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Letteratura Inglese II, Modernismo, Eliot, Joyce e Woolf, Appunti di Letteratura Inglese

Anno 2020/2021 Caratteristiche del modernismo e delle short-stories, Joyce, Eliot, Woolf. Analisi dei saggi di Eliot: Tradition and Individual Talent, Ulysses, Order and Myth; di Joyce Dubliners, The Sisters e The Dead; di Woolf Mrs Dalloway, Mr Bennet and Mrs Brown, Modern Fiction. Saggi critici: Sex and Politics (The Dead) riassunto.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 07/06/2021

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Scarica Letteratura Inglese II, Modernismo, Eliot, Joyce e Woolf e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Il Modernismo Il modernismo è un fenomeno piuttosto variegato e comprende una serie di movimenti e di correnti letterarie ed artistiche. Il modernismo ha un motto “make it new”, cioè rinnoviamo, pensato dal poeta americano Pound, che è uno dei cosiddetti impresari del modernismo: la caratteristica fondamentale del modernismo è il rinnovamento. Il rinnovamento è che, tanto in letteratura quanto in pittura, i modernisti sfidano la rappresentazione realistica della realtà, che era stata il nodo centrale di tutta l'arte e letteratura dell'Ottocento. L'ottocento, tanto in letteratura quanto nelle arti figurative, si era posto l'obiettivo di imitare la realtà quanto più fedelmente fosse possibile. Il 900 fa a meno della rappresentazione mimetica: che l'opera d'arte, figurativa o letteraria che sia, imita la realtà non è più un titolo di merito e quindi le forme che si affermano sono non figurative che arrivano all'astrattismo, in letteratura e in poesia, il verso libero, il simbolismo e in narrativa, l'importanza sulla psiche del personaggio. Il romanzo dell'Ottocento descriveva il personaggio calandolo nell'ambiente sociale nel quale il personaggio viveva, ne descriveva l'aspetto fisico. Quando ci si sposta nel 900 sulla psiche del personaggio, il realismo viene meno, diventa importante ciò che pensa il personaggio, le sue sensazioni, le sue impressioni. L'arte modernista è un'arte che inaugurò una nuova tradizione, è un'arte sperimentale, formalmente complessa, non è una scrittura che chiunque può leggere senza difficoltà, è ellittica, si insiste molto sul fatto che l'artista sia libero da tutte le strettoie della descrizione realistica. Il Modernismo comincia alla fine dell'Ottocento e si protrae fino agli anni 30 del 900. Non è un fenomeno britannico o anglo americano, perché in tutta Europa e l'occidente. Tra gli scrittori più importanti c’è James Joyce, Henry James, Marcel Prust, Thomas Mann, Kafka, Svevo, Woolf. In poesia Eliot o Pound, Mallarmé, Yates, Apollineo. Ha caratteristiche molto cosmopolite, infatti i modernisti entrano in contatto tra loro, e rigettano l'estetica ottocentesca presentando delle innovazioni tecniche piuttosto significative e enfatizzano una forma spaziale piuttosto che cronologica. I nuovi romanzi sono caratterizzati dal time shift, una tecnica narrativa che consiste nell’andare avanti e dietro nel tempo, negando l'esistenza di una linea temporale, flash back e flash forward. Gli ultimi anni dell'Ottocento segnano una condizione di sospetto nei confronti del linguaggio cioè, prima si riteneva che la lingua fosse lo specchio del reale che aiutava a descrivere la realtà in modo immediato, adesso tra fine 800 e inizio 900 alcuni incominciano a porre in dubbio la funzione di strumento del linguaggio. Uno dei primi a farlo è il filosofo francese Bergson, che farà un discorso sul tempo e memoria. Dirà che è come se la lingua fosse automatizzata, questa idea poi viene recuperata da un poeta e filosofo gallese Humle, che dice che il linguaggio di ogni giorno, è diventato del tutto automatico, e privo di significato. Ciò che il poeta deve fare è cercare di rinnovarlo, di rompere gli automatismi del linguaggio e di creare delle nuove associazioni. Mallarmé voleva cercare di rinnovare il linguaggio con nuove parole e nuove metafore, di ridargli nuovi significati, perché si incomincia ad avere dubbi che la lingua possa significare qualcosa. Uno scrittore viennese, von Hofmannsthal, scrive nel 1902, un testo che si intitola in tedesco Ein Briefe des Lord Chandos, conosciuta come The Lord Chandos letter’ in cui sottolinea che la lingua è incapace di esprimere adeguatamente le esperienze umane. Conrad sosteneva che metà delle parole è priva di senso e l'altra metà la fraintendiamo. La parola Modernismo viene dalla parola moderno, moderno poi viene dal latino modus, che significa correnti attuali e quando Boudelaire, poeta francese usa tale parola vuole dire che la modernità sia attraversata da diverse mode, molto instabile e sempre cangiante. Da un lato vi è l'eterno, l’immutabile, dall'altro vi è la modernità intesa come qualcosa che cambia sempre, che è in perpetua trasformazione. Il concetto di modernismo non deve essere confuso con quello di modernità. Il primo che va definire la modernità è proprio Boudelaire che dice che la modernità è un modo di vivere caratterizzato da alcuni cambiamenti, portati dall’industrializzazione, l'avvento della rivoluzione industriale, della meccanizzazione, dalla secolarizzazione, cioè un cambiamento di visione del mondo per cui la religione non è più al centro degli interessi dell'uomo e non è più la spiegazione che l'uomo si dà del mondo in cui vive, della sua vita sulla terra, e dalla urbanizzazione. Questo modo di vita è caratterizzato dal cambiamento rapido, dalla frammentazione, dall’insicurezza. Il Modernismo invece è un insieme di stili e movimenti di avanguardia che si sviluppa nella prima parte del 1900. Il -mismo fa capire come modernismo di fatto non sia una corrente unica, ma un insieme di correnti. La parola modernismo compare per la prima volta in una raccolta poetica curata da due poeti molto importanti, Robert Graves e Laura Riding, intitolato Survey of Modernist Poetry, scritto nel 1927. Tale parola assume un significato particolare perché ha sotto un senso di oscurità a causa della difficoltà del linguaggio. Il modernismo poi passa per essere un movimento elitario, perché il pubblico e lo scrittore che sino a quel momento erano stati solidali, incominciano a scambiarsi accuse, offese. L'artista si sente incompreso, dice che il pubblico è ignorante e che non può comprendere la potenza e l'importanza dell'arte. Il pubblico attacca gli artisti perché sostiene che li prendevano in giro. Tale parola comincia ad essere usata negli anni 60 dalla critica, che indica la letteratura prodotta tra il 1880/90 e il 1930. Ma i modernisti non chiamavano sé stessi modernisti, si chiamavano futuristi, avanguardie, scuola d'arte ultramoderna. Tale corrente artistica si divide in due trance, che vengono separate dalla prima guerra mondiale: c'è una fase che arriverebbe fino al All’inizio del 900 nasce la psicoanalisi, con Freud, medico che studiava l’isteria, e dice che la nostra personalità non è qualcosa di definito, divide la coscienza in 3 parti: io, es, super-io. L’es, è la parte più istintiva che viene chiusa e limitata, il super-io, la parte razionale ciò che viene imposto dall’esterno, e l’io che media entrambi. Le cose che vengono nascoste sfociano in nevrosi e disturbi. Il primo studio di Freud è quello sui sogni, i sogni non sono casuali, ma hanno un significato, e il metodo psicoanalitico è la libera associazione di idee, cioè a partire da un’idea si sviluppano poi tutte le altre. Elliot in Westland si rifà agli studi di antropologia. Anche il progresso scientifico è importante, infatti ci sono alcune scoperte come quelle della macchina, la corrente, la fotografia. La fotografia è un’invenzione molto importante perché poi nasce il cinematografo (facendo scorrere velocemente le immagini), è una nuova modalità di espressione, si immortala la realtà. Da un punto di vista artistico, rilevanti furono i dipinti degli impressionisti, in cui venivano espresse non la realtà ma le proprie impressioni. Da un punto di vista letterario ci sono dei cambiamenti: riscoperta dell’antichità: grandiosità del passato in opposizione alla banalità del presente. Leopold Bloom, corrisponde a Ulisse. Il primo è un uomo comune, Ulisse è un eroe. Interiorità del personaggio: lo scrittore non è interessato alla trama, ai fatti esterni, ma a ciò che avviene nella mente del personaggio: stream of consciousness tempo e spazio: viene meno l’ordine cronologico degli eventi. Il Bildungsroman che c’era stato fino a quel momento scompare. Nella narrazione vengono introdotti il flashback e il flash forward. La short story: è un genere che esiste anche nell'800 che però nel 900 assume dei caratteri particolari tanto da diventare poi una sorta di nuovo genere. Si parla abbastanza specificamente di short story modernista ma talvolta parlando del racconto dell'800, usiamo anche l'espressione short-tale. Ci sono naturalmente delle ragioni storiche che favoriscono la nascita o la rinascita del racconto. Nell'epoca all'inizio del 900 declina quella forma di romanzo in tre volumi, il tipico romanzo vittoriano che il cui nome era triple decker perché la vita e i ritmi di vita, cambiano. Esce dalle preferenze del pubblico: con l'Education Act del 1870 c'è una grande crescita di alfabetizzati che quindi diventano lettori. Questi Education Act a partire dal 1870 lavorano in direzione dell'istruzione obbligatoria e gratuita. C'è molta più gente che è in grado di leggere e poi c'è una grande espansione dei periodici, che costano meno dei libri e che si rivolgono ad un pubblico alfabetizzato. Hanno un boom negli ultimi anni dell'Ottocento e per cui c'è la necessità di immaginare oltre al racconto, al romanzo a puntate, forme letterarie che possano riempire gli spazi di questi periodici che sono moltissimi e molto popolari tanto che, Peter Keating, uno storico sostiene che la short-story non si sarebbe proprio sviluppata se non si fossero diffusi così tanto i periodici. La differenza fondamentale tra un romanzo e una short story è che uno è più breve dell'altro. La brevità è un tratto che si porta dietro una serie di trasformazioni del modo di scrivere, tratto positivo e non semplicemente diminutivo di questa forma letteraria. Lo dice per la prima volta una scrittrice americana, Elizabeth Bowen, che nell’introdurre il Faber book of modern short-stories (1936), parla per la prima volta di brevità non come assenza di estensione, cioè come qualche cosa in sottrazione, ma come una qualità positiva che porta con sé una serie di scelte tanto formali quanto contenutistiche. Suggerisce quindi di considerare la brevità in un modo qualitativo piuttosto che quantitativo. L’idea di Bowen non è originale ma, richiama antecedenti nelle riflessioni di un famosissimo scrittore e poeta ottocentesco americano che è EA Poe. È importante perché per la prima volta Poe dice che brevità non significa assenza di qualcosa, è una qualità specifica che determina all'interno del testo letterario delle particolari caratteristiche, di forma e di contenuto. È uno scrittore di storie e poeta, esalta la forma breve sia in versi che in prosa. Poe scrive di questa forma breve in due occasioni particolari: quando fa la recensione al libro di racconti di un altro grande scrittore americano, Hawthorne, (Twice-Told Tales) e poi in The Philosofy composition (1846). In queste due occasioni Poe dice delle cose a proposito della forma, fondamentali per la nascita della short story. Poe afferma che in ogni forma di composizione è importante l’unità di effetto e di impressione e si possono ottenere solamente in opere che si possono leggere in una sola volta. L'intensità di regola può essere mantenuta per breve tempo ma la poesia è tale solamente se genera attraverso la sua intensità una serie di reazioni emotive al lettore. È quasi come se dicesse che perché un testo sia artistico deve essere breve, perché solo se breve può avere unità di effetto e unità di impressione e può di conseguenza essere intenso ed essere letto in tutta la sua intensità. ‘The Westland’ terra desolata, scritta e pubblicata nel 1922, è il poema più famoso di TS Elliot, lo manda ad Ezra Pound, che lo taglia quasi della metà perché convinto che la brevità sia fondamentale. La short story modernista non nasce dal nulla perché ci sono alcuni scrittori europei che l’hanno anticipato. Il primo è uno scrittore russo, di drammi e di racconti, Chekhov. Secondo lui, la short story deve essere più breve possibile, più breve è e meglio è, è un genere che fonda il proprio fascino proprio sulla sottrazione, sull’ellissi. La short story deve procedere in maniera diversa: dicendo poco ma suggerendo. Una short story deve concludersi su una nota interrogativa (concetto che poi sarà ripreso in Inghilterra da Kathryn Mansfield, seguendo la lezione di Cecco, un racconto non deve dare risposte, ma deve porre domande e quindi quando un racconto si chiude sulla nota interrogativa abbiamo una fine aperta e interrogativa, anche con l’uso di puntini sospensivi). Henry James, americano che si naturalizza inglese prima di morire durante la prima guerra mondiale, è uno degli antenati del modernismo, incomincia ad approfondire molto la psicologia del personaggio e batte sul fatto che il romanzo è arte e, come tale deve essere scritto con cura formale, con attenzione estetica. Henry James rigetta l'idea che il racconto sia solamente un romanzo più breve, sostiene anche per il romanzo che non è la trama, le avventure ad essere importanti, ma la short story è una storia che deve concentrarsi sull'interiorità del personaggio. Il romanzo, o il racconto erano generi giovani rispetto alla lirica, alla tragedia, alla commedia, all'epica. Il romanzo è anche un genere di consumo che si vendeva, che si pubblicava a puntate sulle riviste, non da tutti veniva considerato un'opera d'arte. Secondo James la forma può rendere artistica la narrativa così come sono arte la tragedia o la poesia. Ci sono due tipi di short story che sono collegate all' 800 e al 900: Mimetica: è più ottocentesca, incentrata sui fatti e sugli eventi, segue un ordine cronologico, gli eventi sono collegati tra di loro anche dalla catena causa-effetto. Questo tipo va diretta verso la soluzione, il significato si comprende, la fine è chiusa, il linguaggio tende ad essere tipico della prosa. Lirica: è tipicamente modernista, mette l'accento sugli stati emotivi, sulle impressioni, sulle memorie del personaggio, è enigmatica ed ellittica, è priva di parti, ci sono spazi bianchi che il lettore deve riempire. Ha una fine aperta ed un linguaggio meno ordinario e più poetico. Water Benjamin (il narratore, Storyteller, saggio del 1940/42) dice che la narrazione nasce dall’esperienza e la crisi dell’esperienza che si determina con la prima guerra mondiale diventa il motivo per cui non si racconta più, ma non è che si smette di raccontare, si raccontano storie diverse, non sono più incentrate sulle avventure, perché quelle esperienze sono diventate di difficile senso, ma si concentrano molto più sul privato, sulle memorie, sulle impressioni e la vita di ogni giorno che non è un'avventura. Caratteristiche della short story: Brevità, forma, interiorità del personaggio, pochi personaggi, mentre in un romanzo ce ne sono molti; unica ambientazione come Dublino, un unico evento che si verifica, intorno al quale poi si costruisce il racconto. Una particolare importanza al dettaglio perché visto che non può descrivere ampiamente, si concentra su alcuni dettagli per veicolare delle situazioni o delle sensazioni. enfasi sull'effetto finale, include i puntini Epifania: È manifestazione spirituale che può venire dalla banalità del discorso o di un gesto o in una fase memorabile alla mente di colui che la riceve. Ciascuno di noi può avere un'epifania sta solamente all'artista registrarla. di piccoli particolari, come se ci fosse uno scontro tra ciò che lui ci dice per cui time era sensazione. Il personaggio sembra un inetto ed un eroe tipicamente modernista, quasi un inetto sveviano. Questo they will say, è il giudizio degli altri, lui da un lato dice per will be time, dall'altro però poi. Vengo il senza rischiare. Questa persona è concentrata e si pone 1000 domande, perché in realtà sta per compiere un'azione estremamente significativa. Questa sensazione che si ricava dal lessico denunciato dalla poesia che per molti versi richiama uno stile alto, serio e grandioso, viene continuamente contrastato poi da un'altra dimensione che è una dimensione quotidiana espressa in linguaggio quotidiano. Già tutte le ho conosciute, conosciute tutte, ho conosciuto le sere le mattine i pomeriggi, ho misurato la mia vita con un cucchiaino da caffè. Conosco le voci che muoiono con un morente declino sotto la musica, giunta da una stanza più lontana, così come potrei rischiare?: Una persona che ha sperimentato molte cose nella vita e che naturalmente adesso gira. I have measured out my life with cofffee spoons: ha avuto tante volte l'esperienza di prendere il tè. Significa che prima di fare una qualsiasi cosa questa persona, si è tormentata, si è interrogata, ha cambiato idea, è andata avanti, così come se avesse dovuto prendere una grandissima decisione. È un correlativo oggettivo, perché è uno strumento della personalità poetica che consiste nel non dire mai le cose in maniera diretta, un modo per farlo è trasformare il pensiero in una immagine o in un oggetto di uso comune. Lascia pensare chiaramente ad una persona che forse vuole fare una richiesta di matrimonio: I know the voices dying with a dying fall, Beneath the music from a farther room, c’è una specie di festa e quindi si interroga su quello che deve fare, però c'è questa sensazione di esperienza, poiché probabilmente ha sperimentato una serie di rifiuti e quindi una serie di paura. E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuto tutti. Gli occhi che ti fissano in una frase formulata e quando sono formulato, appuntato a uno spillo, quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro come potrei allora cominciare a sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini? Come potrei rischiare?: Torna questa sensazione del giudizio degli altri, per incontrare gli occhi ha bisogno di una maschera. Lui ha paura di questi occhi che lo fissano. Uno spillo, così come un insetto. Nel secolo scorso, soprattutto per i maschi era comune fare collezione di insetti, che venivano infilzati con uno spillo e sistemati su delle bacheche in dei quadretti. Lui è così che si sente. Ma questo essere immobilizzato è collegato al fatto che sono gli occhi dell'altro a renderlo immobile, a renderlo fisso, da non permettergli di mostrare la sua varietà perché è come se gli altri lo costringessero nel giorno. Sembra che ci sia la scissione dell'io. In un io interiore, variegato anche contraddittorio e in un io, un ruolo conosciuto dagli altri. È come se 1000 persone, soprattutto quelli fragili, avessero bisogno di questo io sociale per poter tirare avanti. E come potrei rischiare? = Come potrei cominciare a dire qualcosa? Le strofe da qui sottolineano il ripetersi di abitudini, di comportamenti, di atteggiamenti che sono sempre gli stessi: l'uomo intrappolato in sé stesso che non riesce a uscire, l’inetto. E ho già conosciuto le braccia.. cominciare?: La presenza femminile, nella poesia si fa più insistita lentamente, anche se non abbiamo mai uno sguardo chiaro su un femminile specifico: si collega al tempo e all’overwhelming, insieme alle tre ultime strofe. Comincia tutte e tre con AND, e finiscono con domande: come posso superare? E come posso cominciare? Come posso presumere di essere accettato? E come posso cominciare per farmi accettare da questa donna? Ho camminato al crepuscolo.. alle finestre?: Questa sembra quasi una sorta di confessione Avrei voluto essere un paio di ruvidi artigli che corrono sul fondo di mari silenziosi: ma questo è esattamente l'opposto di ciò che lui è, perché questi artigli sono di un crostaceo, sono il suo opposto. Sembra essere insicuro, lento perché sta sempre a chiedersi, a domandarsi, lui è quello che ha avuto già tante brutte esperienze, tanti rifiuti e perciò è abituato a farsi 1000 domande, per qualsiasi stupidaggine, però vorrebbe essere qualcos’altro, una macchina da guerra. Torna la sera, che prima era un gatto, e che torna ad essere personalizzata. E il pomeriggio, la sera.. qui tra te e me: siamo in un paesaggio, in un momento serale. Paesaggio serale: c'è la sera che si stende tra queste due persone. Potrei dopo il tè e le paste e i gelati….ne ho avuto paura: torna questa commistione di toni. Azioni connesse a figure di forte fede religiosa, profeti, eremiti a sacerdoti. Testa su un vassoio: Giovanni Battista, che viene decapitato per volere di Salomè chiamato Erode. Si trasforma nel profeta. Tra parentesi c'è scritto il mio capo che comincia a perdere i capelli, che è un altro richiamo all’invecchiamento. Tra i due registeri ed i due giovani ho visto la mia testa portata su un vassoio. Io non sono un profeta..paura: (ha avuto paura di morire, si è reso conto che sta invecchiando). E ne sarebbe valsa la pena… questo, per niente: Collegamento intertestuale, componimento che deriva da una poesia che s'intitola To His Coy Mistress di un poeta metafisico, Marvel. Lazzaro che è tornato per dire tutto, in realtà non è ascoltato. Nessuno è interessato a sentire ciò che dice. Prufrock è Lazzaro. Continui paragoni a personaggi importanti della tradizione occidentale che poi alla fine va a negare. Il principio della ripetizione delle parole, senza nessi logici, da coesione alla poesia, presente dall’inizio della poesia (and.. and..) E ne sarebbe valsa la pena…dire.»: (Tutti i particolari della più assoluta quotidianità). È come se lui immaginasse di avere una risposta di inadeguatezza da parte di queste persone che notano la sua inadeguatezza. Lanterna magica: dispositivo ottico che fa vedere delle immagini in movimento che tra gli anni 20 del 900 era già in uso e nel tardo 800, uno strumento diagnostico nuovo, con cui si vede lo scheletro di questa persona, di vedere i nervi perché questa persona si sta guardando dentro. Richiamo shakesperiano: il principe Amleto, poiché il nome rappresenta un particolare atteggiamento: il dubbio. Amleto rappresenta l'uomo moderno della letteratura, colui che fa esperienza contro la sofferenza. Il dubbio di Amleto è se deve vendicare il padre, eliminando lo zio, eliminando la madre. Sono grandi dubbi niente a che vedere con una proposta di matrimonio. Tutto questo interrogarsi lo farebbero presentare come un Amleto, però lui stesso subito dice di non essere Amleto, di essere quindi un cortigiano, un polonio, che era quel cortigiano che prima appoggia il padre di Amleto, poi il re Amleto e poi ugualmente Claudio, perché è usurpatore, perché è proprio un ruolo, più che una persona. Polonio è il cortigiano adatto a partecipare ad un corteo, a cominciare un paio di scene, è deferente, si mostra utile e imprudente, incauto, non ha voluto prendere posizione dopo la morte del re Amleto, parla secondo la retorica della corte, è un po' stupido, ma non è il protagonista. Poi dice di essere il buffone, continua a discendere lungo la scala. Polistilismo, commistione, ha richiamato Amleto, ha detto sono Amleto, sono polonio, sono il buffone, ma non sono nessuno, lo fa con una serie di allusioni alte, attacca poi una cantilena da bambino: Divento vecchio… anneghiamo. Immaginando questa passeggiata sulla spiaggia che fa con i suoi pantaloncini di franella bianca, torna ad alzare il tono perché evoca le immagini di esseri mitologici, le sirene di Ulisse, che non cantano per lui ma tra di loro. Il tono della poesia è altissimo: ritorna il tono aulico e colto della poesia con una serie di richiami di allitterazioni, di elementi chiasmici. C’è un topos nella poesia: la morte nell’acqua, una delle sezioni del Westland, ma siamo dentro la sua riflessione, che a un certo punto quando si sveglia dalla sua riflessione, rischia di annegare, rientra nella vita di ogni giorno senza nessuna decisione presa. La poesia ha tanti caratteri: la varietà di temi e di toni, paragoni tra presente e passato, richiami all'antico, richiamo alla tradizione, è infarcita di voci di altri poeti continuamente, quindi si viene a creare una specie di oscillazione sulla quale la poesia si mantiene che è questo passaggio dall'antico al moderno dal moderno all'antico. Questo è proprio tipico di Elliot, e del metodo mitico che è qualcosa che egli riconosce a Joyce, ma individuale, il talento del singolo, si può sposare col portato della tradizione. Eliot parte dicendo che molto spesso ci sbagliamo quando un poeta emerge, notiamo ciò che lo differenzia dalla tradizione piuttosto che prima un nuovo artista. Noi ci soffermiamo sulle differenze tra un poeta soprattutto con i suoi immediati predecessori. Se ci avvicinassimo senza questo pregiudizio di dover per forza trovare dentro di noi qualcosa, ci accorgeremo spesso che non solo la parte migliore nella storia, ma anche la più minimale è quella nella quale le voci dei suoi antenati dei poeti morti asseriscono, fermano la loro immortalità in maniera vigorosa. Il fatto di citare qualcuno non significa che lo abbiamo citato e basta, ma il solo fatto di intessere la sua voce dentro la nostra opera rende la sua voce anche nostra: quindi dice che è inutile che ci preoccupiamo di insistere sulla differenza che esiste tra il nuovo poeta e la tradizione perché probabilmente la bellezza e la grandezza di questo poeta sta anche nel modo in cui sa usare la tradizione. Un panteon ideale, un ideale in cui stanno insieme un po tutti gli artisti e tutti i poeti di tutte le epoche conosciute è il canone che rappresenta tutte quelle opere di una determinata città. Si parla spesso di canone occidentale, opere significative e indicative del carattere culturale di quella civiltà. Sono le opere che noi non abbiamo letto ma della quale conosciamo i nomi. Nessun poeta nessun artista ha il suo significato da solo, la sua importanza sta nelle relazioni che stabilisce con gli artisti morti, non lo si può valutare da solo, bisogna per forza collocarlo tra gli altri. Le singole opere formano un ordine ideale che viene modificato ogni qual volta che tra loro viene inserita una nuova opera d’arte. L'ordine esisteva prima di questo nuovo inserimento, perché continui ad esistere l'ordine, con l'inserimento l'ordine intero finisce per essere anche se pochissimo alterato e così le relazioni, le proporzioni e i valori di ciascuna opera d'arte, sono aggiustate. Quello che è importante è che il poeta non smetta mai di studiare la tradizione poetica, Si credeva che il poeta fosse un'anima bella, una sorta di genio naturale, concetto romantico, per cui compone ascoltando il suo animo. Ci dice che fino a 25 anni siamo tutti poeti e chi continua a scrivere poesia studiando la tradizione dopo 25 anni, è un vero poeta. Un poeta per essere tale deve sempre essere in continuo contatto con la tradizione, deve continuare a studiarla, deve continuare a lasciarsi permeare, ed arricchire. Nella prima citazione lui dice: la grandezza di un poeta sta nel modo in cui lascia risuonare questa tradizione dentro di sé, ma questo naturalmente ci fa venire in testa quale sia la personalità del poeta, se il poeta deve continuamente dare spazio alla personalità degli altri. Il poeta deve fare sempre un passo indietro e deve lasciare spazio a qualcosa che ha più valore, il cammino di un artista tende al sacrificio di sé, all’estinzione della sua personalità. Questo è un proclama contro la poesia romantica e il vittorianesimo, molto forte perché in realtà il romanticismo e il vittorianesimo, volevano sostenere che la poesia fosse effusione dell’ingegno del poeta. Eliot dice per niente il poeta deve stare zitto e deve lasciar parlare così la grande tradizione poetica, ma non ne deve fare semplicemente una copia. Elliot dice: il poeta non ha una personalità da esprimere ma un mezzo, che è la capacità di scrivere poesie. Un poeta è in grado di costruire sensazioni da esperienze, ciò che possiede il poeta è un mezzo particolare e nel quale le impressioni, le esperienze si combinano in modi inattesi e particolari. Le impressioni e le esperienze che sono importanti per l'uomo, potranno non aver posto nella poesia e quelle importanti nella poesia possono avere una piccolissima parte nella vita dell'uomo. Il poeta e l’uomo non sono esattamente sovrapponibili, l'autore è un artista e l'opera non parlerà di lui anche se l’ha scritta, perché si sarà verificato nel frattempo un processo di trasformazione. Elliot parla proprio di una trasformazione chimica per cui l'emozione dell'uomo diventa poesia, si allontana dall’emozione originaria. Non sono le emozioni personali, emozioni provocate dagli eventi della vita che rendono un poeta interessante, il compito del poeta non è trovare nuove emozioni ma piuttosto usare quelle che proviamo tutti quanti e componendole nella sua poesia esprimere sentimenti che non sono delle emozioni originarie. Viene meno l'idea che il poeta è un genio che prova cose di tutti quanti gli altri, il poeta non è uno particolarmente sensibile quindi la concezione del poeta, che lascia parlare il suo animo, triste, malinconico. Il poeta è un professionista che sa dire cose che gli altri uomini non sanno dire, ma la sua è una capacità formale, non sono sentimenti suoi. La poesia non è una fuga dalle emozioni, è espressione della fuga della personalità ma solo coloro che hanno personalità ed emozioni sanno cosa significa voler fuggire da questa. Per rendersi impersonale usa quello che avevano già usato altri poeti contemporanei: il correlativo oggettivo. Il correlativo oggettivo viene teorizzato in un saggio sul dramma shakespeariano, che è stato scritto nel 1919, “Hamlet and his Problems”. Si tratta di oggetti, di una situazione, di una serie di eventi che diventano emozioni. Con i fatti dell'esperienza sensoriale sono comunicati le emozioni. Un esempio del correlativo oggettivo è la poesia brevissima di Ezra Pound, che si chiama In a station of the Metro: Metropolitana l'apparizione di quei volti nella folla dei petali su un ramo oscuro e bagnato. Quello che tanto vuole esprimere è la sensazione che si prova quando in un luogo molto affollato e scuro improvvisamente compaiono dei volti che lui paragona a dei petali. (“The Metaphysical Poets”, 1921): in cui parla della dissociazione della sensibilità. I metafisici lo hanno profondamente influenzato lo si vede per esempio nelle metafore legali, mediche che usava la scuola metafisica. Secondo Eliot i metafisici non producono poesia secondo il criterio della sensibilità dissociata ma con una sensibilità integrata. La dissociazione della sensibilità è qualcosa che si è verificata nella mente dei poeti inglesi a partire dal 600 fino all'avvento del modernismo in Inghilterra i poeti hanno composto poesia con una sensibilità dissociata. Tennyson e Browning sono poeti e pensano ma non sentono i loro pensieri, non diventano degli stimoli sensoriali per loro. La garante metafisica di un poeta metafisico è quella di riuscire a sentire e pensare allo stesso tempo, per lui pensiero e sentimento sono la stessa cosa. Questo non succede più a partire poi dai poeti successivi alla scuola metafisica. Le opere di TS Eliot sono divise in due parti: una prima fase che culmina con The Wasteland, pubblicata nel 1922; una seconda parte perché Eliot ha una profonda crisi esistenziale, un break down, viene ricoverato in una clinica Svizzera per diverso tempo ed inizia un processo che lo porterà alla conversione, al cattolicesimo e da quel momento cambia completamente la sua scrittura, diventa di argomento prevalentemente religioso. La parte più alta di questa seconda fase è segnata dai Fortworth e che va a ricalcare in poesia la struttura del quartetto musicale di Brahms e di Beethoven. Riprende il legame tra poesia e musica che è stato sempre stretto. Eliot dice che il poeta non deve esprimere i propri sentimenti, il poeta deve essere un catalizzatore del clima culturale e morale del suo tempo e che la poesia ha un forte potere comunicativo, è qualcosa di immediato capace di comunicare prima ancora di essere compresa. Lo dice nei vari saggi che dedica a Dante, che rimane la sua maggiore influenza. Come tutti gli artisti di questo periodo lui è influenzato da Freud, Bergson, Einstein per cui sviluppa all'interno del componimento poetico lo stream of consciousness, cioè la voce all'interno del personaggio. Nel saggio Tradition and individual talent, tradizione e talento individuale, dice che per un poeta, il talento individuale non è sufficiente, chiunque voglia continuare ad essere un poeta oltre il venticinquesimo anno di età, deve avere una cosa molto importante, cioè la consapevolezza storica, deve essere consapevole di essere un anello di una catena di poeti che lo collega a tutto quello che è stato prima di lui e anche a quello che verrà. è stato definito come il più tradizionale, il più innovativo tra i poeti, il poeta modernista per eccellenza, più innovativi di lui non c'è nessuno. Fa in poesia quello che Joyce fa in prosa. Usa le sue esperienze pregresse, riprende i simbolisti francesi che utilizzano il verso libero, sono i primi che rifiutano anche un legame logico, e procedono per associazioni. Eliot era in contatto con Ezra Pound e il movimento degli imagisti, coloro che davano grande spazio alla dimensione visiva, cioè alla forza dell'immagine. Pound si ispirava alla haiku giapponese, poesia brevissima, composta da soli tre versi di 5 7 e 5 sillabe, ma la regola fondamentale che deve sviluppare una singola immagine che però deve essere associata ad uno stato d'animo. Eliot si rifà ai poeti metafisici dai quali riprende l'uso di strane bizzarre metafore che hanno spesso anche una sorta di dimensione visiva, si rifà anche molto ad Henry James, molti temi sono simili. Il suo punto di riferimento più importante è Dante. ricchezza che è patrimonio di tutti e dalla quale poi gli altri procederanno per fare delle ulteriori scoperte così che la cultura va avanti. Gli inizi del 900 è un momento di disorientamento e attraverso il metodo mitico, Joyce è riuscito a dare una forma a questo panorama deformato che la società contemporanea ha. Joyce utilizza il metodo mitico in un modo diverso da Eliot, e Yeats. The waste land The Wasteland è dedicata a Ezra Pound che viene definito da Eliot il miglior fabbro con una citazione dantesca, perché Pound gli fu molto vicino durante il periodo della composizione del poemetto ed intervenne sull’opera attraverso una serie di tagli anche piuttosto drastici perché l’imagismo e in generale la poesia modernista tende all'essenzialità, ad eliminare il superfluo, a dare immagini dirette, concrete. Eliot intendeva dedicare un’epigrafe a Conrad, e fare riferimento a Heart of Darkness, ma Pound la eliminò perché non riteneva Conrad un autore abbastanza centrale nel panorama artistico occidentale (errore di valutazione perché ancora viene considerato come una delle figure più importanti). Suggerisce di utilizzare come epigrafe quella che ritroviamo dal Satyricon di Petronio. (riferimento al mito, la sibilla, la quale invecchia ma non può morire). Eliot sapeva perfettamente che era piuttosto difficile da leggere, per cui scrive una serie di note che accompagnano il poemetto, che devono chiarire i riferimenti testuali e i riferimenti mitici che lui aveva utilizzato. La prima nota dice che non solo il titolo, ma anche gran parte del simbolismo del poema, furono suggeriti dal libro di Jessie Weston ‘from ritual to romance’ sulla leggenda del sacro Graal. In verità così profondo il mio debito che il libro di Jessie Weston potrà chiarire le difficoltà del poema molto meglio di quanto possano fare le mie note e io lo raccomando indipendentemente dal grande interesse del libro in sé a chiunque pensi che il poema valga la pena vitale di chiarificazione. Consiglia di leggere questo libro prima di approcciarsi alla lettura dell'opera. Frazer, autore del Ramo d'oro, è uno delle pietre miliari degli studi antropologici, che si concentra sui rituali pagani di fertilità, sul concetto della ciclicità, nascita morte rinascita, della religione cristiana, perché sempre con l'antropologia si andò a evidenziare come in realtà il cristianesimo riprende rituali pagani. Questo libro riprende l’idea di ciclicità. Dalla Weston, riprende la leggenda del re pescatore che per una ferita che gli è stata inferta, diventa impotente e quindi tutto il suo regno inaridisce, diventa non fertile. Questo è legato poi al mito della ricerca del Sacro Graal, coppa in cui Giuseppe di Arimatea custodì il sangue di Cristo, che ha potere salvifico. The Westland è un'opera intertestuale perché ha richiami espliciti o meno a tutto il panorama letterario della cultura occidentale: la prima sezione si intitola The Burial of the Dead (la sepoltura dei morti) quindi parte da quella concezione di paralisi joyciana, dello stato di morte in vita dell'umanità agli inizi del ventesimo secolo. Come l'Ulisse, il tutto si svolge in un arco temporale di 12 ore cioè dal mattino alla sera che però rappresenta anche la storia dell'umanità, è un singolo giorno ma che contiene anche tutta la storia. Riferimento alla concezione del tempo in cui passato presente e futuro coesistono (stream of consciousness che si alterna a frammenti di dialogo presi dalla realtà esterna). 434 versi. The Burial of the dead: Aprile: riferimento a Canterbury Tails che si apre con il dolce Aprile, la primavera. In canterbury i piligrims fathers sono mossi dal desiderio di mettersi in viaggio, di andare a fare visita alla tomba di Thomas Beckett, raccontando un racconto all'andata e un racconto al ritorno. A differenza di Choser, in Eliot, l’Aprile è diventato cruellest month. Genera lillà dalla terra morta confondendo memoria e desiderio risvegliando le radici sopite con la pioggia della primavera. Winter kept us warm, l'inverno ci tenne al caldo: è tutto completamente rovesciato, capovolge completamente lo stereotipo del dolce Aprile, il mese della rinascita e della primavera. Nella società medievale l’Aprile era dolce perché era una società che ruotava intorno ad una serie di valori religiosi, tutto era organizzato in funzione della religione, aveva un suo ordine. L'estate ci sorprese giungendo sullo Starnbergersee con uno scroscio di pioggia noi ci fermammo sotto il colonnato e proseguire alla luce del sole nello Hofgarten, e bevemmo the e parlammo un'ora intera. io non sono russa, pura tedesca quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca. mio cugino che mi condusse in slitta e ne fui spaventato. mi disse Mary, Mary tieniti forte e ci lanciamo giù fra le montagne la ci si sente liberi per la gran parte della Notte alle frodi inverno. Racconto dal punto di vista di un preciso personaggio, è uno sketch, una memoria, un’immagine. What… water: viene espresso tutto lo squallore, la frammentarietà del presente. Quali sono le radici che si afferrano quali rami che crescono da queste macerie. mi Apri e intravedete è tutto macerie e tutto rovinato: tra la prima e la seconda guerra mondiale. La guerra diede un segno visibile di questa distruzione culturale che era cominciata molto tempo prima. Macerie: le macerie culturali ma anche fisiche di un’Europa, quindi è tutto arido e desolato. Figlio dell’uomo: riferimento alla Bibbia. Tu non puoi dire né immaginare perché conosci soltanto un cumulo di immagini infrante: definisce proprio la società del ventesimo secolo. dove batte il sole e l'albero morto non da riparo nessun conforto, lo stridere del Grillo, l’arida pietra nessun suono d'acqua: il re pescatore contempla il suo regno ormai arido, senza vita completamente distrutto. There… dust: C'è solo ombra sotto questa roccia rossa, venite all'ombra di questa roccia rossa e io vi mostrerò qualcosa di diverso dall’ombra vostra che al mattino vi segue a lui bassi o all'ombra vostra che la sera incontro a voi si leva in una manciata di polvere vi mostrerò la paura. red the rock: roccia rossa: suggestione biblica, può essere assimilata alla collina del purgatorio. Frish… du?: frammento dal Tristano e Isotta. You… Meer: concetto di tempo, è tutto spezzato, narrazione che procede per frammenti. Tu un anno fa che mi donasti giacinti per la prima volta. mi chiamarono la ragazza di giacinti. eppure quando tornammo a ora tarda dal giardino dei giacinti tu con le labbra cariche con i capelli madidi io non potevo parlare mi si annebbiava hanno gli occhi non ero né vivo nel morto: la condizione esistenziale. non è vita e non è morte e non sapevo nulla mentre guardavo il silenzio il cuore della luce. Madame Sosotris, una chiaroveggente, perché si rifà anche al sistema dei tarocchi, utilizza le varie carte dei tarocchi per esemplificare le varie fasi. È come se fosse una versione volgarizzata della Sibilla. Madame… look: Madame, chiaroveggente famosa, aveva preso un brutto raffreddore, nonostante ciò, è nota come la donna più saggia d'europa con un diabolico mazzo di carte ecco qui disse, la vostra carta, il marinaio fenicio annegato quelle sono le perle che curo nei suoi occhi. Guardate. Were his eyes, look: Shakespeare prevede il futuro, prende i tarocchi esce fuori la carta del marinaio fenicio annegato, perché l'acqua sarà proprio l'elemento salvifico. Da una situazione di aridità, può porre rimedio l'acqua, l'elemento naturale inteso come salvezza. In Elliot non c'è semplicemente una descrizione del caos, della mancanza di senso delle macerie. Here…ring: Qui c'è la belladonna, qui c'è la dama delle rocce qui c’è la dama delle situazioni qui l'uomo con le creste ecco la ruota, simbolo della ciclicità, dell’eterno ritorno delle cose. fumo nella laquearia, animando i motivi del soffitto alla Munari: versi pieni di riferimenti all' Eneide, alla descrizione del luogo in cui risiede Didone. In which… still: nella cui luce sull’antico camino era dipinta come se una finestra si aprisse sulla scena silvana, le metamorfosi di Filomela, del re barbaro così brutalmente forzata eppure l'usignolo empi va tutto il deserto con voce inviolabile e ancora e la geneva e ancora il mondo prosegue jug jug orecchi sporchi e altri arbusti di tempo di steccati erano dispiegati sui muri a raccontare forme atomiche si affacciavano chine imponendo silenzio nella stanza chiusa scarpaccia vanno passi sulla scala la luce del fuoco sotto la spazzola i suoi capelli si spiegavano in punte di fuoco splendevano in parole per i capelli in una cupa calma. Descrizione della regina in cui sono presenti gli echi delle grandi regine del passato. La forma è alta, vengono utilizzate parole che fanno riferimento alla preziosità e alla grandezza della regina. Metodo mitico in contrasto con la scena squallida del presente. My Nerves… Think: Ho i nervi a pezzi stasera, si a pezzi resta con me parlami perché non parli mai parla a che stai pensando, pensando a cosa a cosa non lo so mai a cosa stai pensando pensa. Frammento di una conversazione tra due persone dalla quale si deduce che questo ragazzo è traumatizzato. Incomunicabilità: lei dice parla tu non parli mai io non so mai tu anche cosa pensi. Non c'è comunicazione, i rapporti umani non sono basati sulla comunicazione, ma sull’alienazione. I think…bones: penso che siamo nel vicolo dei topi dove i morti hanno perso le ossa. Conversazione in un pub, poiché c'è la voce dell’uomo nel bar che dice: Hurry up please: che è la tipica dicitura. È di tipo corale, non è sempre la stessa donna che parla, ma più persone, sedute ai tavolini, come se ci si muovesse tra varie persone. The wind under the door: da Thomas Middleton, women beware women, fa riferimento all'universo femminile, come se ci portasse il punto di vista femminile. Cos’è quel rumore il vento sotto la porta e che cos'è quel rumore cosa sta facendo il vento niente ancora niente. You.. Head: e non sai niente non vedi niente non ricordi niente? Niente? Ricordo, quelle sono la più le perle che furono i suoi occhi. sei vivo o no? hai niente nella testa?: echi di conversazioni. Le persone stanno pensando però tutti alla fine hanno a che fare con lo stesso tema. But oo… do? i critici ritengono che qui ci sia un movimento jazz, tutte le voci si mescolano in un ritmo jazz, improvvisato, spezzato, che non segue un ordine. È così elegante, così intelligente cosa farò ora che farò uscire fuori così come sono camminerò per la strada coi miei capelli sciolti così cosa faremo domani cosa faremo domani. L'acqua calda alle 10 e se piove un automobile chiusa alle quattro e giocheremo una partita di scacchi premendoci gli occhi senza parole in attesa che bussino alla porta quando il marito di Lili viene smobilitato dissi non avevo peli sulla lingua glielo dissi io stessa: sono i frammenti di conversazione e di pensieri messi insieme con la voce. Now Albert..: sono due amiche che parlano, lei dice ora che Albert ritorna mettiti un po' elegante: ci sono dei mariti, dei fidanzati che son partiti per la guerra che tornano. Vorrebbe sapere cosa ne hai fatto dei soldi che ti diede per farti mettere i denti, te li diede ero presente fatteli togliere Lilly e comprati una bella dentiera. lui disse lo giuro non ti posso vedere così e io nemmeno disse e pensa a quel povero Albert è stato sotto le armi per quattro anni si vorrà un po divertire e se non lo farai tu ce ne saranno altre oh è così disse lei qualcosa del genere dissi allora saprò chi ringraziare disse e mi guardò fissa negli occhi: conversazione ordinaria, banale dove anche i rapporti umani sono degradati. l'amore è diventato questo. Didone per amore si suicida, loro invece parlano così. Contrasto con Cleopatra e Antonio, anche Shakespeare ci ha scritto un’opera. If you … telling: se non ne sei convinta seguita pure visti ce ne sono altre che scelgono se non puoi farlo tu ma se Albert si sgancia non potrei dire di non essere stata avvisata ti dovresti vergognare di sembrare una mummia e ha solo 31 anni: idea di relazione che passa attraverso l'aspetto fisico, una merce di scambio, senza valori, immorale. I can’t… children: non ci posso fare niente disse lei mettendo un muso lungo sono quelle pillole che ho preso per abortire disse ne ho avuti già 5 ed era quasi morta per il piccolo Giorgio. il farmacista disse che sarebbe andato tutto bene ma non sono più stata la stessa sei davvero una stupida le dissi bene se Albert non ti lascia sola ecco quindi sì cosa ti sei sposata a fare se non vuoi bambini? : torno a casa avevamo uno zampone bollito e mi invitarono a cena per farmelo mangiare bello caldo, svelti per favore si chiude smetti per favore si chiude….: questa conversazione rimane frammentaria, non si conclude, poiché il tizio del pub ha un ritmo sempre più incalzante. Qua c'è proprio il coro delle voci della gente che si saluta. La conversazione è interrotta perché spesso rimangono interrotte, perché manca sempre il tempo, signore buonanotte, buonanotte: eco di una battuta di Ofelia nell’Amleto quando lei impazzisce e porta i fiori alla regina: riferimento mitico intertestuale. La figura di Ofelia è accostata a questa giovane donna per le conseguenze che la società ha avuto su di lei. Lei impazzisce dopo che sono successe cose per lei inspiegabili. The Fire Sermon: è una sezione in cui Eliot continua ad esplorare il tema dell'aridità e della sterilità del mondo contemporaneo e lo fa attraverso il metodo mitico, a metà della terza sezione viene presentata la figura di Tiresia, più importante dell'opera. Tiresia è un indovino dell'antica mitologia greca, cieco. La sua cecità simboleggia la capacità di vedere con l'occhio della mente, è come se lui fosse la coscienza universalmente contemplativa, ed essendo lui il personaggio centrale quello che lui vede seppur cieco è la sostanza, il significato profondo dell’opera. Ha fatto esperienza di tutti gli eventi del passato perché in lui passato presente e futuro coesistono, ha sperimentato già tutto ed ha già predetto tutto. In lui non soltanto passato presente e futuro coesistono, ma coesistono anche entrambi i sessi, lui è un ermafrodito. Lui ha una prospettiva diacronica e sincronica insieme, ha già vissuto tutto il tempo, lo ha predetto e lo ha anche sofferto: c’è l'umanità intera. Tiresia capisce che la salvezza può venire dalla morte perché se non c'è morte non c'è rinascita, la morte è necessaria in un ciclo di eterno ritorno. Questa agonia che la società occidentale sta vivendo agli inizi del ventesimo secolo è un preludio di morte, di una morte necessaria però alla rinascita. Dice: Io, Tiresia benché cieco pulsando fra due vite vecchio con avvizzite mammelle di donna (natura ermafrodita, un uomo con le mammelle) posso vedere nell'ora Violetta nell’ora della Sera che contende il ritorno e il navigante dal mare riconduce al porto la dattilografa casa all'ora del tè mentre sparecchia la colazione accende la stufa mette a posto barattoli di cibo conservato lui può vedere tutto pericolosamente stesse fuori dalla finestra le sue combinazioni che si asciugano toccate dagli ultimi raggi di sole sopra il divano che di notte il suo letto sono ammucchiate calze pantofole fascette e camiciole (ogni volta che c'è un riferimento alla realtà contemporanea è sempre un panorama di alienazione). La dattilografa, usata quando non esistevano le macchine da scrivere. Tiresia, vecchio con le mammelle raggrinzite osserva la scena. ..Anch'io ero in attesa dell’ospite atteso: Albert che ritorna dalla guerra, scena di quando Albert torna dalla guerra, Firenze è introdotta esattamente al centro del poema, quindi questo sottolinea proprio la sua centralità oltre alla descrizione di una realtà squallida, alienata. Richiami letterari: echi a delle poesie di Saffo, (nell’ora della Sera che contende il ritorno, il navigante dal mare riconduce al porto). Riferimento ad una poesia di saffo, usata nell'ottica di un capovolgimento perché torna il navigante. finalmente in questa desolata spelonca fra i Monti nella piega la luce della luna l'erba fruscia sulle tombe sommosse attorno alla cappella: riferimento a un cimitero, idea di morte in vita, La cappella vuota dimora solo del vento e anche della resurrezione: non ha finestre la porta oscilla aride ossa non fanno male ad alcuno soltanto un Gallo sorgeva sulla trave del tetto chicchirichì chicchirichì e in un lampo una raffica portatrice di pioggia: il momento della pioggia, riferimento alla risurrezione di Cristo, tre parole in sanscrito: dopo la morte c'è l'assoluto, assecondare la passione e l'amore, riferimento al Gange, fiume sacro. Luogo diverso: quasi secco era il Gange e le foglie afflosciate attendevano la pioggia mentre le nuvole nere si raccoglievano molto lontano. sopra lì accucciata in silenzio allora il tuono parlò: perché il Dio parla attraverso il tuono, e parla nel luogo sacro per eccellenza che nella cultura è il gange, e il Dio dà i suoi tre comandamenti, che secondo Eliot sono state violate nella società occidentale. Il primo comandamento è datta: dare, e noi che cosa abbiamo dato? amico mio sangue che scuote il mio cuore l'ardimento terribile di un attimo di rosa che un'era di prudenza non potrà mai ritrattare secondo questi dettagli e per questo soltanto noi siamo esistiti per questo che non si troverà nei nostri necrologi o sulle scritte in memoria tratteggiate dal ragno benefico o sotto i soggetti spezzati dal notaio scarno nelle nostre stanze vuote. DA: ho udito la chiave girare nella porta una volta e girare una volta soltanto noi pensiamo alla chiave ognuno nella sua prigione pensando alla chiave ognuno confermo una prigione solo al momento in cui la notte cade rumori eteree ravvivano un attimo un coriolano affrancato: l'uomo è rinchiuso nella prigione del proprio ego e non può empatizzare con gli altri, non può dare niente perché vive secondo i dettami del profitto, non empatizza perché vive nella prigione del proprio ego. Damiata: la barca rispondeva lievemente alla mano esperta con la vela e con il Reno il mare era calmo anche il tuo cuore avrebbe corrisposto lietamente invitato battendo obbediente alle mani che controllano: il controllo porta alla pace e a liberarsi dalla sterilità, per cui c'è il riferimento alla cultura orientale perché c'è la necessità di recuperare una spiritualità che l'uomo occidentale ha perso, spiritualità in senso lato che si poggia su un senso di comunione, sull’empatizzare, sul controllare inteso come ricercare la pace, la serenità, l'equilibrio interiore. Immagine finale del Fisher King, che parla: sedetti sulla riva a pescare con la pianura arida dietro di me riuscirò alla fine a porre ordine nelle mie terre? si interroga riuscirà alla fine a superare questo momento di aridità. Riprende una canzoncina: London Bridge is falling down, momento della morte. Ci sono dei frammenti, delle macerie del passato che vanno tenute, ma non è un aggrapparsi perché per lui è tutto un continuo, è un momento storico della morte, ma è tutto legato il passato deve comunque essere conservato. Verso di Arno Daniel: poeta provenzale che Dante incontra nell'inferno. il principe d'aquitania alla torre abolita, questi frammenti ho puntellato le mie rovine: i frammenti della cultura occidentale io li uso per puntellare le rovine perché per ricostruire dobbiamo ripartire da qui. Shanti: verso preso dalla spanish tragedy di Thomas kydtattaglia. shanti significa pace. La salvezza è annichilimento al tempo stesso, quindi non è un poema che descrive un preciso momento storico, Eliot disegna già un percorso di rinascita attraverso il recupero di una spiritualità in senso lato. Dopo questa si converte al cattolicesimo e ne approfondirà le tematiche in altre opere. Joyce in una lettera parla di una escursione che la sua famiglia aveva fatto da rouen a dar calo nel sud della Francia. Nel raccontare questo fatto della gita fa una parodia della Wasteland. James Joyce: L’elemento politico è sostanziale. L’Irlanda si sente oppressa dall’influenza inglese, infatti vuole l’indipendenza dall’Inghilterra, dato che non è altro che una colonia inglese. Joyce, dato che si sente sempre più paralizzato da tale condizione, decide di fuggire. Addirittura, pensa di entrare in convento, ma la religione non è altro che un'altra cosa che paralizza, quindi si dedica all’arte. In Joyce l’entrata nell’età adulta rappresenta la volontà di diventare scrittore. Vagherà in tutta Europa, allontanandosi da Dublino. Stephen Dedalus, è il nome del primo martire cristiano, Stefano. Dedalo, fuggì dal labirinto con le ali di cera, simboleggia la libertà. Il concetto di paralisi è qualcosa di universale, non solo di Dublino, infatti Eliot include il concetto di paralisi anche in J A Prufrock. La paralisi caratterizza l’uomo occidentale nel 900. Tra modernismo e realismo non c’è una profonda frattura, il modernismo infatti va a riprendere quell’esigenza di rendere la realtà così com'è, portandolo alle sue conseguenze più estreme. Joyce ci vedeva male, e negli ultimi della sua vita, perse quasi completamente la vista e sviluppò gli altri sensi, specialmente l’udito, era sensibile ai suoi esterni. Dubliners, 1914 – È una raccolta di racconti di James Joyce con la quale egli esordisce nel mondo della letteratura. In questi racconti non si trova il famoso “stream of consciousness” che ha reso Ulysses un libro così innovativo. Si tratta di 14 racconti che gli erano stati commissionati da una rivista che gli aveva richiesto dei bozzetti di vita irlandese; il risultato e la complessità stilistica lasciò perplessi gli stessi redattori. La pubblicazione dell’opera provocò non pochi problemi allo scrittore, che sosteneva che la sua opera avesse una doppia funzione:  funzione formale – quella di riformare il racconto come genere letterario a sé stante che nel modernismo subisce una sorta di rinascita; è per questo che si parla di una short story modernista, diversa da quella ottocentesca;  funzione morale – Joyce, allontanatosi dall’Irlanda, vedeva questa come soggiogata da una serie di forze che la paralizzavano, la Chiesa Cattolica, il dominio inglese e le convenzioni borghesi. Joyce voleva, con questi racconti, dare una scossa ai suoi connazionali. I racconti più famosi di Dubliners sono “The Sisters” e “The Dead”, quest’ultimo contraddistinto da una lunghezza tipica della novella modernista, un po’ come Heart of Darkness di Conrard, classificato come “racconti lunghi” o “romanzi brevi”. “The Sisters” è complessivamente molto diverso rispetto a un racconto ottocentesco; la iniziano leggermente a delinearsi. Ciò che si comprende è che ad essere narrata è la storia di un bambino, il cui nome non verrà mai specificato, e del rapporto che egli ebbe con un prete cattolico, padre Flynn. All'inizio della storia il ragazzo si trova a contemplare la malattia di padre Flynn ormai morente, e rimane affascinato dai segni e dai simboli e dal loro significato. I personaggi presenti sono, oltre al bambino, il signor Cotter (ospite) e i due zii con cui il ragazzino, per motivi a noi ignoti, vive. Nel corso della scena seguente il ragazzo viene informato dalla zia e dallo zio che padre Flynn è appena morto e l'attenzione si focalizza nella relazione tra il prete ed il ragazzo. Ad un certo punto, Old Cotter risveglia un velato sospetto nei lettori che aiuta ad inquadrare Father Flynn da una duplice prospettiva: da un lato abbiamo un padre benevolo, dedito ai giovani e all’istruzione, che in un’Irlanda cattolica aiuta coloro che non avevano la possibilità di studiare; dall’altro viene accennato il fatto che molesti i bambini con cui entri in contatto. Questa visione del prete viene sottolineata dalla duplice interpretazione della frase “and they say he had a great wish for him.”, dove la parola wish lascia intendere che possa trattarsi sia di un desiderio peccaminoso, che di un’ambizione per quanto riguarda il livello istruttivo e cattolico. Tuttavia, i peccati di Father Flynn sono tutti coperti da puntini sospensivi, sono tutti immaginati, possibili, plausibili; non sappiamo se siano veri. La scena successiva ritrae il bambino che, la sera stessa, prova a dormire. Ha paura perché non sa cos’è la morte, non è abituato. Vede/immagina la faccia ingrigita del malato e cerca, per dimenticarla, di tirarsi la coperta sulla testa e di pensare a cose belle come il Natale. Il pensiero, però, lo perseguita. È come se il prete volesse confessargli qualcosa e questa confessione lo riporta in un luogo connesso al piacere e al vizio. Si percepisce una presenza onirica ed è importante prestare attenzione alla descrizione di Father Flynn, designato con un particolare focus sulla sua bocca. La bocca è, da sempre, stato un organo sensuale, connesso al piacere. In questo caso, Joyce sta provando a costruire un’immagine. L’inattendibilità del narratore Nell’Ottocento quando il narratore non era onnisciente, era comunque in prima persona e raccontava ciò che gli fosse successo tenendo bene a mente in che direzione stesse andando la narrazione. Il narratore nel Novecento, invece, è una figura più incerta, meno attendibile. Vi sono tre adulti che si scambiano informazioni dinanzi a un bambino che ascolta e non ascolta, che c’è ma fa finta di non esserci. Gli adulti che parlano in maniera obliqua, senza concludere le frasi e tenendo in considerazione che certe cose dinanzi a un bambino non possono esser dette. Il bambino non sa bene di cosa stiano parlando gli adulti, eppure è lui a narrare l’intera vicenda. Joyce sta mettendo in scena un narratore inattendibile non per particolari motivazioni, né per cattiva fede o per follia; lo sta facendo perché il bambino non ha gli strumenti necessari per interpretare la realtà attorno a lui. Alla fine dell’Ottocento ad inaugurare questo particolare tipo di narrazione è Henry James, uno scrittore anglo-americano. In Quel che sapeva Maisie mette tutta una storia di adulti nella bocca di una bambina di dieci anni; in The Turn of the Screw mette tutta la storia in bocca a un’istitutrice che forse è pazza o forse vede fantasmi. Per tutto il racconto, non si capisce se quella narrata è una storia di fantasmi o se la donna sia disturbata e abbia allucinazioni. Questa giovane istitutrice va a vivere da sola in una tenuta con due bambini e vede fantasmi. In entrambe le storie, si tratta di due narratori che non sono in grado di interpretare in modo corretto o adeguato la realtà circostante. -Siamo arrivati al giorno successivo ed il ragazzo esce a fare una passeggiata, dopo colazione. Egli decide di recarsi presso la casa del prete, il quale vive sopra un negozio che ripara ombrelli. Accanto alla porta, però, nota un bouquet fissato con un nastro ed un necrologio che due donne ed un fattorino stanno leggendo. Esso annuncia la morte del Reverendo James Flynn, avvenuta il 1° Giugno 1895 e, leggendolo, è come se per la prima volta il ragazzino prendesse atto della realtà dei fatti (e dunque della morte del prete). Difatti, fino a quel momento, nonostante lo avesse sentito dire dagli zii e da Cotter, era come se non volesse crederci e solo leggendo il necrologio prende piena consapevolezza dell’accaduto. Il ragazzino ragiona sul fatto che, in condizioni normali, egli sarebbe entrato e sarebbe andato nella stanzetta scura del prete, trovandolo seduto in poltrona; come spesso capitava, gli avrebbe portato un po’ di tabacco, un dono che lo avrebbe risvegliato dal suo stato catalettico, per certi versi. Il ragazzo era solito trasferire il contenuto della busta di tabacco nella tabacchiera, poiché le mani del prete tremavano troppo per permettergli di compiere questa operazione senza far sì che il tabacco cadesse. Difatti, anche quando egli portava il tabacco al naso per annusarlo, il tabacco gli scivolava tra le dita e gli sporcava tutti gli indumenti. L’immagine che ci viene presentata è quella di un vecchio poco curato, con indumenti disordinati e con il fazzoletto scurito dalle macchie del tabacco, col quale tentava senza successo di pulirsi l’abito dalle pagliuzze di esso. Anche qui, è come se Joyce volesse darci un’immagine doppia del prete: da un lato abbiamo un uomo malato e dall’altro vi è un uomo sporco, laido ed attaccato ai piccoli piaceri della vita (in questo caso, il tabacco). L’autore cerca di suscitare in noi lettori la massima ambivalenza nei confronti del personaggio, una sorta di pietà per la sua condizione. Ci viene detto che il bambino vorrebbe andare a vedere la salma, ma ha paura (primo incontro con la morte). Nonostante sia spinto dalla curiosità, non ha il coraggio di salire e si mette a camminare nella parte soleggiata della strada, come a voler trovare nella luce conforto dal buio della morte. Il ragazzino trova strano che né lui né il giorno risentano in alcun modo di questa morte (morning mood) e si accorge, con un po’ di turbamento, di sentirsi come liberato da qualcosa. Egli inizia a chiedersi il perché di questa strana sensazione poiché, come lo stesso zio gli ha ricordato la sera precedente, quel prete gli ha insegnato molte cose. Si tratta di un punto molto importante, poiché la cosa fondamentale è la scoperta che la morte finisce per essere un qualcosa tutt’altro che eclatante e sorprendente, così come il bambino invece si aspettava. Difatti, non ne conseguono visibili cambiamenti sulla faccia della Terra ed il giorno prosegue normalmente; perfino lui non avverte qualcosa di diverso, ma anzi, prova addirittura un senso di liberazione che non sa come spiegarsi. Joyce formalizza una particolare tecnica di percezione del mondo e di scrittura, ovvero, l’epifania. In A Portrait of the Artist as a Young Man, egli descrive l’epifania come una rivelazione improvvisa che viene suscitata da fatti del tutto quotidiani e banali e che può portare intuitivamente ad un punto di improvvisa conoscenza riguardo qualcosa. Egli aggiunge che ognuno di noi può avere epifanie e che è compito dell’artista dar loro forma scritta. Nelle opere di Joyce, spesso perviene un’epifania che dà un senso alla narrazione; in particolare, si tratta di una caratteristica tipica dei racconti, che solitamente vengono costruiti proprio intorno a questa rivelazione. Non sempre, però, è facile individuare un’epifania all’interno del racconto; nel caso di The Sisters, in qualche modo non siamo totalmente sicuri di ciò che il ragazzo abbia capito. Qui tornano dei tratti sensuali e grotteschi del prete, il quale, quando sorrideva scopriva i grandi denti scoloriti e mostrava la punta della lingua che batteva sul labbro inferiore, un’abitudine che inizialmente metteva il ragazzino a disagio. Il prete, che non ci viene mai descritto nella sua interezza, ritorna mediante dei tratti fisici (in particolare la bocca), suggerendo una sensualità a ridosso della sua figura. Una caratteristica tipica del Modernismo è le descrizioni molto scarne, a differenza del romanzo ottocentesco che fornisce descrizioni molto più dettagliate ed approfondite. In uno studio del critico russo Bachtin, egli scrive che un corpo grottesco è un corpo che ha forti caratteristiche di sensualità ed in esso sono presenti dei particolari organi che più facilmente vengono messi in evidenza (il fallo, il sedere, la bocca). In questo passo del racconto viene messo in evidenza il disagio del bambino, una sensazione che non riesce a mettere compiutamente a fuoco (inaffidabilità del narratore). Gli torna in mente la bocca del prete e si ricorda delle strane parole di Old Cotter, che non ha saputo interpretare. Qui appare chiaro che quelle parole (che continuavano a rimbombargli in testa) hanno scatenato il suo sogno. Il ragazzino ricorda che nel sogno ha visto delle tende di velluto ed una lampada, qualcosa di esotico che gli fa pensare alla Persia, ma non riusciva a ricordarne la fine. Il richiamo all’Oriente (presente in molti racconti di Joyce) fa riferimento a certe regioni della Terra nelle quali si vive una vita sessualmente e sensualmente più soddisfacente. Nella scena della visita di condoglianze ritroviamo una serie di stilemi tipici delle visite odierne, a Tema della morte: la morte all'interno della narrazione ha sempre avuto una funzione importante. Walter Benjamin, filosofo tedesco, scrive tra i vari saggi, uno che si intitola ‘il Narratore considerazioni sull’opera di Nikolai Leskov’. Benjamin dice che la morte suggella una vita e dà alla vita vissuta, per semplice o banale che sia, sia peso che dignità di narrazione. Il romanzo dell'Ottocento spesso è romanzo della vita intera, e non è raro vedere la morte del protagonista alla fine perché il romanzo all'origine è concepito come fosse una biografia. La morte del protagonista arriva, consuma la sua avventura terrena oppure con la morte di altri personaggi che dentro alla narrazione finiscono per avere un senso. Nell’800 la vita dell'uomo ha un senso riconosciuto non solo attraverso la religione ma anche attraverso un’ideologia ottimistica che vede nell’individuo un personaggio di spicco, la morte significa qualcosa (set pieces: sono scene che nei romanzi si ripetono con poche variazioni). Uno di queste è la scena sul letto di morte, death bed scene, cioè in un romanzo dell'Ottocento se qualcuno muore molto spesso morirà nel suo letto circondato dai suoi cari e morendo, la sua vita assumerà un significato, darà una lezione a coloro che rimangono perché la vita umana ha ancora un senso riconosciuto. Nel romanzo del 900 la morte finisce per essere un evento nella vita. Vita e morte sono in continuità, si scolora una nell'altra. La morte non è senza dolore, è piena di dolore, ma non porta più ad alcun risultato, è un dolore che non insegna più niente. Il personaggio muore off stage, lontano dagli occhi del lettore, lontano dagli occhi degli altri personaggi. La sua morte è un evento tra gli altri che viene elaborato in senso sociale. Virginia Woolf, Gita al faro, to the lighthouse: c'è la morte e il senso di mortalità. La protagonista illumina tutta la prima parte del romanzo. È un romanzo in tre parti: nella seconda parte del romanzo, la protagonista muore in tre righe, dentro una parentesi, cioè rispetto alla ricchezza della scena ottocentesca. Abbiamo due frasi: il marito di questa signora si allontana all'alba dalla stanza in cui la moglie è morta, e tende le braccia verso il vuoto. Quindi è come se la morte diventasse poi un evento nella vita dei vivi, una di quelle cose che non hanno senso perché la vita stessa non ha più senso. THE DEAD Prima Parte: Cena di Natale Poesia d’amore, di una ragazza che racconta del suo grande amore ma che l’abbandona. Si chiama Donald Og letta da Lady Gregory. Gretta si ricorda di qualcosa del passato ma Gabriel non si rende conto della reazione della moglie, e non capisce a fondo il senso della storia. Cena dalle zie: una canta di professione. Gabriel viene invitato a tagliare l’anatra dato che è il nipote preferito dalle zie. A tavola la conversazione verte sull’opera italiana, i cantanti. Si parla di un tenore del suo passato si capisce che c’è stata una storia d’amore. Si parla poi della religione, i monaci dormono nelle loro bare, gli altri chiedono perché (il tema della morte è molto presente nel racconto). Gabriel pensa per tutta la sera, sbircia un biglietto per il suo discorso, ed è il momento che tutti aspettavano, anche le zie che lo guardano con ammirazione. Gabriel è felice che in quella casa ci sia una bella atmosfera, ma allo stesso tempo parla degli amici persi, malinconia del passato, della giovinezza, però dice che comunque la vita è tra i viventi, e non bisogna pensare al passato, la vita ha bisogno di noi, ci sono eventi che richiedono l’attenzione. Parte finale: nella carrozza, gabriel cerca di risollevare il morale della moglie, ma non riesce. Nella stanza gabriel crede di aver capito qual è il problema, ma le chiede cos’ha. La moglie le racconta la storia di un giovane ragazzo, che conosceva quando viveva ancora dalla nonna, morto a 17 anni. Il marito ha dopo, la sua epifania, e si rende conto che probabilmente lui non amerà mai la donna quanto Michael furey ha amato gretta, lui si sente inferiore rispetto a quel giovane da un punto di vista sentimentale, nonostante prima sia stato elogiato dalle zie e sia socialmente superiore. Michael era malato, lei se ne doveva andare, lui va sotto casa sua per salutarla, ma lei lo manda via perché era malato, ma non vuole andarsene. Alla fine dopo una settimana lei viene a sapere che è morto il giorno dopo che s’è andata. Lei si sente in colpa poiché a causa sua è morto. Temi: morte, Gabriel pensa alle zie che sono vicine alla morte, i monaci che dormono nelle bare. Dice: che tutti prima o poi diventeremo ombre. Gabriel dice che Michael nonostante sia morto giovane, è morto in modo degno, mentre lui ha condotto una vita piatta e misera, pensando solo alla condizione sociale. I morti sono quelli che sono in vita ma non vivono pienamente, lui infatti si rende conto di essere sottoposto al potere delle zie, fa ciò che gli altri si aspettano da lui, è esattamente lo stereotipo di quella società. È stato allevato dalle zie e voleva essere una protezione per loro, voleva compiacerle, quindi non ha vissuto pienamente come Michael. Morte in vita: paralisi di cui parla Joyce. Paralisi: fattori: la religione, poiché Joyce che aveva studiato dai gesuiti, che hanno un credo rigoroso, sottolinea che la religione pone dei freni all’essere umano, impedisce di vivere appieno la vita. In Irlanda c’è anche la presenza di un cattolicesimo oppressivo e questa stagnazione dell’Irlanda la attribuisce al fattore politico, l’Irlanda è una colonia inglese da cui non riesce a liberarsi. Joyce perciò decide di fuggire, cercando di liberarsi, ma non riesce infatti tutte le sue opere sono ambientate a Dublino. Neve: simbolo che connette vivi e morti, è qualcosa che cade sui vivi e suoi morti. Questione irlandese: Gabriel conversa con Miss Ivors, dice che deve scrivere per un giornale irlandese e lui dice di no, che si vuole allontanare, e lei lo accusa di essere un west Briton Gabriel qui sembra quasi essere un alter-ego di Joyce, perché si ribella all’Irlanda che accusa essere stagnante, pesante. Le zie: le paragona alle 3 grazie, hanno funzione di impedimento sociale, pressioni sociali sulla famiglia e Gabriel, poiché la famiglia impone cose in cui non si rivede. Miss Giulia è associata alla morte, poiché è anziana, Gabriel se lo aspetta da un momento all’altro. Le 3 zie sono legate al mondo della musica, è importante, poiché una canzone ricorda eventi passati a Gretta. Joyce aveva una grande passione per la musica poiché era cieco e si sviluppa l’udito per cui la ricerca della musicalità e la musica in sé, il suono onomatopeico sono di grande importanza. Climax: gretta sulla scalinata, e quello dell’epifania finale. Gretta che ascolta sulle scale la canzone è preparato già, poiché già prima era stata letta una poesia in cui si leggeva di una storia d’amore e lei già dal suo portamento ne appare colpita. Rimanda a un grande amore e (quando i ricordi sono troppo dolorosi si tende a sopprimerli) lei cerca subito di distogliere il pensiero. c’è un altro momento di preparazione, la storia di un tenore che racconta di aver un grande amore, e pure la zia più giovane lo ha avuto. Ci sono tante stimolazioni, la poesia, la musica, la storia della zia, che fanno tornare a galla tale ricordo. La canzone parla di una ragazza madre, a cui muore il figlio, lo porta di fronte alla porta del padre che però non lo riconosce. Il bambino rappresenta Michael. L’epifania di Gabriel è preparata, poiché alla fine dice che tutta la sera, le zie, quando Gabriel guarda Gretta durante la canzone e capisce che c’è qualcosa che la moglie non gli dice e i racconti lo hanno fatto sentire a disagio, alla fine il racconto della moglie, capisce di non averla mai conosciuta. Il desiderio di fuga emerge anche dai pensieri di lui che vorrebbe allontanarsi dalla sala. ha un desiderio per la moglie tutta la sera, la guarda, la ammira, e si aspetta di avere una conclusione. L’interesse che ha per la moglie è puramente sensuale, mai romantico. Ha la sensazione da tutta la sera di non essere a suo agio. Si riconosce da quando Lily lo invita a togliersi le galosce, lei gli racconta di aver avuto una storia d’amore tormentata, e quindi critica tutti gli uomini, lui non capisce perché dice questo, pensa sia eccessivo. Materialismo della borghesia: feste e conversazioni per occupare il tempo, gli ospiti, discussioni su arte e musica. Profession for women è un saggio particolarmente importante in cui Woolf racconta la storia dell’angelo del focolare, una figura simbolica della femminilità tradizionale. Racconta, in questo saggio, che per fare la scrittrice ha dovuto uccidere l’angelo del focolare che era dentro di lei e che le impediva di dire ciò che veramente pensava e ciò che realmente sentiva, che la costringeva ad essere una figura di supporto dell’uomo e non una persona “in her own right”, che vale per sé stessa. Mrs Dalloway Racconta tutta la vita di Clarissa attraverso il meccanismo dell’associazione di idee. Clarissa ripercorre una serie di eventi significativi della sua vita. Si apre con Clarissa che va a comprare i fiori. Tutta la giornata si svolge con i preparativi di una festa che deve avvenire di sera. Questa è una delle occupazioni preferite di Mrs Dalloway. Lei è la moglie di un deputato conservatore, Richard Dalloway. Da quando esce di casa ha una serie di pensieri; attraversa le strade di Londra e come nell’Ulisse di Joyce, ha sollecitazioni esterne che stimolano continue associazioni di idee, ricordi soprattutto del suo passato, incontra una persona, vede il Big Bang e pensa. Ad un certo punto Peter Walsh le fa visita, torna dall'India, è il suo amore adolescenziale, che però quando le chiede di sposarlo, lei considera le sicurezze che le dà il marito, da un punto di vista economico e ciò che invece le potrebbe dare Peter Walsh, uomo avventuroso, che da un punto di vista economico non le potrebbe dare molto, ma anche poiché è un uomo di avventure che lei non accetta poiché è abituata ad essere una donna di alta borghesia. La necessità di stabilità la paralizza. Assistiamo a tutto quello che loro pensano in quel momento dell’incontro, ma effettivamente non ci sono scene di azione. Lui dice di essersi sposato con una donna conosciuta in India, divorziata con due figli. Lei poi lo invita alla festa. Si ricorda dell’avvenimento con l'amica Sally quando si erano date un bacio, elemento della omosessualità o bisessualità che ritorna nella vita della Woolf perché ebbe una relazione con una donna per diversi anni. Un altro tema importante, collegato alla biografia dell'autrice, è il suicidio. Questa sua storia si svolge in parallelo alla storia di un altro personaggio, che è un suo alter ego che si chiama Septimus Warren Smith, un soldato, in passato stato in guerra, ha perso un caro amico e, una volta tornato in Inghilterra, con la moglie Lucrezia, italiana, lui dichiara di vedere questo amico morto. La moglie gli fa vedere dei medici e lui si sente intrappolato perché li vede come una minaccia più che come un aiuto. Altri due temi fondamentali quello della prima guerra mondiale, che è costante e decisiva nella letteratura modernista ed è rappresentativo delle condizioni in cui molti tornavano dal fronte. Septimus ha avuto uno shock, infatti quando i soldati vanno in guerra, assistendo a scene cruente, subiscono un trauma, per cui quando tornano non sono gli stessi. Virginia soffriva di disturbi mentali, era in cura da diversi anni, e quindi viene anche analizzato il rapporto paziente medico, del medico che vuole curare l'anima e lo può fare grazie alla psicoanalisi. Durante la festa di Clarissa, incombe la morte perché si viene a sapere che questo giovane veterano si è ucciso e qui abbiamo il momento di epifania di Clarissa, si sente stranamente vicina al giovane ed è come se si fosse suicidata lei. Septimus ha avuto il coraggio di compiere materialmente l'atto però lei riconosce di aver fatto qualcosa di molto simile quando ha rifiutato Peter Walsh, c'è un monologo interiore molto intenso, in cui lei fa una serie di riflessioni sulla sua vita, sulla morte, sulla guerra, sull'amore. Ispirazione: riferimenti a Anna Karenina, il suicidio finale, che venne travolta dalla passione amorosa, ma Clarissa no. Septimus: lui pensava di avere la colpa della morte dell’amico, e per questo soffriva del suo pensiero costante. La moglie lo rassicurava dicendo che non era colpa sua. Il dottore quando loro vanno a fare la visita, è più freddo rispetto alla situazione e dice alla moglie che doveva essere portato in una casa di cura gestita da lui e altri dottori, dove avrebbe potuto riposare. La moglie non vuole. La famiglia non poteva scegliere e infatti si suicida nel momento in cui vanno a prenderlo. La notizia della morte di Septimus avviene alla festa, poiché il dottore e la moglie sono ospiti. Clarissa non è favorevole perché ha organizzato la festa e non vuole che venga rovinata da brutte notizie, poiché e lo ribadisce, la festa è un momento di spensieratezza e divertimento. L'unica sua occupazione principale, come tutte le donne in un contesto borghese, è quella di allietare gli altri con le feste. Dall'altro lato però c'è sempre nella vita la presenza incombente della morte, che lei rifiuta in un primo momento, ma poi ne viene profondamente colpita. La morte è un motivo autobiografico. Ritorna poi in Clarissa la paura, come in Prufrock. Rapporto Clarissa-Sally: da giovane aperta alla vita all'esperienze, Sally è quella parte che muove Clarissa verso la spensieratezza, il coraggio di compiere azioni che lei da sola non avrebbe mai compiuto. È una personalità completamente diversa più audace, fa dei discorsi in cui parla di abolizione della proprietà privata, lei è vicino al socialismo, poi parla del matrimonio e dice che è la rovina delle donne, ha una visione molto progressista, ed ha una personalità completamente diversa, perché osa; lo fa vedere nella scena in cui attraversa il corridoio nuda addirittura fino giù in giardino per scherzo. Tema Omosessualità: il bacio tra clarissa e Sally, che è un bacio che non è un qualcosa che lei rifiuta, ma lo ricorda con piacere. È accennato anche in un'altra coppia: la figlia Elizabeth esce con questa signorina Killman che aveva coinvolto Elisabeth in diverse attività. Si vede una certa attrazione verso la figlia di Clarissa, attraverso gli sguardi, o quando lei rimane molto delusa quando Elizabeth dice di dover andare alla festa della madre. Clarissa ha un atteggiamento di conflitto verso la signorina Killman. Il fulcro del loro contrasto è l'educazione della figlia: ci sono tante scene in cui emergono i pensieri contrastanti di Mrs Dalloway e della signorina Killman. C’è un interioure monologue di clarissa, sente che le sta rubando la figlia perché la sta abituando a cose che lei non vorrebbe, cioè il fanatismo religioso. Clarissa proietta su di lei la sua omosessualità repressa, quindi l’ostilità deriva, in termini psicoanalitici, dal proiettare sull'altro ciò che di noi non accettiamo, l'omofobia. Virginia ha scritto un saggio che si chiama ‘Una stanza tutta per sé’, in cui lei parla della condizione della donna. La stanza tutta per sé, è la necessità di avere un luogo fisico in cui potersi dedicare alla scrittura, ma a livello simbolico è la capacità di pensare con la propria testa. In conclusione, riprende un'affermazione di Coleridge, secondo cui le grandi menti sono androgine, cioè riconoscono la propria parte maschile e femminile. In Virginia Woolf c’è l'idea di androginia: lei era sposata però ha avuto per anni una relazione con una donna, e lo ritroviamo in questo personaggio dove però non è approfondita. è un tema importante in Virginia Woolf in un altro romanzo, Orlando, che parla della storia di un personaggio che nasce uomo e poi diventa donna. Qui ha il suo peso la psicoanalisi di Freud: l'amicizia adolescenziale ha sempre un elemento di attrazione omosessuale. È normale in età adolescenziale essere attratti anche dallo stesso sesso questo non determina l’orientamento sessuale. I rapporti autentici di Clarissa sono con queste due persone, però poi sposa Richard, che le porta i fiori, lei accetta il suo corteggiamento. Scena n cui Clarissa, dice io non sono più clarissa io sono solo la signora Dalloway: nel diventare una donna sposata, diventa Mrs Dalloway, sacrificando Clarissa. Tecniche di scrittura: uso delle tecniche cinematografiche, del flashback, del flash forward e il monologo interiore Moments of being: sono come le epifanie in Joyce, ma diversi. Epifany: connotazione religiosa perché è la manifestazione di Gesù ai re Magi, sudden revelation, qualcosa che si rivela, si manifesta, è una verità come se fosse stata velata sino a quel momento, che si mostra. I moments of being o moments in perception, come scrive in Mr Bennet and Mrs Brown, sono momenti di percezione interna in cui si pone l'enfasi sull'intensità del sentimento, della percezione. Sono dei momenti di intensità interiore in cui la sua mente fa una serie di associazioni soprattutto col periodo della sua giovinezza. La differenza è che mentre l'Epifany sono basate su eventi reali, che poi danno un risultato interiore perché Gabriel in the Dead, vede tramite delle mancanze della moglie di non aver vissuto la propria vita, i moments of being sono moments of inner perception, sono dei momenti di grande intensità interiore in cui non è detto però che il personaggio arrivi ad una conclusione così netta. Virginia Woolf non ha pensato da subito a tutta la storia ma l'ha costruita con il tempo infatti c'erano anche dei buchi fra le sezioni narrative che poi ha riempito man mano. The Jacob's room del 1922, è il primo in cui sperimenta questa nuova tecnica perché rappresenta tutto il monologo interiore di questo personaggio, ed è in Mrs Dalloway del 1925 che lei affina questo nuovo modo di scrivere. Virginia Woolf era una grande lettrice di opere greche, soprattutto del teatro greco antico. Anche sul titolo si possono fare delle riflessioni di stampo femminista nel senso che prima nei romanzi c'era scritto il nome da nubile delle protagoniste, era sempre nome e cognome, invece qui il titolo Mrs Dalloway, donna sposata. Questo elemento è ripreso da Flobert e serve a connotare l'identità della protagonista come donna sposata, di mezza età, con figli. Si concentra sulla menopausa, lei si trova proprio nel momento di ingresso nella menopausa, elemento importante perché nel tipo di società che ci sta descrivendo Virginia Woolf la menopausa per le donne è considerata l'inizio della vecchiaia, perché non essere più fertili significava aver esaurito la propria funzione biologica e anche sociale. La paragona ad una rosa che sta appassendo, i fiori sono simbolo delle donne. Quando va dal fioraio, quelli fioriti e colorati, li associa a sua figlia Elizabeth, la ragazza con tutta la vita davanti, e si paragona a quelli che invece iniziano ad appassire. Un altro elemento legato alla menopausa è la pazzia, questa idea per cui la vita stesse per finire porta al disordine mentale per cui la donna entrava in un periodo di non piena lucidità. La Woolf tratta dei temi molto delicati della sfera femminile, infatti c'è un rapporto molto stretto tra la donna, la società borghese e la casa. La stanza di clarissa simboleggia sia la sua psiche ma anche un luogo di morte perché è il luogo in cui si spoglia, ed è come se perdesse la sua femminilità. La casa rappresenta il corpo della donna ma anche la psiche femminile e addirittura un luogo deputato all'inconscio, cosi avviene anche per Virginia dove ha una soffitta in cui quando si ritrae, è come se volesse estraniarsi dal resto, rappresenta la sua mente, la sua psiche. In a room of one’s own, la stanza tutta per sé è la capacità di pensare con la propria testa, lì lei si spoglia dei vestiti, quindi della sua femminilità ed è come se andasse verso la morte. La novità di questo romanzo è che clarissa non viene descritta in modo preciso e realistico come nell’800. Virginia considera questo tipo di rappresentazione, superficiale perché si ferma alla forma, di vaghezza perché tutto quello che viene raccontato poi non è certo. Molti critici dicono che il modernismo non deve essere visto in contrapposizione al realismo. Non c’è un'eliminazione del plot, c’è un cambiamento nell’organizzazione e una diversa enfasi. Benjamin fa notare un piccolo dettaglio, che quando Clarissa all'inizio del romanzo esce per comprare i fiori, sul tavolino ha una lettera che non ha aperto (p.60 del romanzo), la lettera che Peter le aveva mandato già da tempo in cui le preannunciava il proprio arrivo ma che lei non ha aperto perché considera le lettere di Peter stupide, non l’ha aperta ma sa cosa contiene. Quando Peter arriva, deve fare i conti con dei ricordi che la sua mente rifiuta. Questo è il meccanismo della rimozione che consiste nel fatto che quando un evento è doloroso, lo si dimentica sostituendolo con altre cose. Quando poi ritorna è peggio di prima. Tale lettera ci porta faccia a faccia col l'evento centrale del romanzo, e con tutta la vita di Clarissa, cioè la scena della Fontana di Bourton, quando Clarissa rifiuta la proposta di matrimonio di Peter, però è in dubbio, non è sicura. Clarissa ha fatto quella scelta che le avrebbe consentito di andare avanti, anche perché nel romanzo ci sono vari segnali del fatto che Richard, è un marito molto amorevole. Lei invece ha la completa consapevolezza che il rapporto con Peter sarebbe stato per lei impossibile da gestire perché Peter non le avrebbe lasciato nessuna privacy, Peter era una persona invadente che non le avrebbe consentito di mantenere il suo spazio. Omissione dei 30 anni precedenti: il lettore accetta l’omissione senza domandarsi che cosa è successo perché quello che è successo in questi trent'anni non è significativo rispetto al plot. Questi trent'anni sono tutti il racconto di quello che Clarissa ha fatto col marito. Parallelo tra clarissa e septimus: i personaggi sono in correlazione, sono paralleli cioè la loro vita si muove su binari paralleli che si vanno a congiungere in due momenti molto importanti: della vita e della morte perché l'anno della nascita di septimus coincide con l'anno in cui clarissa ha rifiutato Peter (1893) e la sua rinascita trent'anni dopo avviene nel momento in cui muore septimus. Il suo moment of being è innescato dalla morte di septimus, in cui lei riprende tutte le cose del passato, alla luce del presente, e si riconcilia un po' con la sua vita. Non si sa niente degli anni in cui clarissa si sposa con Richard perché sono gli anni in cui lei ha rinunciato a vivere pienamente e istintivamente, ha perso quella vitalità che Peter le riconosceva, c'è stata la morte dell'anima nel suo matrimonio con Richard. Clarissa mette se stessa da parte, vive in funzione degli altri, quello che fa la donna borghese nel momento in cui si sposa. La sua rinascita consiste nell'aver trovato una ragione della sua vita, e quindi essere tornata clarissa, infatti il romanzo si conclude con la scena con Peter che l'aspetta, e lei arriva dopo tutto questo interioure monologue, scende e negli occhi ha di nuovo quella luce che aveva da ragazza. Septimus si era trasferito a Londra dove si era innamorato di Isabel Pole e aveva diciamo anche che aveva si era fatto anche una posizione lavorando in un ufficio, ma tutta la sua vita viene spezzata dalla guerra, e l'inizio della sua malattia che poi lo conduce al suicidio è dovuto proprio alla guerra e alla perdita del suo caro amico Evans. Il suo matrimonio con Lucrezia è un tentativo di mettere una barriera tra lui e il mondo ostile ma quando viene separato anche da questa, viene rimossa questa barriera e il suo isolamento non è più tollerabile. Così, l’isolamento del poeta nella società è diverso da quello di clarissa perché laddove l'esistenza di clarissa viene giustificata, l'esistenza di septimus viene completamente distrutta dalla società che lo manda a combattere al fronte. Sono simili perché entrambi non riescono più a comunicare con quelli che sono intorno a loro e la fuga è il suicidio. La condizione di paralisi che vive clarissa e che vive anche septimus, una volta tornato dal fronte, è l'antitesi della paralisi. Joyce fugge dalla paralisi attraverso l'esilio, Septimus scappa attraverso il suicidio. Tuttavia, viene riportato in maniera casuale dal dottore nel party di Clarissa. Nell'edizione del 1928, nella presentazione, Virginia woolf definisce septimus il doppio di clarissa, non nel senso che i due sono la stessa persona come nel caso del dottor jekyll e mister Hyde. Sono due persone distinte, eppure sono organicamente connessi l'uno all'altra sebbene non si siano mai incontrati, perché clarissa è empatica, riesce a sentire quello che septimus prova, riesce ad immedesimarsi in lui sebbene non riesca a capire le cause del suo suicidio. In clarissa c'è un grandissimo attaccamento alla vita, sebbene lei non condivida questa soluzione, lei si sentiva proprio come lui. La differenza tra Septimus che rinuncia e Clarisse che riesce ancora a vedere la bellezza della vita è la differenza di generazione perchè la generazione di clarissa viene da una giovinezza vissuta in tempo di pace, in cui non sono state negate cose come l'amore o l'amicizia, e al momento in cui scoppia la guerra la generazione di clarissa è troppo vecchia per andare al fronte, vivono la guerra indirettamente, invece la generazione di septimus è completamente rovinata. Il messaggio finale è quello di vivere la vita appieno anche un giorno banale ha degli abbellimenti ordinari quotidiani. Legame importante tra la malattia mentale e la scrittura, poiché scrivere è l’unica cosa che riesce a gestire le sue problematiche, le permette di allontanarsi da se stessa. Bloomsbury group: Virginia, la sorella Vanessa, il romanziere Foster, diversi economisti, ciò che li accomuna è la ribellione nei confronti della società vittoriana, vanno contro i dettami della società, sono antiriformisti, cercano un nuovo modo di creare l’arte. La Woolf avendo letto Ulysses pensava fosse noioso, però essendo un suo contemporaneo ha deciso di rileggerlo e lo leggerà ulteriormente. Quando Eliot le porta Ulysses lei stava leggendo Proust. In un primo momento lo trova ripetitivo e anche volgare, ci sono delle scene molto esplicite che riguardano la fisicità, l'atto del defecare, il cane che fa pipì, cose che nel romanzo non erano mai state presentate, qui ritorna l'eco di un irlandese, Swift che aveva già dato questa centralità al corpo inteso nelle sue funzioni biologiche e materiali. Anche nella letteratura francese, per esempio ci sono questi riferimenti al corpo. In swift e non solo l'essere umano è fatto anche di bassi istinti, di funzioni corporee. Quindi Joyce contribuisce a creare l'antieroe Leopold Bloom. Virginia Woolf proveniva da uno dei quartieri più esclusivi di Londra, era uno dei membri più trasgressivi del gruppo, ma una trasgressività intellettuale, il criticare il ruolo marginale della donna nella società vittoriana, la libertà sessuale, ma non arriva a questa profonda libertà di Joyce. Era di fronte a un esperimento interessante finché poi dopo tanto tempo lo considera come uno dei libri più importanti. La reazione di Eliot è completamente diversa perché sin dal primo momento in cui Joyce gli invia solo una scena, lo ritiene interessante. Mr Bennet e Miss Brown fa parte dei Characters in Fiction, è un saggio in cui la Woolf fa una differenza tra quelli che definisce scrittori edoardiani e georgiani. Gli edoardiani sono quelli del secolo precedente, i georgiani sono quelli degli inizi del ventesimo secolo. Re Giorgio si innamora di una americana divorziata e per sposarla è costretto ad abdicare, lascia la corona e quindi sale al trono il padre della regina Elisabetta II. La differenza è tra gli scrittori dell'Ottocento e quelli della generazione di Virginia Woolf. Mr Bennet è un eduardiano, tuttavia Virginia woolf comincia proprio con una citazione da Mr Arnold Bennet. In un articolo da cui Virginia all'uscita lui disse che le basi della buona fiction poggiano sulla creazione del personaggio, lo stile, l'intreccio contano, l'originalità di come viene presentato il tutto conta, ma nulla conta quanto il fatto che i personaggi siano convincenti, se i personaggi sono reali allora il romanzo avrà una possibilità, se non lo sono il romanzo verrà dimenticato, e quindi lui arriva alla conclusione per cui al momento non esistono dei romanzieri che sono capaci di creare personaggi che siano reali, veri e convincenti. Sulla centralità del personaggio Virginia Woolf è d'accordo però inizia ad interrogarsi su che cosa sia un personaggio reale, vero e convincente. Racconta un aneddoto e dice che lei aveva fatto un viaggio in treno e si era seduta a fianco a due persone, un giovane uomo e una signora di mezza età, e che vedendo questa donna ha immaginato che le dicesse: io mi chiamo Miss Brown prendimi se ne sei capace. Poi fa un'altra importantissima riflessione che viene sempre citata dice io adesso azzardo un'affermazione che forse molti mi metteranno in discussione: il carattere umano è cambiato (1910). Inizia dicendo che nel 1914 il vecchio mondo è finito, sono riferimenti temporali che ruotano sempre intorno alla data di inizio del primo conflitto mondiale. Virginia dice che è una data arbitraria perché questo cambiamento non è stato così repentino e definitivo. Quindi se le relazioni umane sono cambiante, ovviamente il romanziere nel momento in cui scrive un romanzo, nel creare i personaggi deve tener conto dei cambiamenti. Racconto: la donna aveva un aspetto sofferente per qualcosa che l'uomo le aveva detto. A un certo punto l'uomo si alza e scende quindi lei rimane da sola con Mrs Brown. La Woolf dice le impressioni che quella donna le fa: non poteva spiegare perché ma sentiva che c'era qualcosa di tragico e di eroico e di fantastico in questa persona, era una di quelle persone che ti fanno venire in mente un personaggio su cui costruire un romanzo. Lei dice che il romanzo deriva proprio dall’espressione di un personaggio, e pensa di fronte a questo personaggio i romanzieri come si sarebbero comportati. Per esempio, uno scrittore inglese lo avrebbe trasformato in un personaggio, quindi avrebbe tirato fuori tutte le sue maniere, avrebbe descritto i suoi bottoni e le sue rughe i suoi fiocchetti la sua personalità avrebbe dominato tutto il libro. Uno scrittore francese avrebbe invece dato una visione più generale sulla natura umana come se fosse stata lei qualcosa di astratto, un simbolo di un'attitudine universale. Gli scrittori russi sarebbero andati molto a fondo, avrebbero rivelato l'anima. Dice poi che Miss Brown potrebbe essere descritta in moltissimi modi. Mr Bennet è il rappresentante degli eduardiani. Avrebbero descritto Mrs Brown, il suo aspetto fisico, che cosa faceva, come mai si trovava lì ed è per questo che nella narrativa dell'Ottocento, un ruolo centrale è attribuito alla descrizione di luoghi o fisica. Virginia woolf dice che uno scrittore deve stabilire un contatto con il personaggio e anche con il lettore, dice se io volessi usare il metodo usato da Mr Bennet dovrei fare una descrizione di Miss Brown, che però me la farebbe sfuggire, cioè sfuggirebbe l'essenza del personaggio. Dice che il modo vecchio di scrivere imporrebbe di descrivere, le convenzioni del passato sono artificiali e i più audaci, sono tentati proprio di disintegrare la grammatica, la sintassi. Le convenzioni letterarie dell’ottocento sono espressione di una società che non esiste più perché nel 1910 tutto è cambiato. Alla fine, dice che siamo alle soglie di una delle più grandi fasi della letteratura inglese, lei è consapevole del fatto che il modernismo rappresenta un momento di grande importanza e valore nello sviluppo della letteratura inglese, ma riusciremo a fare questo soltanto se non tradiremo miss Brown, cioè cercheremo di andare quanto più a fondo possibile nel descrivere in maniera realistica, ma per quella che è la realtà di oggi, oscura, frammentata, incoerente. Modern fiction è un altro saggio molto importante in cui lei porta avanti questo discorso. Dice che se facciamo una panoramica di modern fiction, la pratica moderna è un miglioramento rispetto al vecchio. Con gli strumenti semplici e primitivi che avevano a disposizione gli autori dell’800, serie di spazi bianchi che il lettore da solo deve riempire. Quando si legge, anche inconsapevolmente, si attiva un orizzonte di aspettative. Quando un testo è ambiguo, le interpretazioni di due lettori distinti possono essere altrettanto diverse. A livello interpretativo, si concorda difficilmente su testi modernisti. L’incipit ottocentesco Oliver Twist (1838) è il secondo romanzo di Charles Dickens. È un romanzo ottocentesco tradizionale, uno dei primi vittoriani. Si sofferma sulla storia di un piccolo orfanello. Si ha una voce in terza persona che avvia la narrazione, un narratore onnisciente. Il fatto di non far nomi e non dar date si ricollega alla veridicità del romanzo. La prima cosa che viene mostrata è la workhouse, introducendo uno dei temi fondamentali del testo: la povertà. Nella seconda parte della narrazione iniziale viene descritta la nascita del personaggio centrale, inizio d’altronde usuale dei romanzi ottocenteschi. Jane Eyre (1847) è un grande romanzo di formazione al femminile a cura di Charlotte Brontë. Tratta la storia di un’orfana che progredisce nella vita sino a raggiungere lo scopo principale della donna ottocentesca: quello di sposarsi con un uomo che ama. In questo romanzo è molto forte la presenza infantile. L’inizio, questa volta, avviene in medias res. Non vi è un narratore onnisciente, la narrazione è in prima persona. È un romanzo scritto in forma autobiografica. A percepirsi è il contesto familiare, un ambiente tetro e il disagio da parte della protagonista. Focalizzazione: Focalizzazione 0: il narratore ne sa più dei personaggi: romanzo dell’800 Focalizzazione esterna: il narratore ne sa meno dei personaggi Focalizzazione interna: il narratore ne sa quanto i personaggi. Modernismo: il personaggio assume una centralità, Mr Bennett e Mrs Brown. Può essere fissa, variabile e multipla. Il narratore diventa sempre meno importante, fino a scomparire (in Joyce) Ian Foster distingue due tipi di characters: Flat characters: personaggi con carattere fisso, statico, definito Round characters: personaggi con personalità complesse Direct Presentation: descrizione diretta dei personaggi tramite il narratore (fisica e psicologica). Indirect Presentation: il narratore non presenta i characters, ma il lettore capisce i tratti tramite i suoi pensieri e le sue azioni. Interiour Monologue: Introdotto da Dujardin. Già aveva scritto un romanzo, all’interno del quale introdusse la dimensione interna del personaggio. Quando Joyce si trovò in Francia lesse questo libricino, e ancora non aveva scritto i suoi romanzi. Quando tutti cominciarono a dire che Joyce e Woolf avevano introdotto tale stream of consciusness scrive un saggio, Le monologue interieur, il monologo interiore introduce il lettore nei pensieri del personaggio, senza l’intervento del narratore. Il monologo già esisteva, il personaggio si distacca dagli altri e parla facendo riflessioni. Il monologo interiore invece non vuole un riscontro dal pubblico, non è parlato. William James, psicologo americano, fratello di Henry James, conia la parola stream of consciusness, che è il fenomeno mentale, i pensieri che appaiono alla mente. Ciò lo dice in Principles of Psychology, la coscienza non ci appare come sezionata in parti, non è distinta, ma fluisce. Da un punto di vista narrativa, l’interiour monologue è associato a Woolf, organizzazione grammaticale, piccoli sintagmi introduttivi, lei dice, pensa, crede. In Joyce viene meno ciò vi è la rappresentazione di un flusso, le idee appaiono secondo associazioni libere casuali, non cronologiche. Woolf guida il lettore, mentre Joyce non lo fa, ci sono solo associazioni causali, senza punto di riferimento per il lettore, senza punteggiatura. Joyce usa una tecnica più estrema, ciò che vuole fare è rappresentare ciò che viene detto, esempio è il monologo di Molly Bloom, in cui la punteggiatura è assente. Il monologo interiore non appare per la prima volta del 900, ma è in questo periodo che ha maggior rilievo, anche grazie agli studi di Freud. Free Indirect Speech: 3 persona; è il personaggio che sta pensando, ma con la mediazione del narratore. La prima a fare ciò è Jane Austen, è presente anche nel primo Joyce, allo stream of consciousness ci arriva pian piano. Nel discorso indiretto libero, non viene introdotto il pensiero tramite delle formule di apertura o delle virgolette. Anche autori del 900 lo utilizzano, DH Lorenz, non era d’accordo nel dare tanta enfasi nell’aspetto formale ma era interessato più su quello che si diceva, criticava gli scrittori moderni che ruotavano attorno a Joyce e ad altri. Memoria involontaria: Petite Madelaine, Marcel, protagonista, che assaggia una madelaine, un dolcetto, intinto nel the, gli vengono alla memoria dei ricordi che pensava di aver perso. La memoria involontaria è il venire alla memoria di ricordi passati tramite uno stimolo esterno. Questo concetto ritorna nello stream of consciousness, in Joyce, Leopold Bloom.
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