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Letteratura italiana contemporanea, monografico Coscienza di Zeno, Appunti di Letteratura Contemporanea

Appunti con domande d'esame sul corso monografico della Coscienza di Zeno

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 10/06/2023

m-s-86
m-s-86 🇮🇹

4.7

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Scarica Letteratura italiana contemporanea, monografico Coscienza di Zeno e più Appunti in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! Questione di datazione e avvio della scrittura Romanzo pubblicato nel 1923, a spese dell’autore, presso l’editore Cappelli di Bologna. Come nei romanzi Una Vita e Senilità manca una certezza filologica: - non abbiamo certezza sul periodo di composizione - né sono giunti gli originali manoscritti precedenti alla stampa dell’editore. Nell'epistolario di Svevo abbiamo una traccia di questo romanzo nel 1922 quando il romanzo è già stato consegnato all’editore. Grazie a una lettera dell’editore Cappelli, sappiamo che dicembre del 1922 e gennaio 1923 c’è stata una revisione del testo, proprio su sollecitazione dell’editore. Svevo ha accettato l’intervento del collaboratore editoriale Attilio Frescura per una revisione del testo. Frescura suggerisce la modifica della conclusione in cui sembrano smarrirsi le tesi sostenute all’inizio; propone una conclusione logica diversa → la conclusione viene modificata dopo la collaborazione con Frescura. Non abbiamo la conclusione originaria. Nelle lettere di Svevo a Frescura in cui accetta l’intervento del collaboratore Svevo dice di aver iniziato a scrivere il romanzo 4 mesi dopo l’arrivo delle truppe italiane a Trieste (1918), alla fine della prima guerra mondiale → quindi Svevo ha scritto tra febbraio e marzo 1919. La moglie di Svevo Livia dice che una prima stesura risale al settembre ottobre 1919 ma questa è stata distrutta dallo stesso Svevo. Afferma che il romanzo è stato scritto di getto in una quindicina di giorno → questo viene smentito dalle altre fonti che testimoniano una scrittura non lineare. Svevo, nel suo epistolario afferma che i primi capitoli del suo romanzo erano scritti peggio degli altri, aspetto confermato da Frescura dice che le prime 80 cartelle erano le più difficili da correggere. Frescura afferma che la tesi sostenuta all’inizio sembra smarrirsi durante la lettura del romanzo; dunque serve una conclusione logica diversa → la conclusione viene modificata dopo la collaborazione con Frescura. Non abbiamo la conclusione originaria. Tutti questi elementi suggeriscono una scrittura non lineare che è andata incontro a cambi di progetto. L'opera fu completata nel 1923, ma inizialmente incontrò difficoltà nel trovare un editore disposto a pubblicarla. Svevo inviò il manoscritto a vari editori italiani, ma ricevette numerosi rifiuti. Fu solo grazie all’interessamento dello scrittore e critico letterario Eugenio Montale che l'opera poté vedere la luce. Nel 1923, Montale pubblicò una recensione molto positiva su "La coscienza di Zeno" sulla rivista letteraria "L'Esame". Questa recensione attirò l'attenzione di uno dei più importanti scrittori italiani dell'epoca, Giovanni Comisso, che si offrì di far pubblicare il romanzo presso la casa editrice Treves. Nonostante una buona accoglienza da parte della critica, inizialmente il libro non ottenne un grande successo di pubblico. Tuttavia, dopo il suicidio di Svevo nel 1928, l'interesse per la sua opera crebbe gradualmente e "La coscienza di Zeno" fu rivalutata come una delle opere più importanti della letteratura italiana del XX secolo. Negli anni successivi, il romanzo ottenne un riconoscimento sempre maggiore e fu lodato da scrittori e critici letterari di fama internazionale. Oggi, "La coscienza di Zeno" è considerato uno dei capolavori della letteratura italiana e ha ottenuto un posto di rilievo nel panorama letterario mondiale. L'opera è stata tradotta in numerose lingue e continua a essere studiata e apprezzata per la sua profonda analisi psicologica e il suo stile narrativo innovativo. Questione di contatto con le dottrine di Freud Uno dei temi principali del romanzo è la psicanalisi. Essa è la disciplina che studia e regola il trattamento dei disturbi mentali, basandosi sulla teoria psicanalitica sviluppata da Sigmund Freud alla fine del XIX secolo, secondo la quale la psiche umana è governata anche dai processi mentali inconsci. Sebbene Svevo abbia scritto il suo romanzo prima dell'istituzione formale della psicoanalisi come disciplina, la sua esplorazione dei meccanismi interni della mente umana si allinea con molte idee e concetti sviluppati successivamente da psicoanalisti come Freud. Quello di Svevo è un romanzo psicologico modernista che affronta temi di autoanalisi, mente inconscia e complessità della psicologia umana. Svevo si avvicina alle teorie Freudiane tra il 1908-1912 probabilmente per esigenza della famiglia: nel 1908 il cognato di Svevo Bruno Veneziani si sottopone a una cura psicanalitica con esito negativo. La famiglia non aveva un’opinione positiva sulla psicanalisi che non era riuscita a curare Bruno. Nel 1918 Svevo dice di aver tradotto l’opera di Freud Sul Sogno e aveva iniziato una pratica di auto-analisi inventandosi la presenza di un analista. Nel 1919 viene pubblicato il testo in italiano Il sogno. Svevo rifiuterà sempre la psicanalisi come terapia, considerandola inefficace, incapace di curare l’uomo; tuttavia, la accetta e la usa nelle sue opere come suggestiva e preziosa tecnica di analizzare la coscienza dell’io. Introducendo il materiale psicanalitico Svevo seleziona un pubblico più ristretto per la lettura del suo romanzo. Si tratta di un pubblico elettivo dotato di particolari competenze: “chi di psico-analisi si intende”. Viene esclusa una componente di pubblico che non potrebbe comprendere le “tante verità e bugie”. La conoscenza della psicoanalisi è necessaria per comprendere alcuni concetti freudiani che Svevo riprende: vd i concetti di resistenza e transfer. - Resistenza: Il paziente si sottrae alle cure - La struttura narrativa tradizionale sembra perdersi, ma viene invece confermata all’interno dei singoli capitoli, caratterizzati da una struttura ascendente (con un punto di partenza, un apice e una risoluzione). Anche i titoli posti ai capitoli suggeriscono questa dinamica narrativa: “la storia del mio matrimonio” “storia di un’associazione commerciale”. La messa in discussione della tradizione non mira alla distruzione delle norme ma a un intervento innovativo. La destrutturazione dell'architettura tradizionale del romanzo procede insieme a una struttura narrativa che permane (all’interno di ogni capitolo), fatta eccezione per l’ultimo capitolo che ha un’impostazione diaristica. Tempo della storia e del discorso Storia: Dal punto di vista della storia, il romanzo copre un periodo di tempo che va dalla giovinezza del protagonista Zeno Cosini fino all'età adulta, seguendo le vicissitudini della sua vita. La storia inizia con Zeno che narra le sue memorie dall'infanzia fino all'età adulta, e si concentra principalmente sugli episodi significativi che lo hanno influenzato e sulle sue relazioni con gli altri personaggi. Quando si deve individuare il tempo della storia (durata totale di tutti gli eventi della storia) e il tempo del racconto (tempo che un lettore impiega per leggere il testo) si fa riferimento alle informazioni date dal testo: - Nel novembre del 1914 quando comincia a raccogliere le sue memorie Zeno ha 57 anni → possiamo dedurre che sia nato nel 1857 (ha 4 anni in più rispetto all’autore Svevo, che è nato nel 1861, l’alter-ego letterario è leggermente più vecchio). - Il tempo della storia abbraccia tutta l’esistenza di Zeno fino al momento della scrittura con dei riferimenti temporali precisi (date): - Morte della madre nel 1871 - Morte del padre nel 1890, anno in cui viene anche accolto nella famiglia Malfenti - Matrimonio con Augusta nel 1891 - Conoscenza di Carla nel 1892, anno in cui muore Malfenti ed entra a far parte della ditta di Guida - Nascita della figlia Antonia nel 1893, anno in cui viene lasciato da Carla e in cui nasce il suo figlio maschio Alfio - Omicidio di Guido e partenza di Ada per l’Argentina nel 1895 - Ingresso nella clinica del Dottor Muli nel 1896 (piccolo allungo) - Inizio della cura psico-analitica nel 1914 Nel capitolo Psicoanalisi si ha un andamento diaristico, in cui sono presenti le date delle considerazioni scritte tra il 3 maggio del 1915 al 24 marzo 1916, quando Zeno ha quasi 60 anni. Forse l’ultimo capitolo è stato aggiunto a posteriori: infatti, la storia presenta un’ellissi narrativa ampia di circa 20 anni: tra il 1890-95, ultimo evento raccontato (partenza di Ada), e il 1914, quando inizia a scrivere. Ada una funzione molto importante all’interno della struttura del romanzo, perché quando viene meno Ada nel 1895, è come se il romanzo perdesse il perno e il motore emotivo e pulsionale di tutta la vicenda romanzesca Discorso: Dal punto di vista del racconto, il tempo narrativo è compresso e non lineare. Zeno racconta la sua vita in modo retrospettivo, spesso facendo dei salti temporali e concentrandosi su eventi e momenti che ritiene importanti per la comprensione della sua coscienza. La struttura è frammentaria e non segue una successione cronologica degli eventi dal momento che questi sono scomposti in nuclei tematici. La narrazione segue il percorso della coscienza che non procede in modo lineare ma soggettivamente e per associazioni libere. ● Ad esempio, Zeno, nel rievocare il passato, deforma alcuni eventi, trascurando alcuni aspetti fondamentali e raccontando distesamente fatti minimi. Ad esempio: - La scena ampia e terribile della morte del padre - La scena comico-grottesca o umoristica della seduta spiritica e del tentativo di fidanzarsi con una delle figlie di Malfenti - La scena della cosiddetta “notte del diluvio” in cui Guido finisce per morire - La scena della notte rocambolesca passata nella clinica del Dottor Muli - La scena del funerale di Guido in questi ultimi due esempi la coscienza narrativa sembra vacillare, troppo concentrata sulla scena da narrare per un effetto di rimozione (cfr. narratore a prospettiva parziale) di ciò che disturba il narratore a livello conscio (cerca di parlarne ma non vuole parlarne, quindi adattamenti e strategie, es. nome del fratello complicazione dell’assetto discorsivo). ● Inoltre, la coscienza confonde continuamente passato e presente Il presente condiziona il racconto del passato: ad esempio, il rumore dello sbuffo di una locomotiva, apparentemente insignificante, genera in lui il ricordo del respiro affannoso del padre morente. Il tempo è definito misto poichè non è propriamente né passato né presente ma risulta una sintesi, sempre poco ordinata, di passato, presente e futuro. I tempi non vengono usati in modo regolare ma Svevo si serve di un’intelaiatura discorsiva pluri-temporale, fondendo il passato originario (infanzia e adolescenza), il passato vicino, il presente della narrazione, il futuro relativo alle prolessi e al futuro catastrofico. La separazione tra i tempi (passato, presente e futuro) non è netta, essi non sono comparti incomunicabili, ma interagiscono e si influenzano l’uno con l’altro con una rifrangenza di tipo soggettivistico. Svevo, che conosceva il pensiero di Nietzsche, riprende la teoria dell’eterno ritorno del tempo (non è solo qualcosa di inarrestabile ma ritorna): “Il tempo per me non è quella cosa impensabile che non si arresta mai. Da me, solo da me, il tempo ritorna.” Presente indicativo Viene usato per indicare: - sia il qui e ora della scrittura - sia il passato domestico originario Ad esempio, nel capitolo Il fumo in cui si parla di un vizio infantile usa quasi esclusivamente il presente nonostante stia raccontando una situazione del suo passato più lontano. Riesce a ottenere un’unione omogenea di due fasce cronologiche differenti mescolando verbi di carattere intellettuale (penso, ricordo, …) e verbi percettivi (guardo, vedo, sento). Mentre ricorda sente che il posto accanto a lui sul sofà è vuoto: il fratello non è presentato per rimozione. Passato Esso viene usato in relazione al passato lontano (Zeno bambino) e quella del passato recente (Zeno sposato che rivede sulla bocca di sua moglie lo stesso sorriso della madre). Il padre si lamenta con la moglie del mezzo sigaro (passato lontano) e ella sorride. Il sorriso della madre gli ricorda quello di Augusta (passato ma più recente). Anacronie Nella struttura dei capitoli basata su associazioni libere, continuità e contiguità sono necessari espedienti come le anacronie. → Prolessi: frequenti e strategiche, deprimono l’intreccio. Vd. esempi prolessi (anticipazione malattia Ada, anticipazione rottura relazione con Carla, anticipazione del matrimonio con una delle 4 figlie di Malfenti) L’uso delle prolessi cade in modo sistematico soprattutto quando si parla di morte con due atteggiamenti psichici diversi: - da un lato come elemento esorcistico (muoiono loro e non io) - Dall'altro con funzione scaramantica (speriamo non capiti così anche a me); Queste note umoristiche fanno emergere l’ansia della finitudine del non più giovane Zeno. Esempi: - Anticipazione della morte di Copler (l'amico di Zeno eternamente malato di nefrite) introdotto quando si parla della malattia di Malfenti; si avvia una conversazione sui malati veri e malati falsi. - Anticipazione della morte di Guido nel momento in cui si presenta la sua impresa commerciale: “Allorché egli scomparve, per lungo tempo sentii come egli mi mancava, e anzi l’intera mia vita mi sembrava vuota, poiché tanta parte era stata invasa da lui e dai suoi affari.” Personaggi → Frequenza del presente gnomico (detto anche presente sapienziale) usato per pronunciare proverbi e massime morali. Con questa tecnica Zeno si mostra consapevole di esperienze e errori pregressi dimostrando tuttavia atteggiamento laico e indulgente 2. Usa di frequente espressioni dubitative (“magari”) e parole come “strano” e “curioso” mostrando un atteggiamento di sorpresa di fronte a eventi che egli stesso sta ricordando. Queste parole rappresentano un campanello d’allarme → segnalano un disagio memoriale (qualcosa che non riesce a ricordare) di cui non è pienamente consapevole 3. Utilizza procedure dissimulative per trasmettere un contenuto invertito rispetto alla realtà dei fatti. Es: Nei confronti del padre prova rimorso ma questo sentimento viene dissimulato. 4. Si serve di rimozioni e Lapsus (aspetti che fanno parte della Psicopatologia della psiche quotidiana). Es. rimozione: figura del fratello sappiamo che esiste ma Zeno ,quasi non si ricorda Es. lapsus: - dimenticanza del funerale di Guido, perché impegnato negli affari; quando se ne ricorda si accoda al funerale di un altro. - mentre Guido sta per morire, dimenticanza di chiamare il medico che viene poi chiamato dalla domestica Di Zeno sono presenti anche una serie di atti mancati: azioni che avrebbe intenzione di compiere ma che alla fine risultano impossibili → Es. sentimenti aggressivi che per per qualche circostanza o censura del Super-Io non si realizzano. - Ad esempio: Zeno esprime più volte il desiderio di uccidere Guido, che poi non si traduce in realtà. Le pulsioni poi vengono deviate dalla realizzazione, ma non vengono cancellate dalla coscienza. Inconsciamente questa idea rimane e forse emerge quando Guido interroga Zeno sulle proprietà del Veronal, farmaco ipnotico e sedativo, perché sta inscenando un possibile secondo finto suicidio, e Zeno suggerendo il Veronal al sodio invita Guido al suicidio. 5. Menzogna conclamata - Zeno dice all’analista che Guido non si occupava della ditta, tanto da non avere un magazzino, ma il Dottor S. vede il magazzino. - Episodio del solfato di rame: Zeno nega una colpa confessando altre colpe. La ditta di Guido, su consiglio di Zeno, ha contattato un produttore inglese di rame per comprarne varie tonnellate e nel momento in cui l’azienda inglese ha mandato la lettera di conferma, nessuno ha disdetto la consegna. Il rame viene consegnato MA nel frattempo il prezzo del rame è crollato. Zeno nega di aver ricevuto la lettera per non prendersi la responsabilità del fallimento. Denegazione: un contenuto troppo doloroso o imbarazzante per la coscienza viene ammesso della coscienza solo se negato. Per non dire di aver trascurato la lettera confessa il motivo per cui Zeno non ha frequentato la ditta: dice di essersi allontanato dopo aver avuto un momento di aggressione verso Carmen, l’amante di Guido per cui prova passione 6. Allusioni sottili Si tratta di allusioni nascoste tra le righe, che si riescono a cogliere solo con una lettura a livello microscopico del testo. - Nella scena grottesca della clinica del Dottor Muli (che si consuma all’insegna del sesso), Zeno vuole smettere di fumare tutto di un colpo (“sviziarsi”) e nonostante tutti gli consiglino il contrario, lui rimane della sua idea. Per intendere la foga irragionevole di Zeno, bisogna fare caso a due piccoli dettagli: La scena che precede è una scena di ostilità nei confronti dell’Olivi, con cui Zeno ha scommesso di smettere di fumare in qualsiasi momento. Appena prima di arrivare in clinica, a Zeno arriva la notizia che Olivi è gravemente malato e che, in quanto tale, sta per abbandonare la funzione di amministratore della ditta del padre. Temendo che la responsabilità della ditta sarebbe passata a lui, si rinchiuse nella clinica ma, quando Augusta lo informa del fatto che Olivi sta bene e quindi non ci sarà alcun cambiamento lascia la casa di cura. Quando Zeno decide di fuggire in maniera rocambolesca, tutto ad un tratto la foga iniziale si spegne: “Addormentandomi pensai di aver fatto bene a lasciare la casa di salute, poiché avevo tutto il tempo di curarmi lentamente. Anche mio figlio che dormiva nella stanza vicina non si apprestava certamente ancora a giudicarmi o a imitarmi.” Tecniche narrative Svevo dimostra un particolare talento nell’utilizzo di tecniche narrative adatte a rappresentare i moti della coscienza. Si osserva un sistema tecnico-retorico piuttosto arretrato che affinerà nel suo secondo romanzo Senilità. Nella Coscienza vengono utilizzati: A. la prosopopea coscienziale (espediente 800esco) = la coscienza viene personificata e si verifica un dialogo interno tra due parti diverse dell’animo di Svevo. Se gli autori 800eschi inscenavano una diatriba tra buona e cattiva coscienza per rendere nota la portata morale, qui invece sono due componenti che lottano tra loro senza portare alcun consiglio morale B. a parte: tecnica drammaturgica che si realizza quando un personaggio parla direttamente al pubblico, con l'intenzione precisa di non farsi sentire dagli altri personaggi che condividono con lui il palcoscenico. In questo modo il narratore inscena due piani: - dialogo con gli altri attori - dialogo con il pubblico che gli altri attori non percepiscono Svevo con questa tecnica rende esplicita la differenza tra parole e pensieri. Ad esempio, quando gli vengono posti davanti i gemelli nati da Ada e Guido“Belli, cari, somiglianti! Due meraviglie!”, mentre in cuor suo pensa: “Mi parevano due morticini scoloriti” C. reversione graduata: porzioni testuali più o meno estese in cui un’enunciazione iniziale viene capovolta. Per fare ciò Svevo attua una forzatura della logicità del testo, infrangendo il principio di non-contraddizione così come avviene nei sogni. L’io narrante si divide secondo le categorie freudiane: - super-io: io superiore, più morale e giudicante - es: io pulsionale: inconscio Per ottenere la reversione attua l’eliminazione dei nessi logici, prevalenza della giustapposizione. pag 205, pag 255. Ad esempio: Scena in cui emerge il rapporto tra Zeno e il cognato Guido, in cui emerge la volontà di Zeno di essere d’aiuto al cognato, ma poche righe dopo emerge la reversione graduata: dice che non avrebbe mai scelto lui come amico, perché il solo pensiero di lui lo irritava. - Assunto iniziale (esordio): affetto nei confronti di Guido e compartecipazione quasi paterna. - Situazione di mezzo: Ada come oggetto conteso del desiderio (portatagli via da Guido). - Posizione finale: ostilità nei confronti di Guido. Tra l’inizio e la fine del discorso non è possibile ritrovare una concatenazione logica di conseguenze: a. “Io volevo essere utile a Guido. Prima di tutto gli volevo bene, e benché egli volesse sembrare forte, a me pareva inerme e abbisognante di protezione. Lavorai con lui e per lui, ora più ora meno intensamente, per ben due anni. Senz’altro compenso che la gloria di quel posto.” b. “Scrivo ancora di questi due anni perché il mio attaccamento a lui mi sembra una chiara manifestazione della mia malattia. Che ragione c’era di dedicarsi a lui per apprendere il grande commercio e subito dopo restare attaccato a lui per insegnargli quello piccolo? Che ragione c’era di sentirsi bene in quella posizione, solo perché mi sembrava significasse una grande indifferenza per Ada la mia grande amicizia per Guido? Chi esigeva da me tutto questo? Non bastava a provare la nostra indifferenza reciproca l’esistenza di tutti quei marmocchi? Io non volevo male a Guido, ma non sarebbe stato certo l’amico che mi sarei liberamente scelto. Ne vidi sempre tanto chiaramente i difetti, che il suo pensiero stesso mi irritava, quando non mi commuoveva qualche suo atto di debolezza.” Il romanzo appare dunque come un monologo dotato anche di aspetti di evidente illogicità. Anche Joyce, amico di Zeno, ricorreva a un monologo interiore, il flusso di coscienza (stream of consciousness). Tuttavia, se Joyce lo impiega per attingere direttamente ai pensieri dei suoi personaggi, Svevo sembra mantenersi in una zona più insidiosa, che non è A. la prosopopea coscienziale (espediente 800esco) = la coscienza viene personificata e si verifica un dialogo interno tra due parti diverse dell’animo di Svevo. Se gli autori 800eschi inscenavano una diatriba tra buona e cattiva coscienza per rendere nota la portata morale, qui invece sono due componenti che lottano tra loro senza portare alcun consiglio morale B. a parte: tecnica drammaturgica che si realizza quando un personaggio parla direttamente al pubblico, con l'intenzione precisa di non farsi sentire dagli altri personaggi che condividono con lui il palcoscenico. In questo modo il narratore inscena due piani: - dialogo con gli altri attori - dialogo con il pubblico che gli altri attori non percepiscono Svevo con questa tecnica rende esplicita la differenza tra parole e pensieri. Ad esempio, quando gli vengono posti davanti i gemelli nati da Ada e Guido“Belli, cari, somiglianti! Due meraviglie!”, mentre in cuor suo pensa: “Mi parevano due morticini scoloriti” C. reversione graduata: porzioni testuali più o meno estese in cui un’enunciazione iniziale viene capovolta. Per fare ciò Svevo attua una forzatura della logicità del testo, infrangendo il principio di non-contraddizione così come avviene nei sogni. L’io narrante si divide secondo le categorie freudiane: - super-io: io superiore, più morale e giudicante - es: io pulsionale: inconscio Per ottenere la reversione attua l’eliminazione dei nessi logici, prevalenza della giustapposizione. pag 205, pag 255. Ad esempio: Scena in cui emerge il rapporto tra Zeno e il cognato Guido, sembra ci sia la volontà di Zeno di essere d’aiuto al cognato, ma poche righe dopo emerge la reversione graduata: dice che non avrebbe mai scelto lui come amico, perché il solo pensiero di lui lo irritava. - Assunto iniziale (esordio): affetto nei confronti di Guido e compartecipazione quasi paterna. - Situazione di mezzo: Ada come oggetto conteso del desiderio (portatagli via da Guido). - Posizione finale: ostilità nei confronti di Guido. Tra l’inizio e la fine del discorso non è possibile ritrovare una concatenazione logica di conseguenze: c. “Io volevo essere utile a Guido. Prima di tutto gli volevo bene, e benché egli volesse sembrare forte, a me pareva inerme e abbisognante di protezione. Lavorai con lui e per lui, ora più ora meno intensamente, per ben due anni. Senz’altro compenso che la gloria di quel posto.” d. “Scrivo ancora di questi due anni perché il mio attaccamento a lui mi sembra una chiara manifestazione della mia malattia. Che ragione c’era di dedicarsi a lui per apprendere il grande commercio e subito dopo restare attaccato a lui per insegnargli quello piccolo? Che ragione c’era di sentirsi bene in quella posizione, solo perché mi sembrava significasse una grande indifferenza per Ada la mia grande amicizia per Guido? Chi esigeva da me tutto questo? Non bastava a provare la nostra indifferenza reciproca l’esistenza di tutti quei marmocchi? Io non volevo male a Guido, ma non sarebbe stato certo l’amico che mi sarei liberamente scelto. Ne vidi sempre tanto chiaramente i difetti, che il suo pensiero stesso mi irritava, quando non mi commuoveva qualche suo atto di debolezza.” Il romanzo appare dunque come un monologo dotato anche di aspetti di evidente illogicità. Anche Joyce, amico di Zeno, ricorreva a un monologo interiore, il flusso di coscienza (stream of consciousness). Tuttavia, se Joyce lo impiega per attingere direttamente all’inconscio e ai pensieri dei suoi personaggi interrompendo la storia, Svevo sembra mantenersi in una zona più insidiosa, a metà tra conscio e inconscio, che non è né caratterizzata dall’io diurno, vigile sulla realtà, né dall’io notturno, quello inconscio e non regolato dal principio di realtà. Il magma libidico dell’inconscio viene neutralizzato nella forma discorsiva: le pulsionalità e i pensieri reali non vengono dichiarati esplicitamente ma neutralizzato con attraverso attenuazioni, esemplificazioni e digressioni (la pulsionalità dell’io viene neutralizzata). Il massimo di disponibilità autocritica convive con il massimo di preservazione di sé: si tratta di un io che non è disponibile a far cadere ogni barriera censoria in Zeno come narratore non affiora un io ormai consapevole, ma non vi è luogo nemmeno per un inconscio dotato di una sua vitalità autonoma, la coscienza di Zeno si gioca in una zona mediana (mezza-coscienza o dormi-veglia, come lui stesso la chiama nel Preambolo). Quindi: monologo di Svevo =/= flusso di coscienza di Joyce con il flusso di coscienza la storia si interrompe e parte un sondaggio profondo della psiche del protagonista, che dal punto di vista della narrazione potrebbe essere definito come pausa; al contrario Svevo nella situazione di semi-diurno sta narrando, è una soluzione più fine ma meno di impatto (tanto che molti non si sono accorti di questo romanzo, con un’eccezione: Giuseppe Berto, in un romanzo divenuto celebre, il “Male oscuro”, in cui mette in scena un grave ipocondriaco, forse riprende alcuni tratti della Coscienza di Zeno). In Zeno come narratore non affiora un io consapevole dei suoi moti libidici. D. demolizione comica quando rievoca i ricordi d’infanzia “le persone sbiadiscono" Zeno personaggio Zeno narratore inganna il lettore, mentre da personaggio i suoi diversi tratti appaiono omogenei. Non rappresenta un modello positivo di comportamento in cui immedesimarsi ma è credibile come Homo fictus, secondo la definizione che ne dava DeBenedetti. Zeno è testimone di una perplessità operosa: nonostante sia sempre sospeso sul giudizio di sé e sulla riflessione, opera concretamente. Ad esempio dopo la prima seduta dal Dottor S, fa ricerche riguardo alle dottrine freudiane → da una parte sembra collaborativo, dall’altra vuole essere informato per mancanza di fiducia. Si tratta di un inetto ironico (NO inetto tragico Alfonso Nitti (Una vita), nè romantico Emilio Brentani (Senilità). Il tema dell’inettitudine deriva da Baudelaire, vd. poesia L’albatro Caratteristiche di Zeno: - inetto con una perplessità operosa - disturbi di tipo nevrotico - coalizione numerologica: alcune date o numeri hanno determinate leggi/ conseguenze - ipocondria - si autodefinisce malato immaginario di fronte a veri malati, dicendo che la sua è peggiore - ama le medicine, perchè crede che prevengano le malattie - studia la malattia di Ada e se ne interessa come fossero sua - impulsi paranoidi seguiti da scatti d’ira→ Zeno è violento e aggressivo. Alcune manifestazioni di aggressività: - verso Ada. Aggressiva che Zeno non ammette apertamente. - verso Antonia, ancora bambina, quando si accorge che la ragazza sta crescendo simile a Ada - epiteti negativi (imbecille, maledetto, canaglia, …) attribuiti a diversi personaggi sparsi nel testo (Luini, Guido) - Aggressività verso Carla, dopo che non ha accettato i soldi offerti da Zeno “l’avrei picchiata” - durante il pranzo nuziale tra Ada e Guido prova una rabbia totalizzante - impulsi di tipo omicida - verso il Copler mentre stava per morire, avrebbe voluto che la morte fosse più rapida. Zeno dice che alla morte di Copler avrebbe iniziato a vivere lui. - verso Guido - Sadismo erotico - verso Augusta; prova il desiderio di “violare Augusta” - verso Carla; sogno fagico: sogna di mordicchiare un pezzo per volta il corpo di Carla. “io l’amai violentemente e irosamente” - rapporto tra istinti primari e elaborazione della coscienza La coscienza elabora provare a salvare il padre con le sanguisughe. non ammette ma vuole accelerare la morte aggressivo contro medico sogno in cui si scambiano i ruoli lui propone sanguisughe e medico si oppone Dinamismo di Zeno? Solitamente, nel romanzo, il passaggio temporale implica un’evoluzione del personaggio principale. Nella Coscienza di Zeno, il fattore del tempo incide? ● Un tema che assume centralità assoluta è quello del lavoro: Zeno, da questo punto di vista, muta condizione. Nonostante si compia un’affermazione del personaggio, non si tratta di un romanzo di formazione, dunque quella di Zeno non è una bildung (evoluzione morale). Zeno, tramite il lavoro, cerca di ottenere un'identità pubblica. Dopo la morte della madre aveva affermato che avrebbe voluto vivere una vita più intensa, impegnandosi in diverse attività (violino, poesia). Un secondo lutto, la morte del padre, lo porta a riflettere nuovamente sulla sua condizione. Definisce il suo lutto come una “catastrofe” e, in questo momento, subentra un desiderio più concreto di crescita poichè si sente “un uomo finito” * all’età di trent’anni. * Il romanzo autobiografico di Giovanni Papini (fondatore di La Voce), un letterato in vista in quel periodo, scrive un romanzo dal titolo “Un uomo finito”. L’ingresso in scena del Malfenti, che Zeno sente inconsciamente come padre sostitutivo, cambia la situazione. I principi di Zeno sono: - non occorre saper lavorare ma perisce chi non sa far lavorare - l’unico rimorso deve essere quello di non aver saputo fare i propri interessi - negli affari la teoria è inutile, serve solo quando l’affare è concluso A causa di questi principi si innesca una disputa affettuosa tra i due. … Malfenti ha una logica molto pratica ed economicistica (ad esempio dà alle 3 figlie nomi con la stessa iniziale per risparmiare sui vestiti). Le leggi economiche entrano anche nello spazio domestico. Questa logica di risparmio è presente già sulla soglia del romanzo perchè rappresenta il motivo per cui il Dottor S ha deciso di pubblicare il romanzo (avere risarcimento dei soldi persi). Zeno comincia a sentirsi fortunato “la mia buona sorte mi impedì di venire rovinato da Guido e da prendere una parte troppo attiva nei suoi affari. Ero l’ammonitore…” qui affiora il tema della fortuna, centrale nella morale borghese. L’umanista Leon Battista Alberti pubblica i Libri della famiglia, in cui elenca le virtù centrali per mantenere solida una famiglia. MA Quando arriva il bilancio dell’anno economico dell’associazione commerciale si riscontra una grossa perdita. Dunque, Guido si lancia a formulazioni violente lamentandosi per l’ingiustizia della vita. Zeno risponde che la vita non è nè brutta nè bella, ma è originale. L’aggettivo originale viene ripetuto in un altor contesto durante la seconda passeggiata verso il Belvedere, quando si ricorda della pulsione omicida verso Guido al momento della prima passeggiata in quel luogo. Si rende conto che, nonostante sia rimasto un fondo di agonismo, quegli istinti violenti si sono spenti. Guido è uno sconfitto, ma Zeno no e dunque compatisce il “povero Guido”. Si sente quasi una guida paterna per Guido. Si verifica una svolta reputazionale. La reputazione è un valore borghese che non deve essere scalfito. Quello che un tempo era pazzo (Zeno) assume una veste di patriarca dlela famiglia allargata. La svolta è evidente nel momento in cui Ada viene mandata a Bologna in una casa di cura e, in stazione, al momento del congedo, tutti baciano Zeno, persino la signora Malfenti, che non ha mai stimato molto Zeno, e Anna → è divetato il punto di riferimento dell’intera familglia. Zeno crede che la stima dei parenti sia dovuta all’aspetto sano di Augusta, molto diverso da quello attuale di Ada. In passato Zeno era gestito da altri, ad esempio dall’Olivi, mentre ora è avvenuta una metamorfosi di Zeno che diventa pratico e intraprendente. In questo momento ribadisce che la vita non è difficile ma originale. La reazione di Zeno di fronte al suicido preterintenzionale è vitalistica: compra a nome dell’azienda una serie di azioni e si dedica alla speculazione borsistica. Si mette a “succhiellare” = controlare i movimenti minuti delle azioni per capire quale fosse il momento migliore per comprare e vendere. Preso da questa attività si dimentica del funerale di Guido, che definisce come suo amico. Qui applica il 2’ principio del Malfenti “l’unico rimorso deve essere quello di non aver saputo fare i propri interessi”. Quando tardivamente va al cimitero e si accoda al funerale sbagliato non sprofonda nel pentimento MA frena il suo malumore tornando a lavorare al suo progetto azionistico. Non dà peso all’equivoco e per dare onore a Guido si impegna nei suoi affari. Il progetto borsistico sarà proficuo. Zeno è amorale ma combattente, si sente vittorioso: “tutto era salute e forza intorno a me”. Nelle ultime pagine diaristiche segnala che la guerra lo ha raggiunto ma proprio grazie al combattimento da un giorno all’altro diventa un uomo del tutto nuovo. Mentre la guerra incombe lui continua i suoi affari speculando sulla situazione bellica come un “pescecane”. Dice che, solo ora che ha un’immagine migliore agli occhi degli altri e di se stesso, si sente staccato dalla sua salute e dalla malattia. La dimensione economica emerge nella pagina di diario del 26 marzo 1916: grazie a una fortunata intuizione vince. La sua cura è stato il commercio = il darsi da fare. Se ponessimo un sistema con due assi: - quello verticale sintagmatico - quello orizzontale paradigmatico → Sull’asse del discorso, sintagmatico, visto dal punto di vista della psicoanalisi, Zeno è totalmente interpretabile alla luce dei giochi della coscienza. → Sull’asse orizzontale paradigmatico, dal di ciò che fa, in Zeno si può riscontrare un cambiamento Immagine pantoclastica Nell’ultima pagina si dice che l’uomo della modernità (“occhialuto”) inventa e commercia ordigni e diventa sia più furbo e sia più debole, vittima della malattia creata dall’ordigno stesso. Una catastrofe prodotta dagli ordigni potrà riportare alla salute. Zeno incarna la realtà del ceto piccolo borghese dell’inizio novecento. - Tecniche di sondaggio psicologico (come si dà conto dei contenuti psichici dei personaggi). reversione graduata… - Zeno personaggio - Dimensione umoristica, questione del fool, tema finitudine - Funzioni del personaggio
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