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Letteratura ispano-americana, Appunti di Letteratura Ispanoamericana

Analisi e riassunto del libro letteratura ispano-americana

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 05/03/2023

alissa-persand
alissa-persand 🇮🇹

5

(12)

20 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Letteratura ispano-americana e più Appunti in PDF di Letteratura Ispanoamericana solo su Docsity! LETTERATURA ISPANO-AMERICANA LA REVOLUCIÓN DE CUBA In tutti i testi di Reinaldo Arenas soggiace una natura sociale e politica. La letteratura è la sua arma di lotta contro il governo cubano e lo dice espressamente. Per questo dobbiamo essere consapevoli delle pecche nella politica cubana. Il 1898 è l'anno della fine del colonialismo spagnolo in America latina e in generale. E' una data strettamente collegata a Cuba che è una delle ultime a rendersi indipendente dalla corona spagnola. E' però una dipendenza fittizia perché in realtà viene sottratta dall'egemonia spagnola dagli Stati Uniti che però la controllano, si impongono con l'emendamento Platt he riconosce una indipendenza solo parziale, riservandosi il diritto di intervenire sul territorio cubano per difendere l'autonomia. L'economia rimane quindi subordinata agli Stati Uniti, e così anche la politica. Si garantiscono la base del Guantánamo, posizione strategica, cosa che crea tensioni interne. Si ha così mezzo secolo di moti interni nati dall'insoddisfazione della popolazione in quanto la libertà raggiunta non è effettivamente tale. Dopo una serie di governi americani, l'ultimo dei quali è quello di Fulgencio Batista, inizia la Rivoluzione Cubana. Il primo episodio significativo avviene il 26 luglio 1953, con l’assalto alla Moncada, ed è la data che darà il nome al movimento rivoluzionario 26 de julio. E' un gruppo di ribelli che assalta la caserma a Santiago de Cuba, ma l'assalto fallisce, i ribelli vengono in buona parte uccisi e il resto catturati. Tra questi incontriamo Fidel Castro. Il suo arresto è decisivo perché da studente di giurisprudenza decide di difendersi da solo nel processo, nel corso del quale pronuncia un'arringa che passa alla storia come "la historia me protegerà" e la difesa si trasforma in un'accusa contro la tutela dei suoi diritti. Dopo ciò si esilia in Messico e l'anno dopo, nel '56, torna a Cuba su uno yatch chiamato Granma. Questi pochi esiliati che tornano mettono in moto un processo di ribellione. Sarà una rivoluzione svolta poco attraverso le armi e molto verso il ragionamento. Batista si rende conto che la rivoluzione acquista sempre più l'appoggio della popolazione. E' quindi questa massiccia adesione che mette il dittatore con le spalle al muro. L'episodio decisivo sarà l'esplosione di un treno trasportate armi  e soldati, e con la sua esplosione si sancisce la fine della guerra. Una figura emblematica della Rivoluzione Cubana è Ernesto Guevara. Un suo discorso molto importante è "El socialismo y el hombre en Cuba”, del 1965. Il 30 dicembre del 1958 avviene la Batalla de Santa Clara e l'1 gennaio Batista abbandona Cuba è sancisce il trionfo della Rivoluzione. Los barbudos, cioè quelli che si stavano nascondendo durante la guerra entrano a la Avana trionfanti dopo la fine della Rivoluzione. In realtà non è finita la Rivoluzione. All'interno del contesto cubano in realtà non ci riferiamo al processo bellico che sovverte un ordine e ne instaura un altro. A Cuba quando si parla di Rivoluzione non parliamo tanto del processo finito nel '59, ma da quello iniziato in quella data. Da quel momento il governo cubano si permette di creare una società nuova basata sulla figura dell'hombre nuevo. Quindi all'indomani del ritorno dei Barbudos si ha una riorganizzazione interna e la costituzione di una società nuova. Si arriva però ad un vero e proprio conflitto tra Cuba e società nordamericana. Esce così dall'orbita degli Stati Uniti e cerca aiuto dell'economia e potenza dell'Unione Sovietica. Ciò porta ad episodi di tensione dovuto al fatto che Castro espropri terre e possedimenti delle multinazionali statunitensi. Gli Stati Uniti così impongono l'embargo e Castro dichiara l'adesione al socialismo apertamente. Il giorno dopo gli Usa tentano di recuperare l’isola con lo sbarco alla baia dei porci. Gli Stati Uniti cercavano di finanziare gli esuli affinché tonassero e rovesciassero lo status quo. La borghesia che era fuggita in passato si rende conto di non avere possibilità di tornare e così, armati i cubani decidono di tornare ma vengono subito sconfitti. E' così che gli US impongono l'embargo. Ricordiamo il 1962 che passa alla storia la Crisi dei Missili. L'unione Sovietica tenta di piantare basi missilistiche nel territorio cubano, scatenano la reazione degli US. Si vive una grande tensione internazionale che rischia di sfociare in un conflitto che si risolve con un accordo i cui L’Unione Sovietica desiste nell'impiantare le basi missilistiche e gli US rimuovono i loro missili alla Turchia. La società nueva che si deve creare sarà basata su questa figura dell'hombre nuevo che deve essere un individuo coraggioso, che incarna un certo nazionalismo, la difesa degli ideali nazionali, che imponga la difesa della collettività a quello personale, che sia pronto a sacrificare se stesso e che si metta a servizio della la società. Il governo cubano si modella su quello socialista, assume da subito un carattere puramente educativo, istruendo le masse e ponendo importanza nell'istruzione dei giovani. Quindi particolare attenzione è posta nella formazione dei giovani.  Un controllo della società che diventa capillare e nel quale possiamo anche individuare delle degenerazioni. Castro si rende conto dei canali fondamentali dell'influenza da esercitare nelle masse: le scuole, i mezzi di informazione e l'arte. In particolare la letteratura. Già nel 1961 tiene un discorso noto come "Palabras a los intlectuales" e il senso si può riassumere una frase che divenne il motto della rivoluzione: "dentro de la revolución todo y fuera nada". Intende che tutte le forme d'arte devono essere parte i quel processo educativo che si sta mettendo in moto. Dice agli intellettuali di tenere conto del diritto della Rivoluzione di esistere, e scegliere se essere attori o spettatori di questo processo. Questo procedimento innesca un meccanismo di censura che si applica a tutto ciò che non è espressamente rivoluzionario perché ciò vorrebbe dire nessun cambiamento. Anche quelle opere antirivoluzionarie che si occupano di altro, di temi amorosi ad esempio. Perché non si focalizzano sull'ideologia portante della Rivoluzione. Nasce così una letteratura estremamente sterile. Molti degli artisti che hanno già una statura letteraria riconosciuta lasciano l'isola, perché l'alternativa sarebbe o il silenzio o doversi sottoporsi ad un gioco politico non sempre condiviso. Molti altri smettono di scrivere. Nascono così degli autori che scrivono solo in questo periodo e vengono pubblicati solo perché scrivono di certi argomenti. Dalla proclamazione dello stato socialista tutto ciò che è definito borghese è da condannare, vengono abolite le classi sociali. Anche se questo è più il frutto d un'utopia teorica più che un avvenimento pratico. Il nuovo governo crea infatti una nuova classe dirigenziale che finisce per creare una gerarchia. Ci sono però una serie di innovazioni, la corrente idrica ed elettrica ad esempio. A causa della povertà e della cattiva distribuzione però non funziona tutto correttamente, ci sono continui blackout. I beni non vengono equamente distribuiti, anche se dovrebbero, vengono stabilite delle leggi a riguardo. Un elemento distintivo è la "cola", la fila, per ritirare i beni dovuti. Quindi i sono anche fattori positivi. Castro finisce per creare il nemico. Questa parola si incontra in uno dei romanzi di Arenas. Il governo di Castro si basa sul ritorno del l'egemonia statunitense e la sua rappresentazione come il diavolo su una terra finalmente libera. Da un certo momento in poi non sarà più appoggio al governo, ma paura nei confronti dell’alternativa.   Castro organizzerà il "Primer Congreso de Educación y Cultura" come progetto di educazione delle masse. Durante questo convegno esplicita ciò che aveva già detto agli intellettuali nel 61', dicendo che arte e letteratura devono essere armi al servizio della Rivoluzione. Rafforza quindi un concetto già espresso molti anni prima. Da qui inizia come il "Quinquenio Gris", un periodo di caccia alle streghe e di parametraggio degli artisti, che per lavorare come tali devono corrispondere a particolari prerequisiti. Tra gli elementi banditi uno dei più significativi è la persecuzione ai danni di alcune categorie. Una di queste è quella degli scrittori cattolici. Qualcuno continua a seguire la propria inclinazione religiosa, ma un meccanismo fortemente presente è quello della delazione, denuncia, si rischia di essere denunciati. Vengono conservati fascicoli su ogni abitante dove tutte le informazioni sono riportate. Le chiese continuano ad esistere ma in questi anni c'è un boom del Culto Santero. la popolazione cubana è in gran parte costituita dagli schiavi portati dalla tratta. Hanno fatto sì che arrivasse un grosso quantitativo di africani ai quali è stata imposta la religione cattolica. Per non contravvenire al loro culto e per non ricevere peni corporali per questo, hanno associato le divinità dei loro culti a quelli della religione cubana. Con una serie di associazioni quindi sono riusciti a nascondere dietro al culto dei santi la loro AUTOBIOGRAFIA: INTRODUCCIÓN. EL FIN Non sappiamo perché sia questo il titolo, ma gioca spesso una funzione di primo piano nelle attenzioni del lettore. Nell'introduzione racconta come pensava di morire di Aids. Già nella battuta iniziale ci dà delle chiavi di lettura fondamentale per tutta la sua produzione artistica. Innanzitutto l'ironia: pensava di morire ma a causa della burocrazia sarebbe arrivata dopo anche questa. Si serve quindi dell'ironia per raccontare. Un altro elemento fondamentale è la malattia: ovviamente si intitola "al fin" perché Arenas scrive gli ultimi mesi della propria vita, infatti presto deciderà di mettere fine a questa. "Decidì morir cerca del mar": il mare è un elemento costante nella letteratura dell'autore ma anche dell'arte cubana. L'acqua è un elemento di vitalità, ma il mare rappresenta anche la frontiera e la negazione della libertà, attraversandola diventa una barriera più forte di quelle che si percepiscono tra una regione e l'altra.  Arenas ha un approccio al mare ambivalente, da un lato avremo un'esaltazione del territorio Cubano anche affettivo, quando però acquista un valore politico avremo la demonizzazione del territorio. "En realidad no quisiera morir..." Anche qui ci sono spunti riguardo la tematica ricorrente. Usa ancora una volta l'ironia, entra in un bagno pubblico e nessuno gli presta attenzione, così crede sia arrivato il momento di morire. I bagni pubblici erano i luoghi di incontri per gli omosessuali. Tira così in ballo la sua omosessualità senza menzionarla esplicitamente. Uscito da Cuba trasforma letteratura e orientamento sessuale come le sue armi di lotta. Esaspererà volutamente al di fuori del territorio cubano queste due, contro una politica che ha dovuto subire, per combattere una battaglia ideologica. Altro elemento che ci dà una chiave di lettura è "es mejor vivir como se desea o dejar viviendo", ci fa capire la sua scelta di commettere il suicidio. Come accadrà spesso anche ai personaggi delle sue opere, non come atto di resa, ma come atto di ribellione. Tutta la sua opera deve essere interpretata come un atto di ribellione contro un'esistenza che non gli permette di riconoscersi più come individuo. A Cuba aveva speranza di fuggire dalla realtà per vivere una migliore. Ma nemmeno la realtà statunitense lo libererà. Dopo la malattia l'unica fuga possibile diventa la morte. Quest'introduzione ci dà anche percezione di quanto Arenas tenga alle sue opere letterarie. La preoccupazione fondamentale diventa terminare e scrivere le sue opere. Crea un vocabolo, dalla fusione di penta e agonia, una pentagonia, intesa anche come lotta dell'individuo con la realtà circostante, divisa in cinque volumi. La vita che conduce da esule gli procurerà le stesse insoddisfazione dalla vita da cubano. Ha lasciato una dittatura di stampo politico per una economica, a Cuba tutto è reso possibile dalla politica e negli Stati Uniti dal denaro. Comunismo è capitalismo non sono così diversi. Condanna entrambi.   In ospedale il compagno Lazaro gli faceva visita. Pensavano che sarebbe morto, ma dopo tre mesi l'hanno dimesso. Anche alla fine l'ironia tragica è il sarcasmo estremo. Qualcuno gli aveva lasciato del veleno, ma nonostante volesse già suicidarsi decise di non prenderlo per non dare sazio a nessuno. Dice che già aveva iniziato la sua autobiografia, e ciò ci dà la percezione del fatto che stia scrivendo quest'introduzione alla fine della sua vita, ha la consapevolezza di ciò che sta scrivendo, indirizza e prepara il lettore a ciò che l'aspetta. L'aveva intitolata "Antes que Anochezca" perché doveva scriverla nascosto all'ombra degli alberi per non farsi trovare prima che facesse notte, perché con il buio della sera non può scrivere, quindi deve approfittare delle luci del tramonto. "La notte ora avanzava in maniera più imminente, la notte della morte". La notte che in un primo momento è temporale diventa fisica, prima era un elemento concreto e ora è metafisico. Il titolo assume così un valore metaforico. Ha preso la scrittura e la sua autobiografia come una sfida, si legge la necessità di dover vincere contro qualcosa. Racconta di essere stato invitato a partecipare ad un programma francese a Parigi. Quasi nessuno sapeva che mentre parlava era in una condizione di vicinanza con la morte. "En esos días llegó mi madre de Cuba...": A partire da questo momento la figura di Castro viene esplicitamente menzionata. Castro dà alle persone anziane il permesso di partire solo per racimolare soldi. L'apertura del porto di Mariel del 1980 porta all'uscita di 125 mila di cubani solo nei primi mesi. Dopo questo episodio moltissimi cubani chiamati Balceros lasceranno Cuba. Balceros si può tradurre come zattera, anche se non ha una traduzione esatta, questo perché scapperanno con mezzi di fortuna, pneumatici degli autobus, pezzi di automobili assemblati... Si cerca di attraversare in ogni modo l'acqua che separa Cuba dagli Stati Uniti. Se la chiusura delle frontiere si traduce in un controllo militare di queste acque (da Cuba a la Habana) ci sarà un momento in cui la polizia fingere di non vedere, quindi si approfitterà di questa mancanza di controllo militare. I permessi verranno dati solo in circostanze particolari. Ci sono voli per riunire famiglie separate ad esempio, di ricongiungimento. Chi va fuori però viene definito TRADITORE della patria, "gusano" che significa verme. Chi lascia il paese è un traditore della rivoluzione, anche se esce per altri motivi. I permessi vengono dati anche in caso di persone anziane prossime alla morte per agevolare incontri che potrebbero non avvenire più. Ovviamente in questo caso Cuba se ne approfitterà per guadagnare denaro dai parenti all'estero. Arenas non dice alla madre della malattia. Solo dopo una successiva polmonite torna a New York. Un elemento nuovo è quindi la figura della madre, simbolicamente molto importante nella tradizione areniana. Lui cresce senza padre, in una famiglia di stampo matriarcale, circondato dalle zie, l'autorità è incarnata dalla figura della nonna, e questo avrà ripercussioni sulla sua opera letteraria. Crea così un'associazione tra la figura genitoriale della madre, incarnazione dell'autorità (ma più quella della nonna), e lo stato. Assume infatti un'associazione negativa, che si impone sul figlio. Molto spesso le sue opere saranno pervase dall'elemento ricorrente del desiderio della morte della madre, e della rappresentazione della morte stessa. Parliamo di una figura della madre più generale, incarnata più nella nonna, ma sarà in ogni caso in contrapposizione con la libertà. Si noterà anche l'assenza della figura paterna, non crescerà all'ombra di un modello maschile, se non il nonno che aveva poca autorità. Molto spesso infatti descrive contesti familiari composti da donne. A causa di quel processo di educazione portato avanti dallo Stato spesso i giovani venivano portati via dalla famiglia e mandati in una sorta di camerate in cui convivono e frequentano dei corsi di formazione a socialismo. Quindi man mano che Arenas si rende conto del suo orientamento avverrà in un momento in cui sarà lontano da casa e non si rapporterà tanto al contesto sessuale. Anzi lo rapporterà al contesto in cui vive, in queste camerate. Le conseguenze ovviamente erano pesanti, i rapporti tra compagni prevedevano dure punizioni, e per questo nascondere le proprie preferenze. Solo in età adulta cambierà il proprio atteggiamento.     Viene menzionato anche un altro dittatore Pinochet, è cileno ed è stato accusato per crimini all'umanità. Ha ottenuto il potere in Cile, grazie a un golpe militare negli anni 1973 ed è stato in carica fino al 1990 , prendendo il potere, sovverte il governo comunista precedente di Allende , riesce a salire grazie all'aiuto dell'esercito. Nel 1988 ci furono pressioni dall'estero per convocare un referendum e far scegliere alla popolazione se riconfermare il mandato o no, la popolazione ovviamente sarà contro alla riconferma e seguirà un periodo chiamato di "transizione", nel 1990 in cui ci sarà una democrazia. Arenas prende spunto da questa situazione e pensa la stessa cosa di Castro e gli scrive una lettera, ma evidenzia che la politica di Castro è peggio di quella di Pinochet, perché lui cerca di creare un "dialogo" con la popolazione. Il Cile era sotto la presidenza di Allende, che è un socialista. Porta avanti una politica che mette in crisi la borghesia. L'esercito guidato da Pinochet mete in atto un golpe, attacca il palazzo previdenziale bombardando e Allende muore (non si sa bene come, si dice si sia suicidato durante i bombardamenti). Pinochet mette fine al governo democraticamente eletto e mette in atto una dittatura feroce. Finirà nel 1988, che è l'anno della lettera a cui fa riferimento a Castro. Si fa pressante la richiesta di elezioni e Pinochet sicuro del potere garantito dal governo accetta, ma con sua grande sorpresa perde. Sulla base di ciò Arenas scrive la lettera chiedendo di fare la stessa cosa  Cuba. Castro, non avendo però la stessa fama di Pinochet, rifiuta di andare alle elezioni. Avvia però un dialogo con gli esiliati, le scorie della società, los gusanos. Sapendo di essere entrato in crisi e dovendo riscattare la propria figura avvia un dialogo. Arenas attacca però la scelta di Castro, ma anche gli esiliati che accettano il dialogo facendo il suo gioco e mantenendolo al potere. Nella sua analisi della realtà circostante non assolve nessuno. Qui percepiamo il momento di maggiore esasperazione e di critica, che sarà esplicita in quasi tutti i suoi scritti. Arenas sa di avere portato a termine l'opera letteraria che è stata sempre il suo principale impegno e attività, trasformata ora nella denuncia che vuole portare avanti. Da "Volviendo al plebiscito...": intanto si aggiungono varie disgrazie di natura fisica al decorso della malattia di Arenas. Non soltanto si preoccupa di ricostruire la biografia, ma ci dà proprio le chiavi di lettura. Il fatto che ci dia una sintesi del testo ci fa capire le tematiche portanti che l'autore vuole mettere in evidenza: la storia d un dittatore invecchiato e impazzito, una storia di omosessualità e la denuncia della condizione di emarginazione tipica non solo dell'isola ma anche al di fuori. La cultura etero normativa non è egemone solo a Cuba. Il popolo riesce a staccare l'isola dalla sua condizione insulare. Si vede qui la denuncia dell'elemento dell'insularità, elemento ambivalente. Il 1988 è un anno significativo per l'omosessualità, poiché viene fondata un'associazione per gli omosessuali e il presidente dell'associazione è la nipote di Fidel Castro, Mariela Castro . Il popolo butterà fuori Castro e giustizierà chi l'ha appoggiato (rif . Racconto Traidor) poiché per Arenas il colpevole non è solo il tiranno, ma è anche il popolo che l'ha appoggiato anche se li giustifica un pochino il terrore e la paura nei confronti del sistema. Un altro elemento anticipato che si ritrova nei racconti è l'atteggiamento di Arenas nei confronti del popolo cubano. E' consapevole che la reazione dei cubani nasca dalla paura e da un senso di impotenza a causa dello stato militarizzato. In questa mancata reazione del popolo però risiede la forza di Fidel. Se ci fosse una presa di coscienza comune potrebbe esserci un cambiamento. "Scoppia una baraonda in pieno stile cubano", sappiamo che i cubani sono molto festosi e chiassosi, ma di fronte l'incoerenza di tutti l'isola cola a picco. E' un testo fortemente metaforico. Quest'introduzione risale alla fine degli anni 80, quindi un periodo in cui l'AIDS era una malattia di cui non si sapeva nulla  correva ad una velocità preoccupante. Si scatenò una vera e propria epidemia, sfugge al controllo della medicina. Nell'agosto del 1990 c'è il boom della patologia di cui è affetto Arenas , l'AIDS anche se non si conosce molto bene , per cui abbiamo una strumentalizzazione della malattia in chiave politica, è come se fosse prodotta dalla mano dell'uomo e non dalla natura , poiché è una malattia perfetta e distrugge l'uomo come lo fanno alcuni Stati , tra l'altro è una malattia che colpisce maggiormente gli omosessuali, considerati emarginati, quindi è come se eliminasse le scorie della società e contribuisse alla creazione dell'uomo perfetto secondo la rivoluzione. Arenas scardina i taboo e dà voce ad argomenti che rimarrebbero silenti. Si tratta di una patología che coinvolge fortemente la popolazione omosessuale, quindi per i potenti consiste in una sorta di pulizia etnica. La sua ironia è molto forte e se ne serve per scuotere il lettore. Arenas vive giusto in tempo per vedere la fine del socialismo sovietico, e ciò gli dà la speranza che possa finire anche a Cuba. Arenas si suicida dopo aver assistito a due eventi importantissimi : il 1989 la caduta del muro di Berlino e il 1990 lo scioglimento dell'URSS. L'isola di Cuba sarà costretta a tirarsi fuori dal pauperismo, poiché la sua economia si basava su l'URSS e l'ideologia aveva come base le idee staliniane. [p.16] abbiamo l'epilogo finale, viene nominato Virgilio Piñera, uno scrittore drammaturgo, omosessuale messo a tacere da Castro, che mori nel 1979. Arenas considera l'opera come "venganza contra casi rodo el genero humano", è qui che il suo pessimismo si allarga, prima era solo nei confronti di Cuba, poi va anche a Miami e comprende tutti. Arenas decide di mettere fine alla sua esistenza, una scelta titanica, come atto di ribellione, fino all'ultimo decide della sua vita, vede la morte come liberazione. rappresentante infatti di quell' "ahora" che la donna sconosce. Da una parte il desiderio di parlare, dall'altra la richiesta di rassicurazione. Da notare anche l'insistenza sull'importanza dell'esperienza già avvenuta della donna. Questo rimanda alle rivendicazioni di libertà che avevano alimentato la Rivoluzione castrista, che vive al grido di "LIbertad". Los barbudos entrano al grido di libertà, sancendone il trionfo. La donna proclama la sua diffidenza nei confronti di una rivoluzione di cui ha già fatto esperienza e il cui epilogo ha dato un risultato diverso da quello sperato. "Yo sé", "Yo vi", saranno ripetuti costantemente, è l'autoaffermazione dell'io narrante, così come l'uso di vocaboli che affermano un'esperienza e consapevolezza che appartengano alla protagonista che ne si vuole fare testimone. La funzione principale di questo personaggio quindi è quella di testimoniare, per questo non abbiamo un suo statuto anagrafico, perché non sono rilevanti ai fini dell'esperienza che vuole raccontare, cioè quella di una collettività. Ricostruiamo a posteriori le dinamiche di questo incontro, degli antefatti. All'interno della narrazione ci sono elementi ricorrenti che ci daranno una chiave di lettura. All'inizio la donna si mostra diffidente "parlerò male", ma dall'altro il desiderio di raccontare è il bisogno di sapere che l'apparecchio che registra stia funzionando in modo da potersi fare testimone. La storia è la narrazione della storia non coincidono, ma molto spesso abbiamo un'interpretazione dei fatti stessi, anche se lei parla più di una strumentalizzazione voluta "por ahí quien invente". Ogni frase è densa di significati e di rimandi. Vediamo la scelta di ripetere all'inizio della frase "Todo el mundo" e ancora il contrasto tra "ahora" ed "entonces". Tutti erano contrari alla tirannia di Castro, ma ricordiamo il duplice atteggiamento: il personaggio esattamente contro Arenas si scaglia da un lato contro il popolo, che condanna, ma dall'altro lo assolve perché comprende che è tutta una questione di timore. "Entonces", il passato diegetico non è altro che il presente dal quale scrive lo scrittore. Quindi Arenas, attraverso queste fittizie memorie della donna, costruisce un passato che è la sua realtà concreta. Attenzione al riferimento alla figura del Padre del tu, che avrà un significato in seguito nella narrazione. Sembra solo che lo inviti a parlare con il padre in quanto corrisponde alla sua stessa generazione. In realtà è ciò che Genette chiama ESCA NARRATIVA, cioè quegli elementi disseminati nl corso della narrazione e che possiedono un valore determinante che possiamo riconoscere però solo a posteriori, dopo aver ultimato la lettura del testo. Da questo momento ci sarà in più occasioni il ricorso all'uso di strategie grafiche per mettere in risalto alcuni vocaboli. Ad esempio oltre la ripetizione del vocabolo VOLUNTARIO, viene scritto in corsivo per sottolinearlo. Ovviamente la scrittura non appartiene alla protagonista, che sta parlando, ma accettiamo il patto narrativo e capiamo che lo sta enfatizando oralmente. Il corsivo evidenzia dei vocaboli che sono mutuati dalla retorica della Rivoluzione. All'interno del contesto cubano verranno usati determinate etichette e vocaboli (ej. parametraje, diversiónismo ideologico...), che venivano utilizzati durante il governo di Castro. Ancora si enfatizza l'esperienza dell'io, desiderio di autoaffermazione, tramite l'uso de puntini. Capiamo anche la sfiducia della donna grazie a certi elementi ripetitivi. ("algo de aquello se ha quedado en el tiempo"). "Perdón, sé que este lenguaje no es de esta época poca" infatti "hable, aporte, coopere" sono tutti vocaboli della Rivoluzione a favore di una partecipazione ad una vita basata sull'aggregazione e sulla collettività, non sul bene del singolo. Una falsa esca è invece un elemento che ci rivela un dato che conosciamo, che è vero ma distoglie la nostra attenzione da un elemento che scopriremo alla fine, cioè il fatto che lei voglia scrivere un libro. La ripetizione del vocabolo VÍCTIMA richiama la nostra attenzione, vuole sottolineare che siamo di fronte alla teoria di qualcuno che dobbiamo intendere nel ruolo di chi ha subito la situazione. D'altra parte afferma "No es necesario que yo lo revise": la revisione ci rimanda sia al tema della censura, sia a quello del diritto d'autore che a Cuba non esiste (non esistendo la proprietà privata). Quindi da un lato rimanda ad una non rivendicazione ma allo stesso tempo sembra un moto di ribellione contro l'attività censoria, che è quello che la cesura implicherebbe. REGISTRATORE E STENDARDI Arenas sembra muovere una denuncia nei confronti degli opportunisti sociali, cioè coloro che riescono reinventare sé stessi sotto ogni società, anche quando la politica cambia riescono a rimanere nel carro dei vincitori "higienizaban la Isla bajo todos los regímenes". Non a caso parla di uccelli che si alimentano dei cadaveri e si elevavano nello stesso cielo, quindi riuscivano a collocarsi in una buona posizione nella scala sociale. Continua la preoccupazione verso l'apparecchio di registrazione perché vada a buon fine la testimonianza resa. "Estoy envenenada" capiamo la ragione della sua testimonianza, per vendicarsi. Anche qui notiamo le caratteristiche dell'autore, questo avvelenamento riflette il senso di vendetta della protagonista e dell'autore. Si riferisce ancora ad un Antes che è sempre il presente governo di Castro. Spesso i periodi si concludono con la reiterazione dei medesimi lemmi per sottolineare il concetto. Riferendosi agli apparecchi di registrazione dice che anche in passato venivano usati, ma non si sapeva quando. L'autore fa spesso l'uso di iperbole, ma in questo caso non la usa. I controlli capillari esercitati passavano infatti anche attraverso strumenti come questi, registrare conversazioni all'insaputa di chi parlava e fare fotografie, con l'unico scopo di accusare. Molti usarono questo sistema anche per motivi personali per dare problemi al proprio avversario. Abbiamo quindi la descrizione di un sistema di grande controllo. La donna fa quindi richieste e domande per capire se è effettivamente sicuro parlare. Vuole richieste di rassicurazione che ci fanno capire che in passato la situazione era diversa. L'autore sceglie di mettere prima l'affermativa e poi l'interrogativa, e la sfumatura di significato è diversa: dovrebbe esserci una certezza dello stato attuale ma in realtà la mette subito in dubbio. Gli alberi non sostengono più gli stendardi, fa riferimento soprattutto a la Habana, che è molto frequentata dagli stranieri, e ciò ha fatto i che molti si spostassero verso la Habana o centri turistici. Camminare per quelle strade significava ammirare ad ogni angolo uno striscione in cui si leggono i motti della rivoluzione, frasi simboliche, immagini di Castro. Questi stendardi sono una presenza estremamente forte, e una sorta di lavaggio del cervello per la popolazione. "Essere autenticamente tristi" il controllo del governo si estende anche alle emozioni che il popolo deve provare. Cuba si estende al turismo e deve quindi vendere di sé un'immagine allegra. Questo temperamento è forzato dalla necessità di dare una immagine all'estero che però non coincide con la realtà. Ci fa capire come il sistema politico sia invasino fin anche nell'invasione delle emozioni dei cittadini. (pag. 23-24-25) TERZA PERSONA Riprende il discorso di ciò che le interessa veramente. Quella fatta finora è una sorta di premessa. La donna non è l'oggetto di interesse dell'interlocutore, ma l'attenzione si sposta e si fa una nuova digressione. Non si può perdere tempo perché ora si lavora veramente, mentre prima si fingeva: prima anche la realtà lavorativa diventava limitata. L'assenza di lavoro quindi viene nominata per denunciare un'economia dissestata. "Usted no las va a entender" l'io narrante rivendica la propria autorevolezza è continua a sottolineare l'incapacità dell'interlocutore nel comprendere una realtà di cui è stata testimone. "Escribió" si passa da una prima ad una terza persona. Si passa al motivo centrale per il quale questo usted ha contattato la donna. Appare una terza persona che (nominata già all'inizio). Il vero motivo della presenza della vecchia, è che l'usted voleva informazioni su questa terza persona. Cominciamo a capire chi sia questo personaggio, che ha scritto diversi libri che probabilmente sono stati bruciati dopo il governo di Castro, per far capire come la censura del governo continui anche ora. I libri parlavano del sistema rovesciato, ma tutto ciò era una menzogna. Nessuno sapeva che più lavorava, più lo faceva non per adesione al sistema ma al suo odio. Ci racconta la storia di un personaggio che conduce una vita esemplare (lavora, zappa, raccoglie, fa ciò che gli viene chiesto...), sembra un cubano modello, eppure questa sua rettitudine non si deve al suo appoggio al sistema, ma anzi lo fa con odio e disprezzo. Ci racconta una storia in cui apparenza e realtà si congiungono, c'è la storia pubblica ma anche un coinvolgimento privato. Uno degli elementi che vengono denunciati dagli scrittori cubani è il fatto che per molte scelte fatte dai giovani i primi anni della Rivoluzione non vige un obbligo. Molti partecipano ad esempio alla guerra in Angola ma non c'è una leva obbligatoria. Non lo era da un punto di vista legale, ma lo era da quello morale o politico. E' l'elemento morale la chiave per un sistema che in maniera implicita faccia sentire l'individuo portato ad assumere determinati atteggiamenti. APPARENZA E REALTA‘ La scelta del pronome "él" mostra che anche questo è il rappresentante di una collettività, la storia di persone che si sono piegate ad un sistema che non condividevano, per necessità e per paura. Racconta la storia di un popolo oppresso colpevole e non colpevole allo stesso tempo, vediamo all'interno le ragioni di quell'accusa-assoluzione di cui parla. Odiava talmente il sistema che parlava pochissimo, e questa scelta non lo faceva cadere in contraddizione, il suo silenzio lo rendeva inappuntabile. Mentre il suo odio cresceva, cresceva anche la sua rispettabilità sociale. Ecco il paradosso, un uomo che partecipa alle riunioni settimanali, che sono di formazione al socialismo e di indottrinamento politico, e mentre si abbandona ad un'espressione di consenso con la mente pensava ad altro, di far saltare con una bomba quella stessa assemblea. Vediamo come le scelte lessicali di Arenas siano estremamente forti, parla del popolo cubano nei termini di una popolazione schiavizzata. La partecipazione a queste assemblee o ricorrenze pubbliche è tutt'altro che volontaria. I militari passavano casa per casa obbligando la gente alla partecipazione. Il tema del racconto quindi è il rapporto tra APPARENZA e REALTA', CONDANNA e APPOGGIO al sistema (un tema ricorrente della narrativa cubana è quello di questa doppia maschera). (pag.25) YACH E LETTORE Tanta era la presenza di él nel circolo di studi che gli fu dato un diploma, il Granma: il giornale ufficiale del comitato centrale del partito comunista di Cuba. Il nome deriva dallo Yatch di Castro, che diventa un'imbarcazione simbolica, simbolo della lotta rivoluzionaria. Trasportò Castro e 81 ribelli sulle spiagge di cuba nel 1956, lanciando la rivoluzione cubana. Una delle grandi strategie della comunicazione di Castro, oltre quella degli stendardi, era quella di creare una serie di elementi simbolici della rivoluzione. Mettere in esposizione lo yatch in una zona scelta della città si mostra come un messaggio rappresentativo per la popolazione cubana. Il nome dell'imbarcazione è il "GRANMA", da cui prenderà il nome un periodico, uno dei mezzi di comunicazione principale della comunicazione. Il quotidiano a quale sarà affidata la comunicazione scritta ufficiale. Lui lo leggeva sempre, notiamo l'obbligatorietà alla lettura, ma vediamo anche la voglia di disfarsi di un obbligo percepito come odioso, lo leggeva non per piacere, ma per disfarsene subito. Da una parte abbiamo l'uso delle virgolette che ci rimanda  una retorica di frasi che sono distintive di un determinato periodo, dall'altra la scelta delle parentesi come luogo della spiegazione, lì fornisce le spiegazioni. Tutti i segni grafici tradiscono la presenza dell'autore e come il destinatario privilegiato del racconto sia il lettore. Il discorso dovrebbe essere destinato all'oralità, questi elementi sono inseriti proprio per il lettore. Arenas usa un interlocutore giovane che non ha fatto esperienza della rivoluzione per considerarlo un lettore ai confini extranazionali, quindi al di fuori di quella realtà. L'avverbio "públicamente" enfatizza non solo una società dove l'individualità è sostituita dalla collettività, ma dove la dimensione privata viene proprio fagocitata da quella pubblica. Ora l'aggettivo è sottolineato non dalle parentesi ma dall'inciso. Si nota anche un cambio di soggetto, da "él" si passa al "tú" che è una strategia più indirizzata al lettore che al personaggio. Arenas fa ricorso anche ad immagini estremamente suggestive come nella poesia: "con el fusil al hombro... custodiando su infierno", l'uomo con il fucile sulla spalla è il custode del proprio inferno. sua identità di genere non riesce a spogliarsi di certi cliché.   Il dibattito femminista a Cuba non si svolge infatti, viene coinvolta nel processo lavorativo ma il suo ruolo privato rimane quello. Arenas invece organizza uno scardinamento di questa immagine che avverrà nell'isola negli anni '90. Arenas non pensa più della donna solo come oggetto, ma anche come soggetto in termini di piacere sessuale. Da una prospettiva maschile ma con una sessualità non eterosessuale rivendica una lotta femminista. Il racconto ci fa sorridere, traducendo il suo senso di colpa per aver tradito la felicità della madre, ironicamente immagina la madre che lo trascina così forte facendogli battere la testa a terra, si capisce che è iperbolico. L'universo in cui cresce si vede: la madre è una serie di zie, tutte governate dalla figura della nonna. Questo sarà uno schema che si ripeterà nelle sue narrazioni. L'elemento che richiama la nostra attenzione è anche la presenza dei cugini che hanno un padre e una sicurezza che Arenas non avrà nemmeno da adulto. LA NONNA E ISTRUZIONE Il gesto di urinare in piedi da parte della nonna attribuisce una connotazione maschile e virile ad una femminile. In questo atteggiamento che non sappiamo se corrisponda alla realtà, vediamo l'incarnazione del potere agli occhi dell'intera famiglia e del nipote. "E parla con Dio", sono due elementi che ci trasferiscono l'onnipotenza di questa figura agli occhi di Arenas. "Le caía a golpes" nonostante la nonna incarni l'autorità nel contesto familiare, la figura maschile continua a rispondere a certi paradigmi: continuava a ricevere le botte dal marito. Si ha però la ridicolizzazione della figura maschile. Il ritratto che abbiamo della famiglia è emblematico, per comprendere la narrativa di Arenas ma anche il contesto culturale rurale, quindi nella zona più povera e incolta anche dal punto di vista della formazione ed istruzione. E' un contesto che nasce dalla mancanza di cultura. Arenas è uno scrittore che ignora buona parte della letteratura e della lingua, molte volte è autoreferenziale e parla di sé stesso come uno scrittore ignorante. I suoi scritti vengono spesso corretti e sistemati. CAPITOLO SEGUENTE Gli animali saranno una costante della sua produzione e l'elemento sul quale tornerà nella fase conclusiva, in virtù dell'esperienza che ha fatto perderà fiducia nell'essere umano e riconoscerà gli animali come gli unici esseri nei quali avere fiducia. Insiste infatti sull'elemento della libertà. Ci trasferisce anche nella brutalità della vita campestre, e in assenza di strumenti che consentano di regolamentare le nascite si fa ricorso a certi stratagemmi. Sua nonna "regnava" nella cucina, da notare la terminologia, la scelta lessicale non è casuale. In questa fase la figura femminile è la padrona dell'ambiente domestico, mentre l'uomo è destinato alla vita pubblica e sociale. La donna governa nella casa e impedisce addirittura alle figlie l'accesso alla cucina dove la nonna è la padrona. INFANZIA L'infanzia è il momento che lo costringe all'attività creativa che darà vita al a sua opera letteraria. 28/03 ADIÓS A MAMÁ (pag.53) (racconto) Già nel titolo si ha riferimento alla figura della madre e capiamo che la narrazione è incentrata su di lei. "Adios", il commiato del titolo si capirà dall'incipit. Si ha un duplice riferimento a una versione del 1973 perduta e una seconda del 1980. Si tratta di due date successive a due momenti emblematici della vita di Arenas nel rapporto con Cuba, la rivoluzione e il governo castista. Il "perdida" tra parentesi non è casuale, ma sottolinea il fatto che i suoi testi non riuscivano a circolare liberamente, e succede il momento dell'arresto dello scrittore. Nel 73 finisce in carcere ed è il periodo più drammatico della sua esistenza. Nel'80 invece si ha l'apertura del porto di Mariel, e Arenas si esilia fuori da Cuba. Queste esperienze saranno determinanti per capire il messaggio metaforico del racconto. (da pag.55) Si notano frammenti marcati da una numerazione progressiva e disomogenei, che in un primo momento sembra solo riguardare l'estensione. 1: Lo stile diretto viene evidenziato prima con il trattino e poi con il corsivo, quindi scelte grafiche che sottolineano l'inizio della situazione narrativa, che si spiega nella morte della madre. A pronunciare questa frase è un personaggio che subito viene presentato con il nome di "Onelia". Sappiamo che è una morte che segue una malattia. Abbiamo nuovamente un narratore che appartiene alla dimensione diegetica, un "nosotros" di cui non abbiamo identità e che sarà un personaggio della storia, ovviamente con un punto di vista parziale. Un elemento anomalo rispetto la narrazione tradizionale è "repite ahora", l'uso del presente indicativo. La narrativa tradizionale si avvale invece dei tempi passati avendo un narratore che è consapevole di un fatto già accaduto che ripercorre, e si chiama narrazione "ulteriore". Il presente indicativo ci dà l'illusione che il narratore stia raccontando mentre i fatti si svolgono, e si chiama narrazione "simultanea". E' uno stile particolare che sembra emulare quello della cronaca. L'uso del presente ci dà anche la percezione di una situazione che si svolge mentre vi assistiamo e rispetto la quale il narratore non può prevedere il finale e gli atteggiamenti degli altri. Abbiamo una prospettiva limitata e vediamo ciò che accade attraverso il suo punto di vista. 2: Notiamo come ci sia una disgregazione delle unità sintattiche, la frase della prima parte viene brutalmente spezzata nella seconda con una prima funzione che vuole richiamare l'attenzione del lettore su momenti diegetico fondamentali: da una parte il protagonista di "ella" e dall'altro i suo status "tendida, boca arriba". Arriba denuncia la posizione della madre. Notiamo aggettivi come "monumental", "gran", che mettono in evidenza la grandezza e superiorità della figura della madre. Allo stesso tempo c'è un'oggettivazione che denuncia quell'atteggiamento di controllo "la mirada orientadora", ricordiamo il verbo orientar della retorica rivoluzionaria, e ci consente di riconoscere un valore metaforico e simbolico alla figura della madre, che è figura genitoriale e rappresenta metaforicamente l'autorità dello stato. Il copriletto era un regalo alla madre, ma in realtà grazie alla terminologia capiamo che era un regalo più dovuto che sentito. Nessun vocabolo è scelto in maniera casuale. Viene sciolta l'identità del nosotros in quattro figure femminili più un yo. Queste hanno nomi estremamente simili tra loro (Onelia, Ofelia, Odilia e Otilia), che si possono sovrapporre, e torniamo a quel desiderio di non creare distinzioni per i personaggi che non devono rappresentare identità univoche. Arenas muta il nome della cugina dando vita a una serie di altri nomi che si possono confondere, quindi abbiamo anche un richiamo all'autobiografia. "De rodillas" anche l'atto di inginocchiarsi rende la figura quasi sovrannaturale. Anche una serie di gesti religiosi, il segno della croce, l'atteggiamento di girare intorno al letto, l'inginocchiarsi. Il ritmo della narrazione non è costante, trascorre un'intera notte senza che noi ne abbiamo percezione. Ci sono elementi temporali nella narrazione che ci permettono di quantificare il tempo trascorso nel racconto, ma saranno elementi rispetto i quali non avremo metodi di misurazione, diventa una sorta di presente eterno di cui noi non abbiamo bene la percezione. 3: Nella sua verticalizzazione dello spazio, Arenas, pone la madre sempre in cima, e ricostruisce la sua figura come un'autorità incontrastata all'interno dell'autorità familiare. Allo stesso tempo inizia ad emanare un odore insopportabile. Di fronte il lutto iniziale iniziamo a percepire il trascorrere di una temporalità che si nota dai cambiamenti del corpo in putrefazione. Percepiamo anche l'anomalia dell'atteggiamento di queste sorelle, che rimane uguale nonostante il trascorrere del tempo, rimane imperturbabile, senza accorgersi del cambiamento. La nonna torna come figura matriarca all'interno dell'opera narrativa. Il “nosotros” diventa un “ellas” e “yo. Le sorelle non si rendono conto del cambiamento, lo “yo” sì, e rivive una serie di ricordi nei quali riassume le mansioni della madre all’interno della famiglia: ordina il lavoro da fare, distribuisce il torrone… Dice “ordinando de pié” come se fosse una figura maschile egemonica. 4: L'io narrante è l'unico personaggio che mostra un atteggiamento critico rispetto la situazione davanti i propri occhi. Intorno alla figura della madre continuano a girare le figure, e la sua uscita dal cerchio rappresenta una presa di posizione. Le sorelle vedono nella sua perplessità un momento di sconforto a cui cercano di rimediare e lo reintegrano nel cerchio. Ma solo il lettore comprende la sua critica, in quanto può effettivamente leggere i suoi pensieri. La situazione ci fa capire come Arenas si uniformi alla società anche non condividendone le idee. Il narratore esprime una versione lucida e critica della realtà circostante, ma non ha il coraggio di esporsi e andare contro la visione egemonica, c'è un conflitto tra un punto di vista individuale e collettivo. Non ha il coraggio di esternare la propria visione alternativa e viene reintegrato in quella visione egemonica. "Salgo del círculo y recostandome a la ventana..." l'azione avviene in una stanza accanto il corpo della madre, e quando l'io narrante prende le distanze si avvicina alla finestra, che ha un valore simbolico importante. Lo scenario è un luogo chiuso e la finestra può rappresentare un sorta di frontiera tra uno spazio interno e uno esterno. La finestra simbolicamente è chiusa, quindi il limite che separa i due spazi appare invalicabile. Ci troviamo di fronte una situazione paradossale per cui l'autorità della madre non finisce con la sua esistenza ma va oltre la stessa, esercito l'autorità anche oltre il limite della sua esistenza, è questo argomento si ritroverà anche in altri racconti. Se si ripensa alla metafora del testo si possono vedere delle figlie che portano avanti un'educazione ricevuta, un modello assimilato che viene ripetuto anche quando se ne potrebbero sbarazzare. Questo fa pensare ad una popolazione che di fronte ad una rivoluzione che ormai si mostra in disfacimento (il corpo della madre può essere metafora della delusione della rivoluzione), continua a portare avanti un'ideologia in maniera acritica, rifiutando di vedere la realtà. Evidente è quindi l'atteggiamento di resa del protagonista narratore. "Estoy de nuevo nel círculo... Tapando me la nariz" la reintegrazione del personaggio non è convinta, ma il frutto di una necessità che viene messa in evidenza dall'atto di tapparsi il naso. 5. La struttura del testo ci aiuta, la disgregazione sintattica rivela gli elementi cardine e i momenti diegetici più rilevanti. Di fronte l'evidente decomposizione il giovane prende coraggio ed esprime a voce alta quella visione critica che aveva soffocato precedentemente. Una sola frase "Ya es hora de enterrarla". 6. Si vede la reazione delle sorelle. Da un lato abbiamo una percezione critica del protagonista, dall'altro quella totalmente straniata e distorta delle sorelle, che non hanno mai visto la madre più bella. L'aggettivo "maldito" al maschile ci conferma l'identità di genere del personaggio narratore. Si ripropone lo schema dei racconti di Arenas, un personaggio maschile circondato da altri femminili. Da notare la messa in discussione del punto di vista del fratello "como puedes decir que mama apesta?" è un senso di appartenenza disatteso "No es más que un traidor". Vocaboli proprio come "traidor" o "criminal" esplicitano quella sovrapposizione di piani, non è un termine che si utilizzerebbe nella descrizione del rapporto madre-figlio, ma il rinvio è metaforico ad un piano sociale e politico che è quello a cui allude la diegesi. Affermazioni come "Ella a quien se lo debemos todo. Gracias a la cual existimos." mostrano come la madre sia una figura che genera vita, l'esistenza è legata alla sua figura, ma allo stesso tempo c'è sempre un rimando sociale, infatti nella retorica rivoluzionaria Castro afferma che la rivoluzione quest’ultimi nella grande stanza della madre, però è ovvio che questo non prelude il rientro in patria, ma Arenas descrive l’idea di “aprovechar”, sfruttare quella condizione. 18. L’io narrante è l’unico davanti il cadavere della madre, poi si aggiungono le sorelle. C’è il doppio DOVERE-VOLERE, uno sdoppiamento della personalità dell’io, la corresponsabilità, denunciata da Arenas, è una sorta di lavaggio del cervello che lo rende incapace di opporsi. Lo scontrarsi con una realtà che impone la visione dello status quo mette in crisi la capacità critica di ogni individuo. L’io è solo ed è libero, e può mettere a nudo i suoi pensieri, ma ci rendiamo conto che ha lo stesso atteggiamento che prima hanno avuto gli altri, quindi ciò che prima era esterno ora è interno. Lo sdoppiamento lo vediamo anche a livello lessico-sintattico: il yo/tu→ yo censore e il tu per riferirsi a se stesso, rivendica la libertà, rappresenta la parte non controllata di sé, lo capiamo dagli interrogativi accusatori. Prima era ellas/yo. Ricompare la percezione temporale: dopo tante settimane, oltre a ricordare c’è un momento di pauperismo: è privato di tutte le forze. In questo frammento si crea un climax di tensione narrativa, c’è un crescendo che sembra portare all’epilogo finale, all’uccisione dell’io, invece questo si interrompe da un ricordo di un film che l’io ha visto da piccolo, a insaputa della madre. Anche solo la menzione del film, l’arte a Cuba è proibita poiché tacciata di essere portatrice di messaggi equivoci, appartenente alla borghesia, soprattutto ciò che viene dagli US. Poi si ricrea il climax e di nuovo la caduta: nomina l’attrice statunitense Ingrid Bergman, ripetendo la terminologia usata dalle sorelle, “maldito”. Nella conclusione vediamo il recupero della capacità critica, nonostante dica di fare autocritica, mette in discussione tutti i concetti di quella cultura di cui anche lui è portavoce, è l’unica possibilità è quella di gettarsi in acqua: un esilio attraverso il mare. La conclusione rimanda anche alla fuga vista come tradimento: si autoaccusa usando la terminologia delle sorelle, è un traditore per ciò che ha fatto, però è felice, è proprietario del proprio destino. Si riassumono in chiave metaforica gli elementi portanti della sua poetica. Da una parte la politica, il matriarcato, c’è il riferimento autobiografico, oltre ad elementi come l’acqua, il mare, gli animali. Questo è uno degli elementi che ci introduce alla letteratura di Arenas, bisogna leggere tutto sul piano metaforico. 04/04 AUTOBIOGRAFIA: LA POLÍTICA (pag. 51) Y ABUELO In questo capitolo "mi abuelo tenía aspiraciones politicas..." lo scrittore rappresenta una fase precastrista, anche se sappiamo che l'autobiografia viene scritta negli ultimi anni della vita di Arenas. Nell'approcciare i temi e la quotidianità quindi lo fa con una consapevolezza che magari a quei tempi non avrebbe avuto. Ci dà la percezione della recezioni da parte della popolazione di certi messaggi politici, il nonno di Arenas non era particolarmente istuito, ma in base alla notizie che circolavano si definiva anticomunista, contro qualsiasi dittatura. La posizione del nonno ci fa comprendere come la percezione socialista che poi verrà data al governo cubano sarà inattesa e non auspicata dalla popolazione. Tutte le figure a cui Arenas fa riferimento sono persone realmente esistite nel panorama cubano, così come le vicende storico, sociali e politiche, sono tutte aderenti alla realtà Chibàs diventa una figura carismatica nel contesto cubano e il suo suicidio lascerà perplessi. In seguito Arenas farà riferimenti ad altri suicidi importanti, e un richiamo importate è quello di volerci fare vedere la realtà cubana come claustrofobica, e l'unica alternativa per affermare la propria individualità sarà quella del suicidio, che poi verrà presa anche da lui stesso. Nonostante sia un racconto di stampo politico, Arenas intercala perennemente un sarcasmo e ironia che spezzano il tono della narrazione, ad esempio il fatto che lo stesso giorno muia la bisnonna ma che tutti siano preoccupati per Chibàs, morta per un fulmine causata dal'antenna del nonno per ascoltare la radio, o gli insulti che lui riferisce alla nonna ma che lei crede provenire dalla radio. AUTOBIOGRAFIA: REBELDE (pag. 64) "Tenía que alzarme" significa unirsi ai ribelli. All'inizio di questo capitolo si ha il riferimento al 1958, e sappiamo che Castro viene arrestato dopo il primo tentativo di assalto al governo (del '53, da cui nasce il movimento 26 de julio. Nel '58 i "barbudos" infittiscono la loro lotta e l'appoggio della popolazione ai ribelli si fa più tangibile, è un periodo di grande difficoltà economica "sin comida, sin electricidad", e tra questi si aggiunge anche Arenas, che in un primo momento aveva riconosciuto la prima vera occasione di una presa del potere da parte della popolazione. Così a soli 14 anni decide di unirsi ai ribelli. "Un pueblo que se moría de hambre, compuesto en su mayoría por mujeres" perchè gli uomini erano in guerra. Spesso nei testi ispano-americani la popolazione viene rappresentata come una frangia inerme che subisce violenze da entrambe le parti, sia dai ribelli rivoltosi reputati criminali, sia dal governo. Ciò ci dà la percezione di una dimensione sociale all'interno della quale abbiamo un'inversione di valori delle istituzioni. All'interno di società in cui vigono governi dittatoriali, gli organi che dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini, sono percepiti come coloro che per primi mettono a rischio la cittadinanza, che così mostra diffidenza. Notiamo quindi un Arenas molto giovane che non viene accettato sia per l'età, ma anche perché si è privi di qualsiasi strumento per portare avanti una guerra, incluse la armi. Ci descrive le tecniche di arruolamento, che si basavano tendenzialmente sull'essere armati, e lui non lo era.  Anche nei momenti più tragici il racconto diventa ironico: lascia un biglietto sul letto dicendo che si stava unendo i ribelli e di non dirlo a nessuno, ma le dieci donne in casa sua lo gridarono subito a tutto il quartiere.  Arenas demistifica il racconto della rivoluzione, ce ne racconta una che non si è realizzata nel campo di battaglia, ma attraverso le parole. I ribelli adottarono strategie intelligenti, raccontavano attraverso la radio la rivoluzione, e di come i ribelli prendessero mano a mano prendendo le aree rurali. Quindi non solo non è avvenuto nessuno scontro, ma non erano nemmeno ribelli armati fino i denti, non avevano niente.  La discrepanza di informazioni, la distanza reale che separa i fatti reali dal momento della narrazione, non sappiamo che Arenas racconti tutto oggettivamente, assiste ad episodi che lo lasciano perplesso sulla natura del loro operato. Le fucilazioni gli fanno comprendere che il regime di Castro si era instaurato anche prima della rivoluzione. "Ésa era y es aún la palabra": alcuni enunciati che troviamo nell'autobiografia poi vengono ritrovati nelle sue altre opere. La storia politica di Cuba è la storia di un "SUICIDIO INCESANTE", parliamo di omicidi fatti passare per suicidi, o suicidi dovuti alla disillusione, a persone che pongono fine alla loro esistenza perché non vedono realizzato ciò per cui combattono. Arenas nella sua autobiografia denuncia la struttura politica che si costruisce dalla rivoluzione in poi, costruita sui meriti conquistati in campo. Coloro che ottengono i privilegi sono quelli che riescono a dimostrare una partecipazione attiva alla rivoluzione, ma lo scrittore mette in discussione quel sistema su cui si basa la nuova struttura politica. Dice che la rivoluzione si conclude senza che Castro si sia mai messo a confronto con Batista, senza che gli sia mai tolto un capello. Coloro che hanno realmente partecipato e non sono morti, non hanno ottenuto niente. La meritocrazia che dovrebbe esserci quindi vieni criticata e messa in discussione. "guapos, jovenes y virles; al menos aparentemente" notiamo la sua ironia anche in ambito sessuale. Anche la conclusione è ironica, non è "barbudos" perché ha solo 15 anni e non ha la barba. Arenas ridimensiona l'importanza del conflitto facendoci vedere come questa narrazione etica sia il frutto di una legenda costruita dal leader maxima per arrampicarsi sui carri armati e creare questo racconto mitico sul quale si sarebbe retto il suo potere. AUTOBIOGRAFIA: LA REVOLUCIÓN (pag-69) La vera rivoluzione non è quella del '59, ma quella che inizia con l'ingresso dei "barbudos" a la Habana. Accosta i termini "politico" e "gangster", facendo capire che la politica ha avuto sempre personalità derivanti dal mondo della criminalità. Masferrer infatti ha contatti con la mafia e ha un ruolo determinante nell'isola. La denuncia di Arenas è molto forte, non sappiamo se sia iperbolico nel raccontare queste morti, ma dice che la violenza non è stata distintiva della fase della guerra, ma del Dopo guerra, una vera e propria epurazione che ha colpito i fautori del governo di Batista, ma anche dei corresponsabili e che si sono avvantaggiati di una politica corrotta. Mesferrer si arricchisce tenendo l'isola di Cuba in uno stato di gioco d'azzardo, prostituzione, di movida... Dopo il trionfo della rivoluzione infatti ci sarà un rigurgito moralità e tutti i locali notturni verranno chiusi, ritenuti anche luoghi di ritrovo dei dissidenti. Tutti i sospettati di aver tramato contro la rivoluzione vengono giustiziati in maniera rapida. Arenas dice che si sono celebrate più morti ora che durante il conflitto armato. Sceglie di raccontare un episodio di un fucilamento in cui la madre cerca di rivendicare e difendere il figlio, chiede che la sua vita gli venga risparmiata. Lei era la persona offesa, e nonostante il suo perdono viene fucilato comunque. Il desiderio di vendetta si manifestava nell'isola in maniera molto forte. Un altro elemento fondamentale della politica di Castro è l'uso dei mezzi di informazione e la spettacolarizzazione, il tentativo di avvalersi dei mezzi di comunicazione per influenzare e indottrinare la popolazione, in particolare le nuove generazioni. Dice che sono passati più di trent'anni, ma nel momento in cui scrive siamo alla fine del'89. Il riferimento che fa qui, non è gratuito. Ora non fucila più i soldati di Batista, ma anche i suoi soldati e generali. Nell'89 entrano in crisi i socialismi e la crisi ideologica viene fomentato da certi episodi interni, come il caso "Ochoa y la Guardia", due ufficiali, uomini di fiducia di Castro, che vengono processati e fucilati in questo anno. Li si accusa di essere responsabili del narcotraffico in vigore sull'isola. E' sconvolgente per la popolazione, così anche la maniera estremamente rapida in cui si realizza il processo, nel quale non vengono accettate le responsabilità, ma si approda direttamente al giudizio finale. Si pensa quindi che Castro abbia approfittato del caso per deresponsabilizzarsi di un reato grave come il narcotraffico, e liberarsi di due figure militari importanti nell'isola. Una serie di interrogativi ci mostrano il suo giudizio e animano buona parte delle narrazioni alle quali assistiamo. Sappiamo che il suo è un atteggiamento ambivalente rispetto il popolo cubano. Perché non se ne rendevano conto? Forse perché il desiderio di vendetta era più forte. Nasce un meccanismo di identificazione del popolo in nome della rivoluzione. C'è un meccanismo di dominio psicologico del popolo. AUTOBIOGRAFIA: UN ESTUDIANTE (pag.71) In questo racconto l'attenzione si focalizza su di lui, sulla sua esperienza individuale. Arenas racconta un momento della appena nato governo di Castro (non da subito si crea una repubblica socialista). Castro crea questo centro per formare dei giovani comunisti, anche se lo Stato non lo è ancora. Arenas non omette di evidenziare come questo piano nuovo e strategia, erano "captados " in tutta la isola. Arenas ci dipinge la scuola che sta frequentando come microcosmo di quella che sarà la società del domani. Sembra chiuso in un collegio, cosa che diede il via alla sua omosessualità ma non ebbe nemmeno una storia perché venivano cacciati dalla scuola, sfilavano con il letto sulle spalle per riportarlo in magazzino, e gli altri avevano l'obbligo di insultarli e tiragli pietre; veniva considerata come espulsione sinistra: avrebbe segnato la loro vita per sempre perché stata inserita nel dossier personale. Arenas nasconde il suo orientamento sessuale per vergogna e per paura. Pajaro: termine per definire omosessuale a Cuba. Si rende conto che l'omosessualità sarebbe stata una condanna. PICO TURQUINO: punto più alto della Sierra Maestra, per rendere omaggio ai guerriglieri, era uno dei tanti strumenti usati per educare le giovani masse al culto della rivoluzione e dei rivoluzionari. Nella Sierra Maestra si era nascosto Castro prima della fuga di Batista. Il progetto educativo non prevede solo il trasferimento delle conoscenze, ma un vero e proprio Indottrinamento (anche l'uso dei manuali proposti). Viaggi, escursioni=culto religiosi. Fa riferimento anche ai tratti che stanno profilando lo stato comunista, si proclamerà ufficialmente stato socialista l'anno successivo, quando crescono anche le tensioni con gli Stati Uniti, che nel 1961 hanno aiutato alcuni connazionali a rientrare a cuba (baia dei porci) da lì scatta l'embargo, bloqueo, non arrivano molte merci. Il percorso di studi prevedeva un periodo formativo di tipo demarcazione tra spazio interno, connotato negativamente, e quello esterno, connotato positivamente. Abbiamo quindi una connotazione inversa, la casa dovrebbe rappresentare sicurezza, calore, mentre quello esterno è ciò che non conosciamo e che fa paura. Nei testi Areniani questa inversione è sistematica. L'elemento della finestra poi viene saltato dal muro di cinta che delimita i possedimenti della famiglia, e che viene anche questo superato dalle sorelle. Abbiamo quindi la trasposizione fisica di una libertà raggiunta tramite questa azione. La luna è un elemento estremamente ricorrente nella sa produzione poetica, e anche qui abbiamo un omaggio nei confronti di questo elemento, spesso richiamato nelle sue poesie. La Poncia le raggiunge per aiutarle anche finanziariamente e dà loro tutte le ricchezze che può, ma non scappa con loro, per godere del rovesciamento del dittatore metaforicamente, per gustarsi la gioia della rabbia di Bernarda Alba. L'invettiva è l'odio nei confronti dell'autorità e del potere sono elementi portanti della narrativa ed esistenza areniana. Frasi brevissime sono messe in risalto anche qui "Se fueron". LA HABANA: Abbiamo un espatrio al contrario, le sorelle alba lasciano la casa materna e fuggono in un contesto ben conosciuto da Arenas, quello Cubano. La scelta non è casuale, ma consente ad Arenas di poter raccontare in un contesto familiare. Ora siamo in un altro momento storico, fine ottocento, quindi un momento che precede l'indipendenza cubana.  Si trasferiscono a la Havana con il desiderio di vivere liberamente con la propria esistenza ma anche con la propria sessualità. Si aspettavano con troppa sicurezza il sopraggiungere di presunti amanti, non mariti. Il desiderio delle donne non è un matrimonio o il raggiungimento di una figura che la società tenta di imporre alla donna, ma vogliono solo vivere liberamente la propria sessualità. E' un elemento che scardina l'impostazione del dramma lorchiano, ma anche la cultura patriarcale di cui Arenas è figlio. Vengono anche tratteggiate le fisicità delle ragazze, le cui aspirazioni vengono deluse. Solo Martirio si accompagna ad Adela il cui ventre aumenta giorno dopo giorno con la stessa velocità con il quale aumentava il numero dei suoi amanti. Adela quindi aspetta un figlio, ma non sappiamo ancora di chi. Arenas inizia ad operare quell'inversione tipica del racconto rispetto al dramma: prende la figura di Adela è la esaspera in maniera iperbolica, come è solito fare. Adela che nel dramma lorchiano era l'unica ad aver contrastato l'autorità della madre, qua viene ancora esagerato il suo comportamento, riempiendosi di amanti. Già nel dramma c'erano elementi che potevano presagire una gravidanza, e Arenas strumentalizza tutti gli elementi a sua disposizione, e la rappresenta come una mangiatrice di uomini. NASCITA BAMBINO: Indispettendo le sorelle, Adela si trova di fronte venticinque amanti che reclamano la paternità del bambino, che però è identico a Pepe Romano. Questo innesca un meccanismo di punizione delle sorelle nei confronti di Adela che la reclamarono "maldita", che è un vocabolo che costruisce un contesto che già conosciamo. Lei diventa il personaggio da bandire, mentre le sorelle si appropriato del bambino MASCHIO chiamandolo José de Alba. Si ricrea così il medesimo meccanismo dal quale sono fuggite: la frustrazione per non aver realizzato il loro desiderio amoroso fa sì che l'elemento dello scandalo diventa ancora una volta Adela, e le sorelle ricreano il comportamento di Bernarda. Il bambino infatti continuerà a portare il loro cognome. Una famiglia di tutte donna in cui si educa un bambino maschio, che andrà a ricreare la struttura familiare tipico dei racconti e della vita di Arenas. TRASFERIMENTO (pag.87): Decidono di trasferirsi in un luogo "retirado", scegliendo una località in cui non devono preoccuparsi essere appetibili per un uomo, e possono smettere essere donna. Ritornano a quella censura che ora diventa autocensura imposta inizialmente da Bernarda. "Nacer mujer es el mayor de los castigos": è una frase mutata anche nel dramma di García Lorca, ma ne viene rielaborato il significato. Nel dramma si ci riferiva alla frustrazione per l'impossibilità di vivere secondo i propri desideri in virtù dell'esigenza di sottomettersi alle convenzioni sociali. Qui invece, a seguito del l'impossibilità del conseguire il desiderio amoroso, la femminilità diventa il castigo. Viene recuperato quel lutto imposto da Bernarda Alba in maniera arbitraria, si ha un ritorno al colore nero che diventa simbolico, nei vestiti, nelle tende, che è il simbolo del soffocamento delle libertà e dei desideri. Si dedicano tutte all'educazione del nipote, e ci riconduce alla vita di Arenas, all'esperienza ritratta nei suoi racconti, e alla simbologia della figura femminile e genitoriale che assume il controllo.  CUBA: Attraverso la storia di queste donne ci rappresenta anche uno spaccato della storia di Cuba. Sappiamo che Cuba è l'ultimo paese a raggiungere l'indipendenza dalla Corona Spagnola,  una guerra di indipendenza che discriminata le sorelle, che erano spagnole, quindi venivano da quel paese di cui si volevano liberare. E' un  periodo anche di carestia, e abbiamo anche il riferimento della nascita di una Repubblica che invece di suggellare la fine della guerra, scatenata ulteriori problemi. Intanto sono passati diciotto anni, e sappiamo che dopo l'indipendenza sarà un periodo di ribellioni continue. I quasi sessant'anni dalla proclamazione della Repubblica (primi del '900) si susseguono in continuazione governi, quindi si ha un continuo fermento per raggiungere un'indipendenza non solo formale ma anche sostanziale. Si passa prima sotto il governo americano con “l’emendamento Platt”, che stabiliva le condizioni per il ritiro delle truppe statunitensi rimaste a Cuba dopo l’indipendenza ispano-americana. Definì anche altre condizioni che portarono gli Stati Uniti ad avere un controllo dell’isola. Dalla fine della guerra infatti Cuba diventa un luogo turistico per gli americani, di gioco d’azzardo e prostituzione. Arenas continua ad usare escamotage per denunciare la situazione. Le sorelle si trovavano quindi ad affrontare questo "populacho" o "maralla" che voleva coinvolgerle. Sta facendo riferimento alla vita cubana prima di Castro, che viene dominata da gioco d'azzardo, prostituzione, attività illegali insomma... Loro si rinchiudono ancora di più e si continuano a dedicare alla crescita ed educazione del nipote. Piano piano le sorelle diventano esempi di moralità e di virtù cristiana, esaltando l'elemento della castità e della repressione del desiderio amoroso carnale, e in questa vita virtuosa troviamo un elemento di parallelismo con il racconto ADIÓS A MAMÁ: "Parecía que el espíritu de Bernarda Alba lo estuviese supervisando"(pag.89), ed è quello che avviene nel racconto nominato, in cui le figlie agiscono come se la madre fosse ancora viva, è nonostante la sua assenza continua a riuscire ad imporre la propria autorità. Arenas vuole denunciare la responsabilità del popolo cubano rispetto ad un sistema culturale imposto ma il cui mantenimento del modello è possibile grazie all'osservanza del popolo stesso, dei figli della rivoluzione. La rivoluzione impone un modello, ma del mantenimento di questo sono responsabili i figli della rivoluzione. I racconti sono diversi tra loro, ma i fili conduttori sono gli stessi. MARE: L'elemento del mare è onnipresente, le sorelle sono stregate dal mare, che è un elemento simbolico. Prima di tutto quella somiglianza che si crea tra il paesaggio marino al quale stanno assistendo e quello de la Havana. Quindi è un elemento distintivo di quella realtà geografica, e quando lo dipinge, Arenas, lo esalta. Arenas connota negativamente quegli elementi dal punto di vista sociale e politico, ma positivamente da un punto di vista ambientale/geografico. Lui scrive il testo quando i trova in esilio, quindi il rimpianto del paesaggio marino è presente nello scrittore e si trasferisce nei suoi testi. Anche la descrizione del paesaggio viola, introvabile altrove, è una caratteristica di quella regione. Anche il tocco delle campane scandisce il tempo ma ci rinvia anche a quella religiosità che porta a pensare che le sorelle siano destinate alla beatificazione. Ci riporta alla santità delle vite condotte da questi personaggi, richiamando anche citazioni del dramma, che vengono enunciate dalle virgolette dichiarativa che ci fanno capire che si tratta di un rinvio testuale all'ipotesto. La lagartija nel petto e il fuoco tra le gambe sono richiamo alla sessualità, non ricordavano di essere state donne con una simile voglia di passione, si sono totalmente sottomesse alla vita casta. Il mare quindi ha un’accezione positiva, mentre il limite che separa l’isola da Miami, il luogo di fuga, ha un’accezione negativa. Un altro omaggio è dedicato alla luce violetta del tramonto, tipica di Cuba. Pag.90 si parla del nipote che è stato educato secondo le loro regole, cresce in assoluta risolutezza , è un ragazzo timido, riservato, introverso, assoggettato al potere matriarcale. Non ha una fidanzata , non ha amici e si nutre solo dell'affetto delle zie: schema areniano, spunto autobiografico. EL COMETA HALLEY (pag.91): Ritorna l'affermazione letta all'inizio in epigrafe "nadie puede conocer su fin". La struttura si ripete, l'incipit che ci riporta al dramma e poi un rovesciamento. La storia sembra finire con un epilogo uguale a quello del dramma, ma ora un elemento altera l'equilibrio. Succede un avvenimento che le porta fuori di casa: la terra fu visitata dalla cometa Halley il 20 aprile del 1910, quindi abbiamo un altro elemento temporale, e un richiamo ad un avvenimento storico verificabile. Questo diventa l'elemento scatenante dell'alterazione degli equilibri stabiliti. Da notare come all'inizio la narrazione procede lentamente e poi c'è un'accelerazione, ci troviamo di fronte un racconto sommario : 1891-1898-1910 , circa un 20ennio . Le sorelle sono diventate vecchie. C'è quest'avvertimento che scombussola la narrazione. Arenas cita un certo GARCIA MARKOS : è la ripresa parodica di Gabriel Garcia Marquez, uno dei più grandi autori della letteratura ispano-americana, viene fatta la parodia anche a una delle sue più celebri opere L'amore ai tempi del colera. C'è la contestualizzazione e rappresentazione in chiave finzionale di quest'altro autore che però non è un omaggio, come nel caso di Lorca, ma una vera e propria parodia. Arenas mette in ridicolo questo autore perché a dispetto delle verità uscite fuori da Cuba, Marquez è un autore che non ha mai rinnegato il proprio appoggio a Fidel Castro, ci fu tra i due una stretta collaborazione, tanto che Marquez organizzava laboratori nei corsi di laurea a La Havana . Un altro autore che all'inizio appoggiò la rivoluzione fu Vargas Llosa, ma dopo il caso Padilla si rese conto della pericolosità della rivoluzione e smise di appoggiarlo. (P.92) Continuando l'analisi del testo, Garcia Marquez diventa uno pseudo scienziato che cerca di prevedere l'effetto che avrà la cometa passando vicino la Terra. Le informazioni di questo scienziato sono credibili anche se l'autore ci anticipa che sarebbero state confutate. Per screditarlo, Arenas aggiunge tutta una serie di esseri non credibili, mostri che non esistono, quindi vediamo l'ironia sopra l'ironia . Attraverso questa, c'è una critica e nei confronti di Marquez e nei confronti delle masse ignoranti e increduli , che si affidano a tutto ciò che viene detto. C'è anche una critica nei confronti dei precetti religiosi, il prete non solo accoglie quelle idee proposte dallo scienziato con fanatismo, ma in un sermone parla della fine del mondo, secondo la visione della Bibbia, in cui tutto è avvolto nelle fiamme, ovvero la condanna per coloro che si sono comportati male nella vita; FIAMMA : in religione purificazione del peccato e punizione per i peccatori . IPERBOLE : per anticipare la fine del mondo molti si suicidano e ci sono anche madri che uccidono i propri figli. COMETA : dogma, castigo divino meritato. Ma molti si sottraggono costruendo rifugi sotterranei. Il prete condanna entrambe le scelte sia il suicidio sia la salvezza per mezzo delle costruzioni, perché vengono meno al voler divino. Le sorelle incarnano il dogma religioso, ma anche quello da cui fuggono: Angustias che è la maggiore si comporta come la madre, non soltanto impone che venga chiuso il rifugio che il nipote aveva creato per ripararsi dall'arrivo della cometa, ma ordina alle sorelle di rientrare in casa per ciò che potevano dire i vicini una volta averle viste fuori, quindi vediamo che la sorella maggiore assume lo stesso atteggiamento della madre, c'è la preoccupazione per l'esteriore, per l'apparenza e allo stesso tempo si pone come una matriarca nei confronti delle sorelle. Si notano due aspetti: quello di Lorca nei confronti delle apparenze e quello di Arenas, il ripetersi di quel MODUS OPERANDI anche quando si può cambiare poiché si è liberi. (P.95) Ci sono due reazioni opposte: buona parte della popolazione che si abbandona agli istinti, dall'altro le sorelle Alba che continuano a mantenere il comportamento esemplare per paura di Eco si tratta di un lettore modello che l'autore pensa nel momento di scrivere. Il narratore è esterno, extra diegetico e racconta in terza persona. ( ) : le parentesi sono un altro elemento presente nella poetica areniana, consentono di inserire all'interno della narrazione giudizi dell'autore e consentano di inserire delle nozioni che servono per far capire al meglio il lettore di cosa si sta parlando. Nella pagina iniziale si aprono con un aggettivo “enjaulada”, ovvero ingabbiata riferito alla strada, che era ingabbiata dai fili elettrici, troviamo la rappresentazione metaforica della privazione della libertà, c'è l'idea di restrizione e di limitazione. Un altro elemento centrale in questo racconto è il balcone, da questo balcone vengono descritti una serie di elementi tipici della città, soprattutto del La Havana, è una città paragonabile alle nostre zone di provincia, popolari, quindi si avvertono urla, musica che caratterizza l'immagine di Cuba, molta gente in strada. Allo stesso tempo il balcone in questo caso è l'ultimo, quello più in alto di tutti, quindi funge da osservatorio della realtà. Nella enumerazione di tutto ciò che ci vede e si sente da questo balcone vengono elencati: ritagli di inni e sfilate, questi alludono alle manifestazioni organizzate dal governo per alcune celebrazioni importanti e c'è il riferimento all'autobiografia, quando i ragazzi venivano presi dai paesini e portati in capitale per assistere a queste rappresentazioni. Non è casuale la scelta dell'autore di porre il narratore nel balcone più alto, è strategica perché a quell'altezza le urla e gli schiamazzi della strada non giungono forti, ma lievi come se fossero in lontananza, quindi sembra che il narratore sia distaccato dalla realtà che sta descrivendo, si limita a descriverla come qualcosa di sottofondo a cui non partecipa. Però arriva un altro elemento che invece è vicino a lui e lo sente forte: il canto dell'uccello che è appoggiato nei fili elettrici a cui il protagonista cerca di tagliare la lingua, a livello metaforico è che il protagonista che si può vedere come l'alter ego di Arenas cerca di sopprimere l'orientamento sessuale. Quindi da una parte il canto che rappresenta la voglia di emergere dell'omosessualità, dall'altro la voglia di sopprimerla. Ma perché sopprimerla, se negli altri racconti viene fuori ed è evidente? Perché dobbiamo far riferimento al momento di composizione del racconto, 1963: una data in cui Arenas prova la stessa vergogna e è ancora ben visto dalla rivoluzione, cerca di tenere a bada il suo sentimento per paura di provare stessa umiliazione dei compagni, egli è integrato nel sistema. L'uomo si rivolge all'uccello e il lettore lo percepisce a posteriori, poiché c'è un passaggio da discorso indiretto a discorso diretto che non è evidenziato graficamente, ma solo dal verbo " dijo". Successivamente l'uomo si abbandona nei suoi pensieri che si concretizzano nel testo con varie immagini e vari elementi che però percepisce solo il protagonista, ma non solo visibili agli altri. La prima immagine sono delle fiamme che si avvicinano a lui. I pensieri, quindi, si materializzano e si rendono indipendenti da colui il quale li ha prodotti e diventano una minaccia, fino a spogliarlo: mettere a nudo, metaforicamente, non a livello fisico ma a livello spirituale ed ideologico, svelano i suoi pensieri e la verità. Una di queste idee si lancia sulla sua testa dalla terrazza, l'uomo si rannicchia su se stesso e diventa un ragazzo. A questo punto c'è lo sdoppiamento del personaggio ci sono due figure diegetiche, da una parte l'uomo che sta sul balcone e vede il ragazzo che corre per strada proiezione di se stesso, flashback, questo ragazzo è come se materializzandosi avesse una vita indipendente. Il ragazzo corre e la madre lo sgrida e lo minaccia con il manico dello straccio: viene fuori un'altra tematica cara all'autore, il tema del matriarcato, l'autorità che la madre esercita su di lui al posto del padre che è assente. Poi la descrizione si focalizza nuovamente sul balcone e sui pensieri del protagonista, non ci vengono detti quali siano i pensieri, ci viene solo suggerito che c'è una lotta interiore nel protagonista e lo vediamo dall'elenco contrastante degli atteggiamenti delle idee, particolare attenzione quando vengono descritte "moviendo las nalgas o haciendo ademanes indefinibles": muovendo le natiche o facevano degli atteggiamenti indefiniti riconducono al fare effemminato, omoerotico, si allude a ciò che non si può dire e si deve sottacere. Il conflitto interno si concretizza solo ai suoi occhi, infatti quando cadono in strada queste idee sono invisibili. [ ... ] : in questo caso i puntini di sospensione si riferiscono a un passaggio da una figura diegetica altra. Il secondo piano diegetico, la madre che comunica al ragazzo che il padre è morto, il ragazzo rimane indifferente e chiede chi è questo padre, Arenas sottolinea l'assenza della figura paterna, era già eclissata a prescindere dalla morte. La figura centrale è la madre, lo vediamo anche da come è descritta, seduta nel sofà, al centro della sala (come nel racconto ADIOS A MAMA) centralità della posizione della madre rinvia metaforicamente al ruolo che la madre ha nella sua vita, una madre despota. Da un punto di vista stilistico si ha in questo racconto (precoce rispetto la narrativa areniana) un fondere insieme di stili diversi, da quello diretto all'indiretto e viceversa, e il cambio non è preannunciato da alcun elemento visivo. Tematicamente abbiamo un elemento appartenente alla biografia di Arenas: la morte del padre, che quasi mai si rappresenta, ma in questo caso l'assenza è evidenziata dalla denuncia della sua morte. Quindi il padre è esplicitato ma solo per ribadire l'assenza, che non è solo fisica, ma contraddistingue anche la sfera dell'emotività. Dopo che la madre annuncia la morte lui infatti risponde "quale padre?". La sua assenza quindi risulta ancora prima della sua scomparsa. Nella biografia di Arenas sappiamo che viene educato all'odio nei confronti del padre, e un sentimento di tutela in quelli della madre. L'assenza della figura paterna sarà quindi un elemento ricorrente nella sua narrativa, poi la sua assenza diventerà un fatto accettato e neanche meritevole di menzione. Di fronte ciò vediamo delinearsi la figura della madre come autoritaria e quasi maligna, che prova gusto ad esercitare repressione e quasi violenza nei confronti del figlio. Quando il catino cade per terra e si graffia la madre lo prende e glielo sbatte in testa. Nella prima fase della produzione areniana, Arenas sperimenta con il linguaggio e usa delle immagini metaforiche "lástima que empezó a dar gritos...". Da subito la madre si presenta come repressiva e che esercito la sua autorità attraverso l'uso della violenza. "Atalaya" è vedetta, è un vocabolo che sottolinea la verticalizzazione dello spazio. Dopo i puntini sospensivi abbiamo un ritorno al piano narrativo principale, quello che vede il punto di vista dell'hombre, sul balcone, che guarda di sotto. Era l'ora in cui non è più giorno, ma non ancora notte, le cose cambiano forma aumentando e diminuendo le proprie dimensioni: Arenas importa recursos del linguaggio poético nella narrativa, scrive tutto ciò per descrivere le ombre. Anche il tramonto ci fa riflettere su un momento specifico sulla vita dell'autore, è un tempo in cui non è più giorno, non è più giovinezza, ma nemmeno notte, la vecchiaia, l'epilogo della vita, "antes que anochezca". E' una tappa della vita di questo hombre, la maturità, nell'ora del tramonto le cose cambiano la loro figura, che sono anche le considerazioni della propria vita, che con la maturità acquistano un valore diverso. Le cose cambiano, le ombre si accorciano o si allungano in base a come riflette il sole. Questo momento è importante perché l'ora a cui si fa riferimento allude al momento di vita del protagonista, età che si avvia alla notte, nell'oscurità risiede l'inconscio, il tramonto è inteso come momento in cui tutto diventa ombra parte più nascosta del protagonista, viene fuori la sua parte inconscia. TRAMONTO: 1 ° vita matura , si accinge alla notte/morte 2 ° inconscio che viene fuori. Ancora un'altra immagine metaforica è il ragazzo che si dirige in questa strada e un uomo che muore di rabbia (non per essere stato messo sotto). In un primo momento, denunciata la crescita della peluria inattesa del ragazzo che torna a casa, si potrebbe pensare alla crescita di un adulto, ma qua si parla di un mostro. La figura del mostro può essere collegata all'idea di perversione sessuale, si ha un richiamo proprio a quella sessualità e a cui si allude nell'incipit in maniera metaforica. Una maturità che gli fa rendere conto di star crescendo in un modo non approvato dalla società. La reazione del ragazzo è andare a prendere le forbici per strappare via le evidenze di questa sua mostruosità. Il momento in cui Arenas scrive questo racconto è quello in cui studia da ragioniere agricolo e vive in comunità con altri ragazzi e deve mettere a tacere un orientamento evidente. Anche qui la necessità di nasconderlo "no pudo decírselo a nadie". Arenas esprime i suoi tormenti in questa fase della sua vita. Naturalmente dobbiamo intendere tutto questo momento in chiave metaforica, decifrando ogni elemento. 1. Mostro: figura legata alla perversione sessuale nella letteratura internazionale, rappresentazione in chiave sociale dell'orientamento sessuale. Peli: l'evidenza dell'omosessualità. 2. Le urla: tema del doppio, da una parte cercare di nasconderlo, dall'altra lotta per manifestarsi. Il ragazzo si rende conto della propria natura di essere omosessuale (mostro) e cerca di eliminare propria natura. Tutto ciò che esteriormente dà la percezione del suo orientamento: lotta con se stesso e con la urla del ragazzo non esistono, ma arrivano fino all'uomo che sta nel balcone e cerca di combattere con le sue idee: Arenas combatterà a lungo con il suo orientamento . Il dovere di tacere e il desiderio di gridarlo e dichiararlo al mondo sono in contrapposizione. I puntini di sospensione ci i portano sull'altro piano temporale. Torniamo sul piano narrativo che si apre sempre con los gritos, ma questa volta tornando all'uomo in balcone. Le urla diventano quindi l'elemento di unione che ci fa slittare da un piano all'altro. Il ragazzo deve reprimere le urla ma arrivano all'uomo adulto, che non sente il chiasso della strada. I valori sensoriali, in particolare l'udito, diventano il mezzo attraverso il quale si mette in evidenza che l'uomo sul balcone, che sta facendo il bilancio della sua vita, giungono non più i rumori dell'apparenza ma quelli della realtà. L'uomo guarda inizialmente il muchacho, che sarebbe il suo doppio, vivere una vita di apparenze, come vuole la società, ma nella maturità riesce a percepire la verità di ciò che non ha potuto realmente essere.  L'uomo lancia così un gruppo di idee nel vuoto (se ne libera) e il ragazzo si trasforma in un ragazzo normale, come richiesto dalla società. Metaforicamente in questa lotta si rappresenta in maniera simbolica una lotta in cui i pensieri e i sentimenti del personaggio assumono una concretezza fisica. La lotta interiore dell'uomo si esteriorizza e assume concretezza rendendosi visibili ai nostri occhi. Il muchacho guarda foto di una ragazza rasata: la scelta ricade su una donna con delle sembianze riconducibili all'altro sesso ribadisce la sua sessualità. Qui questo tema è codificato in maniera simbolica, elementi che ci conducono a certe presupposizioni, non è dichiarato esplicitamente, Arenas infatti è in quella fase di contrasto tra doveri e desideri. (pag. 114-115) Ancora i puntini sospensiva segnano un ritorno all'altro piano narrativo. Un altro rinvio che ci porta fuori alle tematiche viste fin qui è un accenno di denuncia sociale. Il suo lavoro è convincere i turisti a visitare una fabbrica, facendoli bere e sottraendogli più denaro possibile. E' una realtà che appartiene a Cuba per cui l'isola finisce per vivere di truffe a danno dei turisti. Questa è la principale fonte di sostentamento del cubano medio. Questo Arenas lo scrive negli anni '60, quindi all'epoca batistiana, prima di Fidel, che invece voleva correggere questo aspetto, ma alla fine finirà invece per esasperare questi meccanismi. Nascerà così un fenomeno definito JIMETERISMO. La JIMETERA è infatti una prostituta, o meglio, colei che aggancia il turista, quindi non con l'accezione che abbiamo noi. Un equivalente potrebbe essere "accompagnatrice del turista", quindi non prestazione in cambio di soldi.  Parliamo di genere TESTIMONIALE quando si ha una letteratura che si propone di raccontare una società, una letteratura estremamente intrecciata dalla storia di questi paesi. Mentre rivede la propria esistenza, la narrazione ritorna al momento del balcone. Non abbiamo più delle fiamme in un primo momento, ma ora abbiamo creature dotate di ali capaci di volare, e che nella propria lotta assumono il peso dell'uomo per poi buttarlo giu. Anche qui abbiamo una lotta metaforica dell'uomo in balia tra convenzioni sociali e i propri desideri. (pag.116) "Y que no tenga pena de nada. Y que no tenga..." è ripetuto e in corsivo. Vediamo una serie di percezioni e di valori che dominano la sua realtà. La sua capacità di non percepire niente, in quel sistema di valori, non diventa una capacità ma un difetto. Abbiamo una nuova ricerca di un lavoro, ma sono tutti inutili che gli atrofizzavano le belle immagini di futuro formate in un altro tempo. Già negli anni '60 Arenas attraverso questo personaggio sembra maturare una consapevolezza che diventerà poi largamente diffusa e condivisa della popolazione cubana futura, parliamo del DESENCANTO. Arenas sembra già presagire la frustrazione di quelle aspettative che non saranno soddisfatte. Arenas che quando scrive ha già cognizione che il governo castrista stia deludendo le aspettative, sembra già presagire che la promessa di un futuro migliore che ha fomentato la popolazione, verrà delusa. Non soltanto la madre viene rappresentata come già sappiamo, ma abbiamo ancora la sua morte. Da AUTOBIOGRAFIA: EL TEATRO Y LA GRANJA (pag.85) Al nonno, con la diffusione del comunismo, tolgono la bottega. Ormai anche "Bohemia", la rivista liberale che il nonno leggeva, diventa uno strumento di propaganda politica. La stampa era quasi completamente controllata. "La libertà era una coa di cui si parlava incessantemente ma che non si esercitava". Ricordiamo in "traidor" quando la signora diceva che si grifava la parola libertà, ma che poi si faceva esattamente l'opposto. Castro non era solo un leader, ma ormai anche un procuratore generale, colui che sta al di sopra della giustizia. Parla della condanna di Marcos Rodriguez, e di come le condanne stabilite da Fidel fossero effettivamente spettacoli teatrali. Vediamo come Arenas fa non solo critica, ma anche autocritica. L'atteggiamento ambivalente nei confronti della popolazione, nasce proprio da un atteggiamento ambivalente nei confronti di sé stesso. Da subito Fidel si mostra come tiranno, ma nonostante l'esercizio di violenza del suo governo, la speranza di un futuro migliore rende la popolazione incapace di reagire. Il cobarde che spesso è il protagonista dei suoi testi, è lui stesso in questa fase della sua vita. Dalla distanza della temporalità nella sua autobiografia non smette di criticarsi e denunciare.  Arenas ci mette di fronte al fatto che la struttura economica che si tenta di dare all'isola è tendenzialmente fallimentare. Le perdite erano più delle entrate. A lavorare la terra venivano mandate persone inesperte, i proprietari venivano trasformati in lavoratori senza salario, cosa che le rendeva anche disinteressate oltre che inesperte. Al fallimento di questa economia contribuiscono le appropriazione indebite da parte dei funzionare che dirigono queste aziende. Abbiamo quindi un modello fallimentare, una denuncia e un sistema che si mostra da subito destinato al collasso. "Otra vez nuestra compañera más inim era el hambre". La mísera e la povertà continueranno ad essere inalterabili nel tempo. Le persone morivano di fame, chiedevano di poter comprare beni di prima necessità, ma venivano negati perchè doveva essere il governo a distribuire questi beni. LA GRAN FUERZA (pag.121) (racconto) Nueva York, 1987: parliamo del momento in cui Arenas rischia di morire, torna a casa e si rivolge alla foto di Virgilio Pinera chiedendogli altro tempo per completare il suo lavoro. L'autore ha cognizione della situazione disperata e dell'esiguità del tempo a propria disposizione. Questo elemento è fondamentale, vediamo che in questo testo farà capolino una tematica che fin qui è stata trattata solo in maniera marginale. Sono comunque gli ultimi anni della sua vita. Dall'inizio si comprende il tema religioso, la Gran Fuerza (con lettera maiuscola) rinvia a Dio, nonostante ne parli allegoricamente, senza presentarlo con il suo nome. D'altra parte abbiamo anche l'apice di quel pessimismo che contraddistingue la produzione areniana, che sembra estendersi all'interno genere umano. Una rappresentazione iperbolica di un genere umano talmente violento da indurre all fuga il suo stesso Creatore. Ritorna nella vetta (verticalizzazione dello spazio che rinvia ad una trascendenza) e si dedica ad ultimare la creazione, che comprendeva la sua opera più grande, suo figlio, un essere perfetto che lo riflettesse ed esaltasse, una massima rappresentazione delle su virtù. Tale è la crudeltà del genere umano, che la porta a disinteressarsi del loro destino. Si ha una divinità indifferente. (da notare l'aggettivazione "abominable"). Il figlio scopre degli umani e man mano che il padre gli racconta della loro cattiveria, nasce in lui il desiderio di conoscerli e correggerli. In ciò ovviamente riconosciamo il Cristo. In questo momento abbiamo la rappresentazione allegorica di Gesù. Oltre il desiderio di correzione che lo anima, abbiamo anche la percezione del genere umano come un formicaio che distruggeva sé stesso. Egli stesso ne diviene così paradossalmente vittima. Abbiamo la rappresentazione di quella che dovrebbe essere la diffusione dell'amore, lui insegnerà a loro ad amarsi. Ne momento in i il testo ci racconta sempre allegoricamente il rinnegamento di Gesù in terra, abbiamo una sovrapposizione di messaggi tipica di Arenas. Si vede così sempre una denuncia di stampo politico e quelle che sono le fazioni che le società, in particolare quella cubana si dividono. I conservatori lo consideravano una replica alla morale, per i liberali era una reazionario, i potenti temevano per i loro poteri. Gli umili pensavano fosse una menzogna de potenti per aumentare il loro sfruttamento. Il comune denominatore è la diffidenza nei confronti del prossimo, che diventa in questo pessimismo iperbolica areniano, l'elemento distintivo di tutto il genere umano. Un altro elemento comune è l'invidia, nessuno poteva tollerare che qualcuno brillasse più di loro. Ricorda poi in brevi righe la Passione di Cristo e la sua Resurrezione. Come avviene nelle Sacre Scritture la Resurrezione provoca stupore generale, e tutto il genere umano si mette in ginocchio. Altro parallelismo, si attende la nuova venuta per resuscitare vivi e morti. In questo momento si ha una variazione e vengono introdotti elementi di discrepanza dalle Scritture, e la fantasia dell'autore provoca delle differenza. Intanto l'umanizzazione, rappresenta la venuta di Cristo assimilandola ad un tema tipico della sua scrittura, in cui il figlio reagisce nei confronti di una figura genitoriale. El hijo viene umanizzato, sul quale il passaggio del tempo esercita un'influenza, non è più giovane; e si ha anche l'investitura di quei sentimenti che Arenas riconosce al rapporto filiale, quelli di ribellione el ibernazione dall'autorità genitoriale. L'epilogo è: mentre tutti cadono in ginocchio ad aspettare il suo ritorno, el hijo si disinteressarsi totalmente al genere umano, e intanto è invecchiato come ha fatto la Gran Fuerza, indebolita dagli anni. Entrambi si sono disinteressati e el hijo a sua volta ha la sua prole alla quale ha vietato di conoscere gli umani. Una storia che non si ripete, si ha il divieto di conoscere una specie così malvagia. Il rapporto genitoriale è duplicato, il figlio che si ribella al padre e che poi produce gli effetti delle Sacre Scritture, ma quando la genitorialità si duplica, avviene un altro divieto, questa volt ripettato. Notiamo anche un cambiamento dallo stile diretto ad uno indiretto in terza persona. Si ha l'intervento della voce di un personaggio che fa capolino nell'epilogo. Questa ultima voce appartiene all'hijo, parla infatti di segundo descenso. utto quello narrato in precedenza fa solo parte della convinzione del narratore. El hijo invece aspetta solo la migliore opportunità per tornare una seconda volta. Di solito quando si ha un narratore esterno, lui sa più dei personaggi dei quali racconta. In questo caso invece, l'intervento diretto del personaggio vediamo come invece il narratore non è consapevole delle parole del personaggio, che invece definisce il narratore idiota. La sua voce non sottostà alle regole della comunicazione narrativa. Il personaggio si rende autonomo e lo sovrasta, lo corregge. Si ha una trasgressione dei livelli di comunicazione che sembra riprodurre sul piano della comunicazione formale quel gioco di ruoli a cui il testo vuole alludere. L'onniscienza che dovrebbe appartenere al narratore invece appartiene al personaggio, dandoci la percezione del personaggio che parla alla fine. Serve per darci concezione della divinità del personaggio. Ci dà una chiave di lettura positiva di un racconto che sembra invece universalmente negativo. Questo elemento di speranza è coerente con il momento di redazione del testo, in cui Arenas deve trovare una speranza che gli consenta di sperare in qualcosa vista l'imminenza della propria fine. 27/04 AUTOBIOGRAFIA: ADIÓS A LA GRANJA (pag.91) Assistiamo al passaggio che segna l'introduzione di Arenas al mondo della culur cubana, entrando in contatto con personalità di spicco nel tempo ai quali dedica anche due capitoli della ua autobiografia. La percezione che ci dà l'autore è quella di una realtà che non assomiglia a quella auspicata: i cubani finiscono ancora una volta di essere espropriati dai propri possedimenti e ad essere controllati dai nuovi jefes, un ordine che è quello importato dai russi. Un elemento importante dell'incipit del capitolo è l'insoddisfazione ei giovani. La rivoluzione in un primo momento permette l'accesso all'istruzione, ai giovani di educarsi, tuttavia il racconto ci fa capire come questa formazione sia parziale, questi ragazzi continuano ad essere pedine. Quando gli è data l'opportunità però quasi tutti fuggono da quel cammino che gli si era offerto. E' evidente la sottolineatura implicita dell'insoddisfazione delle aspirazione dei giovani, che cercano vie di fuga rispetto ciò a quale sono stati destinati. Notiamo anche in questo capitolo il ricorso all'ironia: si alloggia negli hotel più lussuosi della città (Habana Libre e Habana Hilton), ma mette in evidenza così tanto la povertà della popolazione cubana da dire che non riescono nemmeno ad usare una doccia con miscelatore di acqua calda e fredda. Qui mette in luce la condizione di grande povertà in cui sono abituati a vivere, anche dal punto di vista sanitario. In questa fase ci troviamo di fronte quel primo momento della formazione di Arenas in cui lo scrittore mette in dubbio se stesso e l'opportunità delle proprie inclinazioni pur di poter vivere serenamente in un contesto di cui vuole fare parte. Certi vocaboli declinati in aggettivi o avverbi verranno usati quasi ossessivamente nei racconti dell'autore, come "autenticidad/auténtico". L'impossibilità di essere fedeli a sé stessi comincia ad essere uno de tormenti interiori dello scrittore già in questa fase precoce della propria esistenza, al punto da riferirsi a sé stesso parlando dei propri "prejudicios". Quei pregiudizi in questo momento sovrastano la sua natura e la sua autenticità. Il giudizio previo della sua omosessualità finisce per dominarlo al punto da farlo desiderare di correggersi. Non è un caso che nell'autobiografia riporti i nomi dei personaggi riportandone la natura. Ora fa riferimento ad un compagno omosessuale che, nonostante fosse figlio di un esponente importante della nuova classe rivoluzionaria, vive a pieno il suo orientamento.   Arenas si preoccupa anche di darci i riferimenti temporali di quanto sta narrando, la UMAP nascono nei primi anni '60, anche se poi chiudono, e racconta di come molti conoscenti finiscono in questi centri di riabilitazione per lavoro. In tutto ciò non smette di comunicarci la situazione economica dell'isola, la sua preoccupazione sarà mostrare anche la politica fallimentare di Castro, vuole ridimensionare la statura di questo personaggio, anche se in un primo momento ci racconta una rivoluzione che non i combatte tanto sul campo, ma più attraverso le parole. Ora ci racconta di un Castro che si appropria di una città costruita da Batista. Quest'ultimo è stato colui che ha fatto costruire tutti i luoghi ches nominano, non Castro, si ha un ridimensionamento del suo ruolo. Così si ha anche nella rappresentazione dei giovani insoddisfatti e affamati. Arenas sa che intorno alla rivoluzione cubana si è costruito un mito soprattutto nel mondo della sinistra europea, così cerca di smontare questo mito. Ribadisce poi l'esistenza degli UMAP e il loro ruolo determinante soprattutto tra '61 e '65, e in maniera sagce ci fa vedere una sorta di tempo eterno che si instaura con Castro. Si dispera di fronte al fatto che sia al potere già da quattro anni, e tutto ciò viene scritto quasi trent'anni dopo, con la consapevolezza che quel tempo che sembrava già tanto sarebbe stato eterno. La discrepanza delle informazioni tra l'Arenas personaggio e narratore enfatizzato la tragicità dell'evento. AUTOBIOGRAFIA: LA BIBLIOTECA (pag.97) Qui nomina uno scrittore di primo piano: Eliseo Diego, uno scrittore católico che subirà l'ostracismo per la sua religione. Da qui in poi Arenas nominerà diversi personaggi di spicco. Questi non erano ancora esplicitamente rivoluzionari. Maria Teresa Freyre de Andrade li accoglie presso la biblioteca e dà lor protezione. In questo momento abbiamo la volta non soltanto della sua formazione, in quanto l'attività alla quale si dedicherà lo porterà a contatto con la cultura (in Biblioteca starà a contatto con migliaia di libri), ma anche perché qui ruoterà buona parte della vera cultura cubana, che man mano sarà messa a tacere.  Oltre la distanza geografica, Arenas scrive in una distanza temporale che gli permette di mettere a nudo la dissidenza di questi personaggi che hanno fatto la storia della letteratura cubana. Dimostra come il mondo culturale cubana fosse distante dalla politica, e serve a dare forza alla propria invettiva. Lo racconta attraverso le parole di Eliseo Diego e Cintio Vitier. Dirà come la bellezza è i regimi sono incompatibili, la bellezza sfugge al loro dominio, dunque questa libertà della bellezza spaventa i dittatori. Non è un caso come metta in evidenza queste grandi personalità in contrasto al regime. In realtà sarà all'inizio degli anni '70 che inizierà il grande periodo di censura. Queste due personalità che nomina (Eliseo e Vitier) però si convertiranno in futuro al regime di Castro. Arenas continua a menzionare un altro aspetto della cultura patriarcale e di stampo machista e virile, che non soltanto discrimina le sessualità alternativa (omosessualità), ma anche la sessualità femminile. I soggetti emarginati quindi sono anche le donne. Fina era una poetessa che occupava sempre un piano inferiore rispetto a suo marito, dice. La pretesa di una narrativa etica rivoluzionaria basata sull'hombre nuevo che fa si che oltre l'omosessuale, scompaia anche la donna, è lo fa nella curioso". Finora è stato un testo estremamente informativo, ora si fa evidente il narratore. Non soltanto abbiamo un io narrante, ma uno che partecipa della ideologia che impera in questa nuove repubblica, la caccia a los negros. L'io narrante si fa portavoce di questo nuovo ordine imperante racconta di quest'uomo al quale si deve la più grande percentuale di epurazioni realizzate sull'isola, o molti di quei negros andrebbero in giro sulla loro terra, lui li risparmia oggi di quella vergogna. Questa persona che vanta il ruolo di affidabilissimo esecutore, si redige alle colonne del Reprimere Reprimerisimo Palacio. Il prefisso "Re-" in spagnolo ha un valore rafforzato ed enfatico. In virtù del prefisso e del suffisso superlativo -isimo, abbiamo già una parodia della retorica rivoluzionaria che pone accento ad alcuni vocaboli, alla repubblica e al leader massimo, definito non a caso "Gran Sol". (Nell'autobiografia, nel capitolo "la candela", Castro veniva identificata in questa, quindi rimanda a soggetti che Arenas aveva già nominato). Quest'uomo estremamente fedele alla politica di Castro si reca presso di lui per vantare i meriti del suo operato, eliminare tutti i neri. castro, tirando fuori il disintegratore a perpetuità, lo elimina. Tutti così possono vedere il colore della sua pelle: bianca, quindi è un nero. Arenas fa cadere così sui suoi soggetti delle colpe in modo da sbarazzarsene. Durante il governo di Castro, non smette di disfarsi dei suoi uomini di fiducia. Chi si fa carico di mettere in piedi i precetti della rivoluzione sono fedeli a Castro, ma potrebbero diventare possibili rivali. Si creano così dei contesti favorevoli alla loro eliminazione, e avviene così anche in questo testo. Dando credibilità e veridicità all'interpretazione del Gran Reprimerisimo, dice "Tutti potremmo verificare" il colore della sua pelle. Non soltanto abbiamo il disconoscimento da parte del Reprimerisimo della fedeltà del personaggio, ma anche la sua condanna nella qualità di traditore (aveva la pelle bianca), e questo tradimento convince la popolazione. Si ha così un racconto metaforico non soltanto delle strategie governative per eliminare i personaggi scomodi, ma anche come erano percepite della popolazione. L'io narrante non solleva alcun dubbio riguardo la motivazione, il tradimento viene condiviso e motivato da tutti, che in maniera acritica accettano quella politica. Arenas adotta non solo una prospettiva interna, fornendoci una prospettiva partecipata e una visione straniata della realtà. Una visione dall'interno che serve ad esaltare il paradosso dei fatti narrati. La sua non condivisione lo spinge in un atteggiamento critico nei confronti del narratore e della realtà narrata. TRES: LA MESA (pag-137) Questo è il più antico testo se ci rifacciamo alla datazione alla fine, Redatto nel 1969. Verosimilmente nasce in maniera autonoma, poi Arenas decide di farlo diventare parte di una raccolta in quattro momenti, che corrisponde ranno ad altrettante fasi della storia dell'isola. Nell'incipit "Aquellos tiempos eran horribles", "aquellos" rimanda a "aquella ciudad" del primo testo (anche se probabilmente è il contrario). Ci fornisce una coordinata temporale volutamente ambigua alla stregua di quella spaziale. Non a caso il racconto della microraccolta è "memorias de la tierra" e fa riferimento già dal titolo ad una tera non ben definita, quindi la volontà di lasciare nell'infinito l'ubicazione della vicenda. Bisogna sciogliere la metafora e adattarla al contesto, anche se è un tipo di narrazione che si può sganciare dalle coordinate storiche e sociali per applicarle ai regimi totalitari. Questi ultimi due brani renderanno però particolarmente riconoscibili alcuni contesti della situazione di Cuba. Memorias de la tierra ci dà percezione di una distanza temporale (memorias=ricordo). Abbiamo già dal titolo generico la dichiarazione di una volontà di determinare il tempo nello spazio, e questo si ribadirà nei testi. Da subito si ha l'aggettivazione "horribles" ch ci fornisce e propone un filtro attraverso il quale inquadrare i fatti come qualcosa di negativo. Recuperiamo il vocabolo "enemigo". Il nemico si era impossessato di tutti gli astri confinanti, e la tierra (riferimento sempre generico) era assediato da minacce che contaminavano l'atmosfera, alterando gli equilibri astrali. Si fa riferimento alla politica estera degli Stati Uniti, all'embargo imposto da questi, che si estende e fa pressione asfissiando l'isola (economicamente). Da notare il riferimento a questo potere che all'interno del contesto internazionale esercitano gli US. Metaforicamente denuncia come questi equilibri siano dominati dagli Stati Uniti. Il "nos decian" tra parentesi ci dà percezione della percezione di un'entità avversaria al cui potere devastante bisogna in qualsiasi modo sottrarsi. Gran parte del governo di Castro si regge infatti sulla paura di un potere più grande. Castro costruisce il suo nemico identificandolo con gli US. L'insistenza della retorica è volutamente trasposto attraverso l'uso ossessivo del vocabolo "enemigo", che ci dà la percezione della realtà politica. Qualora non fosse sufficientemente chiaro, il lungo elenco delle colpe del nemico si conclude con la ripetizione emblematica di "el enemigo" per tre volte. Prima di queste un'altra frase significativa è "El enimigo cargaba con nuestra culpa", il nemico modificava il concetto di paura, che catalizzava tutte le paure distogliendo l'attenzione dai mali interni. Il nemico distruggeva le prospettive di futuro e si faceva carico della loro colpa. Tutte le responsabilità venivano attribuite agli Stati Uniti, e così Casto attua la sua politica di deresponsabilizzazione. "Per había una mesa" ecco l'elemento che dà il titolo a racconto. La fame è un elemento ricorrente nella narrativa di Arenas, anche nella sua autobiografia. Solo la rabbia li portava avanti perché morivano di fame.  Dietro la tavola iniziava una lunga coda che si perdeva all'orizzone. Si riferisce alla politica del RAZIONAMENTO dei beni. L'uso delle parentesi crea una sorta di alternanza o di contrappunto tra realtà descritta e i mezzi di distrazione di massa della realtà introdotti dalle parentesi. Tale era l'isterismo scatenato sull'isola che la realtà quasi si dimentica del nemico tanto le persone in coda sono impegnate a litigare tra loro: parliamo di lotta tra poveri, per la sopravvivenza. Tutti coloro che rimangono nella fila, si uccidono metaforicamente a vicenda (rimanda a quel sistema di delazione, alla diffidenza di allacciare relazioni interpersonali, alla necessità di sopravvivenza) con coltelli minuscoli, che sono la rappresentazione del profilo di un uomo e di una realtà in cui ciascuno uccide le persone più vicine, rimanendo inalterabili nella fila, metafora della rivoluzione. Si scatena una realtà in cui la distruzione non viene più solo dall'esterno, ma anche dall'interno. Tutti in fila davanti una tavola vuota. Quando i due (c'erano solo due sedie) potevano finalmente mangiare quelle due cose conservate dai mesi di astinenza, dimenticavo tutto: le lotte, la fame, il cibo... Consumando il loro tempo lì ridendo. Questa mesa che sembra vuota, sembra rinviare metaforicamente alle promesse della rivoluzione: tutti stanno in fila ma quando arrivano la mesa è vuota, la possono riempire loro con i loro sforzi, e nemmeno ne possono usufruire. E' il raggiungimento metaforico della realtà politica del tempo, le promesse di un futuro prosperoso fatte della rivoluzione, che però non vengono mantenute. Chi si siede gioisce, ride, mentre sulla loro testa girano le mosche (chi si approfitta della realtà dall'interno) e gli astri (chi si approfitta della realtà dall'esterno). Ridono per l'illusione di un futuro che in realtà non è concreto, aspettative che si infrangono in una realtà di disillusione che però non è percepita come tale. 02/04 CUATRO: MONSTRUO II (pag. 141) (racconto) Già dal titolo veniamo rimandati circolarmente al testo iniziale della microraccolta. Su base delle indicazioni vediamo che è stato scritto a New York nel 1980, quando Arenas si esilia negli Stati Uniti e denuncia proprio l'appoggio della popolazione al governo. E' l'ultimo dei testi che scrive, ma non sappiamo se già avesse unito i tre racconti precedenti. Con questo titolo lascia comunque presagire che già ci sia una volontà di mettere insieme i quattro testi. Questi, che sembrano slegati, in verità possiedono una coerenza o una verità di fondo, che alla fine si può cogliere meglio, c'è quindi un filo conduttore. Magari inizialmente non erano pensati per essere messi insieme, ma qui sicuramente c'è un'intenzione evidente di unire i racconti. Nell'incipit si allude all'immagine che Cuba dà fuor dai suoi confini geografici. Arenas qui denuncia la scoperta del mostro, cioè della manifestazione della natura repressiva del governo rivoluzionario. Non è un caso che conduca questa scoperta nel 1980, cioè l'anno in cui avviene l'apertura del Porto di Mariel, nonostante ci fossero già stati episodi, come il Caso Padilla, ad aver richiamato l'attenzione. Ora però la situazione è proprio evidente agli occhi dell'opinione pubblica. Tutto ciò si manifesta con l'uscita dall'isola di oltre 125.000 cubani, solo nel Porto di Mariel e solo nell'estate del 1980. Questo esodo massivo mette in luce una ricerca di condizioni di vita migliori. Ovviamente non tutti lasciano l'isola per le condizioni politiche, ma proprio per la ricerca di una vita piu agiata. La scoperta del mostro è una scoperta di opinione pubblica a livello internazionale. Fu devastante perché questo esodo di massa ebbe un contraccolpo significativo, non solo in termini di immagine dell'isola, ma anche di politica statunitense. Ancora una volta la denunci di una disumanità del regime messa in evidenza da "la fiera", una mancanza dei più basilari concetti umani, per rappresentarci la non umanità del regime. "No descansaba ni de día ni de noche" l'onnipresenza del governo viene messa in evidenza dal mostro che non riposa mai, ma anche attraverso la sua capacità di deglutire, non per mezzo della bocca, ma attraverso gli interstizi della sua pelle. Ha quindi una capacità infinita di divorare gli individui, così com'è infinita la misura della sua pelle e le sue dimensioni. Si muove con una velocità talmente stupefacente da sembrare di non muoversi. Si ha quindi un'enfasi su una figura rappresentata come onnipotente, ogni possibilità di salvezza si annichilisce, annulla. Ancora una volta la critica di Arenas è sarcastica, dice che la bestia era permalosa (quisquillosa), mettendo in evidenza e denunciando non soltando la pervasività del suo potere, ma anche il fatto che sia un accentratore. La bestia rappresenterebbe Castro, e Arenas mette in luce alcuni suoi difetti, il suo egocentrismo è il fatto che sia permaloso. Las flagelaciones ci rimandano alle fucilazioni, agli arresti. L'attività repressiva condotta da governo viene allusa in questo passaggio, il mostro assorbita le città, cancellavo navi e paesi. L'attenzione adesso si sposta dalla politica interna a quella internazionale. Arenas infatti essendo in esilio comincia a guardare l'isola dall'esterno e ad avere concezione di particolari organismi. Fa riferimento a figure di potere (dictadores, reyes, presidentes, ministros...). Vediamo l'importanza del mostro ma l'impossibilità di individuarlo, nonostante tutti soffrissero a causa di lui/lei. Sottolineando ella ci fa comprendere anche che temi fossero importanti per lui. Come già nel racconto precedente in cui si faceva riferimento alle radiazioni letali, si ha nuovamente riferimento al genere fantascientifico. I politici vogliono fare partire una missione per poter localizzare il mostro. Si crea così la Comisión de Salvamiento Universal, che sarebbe una sorta di parodia dell'ONU o di quelle organizzazioni mirate alla salvaguardia della pace a livello internazionale. Da qui Arenas non si concentrerà solo su Cuba, ma anche sul suolo degli Stati Uniti, che sarebbe il nuovo territorio di accoglienza. La Comisión decide così di equipaggiare una nave anche con strumenti per soddisfare i capricci più  complessi. Mette qui in evidenza una denuncia chiave. La capacità della nave di materializzare nel vuoto anche una vite o un ricordo sottolinea la sua capacità nel realizzare il possibile e l'impossibile. La vite, oggetto materiale, il ricordo invece immateriale, la nave è capace di qualsiasi cosa. E' sempre un modo per parodizzare il progresso tecnologico degli Stati Uniti, che dispongono di strumenti tali che colpiscono la fantasia di Arenas tanto da essere trasposti nel testo come una tecnologia onnipotente. La nave parte con il saluto di appoggio di tutta la gente, mentre al suo interno occhi invecchiati e stanchi scrutavano. La vecchiaia rimette alla saggezza, partono le personalità più competenti e saggi, occhi in grado di riconoscere ciò che vedono partono alla ricerca del mostro. Altro riferimento alla super pantalla, al super schermo di cui è dotato questo veicolo all'avanguardia che si rappresenta come uno strumento galattico in una situazione fantascientifica, siamo in un piano della surrealtà. L'ironia investe e ridicolizza l'onnipotenza di questo mezzo, su cui viaggiano i saggi, capace di scrutare qualsiasi cosa, ma non si ci accorge che il mostro sta proprio dietro la nave. Questa parodia ha un senso, agli Stati Uniti non conviene trovare il mostro. E' l'evidenza che il mostro è perfettamente visibile in realtà, ma l'atteggiamento degli US è fingere di non vederlo. Si ha la denuncia di una politica estera di convenienza. Il mostro si esibisce in tutta la sua voracità e crudeltà davanti gli occhi di questi saggi. Finalmente lo trovano e vedono in azione, hanno la percezione completa di come agisce e quali siano le conseguenze nefaste delle sue azioni, morte inevitabile per chi lo circonda. Ancora una volta si ironizza sugli strumenti tecnologici. Volendo constatare, non vedono con i propri occhi, ma devono solo alla sua sessualità, ma anche in quanto letterato, scrittore, in quanto individuo che non accetta di scendere a compromessi con il governi. In questo capitolo vediamo come l'autore si preoccupa di vedere come quei limiti imposti dal governo venivano continuamente trasgrediti. La sua era una generazione perduta, bandita dal mondo culturale, nata negli anni quaranta, e Arenas si preoccupava di dimostrare come l'attività repressiva del governo non riusciva comunque a distruggere l'esercizio della creatività di determinate personalità che qui nomina. L'attività letterale alla stregua di quella sessuale si pratica, e si cercano modi alternativi per farlo nonostante un governo che non lo permettesse. Si tratta di una generazione perduta perché la gioventù viene spesa in certe attività, guardie inutili (riferimento a "Traidor", il taglio delle canne da zucchero, partecipare a discorsi infiniti... Tutto ciò lo vediamo anche nei vari racconti. Arenas smentisce quell'immagine dell'hombre nuevo che si vuole costruire. Da una parte abbiamo la retorica ufficiale che supporta questa figura dell'hombre nuovo su cui si dovrebbe basare la cultura cubana; dall'altro lato Arenas ci tratteggia il profilo del giovane che si sa duchando all'ombradella rivoluzione, come un giovane che è tutt'altro rispetto l'hombre nuevo, ma un ragazzo ricco di frustrazioni ed incapace di costruire le proprie aspirazioni. Aspettative contro frustrazione, retorica rivoluzionaria contro realtà. E' questo che il testo ci trasmette. Gli episodi che Arenas racconta sono funzionali a creare una visione alternativa a quella ufficiale, la dimostrazione di come la realtà repressiva dell'isola sia un'immagine del desiderio del governo. Catalizza l'attenzione internazionale è richiama la presenza di partecipanti internazionali, ma solo personaggi importanti del governo ne hanno accesso perché bisogna mantenere una certa immagine. Arenas vuole dimostrare come il progetto rivoluzionario stia fallendo miseramente. La scelta di rappresentare personalità (jóvenes de talento) che si sono contraddistinte per suicidi e fucilazioni, è una scelta voluta che serve a dare la visione drammatica di un presente che smitizza le promesse rivoluzionarie.  Si riferisce poi a figure di spicco del IX secolo, enfatizzando che il governo di Castro si rifà su una tradizione passata. Come in "Memorias de la Tierra" vediamo come la storia del governo sia circolare, si ripete ne tempo. Il riferimento agli autori de capitoli precedenti, Lezama e Pinera. Ancora una volta attribuisce responsabilità alla cultura spagnola e ai colonizzatori. Questa progressiva espansione del progressismo areniana si percepisce in maniera sempre più evidente. Si ha un rimando a quei poemetti in Adiós a Mama (come quello delle mosche), soprattutto nei termini traiciones, alzamientos, deserciones, conspiraciones, motines, golpes de estado... La metafora che lì si interpreta, qui nell'autobiografia è esplicita. Delle due categorie descritte, i ribelli amanti di libertà e gli opportunisti ambiziosi, la seconda rispecchia proprio quella delle mosche è parassiti del racconto di Adiós a Mamá. Ancora una volta abbiamo la libertà incarnata dall'arte e dalle diverse personalità richiamate, ancora una volta in contrasto con l politica. José Martì usa la penna per ragioni politiche, dà il contributo per la creazione dell'identità nazionale di Cuba. Molti de suoi versi ispirano per la costruzione di una coscienza nazionale. Ora denuncia un altro aspetto: l'arte viene distrutta dai dittatori attraverso due mezzi, da una parte la persecuzione contro chi decide di non calare la testa, dall'altra la corruzione dell'arte stessa, l lusinga. Gli scrittori vengono così messi a tacere in questi due modi. O puniti o vengono resi complici della politica di stato, e questo è ciò che fa ogni dittatura. Arenas condanna ancora di più questi scrittori che si sono lasciati sopraffare dal giogo politico, morendo come tutti gli altri ma in maniera meno degna, hanno messo in gioco la propria dignità. Nomina autori contemporanei alla stesura del testo, i più noti anche all'estero, come Alejo Carpentier, che inizia la tradizione del realismo magico. Sono tutti estremamente importanti, ma metaforicamente Arenas dice che sono tutti morti benché continuano a vivere, riferendosi alla morte della loro arte. Infine attraverso immagini metaforiche delle sirene della polizia ci rimanda attraverso i sensi alle attività di controllo esercitate dai poliziotti; ma alla fine si allevano tutti non contro il regime ma per la lotta per la vita. La vita qui viene intesa non da un punto di vista biologico, ma come uno spazio di libertà e realizzazione di sé e delle proprie aspirazioni ed inclinazioni, sessualità ed artistiche. AUTOBIOGRAFIA: EL EROTISMO (pag. 120) (fare meglio da sola) Il capitolo è intitolato "El erotismo", ed è l'unico titolo che si ripete. Anche a pag. 39 abbiamo un capitolo nominato nello stesso modo. Sottolinea l'importanza della dimensione erotica all'interno della produzione letterari areniana. Anche come nel capitolo “Un Viaje” centro focale è l'elemento sessuale che catalizza l'attenzione dello scrittore. P. 132 non sappiamo se è un fatto reale, attendibile o se è un'invettiva usata da Arenas per mostrare l'inefficacia del regime. Arenas dimostra come l'omosessualità sia diventata popolare nell'isola, alla fine tutto ciò che condanna il regime era visto positivamente dai dissidenti. Quindi dal momento in cui l'omosessualità era bandita dal regime, per i dissidenti è il contrario ed è per questo che diventa così popolare. Sicuramente che un aspetto iperbolico, solito di Arenas che serve per infliggere un duro colpo al governo di Castro che non è riuscito a mortificare la popolazione cubana. Ritroviamo a fine pag.135 l'elemento del mare, che ha grande rilievo nella produzione di Arenas e in quella cubana in generale. Arenas comincia a raccontare la sua affezione al mare ed elenca tre cose importanti: macchina da scrivere per materializzare il suo amore per la letteratura, i ragazzi e ovviamente l'omosessualità e il mare che assumerà un posto principale nelle sue opere, avrà un valore ambivalente: dal punto di vista paesaggistico è sempre positivo, perché Arenas descrive un paesaggio paradisiaco che è quello offerto dall'isola di Cuba, invece si carica negativamente quando diventa metafora di frontiera e di limite, come illusione di allontanamento dall'isola, come viaggio che però è impossibile. Infatti non a caso utilizza "maldita cinrumstancia insular" è una citazione mutuata da un libro famosissimo di Pinera "la isla en peso", in cui il mare era visto come limite come barriera. Otra vez el mar è un romanzo di Arenas sul protagonismo del mare ed è evidente l'omosessualità, ovviamente non fu pubblicato nell'isola, ma fuori per questo fu costretto a riscriverlo 3 volte, dal momento che le altre copie furono sequestrate prima che andassero fuori. Anche a pag.139 dice che forse inconsapevolmente amavano il mare per la possibilità di scappare da quella terra in cui erano repressi. In questo momento oltre a sottolineare l'importanza del mare per i cubani, mette in rilievo anche la giustificazione, cioè il fatto che il mare fosse proprio un mezzo di fuga da quella terra. Alla fine Arenas racconta di come si passi da una vita tranquilla alla persecuzione vera e propria. Ci trasferisce al momento in cui il rapporto con il governo di Cuba si in Crina e la sua produzione artistica è frutto di visione e censura da parte del governo. Le edizioni perdute di Arenas sono proprio il frutto di queste persecuzioni, sarà infatti costretto a cercare posti dove nascondere i suoi manoscritti. Da notare anche le strade ben indicate da lettere e numeri. Vediamo quindi la nuova condizione dell'autore, sarà poi nel capitolo successivo in cui ci spiegherà come farà a pubblicare all'estero. Ci fa vedere quel compromesso che molti realizzano con la politica vigente. Il governo chiude gli occhi su certi atteggiamenti inappropriati e si collabora con lui. Arenas denuncia non soltanto la politica di Castro, ma la convivenza è il lasciarsi corrompere della gente che lo circonda. C'è un salto temporale che poi recupera nel frammento successivo, Arenas comincia ad essere oggetto di attenzione da parte della Seguridad dello stato, perché si viene a sapere che comincia a pubblicare i testi censurati fuori dall'isola. Gli strumenti utilizzati dal regime per captare dei possibili dissidenti e farli diventare dei possibili informatori sono molti, come promozioni a livello di incarichi politici, denunce che non vengono fatte e tutti una serie di favoritismi; per cui diventa difficile anche fidarsi degli amici perché da un momento a un altro potrebbero cambiare lato ed informare il governo. El mundo alucinante è un'altra opera di Arenas, viene premiata dall'UNEAC, ma non può essere pubblicata e sarà pubblicata in Francia, grazie agli amici di Arenas. Egli da questo momento comincia a diventare sempre più critico nei confronti del regime e la sua critica sarà più esplicita ed aspra, fino al punto che poi verrà arrestato . FINAL DE UN CUENTO (pag.149) (racconto) La data riportata è Nueva York, Julio de 1982, quindi Arenas si trova già in esilio. Esistono diverse versioni di questo racconto, vagamente diverse tra loro, e non sappiamo se siano trascrizioni sbagliate non corrette, o frutto dell'autore, o degli editori; differenze che non ci sappiamo spiegare ma evidenti. Viene pubblicato nella rivista "Mariel" nel 1983, e poi di nuovo nel 1991 all'interno di una raccolta che ha lo stesso titolo del racconto, e infine nel 1995 in questa raccolta. Abbiamo quindi tre versioni che presentano delle difformità fra loro. Il riferimento alla fine del racconto ci dà un rinvio alla dimensione metaletteraria, fa riferimento a un racconto. Si ha una dedica a due marielitos, esiliati attraverso il Porto di Mariel "para Juan Abreu y Carlos Victoria, triunfales, es decir, sobrevivientes". Si ha da subito una collocazione spaziale "The Southernmost point in USA". Un punto reale, vicino a Cuba. Ci fa rendere conto he è un personaggio narratore presente davanti questo cartello, abbiamo da subito la possibilità di desumere l'istanza narrativa, che appartiene all'universo diegetico, è un personaggio del racconto. Subito un riferimento al tema portante: un confronto tra due idomi, inglese e spagnolo. Mette in mostra l'inadeguatezza dello spagnolo nel rendere la dicitura inglese, che è funzionale ad una dicotomia che si vedrà nel testo. Sin dall'incipit viene stabilità una sorta di superiorità della lingua inglese, rispetto quella spagnola incapace di rappresentare i medesimi contenuti con la stessa efficacia. Si ha una sorta di autoreferenziali degli Stati Uniti che non vede oltre il proprio territorio, ma anche per il personaggio stesso oltre qul territorio finisce il mondo. Dopo quel punto non ci sarà altro che l'oceano tenebroso. Nega così l'esistenza di una terra che è quella dell'isola di Cuba. Non è una fine del mondo che risponde solo alla mentalità egocentrica statunitense, ma risponde anche ad un convincimento del personaggio che rifiuta tutto ciò che si trova al di là di questo "point". Le T sono croci, ed indicano che oltre c'è la morte e l'inferno. Si delinea subito una spazialità all'interno della quale l'elemento portante sarà proprio quello spaziale. Lo Spazio verrà suddiviso in parti. Possiamo rintracciare intanto due parti: il Southernmost point che divide lo spazio cubano identificato con l'inferno e gli US. Come morte parliamo non solo di quella biologica, ma anche morale ed intellettuale. La parola corretta sarebbe SOUTHERMOST, in realtà lo vediamo prima scritto SAUTERMOST e poi SAUTHERMOST. Nelle altre versioni viene aggiustato, ma non sappiamo se viene corretto dall'editore, se gli errori siano il frutto di una fretta nella trascrizione o altro... L'io narrante inizia a rivolgersi ad un tu. All'interno del testo così abbiamo due figure diegetiche rappresentate da due pronomi. Il racconto lascerebbe presagire che sia una sorta di dialogo. L'io avrebbe preferito che venisse (il tu) per i fatti propri ma è finito per portarselo dietro. Quest'invettiva si coniuga nei confronti dell'esilio. Abbiamo detto che chi lascia Cuba non può tornare, diventa in ogni caso traditore della patria. In altri paesi sarebbe definito migrazione e non esilio. Non ci para solo più della terra di origine a anche della terra che lo ospita. Avrebbe voluto fare una foto al tu per poterla mandare giù e fare invidia agli altri. Molti lasciano Cuba per vivere il sogno americano, e anche se magari vivono in condizioni precarie mandano foto per dimostrare parvenze di benessere e suscitare l'invidia. Avrebbe voluto che sputasse in quelle acque, che è un simbolo di disprezzo, di invettive verso la terra da cui proviene che viene trasferito attraverso questa immagine simbolica. In questo momento il Sauthermost point viene rappresentato come uno spazio di transizione tra gli US e Cuba. E' uno spazio con le stesse caratteristiche ma senza calamità, abbiamo una verticalizzazione, Cuba è allí abajo. Sin da subito percepiamo la connotazione negativa dello spazio di sotto, e quella positiva appartiene a questo luogo in cui si trova ora, perché paesaggisticamente somiglia a Cuba. Arenas ne parla positivamente (di Cuba) solo per quanto riguarda il territorio e i paesaggi. Il point dista più da Miami che da Cuba. Il riferimento non è casuale, molti esiliati cubani risiedono proprio a Miami. Condivide il paesaggio ma non l'assetto politico. Riferendosi al tu "No sabes sobrevivir, no sabes odiar, no sabes olvidar". Il trionfo dell'io consiste invece nel saper fare queste cose. Forse se il tu l'avesse ascoltato non se lo sarebbe dovuto trascinare dietro, avrebbero potuto evitare quelle conseguenze nefaste. Abbiamo detto che il racconto si è basato finora su opposizioni binarie, soprattutto nei confronti degli atteggiamenti dei personaggi verso una nuova realtà. Questi due atteggiamenti innescano un meccanismo narrativo tipico della narrativa della migrazione, cioè una narrazione costruita su un contrappunto in cui si alternano immagini del luogo di arrivo e quelle di provenienza. E' quello che succederà ora: passa alla descrizione del luogo, che però sarà il punto di partenza per la descrizione di due realtà. Abbiamo una descrizione come elemento di sintesi dei fattori positivi delle due realtà. Abbiamo anche un contrasto tra la spersonalizzazione dei rapporti interpersonali degli Stati Uniti, qui riferendosi a New York, parlando anche del materialismo raccontando delle macchine a Miami. Le persone pero si accumulano in gruppi per strada, cosa che a Cuba non era possibile, era vietato. Si sente però il mare, che è lo stesso che bagna Cuba. I giovani passeggiano in "short". Non parla di ragazze, ma sia uomini che donne passeggiano in pantaloncini, non si muore nè di caldo nè di freddo. Il paesaggio somiglia a la Habana. Ora inizia a descrivere diversi spazi in maniera rapida: prima il Southernmost point e i suoi lati positivi, lo stare in shorts, il parlare nelle strade, la musica, sfruttare la libertà offerta. Ma non è mai riuscita a convincere il tu. Si ritorna alla realtà di arriba, l'io narrante cerca di tra sfigurare uno spazio estremamente moderno, fatto di edifici e grattacieli, in uno somigliante a quello cubano. Invitava il tu a guardare l'isola di Manhattan  come un castello medievale con luce elettrica. Ma l'alma del tu stava in un atro luogo, abajo. Si passa rapidamente dallo spazio di arriba a quello di abajo. questi aspetti si vedranno nel testo in maniera costante e confusa, confondendo le due realtà. A Cuba si comunicava balcone per balcone, il tu lì riusciva a capire i discorsi perché era "ellos". E' il riferimento ad un senso di appartenenza a quella cultura e a quel luogo. L'identità individuale si costruisce sempre nei confronti di un'identità collettiva. In questo momento si ci spiega l'ambiguità di alcuni momenti del racconto. L'io denuncia la nostalgia del tu, che non riuscirebbe ad adattarsi ad una nuova realtà, ma l'io qui invece sottolinea come anche lui provi molta nostalgia, ma cerca di non essere sopraffatto da questo. Rimpiange la realtà da cui proviene ma cerca di sottolineare gli elementi negativi rammentando a sé stesso perché è dovuto scappare. Abbiamo intanto un riferimento all'omoerotismo, un ragazzo che lo guarda (nel presente, in the Southernmost pont), riferimento all'inclinazione sessuale del personaggio e dell'autore. L'esaltazione del luogo serve soprattutto il fatto che negli US guardare sembra un criminale proprio per quella identità spersonalizzata, c'è un'assenza dei rapporti interpersonali. Molti scrittori cubani mettono in risalto come scambiarsi uno sguardo sua addirittura qualcosa di invadente negli US, a differenza di Cuba. Ovviamente abbiamo anche un richiamo alle leggi omofobiche di Cuba: negli US sembrerebbe un delitto guardare, a Cuba lo era. L'io ha portato qui il tu per fargli vedere che non è spacciato e invisibile, continua a riscuotere un certo interesse anche senza il tu, cosa che ci fa desumere che io e tu avevano una relazione amorosa. Il tu non sembrava interessato, nemmeno dalla possibilità di essere tradito. "Nuestro triunfo está en resistir. Nuestra venganza está en sobrevivirnos..." continua a sottolineare le due reazioni al dramma dell'esilio, il rimpianto è la nostalgia da un lato, e dall'altro l'esigenza a resistere a quella realtà. Non soltanto la letteratura diventa il mezzo, ma anche la sopravvivenza ad una realtà che non si riconosce. La sua esistenza diventa il manifesto della sua lotta. Evidentemente questi due personaggi sono le proiezioni di un conflitto interno dall'autore, la narrativa di Arenas infatti si ispira alla sua esperenza. L'invito alla sopravvivenza si spinge talmente in là da dirgli addirittura di dimenticarsi di lui. E' un'iperbole. Un elenco di cose ed indumenti bizzarri voluto per farci intendere come il nuovo contesto di accoglienza sia, sì indifferente al destino del singolo, ma aperto ad ogni sua iniziativa. Può abbandonarsi ad esperimenti eccentrici senza essere fermato. Fai di tutto, ma dimenticati dello spagnolo. Ancora un rimando al riferimento linguistico, dimenticarsi la lingua significa dimenticarsi del luogo di accoglienza, sganciarsi e rendersi veramente libero dalla nostalgia. Porta all'estremo quello che dice, "olvídate de mí" se serve per farlo sganciare dalla terra di provenienza. Il non tornare non è solo fisico, non deve tornarci nemmeno mentalmente. Il ritorno non è possibile per loro essendo in esilio, solo quello mentale, e sta cercando di disgregarsi da questo. 09/05 (pag. 157) Il testo si sofferma su tutti gli aspetti della sensibilità dell'esiliato. In questo caso ne viene fuori un altro: "no exites". L'io narrante esorta il tu a godere di tutte quelle libertà che nell terra di provenienza gli erano pribite, esalta in questo momento le maggiori disponibilità della terra di accoglienza, anche da un punto di vista economico: la grabadora, el refresco... Lo invita ad approfittare di questi elementi a disposizione, sottolineando però come in realtà queste ampie possibilità a disposizione del tu non riescano a bilanciare e a soddisfare un'esigenza diversa: quella di sentirsi riconosciuto, parte di un contesto. Il "no existes", spiegato alla frase successivo "quienes te rodean no dan prueba de tu existencia". Arenas sottolinea l'invisibilità dell'esiliato che si lega ad una vulnerabilità di chi arriva in un nuovo territorio, che avverte l'esigenza di un riscontro da chi vive in quel territorio, di essere riconosciuto. Mette in campo da una parte la sensibilità particolare del nuovo arrivato, dall'altra la reazione di un contesto che si mostra indifferente al soggetto. Il non esisti quindi non è di tipo concreto, ma sociale: "tú no formas parte de todo esto". Questo elemento serve all'io narrante come elemento pr giustificare la penetrazione psicologica del tu, che non nasce però solo da una capacità empatica, ma anche dalla condivisione di quei stessi sentimenti. Abbiamo la continua oscillazione dell'io narrante nei sentimenti, mentre il tu rimane fermo nel suo rifiuto che nasce a sua volta di essere rifiutato da quel contesto. Le ambiguità e le contraddizioni in cui cade il protagonista sono proprio frutto di questo conflitto interno. (pag. 158-159) troviamo richiami ad elementi discussi in altre storie. In traidor si parlava del regime e della possibilità di essere se stessi. Anche qui si parla della sessa cosa: in questo luogo si può essere ciò che si vuole. Usa la metafora del tagliare la canna da zucchero, facendo riferimento a quei campi dove venivano mandate le persone per essere riformate, inclusi gli omosessuali. Un elemento distintivo di questa parte della narrazione è l'identificazione spaziale del más abajo. L'io cerca di proiettarsi in uno spazio altro che è quello della propria memoria. "Tus ojos buscando..." ovviamente è un'immagine nella memoria, sono gli occhi della memoria del tu, parla di una realtà di cui era talmente intriso da essere riconoscibile a tutti. Da notare l'iperbole degli alberi. Vediamo come la trasposizione nostalgica di questa immagine ce la fa rappresentare in maniera quasi poeticca. Questi balconi sui quali vengono stesi i panni delle lenzuola diventano vele di navi, è un'immagine poetica che ci trasferisce il trasporto poetico del tu nel nostalgico rimpianto di quella realtà. Con una strategia grafica, il corsivo, si realizza il passaggio dalla diegesi alla mimesi, la trasposizione del discorso diretto del tu. Quelle in corsivo solo le parole del tu che l'io trasferisce. Possiamo evincere la natura del discorso mimetico dall'interruzione dell'io narrante che interviene interrompendo il discorso del tu e opponendo a quegli aspetti positivi rammentati il rovescio della medaglia: tutto ciò da cui sono scappati. "Si! Si! Te interrumpía yo" ci rivela la natura di questo corsivo. Ora parla di una città di tubature senza acqua, gelaterie senza gelati, bagni senza acqua... Riferimento alla realtà omosessuale: i bagni erano un luogo di incontro per loro. Prigioni che si riproducono, riempiono... La memoria dell'io mette in evidenza, a fronte del ricordo nostalgico del tu, le condizioni di indigenza e repressione subite durante la vita in patria. Prima del corsivo da notare il "Desciendes". Dopo invece dice "Però tu seguías alla, flotando, intentando descender..." Questo ci dà la percezione di quella verticalizzazione dello spazio già precedente, ma qui vine forzata. Ovviamente gli US si collocano arriba e Cuba abajo; ma qui è come se questo arriba fosse uno spazio da cui fisicamente è come se il personaggio si affacciasse desiderando di essere giù, volendo calarsi metaforicamente. Ciò ci dà la percezione del desiderio di ritornarvi. I vocaboli utilizzati ci lasciano immaginare il tu come una sorta di identità che si colloca al di sopra di questo spazio. L'immagine che il testo ci rimanda metaforicamente è un personaggio che aleggia su uno spazio al quale desidera fare ritorno. Questa collocazione spaziale traduce anche la sua collocazione geografica, essendo ora negli US. L'io però continua a contrastare i lati positivi del tu: in quel parco dove desidera tornare sicuramente la notte avrebbero fatto una retata. (pag. 158-160-161-162) Continua a ripetere ossessivamente l'invito di andare al sud e di appagare quell'esigenza di adattarsi. Passa però dalla descrizione degli US a quella di Cuba. Escono in strada, il tu cammina avanti, e mentre camminano verso arriba siamo trasportati nella mente del tu, nelle strade di Cuba, dell'Habana in particolare. Una percezione delle menti dell'esilio è quella di costruirsi in un gioco di contrappunto e alternanza tra le due realtà chiamate in causa, di origine e accoglienza. La percezione che si desidera dare al lettore è quella dello sgretolamento dell'identità di chi fa l'esperienza migratoria o di esilio. Rinvia anche a los pájaros, animali migratori per antonomasia. Anche altri autori in quest'immagine rivedono l'esperienza sia omosessuale (espressione usata in maniera dispregiativa) sia migratoria. Nomina poi i luoghi più rappresentativi per la Habana. La topografia viene ricordata in maniera molto dettagliata sia per rendere riconoscibile lo spazio che per guidare il lettore in questo percorso nostalgico che il personaggio realizza per mezzo della memoria. E' sproporzionata la descrizione dello spazio cubano rispetto la precedente delle strade di Brodway. Tutto ciò in base alla percezione del tu. Parla di elementi distintivi di la Habana, i sussurri, che rimandano al contrasto con l'altra realtà. Ancora una volta il desiderio impossibile dello scendere. Torniamo dallo spazio ricordato a quello effettivamente vissuto. Vediamo la prospettiva dell'io. Anche qui la descrizione si fa più dettagliata e si sofferma su riferimenti non causali, le voci che "pregonan" (a voce alta) hot dogs, in contrasto ai sussurri di Cuba. Viene descritta una realtà di grande disponibilità economica e di beni di necessità, richiamati non solo dalle catene commerciali. Mette in risalto la netta discrepanza tra i due contesti. Poi i riferimenti agli artisti di strada e vengono richiamati personaggi non tanto legati alla realtà descritta, ma personaggi che a Cuba sarebbero ai margini della legge; un mulatto in pantaloncini, un travestito, quindi un richiamo non solo all'omosessualità ma anche all'arte del travestismo. Si ha anche l'immagine del poliziotto facendogli urlare con un megafono che la prossima rappresentazione di Et sarebbe iniziata alle 9:45, un'immagine assurda. Poi un nero con la Bibbia in mano, quindi un altro riferimento all'espressione di religione proibita e una serie di immagini che attingono a quegli aspetti colpiti dalla censura cubana, mettendo in evidenza come siano invece vivibili in una realtà di massima libertà come quella degli US. La sintesi si ha in un'esclamazione: "Free love! Free love!", che rinviano alla libertà sia sessuale che generale, sottolineata attraverso la descrizione di questi personaggi, come i pattinatori dai pantaloni elastici che si toccano a vicenda. Da notar il riferimento alle diverse realtà culturali, prima si era fatto riferimento allo spagnolo, ora all'italiano, al Perù, al l'Afghanistan, quindi a quelle realtà esterne anche tipiche del sistema cubano. Quando a Cuba si mette in moto di il progetto educativo nei giovani vediamo una cultura che si chiude ai propri confini nazionali, tutto ciò che viene da fuori viene tacciato di essere deviante e borghese, quindi doveva essere bandita. Questo riferimento alla multiculturalità negli Stati Uniti fa riferimento proprio a questa differenza. Si ritorna ora sul piano della memoria, a Cuba. Quanto ci viene raccontato è in contrasto rispetto alla realtà che si trova davanti ai propri occhi. Qui la gente ostenta i propri desideri, a Cuba le persone sono asfissiate, non si riescono ad appagare neppure le esigenze più fondamentali, nemmeno pequeños goces, sarp, bevande, dentifricio... Non soltanto non si possono ottenere beni, ma non c'è nemmeno la possibilità di ostentare i desideri. Le persone sono malnutrite, in contrasto con tutte le catene di negozi negli US nominati prima. Poi nuovamente il nostalgico desiderio di tornare in quei luoghi. Il senso di appartenenza qui però è espresso attraverso il dominio dei codici di comunicazione verbali e non verbali. Non si parla più della lingua, ma anche della mimica, de gesti distintivi della cultura di un popolo. Da una parte un luogo contraddistinto per libertà e possibilità nel quale il tu però non riesce ad adattarsi e sperimenta dentro la moneta (quarter, pronunciato in perfetto inglese, anche qui ironia). Vengono definiti maiali castrati e resi imbecilli, ma questo maiale al quale si fa riferimento è un gioco di parole, allude all'immagine del salvadanaio, castrato perché destinato ai bambini, che ha la scanalature nella schiena dove inserire le monete. Allo stesso tempo, nella parola "cerdo" riassume anche un giudizio morale oltre all'ironico rimando. Descrive gli statunitensi come macchine che vanno avanti a monetine, mette in evidenza il MATERIALISMO e la CORRUZIONE. "Incineration", "last will", fa riferimento alla necessità di pagare qualcuno per ottenere il corpo e poi la cremazione spaccandola come ultima volontà, anche se poi non sappiamo se fosse un desiderio dell'io o del tu. E' l'io alla fine a volerlo sottrarre da quella realtà rispetto alla quale continua ad affermare un desiderio di adesione. Qui emerge la contraddizione e l'insistenza. L'io doveva soltanto collocarlo "En el dichoso y estrecho nicho" cioè il loculo. Si ha un gioco di parole basato sull'allitterazione, una musicalità, ma oltre l'aggettivazione è da notare l'aspetto estetico, questa musicalità sottolineata dall'inciso inserito dallo stesso protagonista "l'avvenimento si prestava uno scioglilingua, l'abilità che si può avere di una lingua madre, ci dà conferma indirettamente di quanto il tu aveva detto precedentemente. Il tu aveva detto che per scrivere non avrebbe potuto usare l'inglese. L'io fa però il riferimento a "apellidos enrevesados" (arzigogolati) e ci dice che nonostante cerca di ostentare un dominio assoluto della lingua inglese, continua però a percepirà come estranea, una lingua che percepisce Ome orrorosa, oscura, che non gli appartiene. Qul l'adesione alla lingua inglese che continua a sbandierare è artificiosa, fittizia, funzionale a mantenere quella lotta che ha ingaggiato contro il contesto di provenienza, funzionale a quel trionfo che vuole ottenere. O'er trionfare bisogna sopravvivere con l'adesione alla nuova realtà. Questa però cmomincia a sgretolarsi, è solo frutto di apparenza. Ritorniamo ad un epilogo he rimanda all'incipit, al Southernmost point. Circolarmenteal ritorniamo alla situazione e ai concetti iniziali. Si ha un riferimento all'anima "tu lma no podrá salir nunca", l''io narrante mette in evidenza la dissociazione tra persona e anima che spesso si realizza nel migrante, che si trasferisce solo fisicamente ma l'anima rimane intrappolata nel paese di origine. Sottolinea ancora una volta il materialismo, le persone che non vogliono che nessuno gli tocchi la macchina, un attaccamento ai beni materiali basato su un materialismo diverso a quello cubano. L'io dice che con questa storia scriverà un racconto, in modo che il tu veda che può ancora scrivere. Un racconto che è quasi finito: questo qua. L'autore narrante si mostra come autore quasi implicito di questo racconto. Ciò ci dà l'idea del racconto di come un testo meta diegetico, un racconto di cui il narratore finisce per essere l'autore, un racconto che in maniera circolare si riferisce a sé stesso e si prospetta come racconto del personaggio. Il personaggio che è all'interno della diegesi scrive un racconto che poi è meta diegetico. Ciò ci riporta anche agli error di scrittura del SAUTHERMOST POINT, possiamo ipotizzare che, se questa è la versione corrtta, che venga scritto in maniera sbagliata per smentire il fatto che l'autore/personaggio conosca bene la lingua, anche il NO TRANSPASSING "o algo por el estilo" di prima lo mette in dubbio. L'io dice che pur di non tornare a la Habana avrebbe parlato qualsiasi lingua. Nell'ostentazione della lingua inglese non c'è una reale adesione, ma questa forzata ostentata integrazione in realtà è il frutto del ripudio del contesto di partenza. La superiorità dell'inglese viene smentita a differenza dell'inizio, non vuole esaltare il contesto di arrivo, ma denigrare il contesto di partenza dal quale prende le distanze. Si ritorna al suicidio, l'IO è sopravvissuto, ha trionfato. Non rinuncia a descrivere la repressione subita a Cuba, avvicinarsi con una valigia a mare vuol dire scappare dall'Inferno, verso il quale invece il tu sta ritornando, dove vuole andare a finire. E' l'io narrante è la sua interpretazione anche dell'approccio del tu, probabilmente è anche il suo desiderio, dell’io, di poter tornare lì il giorno della sua morte. Vuole toccare le mani al tu per l'ultima volta, rimando alla carnalità. In questa conclusione vediamo la vena artistica di Arenas riflettersi nel personaggio, che si rivolge al mare chiedendogli di accettare il suo tesoro, e facendo riferimento anche al possibile rapporto tra i due. In questa conclusione si ha tutto il dramma el l'esperienza dell'esilio, chiede a mare di portarlo in quel luogo in cui lo hanno tanto odiato, dal quale è scappato fuggendo, lontano dal quale non ha potuto continuare al vivere. E' la stessa condizione di smarrimento che l'io condivide con il tu e che Arenas condivide con i personaggi. Si abbandonano alla nostalgia e allo stesso tempo cercano di resistergli. Entrambi i personaggi si possono definire alter ego dell'autore. 18/05 AUTOBIOGRAFÍA: MIAMI (pag.308) Arenas si trova già all'estero e deve fare i conti con i diritti d'autore. Dovrà riscontrare difficoltà di pubblicare (se non nei primissimi momenti della sua vita da esiliato) e soprattutto economiche a causa proprio de diritti d'autore per i quali dovrà lottare ed ottenere una retribuzione. Il capitolo si chiuse sulla frase portante della mentalità areniana. Qui viene sintetizzata la prospettiva dalla quale Arenas scrive la sua nuova condizione, la solita differenza tra comunismo e capitalismo, entrambe ti prendono a calci ma nel sistema comunista devi applaudire, nel capitalista pupi gridare. LA TORRE DE CRISTAL (racconto) (pag. 33) E' l'unico racconto della raccolta in cui l'attenzione di Arenas si sposta esclusivamente sulla terra di arrivo, che lo ospita. Il focus narrativo non è più il medesimo del racconto precedente, dove vedevamo i personaggi nella duplice veste di immigrati ed emigrati, rispetto il suolo di partenza e di arrrivo (per questo lo analizziamo come ultimo racconto, per una ragione di coerenza tematica). Lo analizziamo dal punto di vista dell'artista esule è le parole di Arenas denunciano la sua impossibilità di scrivere perchè inizialmente è tradotto da una vita sociale effimera, vuota.   Da subito si ha una presentazione dell'identità del protagonista, diversamente dagli altri racconti, e si nota quindi anche un narratore esterno di terza persona. Il personaggio, Alfredo Fuentes, è uno scrittore e si trova a Miami da già cinque anni, riconosciamo negli elementi che vediamo un alter ego di Arenas: scrittore, cubano, in esilio, a Miami. Arenas si reca a Miami nell'estate dell'80 presso il porto di Mariel: le tempistiche sono praticamente le stesse (il racconto è datato a Miami Beach, abril de 1986). Possiamo collocare il racconto in un momento specifico dell'esperienza autobiografica di Arenas. Denuncia e trasferisce le sue esperienze grazie alla sua capacità letteraria. Il protagonista abbandona i suoi personaggi (Berta, Nicolás, Delfín, Daniel y Olga) che reclamavano la sua attenzione. Ogni personaggio è associato ad una caratteristica di natura morale, ciascuno incarna una virtù morale, ed essendo emanazione della fantasia di Alfredo. Lui, nella sua qualità di autore e creatore dei personaggi, lì crea in base alle sue esigenze e in virtù dei suoi sensi di colpa si rimprovera attraverso questi personaggi. Alfredo aveva una vita sociale, veniva invitato a cene e eventi culturali, e loro lo rimproveravano. Arenas ironicamente trasferisce al suo personaggio la sua esperienza individuale, fatta di contraddizioni, nella quale ogni scelta si rivela sbagliata. L'attenzione che catalizzato gli artisti che si recano a Miami sono personaggi che vengono sfruttati. Al loro arrivo sono i protagonisti della scena culturale ma successivamente vengono scartati. Partecipare a queste feste voleva dire rinunciare alla scrittura, non partecipare voleva dire essere tracciati di superbia e quindi non poter scrivere comunque. Si trovano in un contesto in cui sono altrettanto silenziati: nella loro terra di origine per questioni politiche, qui per ragioni economiche. Da una parte l'urgenza di scrivere, trasposta nel testo da queste chiamate continue da parte dei personaggi, che rispondono alla sua coscienza, dall'altra la vita sociale, e qui l'ironia, sarebbe tornato alle sue attività, ma il giorno dopo, perché la sera ci sarebbe stata la festa in suo onore offerta dalla signora Gladys Pérez Capo, alla quale lo stesso Hache Puntilla l'aveva battezzata come "la Haydee Santamaria del exilio". Haydee Santamaria era la fondatrice del la "Casa de las Americas", un organo importantissimo collegato anche all'UNEAC. Da notare il richiamo del caso Padilla con il nome Puntilla. Gladys è un personaggio che domina la scena culturale dell'esilio. Ancche qui ui dati di Alfredo sono molto simili a quelli di Arenas, sia per il numero di scritti, che per i manoscritti portati da Cuba. Gladys gli aveva promesso di farglieli pubblicare e gli dice che la gente più importante di Miami lo avrebbe supportato. Da notare la descrizione del giardino e di come Alfredo ammiri tutto quel lusso che però non si può permettere. Si sofferma sui dettagli dell'abitazione, le parti spesse, l'odore dei fiori... Tutto ciò mediato dall'attività sensoriale, passa la mano sulle pareti, sente l'odore dei fiori che abbelliscono il giardino. L'aspirazione del personaggio è possedere una dimora come quella, che gli trasmetta quiete, in senso sentimentale ed economico. Il lusso è evidenziato anche dalla cameriera che lavora lì quella sera. Nulla è gratuito nei racconti di Arenas, nemmeno il riferimento agli animali: il cane San Bernardo, chiamato Narciso gli salta addosso per salutarlo, come una presenza molesta, e così i sei rumorosi chihuahua. La padrona Gladys arriva in suo soccorso.  Da notare l'attenzione prestata alle apparenze: Gladys vestita elegantissima benché non in maniera appropriata per il clima. Lo prende per il braccio e lo introduce agli invitati più selezionati. Notiamo elementi come le banche, aspetto economiche, ma anche il direttore di un giornale famoso, i mondi di politica, cultura ed economia si racchiudono nella presentazione degli ospiti della festa. A queste presentazioni contrappone però la voce delle creature di Alfredo che controbilanciano il valore di queste personalità mettendone in risalto gli aspetti negativi. Da una parte esaltazione attraverso le parole di Gladys, dall'altra le critiche dei personaggi, che sono quasi schifati. I personaggi stanno facendo una cosa ben decisa: Alfredo è costretto a frequentare queste persone per ragioni pratiche, quindi è costretto a reprimere un giudizio critico, che però è fornito dai suoi personaggi. La prospettiva dalla quale si deve astenere viene adottata dai suoi personaggi che sono comunque creati dalla sua mente. Questi giudizi sono inseriti tra parentesi, che oltre a denunciarci questo contrasto denunciano anche una subordinazione dei livelli narrativi. Si ha un Alfredo personaggio della diegesi, quindi collocato nella realtà DIEGETICA (Arenas si trova nel piano della realtà). I personaggi si collocano in un livello narrativo superiore (in narratologico il pino narrativo ne innesca uno he si colloca in un livello superiore, è un sovrapporsi. Genette parla dei livelli narrativi in questi termini). Le parentesi sembrano denunciare questa diversità dei piani, sentiamo delle voi che non interferiscono con il primo piano narrativo, e ce ne danno percezione grafica.  Al momento di presentarsi con il leader de la Reunification de las Familias Cubanas, la voce di Daniel interrompe in maniera diretta e senza parentesi, così forte che Alfredo inciampa sbattendo in naso nel petto della cantante, e qui vediamo anche l'aspetto tragicomico della cena. E' un personaggio importante, non i ci può ricongiungersi con i parenti se non con la Reunificacion de las Familias Cubanas. Arenas dice a gran voce che accettare ufficialmente questo dialogo voleva dire venire a patti con la dittatura di Castro.  L'apoteosi delle apparenze è una nobildonna, la Condesa de Villalta, che ostenta le sue ricchezze che però non possiede. L'esteriorità è quindi l'elemento portante di questo gruppo. Anche Gladys cerca di aiutarlo nelle situazioni di impaccio. Da ora in poi si innescano una serie di situazioni comiche che ci fanno sorridere, nate proprio dall'incomunicabilità tra Alfredo e questo contesto.  Un elemento metaforico e metonimico, è la partecipazione di Alfredo che vede ripartire vassoi di cibi e bevande, ma essendo l'ospite di onore e dovendo conversare, non può usufruirne. Vede una prosperità della quale è solo spettatore, non ne riesce a godere. E' la rappresentazione in scala della sua vita degli Stati Uniti. E' circondato da un ventaglio di disponibilità dalle quali non può usufruire.  A mezzanotte Gladys comunica che la festa sarebbe continuata en la Torre de Cristal.  Si ha ancora una grande attenzione alle apparenze, come la sedia particolare che la Condesa ha fatto disegnare apposta per essere trasportata nella torre, ancora qui una critica ironica per la realtà assolutamente frivola. Ancora una volta i piani temporali, benché non interagiscano, portano ad Alfredo in situazioni comiche che lo mettono in imbarazzo di fronte gli altri ospiti, nonostante continui l'elemento di accoglienza nei suoi confronti. Intanto vediamo i personaggi di Alfredo collocati tutti il luoghi diversi  pretendono di ricevere le attenzioni dovute. Intanto Alfredo sperava di poter iniziare a parlare del piano editoriale. La festa viene descritta come un obbligo, la poetessa lo obbliga anche a ballare. Il racconto della serata viene continuamente interrotto dai pensieri di Alfredo, e segnala anche la sua impazienza e l'attesa crescente. La vicinanza fisica dei personaggi è una proiezione della mente di Alfredo, che li vede collocati nel frutto di un'apparenza. Questa conclusione ci porta ciclicamente all'introduzione. Nella parte iniziale Alfredo si era soffermato attraverso l'attività sensoriale su quest'abitazione, le pareti spesse, gli odori del giardino. Tutto ciò che Alfredo ha desiderato possedere all'inizio del racconto, si rivela frutto di una mera immaginazione, di un'apparenza. Rimaneva solo il terreno. Alfredo inizia a correre via, ma lo raggiunge l'unico personaggio che condivide con lui la prospettiva sulla realtà: la perra Narcisa. Il cane non si riconosce in quella realtà dove era obbligata a recitare un ruolo. Lei è l'unico personaggio reale, quello che rimarrà accanto al protagonista. Questa fine anticipa come nonostante il suo pessimismo nei confronti della realtà intera, percepirà gli animali come unici esseri autentici. (Nell'ultima opera di Arenas infatti si vedranno proprio gli animali come protagonisti). Il titolo "la Torre di Cristallo" quindi sarà l'elemento portante, in cui si svolgerà la trama, l'elemento di separazione prima e di unione poi dei due piani narrativi, la rappresentazione della frontiera dell'immigrato. Allo stesso tempo rinvia a quella trasparenza alla quale abbiamo visto alludersi nel racconto. Una trasparenza che non assume il valore metaforico consueto. Siamo soliti ad associare immagini positive alla "trasparenza", come l'onestà o la verità; qui invece si connota in maniera negativa, alludendo all'inconsistenza, è sinonimo di inconcretezza. Rinvia ad una serie di dicotomiche si possono riassumere in quella di apparenza-realtà. AUTOBIOGRAFIA: EL EXILIO (pag. 310) (Pag. 313) A Miami c'è la più grossa comunità di esiliati cubani. Descrive l ita dell'esilio e la comunità cubana ricreato che riproduce certi schemi mentali abbandonati sull'isola. La cultura machista ad sempio, omofobica, che induce lo zio ad invitarlo a trasformarsi en un todo hombrecido machista. Nelle sue parole si riconosce la sintesi del l'immediato confronto con una realtà artificiosa e il ricordo delle strade dove ognuno poteva camminare e riconoscere gli altri, Arenas riproduce i suoi sentimenti, proprio come ha fatto con lo "yo" del "Final de un cuento", e la sintesi dell'opposizione binaria che si ritrova nei suoi ultimi racconti. Tornano quegli elementi di invisibilità visti in quel racconto, qui però è "yo no existo", nel racconto era "tú no existes". Ritorna anche l'allà abajo che nel racconto era l'inferno, e la connotazione di allá arriba è anche qui esplicitata. (pag. 311) Vediamo il paradosso per cui gli autori negli Stati Uniti non possono pubblicare nemmeno qui. A Miami ha proposto alle persone benestanti di fondare un'editrice che dia voce a quegli scrittori che erano stati messi a tacere nell'isola. Vediamo un parallelismo con "la Torre de Cristal". Ma non avrebbe dato frutti. Questa è la genesi di questo racconto. Succede anche qui la stessa cosa di Alfredo. Nell'autobiografia si leggerà anche come il termine "poetisa" viene inteso come dispregiativo. CARTA DE DESPEDIDA (pag. 343) E' la lettera che Arenas scrive ai suoi amici più stretti quando decide di mettere fine alla sua vita. Non era destinata alla pubblicazione ma si riconoscono diversi temi ricorrenti della sua produzione. Alla fine viene scritto “para ser publicada" ma non si sa se effettivamente ne era questo lo scopo. Queste sono le sue ultime parole e la sintesi di ciò che si è detto fin qui. Il compromesso politico, mette fine alla sua vita perché non può continuare a lottare per Cuba, la scrittura per lui equivale alla lotta politica, è un'arma. Fa ciò che la rivoluzione richiede, trasforma la letteratura in un'arma, ma proprio contro quella rivoluzione. vediamo l'impegno politico e la messa in evidenza di come la letteratura sia non solo lotta ma anche trasposizione artistica delle sue pure, che lascia in eredità. Conferma come affidi alla letteratura il compito di esorcizzare le pene che lo tormentano.  L'accusa estrema: l'unico responsabile della sua morte è Fidel Castro. Il momento della fine è il momento della più aspra invettive nei confronti del dittatore. Qui la sintesi dei temi delle sue opere. la sofferenza dell'esilio, solitudine e malattie, non lo avrebbero accompagnato se avesse potuto vivere liberamente nella propria terra. Infine, il concetto di "Final de un cuento", datato luglio 1982. Quel testo sembra un presagio di quello che sarebbe stato il finale non solo del personaggio di finzione, ma dello stesso autore. Dice anche la stessa frase del suo personaggio, il suo non è un messaggio di sconfitta, ma di morte è speranza. Cuba sarà libera. I suoi racconti sono estremamente diversi tra di loro, non ci sono trame che si somigliano. Nonostante questo sono estremamente coesi e coerenti dal punto di vista delle tematiche trattate. Sono tematiche coerenti del manifesto letterario dello scrittore, anche quest'ultima carta de despedida se si considera un testo letterario. leggere con attenzione la parte relativa all'arresto, la prigionia, il mariel, l'esilio. ANALIZZATI NON A LEZIONE ANTES QUE ANOCHEZCA È un libro autobiografico, scritto da Arenas negli ultimi anni della sua vita, nel 1990 lui morirà. Lo inizia a scrivere a Cuba e lo termina a New York. Arenas entra in conflitto con Castro soprattutto per il suo orientamento sessuale, considera gli omosessuali lo scarto della società che non contribuivano a creare quell'uomo rivoluzionario perfetto. Arenas trasforma la sua libertà sessuale negata in un elemento di ribellione; nel corso della lettura delle sue opere non a caso si vedrà una forte presenza dell'elemento erotico, per l'esattezza omoerotico, che Arenas utilizza come provocazione e arma di lotta contro il regime. Attraverso l'esasperazione di questo elemento, Arenas rivendica la libertà non concessa. All'interno della biografia troviamo molti riferimenti storici e dobbiamo considerali filtrati dalla sua percezione, l'omosessualità e la letteratura sono le due armi che usa per combattere Castro. Guardando l'indice notiamo che ci sono due sezioni dedicate all'erotismo, la prima parte legata all'infanzia in cui l'elemento erotico era già presente. Arenas fu abbandonato da piccolo dal padre e cresciuto con la madre e le zie, quindi in un'ambiente femminile, non a caso nelle sue opere abbiamo un sovvertimento della figura egemonica della famiglia. Solitamente è la figura paterna autoritaria, associata all'idea di Stato, in questo abbiamo la figura materna che si carica di questo significato e ruolo, per cui è la donna a rappresentare metaforicamente lo stato. Il primo brano che apre l'intero testo ha un titolo particolare: " Introduccion y El fin ", è un ossimoro che indica una circolarità, ovvero questa introduzione corrisponde alla fine, poiché è l'ultima cosa che ha composto, lo vedremo dalla descrizione dei suoi ultimi giorni di vita. Una delle date fondamentali è il 1987, anno in cui gli viene diagnosticato l'AIDS (SIDA). È consapevole di essere vicino alla morte, per cui compie determinate scelte, ovvero decide di trasferirsi dalla città al mare, quel mare simbolo del passaggio dall'oppressione alla libertà, quel mare che divide la costa di Miami all'isola di Cuba, e il mare è proprio un elemento presente e centrale in tutta la letteratura ispano-americana del periodo, poiché è per gli esuli simbolo di nostalgia nei confronti dell'isola abbandonate, per gli abitanti dell'isola è luogo di speranza e simbolo di libertà quella che non avranno mai rimanendo nell'isola. Sin nella prima pagina vediamo la presenza dell'elemento erotico, sempre presente nella poetica di Arenas, c'è la menzione a un bagno pubblico, luogo prediletto per gli incontri omosessuali ; stavolta anche in questo bagno lui non si sente più a suo agio, segno che non è più giovane, anche l'erotico gli viene negato. Ed ecco che vede la morte come soluzione, poiché è malato a non gli spetta più neanche l'erotico. Una delle preoccupazioni per Arenas è quella di nominare i suoi scritti, lo fa in questa introduzione poiché è l'unico modo che ha a disposizione per appropriarsi di ciò che scrive, prima affidati a terzi e utilizza la letteratura come punto in cui aggrapparsi per ribellarsi a quel sistema. Nomina una raccolta importante, Pentagonía : è un neologismo, creato dall'unione di "penta", ovvero 5 volumi e "agonia" cioè dolore e sofferenza, quindi avremo un racconto di dolore e sofferenza in 5 volumi Menziona delle persone che sono state presenti durante gli anni di esule: Lazaro Gomez, un compagno di vita che l'ha aiutato molto e Jorge y Margarita Camacho, dei pittori cubani che risiedono a Parigi, li conobbe nel 1967, saranno loro a farsi carico di pubblicare le sue opere in Francia; tanto che vengono nominati eredi degli incassi delle pubblicazioni. Molte delle sue opere riuscirono a lasciare l'isola e ad essere pubblicate, ma altre furono bruciate o censurate dall ' UNEAC ( union de escritores y artistas cubanos ). Spesso accadeva che i militari del regime andavano a perquisire casa sua e sequestravano i libri, nonostante egli cercava di nasconderli, per questo molti racconti li ritroviamo più volte, con piccole modifiche. Arenas denuncia Cuba, il regime comunista di Castro poiché non si ritrova , ma allo stesso tempo denuncia anche la realtà americana, in cui vigeva il capitalismo, lo vediamo attraverso la critica che fa alla sanità americana , tutto privato , riservata solo a chi aveva un'assicurazione medica e quindi era benestante . Quindi se a Cuba il problema è la privazione della libertà individuale, qui il demone è il denaro. Arenas prova sfiducia nei confronti di tutti gli assetti politici, questo perché è ribelle ed è incapace di accettare una limitazione di libertà e delle regole in generale. Si può notare anche facendo riferimento al primo racconto "Traidor", in cui parla la donna sfiduciata, viene criticata anche l'America, nonostante egli non conosceva ancora quella realtà perché era a Cuba. Ritroviamo anche dell'ironia, che serve per smorzare i toni deprimenti. Viene citato un autore René Cifuentes, nominato "scrittore del Mariel" , poiché è uno scrittore che abbandona l'isola in quella occasione. Arenas spiega il valore metaforico dato al titolo della sua autobiografia. Questa opera l'aveva cominciata a Cuba, la doveva scrivere di giorno prima che facesse buio per non essere preso e scoperto dal regime. Una volta arrivato in America, lui lo continua a ritenere valido come titolo perché si riferisce a un'altra notte, ovvero la notte della vita=morte. Quindi per Cuba perché non aveva la luce e doveva approfittare della luce naturale , adesso perché la morte si avvicina , quindi si deve sbrigare. PASCUAS È un altro racconto, tratto dall'autobiografia in cui si riassume la lotta per la rivoluzione per il sovvertimento del potere. Arenas ci racconta la politica repressiva messa in atto da Batista, ma racconta anche che le verità ufficiali venute fuori, in realtà non sono così autentiche, Arenas smentisce ciò che aveva fatto Castro su Batista. Mentre Castro diceva di aver fatto una guerra a Batista e di aver vinto, in realtà Arenas ci dice che ci furono solo dei sabotaggi, uno di questi fu la così chiamata Battaglia di Santa Clara, in cui fu fatto dirottare un treno pieno di munizioni per Batista. Arenas utilizza questi racconti per ridimensionare la figura di Castro e per far capire che la rivoluzione trionfò solo perché la popolazione era stanca e voleva qualcosa di nuovo, anche Batista ne era consapevole. Si conclude il racconto con una frase ironica, pronunciata da Batista in una dichiarazione in cui asserisce: entrò per la posta (con la pallottola, cioè con le armi), è uscita per la pista (velocemente, strada principale) e lasciai la peste (crisi economica, poiché trafugò tutto il denaro possibile). (All'inizio Castro era appoggiato dalla borghesia). Attraverso questi racconti Arenas si preoccupa di raccontare spaccati di storia più che la vita quotidiana, quello che vuole fare è screditare la figura di Castro prima ancora che entri appieno a Cuba . HIMNOS Dal titolo capiamo che Arenas si riferisce agli inni cantati dalla gioventù cubana. Arenas si fa carico di descrivere un sentire che non è solo il suo, ma si tutti i giovani, non a caso usa la prima persona plurale al posto della prima singolare, serve a darci l'idea di come i sentimenti sperimentati sono comuni a tutti i giovani. Erano tutti allegri e gioiosi perché avevano un piano, la loro vita aveva un senso e avevano un compito da svolgere, avevano un ruolo nel mondo. L'appoggio alla rivoluzione, anche dove si vedono i primi acciacchi, non sarà mai non appoggiato poiché i cubani credono per la prima volta di essere liberi di scegliere, aspirano a un futuro diverso. Considerando che prima erano stati sotto la dominazione spagnola, da cui si sono ribellati con le guerre di indipendenza, poi sono stati sottomessi agli americani, solo adesso sono liberi. Arenas sta sottolineando questo, infatti lui all'inizio appoggiava la rivoluzione. Da subito i giovani, che venivano indottrinati, si resero conto di ciò che stava accadendo e cominciò la disillusione cominciò la disillusione e crebbe la paura di essere esclusi dalla società, poiché non si possedevano le condizioni per superare il momento. A proposito di condizioni, Arenas anticipa ciò che sarà lo strumento di misura della rivoluzione per veicolate alcune informazioni, differenti dal clima che si respirava nell'isola in cui vigeva una forte repressione, un forte controllo capillare, una forte schiavitù e un forte pauperismo. EL “CASO” PADILLA Siamo nell'anno 1971, Padilla viene scelto come capro espiatorio e diventa uno scrittore esemplare per mostrare i altri scrittori l'iter che attraverseranno se non rispettano le regole imposte dal regime. Padilla Era divenuto famoso anche all'estero, grazie alle sue opere in cui si vinceva una forte critica nei confronti del regime di Castro e la goccia che fece traboccare il vaso fu la pubblicazione dell'ultima opera "Fuera del juego", in cui c'è un'aperta critica contro Castro. Arenas continua ad evidenziare il controllo capillare soprattutto nei confronti degli intellettuali, infatti Castro nel 1961 nel discorso agli intellettuali dice: o fanno parte della rivoluzione o sono meri spettatori, ovvero non riescono ad esercitare il loro compito. Un'altra frase famosa di Castro è: “Dentro de la revolución todo, fuera de la revolución nada”. Padilla Deve sconfessare se stesso di fronte a persone selezionate ovvero tutti intellettuali previamente scelti dal regime in modo da partecipare a questa conferenza, l'importanza di una partecipazione selezionata si deve al fatto che Padilla deve fare i nomi di coloro che ritiene colpevoli come lui per non aver apprezzato la bellezza della rivoluzione, per cui comincia a fare i nomi. L'unico che non si presenta alla conferenza poiché non voleva ritrattare le sue opere è Lezama Lima. Il discorso venne registrato per essere presentato all'estero e anche per farlo ascoltare a quegli scrittori che avevano firmato per la scarcerazione di Padilla, tra i quali viene evidenziato da Arenas Gabriel Garcia Marquez, che poi come abbiamo già visto diventerà uno delle spie più fidate di Castro ed è proprio per questo che molti scrittori come Arenas non lo tollerano. Un altro scrittore nominato da Padilla fu Fuentes, per cui anche lui decide di confessare e di screditare le sue stesse opere virgolo ma poi ci ripensa e comincia invece a screditare il regime, ma viene messo subito a tacere dalle guardie del regime; Arenas vuole evidenziare anche questa fatto a dimostrazione della mancanza di tutte quelle libertà di cui il regime si faceva portavoce. Nel 1971 si tenne un convegno a favore della cultura, però il convegno va nella direzione opposta del suo stesso titolo, perché mentre il titolo si riferisce a una apertura della cultura invece ecco che questo convegno serve proprio per mettere a tacere la cultura stessa, vengono condannati apertamente gli omosessuali e vi è una stretta su tutto, poiché lo scopo del convegno era quello di stabilire i precetti sulla quale la gioventù cubana dove doveva essere educata. Per esempio, i capelli lunghi, i jeans zampa di elefante, la musica dei Beatles, e altro che proveniva dall'estero vengono proibiti perché non vengono considerati come una moda estetica, ma diventano un sinonimo di una cultura imperialista e borgese dell'embargo, ma anche dal punto di vista culturale. In questo convegno vengono tracciati i profili per creare "hombre nuevo", e tutto ciò che non rispetta questi precetti e accusato di "diversionismo ideologico". Inoltre, sempre in questo anno, 1971 comincia la condanna e la lotta contro gli omosessuali, l'omofobia viene istituzionalizzata, gllomosessuali vengono licenziati dai lavori pubblici, bisognerà aspettare 5 anni nel corso dei quali gli omosessuali fanno ricorso al tribunale supremo popolare e la legge viene abrogata, quindi avremo il superamento politico dell'omofobia che però rimarrà dilagante nella società. Martinez, uno studioso cubano spiega come in questo documento l'omosessualità ha una forte centralità a dispetto di ciò che viene detto nella dichiarazione stessa in cui all'inizio l'omosessualità viene dichiarata come problema non centrale. 1971-1975 Viene considerato un quinquennio grigio per gli intellettuali a causa della forte repressione. ADIÓS A VIRGILIO Questo racconto viene dedicato alla morte di Virgilio Pinera. Arenas evidenza gli stratagemmi messi in atto dalla sicurezza di Stato per far andare a Monte il funerale in modo da non avere una partecipazione massiccia. 1. Viene consigliato agli amici di non partecipare al funerale, a consigliarlo sono delle persone collegate con lo stato, così che gli amici di Virgilio lo prendono effettivamente come un consiglio, perché si spaventano che partecipando al funerale ci sia qualche retata nei loro confronti. 2. Non c'è il cadavere perché bisogna fare l'autopsia, anche in questo caso uno stratagemma messo in atto da Castro, poiché l'autopsia doveva essere fatta prima. 3. Comincia il funerale e la macchina che trasporta la salma di Virgilio comincia a camminare in modo veloce in modo che diventi difficile seguirla, solo che è dotato di biciclette e pattini può andarle dietro . Virgilio rappresenta un esempio per Arenas perché anche lui era omosessuale e perché anche egli nel nelle sue opere utilizzava un'ironia corrosiva, anticomunista e anticattolica; Virgilio rappresentava all'eterno dissidente, il ribelle incessante proprio come Arenas. L'opera che lo condannò alla morte fu "presiones y diamantes": qui il protagonista era un diamante di nome Delfi, che però si scopre essere un falso diamante e viene gettato nel bagno. In questo caso la critica nei confronti del regime è troppo esplicita, anche dal nome del diamante che infatti è l'anagramma di Fidel. Questo il racconto mette in evidenza il grottesco, ovvero sono degli stratagemmi che a noi fanno sorridere, per cui erroneamente li potremmo definire ironici, ma vista la presenza del tragico li consideriamo grotteschi. Arenas crea una metafora, ovvero quando torno a casa e si guarda allo specchio si sente anche lui un cadavere prossimo alla morte, ed è la percezione della percezione che Arenas ha di sé, si considerava morto perché la sicurezza dello Stato ha visto la percezione di Arenas al funerale, poiché non aveva ascoltato il consiglio dell'amico e anzi aveva manifestato in favore di Virgilio, dicendo solo che tutto ciò che aveva creato lo stato, ovvero tutti quegli stratagemmi erano "terribili". Per cui da questo momento aumenta il controllo nel perimetro della casa di Arenas; “orientaciones”: non a caso viene utilizzata questa parola che spetta a quel dizionario di parole rivoluzionarie. MARIEL Siamo nell'Aprile del 1980, accade a Cuba un episodio fondamentale, ovvero un autista con un autobus sfonda il cancello dell'ambasciata peruviana e chiede asilo politico. Castro cerca di rimediare subito alla situazione e chiede di averli indietro però per la prima volta l'ambasciata peruviano rifiuta di restituire queste persone a Castro e dice che trovandosi in territorio peruviano hanno diritto all'asilo politico. A partire da questo momento viene evidenziato il primo errore di Castro: per minacciare l'ambasciatore peruviano e gli toglie le scorte davanti l'ambasciata in modo da riavere le persone indietro, in questo modo accia la sicurezza peruviana ma il colpo gli tornò indietro, perché tutti consapevoli che non c'erano guardie fuori dai cancelli dell'ambasciata andarono a chiedere asilo politico. Però Arenas, così come altre persone pensarono che fosse una trappola creata da Castro stesso poiché la notizia della mancanza di guardie nell'ambasciata fu data proprio dal periodico ufficiale, il Granma . Castro però si rende conto subito dell'errore proibisce di entrare nel quartiere Miramar, dove c'era l'ambasciata e continua con le sue angherie, toglie la luce, l'acqua e comincia a razionare anche il cibo in modo da riavere quelle persone indietro. Arenas denuncia, come nel racconto Traidor, come molti che rivestono dei ruoli importanti in verità covino repulsione nei confronti del regime, infatti attorno all'ambasciata ci sono numerosi documenti che dimostrano il loro rifiuto dalla rivoluzione, alla quale hanno partecipato solo perché erano obbligati. La notizia venne fuori e Castro si trovò in difficoltà tanto che fu costretto a consultare l'unione sovietica in modo da trovare una soluzione. A questo punto Fidel si reca davanti l'ambasciata per parlare e grazie alle sue capacità oratorie con cui si era contraddistinto, è convinto di poter coinvolgere le masse, ma sta volta non riesce perché la gente è stanca e infatti gridano contro di lui e lo tacciano di essere un traditore così Castro ordina di sparare e loro cominciano a cantare l'inno nazionale. L'unica possibilità era quella di far uscire molta gente in modo da evitare una rivoluzione popolare per cui ecco che Castro dice che le persone antisociali e depravati sessuali poterono lasciare l'isola attraverso l'apertura del porto del Mariel, tutte le persone che lasciarono l'isola furono tacciate di essere "scoria" e "plebe", inoltre anche questo episodio viene strumentalizzato perché Castro organizza una marcia di protesta per insultare i richiedenti asilo in modo da mantenere un'immagine pubblica integra, chiaramente nessuno partecipa volontariamente questa marcia ma solo perché obbligati. L'occasione del Mariel fu quella sia di svuotare le carceri, sia i centri per deviati e naturalmente l'isola fu lasciata anche da brave persone; possiamo dire che Castro ne approfitta per epurare la popolazione cubana dagli "indeseables", ovvero coloro che avevano dei precedenti penali, anche se queste pene venivano cancellate in modo da confondere lo stato ospitante e non far trasparire la vera ragione per la quale Castro decise di aprire il porto. Abbandonano l'isola anche gli omosessuali così come Arenas che infatti ottiene il permesso; però dopo aver ottenuto questo permesso arrivati alle imbarcazioni venivano sottoposti ad un altro controllo, di tipo identitario infatti le guardie avevano una lista con tutti i nomi delle persone che anche se avevano ottenuto il permesso non potevano lasciare l'isola perché venivano considerate potenzialmente pericolose, ai fini mediatici e potevano screditare nel paese ospitante il regime . Arenas infatti ci racconta che sicuramente in quella lista c'era anche il suo nome, infatti egli cambia il suo cognome nel suo documento poiché era scritto a matita e scrive Arinas, grazie a questo stratagemma riesce a non essere beccato nella lista e quindi a lasciare l'isola. Naturalmente noi non sappiamo se questo è vero perché alcuni venuti a contatto con lui ammettono invece che è proprio stato buttato fuori. Forse questa costruzione di uscita è stata inventata da Arenas per contribuire a mantenere quella sua immagine di ribelle. LA ARBOLETA Arenas ricorda la sua infanzia come un tempo di «assoluta miseria, ma anche di assoluta libertà». Una delle principali attività svolte sul campo consiste nella visita al boschetto, nell'osservazione di insetti, parassiti e uccelli che, nonostante appaiano insignificanti, "comunicano i loro segreti". Una volta, durante una di quelle passeggiate, Reinaldo scopre il feto di un bambino e ne deduce che probabilmente era stato abbandonato da una delle sue zie. La casa famiglia è ormai uno “scandalo incessante” di cugini che giocano e zie che dividono le faccende domestiche. Per far tacere la solitudine che prova in mezzo al frastuono, Reinaldo tende a fuggire da solo in montagna, al boschetto o al ruscello. L'infanzia è il tempo più fecondo della sua creazione, è «il mondo della creatività». In queste scappatelle, la sua mente popola la natura di «personaggi e apparenze quasi mitici e soprannaturali». Tra questi spicca un vecchio che girava in cerchio, sotto un immenso cespuglio di higuillos (fichi) che cresceva davanti alla casa. Arenas si chiede se quell'apparizione non fosse una personificazione della morte. Un compagno così costante e fedele, che a volte, dice, si sarebbe pentito di morire solo perché lo avrebbe abbandonato. Ricorda anche diversi momenti in cui stava per morire da bambino. All'età di cinque anni, ad esempio, contrasse la meningite, una malattia mortale all'epoca. Per salvarlo, sua madre lo porta da un famoso spiritista di nome Arcadio Reyes. A quell'esperienza si aggiunge tutta una serie di incidenti, cadute da cavalli e colpi dai quali si salva miracolosamente. EL RÌO Arenas nel tempo amplia le sue escursioni al fiume Lirio. All'età di sei anni, mentre passeggia con la nonna e altri cugini della sua età lungo la sponda del fiume, si imbatte in un paesaggio che non dimenticherà mai: un gruppo di più di trenta giovani giocano e si bagnano nudi nel fiume. Quell'immagine si presenta a Reinaldo come una rivelazione: «indiscutibilmente mi piacevano gli uomini». Il giorno dopo, stimolato dal ricordo di quegli uomini, Reinaldo si masturba per la prima volta. Sebbene gli piaccia, teme che questa pratica possa causare la sua morte. Questi primi capitoli sono caratterizzati dal contenere infinite immagini sensoriali associate ad elementi naturali. Queste immagini svolgono un duplice ruolo nel plasmare l'identità di Reinaldo alimentando, da un lato, la sua sessualità precoce e, dall'altro, permettendogli di sviluppare un'immaginazione e una creatività che saranno poi essenziali per la sua formazione letteraria. LA ESCUELA All'età di sei anni, Reinaldo inizia ad andare a scuola. Parla prima della maestra e del saluto alla bandiera che dovevano fare ogni fine settimana. In quel periodo si innamora di alcuni suoi compagni. Tra questi spiccano Guillermo, un ragazzo con cui litiga e gioca in modo aggressivo, e Darío, un ragazzo di dodici anni che tende a mostrargli il suo membro quando lo incrocia a cavallo. Sebbene Reinaldo non abbia relazioni erotiche con nessuno di questi bambini, con loro apprende che la masturbazione non è insolita e non provoca la morte. Un'altra pratica sessuale svolta da compresi, ovviamente, i comunisti». È interessante notare che, nonostante questa comune affinità, Reinaldo si differenzia dal nonno per il fatto di non avere pretese politiche. La sua opposizione al governo Castro, in questo senso, non è legata alla difesa di uno specifico ideale politico o di parte, ma alla difesa che Reinaldo è costretto a sostenere della sua libertà sessuale e letteraria. LA TIERRA Nel tempo, le zie e la madre di Reinaldo accettano che non avranno mai un altro. Alcune iniziano persino a visitare il tempio di Arcadio Reyes più regolarmente e diventano medium. In questo modo la stessa casa familiare si trasforma in una sorta di tempio spiritualista e molti vicini iniziano a visitarla per svolgere lavori con loro. Un giorno, Reinaldo gioca con la cugina Dulce Ofelia nel mezzo di una di queste sessioni spirituali, quando lanciano una manciata di terra contro il muro. In quel momento, una delle zie va in trance e prevede che ci saranno disordini familiari dovuti alla distribuzione di alcuni terreni di recente eredità. Al di là di questo aneddoto, la verità è che l'infanzia di Reinaldo è strettamente legata alla terra. Dall'imparare a camminare in un pozzo scavato dalla nonna, al mangiare e giocare con lei, la terra circonda tutte le fasi dei suoi primi anni. Quando i bambini nascono, le ostetriche si strofinano lo sporco sull'ombelico e coloro che non muoiono per infezioni sono considerati pronti a sopportare le calamità del mondo. Quando muoiono vengono seppelliti in casse di legno e i corpi in decomposizione hanno "il privilegio di diluirsi in quella terra e di diventarne parte vitale, arricchendosi". EL MAR Un giorno la nonna porta Reinaldo a vedere le spiagge di Gibara. È la prima volta che sia la nonna che Reinaldo viaggiano in guagua, una specie di autobus. Impossibile descrivere l'ammirazione che Reinaldo prova per il mare. (Sappiamo che poi andrà in esilio proprio affrontando un difficoltoso viaggio in mare). HOLGUÍN Sotto il governo dittatoriale di Batista, la già precaria situazione economica della famiglia peggiora ulteriormente, al punto che il nonno decide di vendere la fattoria, e la famiglia deve trasferirsi a Holguín, un paese vicino. Il cambiamento è doloroso e fa piangere tutti: un tempo di totale miseria e isolamento, ma anche di un incanto e libertà che non avrebbero potuto trovare altrove è finito. Holguín sembra a Reinaldo uno spazio privo di personalità e di interesse e gli sembra “un'immensa tomba”. In quel periodo Reinaldo iniziò a lavorare in una fabbrica di caramelle guava e nei giorni di pagamento ne approfittò per andare al cinema, "l'unico posto dove si poteva entrare e fuggire dalla città, almeno per qualche ora". Influenzato dai film messicani e nordamericani, inizia a scrivere i suoi primi romanzi, che considera orribili nonostante sua madre affermi che sono i migliori che abbia mai scritto. La zia e la madre avevano una radio elettrica dove potevano ascoltare la stessa storia che sentivano al campo, e probabilmente quelle “novelas radiales” hanno influenzato i racconti che Arenas ha scritto fino i tredici anni. EL REPELLO A tredici anni, Reinaldo si sente schiacciato dall'atmosfera maschilista che si respira a Holguín e nella sua famiglia. A quel punto, ha relazioni con alcune giovani donne della città mentre è segretamente innamorato di Carlos, uno dei suoi colleghi della fabbrica. La relazione con Carlos si trasforma rapidamente in un'amicizia e iniziano ad andare insieme al cinema. Un giorno, Carlos lo porta a El Repello, un bordello situato su una collina chiamata La Frontera. Quel nome è «molto appropriato» a Reinaldo poiché, attraversando «quel quartiere, era stata varcata la barriera della civiltà o dell'ipocrisia e tutto poteva succedere». Lì, Reinaldo riesce a dormire con una prostituta di nome Lolín e così ha la sua prima consumazione sessuale con una donna. La casa di famiglia a Holguín è molto più piccola della fattoria in cui vivevano, quindi non ci sono più stanze per dormire da solo. Per questo i nonni di Reinaldo, che prima dormivano separati, fanno di nuovo sesso. Per uscire di lì, Reinaldo inizia ad andare a dormire a casa di una delle sue zie, dove condivide il letto con suo cugino Renán, un "don Juan" di sedici anni che ha l'abitudine di masturbarsi quando pensa che Reinaldo stia dormendo. Lungi dall'arrabbiarsi, Reinaldo gode di questa situazione. In quegli anni Arenas inizia a frequentare la Scuola Primaria Superiore. Lì si innamora del suo insegnante di grammatica, un uomo sulla sessantina, che si dice sia omosessuale. Nonostante questo, Reinaldo aumenta i suoi corteggiamenti con altre giovani donne affinché nessuno scopra il suo vero orientamento sessuale. Un giorno, però, un compagno di scuola gli dice che è un «pájaro, un uomo che ama gli altri uomini». Nel 1957, sua zia Mercedita e Dulce Ofelia tornarono per trascorrere una stagione a Holguín. Dulce Ofelia e Carlos iniziano rapidamente a frequentarsi, il che rende Reinado geloso. A peggiorare le cose, Dulce Ofelia si unisce alle sue visite al cinema, un'attività che in precedenza condivideva da solo con Carlos. Quando sua zia e Dulce Ofelia tornano al cinema, Reinaldo prende le distanze da Carlos e non vanno mai più al cinema insieme. EL INSTITUTO DEL LIBRO Grazie al suo riconoscimento letterario e all'aiuto di Miguel Barniz, Reinaldo inizia a lavorare presso l'Istituto del Libro Cubano. Lì incontra il suo direttore, Armando Rodríguez, un noto omosessuale a Cuba. Armando è amico di Fidel Castro, quindi non deve mai pagare le conseguenze del suo orientamento sessuale. UN VIAJE Reinaldo ricorda un viaggio fatto con l'amico Hiram Pratt a Guantánamo e poi all'Isola dei Pini, una vera “avventura erotica”. In tutte le spiagge, in tutti i trasporti e le città che attraversano, Reinaldo e il suo amico trovano uomini con cui dormire, spesso negli spazi pubblici. Molti degli uomini con cui entrano in intimità sono reclute del regime che “hanno trascorso lunghi mesi di astinenza”. Reinaldo riflette che ogni "dittatura è casta e antivitale" e che è logico che Fidel Castro la perseguiti cercando di "eliminare ogni ostentazione pubblica della vita". SANTA MARICA Temendo di perdere i manoscritti di Otra vez el mar, Arenas li lascia alle cure di uno dei suoi migliori amici dell'epoca, Aurelio Cortés, che a sua volta li porta a casa di alcuni suoi amici affinché possano prendersi cura di loro . Nonostante ciò, le donne leggono il romanzo e trovano nelle sue pagine lo stesso Cortés come uno dei personaggi, che Reinaldo battezza con il nome di 'Santa Marica', oltre a caratterizzarlo come un uomo brutto, con i denti, vergine. Sebbene Reinaldo assicuri che si tratta di un altro dei tanti tributi che rende ai suoi amici scrivendo, Cortés si infuria con lui e finisce per distruggere i manoscritti, un'opera che gli era costata molti anni di lavoro. Reinaldo è devastato e si prende la briga di riscriverlo. In due anni lo finì e nascose i manoscritti sotto il tetto della casa di sua zia Orfelina Fuentes. LOS HERMANOS ABREU Mentre riscrive Otra vez el mar, Reinaldo fa amicizia con i fratelli Juan, José e Nicolás Abreu. Insieme a loro e a Luis de la Paz, organizzano incontri letterari clandestini alla periferia dell'Avana, dove condividono e scrivono poesie per non "cadere nella follia o nella sterilità, come erano già caduti altri scrittori cubani" per la sorveglianza del regime. EL SUPERSTALINISMO Nel 1968 accadde un fatto che confermò a Reinaldo che «sotto il sistema castrista non aveva più niente da fare»: l'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Sebbene Reinaldo e i suoi amici pensassero che Castro stesse per rompere con l'Unione Sovietica, il presidente fa un discorso in cui non solo appoggia l'invasione, ma chiede anche l'intervento dell'Unione Sovietica nel caso in cui gli Stati Uniti minaccino il suo regime. Nel 1969, il paese si stava preparando per lo Zafra de los Diez Millones, un progetto Castro su larga scala per la raccolta dello zucchero. Per collaborare alla vendemmia, l'UNEAC invia tutti i suoi lavoratori, compreso Reinaldo, negli zuccherifici. OLGA ANDREU Durante quel periodo, gli incontri tra intellettuali possono svolgersi solo clandestinamente. Uno dei luoghi di incontro tra Reinaldo e altri scrittori è la casa di Olga Andreu, una donna «fuori da ogni critica implacabile e da ogni rischio opportunistico». Infine, il contesto porta Olga a suicidarsi. Per Reinaldo la sua morte costituisce «un atto vitale» poiché «ci sono tempi in cui continuare a vivere è abbassarsi». Ora, Olga si ritrova in una "regione senza tempo, dove ha voluto entrare con tutta la sua allegria e dignità intatte". Anche qui l’elemento del suicidio non è visto come un’arresa, ma come un atto di vita, una liberazione. LA VISITA A HOLGUÍN Negli anni Settanta, Reinaldo fa visita alla madre a Holguín, ma lascia la casa di famiglia ancora più triste di quanto fosse arrivato. Sua madre teme che Reinaldo finisca in carcere e cerca di convincerlo a sposare una donna. Durante questo periodo, inoltre, il rapporto con la zia è insostenibile. Cerca di cacciarlo di casa ed è anche una donna crudele e ladra che intercetta la sua corrispondenza e cerca costantemente ragioni per denunciarlo alla Sicurezza di Stato. NELSON RODRÍGUEZ In quegli anni Reinaldo riceve la visita dell'amico Nelson Rodríguez, che gli confessa di voler fuggire dal Paese e chiede una lettera di raccomandazione per poter pubblicare un libro di racconti all'estero. Pochi giorni dopo, Reinaldo scopre che Nelson era stato arrestato dopo aver tentato di dirottare un aereo verso gli Stati Uniti. Per questo Nelson viene condannato a morte e poi fucilato. Il legame tra Reinaldo e Nelson complica ulteriormente il rapporto con la zia. LA BODA Reinaldo decide di sposarsi poiché è l'unico modo in cui può acquisire una casa tramite l'UNEAC e lasciare la casa di sua zia. Fa la proposta a Ingrávida González, un'attrice divorziata e liberale a cui piace avere una vita sessuale senza gli impegni del matrimonio. Ingrávida accetta la proposta poiché “le donne, come gli omosessuali, sono considerate dal sistema castrista come esseri inferiori”, mentre “i maschi potevano avere più donne e questo era visto come un atto di virilità. Quindi donne e omosessuali si sono incontrati, anche solo per proteggersi». Nonostante ciò, l'UNEAC non accetta la richiesta della casa e Reinaldo deve continuare a vivere nella casa della zia, aiutando Ingrávida con il suo sostentamento e quello dei suoi figli. EL ARRESTO Nell'estate del 1973, Reinaldo, insieme ad un'amica di nome Coco Salá, fa il bagno sulle spiagge di Guanabo, quando riescono a sedurre due uomini e a fare sesso con loro. Più tardi, si accorgono che non hanno i loro averi e vedono questi due uomini in lontananza fuggire con le loro cose. Reinaldo e Coco avvisano la polizia ei soggetti vengono arrestati. Nonostante ciò, giunti in questura, i ladri accusano Reinaldo e il suo amico di essere omosessuali e di averli abusati. La situazione si ribalta e Reinaldo e Coco finiscono in carcere. Arenas riesce ad uscirne grazie ad una cauzione pagata dall'amico Tomasto La Goyesca. Tuttavia, la polizia chiede informazioni all'Uneac, dove accusa Reinaldo di essere un controrivoluzionario e di portare libri fuori dal Paese senza il loro permesso. La relazione è firmata da molti che Reinaldo considerava amici. La stessa zia, inoltre, finisce per accusarlo di "vita depravata" e di "attività controrivoluzionaria" davanti alle autorità. Ora la sua situazione è critica e viene condannato a otto della Sicurezza di Stato. Le visite di Victor durano diversi giorni e cerca sempre di ottenere informazioni su come Reinaldo aveva portato i suoi scritti a Cuba. Una notte, Reinaldo si strappa l'uniforme, ne fa una corda e cerca di impiccarsi nella sua cella. Anche se perde conoscenza, non raggiunge il suo obiettivo e viene trasferito in ospedale. VILLA MARISTA Dopo il suo tentativo di suicidio, Reinaldo viene trasferito a Villa Marista, la sede principale della Sicurezza di Stato cubana. Lì viene rinchiuso in una cella dove gli viene impedito di avere contatti con nessuno per diversi giorni. Inoltre, la cella ha una lampadina elettrica costantemente accesa, quindi non puoi mai dire se è giorno o notte. Il quartier generale di Villa Matista è pieno di russi poiché è «assolutamente controllato dal KGB». Durante la sua permanenza, un tenente di nome Gamboa interroga Reinaldo e minaccia di ucciderlo, sostenendo che nessuno sa che sia lì, perché tutti lo considerano nel castello di Morro. In quel momento Reinaldo capisce il motivo per cui hanno lasciato che sua madre lo visitasse in carcere: ora possono tranquillamente ucciderlo e dire che è morto per mano di qualche prigioniero. Gamboa inizia a chiedere informazioni per compromettere i fratelli Abreu e gli dice cose che portano Reinaldo a notare che il suo amico Hiram Pratt stava parlando con la Sicurezza di Stato. Infatti la guardia li chiama “las hermanas Brönte”, e solo Hiram sapeva che Arenas li chiamava così. Scoprire che Hiram Pratt è un informatore non lo sorprende poiché dopo aver vissuto tutti quegli anni sotto quel regime l'essere umano si sta deteriorando per sopravvivere. Giorni dopo, Reinaldo viene trasferito in una cella peggiore della precedente, come punizione per la sua mancanza di sincerità negli interrogatori. Nonostante ciò, le molestie a cui è sottoposto sono moderate, perché le sue denunce all'estero avevano raggiunto il loro obiettivo e l'opinione pubblica internazionale aveva gli occhi puntati sul suo caso. Per salvarsi, gli offrono la possibilità di scrivere una confessione in cui afferma di essere "un controrivoluzionario" che "si è pentito della sua debolezza ideologica nello scrivere e pubblicare i libri che aveva pubblicato" e "che la Rivoluzione era stata straordinariamente giusta" con lui. Dopo tre mesi Reinaldo firma la confessione. Prova, per lui, della sua "vigliaccheria" e "debolezza", la certezza di non essere "eroe materiale e che la paura è al di sopra" dei suoi principi morali. In questa confessione, Reinaldo rinuncia a tutta la sua vita e chiede la sua riabilitazione sessuale e politica, anche se coglie l'occasione per denunciare tutto ciò che sa di Hiram Pratt. Nonostante questo, Reinaldo non confessa nulla che possa nuocere a nessuno dei suoi amici. Dopo la confessione, informano Reinaldo che lo perseguiranno solo per il reato comune di corruzione di minori. Tuttavia, ora sente di non avere più nulla. Prima almeno aveva il suo orgoglio, ma con la confessione ha perso la sua "dignità" e la sua "ribellione". OTRA VEZ EL MORRO Dopo aver confessato, Reinaldo viene nuovamente trasferito al Castello del Morro, dove viene posto nella stessa galea con altri che, come lui, «avevano firmato la loro ritrattazione o erano membri di Fidel Castro che avevano commesso un delitto». Finalmente arriva il processo a Reinaldo e, con sorpresa del giudice e di lui stesso, i giovani sulla spiaggia chiamati a testimoniare negano di aver avuto rapporti sessuali con lui. Settimane dopo, lo informano che sarà condannato solo «a due anni di reclusione per abusi osceni» ma non «per corruzione di minori», il che implicherebbe dai venti ai trent'anni di reclusione. Il giorno successivo, Reinaldo viene trasferito di nuovo a Villa Marista, dove lo aspettano i luogotenenti Gamboa e Víctor, quest'ultimo infuriato. Qualche tempo dopo, i luogotenenti lo informano che parte del suo processo di collaborazione e riabilitazione prevede Reinaldo che faccia un elenco di tutte le persone che sono nemiche della Rivoluzione che conosce. Reinaldo accusa tutti i suoi noti agenti della Sicurezza di Stato, di cui aveva scoperto i nomi su una lista che il suo avvocato gli aveva mostrato durante il processo. Si astiene, tuttavia, dall'accusare Hiram Pratt e Coco Salá poiché, pur sapendo che entrambi lo hanno tradito, ritiene che "in fondo siano stati anche loro vittime di quel regime". Dopo aver consegnato la lista, Reinaldo viene rimandato al castello di Morro, questa volta con la promessa di essere presto portato in una fattoria di riabilitazione. Durante quel tempo, in prigione è così affamato che un giorno ruba un pezzo di pane e lo mangia con tale forza che si rompe due denti falsi. Questo lo fa precipitare nella desolazione poiché, nonostante non cerchi di avere rapporti sessuali con alcun prigioniero, almeno intende «essere piacevole da guardare e saper sorridere». Il tenente Víctor lo andava a visitare sporadicamente e lo ha anche informato che il suo racconto El palacio de las blanquísimas mofetas era stato pubblicato in Francia e Germania. La sua pubblicazione era una prova che Arenas esisteva veramente anche al di fuori della prigione. Durante il viaggio verso la fattoria, mentre attraversa l'Avana, Reinaldo osserva, attraverso il veicolo in cui viene trasportato, Heberto Padilla. Il suo aspetto "bianco, grassoccio e desolato, era l'immagine della distruzione". Reinaldo riflette che "erano anche riusciti a "riabilitarlo"" e "ora camminava tra quegli alberi come un fantasma". UNA PRISIÓN “ABIERTA” Il nuovo luogo in cui Reinaldo viene trasferito è una prigione aperta con accesso al mare, un luogo dove può “camminare e sedersi” e fare “il bagno nelle docce”. In uno di quei bagni, Reinaldo apre la bocca e gli cade la dentiera che si era precariamente conficcato in bocca. Lì deve lavorare costruendo edifici per i sovietici e inizia a fare da pedina per Rodolfo, un muratore sulla quarantina che ha pretese sessuali con lui. Nonostante i loro buoni rapporti, Reinaldo evita di avere rapporti con Rodolfo. Reinaldo inizia a ricevere visite da Juan Abreu, ma poi si accorge che Víctor ne è a conoscenza e chiede a Juan di non andare più a trovarlo perché rischia di avere problemi. A questo punto Victor gli fa visita alcune volte e gli chiede di scrivere lettere ai suoi editori in Francia informandolo che è quasi libero e che può visitare la sua famiglia ogni settimana. Oltre a Rodolfo, Arenas fa amicizia con Sancocho, un cuoco prigioniero che lo consiglia, lo aiuta e gli presta una schiumarola affinché Reinaldo possa recuperare dalla sabbia i denti perduti. In quel periodo Reinaldo temeva di essere sifilitico, malattia che aveva contratto nel 1973 e che potesse risvegliare la meningite che quasi lo uccise da bambino. Verso la fine del 1975, Víctor fa visita a Reinaldo e gli dice che stanno per liberarlo. Nonostante la buona notizia, non sa cosa fare o dove vivere quando viene rilasciato. Ha pochi amici fidati e molti che appartengono alla Sicurezza di Stato. EN LA CALLE Reinaldo viene rilasciato all'inizio del 1976 e va a vivere i primi giorni con Norberto Fuentes, uno scrittore che era stato suo amico ma che ora lavorava per la Sicurezza di Stato e cercava in tutti i modi di ottenere informazioni da lui. La prima cosa che fa Reinaldo, una volta libero, è andare a cercare i suoi manoscritti di Otra vez el mar, nascosti nel soffitto della casa della zia. Andando a cercarli, scopre che sono stati scoperti dalla polizia, quindi deve riscrivere il libro per la terza volta. Pochi giorni dopo, il suo amico Amando López lo porta a vivere con lui nella stanza che affitta da una donna castrista di nome Elia del Calvo. La casa di Elia è enorme e piena di gatti che salva dalla strada. Dopo aver appreso delle doti letterarie di Reinaldo, Elia gli chiede di scrivere le sue memorie e Reinaldo approfitta della sua macchina da scrivere per iniziare la riscrittura di Otra vez el mar. Nonostante il disagio che prova in quella casa, Reinaldo si consola di poter vedere il mare da lì. Purtroppo, ricorda, "per ordine del Governo, potevano recarsi al mare solo i lavoratori sindacalizzati autorizzati che pagavano la quota mensile al sindacato". Per dividere le spiagge, il Governo fa costruire dei muri enormi che entrano nell'acqua. Quando arriva l'estate, Reinaldo fa visita a sua madre a Holguín. Lì scopre che sua nonna è gravemente malata in ospedale. Infine muore la nonna e con lei muore, per Reinaldo, "un intero universo. Reinaldo sente che tutta la sua infanzia è andata con lei, la fase più bella della sua vita. Pochi giorni dopo incontra Virgilio e Lezama, che non vedeva da quando era entrato in carcere. Dopo aver ricordato tutti i suoi amici traditori e scrittori, Lezama gli dice che l’unica salvezza è la scrittura. Giorni dopo, Reinaldo apprese dal suo amico Amando López che Lezama era morto e che il governo non aveva reso pubblica la sua morte per evitare il conglomerato dei suoi ammiratori all'impresa di pompe funebri. La morte della nonna e di Lezama nello stesso anno fa precipitare Reinaldo. Nel frattempo, continua a cercare una casa per sempre, ed Elia lo convince a citare in giudizio sua zia per la stanza che stava occupando, poiché legalmente gli appartiene. Dal momento che Elia ha contatti nella Sicurezza di Stato e sua zia ha una vita sessuale extraconiugale e una storia di rapine e affari sporchi, Reinaldo ha una grande possibilità di fargli perdere la stanza. Qualche tempo dopo, il caso lo porta a incontrare Hiram Pratt per strada. Risentito, Reinaldo apre la bocca per insultarlo, ma in quel momento gli cadono entrambi i denti e Hiram scoppia in una risata chiassosa. Lungi dall'arrabbiarsi, Reinaldo ride in modo contagioso, finiscono per abbracciarsi e coordinarsi per incontrarsi il giorno dopo. Reinaldo sa di essere un informatore, ma ricorda con nostalgia i loro giorni condivisi nel passato. Il giorno successivo, Reinaldo e Hiram Pratt si incontrano al Parque Lenín. Lì, Reinaldo ha una crisi di angoscia e lacrime, prodotto della morte di Lezama e di sua nonna, e Hiram Pratt inizia a frustarlo con i rami di una bellissima pianta chiamata fiore delle farfalle. Dopo questo evento, Reinaldo si bagna nella diga del parco ed esce dall'acqua purificato. Gli amici seducono un gruppo di adolescenti nel parco e finiscono per andare a letto con loro. Dopo il rapporto, i giovani iniziano a lapidarli e devono scappare. Giorni dopo, Hiram Pratt presenta Reinaldo a un giovane di nome Rubén Díaz, che ammira il suo lavoro e si offre di vendergli una stanza in un hotel chiamato Monserrate in condizioni terribili. Nonostante la vendita di proprietà in mani private sia illegale, Reinaldo può acconsentire all'acquisto per la cifra di mille pesos e abitarvi fino a quando non ottiene i soldi. Quella notte dormono in hotel con Hiram Pratt, che confessa di avere una relazione appassionata con suo nonno da molto tempo. Nello stesso anno muore il nonno di Hiram Pratt e questa volta è Reinaldo che frusta il suo amico con un ramo di fiori di farfalla per aiutarlo a esorcizzare il suo dolore. Qualche tempo dopo, Elia dà a Reinaldo l'idea di chiedere alla zia la cifra di mille pesos a condizione che rinunci alla stanza che sta legalmente contestando. Sua zia accetta di darle l'importo entro quindici giorni. Nel frattempo, Reinaldo distribuisce lettere dal “tono leggermente ironico”, intitolate “Friendship Break Order”, a tutti i falsi amici che lo hanno denunciato o portato via il loro sostegno quando ne aveva più bisogno. Quando Hiram Pratt lo scopre, fa copie delle lettere e le distribuisce ad altri buoni amici e conoscenti di Reinaldo, anche se non ne erano i destinatari. La situazione crea grande confusione e Reinaldo si vendica creando insulti scioglilingua nei confronti di Hiram Pratt e altri, che diventano rapidamente popolari all'Avana. Reinaldo conclude che “Storicamente Cuba è sempre sfuggita alla realtà grazie alla satira e al ridicolo. Tuttavia, con Fidel Castro, il senso dell'umorismo stava scomparendo fino a quando non è stato proibito; Con ciò, il popolo cubano perse una delle sue poche possibilità di sopravvivenza». HOTEL MONSERRATE Alla fine, la zia di Reinaldo ottiene i mille pesos e può trasferirsi definitivamente nella stanza d'albergo di Monserrate. Pochi giorni dopo, Victor ottiene l'indirizzo di Monserrat e inizia a visitare e interrogare Reinaldo, che sta attento a non ricevere visite che potrebbero comprometterlo. Pur essendo stato bravo all'epoca, il Monserrat non è altro che “un albergo di quinta categoria completamente abitato da prostitute”. Lì, Reinaldo incontra Bebita, che viveva con un'amica e che sempre "si facevano prendere a pugni per problemi di gelosia". Le stanno accanto Biancaneve e i sette nani, una famiglia di fratelli che vivono di gioco d'azzardo". Di fronte alla famiglia di Biancaneve c'è Muhammad, una pazza sessantenne sopravvissuta con la sua anziana madre vendendo fiori ornamentali. Nell'appartamento di Reinaldo abita Rubén, che è bisessuale e di tanto in tanto cerca di essere intimo con lui, e Teresa, che condivide il marito con la sorella. Al terzo piano abita Coco Solá, uno degli amici infidi di Reinaldo, con il quale cercano di rendere la vita impossibile. Anche Marta Carriles vive lì, insieme alla sua famiglia e La Gallega, una dipendente
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