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Letteratura inglese: Shakespeare, il teatro Elisabettiano e Amleto, Appunti di Letteratura Inglese

vita e Opere di Shakespeare, integrato al contesto storico. Il teatro Elisabettiano: nascita, caratteristiche e contesto storico. Amleto: introduzione approfondita all'opera, sui personaggi + analisi dettagliata delle prime due scene.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 07/09/2019

19liv
19liv 🇮🇹

4.5

(13)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Letteratura inglese: Shakespeare, il teatro Elisabettiano e Amleto e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! William Shakespeare Fu un personaggio poliedrico e complesso. È l’autore e padre di numerose espressioni usate ancora oggi nel parlato, tanto da rientrare nel parlato standard moderno: “non è tutto oro quello che luccica” (dal Mercante di Venezia, pronunciato da Portia - rimasta orfana, il padre aveva messo delle clausole per chi l’avrebbe chiesta in sposa: bisognava scegliere tra 3 scrigni, e quello giusto al suo interno avrebbe avuto la scritta che permetteva di prendere Portia in sposa. Il re del Marocco, che ostentava molto la sua ricchezza scelse lo scrigno d’oro che all’interno riportava la frase “non è tutto oro quello che luccica”). bio Personaggio molto misterioso, sulla sua vita si hanno poche notizie. Fino a prova contraria Shakespeare è inglese, nato a Stratford e ha avuto successo a Londra. Quasi sicuramente era anglicano, infatti al tempo regnava la regina Elisabetta, ma ci sono possibilità che fosse cattolico. Secondo altre teorie sarebbe stato un italiano siciliano, Guglielmo Scrollavanza, che avrebbe raggiunto parte della famiglia migrata precedentemente in Inghilterra, e il cugino Edmund lavorando nel teatro l’avrebbe coinvolto nel mondo. È sicuramente nato al di fuori da Londra, per i numerosi richiami e riferimenti ad un mondo lontano dalla città (fiori, stagioni..) e di conseguenza è nato sicuramente a Stratford upon Avon. Nato dal padre John, un guantaio, e la madre Mary Arden proveniente da una famiglia benestante: il padre infatti diventa successivamente consigliere comunale e poi assaggiatore di birra (compito molto importante: la birra all’epoca consisteva nell’alimento base. Essere assaggiatore significava avere una posizione di controllo sui traffici nazionali). La famiglia aveva 9 figli e lui era il primogenito maschio ma terzo di nascita, nasce il 23 aprile 1564 e viene battezzato il 26. Le contee a Nord erano per tradizione cattoliche mentre dal centro verso il sud erano anglicane, dove si trovavano i sostenitori di Elisabetta. Shakespeare nasce in una zona dove si trovano influenze sia da nord che da sud, dove i cattolici sono forti come gli anglicani. Molti studi ci insinuano il dubbio che lui potesse essere cattolico. Frequenta molto probabilmente la Stratford’s Grammar school per via della sua conoscenza di latino, greco e retorica non andando all’università: sarebbe potuto andare a fare il notaio o lavorare nell’attività artigianale del padre. Incontra Anne Hathaway di 8-9 anni più grande, che è costretto a sposare a 18 anni perché incinta (non si sa se celebrato di rito cattolico o anglicano). La coppia ebbe tre figli, per via della grande famiglia si ritrovarono senza un’entrata, motivo per cui probabilmente si trasferì a Londra per lavorare nel teatro. William, con un livello di istruzione elementare andò a Londra dove col tempo sarebbe diventato attore ed infine playwright. Dall’85 (era ancora a Stratford) al 92 (abbiamo notizie di lui anche a Londra) non sappiamo cosa sia successo, questi anni infatti vengono definiti dark ages: come mai andò a Londra? Pare che sia stato preso a cacciare cervi in una tenuta privata, che sia rimasto affascinato da una compagnia d’attori a Stratford che di conseguenza seguì, che tentò la sorte per sfuggire alla famiglia o che andò semplicemente per trovare lavoro. Nel 92 Shakespeare arriva a Londra, incontrando una città divisa in due blocchi: la city e Westminster (luogo id potere). Al tempo era sporchissima, invivibile, sovrappopolata: molti vivevano addirittura nelle barche sul Tamigi e molti lavoravano nei pressi del fiume. D’inverno si organizzavano feste e si pattinava sul fiume, per attraversarlo si potevano usare le barchette o il London Bridge. Nel 96 è già qualcuno a Londra, e diventerà a breve parte della compagnia Lord Chamberlain’s Men e azionario del Globe, nel 1599. Il Globe era un teatro all’aperto che veniva utilizzato d’estate, mentre d’inverno usavano il teatro provato di Blackfriars. Tra il 1592/94 Londra fu colpita dalla peste, malattia che fece si che tutti i teatri fossero chiusi per paura del contagio. In questi anni Shakespeare si dedica probabilmente alla poesia, sotto il protettorato di qualche nobile (poetry and sonnets). Morì il 23 aprile del 1613. Sepolto a Stratford nessuno osa aprire la tomba per via della maledizione incisa (Good friend for Jesus sake forbeare, To dig the dust enclosed here. Blessed be the man that spares these stones, And cursed be he that moves my bones). Muore a 52 anni il 23 aprile 1616, nel giorno in cui si celebra San Giorgio. A Londra aveva fatto fortuna, cosa che gli aveva permesso di comprare delle tenute a Stratford, paese natale dove torna per gli ultimi anni della sua vita. Lascia la moglie e le due figlie sopravvissute analfabete, nel suo testamento lascia alla moglie il suo secondo letto migliore (indice di ricchezza), senza lasciare minima traccia di libri e manoscritti, cosa alquanto strana. opere La figura di Shakespeare risulta molto misteriosa perché non ci è mai rimasta traccia di suoi manoscritti, ma solo delle opere stampate che fanno sorgere il dubbio che siano collegate davvero a lui. Nell’epoca Elisabettiana, specialmente quando i teatri chiusero per via della peste un modo in cui le compagnie, i drammaturghi e i publisher potevano ricavare era vendere i manoscritti delle opere già mese in scena: la stampa tuttavia era una cosa ancora relativamente nuova e non troppo funzionale. Solitamente un drammaturgo vendeva la sua play ad una compagnia teatrale: all’epoca non esisteva il concetto di copyright, quindi una volta venduto il manoscritto tutti i ricavati successivi non avrebbero beneficiato l’autore. La compagnia teatrale poteva venderlo al publisher ma nonostante questo nessun ricavo successivo avrebbe beneficiato la compagnia. L’usanza comunque non era quella di scrivere le plays per essere lette da un pubblico: erano infatti composte per essere performate, probabilmente anche per questo non si hanno dei resti. Non c’erano dei veri e propri copioni e la richiesta di spettacoli era talmente alta che raramente lo stesso spettacolo veniva messo in scena più di una volta: non era una cosa destinata a durare. Qualcuno pubblicava le opere col permesso dell’autore o qualcuno le riscriveva avendo preso note durante uno spettacolo o essendo stato un autore: queste edizioni non erano molto affidabili - per questo motivo vengono chiamate “bad quartos”. Le opere potevano essere stampate in quartos (fogli piegati in quattro che permettevano di scrivere su 8 pagine, risparmiando la carta) o in folios (foglio piegato solamente in due, si poteva usufruire solo di 4 facciate ed era riservato alle opere di maggiore importanza). tuttavia, a sette anni di distanza dalla morte di Shakespeare nel 1623 due attori della sua compagnia pubblicano il First Folio. Il First Folio ci da una prima idea di tutte le opere di Shakespeare, sappiamo in che anno è stato stampato e si ha il ritratto dello stesso Shakespeare. In realtà il ritratto è un assemblaggio, commissionato ad artisti diversi: sembra che la testa sia posticcia e sproporzionata rispetto alle spalle; anche se il collare bianco maschera il contrasto tra testa e busto. Perché i due alunni non avevano più soldi, in itinere, durante la pubblicazione. Era vestito secondo la moda dell’epoca, sembrava quasi vestito secondo la moda dell’epoca. Il secondo ritratto è quello di Chandos Portrait, uno Shakespeare ritratto quando era ancora in vita differenza di quello precedente e di conseguenza secondo la studiosa in teoria sarebbe il ritratto più attendibile. ATTORI Ne esistevano diversi tipi: coloro che recitavano nelle grandi città, chi lavorava su commissione, i ragazzi della parrocchia, i servi che indossavano una livrea che indicava l’appartenenza ad una famiglia ma che però non svolgevano un servizio regolare. Fino a un certo momento non esiste una legge che trasformi il mestiere dell’attore in qualcosa di ufficiale. La legislazione Tudor distingue tra i vagabondi ed i vagabondi delinquenti e allora ci doveva essere una legislazione che punisse i secondi; senza una distinzione ufficiale però anche chi faceva l’attore risultava come vagabondo/delinquenti. Inoltre se i vagabondi che dicono per strada mendicando è ovvio che in caso di malattie se andavano in giro portavano con loro il contagio. Nel 1572 si emana una legge per la punizione dei Vagabondi. Il consiglio privato della corona nei primi tempi doveva controllare quello che succedeva nel mondo dei teatri (Master of the Revels: colui che organizza le feste a corte e che è a conoscenza di tutto ciò che riguardava l’intrattenimento in città, controllare i testi rappresentati: viene introdotta un certo tipo di censura). Ogni giorno nascevano compagnie per poi chiudere e fondersi, il clima all’epoca è frizzante, c’è molta concorrenza. Le compagnie dovevano essere anche corazzate per controbattere al consiglio civico, dove i teatri erano visti come luoghi di perdizione. LORD CIAMBELLANO Si può ricavare una struttura tipica. 16 attori uomini: alle donne era proibito, le prime donne arrivano nel 1660. C’erano due categorie di attori: gli azionisti (soci del teatro che investivano soldi, attori principali, organizzavano le prove, decidevano l’acquisto dei costumi etc) & gli assunti (attori minori ai quali spettavano ruoli secondari quando una determinata play lo richiedeva). Nel panorama elisabettiano o gli attori (ragazzini) recitavano solo nel loro gruppo e imparavano il mestiere nella compagnia sostenuto da un manager che viveva di questi guadagni. Gli adulti invece frequentavano una compagnia dopo tanti anni di addestramento, solo a 17 anni si poteva dire di essere attori e dopo si iniziava l’apprendistato. I ragazzini portavano in scena ruoli femminili. La vita nel mondo degli attori era frenetica, c’era costante bisogno di nuovi drammi, avevano luogo 6 giorni alla settimana, le prove erano sporadiche e quindi gli attori imparavano solo le loro battute. Inoltre per quanto riguarda la memoria , nella settimana era possibile che portassero in scena fino a 3 drammi nuovi e infatti ci viene raccontato che non c’era il tempo di ripetere. Serviva una memoria formidabile, con una preparazione delle Grammar School. Altri compiti erano: chi manteneva la contabilità della compagnia, addetto ai Costumi - bene prezioso, musicisti, muratore/i e volantinaggio. Pageant e Struttura del Globe. HAMLET Introduzione È un dramma impegnativo, destinato ad un target dal gusto letterario raffinato. Nel 1598, nel Palladis Tamia (libro critico di Francis Meres che contiene le prime descrizioni delle opere di Shakespeare) non c’è nessun riferimento all’Amleto, cosa che ci fa capire che deve essere stato scritto dopo, molto probabilmente verso la fine del 99 quando era stato aperto il Globe, ed è quindi databile circa tra il 1600-1601. Nel 1602 sullo Stationer’s Register (registro ufficiale delle stampe) si ha l’aggiunta di un copione de “La vendetta di Amleto, principe di Danimarca” da parte dei servitori del Lord Ciambellano. Nel 1603, un tipografo, Valentine Simmers fa inserire un’annotazione all’opera “scritta dai servitori di sua Maestà”, e viene riferito che è stato rappresentato diverse volte a Londra, Cambridge e Oxford. La prima edizione è la Q1, di un formato piccolo, su carta non particolarmente ricercata e rilegata con un filo. La seconda edizione è il pholio, (successivamente il First pholio) ha un formato più grande, ripiegato meno volte, carta più pregiata e una edizione rilegata con eventuale copertina rigida di cuoio, che corrisponde all’edizioni di oggi con “hard cover”, edizione anche molto costosa, trovabile nelle biblioteche e nelle case degli aristocratici. La prima edizione in quarto, del 1603, è una ricostruzione sommaria e mnemonica di una tragedia rappresentata in un contesto diverso. Spesso quando si andava a teatro, c’erano una quantità di persone che oltre a guardare lo spettacolo, scrivevano il play per rivenderlo ad attori rivali: veniva scritta in maniera veloce, si tappavano i buchi sommariamente e spesso erano gli attori stessi a scrivere i copioni. Quest’edizione in quarto si definisce “bad quarter”, perché non fedele. La seconda edizione in quarto esce nel 1605, e non reca più il nome della compagnia, ma scrive “nuova edizione aumentata quasi del doppio della precedente secondo il testo integrale”: tuttavia è un fatto falso, perché manca un lungo passo di polemica, il battibecco tra le compagnie di adulti e di ragazzi. Le successive edizioni in quarto sono del 1611 e dopo il 1637. Per l’edizione in pholio, la prima risale al 1623, il Firstpholio, prima opera che raccoglie quasi tutti i drammi scritti da Shakespeare, portata sul mercato da due compagni attori. C’è una lettera di incipit all’autore definendolo “dolce cigno dell’Avon”. È diverso dalle stampe precedenti: mancano 200 versi presenti nel secondo quarto, manca la battuta su Giulio Cesare, la battuta sulla corruzione sullo stato, tagli nell’ultimo monologo d’Amleto, ma tuttavia è un testo troppo lungo per le rappresentazioni teatrali: è usato come un testo di passaggio tra l’originale e quello usato effettivamente in scena. fonti Quali sono i testi dietro all’Amleto? Le storie di Shakespeare non sono originali, ma vicende che esistevano già nella storia, oppure racconti scritti in precedenza. Shakespeare legge testi scritti da altri autori e prende spunto per scrivere le sue trame, che assomigliano molto ai testi di partenza, ma che vengono adattati al teatro (e si differenziano molto dalla prosa e dalla poesia). Ancora oggi non si riesce a trovare la primaria fonte alla quale Shakespeare si è ispirato per scrivere l’Amleto. È risaputo che è un “remake” di un dramma andato perduto, probabilmente che risaliva agli anni 80 del XVI secolo, ma certamente esistito perché menzionato in altri testi. Innanzitutto c’è la rappresentazione di questo dramma, registrata sullo Stationer’s register del 11 giugno del 1594; antecedentemente a questo, Thomas Nashe, scrive la prefazione al Menaophon di Green del 1589. A Questo testo perduto viene dato il nome dagli studiosi UR-HAMLET. Nel 1595 a Shakespeare nascono due gemelli, e il nome del maschio è molto simile ad Amleto (Hamnet). Alla base di tutto c’è l’Historie Danicae del 1514, scritto nell’XI secolo (raccontano di Hamlet, un principe che diventa re). La storia raccontata da Francois Bel.. Probabilmente il testo dell’Ur-Hamlet, andato perduto ricorre al Saxus Grammaticus dove si parla della vita e leggenda di Amleth, storia molto simile a quella di Shakespeare. Soddisfa completamente i gusti in voga dell’epoca, al tempo quelli che avevano a che fare con la vendetta, e non è il caso che nel 1598 Thomas Kyd scrive un dramma chiamato “Spanish Tragedy” che tratta di vendetta e di sangue, altro testo da cui Shakespeare prende sicuramente ispirazione. Hamlet è una tragedia di vendetta, ma non solo: non ci si concentra solo sulla missione di Amleto, vendicare la morte del padre. Leggendo il testo i si accorge che la morte del padre è solo uno dei pretesti i vendetta per Amleto. Il vero sentimento è la melanconia, il dubbio di non sentirsi a proprio agio, non sapere dove andare, tipico sentimento dell’uomo rinascimentale che vive tra il passaggio fra 500-600. Nel 1538 muore il duca di Urbino, Francesco Maria della Rovere, probabilmente muore assassinato: causa di morte veleno nell’orecchio. Nel 600 in Germania, portato da una compagnia di girovaghi che risale sicuramente prima alla versione shakesperiana che a noi giunge in una versione del 1710. Il dramma si svolge in 5 giorni non consecutivi. All’interno del testo si riconoscono 5 sequenze sceniche raggruppate in 3 grandi marco sequenze. La prima va dalla mezzanotte alle prime luci dell’alba: si può notare la simmetria data dal setting della prima e l’ultima scena che compongono la macrosequenza. La seconda è il nucleo fondamentale del dramma, contiene secondo e terzo atto. All’interno ci sono due microsequenze: la prima nel secondo atto e la seconda nel terzo atto, tutto succede all’interno del palazzo: questo ci indica la continuità spaziale. La terza occupa le ultime due giornate successiva (registrazione telefono), divisa in 2 microsequenze, dalla quarta scena del quarto atto alla fine del dramma. Si passa dalla follia di Amleto in parallelo alla follia di Ophelia. I luoghi sono principalmente due. La corte è il luogo politico, dei tradimenti e il cimitero, luogo dei morti e dei sentimenti oltre la vita. Ha una struttura centralizzata con una fase centripeta da cui ha inizio una fase centrifuga che si conclude con eventi catastrofici. La prima parte si catapulta verso la scena centrale del teatro a corte per poi finire in una serie di eventi violenti che portano alla chiusura del dramma. Perché l’ambientazione è in Danimarca? SETTING Amleto è ambientato in Danimarca e soprattutto a Elsinor, definita come capitale. Shakespeare non ambienta nessuno dei suoi drammi a Londra perché qualsiasi ambientazione in cui il dramma è collocata celatamente Londra, ogni luogo è un simbolo di qualcosa. Shakespeare ambienta numerosi drammi in Italia perché probabilmente è la culla del rinascimento. Una decina li ambienta in Inghilterra, quelli dei grandi sovrani; le tragedie classiche sono ambientate a Roma: ma è la Roma di Cesare, non contemporanea, mito per gli elisabettiani. Le tre macro aree in cui Shakespeare ambienta le sue play sono Roma, Rinascimento (corti) e Inghilterra storica. Ambientato nella corte di Danimarca, Amleto è l’unico dramma ambientato qui e rientra nella seconda macro area di localizzazione. Rientra nella collocazione dell’Europa rinascimentale, che all’epoca era indiscutibilmente simbolo di civilizzazione e civiltà. L’Europa del rinascimento gode di una cultura molto civilizzata, sofisticata che riflette sulle proprie qualità e si interroga sui suoi generi, una cultura che trova riflesso nei grandi lavori letterari dell’epoca. La scelta di collocare Amleto in Europa è piuttosto chiara, ma perché Elsinor? Che cosa ne sapevano gli elisabettiani di questo posto? La Danimarca è un lembo del continente europeo che si protrae verso la Scandinavia, ed Elsinor si trova in un punto affacciato su un braccio di mare che quasi tocca con la Svezia, il mare li si stringe, passa attraverso un passo strettissimo e poi ritorna nelle ampiezze del Mare del Nord. Elsinor era un luogo molto famoso ai tempi di Shakespeare, perché la Danimarca era uno dei regni più potenti nell’Europa continentale del nord nella fine del XVI secolo. I Danesi facevano passare un dazio a tutte le navi che passavano tra lo stretto. La Danimarca era quindi famosa per le attività diplomatiche con l’Inghilterra, e al ritorno dei diplomatici questi raccontavano di Elsinor e del castello del re. È così che Shakespeare viene a sapere di Elsinor. Nel 1588 Giacomo Stuart sposa Anna di Danimarca, figlia del re Federico II: si può celare dietro alla scelta della Danimarca una futura celebrazione di colei che sarebbe stata la futura regina di Inghilterra. Il castello di Elsinor con Federico II viene trasformato da fortezza navale a castello rinascimentale, raffinando i suoi tratti, anche perché occupa una struttura strategica: controlla l’ingresso e l’uscita sul Baltico in vicinanza di Svezia e Norvegia, facendo arricchire il re. Elsinor, in danese deriva da Elsingar: abitanti vicini ad un collo (restringimento del braccio di mare, simile ad un collo di bottiglia). Federico II chiama il castello Crown Castle, la sede del re. Secondo i diplomatici, questo castello era caratterizzato da un lusso straordinario. Si sapeva che si beveva molto, e durante i banchetti ufficiali ogni qualvolta che il re alzava il calice i cannoni sparavano. Se non fosse per il dettaglio che menziona Elsinor, nulla ci farebbe collegare il testo a questo luogo, qualsiasi castello rinascimentale, anche uno londinese.
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