il fratello di viola arriva a casa di Olivia che non ha mai visto, Olivia lo scambia per Cesario e lei gli dice di sposarla e Sebastian accetta. Viola si rivela e il duca capisce di essersi innamorato di una ragazza e quindi alla fine abbiamo un doppio matrimonio. Nel teatro elisabettiano la follia fa ridere, quindi l’idea che un tizio venga preso per pazzo e rinchiuso se per noi è inquietante, per gli elisabettiani faceva ridere. By the sweat of your brow = „col sudore della tua fronte”; espressione che viene presa dal passo in cui l’uomo nella genesi mangia il frutto proibito e viene cacciato dal paradiso terrestre con una condanna: la donna partorirà con dolore e l’uomo guadagnerà pane con il sudore della sua fronte Scapegoat = “capro espiatorio”; è una capra che deve spiare i peccati di tutta Israele che si trova nel vecchio testamento, la parola viene coniata per la bibbia di re giacomo Eye to eye = “vedere occhio a occhio”, ovvero avere la stessa opinione Heart’s desire = „il desiderio del cuore”, significa ciò che uno desidera Nothing new under the sun = „niente di nuovo sotto il sole”, ovvero che è tutto sempre stato così, viene dall’ecclesiaste Set your teeth on edge = „fa raggrinzire i denti”, ovvero che fa impressione, quando qualcosa è raccapricciante The spirit is willing but the flesh is weak = „lo spirito è forte ma la carne è debole” To everything there is a season = “ogni cosa a suo tempo” L’influenza di re giacomo la vediamo anche nel fatto che la bibbia di re giacomo ha ispirato diversi titoli e sono libri inglesi e americani, i cui titoli sono tutti tratti dalla bibbia di re giacomo: Edith Wharton, The house of Mirth = La casa della gioia, è una scrittrice americana John Steinbeck, East of Eden Sheridan Le Fanu, In a glass darkly =scrittore irlandese del terrore, è una raccolta di storie del terrore della fine dell’800 e la citazione viene dall’apocalisse “in uno specchio oscuro” Agatha Christie, Evil under the sun = „male sotto al sole/corpi sotto al sole”, citazione dell’ecclesiaste Grisham, A time to kill = “tempo di uccidere” sempre dall’ecclesiaste Agatha Christie, Palehorse = “cavallo pallido”, citazione dell’apocalisse in cui ci sono 4 cavalieri e quello che cavalca sul cavallo palido è la morte Henry James, The golden Bowl = „la coppa d’oro“ The wings oft he dove = „le ali della colomba” Ci sono molti più titoli ispirati alla bibbia di quanti ce ne siano ispirati a Shakespeare, perché spesso gli scrittori inglesi e americani amano prendere dei pezzi della bibbia di Shakespeare e usarli come titoli perché per i lettori inglesi e americano essi sono più riconoscibili ed evocativi. The king James Bible (1611) Salmo 51 (Al capo dei musici, il salmo di david, quando nathan il profeta venne da lui, dopo che era andato da bethsabea). Abbi misericordia di me, o dio, secondo la tua bontà (lovingkindess, è un conio della bibbia di re giacomo per dare l’dea di una gentilezza amabile, ma non ha attecchito nella lingua moderna se non nel caso di protestanti estremi, per esempio i puritani americani): secondo la moltitudine delle tue dolci misericordie cancella le mie trasgressioni. 2. Lavami completamente dalla mia iniquità, e purificami dal mio peccato. (parole tipo mercy, iniquity, diventano tipiche del parlare dei puritani perché i puritani parlano citando continuamente la bibbia e usando stilemi e lessemi tratti da essa. Una cosa un po’ buffa è che metteranno nomi propri alle persone anche prendendoli dalla bibbia, non solo i nomi di personaggi oscuri, ma ance i nomi delle virtù) 3. poiché io riconosco le mie trasgressioni: e il mio peccato mi sta sempre dinanzi. 4. contro te e te solo io ho peccato e ho fatto questo male alla tua vista: affinché tu possa essere giustificato quando tu parli e tu possa essere chiaro quando giudichi. 5. guarda, io sono stato creato nell’iniquità, e nel peccato mia madre mi ha concepito. [la bibbia è evidentemente paratattica, anche questa struttura logica del discorso biblico ha un impatto sulla letteratura perché i vari scrittori a partire dai puritani e per tuta la cultura inglese e americana, i vari scrittoi che vogliono riecheggiare la bibbia in quello che scrivono, scelgono di esprimersi in maniera paratattica. Ad un certo punto questo mod di esprimersi viene ad assumere una connotazione assiologica, cioè nella scala dei valori, perché succederà che i personaggi positivi parlano con un linguaggio paratattico (parlano con la semplicità della bibbia e del vangelo), i personaggi negativi parlano in modo retoricamente più complesso. Questo si va ad imprimere nell’immaginario collettivo, dove vediamo che i cattivi parlano sempre di più in modo elaborato rispetto ai buoni. La retorica per i protestanti è male, del resto è scritto anche nel vangelo). 6. guarda, tu desideri la verità dentro di noi: e nella parte nascosta tu mi farai conoscere la saggezza. 7. lavami con l’issopo e io sarò pulito: lavami e io sarò più bianco della neve. 8. fammi ascoltare la gioia e l’allegria affinché le ossa che tu hai spezzato possano gioire. 9. nascondi il tuo volto dai miei peccati e cancella via tutte le mie iniquità. 10. crea in me un cuore pulito, o Dio; e rinnova uno spirito giusto dentro di noi. 11. non mi scagliare via dalla tua presenza; e non portare via il tuo spirto santo da me. 12. rendimi la gioia della tua salvezza e fortificami con il tuo spirito libero. 13. allora io insegnerò le tue vie ai trasgressori e i peccatori saranno convertiti a te. 14. liberami dal peccato del sangue, o dio, tu dio della mia salvezza: e la mia lingua canterà a voce alta della tua giustizia. 15. signore, apri le mie labbra e la mia bocca mostrerà la tua lode. 16. poiché tu non desideri sacrificio, altrimenti io lo darei: tu non ti delizi nel sacrificio (carne bruciata sull’altare) 17. i sacrifici per dio sono un’anima triste/spirito spezzato: un cuore spezzato e contrito, o dio, tu non lo disprezzerai. 18. fi del bene se vuoi a Zion, costruisci le mura di Gerusalemme. 19. allora ti compiacerai con i sacrifici di giustizia con le offerte e con le intere offerte (pezzi di carne bruciati animali interi bruciati) allora offriranno dei tori sopra il tuo altare. Nella bibbia ci sono dei libri che si chiamano “libri poetici” che sono i salmi e il cantico dei cantici. Questi libri poetici non sono in rima, non sono nemmeno metricamente poesie quando vengono tradotti nelle varie lingue, ma hanno tutti una co in comune cioè il continuo uso di parallelismi: si sente che sono poesie perché ci sono ripetizioni tra un verso e l’altro. Secondo tanti scrittori, questo uso della ripetizione in verticale è qualche cosa che, per influenza della bibbia, diventa una caratteristica tipica della poesia inglese a partire dalla bibbia di re giacomo perché i salmi vengono sentiti come poesie ma sono delle poesie in versi liberi perché elle traduzioni non suonano come versi. Infatti, in realtà, per tutto il 6/700 vengono concepite diverse versione metriche dei salmi, cioè dei salmi tradotti in modo tale da corrispondere proprio a dei versi come li intendiamo noi. l’impatto sulla poesia deriva da questa struttura di parallelismi in verticale che va proprio ad avere un impatto forte sul modo di disporre le parole nelle poesie inglesi. I puritani avvertivano la chiesa d’Inghilterra come troppo cattolica, sentivano l’anglicanesimo come qualcosa di contaminato dalle influenze della chiesa di Roma. E in parte avevano anche ragione, perché tecnicamente parlando l’anglicanesimo mutuava tante cose dal cattolicesimo romano, la grande differenza era politica perché a capo della chiesa c’era il re. I puritani comunque contengono una connotazione rispetto al loro modo di agire, perché erano delle persone che avevano in orrore tutte le frivolezze da cui era connotata l’Inghilterra tudor e Stuart. Nel mondo della corte poi, queste frivolezze si tingevano di quello che noi stessi sentiremmo come un livello di corruzione morale molto profonda: la corte elisabettiana prima, ma anche quella di giacomo, è piena di adulteri, avvelenamenti, un luogo che noi stessi potremmo percepire molto corrotto. Il problema fondamentale era che la monarchia di Elisabetta I, di giacomo e di carlo I, erano monarchie che tendevano ad essere molto personalistiche: c’era un grosso sistema di favoritismi (che vediamo per esempio in Amleto), una fortissima ineguaglianza e totale mancanza di meritocrazia, antichi privilegi che si andavano ad incarnare in un sistema di classe che ormai non aveva più ragione di essere. La nobiltà non era più quella del medioevo che aveva una funzione sociale di protezione del più debole e di mantenimento dell’ordine nelle varie realtà locali; la nobiltà del periodo Stuart è una nobiltà di corte che non ha niente da fare se non godesi la vita. I puritani erano borghesi o gente del popolo, nel movimento dei puritani c’è anche un fortissimo senso di rivalsa sociale e lo scontro che loro percepivano come uno scontro morale era anche una lotta di classe. I borghesi avevano l’etica del lavoro, il calvinismo che è quella impronta del protestantesimo che va a coincidere con la dottrina dei puritani: è quella branca del protestantesimo che si basa sulla predestinazione e sulla salvezza per fede. Ma il calvinismo vede i segni della predestinazione nel modo in cui una persona riesce nel mondo, calvinismo e spirito del capitalismo vanno di pari passo perché una persona che ha un’etica del lavoro molto forte e che riesce nel lavoro in modo chiaro e ha successo, nell’ottica del calvinismo è una persona che su salva. Lo scontro tra corte e puritani che andrà poi a prendere la forma di scontro fra corte e parlamento, è uno scontro religioso e uno scontro di classe, sono proprio i due sistemi di pensiero che vanno a cozzare. La semplicità evangelica dei puritani era in contrasto con la corruzione del mondo della corte Stuart e tudor, basate sul privilegio e sull’ingiustizia dove bastava essere amici del re per fare cose terribili e non subire alcuna conseguenza. A questo si aggiungeva il profondo contrasto tra il lusso totalmente sfrenato che era tipico del periodo elisabettiano, giacomiano e carolino, che si basava anche su leggi suntuarie ovvero che stabilivano che alcune stoffe, per esempio, potessero essere indossate solo dalla nobiltà e poi il fatto che i soldi li avevano solo loro. Quindi questo grande dislivello sociale tra la corte e la città andava ad incidere sulla compagine sociale inglese. I puritani, quindi, erano dei buoni borghesi molto religiosi, moralmente ineccepibili, che si vestivano di nero, di colori sobri, con dei tagli di vestiti che assomigliano ai vestiti moderni degli uomini e che portavano i capelli in modo diverso: mentre i nobili si arricciavano i capelli e li portavano lunghi, i puritani li portavano corti e infatti venivano chiamati anche round heads (teste tonde, perché avevano i capelli corti e la testa sembrava tonda). Carlo I, fece due errori fatali: il primo è che si sposò con una principessa cattolica, Enrichetta Maria di Francia, e il secondo è che lui si mosse dal punto di vista religioso in quella che si chiama la High Church, cioè quel tipo di anglicanesimo che più somiglia al cattolicesimo, ovvero tanti rituali, cerimonie, quelle che i puritani che erano protestanti molto rigorosi percepivano come cose superstiziose. Infatti, lo scontro fatale fra il re e borghesia, cioè il parlamento, ebbe come prima vittima il consigliere spirituale del re, l’arcivescovo Laud, che fu decapitato per tradimento. Nel periodo rivoluzionario i puritani chiusero i teatri, che erano luoghi di corruzioni perché l’attore faceva un mestiere un po’ demoniaco e poi intorno al teatro non c’era un ambiente educande, gli attori facevano una vita sregolata. 21 aprile ’22 Rivoluzione, momento epocale anche per la storia europea, non solo inglese, perché la rivoluzione puritana, portando alla decapitazione del re e stabilisce un precedente storico che sarà la Rivoluzione francese, cioè i rivoluzionari francesi che nel 1793 decapiteranno Luigi XIV e Maria Antonietta, si appelleranno al precedente della rivoluzione inglese che aveva deciso di giudicare il monarca come traditore. A quei tempi la figura del monarca e della famiglia reale, la struttura della società nelle monarchie era un riflesso della famiglia reale al cui sommo stava il re che era sacro, unto dal Signore. Shakespeare si pone chiesto problema nel riccardo II (dramma più poetico) che parla di un re deposto, si pone il problema di come si fa a togliere l’unzione che viene da dio. I puritani si pongo il problema ma lo risolvono tagliando la testa a carlo I che compie una serie di scelte disastrose soprattutto dal punto di vista militare. Dal punto di vista politico sceglie di continuare la sua politica aggressivamente filo aristocratica, di civettare con il cattolicesimo. Carlo I poco prima di essere arrestato si rifiuta in una comunità religiose che si chiamava Little Gidding, guidata da Nicholas Ferrar. Fu poi distrutto perché aveva dato rifugio al re che stava scappando dalle forze parlamentari che avevano vinto. Di questo luogo resta solo una cappella in cui nel 1935 andrà TS Eliot a cui dedicherà il quarto e ultimo dei quartetti. La decapitazione del re stabilisce n precedente storico importante e a questo evento seguono gli anni della repubblica, ovvero quelli che si chiamano gli anni del common wealth in cui abbiamo però una dittatura di Oliver Cromwell, un generale dei puritani che ha una politica molto aggressiva nei confronti dell’Irlanda che era ancora in gran parte abitata da popolazione cattolica. Le cose cha ha fatto Cromwell in Irlanda sono cose che gli irlandesi non hanno mai perdonato agli inglesi al punto che tutto quello che rimane costruito da Cromwell, gli irlandesi poi li hanno adibiti ad usi infimi (depositi di letame, ecc). quello che porta è un acerbarsi delle inuguaglianze che erano già presenti, ma l’influenza del calvinismo, che è l’influenza principale che da qui in poi si esercita sulla che si è corrotto ed è in questo che Milton segue lo stampo del poema epico, abbiamo un eroe perfetto che porta verso una nuova terra la terra della salvezza, anche come Enea. Il poema che è la parte seconda del paradiso perduto in realtà non è una continuazione lineare della trama, perché la promessa di cristo della salvezza poi finisce. Il poema del paradiso riconquistato è tutto su cristo che controbatte a satana durante le tentazioni del deserto, un argomento tratto dal vangelo. Oltre alla materia di stampo classico, trasformata in materia cristiana, abbiamo anche la forma, è una forma classica prima di tutto per la struttura che è divisa in libri e si apre con l'invocazione alla musa, la musa nel prologo del paradiso perduto è lo spirito santo, la musa del paradiso. Milton nell’invocazione si rivolge allo spirito santo perché secondo i cristiani ha dettato la bibbia e le sacre scritture. Ai tempi di Milton si pensava che parte dell’Antico testamento l’avesse scritto Mosè, Milton nel prologo identifica quasi se’ stesso con Mosè. Sono modellate sui precedenti classici le battaglie. Milton sceglie come prevalente dell’esametro classico il blank verse che è lo stesso del teatro di Shakespeare e di Marlowe, è diverso come stile rispetto al loro stile, è più solenne, classico rispetto a quello del teatro. Il blank verse è importante anche per la letteratura italiana, perché Milton piace molto in tuta Europa e quindi fioriscono presto molto traduzioni. In Italia quasi fin da subito vengono tradotti e la prima edizione completa italiana è della prima metà del Settecento, dove la resa del blank verse miltoniano viene data con l’endecasillabo sciolto che è un verso molto importante per la letteratura italiana e la traduzione fatta da paolo rolli produce la prima versione completa del paradiso perduto e facendo questo dà un grande imput alla diffusione dell’endecasillabo sciolto. Era il metro usato dai traduttori dei poemi epici. Paradise lost (1608-1674) È satana che parla; è appena caduto dal cielo nell’inferno e si rivolge a quelli caduti con lui È questa la regione, questo il suolo, questo il clima, disse allora l’arcangelo perduto (lucifero), questa è la sede che noi dobbiamo scambiare col paradiso, questa oscurità luttuosa (mournful. Sono arrivati dal buio dell’inferno, dopo lo scombussolamento dalla caduta Satana accetta la sorte e sprona i diavoli a essere delle persone che accettano quello che la vita impone e sanno reagire con vendetta) in cambio di quella luce celestiale? E va bene (be it so), dato che colui che ora è sovrano può decidere e dare ordini (bid) su quello che deve essere giusto: più lontano possibile da lui è il luogo migliore lui che la ragione aveva pari alla nostra, e la forza l’ha fatto supremo sopra i suoi pari. Addio campi felici dove la gioia per sempre dimora: salve orrori, salve mondo infernale, e tu inferno più profondo ricevi il tuo nuovo sovrano: uno che porta con sé una mente che non può essere cambiata né dal luogo ne dal tempo. [questa retorica perfetta che satana usa con i suoi diavoli è molto efficace con i lettori di Milton: noi siamo convinti dal discorso di satana… la mente è il suo stesso luogo, e in sé stessa può fare dell’inferno un paradiso, e del paradiso un inferno. Che importa dove, se io sono sempre lo stesso, e io sono ciò che io devo essere, appena meno (all but less) di colui che il tuono ha reso più potente? Qui almeno saremo liberi; l’onnipotente non ha costruito questo luogo a causa della sua invidia, non ci scaccerà da qui: qui noi possiamo regnar sicuri, e secondo me se devo scegliere regnare è una cosa a cui ambire anche se regnare all’inferno meglio regnare all’inferno che servire in paradiso (è la frase chiave del paradiso perduto, dell’eroe satanico e dell’eroe romantico che è contro tutto e soprattutto contro il potere) ma perché allora noi lasciamo che i nostri fedeli amici, i compagni e quegli che hanno avuto parte nella nostra perdita giacere così frastornati sullo stagno dell’oblio, e non li chiamiamo a condividere con noi la loro parte in questa infelice dimora oppure ancora una volta con le armi di nuovo in pugno per tentare di acquistare quello che ancora può essere riconquistato in paradiso o quello che ancora c’è da perdere all’inferno? La retorica di satana si basa sui paralleli, lui mette sempre in contrasto paradiso e inferno e con la retorica riesce a far sembrare l’inferno desiderabile. Satana è forte perché fa ciò col potere della sua mente. Blake scriverà un poemetto su milton in cui lui farà dire a milton che lui era tutto dalla parte di satana e che i suoi errori erano stati dettati dal fatto di essere troppo puritano però blake riprenderà potentemente le immagini vittoriane cioè nei “matrimoni del cielo e dell’inferno” che si chiude con l’ode alla libertà che è una ripresa di questo discorso appena letto, libertà dalla tirannide dalla religione e dello stato. 22 aprile ’22 Metaphysical poets  anche chiamati poeti barocchi inglesi perché i poeti metafisici corrispondono con le caratteristiche stilistiche e tematiche con quelle del barocco europeo. Il nome è stato coniato nel 18esimo secolo da samuel johnson, è un termine che nasce dopo la morte di tutti, perché sono tutti poeti del 600, poeti barocchi che lavorano in fasi diverse del 600. La scuola metafisica è una scuola che copre un po’ tutto il 600, i primi sono quasi contemporanei di shake e gli ultimi vanno a morire alle porte del 700, quindi vengono considerati una scuola ma concretamente non sapevano di esserlo. Johnson li chiamava così con disprezzo, metafisici vorrebbe dire astrusi, poeti inutilmente complicati. Johnson essendo un uomo del 700, amava la poesia razionalistica, neoclassica, il rigore classico, formale, l’equilibrio, che è proprio il tratto distintivo del 70 inglese ed europeo, mentre i metafisici sono tutto il contrario, quindi li percepiva come astrusi, ma diceva una cosa gusta cioè che la poesia metafisica ha un tratto comune ovvero l’unione del wit e del quotidiano. Il wit è l’ingegno unito al realismo della vita quotidiana, ed è quello che dal punto di vista tematico dà forma a tutta la poesia metafisica. Dal punto di vista strutturale la poesia metafisica oggi si tende a definire come quella che è caratterizzata dall’uso della metafora prolungata. Cioè l’immagine che si fa ricorrere, rispecchiare, molte volte all’interno della stessa poesia, un procedimento tipico barocco. A partire John Donne (1572-1631) è l’esempio principale dei metafisici, prende delle immagini quotidiane. In questa poesia, “A valediction: Forbidding Mourning” (il commiato:..) sta dando addio alla moglie e dice alla moglie che loro due sono fatti come compassi, i due bastoncini del compasso, anche se uno si allontana dall’atro, sono sempre uniti, restano una cosa sola e come un compasso, tracciato un cerchio che è l’immagine perfetta. Questa immagine del compasso come metafore dell’unione dei due amanti, donne la continua per una 40ina di versi e ogni volta la rielabora per dare sfumature diverse era dare l’idea del commiato dei due amanti. I campi semantici da cui attinge sono quelli della vita quotidiana e delle nuove scoperte, a lui piace l’idea del nuovo mondo, di territori nuovi da vedere e gli piace lo studio più complicato dell’alchimia. Molte delle similitudini di donne sono tratte proprio dal campo semantico degli studi alchemici. In italiano, il wit, ovvero l’uso della metafora prolungata, viene chiamato concettismo, quindi i poeti metafisici sono chiamati concettisti. Non hanno avuto una fortuna letteraria uniforme, perché nel 700 venivano stigmatizzati come troppo inutilmente complicati, ma il 700 è il momento in cui dal punto di vista del gusto vengono accusate di essere brute tutta una serie di cose che per noi oggi sono belle. Per esempio, lo stile gotico. Per buona parte del 700 europeo anche shake è brutto, perché è troppo crudo. I metafisici patiscono questa stigmatizzazione e vengono rivalutati soltanto negli anni 20 del 900, con una operazione filologica condotta da TS Eliot, il grande rivalutatore dei metafisici che li studia nei suoi saggi e li utilizza nella sua poesia in maniera sistematica. “the most heterogeneous ideas are yoked by violence together; nature and art are ransacked for illustrations, comparisons, and allusions; their learning instructs, and their subtility surprises; but their reader commonly thinks his improvement dearly bought, and, though sometimes he admires, is seldom pleased” giudizio di johnson, piuttosto negativo, che però fa capire cosa sono i metafisici “Le idee più eterogenee sono aggiogate con la violenza insieme [i metafisici tendono, per questo amore per la metafora prolungata, a mettere delle cose che non c’entrano niente l’una con l’altra]; la natura e l’arte sono saccheggiate alla ricerca di illustrazioni/spiegazioni, paragoni e allusioni [quello che dice jhnson è vero, i metafisici hanno un amore viscerale anche per gli oggetti più semplici della vita quotidiana e riescono a trarre da questo materiale unico tutta una serie di immagine poetiche che formano dei sistemi di metafore e similitudini vorticose]; la loro scienza istruisce e la loro arguzia sorprende [i metafisici sono dei poeti molto dotti che amano per esempio il repertorio dell’alchimia, le immagini dell’astronomia, è un periodo in cui la scienza diventa sempre pi importante. Verso la fine della scuola metafisica, negli anni 60 del 700, con carlo II viene fondata la royal society, che corrisponde agli ultimi metafisici ma l’amore per la scienza c’è in tutti loro e la loro arguzia porta sempre a creare delle immagini nuove per il lettore]; ma il lettore comunemente pensa che questa sua istruzione sia stato comprato a caro prezzo [sono difficili ed oscuri a volte], e anche se qualche volta il lettore ammira, raramente si compiace di ciò che ha letto [nell’insulto sta dicendo la verità, la poesia metafisica in pieno stile barocco è il godimento intellettuale, non è un godimento legato all’emotività di chi legge, ma piuttosto quello che uno può trarre dalla scienza o dallo studio di un oggetto particolarmente difficile. Sono poeti molto intellettuali, molto complessi e a volte oscuri e che danno al loro lettore una poesia sorprendente e sicuramente non basta sui moti dell’anima, non accende le sensibilità di chi legge. I contemporanei di Johnson la pensavano come lui, cioè volevano una poesia decorosa, l’800 non li ama i metafisici, la prima parte dell’800 romantico non li ama perché sono un p’ freddi e il romanticismo ama le cose passionali, mentre la second parte dell’800 i metafisici sono un po’ sconci, hanno molte allusioni sessuali e quindi si salvano solo i poeti che scrivono cose religiose. L’800 vittoriano salva solo quelli spirituali, ma anche quando vengono letti sono una cosa di nicchia, solo nel 900 con Eliot prendono la posizione importante per loro. John Donne George Herbert: è religioso, molto metafisico, divertono i suoi calligrammi e fa vedere quanto i metafisici si divertissero a giocare con le immagini, non solo contenute nelle metafore e similitudine ma anche a livello grafico. Rispetto agli altri metafisici ha una dizione più semplice e musicale, è molto musicale infatti molte delle sue poesie sono state mese in musica ed è quello tra i metafisici che ha una fama più stabile prima di tutto perché durante l’800, la poesia di herbert è molto leggibile e non censurabile. Henry Vaughan (pronuncia von): è un poeta di stampo religioso ed è un cantante della natura del galles e nelle sue poesie evoca i paesaggi del galles che prima di allora non erano mai stati oggetto di poesia, con un concettismo tipico metafisico. Andrew Marvell: è quello più ironico Richard Crashaw: di spirito più religioso La poesia metafisica risente del barocco europeo che in vasta parte è un barocco religioso. Le fonti di ispirazione sono le stesse, per capire i metafisici bisogna capire il secolo in cui si muovono. Il 600 è il secolo di guerre, pestilenze, …. Godimento delle piccole cose, per i dettagli della vita quotidiana. Intreccio fra amore e morte, perché l’amore che è il sentimento più terreno, viene sempre visto controluce con la morte che arriva. Senso di disfacimento che può arrivare da un momento all’altro, è un periodo anche di curiosità … John donne: nasce in una famiglia cattolica con tutti i problemi che ne comporta. La mamma era una pronipote di sir thomas more (decapitato da enrico viii). Quando john era giovane, il fratello che era stato arrestato per aver ospitato un prete cattolico, viene messo in prigione e prende la peste morendo. Quindi donne da giovane ha questo lutto terribile. studia all’università di Cambridge ma non si laurea, essendo dissociazione della sensibilità): la poesia e il pensiero inglesi ed europei subiscono una fase di cambiamento radicale che viene subito dopo marvell e la sua generazione di metafisici. Marvell secondo eliot è stato l’ultimo a unire il sentimento e l’ingegno, il pensiero, la razionalità, ovvero quello che eliot chiama l’unione di wit e feeling. Dopo marvell non esistono più, secondo eliot, poeti/scrittori/prosatori che uniscano queste due cose e quindi abbiamo o poeti/prosatori totalmente lirici basati completamente sul sentimento e prosatori totalmente basati sul pensiero. Marvell e i metafisici “had felt their thought as immediately as the odour of a rose”  avevano sentito il loro pensiero in modo tanto spontaneo quanto uno sente nell’odore di una rosa, cioè avevano saputo istintivamente unire ragione e sentimento. Dopo di loro, secondo eliot, questo si perde. Naturalmente tipico di eliot è parlare della fine di qualcosa. I poeti successivi ai metafisici, secondo eliot, hanno uno stile molto migliore però le emozioni che riescono ad esprimere sono più rozze, meno complesse. Eliot pensava che quello era il male e che lui era la cura. To His Coy Mistress Questa poesia è, in ambito anglosassone, l’esempio più famoso di poesia sul carpe diem: in generale nel Seicento il tema del carpe diem si va quasi indissolubilmente a connettere con il tema della vanitas. Carpe diem è un concetto del poeta latino Orazio, quindi è un concetto di matrice pagana, quello che di solito il seicento fa è sovrapporre il tema classico del carpe diem al tema della vanitas perché nel seicento le persone sono anche religiose. È il più famoso componimento in lingua inglese sul carpe diem e oltre a riecheggiare nei versi di eliot, la dimostrazione della sua popolarità deriva dal fatto che sia stato usato come titolo per diversi romanzi. Per esempio, la frase “world enough and time” è stata usata come titolo nel libro dello scrittore Robert Penn Women. … 28 aprile ‘22 Il 700 è un secolo lungo che si contraddistingue per le sue contraddizioni, per gli aspetti opposti e un po’ in guerra tra loro che si manifestano anche dal punto di vista de generi letterari. L’aspetto più importante è che nel 700 nasce il genere del romanzo, cioè The rise of the novel, emergere del romanzo rispetto alla forma narrativa principale dei tempi precedenti che era il romance. Ci sono delle scuole di pensiero diverse. Il romance era una narrazione fantastica, una narrazione cavalleresca. Un romance per esempio era la fairy queen di spenser. Per capire la nascita del novel, dobbiamo vedere prima di tutto l’aspetto religioso perché secondo il principale e classico critico che ha teorizzato la nascita del romanzo in un saggio che si chiama proprio The rise of the novel, Ian Watt, è un saggio della metà del secolo scorso, un saggio classico. Secondo ian watt, la nuova borghesia per la maggior parte di estrazione puritana, mette al di sopra di tutto la verità che diventa valore assoluto, i puritani ragionavano in termini biblici, ce l’avevano con la fantasia. E il romance è una forma narrativa basata proprio sulla fantasia. In queste circostanze si va a cercare la nascita di un genere e i critici vanno a cercare quale sia stato il primo, ci sono due scuole di pensiero: la prima The Pilgrim’s Progress di john bunyan e l’altra Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Ian watt e la maggior parte dei critici dicono che siano stati questi i primi romanzi, ma c’è un po’ di vero in quello che sostiene la prima scuola. The pilgrim’s è un romanzo scritto nei primi del 600 ed è la storia di un personaggio che si chiama christian che ha una serie di avventure molto simboliche ma non si può definire un romance perché è una storia vera. È molto importante come primo esempio di un sottogenere di romanzo, cioè il fantasy perché è profondamente allegorico, abbiamo dei simboli collegati alma crescita interiore di ognuno e a linea è piuttosto diretta, la line storica che porta da bunyan a Tolkien è chiara [George MacDonald  Phantastes, Lilith (età vittoriana)  C.S Lewis, The chronicles of narnia (XX secolo)] il lavoro di bunyan dà alla base del primo autore fantasy che è george macdonald con il suo primo romanzo, che era uno studioso di bunyan e usava mettere in scena nelle rappresentazioni teatrali crea il genere fantasy, perché scrive delle allegorie cristiane ma che hanno già tutti gli elementi del fantasy moderno cioè una terra fiabesca di ambientazione vagamente arturiana dove i personaggi hanno delle avventure di tipo cavalleresco che hanno una valenza morale, religiosa anche piuttosto netta. Primi del 900, C.S Lewis amico e collaboratore di Tolkien. Ian watt e altri critici fanno risalire la nascita del romanzo al robinson crusoe che è anche quello un’allegoria cristiana, perché robinson deve ritrovare il proprio rapporto con dio, ma non è solo questo. Contiene degli elementi di realismo che sono importanti per quello che sarà il romanzo maturo: il concetto di imperialistico, cioè il rapporto che Robinson instaura con venerdì…. Robinson crusoe ci presenta l’idea di colonialismo, che rispetto a Friday ci presenta.. l’altro elemento è l’idea del capitalismo ed infine abbiamo la vita di una perosna normale a cui succede una cosa straordinaria, dopotutto la stori non è inventata ma è basata sulla vita di un marinaio scozzese che si chiamava Alexander Selkink. Questo è importante perché secondo ian watt i primi romanzi si presentano quasi come fossero delle autobiografie romanzate perché la borghesia che leggeva, essendo di mentalità puritana, guardava con sospetto al fantasia e quindi aveva bisogno del realismo, della verità. La storia di robinson lancia una moda dei romanzi di avventura, dopo robinson e per tutto il corso del 700 vengono prodotti tanti romanzi di avventure o picareschi. Questi romanzi sono i più divertenti del 700, ne abbiamo diversi che sono rimasti molto famosi: Tobias Smollet The adventures of roderick Random The adventures of peregrine pickle The expedition of humphry clinker …. Da giovane lavora come medico di bordo su navi mercantili, gira il mondo e si ammala, morendo in toscana a Livorno dove c’è la sua tomba….. Smollet si diverte a giocare con il linguaggio dei singoli personaggi, con l’idioletto e si diverte anche a giocare in maniera freudiana, tira fuori quello che i personaggi reprimono. Humphry clinker è un metodista, il metodismo è importante per l’ultima parte del 700. Smollet lo presenta come un personaggio positivo e liberp dai difetti che invece hanno tutti gli alti personaggi con almeno un vizio. È un ragazzo trovatello quindi manca di qualunque tipo di istruzione e quindi sul mondo ha un riguardo innocente, non riesce a apire che le persone possano vere più di una faccia. È divertente come personaggio perché è anche molto istintivo, infatti smollet si diverte a fare la parodia del sentimentalismo quando clinker si innamora di una ragazza semplicemente ‘perché lei stava scappando da una casa in fiamme in camicia da notte e lui le reggeva la scala per farla scendere. Smollet è considerato il prototipo del romanzo picaresco inglese. Per quello che riguarda i romanzi d’avventura non si può non nominare i viaggi di gulliver di jonathan swift che è stato scritto nel 1726, 7 anni dopo robinson crusoe. È una parodia del Robinson e soprattutto è una parodia del tentativo del realismo di robinson, è un romanzo fortemente allegorico pieno di simboli e soprattutto è satirico, ogni avventura di gulliver prende in giro alcuni aspetti della società in cui swift viveva. È uno scrittore scomodo, molto pungente e satirico. Altra opera satirica la modesta proposta, in cui swift in questo saggio distopico propone di risolvere la questione della povertà degli irlandesi dando loro da mangiare i loro stessi bambini. Swift era il decano della cattedrale di dublino, è uno scrittore irlandese. Il caso swift va preso a parte perché è molto particolare per questo suo continuo tono di polemica aggressiva e truce. Il realismo inaugurato da defoe viene a raggiungere la maturità con le opere più tarde e soprattutto con henry fielding. Il realismo come lo intendiamo noi lo vediamo in Moll flanders che è un romanzo degli anni 20 del 700 e che introduce la.. era una ragazza che nasce in prigione perché la madre è stata processata e condannata, ha una vita difficile da orfana e per uscire dalla sua condizione precaria, fa uso prima della su bellezza, sposando diversi uomini e fa uso della propria destrezza perché diventa una fra le più importanti ladre di londra. Nonostante siano delle memorie fittizie che lei scrive quando ormai è vecchia e si è pentita del suo passato, il pentimento non si sente affatto nel suo racconto. Sono i primi esperimenti di un genere quini abbiamo moll che teoricamente è vecchia e pentita ma in realtà co fa sentire quanto si compiacesse del suo successo sia come donna di mondo che come ladra. Ci sono degli aspetti anche un po’ scomodi perché quando lei emigra in america si innamora di un uomo che scopre essere suo fratello perché la madre era stata trasportata. Contiene anche degli elementi tragicamente realistici soprattutto per quello che riguarda le condizioni dei trovatelli e delle donne sole che erano costrette ad abbandonare i figli soprattutto se erano in prigione. L’altro romanziere realistico è henry fielding con il suo capolavoro che è tom jones e Jonathan Wild. Fielding è famoso per il realismo dell’uomo comune, l’esempio ordinario è tom jones che è la storia di un trovatello, un ragazzo normale che ha una serie di avventure normalissime: vive in una casa di campagna, si innamora di una ragazza, cerca di trovare lavoro. Abbiamo la storia di un ragazzo normale che vive circondato da persone ordinarie, l’unico colpo di teatro è che alla fine lui scopre di essere il figlio del proprio benefattore quindi scopre di essere figlio di un’altra classe sociale più elevata. Jonathan wild è una storia di gente ordinaria però che vive in una ambiente di fuori legge. È una storia di ladri ambientata in mezzo alla malavita londinese. Tutti questi aspetto del romanzo ci fanno capire che sia un genere uniforme perché essendo un genere nuovo non ha ancora regole, è la cosa più importante del romanzo quando nasce. Questo fatto di essere una cosa nuova ha infinite possibilità anche al punto di vista terminologico. La parola novel nasce negli anni 40, all’inizio fanno fatica a capire di aver inventato un genere letterario. Le persone del 700, questa varietà del romanzo, la percepivano come mancanza di forma, era considerato amorfo perché c’era una gerarchia di genere e al top c’era l’epica e il romanzo era in fondo, perché in prosa e amorfo. Oltre ai romanzi di avventura e romanzi realistici, il 700 è importante perché vede la nascita del romanzo epistolare, il creatore di questo genere è Samuel Richardson (Pamela 1740, Clarissa). In realtà il romanzo epistolare nasce per caso, Richardson lavorava per una e gli era stato chiesto di compilare un manuale di conversazione e questo progetto di trasformò in una raccolta di lettere. Pamela, infatti, è una storia raccontata attraverso le lettere, una ragazza che comincia andando a servizio a casa di una famiglia benestante e il giovane della famiglia la vuole sedurre perché è un libertino (figura tipica del 700 di uomini dalla morale sessuale piuttosto libera, un seduttore). Pamela con la sua moralità fa sì che invece di sedurla la sposi. La gente quando uscì pamela pensava che fosse un’arrampicatrice sociale e Richardson per risposta sfornò la clarissa che, diversamente da pamela, è la storia di una ragazza ricca di suo perché ha ricevuto un’redità e viene sedotta da un libertino che sembra essere l’unica possibilità perché la famiglia di clarissa vuole farla posare con un uomo che lei detesta e allora per disperazione finisce tra le braccia del libertino che la seduce con un sonnifero che lui le dà. Clarissa è talmente devastata da questo stupro che si lascia morire. Clarissa e pamela sono romanzi sentimentali e questa è in tutta europa l’età del sentimento. Nel 700 la gente si commuove, uomini e donne non hanno scrupoli di piangere davanti agli eventi della bellezza della natura. Ed è con questo genere che il sentimentalismo riceve… Oliver Goldsmith “the vicar of wakefield” che è del 1766, il romanzo sentimentale che ha avuto successo più a lungo perché è rimasto un classico per tutto il 700 e 800, veniva letto di solito a scuola pe rutta l’età vittoriana. Ha la brevità e, non essendo un romanzo epistolare, abbiamo tutti i personaggi ben caratterizzati. È una storia sentimentale, di famiglia, tutto si muove intorno alla famiglia di questo vicario il dottor primrose che è un uomo buono con i poveri, intellettuale, buon padre di famiglia e molto cristiano che adora la sua figlia maggiore Olivia e però questa ragazza si innamora del signorotto del paese e scappa di casa con lui. Questo signorotto Thornhill la inganna perché le dice che la sposerà però la sposa con un matrimonio non valido e quando olivia se ne rende conto, si rende conto di essere una donna perduta che ha perso la propria virtù e scappa dal seduttore tornando dal padre. Alla fine il seduttore si pentirà, la implorerà di sposarlo davvero e lei lo farà. È una storia familiare, di gente normale dove i personaggi sono delineati con molta cura, soprattutto il vicario. Questo suo essere un dramma familiare molto morale ha fatto sì che questo libro sia rimasto, anche nell’età vittoriana che non accettava sempre questi aspetti libertini e sconci. Per capire l’epoca bisogna vedere l’altro genere, la poesia. La parte conservativa di questo secolo è il fatto di essere il secolo del neoclassicismo. Il periodo si chiama Neoclassicismo oppure Augustan Age (età augustea), è un periodo che comincia prima dell’editto del secolo perché tradizionalmente si fa iniziare con la restaurazione del 1660. Abbiamo questo stile che è fatto tutto di regole decise e insindacabili, carlo ii ha portato i gusti francesi. L’influenza della francia si sente prima di tutto nel campo della commedia che va a dare forma alla commedia della restaurazione, una commedia dove vengono esplorati i modi di essere delle persone soprattutto nelle realtà cittadine. Per quanto concerne la poesia, questa prima fase del neoclassicismo, che finisce nel 1700, è dominata da John Dryden. Fa due cose riscrive le cose altrui possibile le cose come stanno, quindi quando pope scrive il saggio sull’uomo non vuole idealizzarlo ma fa vedere anche i limiti degli essere umani).il neoclassicismo ama l’ordine però ama vedere le cose come sono, in questo vediamo quello che poi i romantici supereranno, perché all’oggettività come valore assoluto i preromantici prima e i romantici poi contrapporranno il primato della soggettività. Già alla fine del 1700 con il preromanticismo diventa sempre più importante la soggettività, la percezione del singolo. Un’altra cosa che l’età successiva al neoclassicismo vorrà distruggere sarà l’idea dell’imitazione. Il 1700, inteso come secolo del neoclassico, privilegia l’imitazione a dispetto dell’originalità mentre il preromanticismo e il romanticismo saranno il fulcro dell’originalità. L’altra cosa che è tipica del 1700 razionalistico e che verrà eliminata con il preromanticismo e romanticismo è l’idea dell’isolamento. Durante questo periodo e in particolare nella terza fase, in quella che si chiama l’età di johnson. L’uomo nel 1700 va considerato come animale sociale, la gente scrive per la società, anche per migliorarla, e gli intellettuali si muovono in società. Il 1700 è il periodo dei caffè letterari. Londra diventa il centro letterale, con club e caffè, è in questo contesto che il grande intellettuale del 1700 Samuel Johnson ha detto il paradosso “quando un uomo è stanco di londra è stanco della vita” “when a man is tired of london, he is tired of life”, quando un uomo è stanco della vita sociale intellettuale di londra è stanco di vivere, perché per questi intellettuali del 1700 tutto ruota intorno ai circoli letterari, invece l’età del preromanticismo e romanticismo privilegeranno l’uomo isolato dalla società (ci saranno immagini solitarie di contemplazione della natura, meditazioni solitarie compiute durante la notte, gli eroi sono presentati come persone che non sanno stare in società). Tre fasi del neoclassicismo 1. restoration 1660-1700 2. 1700-1745 Augustan Age (tutto il neoclassicismo si può chiamare anche così, in senso stretto però sarebbe di questo periodo) 3. 1745-1799 Age of Johnson (l’età dominata da samuel Johson) La restaurazione è dominata dal teatro, augustea dalla poesia però vede anche la nascita del romanzo. L’ultima età prende il nome da samuel più grande intellettuale del 1700, autore del dizionario in cui cercava di dare ordine alla lingua inglese. Nell’età di Johnson abbiamo lo sviluppo parallelo del preromanticismo e del romanzo gotico. Johnson è importante come oggetto della biografia che di lui scrisse Boswell, amico di Johnson, la cui unica opera sempre ricordata è la vita di Johnson che non solo riporta tutte le opinioni del grande lessicografo, riporta anche la vita di Johnson all’interno di quei circoli letterari e artistici che riunivano tutte le personalità del mondo della letteratura e dell’arte. Siamo in un’età di grandi contraddizioni con una mentalità scissa che viene rispecchiata in un episodio controverso in cui Johnson fu coinvolto l’episodio del fantasma di Cock Lane (di cui troviamo riferimenti in Dickens e nella letteratura vittoriana) Cock Lane era una strada nella City di Londra dove c’era una locanda abitata da una famiglia. La giovane figlia diceva a percepire delle strane presenze e di comunicare con il fantasma di una donna morta misteriosamente probabilmente assassinata dal marito. Questo fenomeno di poltergeist attirò tutti gli intellettuali principali di londra, tra cui Johnson, che andò veramente a crederci fino a fondo. Solo all’ultimo ebbe qualche dubbio sulla veridicità su ciò che la ragazzina stava dicendo. Troppe persone si assiepavano fuori dalla casa della ragazzina per cercare di capire cosa dicesse il fantasma. La colpa fra virgolette fu data a quello che era un elemento un po’ scomodo della società inglese, ovvero i metodisti. Oltre a essere delle persone che rivolgevano la loro predicazione alle fasce più marginali della società erano anche quelli che portarono un elemento importante nella cultura inglese, ovvero la credenza nei fantasmi. Quello che hanno fatto i metodisti è stato quello di popolarizzare la credenza dei fantasmi anche in strati della società che mai e poi mai ci avrebbero creduto, ovvero la popolazione urbana. Quelle credenze tipiche del folklore e della campagna non erano mai uscite da quell’ambito. I metodisti danno a queste credenze una pagina cristiana. A SENTIMENTAL JOURNEY 1768, sterne è un intellettuale che ci presenta le notevoli contraddizioni del suo tempo perché lui fin da giovane, fin da quando era uno studente all’università di Cambridge, ama la letteratura e gli atteggiamenti libertini, cioè gli piace la libertà di pensiero e nei costumi. Lui studia a Cambridge sia filosofia che teologia perché a quei tempi la chiesa era una professione come un’altra. Questo è un periodo, gli anni ’30 del 1700, di marcata secolarizzazione, cioè la gente e il pensiero sono sempre più laici, e questo periodo influisce sulle giovani sterne che si allontana sempre di più. Pope in una delle sue poesie affermò di questo periodo che era un periodo in cui il buio universale copriva tutto, non c’era più luce dall’aldilà. Perché questo è un periodo dominato da scrittori piuttosto scettici dal punto di vista religioso e morale, primo fra tutti Davide Hume. Le idee filosofiche dei pensatori del 1700 inglese influenzano sterne anche nelle sue opere, per esempio in Tristram Shandy si sente l’idea tipica dell’altro grande pensatore ovvero Locke, la sua idea principale era l’impossibilità di raggiungere una vera visione soggettiva della realtà. il giovane sterne si ammala di tubercolosi, quindi la vita per lui assume un aspetto diverso, questo senso di possibilità da un momento all’altro di morire avvicina sterne alla religione però è un tipo di religione molto latitudinaria, molto aperta al relativismo culturale e all’idee nuove. Questo tipo di approccio all’anglicanesimo viene chiamato low church. La sua malattia lo porta a fare pensieri cupi. Il viaggio sentimentale ha degli elementi tetri tra cui lo pseudonimo che Sterne sceglie per il suo personaggio Yorick (il teschio dell’Amleto: Sterne sa di avere una malattia incurabile; è un morto che cammina e anche un buffone) A Sentimental Journey è ambientato in nazioni cattoliche e Sterne che si presenta come viaggiatore incontra dei personaggi cattolici tra cui un frate che chiede l’elemosina, personaggio molto positivo che demolisce i suoi preconcetti sulla religione. Il frate ha una visione del mondo basata sulla carità: tra i due nasce un’amicizia sigillata dallo scambio di una tabacchiera che il personaggio narrante conserva come un tesoro. Possiamo definirlo il primo romanzo filosofico in cui troviamo le riflessioni di Yorick, il suo alter ego. Nel settecento illuminista era diffusa l’idea della Repubblica delle Lettere: l’idea che la cultura avesse una funzione transnazionale. Sterne soggiornò in Francia dove conobbe d’Holbach che teorizzò l’ateismo, e Diderot. A Parigi Sterne conobbe Hume che influenzò il concetto di sentimento e di compassione (sentiment and sympathy) nel romanzo di Sterne. L’io narrante è il personaggio del romanzo sentimentale ha una grande sensibilità ed empatia, si pone sempre con un atteggiamento empatico. Sterne concluse in fretta il suo romanzo ed è un libro scritto da un autore a metà tra un philosophe e un cristiano: nel romanzo descrive situazioni da romanzo libertino, scene erotiche. Ma attribuisce all’erotismo e al sesso un valore sacrale come una sorta di legame empatico tra due esseri umani. Come il suo alter ego Sterne morirà ridendo. Il romanzo si chiude con una sorta di confessione di fede: I am positive I have a soul nor can all the books with which materialists have pesteid’d the world aver convince me of the contrary’. 2 maggio ’22 ….. 3 maggio ’22 ….. Quando Walpole inizia la vita politica è il capo dei wig e infatti si trova ad affrontare la crisi una delle rivolte giacobite ovvero la rivolta che aveva cercato di portare sul trono quel giovane pretendente che è.. una figura un po’ patetica perché è questo ultimo pretendente degli stuart che quando è giovane diventa una sorta di eroe nazionale scozzese che vuole riportare la dinastia stuart sul trono e poi deve scappare a roma ospite del papa e diventa un grasso ubriacone e piuttosto violento con la nuova moglie che infatti si va a consolare nelle braccia di vittorio alfieri (sopra la tomba di alfieri c’è il ritratto della giovane contessa). Il castello di otranto si presenta come storia gotica perchè vuole portare il lettore in una ambientazione arcaica oscura e bizzarra ed è il primo esempio di deliberata introduzione dell’elemento perturbante (termine freudiano, è freud a teorizza cos’è il perturbante nel suo saggio del 1919 das unheimliche. Freud dice che a noi quando leggiamo qualcosa di gotico letterario, viene paura di tutte quelle cose che la nostra razionalità di persone moderne ha represso. Per freud le persone del novecento nascondono dentro di se tuti i loro antenati primitivi, animisti, che credono negli dei pagani, nella esistenza dei fantasmi e noi persone razionali tutte queste credenze le reprimiamo, però quando leggiamo un opera gotica proviamo un certo piacere di gioco nel far si che tutte queste credenze represse possano uscire fuori nella dimensione sicura non minacciosa della letteratura.) quello che walpole comincia a tentare d fare è proprio questo perché il castello di otranto presenta una serie di eventi soprannaturali e delle ambientazione che diventeranno canoniche nel genere gotico, in realtà si definisce proprio per queste ambientazione (prigione, castello e convento) da walpole fino ad oggi. Ogni epoca goticizza ambienti diversi a seconda della paura di goni epoca. Se per walpole che era un wig, un uomo liberale e che odiava ogni tipo di superstizione, le pura simbolicamente erano legate a quelli che erano i simboli dell’assolutismo (castello), dell’oppressione (convento) e della superstizione. Il soprannaturale o il perturbante va sempre a localizzarsi in un qualche luogo che abbia una valenza simbolica per l’epoca in cui questo perturbante è prodotto, anche se alcuni rimangono standard come il castello. Walpole rende spaventosi i luoghi dell’epoca in cui vive e per il suo pensiero di uomo progressista, razionale. Abbiamo anche per la prima volta una di quelle che saranno le caratteristiche ricorrenti del genere gotico ovvero l’ambientazione di un luogo regressivo. Le prime storie gotiche, come quelle di Matthew Gregory Lewis, sono ambientate in italia o in spagna, luoghi pittoreschi e culturalmente indietro rispetto all’inghilterra. Un aspetto costante del gotico e del perturbante è che deve contenere degli elementi di realtà, cioè le storie per quanto possano essere bizzarre devono contenere degli elementi riconoscibili come realistici perché secondo freud l’’effetto di spavento non si ha se una storia è ambientata di un mondo completamente di fantasia, invece una storia che si ambienta in una condizione realistica…per fare paura una storia deve contenere delle coordinate realistiche. La storia dle castello di otranto è la storia di un signore di otranto che si chiamaManfred che ha un figlio giovane che ha promesso a una giovane nobildonna del luogo che si chiama Isabella. Il giorno delle nozze mentre il figlio di manfred sta attraversando il giardino del castello, un giovane elmo cade dal cielo e lo spiaccica. A questo punto trvatosi senza figlio e sposato con una donna sterile, manfred decide di prendere lui la giovane isabella per dare lui un erede alla signoria di otranto. Questo fa scattare un altro elemento titpico del gotico, ovvero la fanciulla perseguitata. Di solito scappa dall’uomo potente che vuole sedurla, in questo caso che la vuole sposare, in altri romanzo viene perseguitata perché il cattivo la vuole sedurre, ed è una costante che va a soprapporsi con la tipica vicenda del melodramma in cui abbiamo il cattivo che vuole sedurre la giovane del popolo. Gotico e melodramma vanno ad incrociarsi e nei primi dell’800 nascerà il melodramma gotico che porterà le caratteristiche del romanzo gotico e quelle del melodramma e sarà proprio nel teatro che negli anni 20 dell’800 nascerà il famoso equivoco della creatura di Frankenstein. Isabella scappa da manfred e per scappare da lui attraversa tutte quelle località che sono tipiche del gotico, perché lei prima di tutto scappa attraverso un tunnel sotterraneo che la porta in delle prigioni antiche dove lo spaventoso insito del luogo oscuro si mescola con lo spaventoso del soprannaturale perché si troverà difronte a dei morti viventi. Il castello di otranto contiene anche un monastero perché nel monastero dove isabella va a finire si trova un monaco che si chiama gerolamo che in realtà sarebbe l’antico signore di otranto, che avrebbe dovuto avere diritto della signoria. Il monaco ha un figlio e isabella e questo si innamorano, ma non subito perché prima il figlio che si chiama teodoro è innamorato della giovane figlia di manfredi. Teodoro e la giovane stanno chiacchierando in un giardino, manfredi scambia sua figlia per isabella e pensando che isabella abbia una relazione con un giovane misterioso, la pugnala. Teodoro allora si innamora di isabella e alla fine del romanzo abbiamo un lieto fine, perché teodoro sposa isabella, diventa lui il signore di otranto e il cattivo manfred finisce i suoi giorni in penitenza. Questo romano gotico non somiglia a quelli che noi intendiamo oggi, sembra più un romance, una storia realistica con degli elementi spaventosi che fanno da contorno. Sembra più una tragedia del teatro elisabettiano. Walpole predilige
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