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Letteratura inglese - La letteratura postcoloniale, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Riassunto e rielaborazione dal Manuale di letteratura e cultura inglese Elam Crisafulli

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 07/11/2020

Lisa.Consalvo
Lisa.Consalvo 🇮🇹

4.5

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10 documenti

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Scarica Letteratura inglese - La letteratura postcoloniale e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! LA SFERA PUBBLICA POSTCOLONIALE IN GRAN BRETAGNA Concetto di ‘sfera pubblica’ che nasce con la demolizione dei regni dinastici → sfera pubblica e privata diventano complementari → ruolo della stampa, sempre più indipendente dagli interessi dello stato → durante il governo di George I → 1720 – 1730: opposizione dei Tories ai Whigs che allora erano al potere → prima forma di opposizione che portò a “mobilitare per uso politico” l’opinione pubblica tramite l’uso del giornalismo → ruolo inizialmente benigno, presto divenne una forma di condizionamento dell’opinione pubblica nelle mani di interessi privati corporativisti → ha comunque avuto un ruolo importante nella difesa di molti principi e nella rivendicazione di diritti democratici, come l’inclusione nel dibattito di donne e individui non bianchi Periodo in cui si formava la sfera pubblica, l’Inghilterra consolidava il suo impero coloniale → PARADOSSO → si cercava di democratizzare l’Inghilterra mentre un’enorme produzione letteraria denunciava gli abusi sui sudditi che vivevano in situazioni di sottomissione spesso al limite della schiavitù → contrasto tra principi di uguaglianza e democrazia all’interno e imperialismo spietato all’esterno → il liberalismo della Gran Bretagna ha suscitato per alcuni una visione benigna del colonialismo britannico, diversamente da altri imperi coloniali → secondo questi, le iniziative liberali nelle colonie furono le stesse che portarono al disfacimento dell’impero → interpretazione paradossale → secondo Sartre, i concetti liberali erano applicati agli uomini, ma gli abitanti delle colonie, gli indigeni, non erano considerati allo stesso livello degli uomini, giustificando così ogni tipo di violenza nei loro confronti → la Gran Bretagna non ha saputo gestire il processo di decolonizzazione, invece di favorire il progresso nelle ex colonie, ha favorito i disordini → messa in dubbio l’idea di ‘britishness’ e i valori su cui si fonda. Termine ‘postcoloniale’ → non ha soltanto una connotazione temporale, ma indica una serie di esperienze, di problematiche, e i modi in cui si affrontano → questioni relative all’identità, al colonialismo, alla globalizzazione, alla migrazione, all’ibridismo, al concetto di diaspora, a quello di etnicità e alle forme di nuovo razzismo. Politiche razziali → ancora legate all’idea del ‘fardello dell’uomo bianco’: sollevare dall’inciviltà e dall’ignoranza gli altri gruppi etnici → ha giustificato sottomissioni e violenze, e il mantenimento di un atteggiamento critico e diffidente verso tutti i gruppi etnici e le culture, tranne per coloro che avevano stabilito le regole: i bianchi. Concetto di ‘identità nazionale’ → viene ultimamente messo in discussione → stereotipato →l’identità non è necessariamente collegata alla nazionalità → scissione tra identità e nazione → i flussi migratori stanno trasformando radicalmente il panorama etnico, culturale e demografico occidentale → contestazione dell’idea di ‘britishness’ per la sua inconsistenza. Idea di cultura in Gran Bretagna: ‘cultural insiderism’ → “un insieme di strategie retoriche” che sono i pilastri di un ambiente in cui “le idee di nazione, nazionalità/appartenenza nazionale, e nazionalismo sono le più importanti in assoluto” (Gilroy) → senso assoluto di differenza etnica che viene massimizzato per distinguere le persone l’una dall’altra → pensiero che lega i binomi identità- cultura ed etnia-nazionalità. I postcolonialisti ritengono inaccettabile il tentativo di separare identità culturali da altre sulla base di differenze etniche → composizione multiculturale → identità ‘ibrida’ in termini di origine e esperienze → fluida. La sfera pubblica deve formare l’opinione pubblica e informare, dando spazio al dibattito, facendo parlare gli ‘esclusi’. LA LETTERATURA POSTCOLONIALE 1945 – 1951 → governo laburista di Attlee → dopo le perdite della seconda guerra mondiale: ricostruzione, nazionalizzazione industrie, welfare → incapacità economica e militare di mantenere le colonie → DECOLONIZZAZIONE → 1947: indipendenza dell’India, 1949: Pakistan, poi Sri Lanka, Birmania, e negli anni Cinquanta territori africani, Cipro, Caraibi → Canada, Australia e Nuova Zelanda continuano a mantenere lo status di Dominion. Impero → COMMONWEALTH → rete commerciale in cui si fa sempre più forte la presenza degli Stati Uniti → trasformazione della letteratura di lingua inglese in due direzioni: nei Dominions, superamento della stasi del modernismo con una rilettura delle esperienze alla luce di istanze postmoderne; per gli scrittori africani, dei Caraibi, dell’India: scelta della lingua inglese per porsi a livello internazionale → postmoderno non coincide con postcoloniale, ma questi ultimi scrittori sono spesso emigrati nei Dominions, portando a contaminazioni. CANADA Anni ’50 → Robertson Davies domina la letteratura canadese → con i suoi romanzi critica il provincialismo del natio Ontario → ‘trilogia di Salterton’ → atto di accusa ironico contro l’ignoranza e l’immobilismo del vecchio establishment accademico vittoriano che impedisce la formazione di una cultura canadese autonoma. Sheyla Watson → The Double Hook (1959) → difficili condizioni di vita nelle sconfinate praterie → solitudine e angoscia → riesce a svincolarle dalla specificità della situazione canadese, dal ‘localismo’, per renderle condizioni universali → dramma dell’esistenza umana che si rispecchia in ambito formale in una polifonia di voci che narrano, trascendendo spazio e tempo, l’irrisolta quest dell’uomo e dell’artista. Concetti che ritornano in Northop Frye → realtà canadese frammentata, in cui regna il vuoto e l’assenza, che l’intellettuale tenta di colmare attraverso l’immaginazione, l’immersione nella Natura → lo spazio geografico diviene spazio scritto → parole come mappa letteraria che conferisce unità e certezza del proprio esistere → trasformazione da una fase pre-nazionale a una post- nazionale, dal settlement al development, da un paese senza mitologia al paese della mitologia → al centro di questa mitologia c’è il mito pastorale → crescita del paese scandita dal ricordo della propria infanzia, dalla nostalgia per un mondo di pace e di uno spontaneo rapporto con la Natura → idealizzazione della memoria e di fattori attraverso i quali a partire dagli anni Settanta si viene a creare (con Margaret Atwood, John Moss, Lawrence Ricou) la costruzione di un canone, che vorrebbe essere nazionale ma è molto legato alla centralità dell’Ontario e non tiene conto dei vari caratteri regionali → unità fittizia. Questa sistematizzazione teorica del mito della terra porta la letteratura in due direzioni diverse. Da una parte Dudek, Souster e Layton danno vita ad una poesia metropolitana elegante, allusiva, dionisiaca e apocalittica → satira e invettiva che permettono all’artista di porsi come un eroe nietzschiano → dalla parte opposta Jay Macpherson, Reaney, Gwendolyn McEwen, Leonard Cohen → ricorrono all’imagery, al grottesco, all’uso del simbolo e del modo parodico → struttura dicotomica che si riflette in queste due linee di tendenza che si rafforzano nel corso degli anni Sessanta e Settanta → solo in apparenza divergenti → ‘Rinascimento canadese’ che rafforza l’intento regionale ed ecologico attraverso il recupero della storia locale e della memoria personale
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