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Letteratura Inglese ( Storia della letteratura Inglese: dalle origini al Settecento) Bertinetti, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Riassunto Bertinetti Storia della letteratura inglese

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 29/09/2017

Lallag96
Lallag96 🇮🇹

4.6

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Scarica Letteratura Inglese ( Storia della letteratura Inglese: dalle origini al Settecento) Bertinetti e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! CAPITOLO 1 La letteratura medievale Per parlare dell'origine della letteratura inglese, bisogna prima parlare dell'origine della lingua. Le invasioni delle popolazioni germaniche ancora non cristianizzate, Angli, Sassoni e Iuti, importarono sulla terra britannica nuova civiltà e cultura, ma anche una nuova lingua del ceppo germanico: Old English (ad indicare la fase più antica della lingua, seguita poi dal Middle English in un divenire linguistico che ha poi condotto all’inglese moderno). Prosa storica e omiletica Fino all’inizio del 9° secolo, la promozione della cultura in Inghilterra è prerogativa dei centri monastici, il fine è teologico e il latino è la lingua incontrastata sul campo. L’affermazione del volgare in ambito letterario proviene dall’estero. Nell’865 i Vichinghi sbarcano da Oriente e conquistano vari regni: solo la monarchia del Wessex resiste e afferma la sua egemonia sotto il dominio di Alfredo il Grande, riuscendo poi alla riunificazione dell’Inghilterra anglosassone. Egli aveva tentato di risollevare la cultura inglese dalla decadenza nella quale era precipitata, tramite un preciso programma educativo: studio del latino per i futuri ecclesiastici e il mettere a disposizione dei giovani dei testi tradotti in volgare inglese. La prosa anglosassone nasce così dalla traduzione della Historia di Beda, della Cura pastoralis e dei Dialoghi Miraculorum di Gregorio Magno, di parti della Bibbia. Non meno significativo è l’avvio della compilazione annalistica volgare della Anglo-saxon Chronicle, collocabile nel 891 e che ci consente di seguire lo sviluppo della prosa letteraria in ambito storiografico. Importante sotto questo profilo è la produzione omiletica (= ramo della teologia che si occupa dell’arte e della teologia della predicazione), dove spiccano i nomi di Wulfstan e Aelfric. Intorno al 10° secolo risale la compilazione dei 4 manoscritti che contengono quasi la totalità del patrimonio poetico anglosassone a noi pervenuto, tra cui spicca il manoscritto di Beowulf. Poesia religiosa antico - inglese Un esempio di poesia religiosa è la Historia ecclesiastica di Beda , che con racconti più leggendari che storici, ci tramanda ciò che sappiamo del primo poeta cristiano dell’Inghilterra Anglosassone, Cǽdmon (tardo 7° sec). Questi, umile servitore illetterato avrebbe ricevuto da Dio il dono dell’ispirazione poetica, componendo un inno al Creatore e in seguito anche una serie di componimenti su temi tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Molto probabilmente tra la fine dell’8° secolo e l’inizio del 9° si colloca Cynewulf, primo poeta religioso del quale si conosca il nome. A lui vanno attribuiti quattro poemi divisi tra i codici Vercelli ed Exeter, The Fates of the Apostles, The Ascension, Juliana ed Elene. Quest’ultimo riprende il tema contenuto nel codice Vercelli, ossia la leggenda della Croce salvata dalla madre dell'imperatore Costantino, stesso tema di The dream of the Rood, altra sua opera considerata di maggior rilievo nella poesia religiosa in antico inglese. È il primo poema-sogno della tradizione poetica volgare inglese: duplice struttura narrativa, in prima persona: la voce del sognatore riferisce il proprio sogno che fa da cornice al racconto della Croce. La poesia eroica Alla letteratura germanica degli abitanti delle isole britanniche appartiene il più antico poema in una delle lingue volgari europee, il Beowulf. Il misto dialettale con cui è stato scritto non rivela molto circa la sua provenienza. Si tratta senza dubbio di una copia di chissà quante altre copie, quindi non si conosce il reale autore né tantomeno è possibile stabile una datazione, certo è che si tratta di un’epoca ormai pienamente cristiana. Le scene del poema si svolgono nelle regioni della Danimarca e della Scandinavia meridionale, e la storia si sviluppa intorno a tre nuclei narrativi tutti con lo stesso schema di fondo, il combattimento tra eroe e mostro. La reggia di Hrothgar, re di Danimarca, è infestata da un mostruoso orco, Grendel, che di notte lascia la sua dimora paludosa per divorare gli uomini. Il protagonista è il giovane principe Beowulf che, dopo un combattimento corpo a corpo, mette in fuga il mostro ormai morente, e viene festeggiato a corte. La madre di Grendel, però, cerca di vendicare il figlio, ma Hrothgar prega Beowulf di soccorrerlo. Quest’ultimo uccide il mostro con una spada magica e ritornato in patria racconta la sua avventura al suo re Hygelac. Nell’ultima sezione, Beowulf, divenuto re dei Geati e ormai vecchio deve affrontare un drago che, derubato della coppa di cui era protettore, devasta le terre con il suo fiato infuocato. Beowulf riesce ad uccidere il drago grazie all’aiuto del giovane nipote Wiglaf ma viene ferito a morte. Il poema si chiude sul rogo funerario delle sue spoglie. È palese il pessimismo tragico della visione del mondo della cultura germanica. La metrica è tradizionale (verso lungo a 4 accenti principali costituito da 2 emistichi legati tra loro da un’allitterazione che esercita anche funzione di collegamento sul piano semantico). La dizione è contrassegnata dal kenning (figura caratteristica dell’epica anglosassone: frasi che mettendo in rilievo una qualità, designano in maniera pittoresca una persona o un oggetto). La Poesia elegiaca Le elegie sono componimenti in versi dove è presente un senso di desolazione e alienazione provocato dalla perdita di un passato che rappresentava stabilità e sicurezza. Esempi di elegie sono: • Widsith (colui che ha molto viaggiato) dal nome del poeta immaginario che ne è protagonista il quale è lo SCOP, la cui esistenza è quella del perpetuo errante. Deor invece è colui che lamenta a sua volta in prima persona l’esilio cui è costretto, forse per essere stato soppiantato dal suo signore da un altro scop, confrontando la sua attuale miseria con lo stato precedente. • The Wanderer (l’errante), il cui protagonista, anch’egli esiliato dopo la morte del suo signore, lamenta la vanitas di ogni possesso terreno nella prospettiva della morte che su tutti incombe. Qui, come in The Seafarer (il navigante) il tema dell’erranza trova espressione nelle immagini di un oceano ostile e deserto. • In The Ruin invece, l’io poetante contempla con malinconia le rovine della gloria e della potenza di un tempo. • The Message (il messaggio del marito), infine, rappresenta un invito da parte dell’innamorato lontano affinché l’innamorata lo raggiunga. LA LETTERATURA MEDIOINGLESE DALLA CONQUISTA NORMANNA AL 15° SECOLO sostanza è il nodo teologico che si colloca al centro del poema e che viene spiegato dalla stessa Perla tramite la parabola evangelica dei lavoratori della vigna. Al termine del dibattito il sognatore non può fare altro che accettare la verità illustrata da Perla, alla quale chiede di mostrargli la Gerusalemme celeste dove lei dimora, ma dove a lui non sarà concesso entrare. All’interno scorge Cristo seguito da vergini, uomini e donne. Commosso da questa visione decise di saltare dall'altra parte del fiume, ma per lo sforzo il gioielliere si sveglia, si ritrova così nel giardino in cui si era addormentato, deluso ma soddisfatto al tempo stesso che sua figlia sia entrata nella schiera dei beati. Tal opera s’ispira al modello francese del Duecento, il “roman de la Rose”’. Allo stesso autore vengono attribuiti anche Patience e Cleannes, che ne rappresentano la fase di scrittura meno matura. In tutte e quattro c’è il tema che dalla “virtù” va alla “pazienza”, alla “purezza”, alla nozione di “trawthe” (= parola del Middle English che si riferisce alla promessa del cavaliere che egli deve mantenere per una questione d’onore). Un mancato esercizio di queste virtù provoca per l’uomo conseguenze negative: egli si trova sempre a confronto e sempre sconfitto da Dio, istanza superiore. Queste ultime due opere possono essere definite “omelie in versi”. In Cleanness è la figura di Cristo a fare da fulcro all’intero poema. William Langland (1332-1386) Scrive The vision of Piers Plowman (Piero l’Aratore), opera di impegno etico, religioso e sociale. Composta in un dialetto sudoccidentale, vi sono dibattute problematiche religiose che hanno conferito una vasta popolarità al poema. A differenza della Divina Commedia, quest’opera non è di facile comprensione. Struttura cumulativa e digressiva, è un testo “in progress”. Esistono probabilmente quattro redazioni dell’opera da parte dell’autore (A, B, C, Z), e il testo B è la versione più diffusa con versi ripartiti in un prologo e 20 sezioni disuguali (=passus). Il passus, che sono le tappe del viaggio, rappresenta l’azione drammatica, momenti di ricerca a risposte le cui domande si rinnovano sempre → opera destinata a non concludersi nell’appagamento di certezze, opera aperta che si apre ad un’ulteriore fase. Will è il protagonista dell’opera, sognatore, che coincide con l’io narrante. Poema scomponibile: il prologo e i primi 7 passus formano un blocco narrativo distinto dai successivi 13 passus che formano la Vita di Dowel, Dobet e Dobest. Il tema di fondo è quello della vita attiva dell’uomo in un mondo corrotto (Will infatti passa dal ruolo di spettatore passivo nel Prologo ad un ruolo più attivo di interlocutore nei passus successivi) e del rapporto di essa con il regno di Dio. Intreccio del registro umile con quello sublime, il poema sembra un pellegrinaggio spirituale. Il prologo si apre con un prato pieno di gente intenta ai lavori quotidiani. Il campo è chiuso da un lato da una torre, dimora di Verità, dall’altro lato, da una scura valle, contiene una prigione che è il castello del Dolore, dimora del Male. Mondo in cui l’ossessione per la ricchezza corrompe tutto, anche la Chiesa, ed un re cerca di stabilire ordine richiedendo però soldi dai cittadini. Will ha un interrogativo essenziale nel corso del poema: “How I may save my soul?”, a cui il poema stesso cerca di rispondere. Il poema prende nome da un personaggio, Pietro l’Aratore, che compare nel secondo sogno di Will, che può essere identificato, attraverso indizi, l’incarnazione terrena di Cristo (per esempio, egli proclama come Cristo di poter indicare la strada della Verità alla gente). John Gower (1330-1408) Contemporaneo e amico di Chaucer, egli operava negli ambienti londinesi di Riccardo II. Tre sono le sue opere maggiori: Mirour de l’homme, Vox clamantis, Confessio amantis. La prima parla dello stato di degenerazione morale che travaglia l’umanità, cui solo l’intercessione di Maria può offrire speranza. La seconda si avvicina di più al versante politico: è l’espressione di un animo terrorizzato dai disordini sociali della Peasant Revolt (rivolta dei contadini del 1381 → gruppo di contadini si raccolse nella valle del Tamigi e cominciò a marciare su Londra, bruciando abitazioni dopo aver assassinato l’arcivescovo di Canterbury). La terza ha la forma della collezione di storie racchiuse da una cornice con protagonista Amans, alter ego dell’autore. Egli prega Venere di liberarlo dalle pene d’amore e la dea gli impone di confessarsi al suo sacerdote Genius, che confessandolo passerà in rassegna i sette peccati capitali raccontando storie significative della mitologia greco-romana. È presente la concezione di amore come “religione”. Gower ha un’umanità autoironica che dimostra dipingendosi come un amante sfortunato che rinuncia alle illusioni terrene per trovare rifugio in un amore più alto. Geoffrey Chaucer (1343-1400) Nato a Londra da una famiglia di ceto mercantile, divenne valletto al servizio della moglie di Lionel, uno dei figli di Edoardo III. Seguì poi delle spedizioni reali in Francia, dove fu fatto prigioniero e poi fu incaricato di missioni diplomatiche in Francia, Spagna e Italia. Per quel che riguarda il panorama letterario, la sua prima opera è il poema onirico The Book of the Duchess (1368), concepita per un destinatario aristocratico, John of Gaunt: il feudatario più potente del regno. È un poema che vuole consolare John of Gaunt per la morte prematura della moglie, Blanche of Lancaster. Inizia con l’addormentarsi del protagonista mentre legge un episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (episodio di Ceice e Alcione). In sogno il personaggio, presentato come ottuso (autoironia chauceriana), incontra un cavaliere nero a cui racconta del suo amore con una dama bellissima che ora non c’è più. Nella più tarda The legend of Good Women vi sono personaggi di rango reale. Per il resto, il pubblico al quale Chaucer si rivolge era la piccola nobiltà di corte, alla quale lui apparteneva, coloro che pensavano che il volgare inglese potesse diventare strumento di espressione letteraria elegante. Incontrerà poi Dante, come si può vedere nei tre libri della House of Fame (1378-1380, incompiuta), in cui la forma del “poema-visione” si trasforma in fantasmagorica e labirintica. The Parliament of Fowls è l’ultimo e più breve poema onirico chauceriano che ha come soggetto la natura dell’amore. È scritto in rima reale, una tipologia di stanza (rhyme royal stanza), che consiste in sette versi, solitamente pentametri giambici. Lo schema classico della rima reale è A-B-A-B-B-C-C. Qui lo sguardo dell’autore si addentra in problemi di poetica e filosofia: al narratore, che ha appena letto il Somnium Scipionis di Cicerone, appare in sogno Scipione l’africano che gli fa da guida. Nella visione in cui è trasportato è il giorno di San Valentino e tutti gli uccelli sono schierati per scegliere la compagna. Quando tre aquile scelgono la stessa femmina si apre un dibattito tipico cortese e interviene Natura a cercare di risolvere il problema, ma nessun accordo viene raggiunto. Natura allora lascia il diritto di scegliere alle femmine. Il canto conclusivo degli uccelli sveglia il narratore, che ritorna alle sue letture. Il capolavoro della sua maturità è Troilus and Criseyde (Troilo e Criseida) e per scriverlo si rivolge all’opera Filostrato di Boccaccio. Anche qui adotta la rima reale. Manca la dimensione del meraviglioso → peculiarità del genere romanzesco. Centrale resta invece la funzione dell’esperienza amorosa; infatti la quest avventurosa, che nell’opera ha luogo in uno scenario interiore, coincide con la scoperta della natura di questa esperienza, passaggio indispensabile per la formazione di una persona e infine il suo superamento in una prospettiva di più matura consapevolezza spirituale. Il percorso dell’azione è esemplificato nell’immagine della Ruota della Fortuna: ascesa e caduta delle sorti dell’eroe, sofferenza dell’innamoramento e poi dell’abbandono. Il LIETO FINE (caratteristico del romance) RIBALTA LA PROSPETTIVA DELL’OPERA DA TRAGICA A COMICA. Troilo viene ucciso ed il suo spirito contempla la vanità del mondo partecipe di una superiore saggezza → solo il passaggio attraverso l’esperienza di questo mondo gli ha consentito di accedervi. C’è una caratterizzazione dei personaggi e a differenza dell’opera boccaccesca, nell’opera chauceriana c’è un’intensità del sentimento amoroso e la passione della sofferenza. La psicologia della donna è realisticamente attendibile, Criseida, infatti, ha un mutare del suo atteggiamento che permane fino alla fine. Negli anni immediatamente successivi, Chaucer si cimenta con nuovi schemi metrici, scrivendo The Legend of Good Woman → raccolta incompiuta di nove brevi racconti le cui protagoniste sono eroine di celebri vicende amorose. Alle singole storie manca però un vero e proprio tessuto connettivo, quello che costituisce la novità nella struttura dei Canterbury Tales. Canterbury Tales → il progetto dell’opera inizia nel 1386 – 87. Nell’ opera è presente la società nella sua vastità e totalità: l’aristocrazia, i religiosi, i lavoratori della terra/artigiani/piccoli borghesi. Si rifà ai modelli francesi e italiani e abbraccia aspetti dell’esperienza che includono l’umile e il quotidiano tratti dall’osservazione diretta della realtà inglese contemporanea. L’opera comprende: un Prologo generale e una conclusione, la Ritrattazione, dove egli rinnega, nominandole una per una, tutte quelle sue opere che non abbiano un intento morale e devozionale, dichiarando di volersi dedicare, da allora in poi, alla salvezza della propria anima. C’è però uno stato di caotica incompiutezza: Chaucer, intento a raffigurare la varietà della vita, prende atto che quest’ultima, pur essendo dotata di un senso, manca di un disegno coerente. Il piano iniziale prevedeva 120 racconti, ma questo progetto viene dimenticato. Oltre al Prologo, infatti, ci sono 24 racconti, raggruppati in 10 frammenti di dimensioni disuguali,composti anche da un solo racconto. Come il Decameron di Boccaccio, i Canterbury Tales prevedono una serie di racconti dei partecipanti ad un pellegrinaggio verso il santuario del vescovo martire St. Thomas à Becket, a Canterbury. Un giorno di aprile, una compagnia di 29 persone si riunisce alla Tabard Inn, locanda nei pressi di Londra per intraprendere il cammino; a loro si aggrega il pellegrino-narratore, mentre l’oste, guida e animatore del gruppo, lancia l’idea dei racconti al fine di ingannare la noia. Inoltre, in molte delle descrizioni dei pellegrini è possibile cogliere i tratti della satira, che non li colpisce in quanto personalità autonome, ma quali rappresentanti di determinate categorie: si parla di ironia chauceriana. Per quanto riguarda i racconti sono per la maggior parte racconti comici, spesso basati sul triangolo amoroso moglie – marito - amante. La generazione postchauceriana Dopo la morte di Chaucer, molti dei letterati che si proponevano come suoi discepoli si rivelarono dei passivi imitatori. Il continuatore più fedele fu John Lydgate, monaco benedettino le cui opere Troy Book e Siege of Thebes erano ispirate all’antichità classica, scorge nella faziosità e nell’ambizione la rovina dell’uomo, le cause di ogni male. Analoghe preoccupazioni John Lydgate le mostra in The fall of Princes, dove avvisa i governanti dei pericoli della malvagità e dei capricci di Fortuna. Il contributo più significativo della generazione postchauceriana non viene dall’Inghilterra bensì dalla scozia, regno allora indipendente che utilizzava la forma dialettale del Middle English. Infatti, il re di Scozia, Giacomo I, che trascorse gli anni della sua formazione giovanile in una prigionia inglese ebbe modo di assimilare lingua e cultura degli ambienti della corte londinese, scrivendo The Kingis Quair (il libro del re), opera che si avvicina molto alla penna di Chaucer. Nelle sue opere principali, che sono tutte riscritture di storie e miti già famosi, il connotato saliente è la tensione morale. Morall Fabillis of Esopo the Phrygian sono 13 amplificazioni di favole esopiche scritte con linguaggio vivace venato di umorismo. In The Testament of Cresseid la dipendenza da Chaucer è proprio dichiarata: chauceriani sono la cornice onirica e lo spunto narrativo, ma l’esordio primaverile lascia spazio alle cupe atmosfere con Lutero la necessità di una riforma, temeva la frammentazione dell’Europa cristiana e la disobbedienza civile. Egli voleva difendere l’unità del Cristianesimo e il sistema giuridico garantito dalla Chiesa cattolica. I toni sono duri nella sua produzione polemica soprattutto quando l’infezione dell’eresia di Lutero si diffuse sul suolo inglese. Ma il più accanito avversario di More fu l’inglese Tyndale (1495-1536), che si laureò ad Oxford e prese successivamente i voti. La sua intenzione era quella di produrre una Bibbia che fosse semplice da capire e all’università di Wittenberg conobbe Lutero e diventò luterano. Completò quindi la prima traduzione in inglese del Nuovo Testamento. Le prime copie che attraversarono la Manica furono sequestrate e bruciate, addirittura re Enrico VIII proclamò dure pene per chi si fosse accostato alla falsa e corrotta versione di Tyndale. Il Nuovo Testamento è scritto in un inglese semplice in modo tale che tutti potessero capire. Gli “scontri” tra More e Tyndale furono molto duri. Fino a quando Tyndale fu giustiziato nel 1536, ma il suo Nuovo Testamento continuò ad essere letto. In The Obedience of a Christen Man si afferma che disobbedire alle leggi del clero non significava disobbedire alle leggi di Dio. Il re governa lo Stato per diritto divino e Tyndale non era sostenitore della supremazia del sovrano poiché secondo lui il re, che detiene appunto l’autorità spirituale di Dio, dovrebbe punire il male, quindi il clero che ha usurpato le sue funzioni giuridiche e si è arricchito a spese dei suoi sudditi. Ragioni di Stato L’INGHILTERRA DIVENNE UNA NAZIONE PROTESTANTE per motivi dinastici → Enrico voleva divorziare da Caterina d’Aragona e sposare Anna Bolena, ma il papa Clemente VII, alleato di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia (genitori di Caterina), negò al re il divorzio. La corte di Enrico quindi si divise: una fazione filo-cattolica, che faceva capo a Caterina e una fazione filo-luterana che faceva capo a Anna Bolena. Enrico, con l’aiuto di Thomas Cromwell e dell’arcivescovo di Canterbury, privò il clero di tutti i diritti e così questo (il clero) perse ogni autorità spirituale e giuridica. E nel 1534, con l’atto di Supremazia, Enrico acquisì ogni diritto. Nasce così la Chiesa inglese (anglicana), divorzia da Caterina e sposa Anna Bolena, incoronata nuova Regina d’Inghilterra nel 1533. I luoghi dedicati ai santi, gli altari, gli organi, le effigi religiose e le reliquie vennero distrutti e viene imposta nuova liturgia. Allo stesso tempo More fu rinchiuso nella Torre di Londra per essersi rifiutato di prestare giuramento all’Atto di supremazia e quindi di riconoscere Enrico come capo della Chiesa d’Inghilterra e fu decapitato nel 1535 per alto tradimento. Poeti alla corte di Enrico: Skelton, Wyatt, Surrey Alcuni poeti si lamentavano per la condizione “barbara” in cui versava l’inglese, come John Skelton (1460-1529), il più vecchio dei poeti della corte di Enrico, che denunciava addirittura la lingua di Chaucer. Nella sua Phyllyp Sparrowe, Skelton, denuncia la lingua inglese additandola come rozza. Ha insoddisfazione verso i modelli poetici precedenti, ma comunque utilizza il vernacolo per le sue opere satiriche. Verso adatto alla satira impetuosa della corte. Il suo capolavoro è The Bowge of Courte, satire aperte scritte in un verso irregolare, breve e ritmato per attaccare l’ipocrisia del clero. Egli rimane un poeta medievale, ma chiuso ad ogni influenza della produzione poetica del continente. Thomas Wyatt (1503-1542) fu invece il primo poeta inglese che importò la lirica italiana e latina in Inghilterra. Il mondo infido della corte divenne l’argomento delle sue opere più famose ed egli acquisì la consapevolezza del significato della traduzione e degli inevitabili spostamenti di senso che subiva l’inglese che doveva tradurre per il sovrano. Dalla poesia italiana, Wyatt imparò la disciplina formale, che mancava al verso medievale inglese. La rima più comune delle sue poesie è ABBA ABBA CDDC EE (3 quartine e un distico finale). Nell’argomento petrarchesco dell’amante insoddisfatto dell’amore dell’amata, Wyatt immette l’evocazione vivida della sua presenza fisica → sistema chiuso dell’amante petrarchesco incapace di raggiungere la sua donna se non nella memoria, viene aperto al contatto con un’amata oggetto di un desiderio concreto. Si passa dalla meditazione sullo stato infelice di un amore senza oggetto, al dialogo vivo con una donna non fredda come quella di Petrarca ma presente. Anche la politica di corte è viva e pressante nelle sue opere, come in They Flee from me, dedicata appunto a quest’ultima. Qui utilizza la rhyme royal di Chaucer e si lamenta dei rapporti tra gli uomini che mutano all’interno della corte a causa del posto che si occupa nella gerarchia → Mutabilità e imprevedibilità del mondo cortese. Wyatt in una lettera in versi che scrive ad un amico esprime il desiderio di fuggire dalla pressione della corte e di ritrovare la pace dell’anima, ma sa che la corte è il solo luogo dentro cui si può consumare il desiderio d’amore e di potere. Henry Howard, conte di Surrey fu il primo che riconobbe il merito di Wyatt di aver rinnovato il verso inglese attraverso il modello italiano. Egli apparteneva ad una famiglia di aristocrazia cattolica ed era quindi di sangue regale da entrambi i lati della famiglia. Surrey mise a punto la forma definitiva del sonetto inglese che verrà usata anche da Sidney e Donne: 3 quartine e un distico finale con rima ABAB CDCD EFEF GG. Inoltre inventò l’endecasillabo sciolto (blank verse). La sua fama si deve quindi alle sue invenzioni prosodiche e metriche. Sonetti con forma regolare e musicale, anche se meno vigorosi di quelli di Wyatt. Né Surrey né Wyatt pubblicarono le loro poesie in vita; Richard Tottel è lo stampatore che decise di raggruppare 97 poesie di Wyatt e 40 di Surrey in un’opera chiamata Tottel’s Miscellany. Scopo di questa raccolta è di rendere onore alla lingua inglese mostrando che essa può competere col latino e l’italiano. Questo libro diffuse la poesia del Rinascimento europeo fuori dall’ambiente cortese e rese possibile ai poeti inglesi delle generazioni successive di sentirsi eredi di un passato prestigioso. Gli umanisti: Elyot e Ascham Umanesimo → recupero del sapere dell’antichità. Disseppellimento della cultura antica avvenne allo scopo di modellare il presente seguendo l’esempio del passato. Un aspetto dell’umanesimo europeo è l’enfasi posta sulla pedagogia, fu infatti posta molta importanza all’educazione, per questo i maggiori umanisti furono tutori di re e aristocratici. Thomas Elyot (1490-1546) visse infatti alla corte di Enrico VIII e a lui dedicò la sua opera The Book Named the Governour, il cui scopo è quello di dimostrare che il buon governo dipende da una buona istruzione dei giovani della classe dirigente. Per Elyot, il regno deve organizzarsi intorno alla figura unificatrice del principe, perché solo un’unica fonte di potere può garantire la pace e giustizia. Inoltre Elyot dice che il prevalere della saggezza e della ragione nelle decisioni del re distingue il buon sovrano dal tiranno. Le sue opere comunicavano come i re avrebbero dovuto essere, non come effettivamente erano. L’Umanesimo ebbe inizio in Italia perché era la terra dove la cultura e la storia del mondo classico si erano svolte; l’Inghilterra invece mancava di un passato e di una cultura al pari di quelli italiani. La lingua inglese sembrava infatti ai traduttori, a differenza di quelle romanze, incapace di accogliere l’eredità latina. Roger Ascham in una sua opera attacca la cultura italiana portata in Inghilterra e le sue traduzioni. Egli era il tutore della regina Elisabetta I e la sua paura era che tutta questa importazione di traduzioni dall’Italia impedisse il decollo dell’identità nazionale. In realtà il vero bersaglio di Ascham era la vita di corte, infatti nella sua opera The Scholemaster si impegna in un programma di educazione dell’aristocrazia inglese attraverso il recupero della cultura latina e greca. La stampa La stampa provoca la drastica riduzione del prezzo del libro e la sua accessibilità ad un numero maggiore di lettori, infatti il numero degli alfabetizzati crebbe dal 20 al 60%. Poi toglie al clero e alla corte il monopolio della cultura fondata sul manoscritto. Il libro diventa merce e occasione di profitto. L’autore al tempo aveva un ruolo di secondo piano e gli stampatori erano i veri protagonisti. In Inghilterra fu introdotta da William Caxton. Questa rivoluzione culturale allarmò, però, le autorità che stabilirono la censura, in particolare sulla traduzione dei testi sacri, poiché la religione cristiana forniva l’unica legittimazione del potere politico. Autori e stampatori dovevano sottostare a regole rigidissime: qualsiasi cosa scritta doveva passare il vaglio dell’arcivescovo di Canterbury e del vescovo di Londra. Le stamperie inoltre non potevano superare un determinato numero. I figli di Enrico: Edoardo, Maria, Elisabetta Enrico VIII morì nel 1547 lasciando il trono al figlio Edoardo VI, avuto dalla terza moglie Jane Seymour. Edoardo salì al trono giovanissimo e malato e regnò per sei anni sotto il protettorato dello zio e del duca di Northumberland. Con il suo regno, la Riforma prese un aspetto radicale: fu cancellato l’obbligo di celibato dei sacerdoti, le immagini ancora sopravvissute nelle chiese furono distrutte e il rito dell’eucarestia viene celebrato in inglese e non più in latino. Il Book of Common Prayer, scritto da Cranmer, stabiliva la liturgia che doveva essere seguita durante le cerimonie religiose ed evitava il linguaggio emotivo nella descrizione della passione di Cristo → costituisce una rivoluzione liturgica. Edoardo morì nel 1553 e salì al trono Maria I, 37 anni, figlia di Caterina d’Aragona, che sposò il figlio del cugino Carlo V, Filippo II, futuro re di Spagna e alleato di Roma. Tutto ciò provocò una ribellione guidata dal figlio del poeta Wyatt, Thomas. Maria volle ricucire lo strappo con Roma e disfare le riforme religiose di Edoardo e Enrico e in più mandò sul rogo almeno 287 protestanti per eresia, persecuzione che le valse il titolo di “Bloody Mary”. La sua politica estera fu dannosa per l’Inghilterra. John Foxe, decano della nuova Chiesa anglicana, scrisse una raccolta di storie di sofferenze subite dai protestanti durante il regno di Maria, The Book of Martyrs, che fu uno dei libri più letti in Inghilterra con il suo carattere apocalittico e anticattolico e che ne fece uno dei capisaldi della letteratura protestante. Maria non ebbe figli e morì nel 1558. Salì al trono Elisabetta I. Il suo regno è stato uno dei più fortunati e pacifici della storia d’Inghilterra. Figlia di Anna Bolena, 25 anni, si trovò a governare un paese diviso da una minoranza di protestanti e una maggioranza di cattolici. Con lei la chiesa d’Inghilterra divenne più antipapista e Pio V la scomunicò per questo. Nonostante questo, i protestanti pensavano comunque che la sua Chiesa fosse ancora troppo papista. In realtà era una chiesa politica; Elisabetta regnò in condizioni sfavorevoli in quanto mancava un esercito e lei stessa aveva dei limiti posti dal Parlamento. Elisabetta rimase nubile e dichiarò di essere sposa unicamente della sua nazione; fu celebrata come un popolo, che vede alleati poeta e potere e che forgia l’identità nazionale. Il progetto doveva avere 12 libri ma Spenser ne scrisse 6 e il 7° lo lasciò incompleto. I primi 3 libri trattano le virtù della Santità, Temperanza e Castità; gli ultimi 3 dell’Amicizia, Giustizia e Cortesia, mentre l’ultimo incompiuto avrebbe dovuto trattare della Costanza. Ogni libro è a sua volta diviso in 12 canti, numero dei giorni nei quali si festeggiava l’ascensione al trono di Elisabetta impersonata da Gloriana, regina delle fate. Quest’opera è quindi un libro che ha lo scopo di istruire e formare la classe dirigente di Elisabetta/Gloriana. Per raggiungere questo scopo egli ha scelto di impartire le sue istruzioni morali attraverso l’uso della historical fiction di re Artù. The Fairie Queene è insieme epica e romanzo. Il poema epico doveva possedere una struttura lineare nella quale gli episodi fossero legati fino ad arrivare al finale, dove si raccoglieva il senso del poema. Il fine etico di questa opera è Gloriana, intorno alla quale i cavalieri mettono alla prova le virtù che rappresentano. È però anche romance, perché le storie dei cavalieri avanzano per episodi come un flusso senza fine, rispondendo alle aspettative del lettore. Spenser riesce a conciliare il profitto morale dell’epica con il piacere del romanzo. Le imprese delle dame e dei cavalieri di Spenser si svolgono in scenari fiabeschi. Il cavaliere viene sottoposto alla prova della sua virtù e dovrà superare quella della comprensione dei segni che gli vengono incontro. I cavalieri sono in cerca del significato della propria virtù. Le stanze hanno la rima ABABBCBC e sono suggellate da un alessandrino o esametro finale. The Fairie Queene è un esempio di come la parola scritta è capace di evocare visioni. Amoretti è invece la raccolta di 89 sonetti che Spenser dedicò alla sua seconda moglie, omonima della regina: ciò permetteva al poeta giustapposizioni o contrapposizioni tra amore privato e l’amore politico richiesto da Elisabetta. Racconta una vera storia d’amore e contiene una varietà di momenti del desiderio amoroso senza però quel distacco ironico presente nel canzoniere di Sidney. Epithalamion è una poesia composta da 24 stanze di 18 versi che celebrano il matrimonio e la felicità coniugale. Sia gli Amoretti che l’Epithalamion sono imbevuti di petrarchismo. La lirica degli anni Novanta: Daniel, Drayton, Campion, Davies, Mary contessa di Pembroke In questo periodo vi è la fioritura di sonettistica di tutta la storia della letteratura inglese per due motivi: • La morte eroica di Spenser avrebbe assicurato al sonetto inglese un’origine dotata di nobiltà di meriti. Con la sua forma breve il sonetto doveva comprimere nei suoi 14 versi la storia di un momento emotivo intenso. • Analogia tra discorso amoroso e discorso politico, tra desiderio d’amore e ambizione sociale. Con i sonetti si cercava quindi di insinuare attraverso una richiesta d’amore una richiesta di appoggio politico. A metà degli anni ‘90 il sonetto diventa di gran moda, forma poetica per eccellenza del cortigiano elisabettiano. Musica sacra e poesia Il gusto per la musica non diminuì nemmeno dopo la Riforma. Dall’inizio del secolo, la nuova messa in inglese richiese la traduzione dei salmi che dovevano essere cantati dai fedeli. I salmi biblici sono composizioni sacre dedicate alla lode di Dio, preghiere ebraiche che il Cristianesimo adotta seguendo l’insegnamento di Gesù. Erano scritti in forma poetica semplice e destinati all’accompagnamento musicale e furono tradotti da Miles Coverdale e introdotti nel Book of Common Prayer. LA PROSA Il romanzo: Gascoigne, Deloney, Nashe, Lily, Greene, Mary Wroth Nel ‘500, il racconto in prosa di storie inventate non era ancora un genere. In prosa si scriveva essenzialmente per istruire, per polemizzare, discutere, tradurre. Però vennero fatti vari esperimenti. Gascoigne, per esempio, è l’autore di quello che alcuni definiscono il primo romanzo inglese, The Adventures of Master F.J. (le avventure di F.J), che sono di carattere amoroso e si svolgono per lo più a corte, anche se l’autore prende le distanze dalle scabrose vicende del protagonista aggiungendo commenti critici. E per dare un’ulteriore distanza affida il racconto a due narratori esterni alla vicenda. I protagonisti invece dei romanzi di Thomas Deloney non sono né cortigiani né gentiluomini, come l’autore stesso afferma nella prefazione di The Gentle Craft, ma fanno parte della classe dei mercanti e degli artigiani, di cui vengono elogiate le virtù imprenditoriali e lavorative. Thomas Nashe è lo scrittore più irriverente e polemico del regno di Elisabetta. È famoso per il suo attacco al sesso femminile, attaccamento che ritroviamo in The Anatomy of Absurdity. In The Unfortunate Traveller (Il viaggiatore sfortunato), o la vita di Jack Wilton, è ambientata nell’Europa del ‘500, sconvolta dalla peste e dalla guerra. Le avventure del protagonista, il paggio di corte Jack, si susseguono per un periodo di 7 anni, durante i quali incontra i protagonisti della storia di quell’epoca. The life of Jack Wilton è il primo romanzo picaresco inglese, che per non essere censurato affida la narrazione ad un personaggio socialmente umile. Ma in seguito alla rappresentazione di The Isle of Dogs, il consiglio della Corona, avendolo giudicato scandaloso, fece arrestare gli attori, perquisire la casa di Nashe e sequestrare le sue carte. Non altrettanto interessante dal punto di vista della narrazione è Euphues: The Anatony of Wit di John Lily. Il romanzo ha una trama esile e si presenta al lettore come dibattito per dimostrare le virtù dell’intelligenza. L’opera ebbe, nonostante ciò, un immediato successo, per questo stile passato alla storia con il nome di EUFUISMO (= stile caratterizzato da un’elaborata struttura sintattica e da una straboccante ricchezza di digressioni). Anche Robert Greene adottò lo stile di Lily nei suoi primi romanzi. Greene non era un cortigiano e aveva frequentato l’università. I suoi romanzi maggiori seguono il modello del romanzo greco, storie fatte di intrighi, travestimenti, scambi di persona con inevitabili lieto fine. Ma l’autore che riuscì a riunire tutti i generi fu Lady Mary Wroth, figlia di Robert Sidney, fratello di Philip. The Countess of Montgomery’s Urania fu la prima opera letteraria inglese ad essere pubblicata da una donna. È certo che Lady Mary fu aiutata per le sue origini sociali, tuttavia il suo romanzo non godette di lunga vita. Geografia: Hakluyt, Ralegh Per tutta la prima metà del secolo, l’Inghilterra era rimasta fuori dalla conquista nel nuovo Mondo essendone protagonisti la Spagna e il Portogallo. Ma la sua posizione geografica divenne, nel ‘500, estremamente vantaggiosa , ed essendo un’isola la rendeva difficilmente attaccabile. Proprio dai primi viaggi nascono i primi racconti. Richard Hakluyt raccolse nella sua monumentale opera, The Principal Navigations, Voyage, Traffiques and Discoveries of the English Nation, tutti I resoconti di viaggio dei colonizzatori inglesi. Hakluyt presentava il progetto di colonizzazione come un modo per strappare alla Spagna il monopolio delle rotte oceaniche e per emanciparsi economicamente attraverso il commercio e non lo sfruttamento dei popoli colonizzati. Nei loro viaggi i narratori di Hakluyt trovano sia ostacoli naturali, che nemici umani che potevano essere tanto gli abitanti di quei luoghi tanto i nemici spagnoli. Il più sofisticato dei narratori fu Walter Ralegh, divenuto famoso più per la sua vita che per le sue opere. Ralegh era di umili origini, ma la sua intelligenza e il suo comportamento teatrale attirarono l’attenzione della regina. Fu famoso per i suoi abiti sfarzosi, per essere poeta, colonizzatore, storico, esploratore e protettore di poeti e scienziati, geografi e matematici tra cui Thomas Harriot, che fu sospettato di ateismo per aver esplorato il cielo. Essendo Ralegh suo amico, l’accusa colpì anche lui, ma Ralegh si salvò facilmente in quanto era sempre stato fedele alla regina, tanto da battezzare la prima colonia inglese, Virginia, in suo onore. Quando alla morte della regina salì al trono Giacomo I, la guerra con la Spagna ebbe fine e Ralegh, che fino ad allora aveva considerato gli spagnoli come barbari, fu rinchiuso nella Torre di Londra per alto tradimento fino alla condanna al patibolo. Nella Torre scrisse la sua ambiziosa e monumentale History of the World. Qui medita sull’ascesa e la caduta degli imperi nel mondo antico e la sua amarezza per la mutabilità umana conosciuta nella sua vita. IL TEATRO A corte A causa della Riforma, il teatro religioso fu soppresso perché giudicato incompatibile con la nuova disciplina religiosa per il trattamento blasfemo di soggetti sacri. Si sviluppò, quindi, un altro genere teatrale, l’interlude, che prevedeva l’illustrazione drammatica di un breve episodio attraverso il confronto tra i personaggi, spesso allegorici. Nei primi anni della Riforma l’interludio era di stampo protestante e conteneva attacchi al cattolicesimo. Un esempio è John Bale, che riuscì ad utilizzare l’interludio morale in chiave protestante e scrisse circa 20 drammi. Nelle università di Oxford e Cambridge e nelle scuole erano gli studenti stessi che rappresentavano i drammi e fu proprio lì che si perfezionò la struttura del dramma inglese sulla scia del modello latino e italiano. In città Il teatro elisabettiano che si sviluppò in Inghilterra alla fine del XVI secolo fu l’espressione culturale, letteraria e linguistica più dirompente d’Europa. Il suo maggiore esponente fu Shakespeare. Nel ‘500, la popolazione di Londra crebbe moltissimo a causa di un’immigrazione dalla provincia: si andava a vivere a Londra per i salari più alti, più assistenza, maggiori opportunità di lavoro ed inoltre a Londra risiedeva la corte, centro politico dove si poteva fare carriera. Il teatro e i drammaturghi erano sotto la protezione dell’aristocrazia. La prosperità economica, lo slancio intellettuale e la varietà della popolazione furono condizioni ottimali per la nascita del teatro elisabettiano. Andare a teatro era comunque una pratica osteggiata dalle autorità cittadine, che si lamentavano perché gli spettacoli si tenevano durante il giorno e dai religiosi, che consideravano il teatro immorale. Anche il travestimento degli uomini per l’interpretazione di ruoli da donne veniva condannato (alle donne fu permesso di recitare solo nella seconda metà del ‘600). La regina amava però assistere alle rappresentazioni teatrali durante le feste di Natale, quindi le compagnie teatrali potevano contare sulla sua protezione e diventarono stabili. Il Master of the Revels (maestro delle cerimonie), colui che organizzava eventi importanti, divenne piano piano censore. Egli aveva il compito di tagliare ogni riferimento a eventi o personaggi contemporanei che potesse avere delle ripercussioni → solo alcune compagnie ricevettero la licenza di recitare. Per sottrarsi all’ostilità del governo cittadino, i primi teatri stabili furono costruiti alla periferia di Londra, come il “Globe”, la vedova di Edoardo IV, la regina Elisabetta (York), riunisce le case di York e Lancaster e fonda la dinastia dei Tudor nel 1485. La seconda tetralogia è invece composta da Richard II, 2 parti di Henry IV e Henry V. Enrico IV, che aveva ucciso re Riccardo II per usurpargli il trono, insicuro del potere ottenuto attraverso il regicidio, deve fronteggiare la ribellione dei nobili scozzesi che lo avevano appoggiato nella sua scalata al trono. La storia parallela alla principale tratta dell’amicizia di Hal, futuro Enrico V e figlio di Enrico IV, con dei ragazzi scapestrati e senza mestiere fra cui ricordiamo Falstaff, il più celebre personaggio comico di Shakespeare (le due storie vengono affiancate). Il rapporto tra Hal, nobile, e i suoi amici è solo apparentemente alla pari, poiché Enrico V, appena incoronato, ripudierà Falstaff e la sua vita giovanile per assicurare l’ordine della monarchia. In seguito, viene raccontata la vittoria di Enrico V nei confronti della Francia nella battaglia di Agincourt (1415), in cui l’Inghilterra sconfisse la Francia. Nell’ultimo atto, la conquista guerresca si trasforma in una deliziosa conquista amorosa in seguito al corteggiamento di Caterina, figlia del re di Francia, da parte di Enrico. Le commedie Le protagoniste assolute delle commedie sono le donne e le storie avvengono in luoghi immaginari ma anche in posti come Venezia, Vienna, Padova. The Two Gentlemen of Verona, forse primo lavoro shakespeariano, parla di 2 amici Proteus e Valentine innamorati di Silvia, ma al contempo c’è Julia che insegue Proteus travestita da ragazzo. Valentine e Proteus rappresentano rispettivamente romanticismo e antiromanticismo e Shakespeare sembra mettere in chiaro che vizi e virtù sono facilmente ribaltabili. Per quanto riguarda le protagoniste femminili vi è un confronto tra Silvia, l’idealizzata, e Julia più terrena, eroina dell’amore non corrisposto che assume maggior rilievo. The Comedy of Errors narra la storia di due coppie di gemelli separati e poi ritrovati, essa sfrutta tutti gli ingredienti della commedia classica: lo scambio di persona, la moglie bisbetica, la cortigiana sensuale, gli equivoci la confusione e il ritrovamento finale. The Taming of the Shrew (La bisbetica domata) è invece la storia di Petruchio che riesce a domare Katherine trasformandola in intollerabile bisbetica a dolce e sottomessa moglie. Certo, l’opera non dà grande omaggio alla dignità della donna ma l’intelligenza di Katherine attira lo spettatore. Tutte queste commedie sono ispirate a modelli già esistenti, la vera originalità di Shakespeare inizia con A Midsummer Night’s Dream . La storia è ambientata in un’immaginaria Atene e le nozze tra Teseo e Ippolita vengono interrotte dalle turbolenze amorose di 4 ateniesi (Ermia, che è innamorata di Lisandro, ma è promessa sposa a Demetrio, corteggiato da Elena) poiché ad Atene non si riesce a sciogliere il nodo affettivo tra i 4 essi si trasferiscono in un bosco dove regnano Oberon e Titania, re delle ombre e regina delle fate. La luce lunare del bosco si oppone alla soleggiata Atene e rende possibile cambiare il gioco amoroso: chi era inseguito ora insegue e viceversa. Quindi tal intreccio sarà risolto con un incantesimo che però provocherà strani innamoramenti. Alla fine l’incredibile imbroglio si placa e tutto ritornerà in ordine. Ritornati ad Atene, essi si chiedono se l’esperienza vissuta nel bosco fosse davvero accaduta, arrivando alla conclusione che il sogno del bosco era solo una visione che però, avendo provocato molto disordine, ha creato anche un nuovo ordine. L’opera più popolare è senza dubbio Romeo and Juliet (1594-95), che nel “First Folio” è catalogata come tragedy a causa del suo finale tragico, anche se non è una vera e propria tragedia dato il suo tema amoroso. Nel prologo, si racconta di come due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, si siano osteggiate per generazioni e di come al loro conflitto si porrà fine col tragico suicidio di Romeo e Giulietta, adolescenti innamorati l’uno dell’altra e appartenuti il ragazzo alla famiglia dei Montecchi e la ragazza a quella dei Capuleti. Paride, giovane nobile, aveva chiesto ai Capuleti di dargli in moglie la figlia, Giulietta, di soli 14 anni. Capuleti allora lo aveva invitato ad attirare l’attenzione della figlia durante il ballo in maschera che si sarebbe tenuto l’indomani. Romeo, rampollo sedicenne dei Montecchi, è innamorato di Rosaline, che non corrisponde. Mercuzio e Benvolio, amico e cugino di Romeo, lo convincono ad andare al ballo dei Capuleti per farlo divertire. Romeo, che spera di vedere Rosaline, incontra invece Giulietta. I due ragazzi si scambiano poche parole, ma sufficienti a farli innamorare l’uno dell’altra. L’indomani Frate Lorenzo unisce in gran segreto in matrimonio Romeo e Giulietta, sperando che la loro unione potesse portare pace tra le rispettive famiglie. Dopo una serie di ostacoli (la morte di Mercuzio e Tebaldo), Romeo, in esilio, viene a sapere che Giulietta è morta a causa della peste (in realtà Frate Lorenzo le dà una pozione che la porterà alla morte apparante, per non sposare Paride), così Romeo si procura un veleno, fa ritorno a Verona e si inoltra nella cripta dei Capuleti, determinato ad unirsi a Giulietta nella morte. Romeo, dopo aver ucciso in duello Paride, che era giunto nella cripta, e aver guardato teneramente Giulietta un’ultima volta, si avvelena. Quando giulietta si sveglia, trovando l’amante e Paride morti accanto a lei, si trafigge con il pugnale di Romeo. Nella scena finale, le due famiglie e il Principe accorrono alla tomba, dove Frate Lorenzo gli rivela l’amore e il matrimonio segreto di Romeo e Giulietta. Le due famiglie sono così riconciliate dal sangue dei loro figli e pongono fine alla loro guerra. L’accettazione della proposta di matrimonio da parte di Giulietta costituisce il primo scandalo della storia: la parola d’amore, un’esclusiva di solito del sesso maschile, è ora in possesso dell’amata. Il secondo scandalo della storia è la necessaria perdita del “nome” che questo amore richiede. (Infine, Mercuzio è il più paradossale personaggio del dramma poiché possiede una lingua tagliente. A causa della morte casuale avvenuta nel mezzo di un insensato litigio tra le due opposte famiglie, egli sembra evocare il rivale di Shakespeare, il drammaturgo Marlowe, assassinato nel mezzo della lite tra le fazioni opposte di cattolici e protestanti). The Merchant of Venice narra di due vicende che proseguono parallele sino ad incontrasi alla fine. Al centro della prima vicenda c’è il mercante Antonio, il quale chiede del denaro a Shylock, un usuraio che lo obbliga a pagare con una libbra della sua carne il denaro ricevuto, nel caso di mancato pagamento. Nella trama secondaria, Bassanio corteggia e infine conquista la bella Porzia. Quest’ultima, nell’atto IV, vestirà la toga di un avvocato usando il proprio ingegno per salvare Antonio dalle terribili condizioni dettate da Shylock: la legge trionferà e Shylock verrà punito. Quest’opera mette a fuoco i mali del capitalismo: l’avidità, la spietata competizione e l’assoluta amoralità. Al centro dell’opera Much Ado About Nothing (molto rumore per nulla), vi è la calunnia. L’innocente Hero, figlia di Leonato, che ospita nella sua casa di Messina Don Pedro (principe d’Aragona) e Don John (suo fratellastro), sta per sposare il conte Claudio, al seguito di Don Pedro. Don John fa in modo che il conte Claudio creda che Hero lo tradisca, inducendolo ripudiarla. Dopo una lunga serie di equivoci e malintesi, l’inganno verrà svelato ed Hero e Claudio di sposeranno. Uno dei personaggi femminili più brillanti è Rosalind, protagonista di As you Like it (dedicata a Marlowe). Racconta la storia d’amore tra Rosalind, nipote del duca Frederick, e Orlando, figlio di un nemico del duca. Entrambi, però l’uno all’insaputa dell’altra, si rifugiano nella foresta di Arden per sfuggire alla persecuzione dell’insidiosa politica di corte (Rosalind fugge nella foresta travestita da ragazzo, Ganimede). Shakespeare introduce due matti, Touchestone e Jacques, a cui è concesso di parlare liberamente, proprio in quanto fuori di testa. Essi sfatano il “topos” del “locus amoenus” come luogo meraviglioso e lontano dall’indaffarata vita cortese, adducendo che la vita in un “locus amoenus” è noiosa. Rosalind travestita da Ganimede finge di recitare la parte di Rosalind con l’intento di curare Orlando, malato d’amore per la vera Rosalind. In questo modo, travestendosi cioè da Ganimede, Rosalind si concede il lusso di esprimersi liberamente. The Twelfth Night, or What You Will: la protagonista, Viola, accetta docilmente di indossare gli abiti da paggio, chiamandosi Cesario, per raggiungere il fratello gemello Sebastian, da cui era stata separata a causa di un nubifragio. Lei si innamora del duca Orsino, che però è innamorato di Olivia, la quale si innamora di Viola nelle vesti di Cesario. Vi è dunque un intreccio comico in cui nessuno ama la persona giusta. Viola vestita da paggio è identica al fratello Sebastian, così Olivia sposa Sebastian credendo di sposare Cesario. Non si tratta solo di uno scambio di persona, ma di uno scambio di sessi perché la differenza tra uomo e donna è cancellata. Il travestimento, che permetteva a Rosalind e Porzia di svolgere funzioni maschili, come argomentare, diviene per Viola un impedimento alla seduzione del Duca: Viola otterrà Orsino solo per un’affrettata e immotivata svolta della trama. Measure for Measure è catalogata insieme alla commedie, ma l’atmosfera fosca e chiusa la cataloga come dark comedy (commedia cupa) e problem play (dramma problematico). Vincenzo, duca di Vienna, afferma di voler lasciare la città per svolgere una missione diplomatica e incarica Angelo di governare in sue veci. Claudio, fratello della novizia Isabella, viene spropositatamente condannato a morte da Angelo per aver messo incinta prima del matrimonio la sua promessa sposa Giulietta. Isabella chiede ad Angelo di non fare uccidere il fratello, ma lui, affinché davvero Claudio venga salvato, chiede ad Isabella di avere un rapporto sessuale con lui. Isabella, disgustata dal sesso, valuterà la sua castità più della vita del fratello, facendosi complice della sua crudele condanna. A sciogliere il nodo interviene il duca Vincenzo, rimasto lucido e nascosto a guardare dall’esterno le torbide vicende di Vienna. Egli, nella seconda parte del dramma, manovra i personaggi della vicenda impartendo ad ognuno di essi punizioni e ricompense. Le tragedie e il regicidio Tema prediletto delle tragedie di Shakespeare è il regicidio; Julius Caesar (1599) e Macbeth (1606) esplorano infatti la coscienza del regicida. Nella prima opera la storia di Cesare,ucciso al culmine del suo potere, rendeva possibile affrontare la questione della tirannia e della legittimità del regicidio. I trattatisti dell’epoca dicevano che un re è un tiranno quando non agisce per il bene del popolo. Anche se il vero personaggio tragico qui è Bruto, il congiurato costretto dalla falsa convinzione di agire per il bene di Roma a unirsi all’assassinio di Cesare. È dentro la sua coscienza che la domanda ”È Cesare un tiranno o non lo è?” assume dimensioni insostenibili. Si suiciderà per il senso di colpa. Per quanto riguarda Macbeth, scritto nei primi anni del regno di Giacomo I, il protagonista è appunto Macbeth, che uccide nel sonno il re Duncan allo scopo di prenderne il posto. Il vile assassinio, consigliato dalla moglie, è commesso dietro di una spinta di un’ambizione smisurata ed è l’origine di una tempesta emotiva. Gli stessi fantasmi che riempiono la coscienza del colpevole appaiono anche in natura, come il fantasma di Banquo, scomodo testimone eliminato da Macbeth. L’incubo che perseguita il protagonista non lo fa più dormire ed il senso di colpa colpisce anche la moglie Lady Macbeth che si suicida. Il regicidio iniziale mette in moto una catena di delitti e il mondo di Macbeth diventa un’insensata allucinazione. A riportare l’ordine è il figlio di Duncan, venuto a vendicare il padre, mentre il fantasma di Banquo si rivelerà il capostipite della dinastia Stuart, cioè quella di Giacomo I. La poesia Shakespeare scrive due poemetti: Venus and Adonis e The Rape of Lucrece. Il primo poemetto, del 1194, è dedicato a Henry Wriothesley, conte di Southampton. Il poemetto racconta la storia di Venere e Adone con una novità (ispirato alle Metamorfosi di Ovidio in cui Adone ricambia l’amore): Adone, adolescente acerbo e recalcitrante, ama andare a caccia e di amore non ne vuole sapere. Tra i due comunque si apre un dialogo in cui Venere, oltre a cercare di convincerlo a baciarla, discute sul pericolo inerente alla caccia del cinghiale, spiega metafisicamente il motivo per cui la notte è scura e la risposta di Adone culmina nella contrapposizione tra amore e libidine. Al finale Adone muore durante la pericolosa caccia al cinghiale, il suo corpo si dissolve e Venere raccoglie il fiore che lascia al suo posto. Il secondo poemetto (dedicato allo stesso conte), basato sui Fasti di Ovidio, narra la storia realmente avvenuta nel 509 a.C. dello stupro della romana Lucrezia, moglie di Collatino, da parte di Tarquinio, e del conseguente suicidio di lei. La prima parte è dedicata a Tarquinio, di cui è descritto il nascere del turbamento sessuale. In seguitola parola passa a Lucrezia che si lamenta, maledice Tarquinio e inizia a contemplare il suicidio. È però nei Sonnets che la poesia di Shakespeare raggiunge il suo più alto compimento. Pubblicati nel 1609, la raccolta consta di 154 sonetti: la prima parte, fino al sonetto 126, è dedicata al “Fair youth”, un giovane di grandi virtù e di bell'aspetto che funge da perno attorno al quale l'intera raccolta si muove. La seconda parte, dal sonetto 127 al 152, è dedicata alla “Dark lady”, una figura che incarna l'esatto opposto dell'ideale petrarchesco di donna, al quale tutte le raccolte di sonetti scritte fino ad allora si ispiravano. I restanti due hanno come argomento Cupido. La maggior parte dei sonetti sono indirizzati ad un uomo e quando sono destinati ad una donna, essa ha fattezze tutt’altro che angeliche: è infernale. Importante è il tema dell’arte, che non si oppone alla natura, ma ne fa parte e la supera. Altro tema caro è l’opposizione tra arte e artificio, tra vero e falso. Piuttosto che adulare e fingere, il poeta deve preferire rimanere muto. La donna in Shakespeare è insieme il paradiso e l’inferno e l’amore del poeta per lei è una malattia che lo rende pazzo. La struttura: 14 pentametri giambici divisi in un’ottava, dove è svolta la prima parte dell’argomento, e una sestina, che introduce un argomento oppositivo. Il distico finale raccoglie quasi sempre i significati contrastanti presentati nelle prime due parti, riconciliandoli o mostrandone l’inconciliabilità. Shakespeare fa uso di ogni tipo di linguaggio. Giacomo I: streghe e “masques” Il testamento di Enrico VIII, padre di Elisabetta, dichiarava che ad Elisabetta dovevano succedere i discendenti della sorella minore di Enrico VIII, Maria Stuarda. Fu così che, quando nel 1603 Elisabetta morì per depressione, fu incoronato re Giacomo I Stuart, figlio proprio di Maria Stuarda, decapitata nel 1587 e a lei succeduto nel regno di Scozia col titolo di Giacomo VI. L’ascesa al trono d’Inghilterra di Giacomo I Stuart significò, nelle sue intenzioni, l’unione delle due corone. La sua politica internazionale saggia ed equilibrata gli valse il titolo di rex pacificus. Era un difensore del diritto divino del re ed era insofferente delle limitazioni al suo potere. Soffriva di malattie di persecuzione e pensava che centinaia di streghe cospirassero contro di lui. Giacomo si faceva vanto di proteggere le arti e gli intrattenimenti più noti furono i masques → spettacoli splendidi e sontuosi che richiedevano la collaborazione tra scrittori, scenografi,ingegneri e compositori. Le scenografie erano fantastiche. Molti testi venivano scritti da Ben Jonson per attori che altro non erano che gli stessi nobili della corte vestiti con stravaganti abiti, che pera tradizione venivano fatti a pezzi dopo ogni rappresentazione. Questa corte divenne troppo dispendiosa e corrotta per i sudditi inglesi, infatti iniziarono a crescere tendenze antimonarchiche che portano successivamente alla decapitazione del figlio di Giacomo I, Carlo I Stuart. Jonson Uno dei più importanti scrittori di “masque” fu Ben Jonson. Egli difese la dignità e la serietà della professione del poeta e fondò una sorta di scuola poetica con un gruppo di giovani seguaci. Jonson scrisse elegie (componimenti in versi d’intonazione lirica in cui prevalevano sentimenti di alienazione, sgomento e nostalgia per la perdita di un passato che rappresentava stabilità e sicurezza), epigrammi cattivi e sconci, odi e tributi ad amici ed anche al Re. Lui stesso pubblicò, nel 1616, l’intera produzione poetica (The Works of Benjamin Jonson), creando l’idea moderna di autore. Inoltre, per il teatro scrisse sia commedie che tragedie. Every Man in his Humour costituisce il primo vero successo di Jonson e inaugura la serie delle commedie degli “umori”: secondo la teoria degli “umori” a cui Jonson fa riferimento, ogni uomo è costituito da 4 umori che interagiscono. Si tratta di collera, sangue, flemma e malinconia, che corrispondono ai 4 elementi dell’universo (aria, fuoco, acqua e terra). La buona salute sarebbe il frutto di un equilibrio perfetto tra questi 4 umori e, di conseguenza, uno squilibrio nella loro proporzione sarebbe all’origine delle malattie. I personaggi di Jonson sono determinati da uno solo di questi umori, del quale sono schiavi. The Alchemist: l’azione di questa commedia si svolge interamente in una casa del quartiere di Blackfriars a Londra, dove Subtle (sottile) e il suo assistente Face fingono di essere due alchimisti capaci di trasformare il vile metallo in oro con la loro pietra filosofale. Questa sorta di magia attira amici e clienti, intenzionati a realizzare ognuno il proprio sogno di gloria. L’alchimia, scienza filosofica e medica, la si intende come scienza dei miracoli. Subtle e Face ovviamente, promettendo ai loro clienti la realizzazione delle loro fantasie di onnipotenza, non fanno altro che ingannarli. Anche in Volpone il soggetto principale è il desiderio di ricchezza affiancato al desiderio sessuale. L’oro che il furbo Volpone, ricco veneziano senza figli, accumula è il fulcro dell’azione. Egli finge di essere in punto di morte al fine di ottenere doni e favori dagli aspiranti eredi che lo circondano. Mosca, suo aiutante e parassita, fa credere ad ognuno di loro di essere l’erede designato, e in tal modo ottiene da loro ricchi regali. Appena, nella storia, compare la bella e casta Celia, egli ribalta la prospettiva sulla malattia, mostrando di possedere l’elisir della giovinezza. Ma, al finale, per Volpone non ci sarà scampo poiché verrà scoperto e sarà messo in prigione, dove si ammalerà sul serio. Epicoene mette in scena la storia di un uomo, Morose, che detesta i rumori, soprattutto quelli della città. Per cui si rifugia in una vita isolata accompagnato da un unico servo dal nome eloquente di Mute. Morose sposerà Epicene, donna apparentemente silente, ma che si rivelerà un ragazzo travestito fornito di una fastidiosa e fluente verbosità. I personaggi delle opere di Jonson si riducono a due categorie: imbroglioni e imbrogliati. Quello che Jonson studia è l’eccentricità della società urbanistica della Londra contemporanea. Nelle poesie di Jonson appare l’ideale classico e armonioso ed è qui che ricostruisce per l’intellettuale un ruolo fondamentale, quello di maestro e giudice nei confronti della società. To Penshurst, poesia in distici penta metrici, dedicata alla residenza di campagna della famiglia Sidney, nel Kent, è la prima poesia dedicata ad un luogo nella letteratura inglese, inaugurando il genere del Country House Poem. Nella sua naturale semplicità, l’aristocrazia dei Sidney, non crea mura pretenziose ma luoghi di un’abitazione ideale e ospitale. Infatti, contro l’eccesso, lo sfarzo e l’ambizione Jonson propone gli ideali della discrezione e dell’occultamento dell’io incarnati dai Sidney e dalla loro dimora, ideali che possono consentire una civile convivenza tra gli uomini e soprattutto tra arte e potere. Ben Jonson scrisse i testi dei più bei “masques” (opposto della satira perché elogia e non critica) del ‘600. Si trattava di celebrare il potere del re e non di discuterlo come faceva Shakespeare. Jonson introduce inoltre l’antimasque, uno spettacolo di disordine che di solito inizia o precede la masque stessa. È caratterizzato da irregolarità e dai personaggi della classe inferiore: alchimisti, streghe, o comunque personaggi comici, grotteschi, antagonisti della Virtù, che rimanevano in scena fin quando apparivano le forze della Virtù impersonate dai nobili, che trionfavano su di loro a ristabilire l’ordine. La tragicommedia All’inizio del secolo vi è un grande mutamento del teatro: nascevano i teatri privati, chiusi, piccoli ed il prezzo era più alto. A frequentarli, infatti, furono soprattutto i ricchi. Un vecchio monastero domenicano fu convertito in teatro nel 1596 e usato dai “Lord Chamberlain’s Men” ed era illuminato da candele con musica per accompagnare la rappresentazione. Mutano anche i drammi stessi: nascono le tragicommedie, nuovo genere del teatro europeo che non era né commedia, né tragedia ma un misto delle parti più significative di queste. La morte non viene rappresentata (il che è sufficiente per non farne una tragedia), bensì sfiorata (il che è sufficiente a non farne una commedia). In generale comunque venivano raccontate le tribolazioni, i pericoli e le sofferenze di gente comune a cui spettava un decoroso lieto fine. La tragedia La tragedia diventa un vero manicomio e prende varie direzioni: • Murder play o tragedia domestica → tragedia di comuni uomini borghesi che compare nelle cronache del tempo. • Tragedia di stato → tragedia che avviene in corti labirintiche in cui gli intrecci si sovrappongono sostituendo la vicenda dell’unico personaggio con quella della catastrofe collettiva. • Tragedia di vendetta → tutta la vicenda ruota intorno alla vendetta di un crimine rimasto impunito. CAPITOLO 3 Il Seicento Il Seicento si apre con la salita al trono di Giacomo I Stuart che univa le corone di Scozia, Inghilterra e Irlanda. Gli succedette, nel 1625, il figlio Carlo I. Egli fu impegnato in una lunga lotta di potere contro il parlamento, che temeva le sue aspirazioni assolutistiche. Ci furono, durante il suo regno, tensioni politiche e religiose, che portarono alla guerra civile inglese (1642 – 1651) in cui si scontrarono PURITANI, PARLAMENTARI E MONARCHICI. Oliver Cromwell condusse implicano mobilità, fluidità, annullamento di identità o di confini precisi tra oggetti. Il corpo umano viene visto come superficie plastica permeabile, segnata da innumerevoli ferite che procurano “un dolce e sottile dolore”. Si tratta di un corpo inesauribile vitale che rinasce a molte vite per poter godere dell’estesa di molte morti. Tutto tende ad essere più indefinito, dalla fusione del maschile col femminile e dello spirituale col carnale, alla dilatazione infinita del tempo, alla ciclicità del pensiero che tende a ritornare su sé stesso, in quanto non gli è concessa nessuna direzionalità a causa dell’assenza di un interlocutore. Infatti, qui la polarità dell’Altro (Dio) non è premessa necessaria all’introspezione e al recupero del sé interiore e più vero. Henry Vaughan In Silex Scintillans, Vaughan vede il sacro e il privato come la stessa cosa, il rapporto dell’individuo con il divino non sottostà quindi ad alcuna mediazione istituzionale. Molti dei suoi temi e miti centrali (es: rapporto io/natura, nostalgia per l’infanzia) appaiono straordinariamente vicini ai temi e ai miti della poesia romantica, costituendo effetti di sorprendente modernità. La ricerca mistica dell’io può avvenire solo in vasti panorami montani e agresti aperti allo sguardo e senza traccia di intervento umano, a partire dai segni e dalle manifestazioni di Dio nella natura. Nella rappresentazione dell’io è fondamentale il legame col passato,che investe di nostalgia l’esperienza del presente poiché il passato, proprio in quanto tale, era più vicino alle origini divine di cui era più semplice richiamare qualche memoria. Per l’intero suo corso, il presente dell’esistenza terrena si caratterizza come assenza e desiderio della “casa” situata in un Altrove di cui si è smarrita la via. Thomas Traherne Nelle liriche e prose poetiche di Thomas Traherne un tema ricorrente è quello della celebrazione dell’infanzia. Il fanciullino di Traherne vive un’esistenza d’infinito stupore e felicità estatica al contatto con l’inesauribile varietà e bellezza del creato. Si determina tuttavia in certi momenti nel bambino il senso di attesa di una felicità ancora più intensa e più vera. È il desiderio di raggiungerla che gli impedisce di sentire pienamente la gioia del presente. Andrew Marvell La poesia di Marvell è caratterizzata da un’ambiguità di fondo che sottrae il discorso a ogni tentativo di interpretazione unica e definitiva. Dal momento che manca qualsiasi punto di riferimento partendo dal quale sia possibile sviluppare una lettura unitaria, inevitabilmente l’io si frammenta in una pluralità di voci, le quali esprimono sentimenti e posizioni spesso fortemente contraddittori (es: il lettore può trovare sia l’esaltazione che la svalutazione della vita contemplativa). Tutte le possibili antitesi che presenta Marvell(natura/arte; giorno/notte;campagna/ città) sono impossibili da semplificare o ridurre a una, ma si riconducono alla primaria antitesi tra bene e male, assolutamente non semplificabile. I CAVALIERI Ben Jonson Come già visto, Jonson con To Penshurst inventa il genere del country house poem. In questa epistole, l’IO si rivolge direttamente alla dimora stessa, scoprendo ovunque i segni e le tracce della presenza invisibile del proprietario Robert Sidney, il quale finisce per acquisire tratti quasi divini, accentuati dal fatto che per riferirsi a lui viene utilizzato, al posto del nome proprio, il termine “lord”. Altra epistola, To Sir Robert Wroth, canta le gioie innocenti di una vita agreste ricca di valori semplici e antichi, in contrapposizione al disordine e alla corruzione della città e della corte. Jonson utilizza e rielabora con successo anche forme ereditate dagli elisabettiani, come quella del song, legata alla rappresentazione dell’eros e caratterizzata da concisa eleganza e musicalità. I temi amorosi e religiosi però non sono tra i temi favoriti della lirica di Jonson, proprio per la natura tendenzialmente civile e morale dei suoi versi, che finiscono per assumere una dimensione pubblica di riflessione e ammaestramento anche quando si fanno vicoli di sentimenti e passioni del tutto personRali. Robert Herrick Il cavaliere Herrick salda insieme la sfera religiosa e quella mondana e politica. Le sue poesie sono raccolte nelle Hesperides. Questa raccolta contiene più di 1400 liriche di vario metro, argomento e genere, accomunate dalla scorrevolezza e dalla naturalezza della scrittura che affronta gli argomenti più complessi con un tono ingannevolmente superficiale. Il tema principale è quello della festa annuale per la celebrazione della primavera. Al tempo stesso, vengono descritte le gioie della festa e le regole per il suo buon funzionamento. La poesia diventa quindi luogo di produzione di valori. Il suo stile piccante allude spesso all’amore fisico e al corpo femminile. Una di queste liriche presenta i meccanismi che governano il rapporto tra chi possiede la campagna e chi la coltiva, mettendo fin dall’inizio l’accento sulla fatica e sui duri lavori grazie ai quali il padrone dei campi può veramente dirsi tale. È un riconoscimento che serve essenzialmente a separare la festa, come momento qualitativamente “alto” proprio perché eccezionale, da una vita quotidiana di penosa attività. Molte sue liriche rappresentano la transitorietà della natura e dell’esistenza umana, riuscendo tuttavia ad attenuare il tono malinconico con la suggestione dell’accessibilità della vita eterna che diventa gioiosa certezza. Thomas Carew La poesia di Carew pone questioni centrali sulla natura del potere e sul rapporto tra l’esperienza dell’amore e le convenzioni imposte dalla società. Le sue liriche cantano l’amore, il piacere e la giovinezza in tono gioioso nonostante il ricorrere del tema della transitorietà della vita. Alla base della poesia erotica di Carew sta un invito all’amore visto come soddisfazione dei sensi e legittimo piacere. La descrizione dell’Elisio, il paradiso degli amanti dove proprio la soddisfazione dei sensi è la regola prima dell’agire, non propone un’evasione dalle costrizioni della società, ma il modello mitico di un originale stato di assoluta innocenza. Ci s’interroga quindi sul difficile equilibrio fra individuo e collettività, desiderio e codici generali di comportamento. Richard Lovelace La sua lirica è pervasa da un senso profondo della transitorietà delle cose umane e dell’interesse per le belle arti e la musica. Viene presentato il codice cavalleresco che governa l’esistenza di un gentiluomo – soldato, nel quale il sentimento dell’onore deve prevalere su tutto. Molti degli emblemi animali sono allegorie non solo morali ma anche politiche: per esempio, The Grasse – hopper fa della cicala l’incarnazione dell’età dell’oro pre - rivoluzionaria e della felicità che vi si godeva grazie alla politica Stuart della festa e del ritorno alla campagna. John Milton (1608-1674) John Milton è, dopo Shakespeare, l’altro gigante della poesia e della letteratura inglese. Egli si laurea a Cambridge. La sua poetica va contro ai modelli della letteratura aristocratica ed egli stesso si pone come un nuovo tipo di intellettuale impegnato. Scrive un’elegia pastorale, Lycidas, raccolta poi nei Poems. Qui il protagonista maschile, Tirsi, piange e si dispera per la scomparsa prematura della sua amata, Licida, ed estende il suo dolore a tutta l’umanità: qualsiasi sforzo umano è vano se non ha basi nel mondo spirituale. San Pietro fa un discorso sulla corruzione del clero e da qui in poi la figura arcadica del pastore diventa portatore di una doppia identità: quella classica e quella cristiana. Il pastore arriva così a personificare un modello di poeta che cerca di indirizzare i lettori verso la rettitudine mondana e la salvezza eterna. Lycidas si trova alla fine della prima sezione dei Poems, sezione all’interno della quale ci sono anche le due poesie “gemelle” L’Allegro e Il Penseroso. In queste due poesie vi sono due tipi di atteggiamento diversi: da una parte la ricerca dell’autoaffermazione e della realizzazione come uomo, nell’altra la voglia di realizzarsi come poeta. Milton ovviamente sceglie il secondo come modello di vita. Lo stile di vita del Il Penseroso comporta la solitudine e il contatto con la natura, mentre L’Allegro concerne la ricerca umana del piacere. Quindi il primo ha una natura cristiana, quindi l’esperienza della vita è legata alla cristianità mentre il secondo ha una natura pagana → volto del Penseroso è il poeta cristiano (Milton di oggi) e il volto de L’Allegro è il vecchio scrittore aristocratico atto a scorribande e a vita notturna. Il lavoro di demonizzare dei valori appartenenti alla cultura aristocratica inizia nel masque Comus. L’operazione è ancora più significativa essendo il masque il genere aristocratico per eccellenza, finalizzato alla celebrazione della gloria e della grandezza della monarchia. Innanzitutto, l’elemento allegorico si riduce al minimo; in secondo luogo, l’universo perfetto del masque costituisce un ideale a cui tendere, una meta finale raggiungibile solo attraverso un errare per una selva oscura fitta di illusioni , insidie e tentazioni. Il personaggio di Comus, che nel teatro europeo aveva fino a quel momento rappresentato la dissolutezza, l’abbandono ai piaceri dei sensi e la sfrenatezza erotica, nel masque di Milton è rappresentato come colui che ha una straordinaria abilità retorica con cui cerca di sedurre una giovane Lady, ma ella resiste grazie alla sua retorica fortemente cristiana. Il Paradise Lost, poema epico scritto tra il 1658 e il 1663, è costituito da 12 libri che presentano la forma metrica del Blank Verse, tipico del dramma elisabettiano, in contrapposizione al più usato e attuale Heroic Couplet, il distico penta metrico a rima baciata. Egli usa il Blank Verse in quanto ricollegarsi alla tradizione omerica e virgiliana. L’argomento del Paradise Lost ribalta l’epica tradizionale che solitamente canta una vittoria, invece questo poema canta una sconfitta che fa precipitare tutta l’umanità (rappresentata da Adamo) dalla felicità alla perdita di questa. Questo poema adotta la stessa struttura della tragedia elisabettiana, che mette in scena le cadute dei personaggi a causa dell’eccessiva ambizione o dell’incapacità. Il tema quindi è quello della caduta dell’uomo, con la tentazione di Adamo ed Eva a opera di Satana e la loro cacciata dal giardino dell’Eden. Nell’opera sono presenti sia flashback che anticipazioni: il primo libro avvia la narrazione in medias res poiché la visione primaria è quella del risveglio degli angeli caduti all’Inferno, appena creato, per delimitare il male. Gli antefatti cosmici (ribellione e sconfitta degli angeli malvagi, creazione del mondo sensibile e dei primi esseri umani) vengono riferiti più in là. Si narrano nel poema anche profezie e visioni del futuro umano perché il poema miltoniano vuole inserirsi nella tradizione del poema epico a partire da Omero. L’eroe epico ha una serie di caratteristiche (eccezionalità individuale, saggezza, onore, coraggio, grandezza d’animo) che nei primi libri del poema sono riconducibili a Satana poiché Milton pensa che i valori dell’eroe epico non sono quelli su cui si deve fondare la civiltà e la società, ma queste devono essere fondate su altri valori come umiltà, lavoro, temperanza, pazienza, amore coniugale. Il rapporto tra Adamo ed Eva è un rapporto gerarchico, con la sottomissione di Eva, ma è anche un rapporto fatto di amicizia, tradizionali (onore, lealtà) per basarsi invece sull’accumulo e il potere perseguito anche con mezzi illeciti. Bacon e la rifondazione del sapere New Atlantis è un racconto utopico incompiuto scritto da Bacon (1561-1626) che riscuote molto successo in tutta Europa. La storia si focalizza sull’incontro del personaggio con una cultura più razionale e migliore di quella da cui proviene. In primo piano non vi è la politica ma la scienza e la fondazione di uno Stato ideale basato su questa, dove appunto la ricerca scientifica ricopra un ruolo fondamentale. La gestione di questo tipo di ricerca viene affidato ad una fondazione di ricerca scientifica, la “Casa di Salomone”. Vi è però un’altra visione di questa fondazione, ovvero il fatto che la scienza è elitaria e che quindi tutte le scoperte vanno protette sia dal volgo ignorante sia dai potenti. Questa fondazione ispira qualche anno dopo la costruzione della Royal Society, l’associazione-istituto per lo sviluppo delle scienze. Nella New Atlantis elimina il rapporto conflittuale tra due tipi di verità, rivelata (fede) e razionale (sapere), inventando la conversione di tutti i cittadini al cristianesimo. Nell’Advancement of Learning, Bacon articola la questione del rapporto tra fede e sapere, egli non le contrappone direttamente, ma le separa dicendo che sono due modalità per conoscere verità diverse, ma che comunque lavorano per lo stesso fine e sono quindi complementari. La sfera religiosa non viene quindi idealizzata. La prima finalità dell’opera è quella di indurre il sovrano a investire nella ricerca scientifica e Bacon cerca di dimostrare che l’ignoranza dei sudditi non è cosa augurabile per nessun sovrano. La seconda finalità, invece, è quella di riformare il sapere attraverso sei fasi, l’ultima delle quali dovrebbe coincidere con l’approdo ad una nuova filosofia universale. La rifondazione del sapere richiede l’eliminazione non solo degli errori commessi ma anche delle potenzialità di errore; nel Novum Orgarum si trova la teoria degli “idoli”, false immagini di verità che ostacolano il progresso della conoscenza. Bacon fa una riflessione sul linguaggio ed arriva a una conclusione irrealizzabile: la costruzione di un linguaggio privo di qualsiasi ambiguità, che non possa essere interpretato in nessun modo. Il linguaggio corrente è, secondo Bacon, sufficiente per parlare di cose della quotidianità ma non per parlare di cose come la scienza. Nel De Augmentis si raccomanda, come più adeguato per la comunicazione scientifica, l’aforisma, che è breve, semplice e conciso ma anche aperto ad interpretazioni che stimolano ancora di più la riflessione. Già nei suoi scritti si capisce però che una cosa del genere è irrealizzabile. Nel 1625 esce la versione definitiva degli Essays chiamata Essay of studies, parte integrante del suo progetto di una nuova instaurazione della conoscenza. L’opera tratta degli aspetti del sapere che riguardano la sfera dei costumi e dei comportamenti all’interno della società. In particolar modo, viene eliminata la linea di confine tra “civile” e “morale”, poiché secondo Bacon il “morale” non ha nulla a che vedere col concetto di interiorità e con la sfera privata, ma investe anch’esso le modalità che regolano l’interagire umano in una collettività organizzata. IL TEATRO DELLA RESTAURAZIONE Riapertura dei teatri Dal 1642 al 1660 i teatri in Inghilterra restarono chiusi, per la gioia dei puritani che portarono all’abolizione della monarchia e all’instaurazione del regime repubblicano di Cromwell e che erano nemici giurati del teatro, considerato luogo di perdizione e forma d’intrattenimento in sé peccaminosa. Tuttavia gli spettacoli musicali sopravvissero. Con il ritorno di Carlo II nel 1660 ritornò anche la normale vita teatrale e nel giro di qualche anno le due compagnie autorizzate a riportare il teatro in “alto” si dotarono di un nuovo edificio teatrale composto dalla platea fatta ad “U”, non più ad “O”, le dimensioni erano più piccole dei teatri francesi e italiani ma il palcoscenico entrava ancora in parte nella sala seguendo l’eredità elisabettiana e consentendo più intimità fra pubblico e attori. La novità più clamorosa furono le scene mobili: venivano cambiate facendo scorrere dei pannelli lungo travi che si trovavano nella parte posteriore del palcoscenico. Altra novità importante fu che le donne poterono iniziare a recitare e quindi ci fu un aumento dei ruoli femminili. Per quanto riguarda il pubblico, questo era formato principalmente dal Re Carlo II, da gentiluomini e aristocratici. Erano presenti a teatro anche i borghesi ma solo quelli più ricchi dato l'elevato costo del biglietto. Il teatro della Restaurazione copre la produzione drammatica che va dal ritorno del re nel 1660 fino al 1707. La tragedia e Dryden Con la riapertura dei teatri si ebbe anche la nascita di una nuova tragedia inglese (perché diverso era l’edificio, diverso era il palcoscenico e diverso era il pubblico rispetto al teatro elisabettiano), la Heroic Tragedy (che utilizzava l’heroic couplet, distico formato da due pentametri giambici a rima baciata). Il principale esponente della tragedia eroica fu John Dryden, secondo cui la tragedia doveva essere un’imitazione, in piccolo, di un poema cavalleresco e gli argomenti principali erano: amore e valore guerresco. La spettacolarità aveva un ruolo di rilievo, le vicende si svolgevano in ambientazioni esotiche, quindi il conflitto tra amore e onore si realizzava ad esempio in Messico dei conquistadores o nella decadente Roma imperiale o ancora nella Spagna dei Mori. La morte non era necessaria, la tragicità stava nelle sofferenze patite dai protagonisti e ammirate dagli spettatori che applaudivano il trionfo del bene al finale. Nelle prime fasi della Restaurazione furono scritte più di quaranta tragedie eroiche di cui cinque di Dryden, come Conquest of Granada. Senz'altro il suo capolavoro è All for Love, che si rifà all’ opera di Shakespeare Antony and Cleopatra. All for Love concentra tutta l’attenzione sui protagonisti, in particolare su Antonio che però si rivela privo di vera profondità tragica. Il conflitto tra l’amore per Cleopatra e il suo dovere di soldato e di romano è già risolto sin dal titolo. Il tutto scritto in BLANK VERSE. La Heroic Tragedy rappresentava l’immagine che il settore elevato del pubblico del periodo voleva di sé, accreditando l’idea di ispirarsi davvero ai valori che venivano esaltati nella finzione teatrale. In realtà, si trattava solo di un’illusione di un mondo inesistente e le tragedie eroiche non furono più rappresentate nel periodo successivo alla restaurazione. La rinascita della commedia Alla riapertura dei teatri, il mestiere del drammaturgo doveva essere reinventato così come le commedie. Venne presa come modello la commedia spagnola, che poi ottenne molto successo, tant’è che si sviluppò un vero e proprio sottogenere chiamato Spanish Plot (si copiavano i modelli e i temi). Per quanto riguarda gli adattamenti, il modello di commedia francese venne copiato poiché i commediografi inglesi non avevano mezzi sociali per fare satira e per questo si facevano gioco sia di chi rispettava le regole sia di chi non le rispettava. Successivamente si formarono altri generi: la commedia politica (satira contro i puritani), ma il genere che si affermò maggiormente fu quello del London Comedy: ambientazione londinese con un’accentuazione della descrizione particolareggiata della capitale. La London Comedy è una categoria molto ampia al cui interno vi sono tipi di commedia diversi come la Sex comedy, tipo di commedia in cui sia la parte comica che i contenuti sono centralizzati nell’aspetto sessuale. Dryden il commediografo La commedia della restaurazione fa della riflessione sul matrimonio uno dei suoi temi centrali. Nel 1671 andò in scena un lavoro di Dryden, Marriage à la Mode, che sembra assumere le forme di una tragicommedia. Con quest’opera egli si pone tra i primi e più autore volevi osservatori di quel rapporto tra passione e matrimonio, tra vincolo coniugale e spinte trasgressive, che indaga con acuto realismo. L’opera si apre con una canzone in cui ci si chiede per quale motivo un giuramento passato dovrebbe mantenere ancora insieme due persone la cui passione è ormai spenta. Tuttavia alla fine della commedia le due coppie resteranno unite non per amore ma per esigenze. Dryden, che sapeva intuire, anticipare, o almeno, cogliere immediatamente i gusti e le inclinazioni dei del pubblico, non aveva un’alta opinione delle proprie commedie e della commedia in generale. Si pensava innanzitutto come poeta, e come uomo di teatro apprezzava soprattutto la tragedia e la tragicommedia, più consone al suo talento letterario e alla rappresentazione dei valori guida di una società. William Congreve (1670-1729) Congreve fu il commediografo che dominò la scena inglese negli ultimi anni del ‘600. Già dalla sua prima commedia, The Old Bachelor (1693), è evidente come egli crei un dialogo spumeggiante ed elegante. Egli aveva la capacità di caratterizzare i personaggi tramite il linguaggio: il loro modo di esprimersi era anche lo specchio del loro modo di essere. Mettendo in scena personaggi credibili, egli colpisce le convenzioni del tempo e l’atteggiamento nei confronti del matrimonio. Nella commedia successiva, The Double Dealer, vi è sia un tono leggero e scanzonato che un tono satirico abbastanza duro. Qui insolita è la figura di Lady Touchwood, preda di una violenta passione per il nipote, così come insolita è la figura del protagonista, il doppiogiochista. Alla fine verrà scoperto e condannato ma non prima di aver mostrato l’ipocrisia e la falsità del matrimonio. Ma poi affida ai due innamorati della storia la parte positiva. Di carattere solare è invece Love for Love (1695), da molti ritenuto il suo capolavoro. Il protagonista è Valentine, un ex libertino pieno di debiti e figli illegittimi, ma che si è ravveduto per amore di Angelica, bella , intelligente e ricca , ma il matrimonio verrà contratto solo dopo aver raggiunto una sicurezza economica. La componente satirica è in buona parte affidata a Valentine che, fingendosi pazzo, rinfaccia a tutti i personaggi l’accettazione ipocrita delle convenzioni del tempo. Però, anche le vicende di questi personaggi che Valentine critica hanno un pizzico di satira. Uno di questi, il Fop Tattle, nell’istruire una fanciulla rivela l’apparenza e l’ipocrisia della società. La commedia ebbe molto successo ma il pubblico, in particolare la parte borghese, chiedeva che ci fosse anche, oltre alla disinvoltura della commedia, un atteggiamento morale rassicurante. Quindi il materiale teatrale divenne oggetto di critiche in quanto immorale. Di qui la scelta di Congreve di schierarsi da un lato con chi tendeva e giustificare le proprie opere, dall’altro con chi inseriva battute o situazioni che sarebbero potute essere oggetto di critica. Ciò è evidente in The Way of the World (1700), uno dei testi più belli della Restaurazione. La commedia racconta la vicenda del wit (arguzia, umorismo pungente) Mirabell e dell’affascinante Millamant. Non ci sono veri impedimenti alle loro nozze, l’unico problema che sorge è come trovare il modo di far sposare Millamant con Mirabell tenendosi il proprio patrimonio. Gli ostacoli sono rappresentati dalla zia di lei, dal genero e dalla sua amante, che nutre passione per Mirabell. Problemi legali si contrappongono quindi alla fine felice della vicenda e la trama fa pensare più a una storia d’intrighi finanziari piuttosto che ad una storia d’amore. In effetti, l’aspetto economico meditazioni nei toni del rimpianto e della nostalgia. Il genere elegiaco è spesso scelto dalle poetesse, che vi possono esprimere i loro sentimenti ed una nuova sensibilità che si manifesta nella libera effusione delle emozioni. Infine, le elaborazioni dell’ode pindarica costituiscono ulteriori mutamenti nella letteratura settecentesca: l’epica e la lirica sottoforma di ode occuparono il posto d’onore nella scala gerarchica, secondo cui si privilegiavano la fantasia e la passione, che innalzavano il sonetto rispetto alla poesia didascalica e la poesia descrittiva rispetto a quella celebrativa. Le poetesse L’incontro e la fusione tra i veri generi della poesia si riscontra nella poesia femminile, poesia che nel ‘700 è parte fondamentale del processo di trasformazione e evoluzione letteraria e culturale. Le donne scrittrici, infatti, hanno lasciato opere espressive nonostante la loro educazione sommaria, l’essere considerate subordinate in qualsiasi campo, opere che però esprimono una nuova sensibilità che anticipa la poesia romantica. Tra le poetesse ricordiamo Lady Mary Wortely Montagu, appartenente a una famiglia nobile che le premise di ricevere un’educazione raffinata, grazie al padre e grazie al marito conobbe personaggi di rilievo della letteratura come Addison, Steele, Gay e Pope, intraprendendo la carriera letteraria. Con Pope intrattenne una corrispondenza durante i suoi viaggi ma con il tempo il rapporto deteriorò. Negli anni 1737-1738, su un periodico, attaccò lo stereotipo maschile sulle donne. Nella seconda metà del ‘700 divenne famoso il circolo letterario delle cosiddette BLUESTOCKING LADIES, fondato da Elisabeth Montagu con lo scopo di svolgere conversazioni letterarie tra donne intelligenti e colte. Le Bluestocking nei loro incontri leggevano l’una le opere dell’altra svolgendo un vero e proprio lavoro di critica. Ovviamente il gruppo creò parecchi pareri negativi in molti letterati maschili che utilizzavano il termine Bluestocking in senso dispregiativo. Tra le poetesse abbiamo figure abbastanza colte come ELISABETH CARTE che tradusse dal greco, ELISABETH TOLLET che tradusse dal latino, ma anche MARY COLLIER e MARY LEAPOR la prima una lavandaia, la seconda figlia di un giardiniere. I Periodici Tra i numerosi periodici dell’epoca ritroviamo The Gentleman’s Magazine, fondato da Edward Cave e la cui pubblicazione si estende dal 1731 al 1914. All’inizio lo scopo era quello di trarre da altri quotidiani e settimanali esistenti, notizie, saggi e aneddoti. In seguito, la rivista incluse anche articoli critici. Ricordiamo poi il settimanale satirico The Grub street Journal, la rivista critica The Monthly Review , The Critical Review e infine The Ramble, rivista bisettimanale diretta e redatta da Johnson. La diffusione dei periodici è dovuta soprattutto alle coffee - houses, dei caffè utilizzati non solo come luogo d’incontro ma anche come centri dove circolavano giornali e riviste. Ogni gruppo aveva un proprio caffè, gli uomini di legge a Fleet Street, gli uomini di teatro a Covent Garden e infine la più famosa coffee house, la Will’s, frequentata da Dryden. Steele (1642 – 1729) Nel 1709, Richard Steele fondò la rivista The Tatler, il cui scopo iniziale era quello di raccontare storie riformando i costumi della vita teatrale, attaccando soprattutto l’immoralità della commedia nel periodo della restaurazione. Con il passare del tempo il tono divenne sempre più impegnato denunciando i vari problemi della società come i duelli e il gioco d’azzardo. Nei saggi del periodico, si delinea il ritratto ideale del gentiluomo settecentesco, che si distingue per la sua razionalità e il suo controllo, figura che viene affiancata dalla “virtù” di una certa tipologia femminile contrapposta al libertino e alla signora di mondo. Si esalta dunque una società onesta, colta, raffinata con misura, che rappresenta il meglio della classe borghese. Dal 1711 al 1712 Steele e Addison iniziarono la pubblicazione di The Spectator, che ebbe una grandissima popolarità presso la borghesia. Anche qui sono creati personaggi rappresentanti ciascuno un gruppo sociale dell’Inghilterra del periodo. Questi sono protagonisti di discussioni sui costumi, sulle opere letterarie, esprimendo delle valutazioni morali. Lo scopo del periodico era quello di portare allo stesso livello l’ironia e la morale, in modo da educare i lettori e innalzare il livello generale del gusto. Il gusto, infatti, è fondamentale per definire il concetto di bellezza, tant’è che il tema del gusto sarà oggetto di molti saggi inglesi. Addison (1672 – 1719) Joseph Addison si presenta fin da giovane come raffinato studioso e profondo conoscitore dei classici. Il suo viaggio sul continente è proprio legato alla sua voglia di conoscere quei luoghi legati alla storia e alla poesia latina e in questo periodo scrive Remarks on Several Parts of Italy (Osservazioni su varie parti dell’Italia). Addison scrisse anche una tragedia, Cato, in cui dietro la vicenda del repubblicano Catone che si suicida piuttosto che sottomettersi al dittatore Cesare, viene raccontata una storia d’amore che insieme ai riferimenti delle vicende politiche contemporanee portò l’opera al successo. L’ambizione di Addison era quella di portare la filosofia fuori dalle stanze degli studiosi, dalle università e farla entrare nei salotti, nelle coffee – houses. Per quanto riguarda la prosa di Addison, questa venne definita da Johnson un modello di stile medio, la sua chiarezza e il suo equilibrio nelle forme, allo stesso tempo colloquiali ed evocatrici dell’idioma dei classici, contribuirono a creare una nuova estetica. Fondamentali nell’opera di Addison furono i saggi che ritroviamo nella rivista The Tatler con l’intento di critica e che influenzarono fortemente i lettori. Il Dottor Johnson (1709 – 1784) Samuel Johnson fu una delle figure di spicco della seconda metà del ‘700, tanto che spesso il periodo venne chiamato “età di Johnson”. Nato a Lichfield, figlio di un libraio, finì gli studi nella città natale per poi trasferirsi a Oxford dove però non riuscì a conseguire la laurea. Il periodo che va dalla morte del padre, nel 1731, al trasferimento a Londra fu un periodo pieno d’insuccessi e difficoltà economiche. A Londra iniziò a scrivere per il periodico The Gentleman’s Magazine , grazie al quale si affermò nell’ambiente letterario. Nei suoi primi anni londinesi scrisse The life of Richard Savage, biografia di un autore di drammi, odi e satire con una vita tormentata. Scrisse poi l’unica opera teatrale, la tragedia Irene e nel 1755 pubblicò il Dictionary of the English Language, per il quale gli fu conferita la laurea che non riuscì a ottenere da giovane. Johnson fu fondamentale per la creazione della critica letteraria, il suo fine, infatti, era quello di creare dei principi per migliorare l’approccio alla conoscenza e alla cultura, partendo dal concetto di differenziare la razionalità e il giudizio, in modo da individuare il vero e il falso, il buono e il cattivo, e che rimanda alla formazione basata sui classici senza mai perdere di vista il presente. Tutto ciò lo riscontriamo nelle poesie di Lives, in cui la maggior parte di esse hanno una struttura costante: prima vengono le notizie biografiche, poi una breve valutazione e infine un’analisi più dettagliata. Se la biografia attraeva Johnson come fondamento di verità e storicità, la critica invece svela i valori di un’opera per Johnson, ossia verità, chiarezza, energia, capacità di mettere a fuco l’argomento. Al contrario, i suoi attacchi sono invece rivolti alla ripetitività, all’imitazione e al convenzionalismo di pensiero. Il Dictionary fornisce la definizione di ben quarantamila parole, con citazioni tratte da testi di ogni campo del sapere. Tale opera lessicografica presenta sostanziali innovazioni rispetto ai primi tentativi del ‘700, grazie appunto alle molteplici citazioni che indicano il significato e l’uso di parole ed espressioni. L’edizione delle opere di Shakespeare, del 1765, costituisce uno dei grandi contributi di Johnson alla letteratura e alla cultura inglesi, in cui troviamo qualità, ricerca di chiarezza, correzione degli errori testuali, spiegazioni dei punti oscuri che rispondono alla sua esigenza di concretezza. IL TEATRO Shakespeare e la teoria del genio Già nel periodo della Restaurazione, Shakespeare viene considerato figura centrale per la tradizione letteraria inglese e in questo periodo inizia il lavoro per rinnovare le versioni delle sue opere. Le prefazioni delle varie edizioni settecentesche mostrano gli orientamenti critici ed estetici dell’epoca, e soprattutto, le trasformazioni culturali come l’anglicizzazione delle regole classiche e il privilegiare il genio e le passioni (esigenza di forma, decoro, procedure efficienti). La teoria del genio viene formulata per la prima volta nell’Essay on Genius di Alexander Gerard, e secondo tale teoria il genio viene associato all’immaginazione rivolta sia all’attività artistica che all’attività scientifica, dunque non è un qualcosa di separato dall’intelletto. Il genio possiede gusto, giudizio, conoscenza e l’immaginazione ne è il mezzo di espressione. Tale concezione di genio è in contrasto ovviamente con la concezione di genio classicista che non utilizza l’immaginazione, bensì la filosofia dei cinque sensi. L’idea di genio nasce proprio con lo studio degli scritti di Shakespeare, già Pope aveva rilevato le passioni che i suoi drammi esprimevano e suscitavano negli spettatori. Passioni espresse con controllo e misura tanto da sembrare reali e naturali. La tragedia La sostituzione, nella tragedia, della figura dell’eroico guerriero con la donna sventurata già presente nella fine del ‘600, la ritroviamo accentuata nel ‘700, soprattutto grazie al successo delle tragedie di Nicholas Rowe che si rivolgono soprattutto al pubblico femminile sostituendo il terrore con la pietà. Famosissime furono The Fair Penitent, Jane Shore, Lady Jane Grey, che ottennero grande successo. Tuttavia, nel Settecento, il genere preferito dal pubblico è l’heroic plays (canoni neoclassici, rispetto dell’unità, argomento e ambientazione greci o romani, ma alludeva anche alla realtà contemporanea), come la tragedia di Addison, Cato, che si rifà al neoclassicismo narrando la storia del repubblicano Catone e al contempo si rifà alla lotta contemporanea tra Tories e Wighs. Secondo le preferenze del pubblico, all’heroic plays seguivano le domestic tragedy, la cui attenzione si rivolgeva sempre più alla sfera sentimentale, privata, al patetico. L’esempio più famoso è The London Merchant di George Lillo, il cui scopo non è quello di narrare le sventure di re e regine, ma narrare i drammi di quei personaggi esaltati per le loro virtù. Uno dei motivi del grande successo di quest’opera è la sua adesione alla sensibility che valorizza i sentimenti ed emozioni ed esalta gli ideali di benevolenza, compassione e amore tra gli esseri umani, e la donna rappresenta proprio questi ideali. Il modello della domestic tragedy si ripete in The Gamester di Edward Moore e in The Mysterious Husband di Richard Cumberland, dove il protagonista alla fine della vicenda si suicida per i sensi di colpa dopo aver commesso incesto e qui la morte assume sia la valenza di punizione che di atto eroico. Degna di nota è anche la tragedia Caelia di Charles Johnson, che viene considerata anticipazione del genere del romanzo. Quest’opera è esemplare di come si cerchi, nel teatro, di mantenere caratteristiche formali e linguistiche del passato, tentando di affrontare temi e situazioni in sintonia col presente. La commedia ritorna in Inghilterra, dove si sposa e conduce una vita da borghese. È Memoirs of a Cavalier (1724) narra la vita di un gentiluomo inglese del Seicento, arruolatosi prima nell’esercito austriaco e poi al servizio del re contro gli Scozzesi e si annovera come primo esempio di romanzo storico poiché descrive assedi, battaglie e saccheggi. Richardson (1689 – 1761) L’affermazione del romanzo avviene proprio con l’opera di Samuel Richardson Pamela, or Virtue Rewarded. L’idea dell’opera fu quella di scrivere varie lettere scambiate tra i membri della stessa famiglia, riguardanti situazioni e problemi quotidiani. Principalmente viene raccontata la storia di una graziosa servetta da 16 anni insidiata dal giovane padrone e alla fine premiata con un matrimonio per la sua resistenza. Il romanzo ebbe un successo strepitoso, che spinse l’autore a scriverne il seguito, presentando questa volta Pamela come sposa e madre perfetta. La ragione del successo dell’opera è da collegare al periodo sociale in cui ci troviamo, in cui viene dato spazio alla borghesia mercantile, alla fede religiosa, ai privilegi della nobiltà. La figura di Pamela rappresenta poi per il pubblico borghese la spinta verso il miglioramento, l’ascesa sociale ed economica attraverso virtù e operosità, l’uguaglianza tra le classi e se non parità dei sessi. I personaggi di Richardson derivano dai romanzi di amore di Elisabeth Haywood, così come la forma epistolare già utilizzata, che consente il rapporto diretto con il lettore, presentando la storia come se si stesse svolgendo in quel momento. La forma epistolare ricompare in Clarissa, or the History of a Young Lady, definito da Richardson stesso un romanzo religioso che racconta la storia della seduzione, dello stupore e infine la morte di una fanciulla, vittima prima di un’avida famiglia, poi di un libertino senza scrupoli, che con l’inganno la imprigiona in un bordello dove ha portato anche altre donne da lui stesso sedotte. Non riuscendo a possederla la droga e la stupra. Sconvolta, Clarissa si lascia morire e il libertino si lascia uccidere in duello dal cugino della fanciulla. I corrispondenti del romanzo esprimono tutti i livelli sociali presenti nell’Inghilterra del ‘700 comprendendo le categorie criminali e le classi povere tutte unite però dal sentimento della passione. La profondità e il realismo di Clarissa non li ritroviamo, però, nell’ultimo romanzo di Richardson, Sir Charles Grandison, dove il protagonista maschile è il modello di onore, sensibilità, saggezza che sparge intorno a sé armonia, addirittura personaggi femminili lo descrivono come imitatore dell’onnipotente. Sir Charles rivela tutta l’ambiguità della sensibilità, la sua bontà e benevolenza vengono associate al potere che egli esercita sulle donne, parenti e servitù, potere che gli è consentito dalla sua ricchezza e dalla libertà di essere maschio. Grandison rappresenta un modello di mascolinità che costituirà un punto di riferimento e una costante in tutto il romanzo sentimentale del Settecento. Fielding (1707 - 1754) Henry Fielding insieme e Richardson viene considerato il creatore del romanzo inglese, le sue prime opere, Shamela e Joseph Andrews nascono come parodia di Pamela. In Shamela, Fielding stravolge il romanzo sentimentale e ridicolizza il genere epistolare mettendo in evidenza l’ipocrisia della protagonista, una fanciulla che non resiste alle insidie per virtù, ma seduce un uomo ricco per farsi sposare. Joseph Andrews, fratello di Pamela di Richardson, servitore presso la zia di Mr. B, viene insidiato da questa e dalla sua cameriera Slipslop. Dopo aver rifiutato le avances delle due donne è licenziato e durante il suo viaggio di ritorno alla sua umile casa incontra padre Adams, con il quale condivide alcune esperienze tragicomiche come il salvataggio della fanciulla Fanny, l’incontro con Mr. Wilson, il cui figlio è stato rapito in fasce dagli zingari, l’arresto per falsa accusa, fino alla fine della vicenda in cui si scopre che Joseph è il figlio di Wilson e Fanny è la sorella di Pamela. Fielding recupera i modelli del romance, operando delle trasformazioni profonde cui contribuisce la conoscenza di Aristotele, dei classici e dell’epica. Inaugura qui una nuova forma narrativa, la comic – epic – poem in prose. Tom Jones, il suo capolavoro, è un romanzo insieme realista, picaresco e di formazione. Vede la luce nel 1749. Si tratta di un'epica comica in prosa in cui solidi valori morali e pungente spirito satirico si fondono in una trama complessa e ingegnosa. Ambientata nella misteriosa e affascinante Londra ottocentesca, l’opera narra le vicende di Tom Jones, un trovatello accolto e allevato da un gentiluomo di campagna, Mr Allworthy. Il protagonista scappa di casa, quanto mai innamorato di Sophia – figlia del vicino di casa – e si reca a Londra, città vorticosa, caotica, ricca di insidie. Tom cresce, affronta esperienze importanti, finisce anche in prigione dopo aver ferito un uomo. Viene inevitabilmente coinvolto nelle tante – troppe – tentazioni che una metropoli nasconde. Il finale però è lieto: Tom Jones torna a casa, si riappacifica con Mr Allworthy (che lo nomina suo erede) e riesce a sposare Sophia, dopo aver ottenuto l’insperato consenso del padre di lei. È un'opera straordinaria per vitalità, perfezione della trama, aderenza dei personaggi alle situazioni e al motivo morale del romanzo e per l'uso dell'elemento comico. Amelia, ultimo romanzo di Fielding mostra una più accentuata tendenza verso il romanzo sentimentale. La vicenda si svolge nella Londra cupa e corrotta dove risalta la virtù della protagonista, moglie e madre ideale, ma che il marito scapestrato e infedele lascia sola e in situazioni pericolose. Per quanto riguarda la forma abbiamo un romanzo che oscilla tra il racconto epico - picaresco e il racconto sentimentale che termina con un lieto fine, con un benefattore ricco grazie al quale la famiglia può ritornare nella tranquilla vita di campagna. Smollett (1721 – 1771) Tobias Smollett fu uno scrittore dalla vita avventurosa: lavorava come sorta di medico di bordo sulle navi. Nel 1741 partecipò alla spedizione inglese contro gli Spagnoli e assistette alla sconfitta di Cartagena, che raccontò in Roderick Random. Il romanzo ha come protagonista un giovane che ricorda lo stesso autore che intraprende il mestiere di medico di bordo e dopo varie peripezie si trasferisce a Londra, dove ritrova il padre e la donna che ha sempre amato. Nel 1751, Smollett pubblica The Adventures of Peregrine Pickle, dove l’autore descrive il percorso travagliato del protagonista a causa del suo carattere ribelle, fino al pentimento e alla felice soluzione finale, con il matrimonio e l’eredità paterna. In Ferdinand Count Fathom, Smollett riafferma la centralità di un unico personaggio che in questo caso è un giocatore, truffatore, un libertino che dopo aver raggirato una serie di vittime nonostante il suo pentimento, anche se lieve, viene punito. La carriera di Smollett si conclude con Humphrey Clinker narrato in forma epistolare con lettere scambiate tra i membri della stessa famiglia, contenete impressioni e emozioni durante un viaggio in Inghilterra, scozia e Galles. Smollet fu un intellettuale di grandi doti e di grande cultura, uno studioso versatile e un romanziere originale. Il romanzo femmnile I romanzi scritti da autrici femminili aumentano nel 1740. Il romanzo femminile, secondo i critici, promuove la trasformazione della cultura in senso femminile, esprimendo e diffondendo la cultura della sensibility e che fa emergere bisogni , desideri, fantasie femminili. Il personaggio femminile protagonista del romanzo definito novel of sensibility ha caratteristiche constanti: intuizione, partecipazione emotiva alle sofferenze e gioie altrui, estrema delicatezze, alto senso morale. Fondamentali per la narrativa furono FRANCES BURNEY, SARAH FIELDING, CHARLOTTE LENNOX, FRANCES SHERIDAN. Frances Burney, figlia di un famoso musicista e diventata aristocratica per matrimonio, divenne uno dei personaggi di spicco del ‘700 oltre che del Bluestocking Circle. Le sue prime opere, Evelina, Cecilia e Camilla hanno protagoniste fanciulle belle e intelligenti che nel loro ingresso in società sono costrette a subire pene e difficoltà. Vi è un distacco dal romance, a partire dalla trama e e dalle principali funzioni narrative, che vengono adattate a esprimere nuovi valori. Dopo la seconda metà del ‘700, la figura della donna passiva e obbediente lascia il posto a figure molto più complesse. Le protagoniste, infatti, diventano molto più sofferenti, offese a disagio in un mondo maschile. Ne è un esempio Memoirs of Mrs Sidney Bidulph di Frances Sheridan, la cui protagonista è una sposa tradita abbandonata dal marito. Altre infelici protagoniste sono al centro dei romanzi di Frances Brooke e di Charlotte Smith e in Mary, A Fiction, opera di una delle maggiori intellettuali del secolo, Mary Wollstonecraft che vede l’eccesso di sensibility come diseducativo e volto a perpetuare il predominante potere maschile. Un tono più lieve viene usato in The Female Quixote (Don Chisciotte Donna) di Charlotte Lennox, la cui protagonista è Arabella, una donna che nella triste dimora aristocratica in cui vive si immedesima nelle eroine delle storie d’amore della letteratura francese. Le fantasie della protagonista si rivelano come un rifiuto della propria individualità socializzata e chiusa in ruoli prestabiliti e sono da considerarsi come gesti che tentano di opporsi alla crudezza della realtà sessuale e affettiva e della condizione matrimoniale che una fanciulla dell’epoca poteva aspettarsi. Fra i romanzi sentimentali più significativi troviamo anche racconti che hanno come protagonista figure maschili. Costante è il tema della’amicizia e quello del rapporto di un uomo con sentimenti con un mondo ostile ed egoista. Sterne (1713 – 1768) Il termine “sentimentale” viene generalmente associato a Lawrence Sterne, che viene incluso dagli studiosi nella sentimental literature. L’adesione alla sensualità e al sentimentalismo di Sterne è a dir poco ambigua, è innegabile il passaggio dalla ragione al sentimento, dalla testa al cuore ma è altrettanto innegabile l’ironia che colpisce le storie d’amore e la malizia nei discorsi. Nel 1759 Sterne pubblicò il primo e il secondo volume di Tristram Shandy e nonostante le critiche negative di Goldsmith, Johnson e Richardson l’opera venne ampiamente accolta dal pubblico e l’autore venne addirittura accolto a corte. La trama dell’opera è ridotta a un sottile filo narrativo perennemente interrotto da digressioni. Sono poi presenti asterischi, linee, diagrammi, pagine bianche, tant’è che i pensieri del protagonista narratore non riescono ad andare di pari passo alle parole. L’altra grande opera di Sterne è A Sentimental Journey Throught France and Italy (Viaggio sentimentale attraverso la Francia e l’Italia), in cui viene introdotto l’aggettivo sentimental: che inizialmente aveva significati quali “opinione” e “giudizio”, “riflessione e valutazione morale”. Solo dopo si sposta fino a far prevalere l’aspetto emotivo.. Il romanzo gotico Il romanzo gotico testimonia proprio il cambiamento culturale che avviene negli ultimi decenni del ‘700. Anche’esso si collega alla rivalutazione progressiva dei sentimenti, della fantasia, del mistero. Si preferisce il gusto per il pittoresco e il sublime che si riscontra nei paesaggi naturali e nelle situazioni in cui si trovano i personaggi come fanciulle perseguitate, in fuga da pericoli e misteri. Tutti i romanzi terminano con un lieto fine, spesso forzato, ma danno sempre ampio spazio al terrore grazie al quale il protagonista perde la razionalità. Antesignano del romanzo gotico è The Castle of Otranto di Horace Walpole. La vicenda si svolge in un castello esotico italiano che è pieno di spettri, apparizioni misteriose, storie di amore e di morte. Il romanzo gotico si distingue in sentimentale, storico, orientaleggiante, orrifico fino ad arrivare alle forme attuali e cinematografiche. Nel 1782 venne scritto in francese Vathek, di Beckford, il cui protagonista è un
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