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Letteratura Inglese III - modulo C - Guidotti, Appunti di Letteratura Inglese

Appunti del modulo C del corso Letteratura Inglese III con Guidotti. Enrico V - Shakespeare

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 02/07/2024

jenny-felini
jenny-felini 🇮🇹

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Letteratura Inglese III - modulo C - Guidotti e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! MODULO I Shakespeare - Enrico V MODULO II Poesia romantica I MITI DELLA ENGLISHNESS: DA SHAKESPEARE ALLA POESIA ROMANTICA Enrico V 
 -> eroe glocal (global-local), mito di storia culturale, mito della englishness: qualcosa che fonda l’identità nazionale, ma opere e autori che appartengono anche a una dimensione globale. -> fa riferimento al contesto originario come anche a quello presente: periodo rinascimentale con Shakespeare (700-800) Miti che abbiamo fatto nostri, che guardiamo con lo sguardo del presente. -> rappresentazione teatrale storica (history play) che racconta un evento del medioevo però ad un pubblico del rinascimento Shakespeare è al confine tra questi due mondi, Medioevo e Rinascimento. Problemi che c’erano fin da allora, che sono esplosi in Inghilterra con la Brexit. Traduzione -> edizione garzanti con prefazione Andrea Cozza 92 -> oscar Mondadori traduzione Vittorio Gabrieli, Anna Luisa marzo 91 -> bur traduzione di Gabriele Baldini - parte a scelta multipla su manuali - breve traduzione (dal primo o dal secondo) e per ogni modulo un saggio (1 o 2 facciate) SHAKESPEARE “Il bardo” -> Importante in termini linguistici, è quello che “fonda” la lingua inglese perchè vive nel periodo rinascimentale (early modern) e in quella lingua si fondano le radici dell’inglese contemporaneo. -> Non è solo presente negli studi letterari e non vive solo nel passato. È un autore che si tende a descrivere come straordinariamente attuale. TEATRO Si tratta di teatro, e il teatro è una forma viva, che vive in rapporto col pubblico, dovendo essere adattabile (il registra trasforma il testo in base al suo pubblico). C’è un’interazione costante tra opera e fruitore, ancora più stretta nel teatro rinascimentale. Shakespeare scrive le sue opere a stretto contatto col pubblico, e il pubblico è parte attiva del processo di scrittura, che dura almeno per un ciclo di rappresentazione (da quando va in scena la prima e l’ultima volta). Quindi l’opera può cambiare di volta in volta. Le sue opere scritte, nel tempo raccolgono suggestioni, divengono stratificate e piene di spunti attuali (early modern -> periodo moderno) Il fatto che sia teatrale rende l’Enrico V attuale, così come la lingua in cui è scritto. EARLY MODERN La lingua early modern è la base del nostro inglese, e spinge ai margini le caratteristiche dell’inglese contemporaneo. É una lingua fluida che non era stata codificata, ancora più duttile dell’inglese moderno. Una stessa parola, anche nell’invenzione shakespeariana, può voler dire cose diverse e anche opposte (c’è una polisemia che a volte rasenta la contraddizione). Questa idea di lingua può essere estesa alla cultura early modern -> “affascinante ma incasinata” È un periodo di transizione, non definito, tra Medioevo e Rinascimento. C’è qualcosa di medievale che convive con qualcosa di rinascimentale es. -> paradigma geocentrico e eliocentrico (tutto è il contrario di tutto) Cultura fluida caratterizzata da contraddizioni, opposti compresenti, e i manuali scolastici semplificano molto questo panorama. Grazie a queste due ragioni Shakespeare diventa duttile quanto la cultura, la lingua e il teatro. È antico e moderno, parla al passato e al futuro, e parla a tutti. TEATRO Il teatro rinascimentale inglese nasce come teatro popolare -> che raggiunge la gente, gente diversa, tutte le classi sociali andavano a teatro. Le rappresentazioni shakespeariane erano concepite addirittura come omaggio a un sovrano (anche se lui scrive Enrico V quando regna Elisabetta I). Sia high brow che low brow (per gente di ogni cultura e intelligenza). Prolifera nella pubblicità, in qualunque ambito. È diventato parte non solo della letteratura, ma della cultura, che non è superiore, infrangibile ed eterea ma fa parte della vita quotidiana di tutti noi. “Shakespeare è una cosa e mille cose al tempo stesso”. Perchè il periodo della Brexit ha similitudini con Shakespeare? La Brexit è un evento divisivo. C’è una difficile identità nazionale composita che in realtà è basata su tensioni che poi emergono -> così come nelle opere di Shakespeare. Le rappresentazioni erano frenetiche, e le parti potevano essere cambiate o modificate sulla base di un intervento attivo del pubblico. Si costruivano nel corso della prima stagione di rappresentazioni. A causa di queste vicende si è rilevato difficile stabilire la cronologia delle opere di Shakespeare, e addirittura la datazione non si sa, ci sono delle spanne (“scritta tra anno x e anno y e rappresentata probabilmente etc…”) Come si ricostruisce la cronologia delle opere? Si ricostruisce attraverso richiami nei documenti del tempo o considerazioni interne al testo (stilistiche, o riferimento ad eventi storici) L’altro problema è l’attribuzione delle opere. Ci sono anche degli apocrifi (apocrypha) -> opere teatrali e poetiche attribuite a lui anche se non le ha scritte, alcuni libri scritti con altri autori… Altra cosa sono le fonti di Shakespeare, definire dove ha preso le idee. Lui non inventa le sue storie, le racconta e le rielabora prendendo ispirazione, e c’è diatriba sull’originalità delle sue opere. Alcuni hanno parlato di plagi. -> è capace di rielaborare in modo molto convincente. Va notato che non si è mai proposto di creare racconti storicamente accurati (non è il suo obiettivo -> teatro>storia) Ma ogni volta rimodella la storia piegandola alle esigenze della drammaturgia Prima viene l’efficacia teatrale, poi la storia. TRAMA Le sue opere raccontano di cinque generazioni di lotte per il potere nel Medioevo In particolare ci sono due eventi cruciali: - La guerra dei 100 anni (nell’Enrico V, iniziata da un predecessore contro la Francia) - La guerra delle due rose La seconda tetralogia (scritta per seconda) va da Riccardo II a Enrico V compreso, ed è anche chiamata Hernriad (quasi tutti Enrichi) Nell’Enrico IV arriva il personaggio dell’eroe ponimo (che da il nome all’opera successiva) -> spreca le giornate e nottate in occupazioni frivole (questo fa parte della leggenda, la storia recente ha ridimensionato la storia) -> nel momento in cui diventa re diventa uno specchio di virtù e si redime -> il teatro mi convince che un personaggio che consideravo degradato è diventato un modello (obiettivo: lavorare sulle aspettative) Tutte queste opere storiche si riferiscono al passato (lui scrive ai tempi di Elisabetta) ma funzionano sul pubblico contemporaneo, perchè parlano del passato ma anche del presente. La società che viene rappresentata è anche quella rinascimentale elisabettiana e giacomiana, con molti riferimenti al presente. CRONOLOGIA Ai tempi di Elisabetta c’era conflitto con la Spagna. E l’Enrico che sconfigge la Francia è come Elisabetta che sconfigge l’armata Spagnola, queste grandi vittorie navali che Elisabetta ottiene hanno un corrispettivo nella vittoria di Enrico. Differenza -> ai tempi di Elisabetta è anche uno scontro religioso. Con Enrico VIII si ha la riforma protestante e nel 1534, Act of Supremacy, Enrico rompe con la chiesa romano-cattolica e decide che ci sarà una chiesa protestante e che il re sarà capo dello Stato e della Chiesa. In generale è un periodo in cui si pensa male dei cattolici. Il play fa finta che già ai tempi di Enrico ci fosse già il protestantesimo -> inesattezza storica. L’unico play con una data certa è Enrico V (1599) Viene scritto come penultima opera storica, quando è già stata scritta la parte che lo precede e segue (Enrico IV e VI) THE CHRONICLE HISTORY OF HENRY V, WITH HIS BATTEL FOUGHT AT AGINCOURT IN FRANCE -> Nel coro dell’atto V c’è un accenno a un avvenimento storico, una spedizione del conte Essex (stretto collaboratore della regina) che doveva andare in Irlanda su mandato di Elisabetta per porre fine alle rivolte irlandesi. L’Irlanda non era per niente parte del regno, ma la monarchia voleva annetterla. Nel luglio dello stesso anno risulterà chiaro che la spedizione era fallita, ma questo fallimento non si percepisce in Shakespeare. -> quindi è probabilmente stata scritta appena cominciata la spedizione -> marzo e luglio 1599 Fonte principale: Raphael Holinshed Chronicles of England, Scotland and Ireland (1587) -> The famous victories of king Henry V (1583-88) Prima del first folio l’Enrico V è presente in 3 quarters -> Bad quartos (1600-1602-1619) 
 edizioni ridotte, dove mancano i Cori, probabilmente trascrizione eseguita a memoria da attori della compagnia o da spettatori -> First Folio (1623) Dopo verranno prodotte altre edizioni
 1632-1663/64-1685 Tre ipotesi: - I Cori sono stati scritti solo alla fine Alla fine del 1800 viene fatta una proposta interpretativa diversa: - Gli IN QUARTO sono stati scritti dopo gli IN FOLIO e non prima Nel 1982 Gary Taylor pubblica un volume per l’Oxford University in cui sostiene
 “È sbagliato pensare che l’In folio venga prima dell’In quarto, sono
 contemporanei. Rappresentano il play com’era messo in scena nello stesso
 momento.”
 -> bisogna studiare queste versioni insieme, in maniera comparativa e capire quale delle varianti presenti è più plausibile (secondo gli errori di trasmissione) 
 Alcune differenze sono da attribuire a incertezze, ripensamenti di Shakespeare o errori di trasmissione. In Italia si segue spesso l’IN FOLIO. I CORI Vengono dal teatro greco, dove rappresentano un gruppo omogeneo di personaggi che agiscono collettivamente sulla scena. Il coro del teatro tragico greco antico è guidato da un corifeo (capo del coro) che si esprime in rappresentanza di tutto il coro. Con Shakespeare il coro è narrato dal corifeo che pare un narratore esterno e che procede per invocazioni. PRIMO ATTO -> un coro e due scene È di tipo tragico ed ha un corrispettivo speculare nell’ultimo e quinto atto che sarà composto da un coro, due scene e l’epilogo che invece sarà di matrice comica. Si inizia dal mito e poi si degrada verso il basso. Per la chiesa cattolica i miracoli esistono eccome e sono attestazione della credibilità della chiesa, compiuti da Gesù e dai santi (una delle mediazioni che l’uomo ha con la divinità). Parlare di miracoli cessati = raccontarci di prelati che appartengono a un altro mondo religioso, al mondo del protestantesimo e della riforma -> anacronismo: raccontare un momento storico come se fosse un altro tempo. Per la prima volta, dal basso, si comincia a parlare della nobiltà del re, che entra in scena nel momento successivo. ACT I, SCENE I V. 1-20 È una sorta di enumerazione di dati materialissimi, di costi e benefici. Uomini che dovrebbero essere di chiesa, di spirito, sono preoccupati della materialità e dei soldi. Uomini che dovrebbero guidare anime parlano di beni materiali Scenario medievale e feudale: lotta per la supremazia tra stato e chiesa, nobili ed ecclesiastici. Il vescovo di Ely, non una figura di alta dignità, non fa che chiedere cosa fare. Dopodiché passano a parlare del re con un elemento di congiunzione: il re potrebbe essere la soluzione, se accetta il denaro e decide di rivolgere le sue attenzioni altrove, cosicché tutti si dimentichino del disegno di legge. V. 21-59 Il re è un personaggio pieno di virtù e frutto di una trasformazione. “Questo cambiamento è una benedizione” Il re è uno specchio di virtù religiose e anche un conoscitore della teologia e religione. “Sentite il suo discorso di guerra e sentirete una battaglia trasformata in musica”. “Sottoponetegli dilemmi politici ed egli scioglierà il nodo di quel dilemma con la familiarità della sua giarrettiera” -> Il re scioglie qualunque nodo, questione politica intricata, come se si sciogliesse un nastro. 
 (Nodo gordiano -> una difficoltà inestricabile che può essere risolta solo agendo con decisione ed energia.) Quindi è un uomo militare ma anche politico, che sa gestire questioni intricate. Quando parla, l’aria libertina si ferma e lo stupore si annida nelle orecchie degli uomini, pronti a carpire le sue frasi dolci e di miele. -> caratteristica cruciale di questo re è il linguaggio, la sua capacità retorica, parlare in maniera convincente, pertinente e competente. È uno straordinario oratore. Alcune frasi sono entrate nell’uso comune dell’inglese. Cosicché l’arte e la parte pratica della vita devono averlo ammaestrato a questa teoria. -> Enrico sembra aver studiato tanto, ma non ha imparato dallo studio ma dalla pratica. Mettendo in atto la pratica è cresciuto nelle sue competenze. Si è costruito nella vita e non sui libri, e questo lo rende un uomo rinascimentale. Sa come parlare e cosa fare, ma non vive in un mondo di cultura separato dalla realtà, vive nella realtà. Guardare con gli occhi di un uomo rinascimentale = capire la realtà, i pericoli e le minacce, studiare l’interlocutore, sapere cosa fare. Si è educato nella vita pratica acquisendo queste virtù. Tudor History and Culture “The Tudors and The Reformation” 1485-1603 -> The most glorious period in English history, especially regarding the literature. -> End of the Middle Ages and beginning of the Early Modern period in Europe: The Renaissance (“rebirth”)
 -> Characteristics: revival in classical interests, greatness in art, literature and discovery Henry VII (1485-1509)
 -> winner of the Wars of the Roses (Lancaster VS York -> red VS white)
 -> he was from the Lancaster side but he married Elizabeth of York 
 -> he gained much land because the old nobility died or have been defeated in war -> he focused on the English trade to grow again Henry VIII (1509-1547) -> wasteful with money (he wanted to maintain a magnificent court)
 -> his wife, Catherine of Aragon, didn’t give him a male heir -> asked for a divorce to marry Anne Boleyn, the church didn’t allow it, so he broke from the church (he also didn’t like its power and land, and the fact that he didn’t have control over it) -> he didn’t believe in Martin Luther’s Protestantism, because he believed in Catholicism -> between 1536 and 1539 560 monasteries closed, and monks and nuns were thrown out Edward VI 
 -> son of Henry VIII and Jane Seymour Mary I -> daughter of Henry VIII and Catherine of Aragon 
 -> she got the nickname “bloody mary” because she burned 300 protestants -> she married Philip of Spain Elizabeth I (1558-1603) -> the last Tudor -> Shakespeare wrote during her reign -> got the nickname “the virgin queen” because she never married and had no heir. The throne went to James I of Scotland after her death -> daughter of Henry VIII and Anne Boleyn -> made sure the church was under her authority -> the American state of Virginia was named after the “virgin” nickname DOMESTIC LIFE - English women had more freedom than elsewhere in Europe - Becoming a servant was the best thing an unmarried woman could do - Over half the population was under 25 - Poor children worked from the age of 6/7 - Between 1530 and 1600 everyone doubled their living space (houses were bigger) - Chimneys were built in every house, not only rich’s LANGUAGE AND LITERATURE - People started to think of the London pronunciation as the correct form. 
 (lords and peasants began to speak differently) - By the 17th century, half the population could read and write - English thinkers became interested in the work of philosophers such as Erasmus and Thomas More (“Utopia”, a study of the ideal nation)
 -> nowadays dystopias are more common - More interest in music and painting, but literature was the greatest art form
 -> playwrights like Christopher Marlowe, Ben Jonson and William Shakespeare filled theaters with plays (popular amongst both riches and poor) - Soldier Poets -> true renaissance men (brave in war, but also highly educated)
 -> Sir Philip Sidney, Sir Walter Raleigh, Sir Edmund Spenser 
 -> William Shakespeare: many plays were about English history, but he changed fact to suit opinion. Tema dell’identità nazionale Nell’Enrico V si parlerà di diverse nazionalità che compongono il Regno Unito che combattono per Enrico V (sembrano essere parti di un’identità nazionale coesa). -> questo è un falso storico, è un anacronismo - Union Jack 
 -> Cross of St. Andrew (Scotland)
 -> Cross of St. Patrick (Ireland)
 -> Cross of St. George (England) - Cavalieri: ricevono le terre dai baroni e in cambio li devono seguire in guerra.
 I poteri feudali passano da padre a figlio. 
 Servigi dei cavalieri: 40 giorni all’anno. - Contadini (peasants): servi delle terre coltivate, legati al loro signore - Sheriffs: ufficiali deputati all’amministrazione William the Conqueror controlla la nomina dei suoi baroni, cavalieri, vescovi e abati (tutti normanni) assegnando ai baroni potere temporale (con possedimenti). THE LANGUAGE La classe dominante parla francese (o al massimo in latino). I re inglesi si trovano per molte generazioni, fino a Enrico V, a conoscere bene il francese e talvolta poco o nulla l’inglese. -> una lingua di una nazione fonda l’identità nazionale In un suo romanzo Walter Scott rappresenta questa discrasia linguistica, spiegando che l’inglese moderno risente di questa struttura sociale. -> I nobili parlano il francese, i servi l’inglese. es. nomi di cibi cucinati (serviti in tavola ai nobili) hanno matrice francese, i nomi di animali vivi (cucinati dai servi) matrice germanica (pork VS pig) The Plantagenets - Henry II of Anjou 
 Al re serve un esercito per più di 40 giorni, quindi cambia le leggi, stabilisce che i baroni non debbano più fornire uomini che combattono, ma una somma di denaro (shield money) con cui il re comprerà i servigi di un esercito mercenario. 
 -> I cavalieri finiscono per legarsi alla loro terra, quindi nasce una nuova classe sociale che diventerà la gentry (aristocrazia terriera)
 - Richard I (Lion hearted) 
 Cavalier errante, egoista.
 Combatte nella terza crociata, in quel periodo lacia il regno al fratello John Lackland.
 Difende l’Inghilterra da Filippo di Francia. 
 - John Lackland 
 Impone ai suoi baroni e al suo popolo altissime tasse. 
 Provoca la ribellione dei baroni, dell’alto clero e della borghesia londinese
 -> ribellione contro lo strapotere del re, da cui deriva un documento approvato nel 1215, la Magna Charta, che stabilisce: il re non può imporre tasse senza un consenso generale del consiglio dei nobili (nel corso degli anni sarà il Parlamento a esprimere questo consenso)
 - Henry III 
 Sposato con Eleonora di Provenza.
 Importante questione: rapporti con la chiesa romano-cattolica e con il papato.
 Era un Re molto debole ma molto credente, devoto al Papa.
 Suo figlio Edoardo viene reso re di Sicilia (nascita della dinastia angioina) per volere del Papa -> questo spesso si approfitta dei servigi di Enrico III, facendogli fare cose anche lesive per il popolo 
 -> nasce quindi una forte ostilità verso il papato, dando luogo a una rivolta capeggiata dal conte di Leicester, Simon de Monfort, il quale regna per un anno imprigionando Enrico III (inizio del 13esimo secolo).
 -> questa rivolta dura poco, Simon de Monfort viene sconfitto, e da questo scontro si ricavano due punti principali:
 1. ci si può opporre al dispotismo del sovrano, un sovrano dispotico può essere esautorato 
 2. l’Inghilterra non può dipendere da un potere straniero o dal papato (nasce l’immaginario che il papato sia il centro del dispotismo)
 Enrico V, infatti, dovrà trovare legittimazione alla sua autorità e autorevolezza, e il play ci dimostra la conquista di un potere effettivo che gli viene riconosciuto (non basta essere sul trono per restarci). - Edward I 
 Conquista il Galles, prova a conquistare Scozia 
 questione: tensioni con nazioni che verranno annesse
 - Edward II 
 Radice della Guerra dei Cent’anni: la madre di Edward III, Isabel, figlia del re francese Filippo il Bello
 - Edward III (Black Prince)
 Si autoproclama legittimo discendente al trono di Francia. 
 Questione problematica: discendenza matrilineare + i francesi non vogliono essere governati da un re inglese, e invocano la Legge Salica che negava legittimità alla discendenza matrilineare. 
 Sale quindi al trono il figlio di un fratello di Filippo il Bello, ma Edward III rivendica il trono, dando inizio alla Guerra dei Cent’anni.
 
 -> La Francia era divisa, indebolita da lotte interne (chi favorevole alla guerra, chi no). 
 
 -> Enrico V deve unire l’obiettivo di un re: tenere unito il proprio stato e il proprio esercito (che sono collegati)
 
 Il Black Prince rivendica il trono per motivi concerti: 
 1. Alleanza tra Francia e Scozia 
 2. Liberare le città delle Fiandre, di cui la Francia aveva preso il controllo, importantissime per i commerci inglesi. Sconfiggere i francesi significa anche riaprire quel mercato. 
 
 Battaglie importanti: Crécy, Poitiers 
 - Richard II
 Causa malcontento sociale per il suo malgoverno -> peasants revolt 
 Viene deposto dal Parlamento e ucciso, e con lui termina la linea dei Plantageneti e ne inizia un’altra con il suo assassino.
 - Henry IV ,Henry Bolingbroke, figlio di John of Gaunt, Duke of Lancaster
 Henry V parla di suo padre come di un problema da risolvere: egli è un usurpatore che con la violenza subentra al precedente regnante. L’usurpazione sarà per Henry V una colpa fondativa, che si auto-riconosce prima della battaglia per ricevere perdono da Dio. 
 v. 1-233 rapporti interni alla corte di Enrico V ACT I, SCENE II
 vv. 21-69 Enrico si rivolge all’arcivescovo di Canterbury per chiedergli consiglio Take heed -> state attento Ripetizione prima all’inizio e poi alla fine del verso -> redditio/replicatio La ripetizione enfatizza l’importanza della prudenza. Si capisce subito che la retorica del re, e la sua statura morale, è diversa da quella dei prelati. É un discorso dal valore strategico, che suona più autenticamente religioso. Enrico è consapevole della gravità del momento e della tragicità dell’argomento. Invece alla fine del discorso c’è un appello alla verità, dove si fa riferimento a un immaginario religioso.
 Verità la cui purezza viene paragonata da Enrico alla purificazione del battesimo. (dimostra la sua adesione al credo religioso). Conclude affermando il pieno diritto della pretesa del re (e infondatezza della pretese avversaria di escluderlo dalla discendenza). Segue gli schemi della retorica classica, scolastica, come si insegnava a parlare nelle scuole: un’argomentazione troppo lunga per sembrare sincera. MA abbiamo già visto che a Enrico non bastano spiegazioni di occorrenza, ordinarie. Il re pondera, si appella al diritto e alla coscienza, preoccupato per le sorti del suo regno. Si vede il coagularsi di un’unità nazionale intorno al sovrano. Il primo atto è la giustificazione della guerra. La prima scena tra vescovo e arcivescovo -> giustificazione storica Seconda scena con il re -> giustificazione drammaturgia vv. 250 Tennis Ball scene -> Il momento è segnalato dalla presenza anaforicamente ripetuta due volte in posizione iniziale (“now”). Poi abbiamo un’anafora mediana (v. 5-8). -> L’accento è posto sul presente, entusiasta preparazione all’impresa bellica. Si raccontano i movimenti e le azioni degli uomini che si preparano a combattere, con un linguaggio abbastanza semplice e non particolarmente adornato. In questa descrizione semplificata ci sono figure retoriche che richiamano attenzione su certi aspetti del discorso. v. 6 -> metafora che definisce Enrico come THE MIRROR OF ALL CHRISTIAN KINGS. Diventa un’immagine di specchiata regalità. 
 La metafora dello specchio è molto presente nell’arte rinascimentale e in questo caso Enrico è come se fosse l’epitome, il simbolo massimo di regalità e della englishness. (chiunque si riconosca nella definizione di re cristiano si rispecchierebbe in Enrico, lo considererebbe un suo simile). V. 7 -> similitudine che descrive questi soldati come ENGLISH MERCURIES. Mercurio è il dio romano (Hermes) caratterizzato dalla velocità e dalla destrezza. Ci suggerisce che gli inglesi, che ancora non abbiamo visto combattere, sono rapidi e questo li aiuterà a vincere la guerra. V. 8 -> metafora EXPECTATION: momento di attesa, che precede il combattimento, ma dato che viene usata una personificazione diventa una sorta di figura allegorica che siede nell’aria e nasconde una spada, riprendendo una caratteristica tipica del teatro medievale (quello precedente a Shakespeare e al rinascimento inglese) specialmente nei morality plays, drammi allegorici. Shakespeare inventa figure allegoriche e personificate tutte nuove
 es. “speranzosa attesa” -> gli inglesi attendono con grande fiducia il combattimento. Se gli inglesi sono specchio di coraggio e virtù guerriera e vivono un momento esaltante e unitario, i francesi sono caratterizzati dalla paura. 
 (rappresentazione poi invertita con finalità retoriche). C’è una costruzione che anticipa il tema, ma nella parte successiva del coro si entra maggiormente nei temi caratterizzanti di questo atto. -> invocazione all’Inghilterra: “england, model to thy inward greatness” -> riferimento esplicito al tema cruciale: il rapporto tra l’interiorità e l’esteriorità. l’Inghilterra, che diventerà sinonimica del re a tratti (re=“england”), è caratterizzata da grandezza interiore, di cui l’aspetto esteriore diviene un modello -> tema delle forme che rispecchiano la sostanza: la nobiltà non è solo apparente, ma è reale, sostanziale. -> poco dopo si entra nel suo opposto: dalla corrispondenza tra ciò che è e ciò che appare si passa al tema del tradimento -> figura retorica della paronomasia due o più parole che hanno un suono simile o uguale ma che hanno un significato diverso (spesso presente in Shakespeare e nel teatro early modern) -> apparenza e sostanza sembrano uguali, ma veicolano cose anche opposte tra loro TRADIMENTO -> menzionati i tre traditori (il tradimento è circoscritto a tre persone) -> è presentato con attributi di gravità ma i colpevoli sono chiamati in causa e denominati -> è un tradimento individuale, personale, la corruzione è solo di pochi singoli “La colpa di questi tre traditori è per l’oro (gilt) della Francia vera colpa (guilt)” -> la colpevolezza è legata alla loro cupidigia, desiderio di arricchirsi (rimanda a Giuda, all’immaginario religioso) -> non è solo una colpa politica e personale, ma anche religiosa e spirituale -> ma è una colpa circoscritta che riguarda alcuni corpi estranei: loro sono estranei al corpo sociale allineato con Enrico, con la guerra e la causa, e rispetto a questi traditori l’intero corpo sociale potrà mettere in atto una risposta oppositiva: eliminare il tradimento che è mercificato -> rottura tra l’esterno e l’interno. vv. 31-42 Parte finale del coro: -> riferimenti metateatrali -> si parla di play (v.32-36-40), playhouse, sit (v.34-42) -> ci si riallaccia al motivo conclusivo del primo coro aggiungendo qualcosa
 -> c’è necessità di ribadire che il teatro funziona grazie alla collaborazione con gli spettatori (nel primo si chiedeva il ricorso alla fantasia, qui devono compiere la traversata fino a South Hampton e da lì alla Francia, quindi il viaggio, che non può essere rappresentato, lo deve compiere lo spettatore, che è incaricato di coordinare la realtà storica con le esigenze teatrali, aggiungendo ciò che sul palcoscenico non può essere portato)
 -> Si stringe sempre più l’intesa tra teatranti e pubblico, anche se restano due soggetti diversi -> alternanza di pronomi e aggettivi in prima persona plurale (noi attori) e seconda persona plurale (voi del pubblico) -> come a dire che c’è ancora una distanza tra il coro e i suoi aiutanti in scena e gli spettatori, ma benché i ruoli siano distinti queste parti devono stringere un’intesa e collaborare (gli spettatori sono sempre più pronti ad assecondare la voce che li guida). ACT II, SCENE II v. 1-11 Tema centrale: contrasto tra apparenza e realtà (tipico di Shakespeare) es. King Lear 
 -> Il re propone una gara retorica tre le figlie: riceveranno ricchezze e territori in proporzione all’amore per il padre dimostrato a parole (quanto più sapranno adularlo più saranno degne di essere compensate) -> Le prime due figlie fanno a gara, la terza si rifiuta, perchè crede che i suoi veri sentimenti risulterebbero immiseriti dall’adulazione. Il padre la disereda, per poi scoprire che lei era l’unica sincera, e le altre false 
 (forma vs sostanza, esteriorità vs interiorità) -> la rottura di equivalenza tra forma e sostanza ha che fare con il tradimento, ma come in Lear i traditori sono quelli che a parole manifestano il maggior attaccamento per il sovrano Scena divisa in 4 momenti: - Initium: introduce il tema (i dignitari di corte informano gli spettatori del tradimento) - Parte preliminare che porta allo smascheramento del tradimento e che si concentra sul tema della mercy (il re sarebbe incline al perdono ma i congiurati lo incitano a punirlo) - Punizione: i traditori sono desiderosi di essere puniti - Epilogo: il re fiducioso si prepara a partire per la guerra, dichiara aperta la campagna militare incitando all’azione “not king of England, if not king of France” vv. 12-35 -> Gli spettatori vengono tranquillizzati dalla minaccia: “saranno arrestati” ma subito dopo vediamo il gioco rivelatore, che oppone il re ai suoi uomini. 
 -> Il re pone domande (che sembrerebbero retoriche) per vedere quanto a parole si dimostrano entusiasti di partire e così facendo da loro la possibilità fino all’ultimo di dimostrare il loro vero pensiero. 
 -> Si realizza un gioco in cui sia il re che i traditori stessi usano un linguaggio duplice. 
 -> La doppiezza dei traditori è una caratteristica della loro personalità, sono persone negativamente tratteggiate nella loro personalità, sono ipocriti, persone false, che suscitano repulsione nello spettatore. 
 -> Anche il re è doppio, ma non autenticamente e caratterialmente. 
 Recita un ruolo, usa l’ironia. Il suo è un atteggiamento momentaneo. 
 Finge di non sapere del tradimento e di fidarsi di loro. É un sovrano machiavellico. (Machiavelli attribuisce ai principi prudenza tattica, devono saper avere intuito politico, capire la situazione contingente, mettendo alla prova chi gli sta davanti, e una volta capito provvedere, sapere come comportarsi. La comicità della scena scaturisce dal loro linguaggio: il loro scontro psicologico diventa linguistico e logico. Pistol è estroverso, furbacchione., codardo e spaccone, aggressivo e sempre pronto all’ingiuria. Si da un tono, usa latino (scorretto) e francese. Usa anche il verso. La sua eloquenza è una parodia del linguaggio barocco e manierato. Nym è introverso, non particolarmente spiritoso, ammette di non sapere che dire, si limita a dire poco e usare intercalari, modi di dire. v. 40-59 Maw -> fauci Perdi -> francese, perdio Pistol usa un linguaggio apparentemente ricercato, aggettivi ridondanti, c’è la presenza di doppi sensi: uno stile che vorrebbe essere aulico, ma fa ridere il pubblico proprio perchè un pò pasticciato, per una materia non nobile ma bassa. A un certo punto questi tre compari (anche Bardolph) vengono richiamati dal paggio di Falstaff. Falstaff -> protagonista delle scene comiche nell’Enrico IV, è un personaggio popolare all’epoca, che nell’Enrico V non compare di persona, si parla solo di lui (uno dei problemi è propio la sua presenza/assenza) -> è un eroe comico per eccellenza che fa parte delle Enriadi -> giullare gentiluomo, in cerca di buon vino e di donne -> spiritoso e simpatico, piace al pubblico (comicità simile a quella di Plauto) -> si trova sul letto di morte -> sta morendo di crepacuore perchè è stato allontanato dal re a cui era profondamente legato, che ha deciso di rinunciare alle sue vecchie compagnie. Questo tema è problematico dal punto di vista filologico -> alcuni sostengono sia poco plausibile che non appaia come personaggio -> si sostiene che c’erano parti che lo vedevano protagonista poi eliminate per esigenze sceniche (infatti in alcune presentazioni si vede, es. nel film di Olivier) Tema di Falstaff morente per l’ingratitudine del suo amico -> noi siamo chiamati a farci una buona idea alle re, ma anche lui ha le sue luci e le sue ombre Tema delle rinunce -> rinunce che deve fare un re -> la regalità comporta la recita di una parte -> “mi comporterò da re”, ma chi dice che sia contento di queste rinunce? Il suo è un dovere. 
 Nel momento più alto del play, nell’unico monologo dell’opera il re rifletterà sul tema della difficoltà di essere re, rispecchiare le aspettative, fare delle rinunce, pensare agli altri mettendo da parte se stesso, vivere con delle responsabilità. -> Enrico non disdegna di mescolarsi con quel mondo basso, ma lo farà da re, perchè non può più permettersi di essere quello che era. Il tragico e il comico si mescolano, e si intrufolano nel play delle questioni elevatissime e cruciali, di altro “rango”. In quel momento arriva l’ordine di partenza per la Francia e gli uomini si preparano al combattimento. ACT II, SCENE III v. 1-10 Entra in scena Pistol, annunciando la morte di Falstaff. La stessa Quickly descrive la morte e gli amici sono abbattuti. È un momento di lirismo, però commentato con le lingue degli umili, spesso sgrammaticato, esprimendo pensieri semplici, ma irrompendo nel mondo della poesia, esprimendo sentimenti di tristezza genuini. Pistol invita gli amici a reagire con brio esagerato alla notizia della morte. Bardolph, be blithe -> sii giocondo Nym, rosse thy vaunting veins -> risveglia vena briosa Boy, bristle thy courage up -> Alza il tuo coraggio (metafora sessuale) We must yarn therefore -> Dovremmo dolerci (contraddizione) -> Falstaff rappresentava l’attaccamento ai piaceri della vita: “per celebrarlo dobbiamo essere giocosi”. Bardolph:
 “Magari fossi con lui, dovunque si trova, nel paradiso o inferno” Quickly: “He’s in Arthur’s bosom” -> errore culturale -> citazione biblica: nel vangelo di Luca, nella parabola di Lazaro, si dice che egli verrà colto nel grembo di Abramo (lei confonde Abramo della Bibbia con Artù del mito) -> richiamo di natura sessuale (he like women’s bosoms) come dire che per Enrico è morto anche quel mondo sensuale, allegro, genuino. ACT III: Tema: inizio della guerra -> si apre con un coro -> una delle scene più famose: la prima scena dell’atto terzo introduce un’espressione entrata nel linguaggio figurato inglese: “once more unto the breach, dear friends, once more” -> “ributtiamoci un’altra volta nella breccia” (nella mischia, riprendere un compito attivo e faticoso). Già nel prologo siamo dentro la guerra: sfondo bellico, immersi nella battaglia. Un tema che forse Shakespeare vuole introdurre è la critica della guerra, antimilitarismo ( ma c’è anche chi sostiene il contrario). Nel film di Branagh la riflessione sulla guerra è fondamentale. Nel play: ACT III, CHORUS v. 1-17 “Thus” -> collegamento con qualcosa detto prima, ripresa di un discorso che è già stato sviluppato e lasciato in sospeso. Non è più necessario fare appello alla fantasia egli spettatori. Quindi il coro chiede semplicemente di essere seguito. Lo sforzo di fantasia non è più dello spettatore, ma del coro stesso, che cerca di rendere verbalmente avvenimenti che non possono essere portati in scena: gli spettatori devono continuare a seguirlo. -> compaiono verbi riferiti ai sensi (see, behold, hear) ma con una sintassi particolare: imperativo esortativo da cui dipendono i verbi di percezione
 es. “suppose that you have seen, play with your fancies and in them behold, hear the shrill whistle, behold the threaded sails” la struttura sintattica spinge a un’esortazione, ma è un’esortazione indebolita, non è un ordine, ma un semplice suggerimento. v. 17-33 “Follow, follow” -> geminatio: una parola prolifera e si ripete, è un modo per enfatizzare il termine (enfasi data dalla quantità di ripetizioni). Questa geminatio dell’imperativo è una sorta di grido di entusiasmo, più che una vera esortazione: il coro ci manifesta di essere coinvolto nella contemplazione dell’evento da rievocare. È stato entusiasticamente avvolto da quell’evento, c’è un coinvolgimento emotivo del coro, che invita il pubblico allo stesso. “Suppose the ambassador from the French comes back; Tells Harry that the king doth offer him Katharine his daughter, and with her, to dowry, Some petty and unprofitable dukedoms. The offer likes not: and the nimble gunner With linstock now the devilish cannon touches And down goes all before them. Still be kind, And eke out our performance with your mind”. -> la richiesta finale nell’ultimo verso allo spettatore perchè riempia il vuoto che non può essere portato in scena nelle scene che seguono recita in maniera più scandita, ritmo poetico artificioso.
 La drammaturgia elisabettiana è vicina al cinema: ci sono tante scene brevi che anticipano le tecniche cinematografiche e Shakespeare denuncia spesso i limiti del teatro (limiti che il cinema può superare). - Film di Kenneth Branagh (1989) 
 -> contrario allo scopo propagandistico del film del '44, ha scopo antimilitaristico - Globe theatre (2013)
 -> coinvolgimento del pubblico ACT III, SCENE III É il momento dell’assedio, il re deve trattare per capire come si conclude. Il re parla con il governatore francese di Harfleur chiamandolo alla resa (altrimenti minaccia la distruzione) -> risultato sarà resa Contrasto tra Mercy e Destruction -> l’avversario deve scegliere se arrendersi alla loro misericordia o sfidarli -> la città deve scegliere se affidarsi alla clemenza di Enrico o andare incontro alla sua ira e distruzione -> c’è rispecchiamento del conflitto interno che il re sta vivendo: tra la sua indole mite e la sua momentanea posizione di guerriero che deve esercitare la violenza. Il re veste i panni del violento: a parole enfatizza la carica distruttiva se ci sarà mancata resa, il suo scopo è terrorizzare per evitare la distruzione, non per portarla avanti. (se non paventasse la distruzione, non potrebbe poi sottrarsi). Si rappresenta a parole incurante, ma noi capiamo quanto sia in realtà restio al conflitto. Lui racconta la guerra dal punto di vista:
 -> dei massacratori, che sono incuranti della distruzione e dello scempio che causano 
 -> delle vittime dolenti (virgins and infants). What is it then to me, if impious war, Array'd in flames like to the prince of fiends, Do, with his smirch'd complexion, all fell feats Enlink'd to waste and desolation? What is't to me, when you yourselves are cause, If your pure maidens fall into the hand Of hot and forcing violation? -> si sforza di nascondere la debolezza, sostenendo che non gli crea problemi uccidere e non gli importa delle conseguenze. HEROIC COUPLET (distico eroico) -> pentametro giambico rimato, in posizione finale, che rende particolarmente pregnante la rima. What say you? will you yield, and this avoid, Or, guilty in defence, be thus destroy’d? -> o evitate la violenza, o scegliete la distruzione -> è sollevato dalla strage che non deve più compiere COMIC SEQUENCE (con i soliti personaggi comici) ACT III, SCENE II v. 1-20 Bardolph: scimmiotta la retorica del re Fluellen: 
 -> uno dei quattro capitani in scena, è un personaggio umile e sgrammaticato, ma a modo suo è un valoroso soldato. -> capitano gallese, fondamentale alla comicità (diversità regionale: presa in giro della parlata gallese), ed è in questo ricollegabile al re (origini gallesi). Boy: accompagna Pistol, a volte da voce a ciò che pensano loro, a volte li prende in giro a sua volta, mostrando quanto siano uomini di poco conto. Ripresa delle forme retoriche: geminatio, redditio, ad locutio. v. 21-25 Pistol:
 Be merciful, great duke -> presa in giro della pietà (per rabbonire qualcuno lo si eleva, chiamandolo grande duca) Good bawcock, sweet chuck -> ma poi lo degrada v. 26-52 Soliloquio del ragazzo. Fa comprendere del tutto la natura ignobile di questi uomini (che rappresentano una parte dell’esercito). Descrizione fatta da antitesi, contraddizioni (che esprimono disprezzo per la personalità). Bardolph is White-livered and red-faced -> senza fegato e senza coraggio Pistol, he hath a killing tongue and a quiet sword -> forte a parole ma nei fatti inespressivo Nym, his few bad words are matched with as few good deeds -> le sue parole cattive (ardore bellicoso) sono associate ad altrettante cattive azioni Vogliono rubare, e convincere lui stesso a rubare. Questa scena si contrappone alla prima scena, quella del discorso eroico rivolto da Enrico alle proprie truppe (ad locutio) durante l’assedio di Harfleur. Quasi le stesse parole vengono messe in bocca nella scena successiva ai personaggi comici che conosciamo. -> ripresa comica e degradante di quella esortazione, che scimmiotta la retorica del re, facendo cose tipiche del linguaggio comico: esagerazione, amplificazione. -> amplificare quantitativamente il senso dell’invito, dell’incitamento, dovrebbe essere un modo per sopperire ad una carenza che che invece Enrico non ha: carenza essenziale di coraggio. Anche se il capitano gallese Fluellen li invita a buttarsi nella breccia, Pistol risponde con un piagnucolio, che ridicolizza il destinatario usando epiteti denigratori, ma soprattutto che esprime una versione degradata della mercy di cui parlavamo. Chiedono a Fluellen di essere clemente, di non buttarli in una mischia da dove uscirebbero con le ossa rotte. Questi sono personaggi che rappresentano una versione degradata di una delle preoccupazioni su cui il play si costruisce, un tema cardine: 
 CONTRASTO TRA APPARENZA E SOSTANZA. Enrico è per certi versi la manifestazione di un’equivalenza tra apparenza e sostanza, per altri anche lui viene a patti con una discrasia tra ciò che appare e ciò che è (con atteggiamenti talvolta apparentemente contrastanti con la realtà). Questi ragazzi coltivano un’apparenza coraggiosa e bellicosa, un atteggiamento combattivo (esattamente ciò che chiede il re), ma nella sostanza sono privi di coraggio, inoffensivi, incapaci di mantenere le aspettative. E sono dei ladri, usano la guerra per i loro fini personali: sono andati a combattere per rubare, per arricchirsi, e questo è in termini militari una forma di tradimento, punita da Enrico con la pena di morte. Capitano Fluellen (welsh) Capitano Gower (english) Capitano Jamy (Scottish) Capitano Macmorris (Irish) Comandati dal duca di Gloucester Tema della Francia Tema della lingua Tema del gender In scena ci saranno ovviamente uomini travestiti da donna. Katharine prende lezioni di inglese dalla sua dama di compagnia, con numerosi errori di pronuncia che fanno ridere, funzionano molto bene per il pubblico elisabettiano, che conosce ancora bene il francese. Sono presenti implicazioni politiche sessuali legati all’acquisizione dell’inglese. La principessa deve imparare l’inglese perchè imparare la lingua del nemico prefigura una sottomissione politica ma anche sessuale. Questa lezione è strutturata sui testi che insegnavano la lingua all’epoca (soprattutto liste di parole). Katharine deve imparare un elenco di parti del corpo, ma le traduzioni sono volgari e degradanti (per imparare a parlare sporco) e lei se ne rende conto subito -> è l’elemento che fa ridere Foot -> fuck Coun -> cunt Katharine diventerà una preda di guerra, ma c’è una resistenza di questa donna, che non può sottrarsi al suo ruolo. A questa degradazione resiste, dicendo che lei non può parlare così volgarmente. Ha una sua dignità. La lingua che deve imparare ha un valore politico, storico e ideologico. È tipico del conquistatore disprezzare la lingua del conquistato e costringerlo a imparare la sua lingua. La necessità per i francesi di imparare l’inglese mostra che i rapporti con la Francia si sono deteriorati, non c’è più condiscendenza con la conquista normanna. E mostra un crescente senso di identità nazionale. Enrico cerca di ristabilire l’inglese come lingua veicolare anche a corte. Qualcosa di importante all’epoca di Enrico: i suoi predecessori parlavano poco o nulla l’inglese, solo il francese. Enrico IV, suo padre, è il primo che scrive il suo testamento in inglese (ma si parlava ancora francese a corte). ACT III, SCENE V I francesi: Il re francese Il Delfino (figlio del re) Il connestabile La motivazione drammaturgia che ci convince che Enrico meriti di vincere la guerra è che alla fine è superiore al Delfino. Confronto tra il delfino e Enrico: Enrico non è intollerabile alle offese del delfino, ma non risponde, non cerca la sfida. Se da parte del francese abbiamo continua provocazione, da parte di Enrico c’è solo constatazione (il suo è un conflitto reale, oltre che verbale). Il Delfino ed Enrico sono opposti. Altro tema cruciale -> i francesi e gli inglesi per certi versi sono opposti e questa differenza discende anche dalla differenza tra i loro rappresentanti regali. Anche il re francese e il Delfino hanno una diversa visione della guerra e una diversa interpretazione del nemico: Enrico. Il re francese stima Enrico, il Delfino no. In Francia c’è anche lotta interna tra le casate nobiliari per la successione. Gli inglesi sono uniti, i francesi divisi tra loro (questo contribuisce alla vittoria). La grandezza di Enrico è confermata sia dalla sua capacità di motivare i suoi uomini, sia dalla capacità di far cadere la motivazione dei francesi. Enrico IV è un Lancaster 
 -> terzo figlio di Edoardo III (il Black Prince) -> è discendente attraverso una linea cadetta (non il primogenito) -> la leggenda vuole che sia stato un regicida nei confronti di Riccardo II (suo predecessore) -> il figlio ha questo crimine sulla coscienza (e spera che ciò non gli neghi il favore divino in guerra) -> tentativo di annettere in maniera armoniosa varie identità nazionali Enrico V riprende la guerra dei cent’anni. Conquista la Normandia con la battaglia di Agincourt (October 25, 1415) Sposa la principessa Katharine ed è riconosciuto come erede del re francese. Giovanna d’Arco -> figura importante non solo nella storia Combatte e porta i soldati francesi alla vittoria, ma poi viene consegnata dai suoi compatrioti agli inglesi, processata e condannata a morte. Con la sua guida militare e il suo fervore religioso la Francia riprende vigore e gli inglesi perdono i loro possedimenti (a eccezione di Calais). L’apice raggiunto da Enrico V è il punto più alto di una traiettoria discendente (Enrico VI sarà un re debole). Divisioni interne tra due casate: Lancaster e York Danno origine all’ultima grande guerra medievale inglese: guerra delle due rose. Guerra cruenta a cui partecipano tutte le famiglie nobili. 
 (L’unica parte delle popolazione neutrale è Londra, non si schiera mai). I risultati sono alternanti. 1461 -> Edoardo IV degli York diventa re 1483 -> figlio 13enne Edoardo V. Richard duca di York diventa protettore. I Tudor nascono con Enrico VII Enrico V si presenta come un soggetto moto duttile, capace di calarsi in parti diverse, anche dissimulare, però caratterizzato nel fondo da una totale coerenza tra la sua reale rettitudine e le forme esteriori della regalità. (La sua è una regalità sia esteriore che interiore: nobiltà d’animo). Se non si comporta secondo la sua essenza, lo fa per ragioni strategiche (o anche sceniche). Noi capiamo che sono atteggiamenti accettabili, perchè al fondo quel che conta è che lui è meritevole. ACT II, SCENE IV v. 1-40 Siamo in un momento che precede la battaglia di Harfleur Abbiamo in scena tre attori principali: il re francese, il Delfino, il connestabile Connestabile -> è un personaggio presente in molte monarchie europee medievali: è un dignitario con funzioni militari che solitamente è a capo della cavalleria. In Francia in questo periodo era il luogotenente del sovrano a cui spettava il comando intero dell’esercito. “Fear” -> il re lo usa in maniera letterale: è preoccupato per il suo regno perchè teme le conseguenze di una guerra che potrebbe non essere facile da vincere (la sua è una posizione difensiva, non offensiva -> ha un’alta opinione di Enrico V e lo teme). -> il delfino parla di Enrico in termini svalutativi: c’è rivalità personale e il suo è un atteggiamento scontato e imprudente. -> la paura è annunciata nel coro del II atto come sentimento dominante dei francesi, e infatti lo troviamo più volte sia nel discorso del re che del delfino. -> quando il re parla di Enrico usa metafore celebrative e parla delle terribili azioni dei suoi antenati con un linguaggio abbastanza ricco di figure retoriche, adorno, e anche il connestabile manifesta la sua opinione positiva. -> il Delfino assume una posizione totalmente diversa: usa un linguaggio dispregiativo e molto più semplificato in cui nega la necessità di avere paura. v. 129-132, 144-146 -> entra l’ambasciatore inglese alla fine della scena che ricorda il tema: dinastico, legittimazione alla dinastia -> la risposta spetterebbe al re, ma subentra il Delfino: non vuole trattare e se mai il padre decidesse di farlo, lui non sarebbe d’accordo. -> invita alla contemplazione interiore, alla capacità di congetturare e di riflettere. Questo è un atto che fa riflettere su temi di portata universale e morale. -> questo è il compito che ora hanno gli spettatori. Non più contribuire alla rappresentazione scenica, ma usare il proprio teatro dell’anima, entrare in un ambito interiore. Questo coro è un crescendo acustico, (come tutto l’atto) che passa da toni lievi e sussurrati (che esprimono l’attesa) a minacciosi e accesi (preparativi bellici). Il pensiero continua nel verso successivo, come se il senso di un verso si prolungasse in una concatenazione sinuosa, in cui la completezza del verso non coincide con la compiutezza concettuale. -> contribuisce a dare un’idea di sospensione, di un percorso a tappe che costringe a correre da un verso all’altro. Dal verso 15-16 ci sarà compiutezza del verso -> si collega con “and”
 (come se la corsa iniziale, l’attesa, si stesse fermando nel momento culminante) “The country cocks do crow, the clocks do toll”. Ausiliare enfatico, serve a enfatizzare la frase. Verso retoricamente pregnante. C’è la paronomasia, immagini legate al passaggio del tempo (richiamo al “clocks”) e ingresso in un altro momento, vicino al mattino (canto del gallo). -> preparativi per la battaglia Il discorso si sposta nei due accampamenti. -> La prima immagine è quella dell’accampamento francese, pronto a combattere e sicuro di sè. Vorrebbero che fosse già mattina e si combattesse. Euforia ma anche qualche aggettivazione che ci fa pensare che forse è un pò eccessiva e immotivata. -> La seconda è quella dell’accampamento inglese. Timore, atteggiamento disforico. “I francesi, sicuri di sè e fin troppo animosi, si giocano a dadi i disprezzati inglesi. E rimproverano la notte sciancata dal passo tardo che come un’immonda e orrenda strega si trascina così tediosamente.” -> Per i francesi la notte è una vecchia megera che non passa mai, che cammina troppo piano per la loro impazienza. E quindi hanno un senso di superiorità che li spinge all’impazienza. "I poveri inglesi condannati come vittime sacrificali presso i loro fuochi siedono pazientemente, e dentro di loro ruminano i pericoli del mattino, e i loro gesti tristi, le loro magre e scavate guance, le loro uniformi scavate dalla guerra, li presentano allo sguardo della luna come orribili fantasmi”. Tema della predestinazione Shakespeare viene presentato come un autore universale: travalica i confini di una cultura nazionale, e parla agli uomini e alle donne di tutti i tempi. Anche quando le vicende presentate hanno tratti specificatamente inseriti in quel periodo e in quella cultura (aspetti che ci sembrano lontani dall’Italia di oggi) ci sono ragioni per cui ci sentiamo chiamati in causa (arriviamo a pensare che Enrico siamo noi). ACT IV, CHORUS -> altissima poesia -> parti poetiche densissime e piene di figure retoriche Apertura del coro: anomala -> l’immaginazione è chiamata a dar corpo al messaggio poetico -> la collaborazione chiesta al pubblico è: spostatevi su un piano interiore, individuale e immaginativo, dove la collaborazione coinvolge l’immaginazione del pubblico. Esso coglie le suggestioni, le sviluppa e (come dice il primo verso) non si limita a immaginare in una maniera simile a ciò che viene rappresentato su un palco, sviluppa un’immagine interiore che ingloba il racconto e che la fa significare -> meditare e immaginare al tempo stesso, trasformare un evento in un’idea, ma che lo travalica, che dice qualcosa di più Seconda parte del coro: compare Enrico e per la prima volta abbiamo un’esortazione. Ruin’d band Calls them brothers, friends and countrymen -> li chiama fratelli, amici e compatrioti "Non si legge sul suo viso quanto terribile sia l’esercito che l’ha circondato Alla notte spossante e tutta dedicata alla veglia ma ha un aspetto fresco e domina lo sfinimento con lieta sembianza e dolce maestà, sicché ogni misero che prima era languente e pallido al vederlo trae conforto dal suo aspetto Un’elargizione universale, come il sole, il suo occhio generoso distribuisce a ognuno, disgelando la fredda paura cosicché gli umili e i nobili tutti contemplino così come lo può definire la nostra indegna descrizione, un piccolo tocco di Enrico nella notte.” -> behold (see): termine presente nei cori, qui tre volte, legato alla visione, ma qui è diversa: se negli altri cori era legata a una visione esterna, contemplazione degli spettatori, qui invece non solo è interiore, ma riferito ai soggetti interni al dramma. -> Sia umili e nobili possono contemplare l’immagine di Enrico. Siamo diventati come soggetti interni al dramma, che si confondono con gli attori. Questo processo di avvicinamento ha avvio dal prologo, nel IV atto culmina. Dal punto di vista della rappresentazione c’è lo sviluppo del tema del contrasto tra la realtà e l’apparenza -> il contrasto è tra la situazione dell’esercito e del re: sono circondati da un esercito più numeroso e si sentono destinati alla sconfitta, ma l’apparenza del re è tranquilla e fiduciosa. -> Dietro quell’apparenza fiduciosa, anche il re teme la sconfitta, ma non lo manifesta. Questa sua apparenza fiduciosa (che non è detto coincida con la sua essenza) funziona, cambia la realtà. -> Metafora del sole: il re è come il sole, scioglie i cuori dei suoi uomini raggelati dalla paura. Il re recita la parte di chi è fiducioso, ma quando reciti una parte con convinzione, trasformi la realtà, e di fatto lui riesce a infondere fiducia ai suoi uomini. Conclusione: tema del teatro. E così la nostra scena deve volare alla battaglia dove dovremo disonorare molto con 4 o 5 lamine di alluminio cenciose, goffamente maneggiate in grottesche risse, il nome di Agincourt. “Tuttavia, restate seduti a guardare, badando alle cose vere e distinguendole da ciò che è la loro parodia.” -> Minding true things: distingue ciò che è vero da ciò che è finto. È quasi una presa in giro, che è il grande problema della rappresentazione della storia: cosa è vero o falso? -> Non esiste una storia oggettiva. Il fruitore deve entrare nella rappresentazione, la deve accettare sapendo che c’è sempre una componente di imperfezione. L’obiettivo non è mettere in scena la storia, ma chiederci di usare la nostra mente: per farla nostra dovremo integrarla col nostro pensiero. -> La storia non è una verità a cui credere, la storiografia (il racconto di eventi storici) è un modo tra i tanti di guardare alle cose. Noi dobbiamo sapere che non è la verità. Possiamo accettare quel modo di rappresentare la storia, rifiutarlo o interpretarlo, mettendoci del nostro. -> Questo risulta particolarmente vero nel teatro, perchè è artificio, è una versione finta, una recita (seppur con dei limiti), formulata per convincerci. Sta a noi accettare, decostruire, integrare, trovare l’errore storico. ACT IV, SCENE I v. 1-34 Si apre e si chiude con una cornice meditativa: l’inizio e la fine della scena son collegati tra loro e costituiscono la cornice esterna che contiene altri elementi che stanno all’interno della scena. Preparazione alla preghiera -> richiami a Dio Scena meditativa con protagonista il re, e qui ha un atteggiamento molto dimesso: augura buongiorno, è impegnato con i nobili. Tutto ciò si declina in due parti: Comica Tragica -> ognuna divisa in due episodi Presenza di codici giuridici del periodo elisabettiano. Questa dottrina giuridica prevede che il re abbia in sè due corpi: uno naturale (body natural) e uno politico (body politic) -> Il corpo naturale è mortale, si ammala, può essere ferito in battaglia e può essere ucciso -> Il corpo politico non può mai essere visto o toccato e rappresenta la condotta politica, gli incarichi politici del re. É privo della vecchiaia, difetti e debolezze a cui è soggetto il corpo naturale. Enrico nel IV atto mostra di conoscere bene la distinzione tra i due corpi. -> Quando si comporta da uomo come gli altri, e condivide con loro le stesse fragilità si serve del suo corpo naturale, tuttavia fa ciò per ottenere scopi che riguardano il corpo politico. -> Fa riemergere il suo corpo naturale, quel passato che aveva rimosso diventando re: la sua gioventù bruciata. Ma usa questo rimosso per vincere: collegarsi ai suoi uomini lo aiuterà a diventare un re vincente. -> I suoi uomini lo seguono perchè, avendoli studiati, riesce a coinvolgerli e a dimostrare con le sue parole straordinarie che è uno di loro. Anche il pubblico lo segue perchè si identifica in lui. Enrico convince sia l’esercito che lo spettatore. Dopo ciò si capisce che il re non è un Marte, lontano, perfetto, nell’empireo, ma un uomo come tutti. Come fa a dialogare da pari a pari? Travestendosi: fingersi qualcun altro. ACT IV, SCENE I v. 36-62 In questo primo episodio comico il re si presenta a Pistol sotto mentite spoglie. (Come Gallese, parente di Fluellen). -> Per essere se stesso deve fingere di essere un altro. TRAGICAL EPISODES Dalle scene comiche si passa a quelle tragiche, che sono fondamentali. C’è un primo episodio dialogico, in cui il re travestito parla con altri soldati (John Bates, Alexander Court, Michael Williams). -> Tre individualità, ognuno con le sue paure e preoccupazioni personali. Viene affrontato il tema degli umili, di coloro che vanno in guerra. Sta per spuntare l’alba, i soldati chiedono a Enrico cosa pensa il suo capitano, e lui dice: “egli pensa che siamo come dei naufraghi su un banco di sabbia, che aspettano di essere spazzati via dalla prossima marea.” Bates chiede: ma il suo capitano le ha dette al re queste preoccupazioni?
 E: certo che no, perchè non è opportuno. “I think the king is but a man, as I am.” -> il re è uomo come lo sono io (ironia drammatica. Quello che qui appare come similitudine, il pubblico sa essere una vera e propria equivalenza, “Io sono il re, siamo lo stesso uomo”) “La viola profuma per lui come per me, tutti i suoi sensi non hanno che qualità umane. His ceremonies laid by, in his nakedness he appears but a man. Therefore when he sees reason of fears, as we do, his fears, out of doubt, be of the same relish as ours are”. -> messe da parte le sue cerimonie, nella sua nudità egli non appare che come un uomo TUDOR -> La casata Tudor discende dai Lancaster -> Nel periodo Tudor vi è la compresenza del paradigma medievale e rinascimentale -> Si passa poi dai Tudor agli Stuart con Giacomo I -> Enrico VII è capostipite dinastia Tudor -> con la della fine Guerra delle Rose vi è l’inizio di una nuova dinastia (Il re decreta che le famiglie nobili non abbiano più eserciti privati) Yeomen -> piccoli proprietari terrieri, fanti (che non c’erano ai tempi di Enrico V, anche se menzionati nel discorso battaglia di Harfleur -> anacronismo, perché la classe sociale nasce dopo, così come quella dei mercanti, sempre citati da Shakespeare) Enrico VII + Elizabeth of York => Arthur (sposa Catherine of Aragon) 
 => Enrico VIII => Margaret Dal matrimonio tra Margaret e Giacomo IV di Scozia (genero acquisito, non figlio del re) deriverà dinastia Stuart -> dinastia di donne (che poi avrebbero quindi avuto diritto a una rivendicazione dinastica -> nascita di un problema storico) Arthur muore in giovane età, a Enrico VII subentra il secondogenito, Enrico VIII -> Act of Supremacy: nascita chiesa anglicana e rottura con la chiesa romano- cattolica Enrico VIII -> uomo rinascimentale, è la prima figura importante del rinascimento -> uomo polivalente, studioso, musicista, cacciatore, arciere (arti tipiche del rinascimento) Ai tempi primeggiavano Francia e Spagna (potenze cattoliche) oltre all’Inghilterra -> crea una flotta militare moderna (navi piccole e agili, più strette e lunghe di quelle spagnole) -> obiettivo contrastivo -> ebbe sei mogli: inizialmente si sposa con la principessa spagnola Caterina d’Aragona che decide di abbandonare per due motivi:
 1. Non gli aveva dato un erede maschio (ma solo Mary I d’Inghilterra) 
 2. Il contrasto con il papato, che gli negherà infatti il divorzio -> divorzia per decreto suo e sposa Anna Bolena -> decreta l’Atto di Supremazia nel 1534 in cui si dichiara che il re è “the only supreme head of the church of England” STORIA La Chiesa era una fusione di elementi luterani e calvinisti. Come tutto il periodo early modern rinascimentale inglese ci sono nelle questioni religiose (nella chiesa di Stato) linee divergenti e contraddittorie, questioni irrisolte. Nel play Enrico V Shakespeare mette una linea prevalente -> la predestinazione 31 ottobre 1517, Riforma protestante 
 -> Martin Luther’s 95 theses (protesta contro la chiesa romano-cattolica) James I of England -> nella sua persona si riuniscono due regni -> realizza l’ambizione di Elisabetta di creare un’unione politica tra questi regni -> quella che realizza è un’unione nominale, non politica -> è uno dei primi a parlare di Britain -> fa tradurre la Bibbia in Inglese “King James’s Bible” (authorized version) -> importanza dell’uso della lingua inglese in quel periodo -> É un personaggio eclettico che scrive trattati su come essere un buon re, avere un buon governo. -> Si occupa di processi alle streghe. -> Diventerà il patrono della compagnia di Shakespeare che da questo momento non si chiama più Lord Chamberlan’s men ma King’s men IL RINASCIMENTO INGLESE Il Rinascimento è un movimento transnazionale che nasce prima in Italia e poi arriva in Inghilterra -> ci sono modelli illustri molto influenti (parliamo di paradigmi culturali) Quali sono gli aspetti centrali che troviamo nel rinascimento inglese? -> antropocentrismo (nel paradigma medievale il focus è su Dio, in quello rinascimentale all’italiana l’uomo diventa il centro di tutto, la natura è definita "regno dell’uomo” e c’è riconoscimento di Dio nell’uomo, che diventa artefice del proprio destino) E questa Idea global arriva in Inghilterra, ma ci sono differenze: -> c’è ancora molto di Dio in questo Enrico, che pure è artefice del suo destino -> il modello rinascimentale all’italiana si innesta su una cultura autoctona inglese che è contraddistinta dalla riforma religiosa (dal globale al locale) Nel locale inglese Machiavelli diventa qualcosa di diverso: -> non c’è più l’idea dei principati, ma un regno, definito nella sua configurazione moderna da poco, che si riconosce in un re o regina, in una linea dinastica (il re rappresenta in Inghilterra una nazione più giovane dei principati Italiani). -> il re incarna l’orgoglio nazionale, l’idea anche si è diversi, autonomi, artefici della proprie sorti e c’è un tratto di antropocentrismo -> Le imprese del re sono manifestazione della predilezione di Dio per il monarca e per l’intera nazione (il re è l’Inghilterra, questo è il suo corpo politico) Compresenza di istanze globali e sovranazionali. Il teatro è l’arte, la forma letteraria che più caratterizza l’Inghilterra rinascimentale (altra specificità), mentre in Italia non è il teatro. Il teatro era considerata una forma popolare -> ma perché non trarre ispirazioni dalle forme più alte dei modelli francesi, italiani rinascimentali? -> Il teatro è la forma migliore per rispecchiare realtà autoctona inglese (quello intercontinentale era più tragico o comico) Innescare questa sensibilità su un ceppo che già esisteva -> c’era una tradizione di teatro medievale, inizialmente legato alla Chiesa.
 -> Il teatro è una forma congeniale all’Inghilterra, in quanto è una nazione giovane:
 il teatro richiede meno sofisticazione, tecnica, è più rapido per un popolo che vuole entrare nella cultura senza un repertorio di esperienza così solido e coltivato da tempo -> il teatro è più spontaneo e vicino alla vita. Ed è un teatro che esprime bene le ambiguità del tempo. ENRICO V Il corpo politico del re non viene scalfito, è superiore alle vicissitudini degli uomini, è inarrivabile. Tema delle responsabilità -> Responsabilità umane e morali che un re sente di avere, che gli vengono addossate: il fatto di avere questo corpo politico lo rende responsabile. Ciò che rende questo tema global -> responsabilità di chi detiene il potere: tutti hanno qualcuno che aspetta da loro indicazioni. -> Enrico, re medievale che ha a che fare col rinascimento, è un simbolo di problemi che riguardano tutti. Shakespeare ci parla di cose che hanno a che fare con l’oggi. ACT IV, SCENE I v. 96-109 (tragical episodes) Parte dialogica seguita da grande monologo Confronto tra un Enrico inedito, che appare ai soldati come uno di loro travestito Parla con i suoi uomini da pari e lo fa per tastare il polso delle truppe. Poi li dovrà motivare e vuole sapere qual è il loro pensiero e stato d’animo. Lo fa mettendosi in gioco, non si limita ad ascoltare ma parla e porta il suo punto di vista, da uomo a uomo. Nella sua nudità non appare che un uomo. Il re ha comunque un’umanità essenziale, è un uomo. Si sposa questo discorso col tema della colpa. V. 129-183 “Il re non è un uomo come gli altri” dice il soldato Williams “ha mosso un esercito fatto di uomini per una causa che ha scelto lui, non l’esercito, i motivi di questa guerra li conosce il re” -> se io muoio per una causa sbagliata cosa succede alla mia anima? “Ma se la causa non è giusta il re avrà una resa dei conti gravosa da ascoltare, quando le teste tagliate in battaglia si riuniranno nel giorno del giudizio e grideranno tutte siamo morte nel tra luogo, alcuni bestemmiando, alcuni invocando un chirurgo, alcuni piangendo per le loro mogli, alcune per i debiti, alcune per i bambini abbandonati.” -> Il tema è la colpa, considerando che la guerra implica violenza, e la violenza può essere colpevole, e questi sudditi sono lì perché non possono disobbedire. “Se il re sta commettendo un’azione ingiusta, questa colpa ricadrà sui sudditi” Enrico risponde: “the king is not bound to answer the particular endings of his soldiers, the father of his son, nor the master of his servant, for they purpose not their death, when they purpose their services” -> Così come il padre non è tenuto a rispondere per la morte del figlio o il padrone del servo, non si propongono la loro morte quando assegnano i loro servizi -> Le responsabilità non appartengono al sovrano, ma al singolo e questo tema si sposa con un altro problema tipico della guerra: la guerra come vendetta divina. “Every subject’s duty is the king, but every subject’s soul is his own” -> Il dovere di ogni suddito appartiene al re, ma l’anima è solo sua. Questi sudditi che combattono e muoiono nel peccato per via di una guerra indetta dal re, non determinano colpe e responsabilità nel re. Temi alti e religiosi vengono stemperati. Qui è un crescendo morale che raggiunge il suo apice nel monologo successivo. Senso dell’inizio e della fine. Momento della riflessione comunicata al pubblico. Dal dialogo si passa al rapporto con la propria anima. ACT IV SCENE II v. 15-37 - Umiliare, rendere piccoli e umani gli inglesi permette di esaltare la gloria personale e nazionale francese. - Vuote parole dei francesi nella derisione degli inglesi. Il Conte di Grandpré parla dell’attesa della guerra così: “in life so lifeless as it shows itself” -> un momento della vita che si mostra privo di vita -> descrive l’esercito inglese come l’abbiamo visto la sera prima: sembrano fantasmi privi di vita Immagine di una mancanza: quello che si mostra come attesa del combattimento, della battaglia, di tensione, è in realtà un momento di stasi e di vuoto, non c’è vera vitalità, ma parole vuote. ACT IV SCENE III v. 1-18 -> molto ironico, dice di non dare per scontato di aver vinto prima di averlo fatto, ma soprattutto parla con orgoglio “let me speak proudly”, ma è diverso dall’orgoglio dei francesi, per lui è un’equivalenza tra forma e sostanza, mentre i francesi erano orgogliosi per essere solo forma. Rifiuta quindi il riscatto e dice “sell my bones” -> è un richiamo al corpo naturale, la sua forma non è vuota, ma è al livello dei suoi compagni. ACT IV, SCENE IV v. 2-11, 49-60 Scena comica Si riprende il tema del riscatto - Pistol ha catturato soldato francese altolocato e minaccia di ucciderlo se non pagherà il riscatto (il francese paga il riscatto). - Pistol (elemento comico) si da molte arie e convince il francese di essere stato catturato da un valente nobile inglese. Il francese ci crede, e come tutti i francesi attribuisce alle parole pesi che non devono avere. 
 - A questo elemento di ilarità si aggiunge la presenza del ragazzo (boy) che accompagnava Pistol in battaglia. 
 Pistol tenta di parlare francese, ma non lo sa bene, quindi il ragazzo traduce le richieste di Pistol al soldato con ironia. L’ilarità è un modo per tornare sul tema del riscatto, tema della forma e della sostanza (che non sempre sono tali), 
 -> i francesi non hanno gli elementi culturali per decifrare qualcosa che qui è chiaro, e così come il prigioniero prende Pistol per ciò che non è, l’esercito prende il Delfino per un degno leader 
 -> in questo mondo culturale manca quel senso dell’onore e dell’equivalenza tra cio che è e che appare che invece caratterizza l’essere inglese. ACT IV, SCENE V, VI Siamo nel combattimento molto confuso, lo stesso Enrico non sa se ha vinto o perso. Queste due scene ci danno due scorci che permettono di situarci: 
 Scene V -> giusta punizione ai millantatori francesi Scene VI -> giusta glorificazione degli inglesi che hanno sofferto e combattuto Contrapposizione francesi e inglesi: Disorder VS order Shame VS honor Da gioia a dolore VS da dolore a gioia Individualismo VS solidarietà umana che fonda identità nazionale SCENE V - I termini shame e disorder sono diffusi in questa scena 
 v. 10 -> shame ripetuto tre volte
 “Shame and eternal shame, nothing but shame”
 -> ingloba l’inizio e la fine 
 -> ancora più cruciale è il termine disorder: confusione, smarrimento che preclude alla disfatta: a un certo punto i francesi, che hanno capito di essere totalmente piombati nel disordine, pensano di servirsene per assisterli nel combattere: “disorder, that hath spoil’d us, friend us now!”
 - Manca loro una leadership, una persona autorevole che impartisca degli ordini e che tramite questi porti a un ordine bellico. 
 E qui disorder è proprio la mancanza di una leadership autorevole, che porta a una divisione sul campo: sul campo di battaglia e nel corrispettivo corpo nazionale nel play: gli inglesi che invece combattono concordi sotto un unico sovrano diventano infatti un simbolo di unità nazionale. SCENE VI - Inno all’onore cavalleresco, presenta una delle parti più toccanti.
 - Gli inglesi sono veramente dei soldati onorevoli e degli eroi.
 Sono eroici perche anche la loro morte in battaglia è una morte eroica, e l’eroismo qui è caratterizzato della condivisione, da una compattezza, un volersi bene, un concepire legami profondissimi con i propri fratelli combattenti, morire insieme per una causa sovraindividuale e morire insieme manifestando un legame profondo. - In questa scena si parla della morte in battaglia del duca di York e di Suffolk che hanno un legame forte (omoerotismo) -> muoiono insieme ma si amano -> legame profondo che potrebbe apparire problematico alla critica, ma in sostanza rappresenta un legame umano autentico, morte in battaglia di due persone che si amano come più che fratelli. 
 
 “Tarry, sweet soul, for mine then fly abreast, as in this glorious and well-boughten field we kept together in our chivalry”
 “Aspetta, dolce anima, la mia anima, poi voliamo abbracciati come in questo glorioso campo di battaglia, dove abbiamo combattuto insieme da cavalieri” 
 -> il legame di combattenti è un legame affettivo come tra fratelli, e forse di più. 
 -> combattere sotto Enrico vuol dire stringere questo tipo di legami, realizzare un’unità: così nasce una nazione, oltre che un esercito. - Alla fine di questa scena eroica, quasi in maniera dismissive, con poche parole, il re da un ordine, per noi moderni scioccante: uccidere tutti i prigionieri francesi -> ordine dato in maniera sbrigativa e con una motivazione che non ci convince, il re dice 
 “the French have reinforced their scatter’d men: then every solide kill his prisoners, give the word through”
 “I francesi hanno rinforzato i loro uomini sparsi, allora ogni soldato uccida i suoi prigionieri, passate la parola”
 
 -> “i francesi si stanno riorganizzando dal loro disordine, dobbiamo ucciderli”
 -> è un omicidio gratuito, quasi un crimine di guerra che non viene cancellato, e per cui non vengono date spiegazioni 
 -> per ridurre l’impatto del crimine ne verrà attribuito ai francesi uno ancora più grande -> struttura pesata * ACT IV, SCENE VII, VIII Apparentemente di impronta comica (perchè fanno ridere e perchè la comicità è l’assoluzione dei problemi). SCENE VII v. 1-146 Riprende due aspetti presenti in episodi precedenti
 -> contrasti tra i capitani Gower e Fluellen -> contrasto tra il re e il soldato Williams (non credeva che il re non avrebbe voluto il riscatto e lo sfida dandogli un pegno). - La prima parte vede ricomparire Gower e Fluellen: 
 Gower da il meglio di sè dal punto di vista linguistico -> pleonasmo (ripetizione non necessaria di parole) + desonorizzazione consonanti sonore - Fluellen, che è gallese come il re, ne è fiero, e quindi si ritiene superiore agli altri.
 In questa celebrazione dell’identità gallese, Fluellen dice delle cose che fanno ridere: 
 “He was porn at Monmouth, Captain Gower. What call you the town’s name where Alexander the Pig was born!”
 -> parla in modo sgrammaticato ed esibisce un ingenuo orgoglio 
 -> questo tema dell’essere gallesi verrà ripreso - Questa parte comica si intreccia con il tragico, ossia con l’altro crimine di guerra francese, quello con cui si apre la scena: il capitano Gower riferisce che i francesi hanno ucciso tutti i ragazzi inglesi (compreso boy) che non combattevano, che non avevano armi. *
 
 -> Anche quando ci prepariamo al trionfo, il play insinua dentro a una rappresentazione apparentemente volta al meglio (dove si comincia a sperare che tutto si sistemi) dei problemi, che sono particolarmente evidenti per un pubblico contemporaneo che non accetta questo tipo di crimini. 
 -> L’eroismo non è più inscalfibile. imperatori romani, il Cesare qui è descritto come qualcuno che combatte, è un richiamo al passato e alla storia romana, fatto di grandi gesta, simile all’impresa compiuta da Enrico 2. Un altro avvenimento è invece contemporaneo a Shakespeare: la spedizione del conte di Essex in Irlanda. Noi qui capiamo che questo auspicio è visto come un augurio ad un ritorno trionfante (anche se noi sappiamo che quella spedizione non andrà a buon fine). 
 L’idea del valore storico è universale, sono temi che valgono sempre e che valgono soprattutto per il presente di Shakespeare. ACT V, SCENE I - La prima scena ritorna sul confronto comico tra i due personaggi di Pistol e Fluellen. 
 - Esiste una comicità gallese nel teatro elisabettiano.
 I gallesi fanno ridere per il loro modo di parlare, che è caricaturale, ma sono anche dei personaggi simpatici. Shakespeare spesso usa dei personaggi gallesi nelle sue opere: prendere un gallese è un ingrediente comico che funziona. Bisogna dire però che Fluellen è un gallese positivo, che piace, che dopo la battaglia afferma di essere orgoglioso della sua nazionalità (comune ad Enrico).
 - In questa parte si ritorna al tema dell’orgoglio nazionale: appartenere ad una certa nazionalità rende orgogliosi. Fluellen, dopo la vittoria, indossa quello che per lui è il simbolo dell’orgoglio, ossia il porro. 
 Pistol lo deride per questa sua esibizione nazionalistica. 
 A questo punto Fluellen, offeso, dice a Pistol che lo picchierà con il porro. Retorica delle parole -> parole che fanno parte della caratterizzazione dei personaggi comici: - Fluellen parla e ragiona in modo ridicolo, è un po' rigido e fa degli errori fonetici. Usa un linguaggio sarcastico. - Pistol parla sempre in poesia, con una grammatica non corretta e un linguaggio ricercato che però porta con sé tanti fraintendimenti. Fa riferimento alla Guerra di Troia, alle Parche della mitologia, cercando di fare grandi discorsi ma senza mai essere preso sul serio. - Questa scena mostra come le cose si risolvono, ma attraverso la violenza. Questo atto è permeato da un clima di violenza. Di fronte a noi, quel miserabile soldato che è Pistol viene malmenato, come a dirci che la risoluzione si basa anche su questo. 
 Il comico poi ha a che fare con il tragico in quanto Pistol parla della morte di sua moglie da parte di un soldato francese. Questo legame all’identità nazionale legittima poi all’uso della violenza. ACT V, SCENE II La seconda scena è cruciale. È divisa in due parti: - Il momento in cui Enrico entra nella corte francese da vincitore - La scena del corteggiamento (the Courtship or The Wooing Scene) - Questa è una scena in cui noi vediamo il protagonismo di Enrico e la sua superiorità. 
 -> Enrico apre la seduta e detiene una posizione di superiorità, in quanto lui esordisce parlando di pace (e qui l’idea della pace è quella di una condizione felice), e subito il re di Francia esordisce riprendendo questa felicità.
 -> Peace è un termine più neutro
 -> Right joyous è un’amplificazione del discorso da parte del re francese. Riprende l’idea di una lieta conclusione enfatizzandola. - C’è una continua ripresa e aggiunta da parte del re di Francia. 
 È del tutto chiaro che Enrico si trova lì per riscuotere e i sovrani francesi manifestano l’intenzione di accettare ed enfatizzare le idee e il linguaggio di Enrico. 
 Questo sforzo dimostra l’accoglienza e la buona disposizione da parte di chi è stato sconfitto e lo sa, un tentativo di conciliare e dimostrare la propria buona disposizione. - Nel dialogo la regina, da un certo punto di vista evidenzia la non più pericolosità dell’aggressività inglese, ma dall’altra la rievoca. 
 - C’è un problema reale che non è ancora stato risolto, e che provoca tensione: il re francese non ha al momento ancora accettato le condizioni di Enrico. 
 Lui chiede ad Enrico di consentirgli di riunirsi di nuovo con qualcuno che lo aiuti ad esaminare queste condizioni, in quanto prima non è stato in grado per una difficoltà linguistica. 
 Benché non lo dica espressamente il play, sembra essere implicito che questo trattato sia in lingua inglese (cosa non vera nella realtà in quanto si usava il latino). 
 -> Qui capiamo che ci sono ancora delle cose che sono rimaste in sospeso e che fanno parte di un discorso importante: il vincitore non pone solo le sue condizioni ma impone anche la sua lingua e la sua supremazia territoriale, è una rivincita storica nei confronti di un dominio che è durato per secoli a partire dal 1066 (conquista normanna) ed è stato un dominio anche espresso linguisticamente. 
 - Enrico fa ciò che gli è stato chiesto, quindi domanda il confronto con Carlo VI di Francia e poi si assenta. In quest’ultima scena che lo vede protagonista sembrerebbe uscire dai panni della sua identità politica e affrontare da uomo qualcosa che non era tenuto a fare, ossia andare da Catherine e corteggiarla a modo suo: vuole che sia un’unione vera e piena, si mette in campo con il suo corpo naturale per creare un primo legame. 
 - Qui abbiamo un finale molto interessante. È qualcosa che deve essere rappresentato molto bene a teatro in quanto deve convincere il pubblico e fare sì che esso se ne vada con totale convinzione che tutto sia stato risolto. 
 Molte rappresentazioni teatrali scelgono di rappresentare questa scena in modo positivo. 
 -> Nuova fonte: miniserie televisiva della BCC, the Hollow Crown (libera reinterpretazioni di alcune opere shakespeariane) -> scena di 9 minuti, siamo in un atto comico (ossia con un lieto fine). Dovrebbe essere una scena rasserenante di amore, ma non è solo questo. Tema della lingua e della conquista Eteroglossia = L’idea che diverse forme di linguaggio possano esistere all’interno di un unico testo coeso. 
 Questo è il caso di alcuni tipi di comunicazione testuale, ma non di altri. 
 -> ad esempio, di solito sarebbe improprio per un pezzo di scrittura tecnica (un business plan, un avviso pubblico) includere più di un dialetto o un tipo di lingua. I tipi comuni di testo che possono includere più di una forma linguistica o dialetto sono in gran parte opere di finzione, inclusi romanzi, opere teatrali e racconti. Il tema dell’uso della lingua è cruciale in questa scena, in quanto ci sono errori e incomprensioni. E questa conquista linguistica va di pari passo con la conquista di un potere amoroso e militare. - Enrico si è recato dalla principessa per conquistare lei e conquistare la Francia. Si tratta di penetrare le difese di un paese ma anche di una donna. 
 Lui infatti usa il verbo “enter”, termine aggressivo. 
 “I cannot speak your England” 
 -> è importante, in quanto, anche in un errore, capiamo come la lingua fonda un’identità nazionale. 
 - L’amore diventa possesso, che ha a che fare con la logica di un soldato. 
 La conquista amorosa e militare va di pari passo. 
 Anche il modo in cui Enrico chiama la principessa, ossia Kate, è un imperialismo in quanto lei viene privata dal suo nome e in più viene anglicizzato. 
 Questa operazione ci fa capire che anche il suo tentativo di parlare francese, che può sembrare uno sforzo, ad un certo punto afferma 
 “St. Denis, be my speed”: lui cerca di mettersi nei panni della principessa, cerca
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