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Letteratura italiana, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Letteratura italiana prima e seconda parte

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 02/10/2023

alisgrando
alisgrando 🇮🇹

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Scarica Letteratura italiana e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! POESIA E NARRATIVA — I PARTE LA BIBBIA — I due racconti della creazione, Genesi I e II: La Genesi è il primo libro della Bibbia (primo libro del Pentateuco —> “5 astucci”, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), inserito all’inizio di tutta la Bibbia perché tratta delle origini, ma in realtà è una riflessione più tardiva di un popolo che ripensa a come potrebbero essere andate le cose fin dal principio e medita sul profondo mistero dell’esistenza umana. Il pentateuco si sarebbe servito di quattro fonti: 1. La tradizione Jahvista 2. La tradizione elohista 3. La tradizione deuteronomista 4. La tradizione sacerdotale La creazione (Genesi I - II) Lo scopo di questi undici capitoli è quello di presentare l’uomo e la storia nel loro rapporto con Dio. Dio ha creato il mondo e lo ha creato buono, bello. Al centro c’è l’uomo e il suo rapporto con Dio, con il prossimo e con il mondo. La storia raccontata in Genesi riflette sul passato a partire dalle esperienze presenti, gli autori della Bibbia si sono serviti del genere letterario comunemente adoperato dai loro contemporanei, il linguaggio mitico che utilizza il simbolo e l’immagine. I tre poemi che hanno una particolare parentela con la Bibbia sono: L’epopea assira di Atrahasis, il poema Enuma Elish, la saga di Gilgamesh. Primo racconto: Vuole affermare la positività della creazione, la sua bontà e bellezza. La prima pagina é infatti un testo solenne, dall’andamento liturgico, quasi un inno volto a celebrare ciò che è venuto alla luce per opera della parola di Dio. Secondo racconto della creazione: Racconto molto diverso, qui il vertice narrativo è il mistero dell’uomo e della sua fragilità, la creazione avviene mediante una precisa azione divina (Dio vasaio, che modella) e non mediante la parola (Iddio disse). È una riflessione sulla condizione umana più che una celebrazione dell’opera creatrice divina. FRANCESCO D’ASSISI: Francesco fa della relazione con Dio le fondamenta di tutta la sua produzione letteraria. Fece la scelta della povertà come rinuncia totale della ricchezza e del denaro. Ben presto, intorno a lui, cominciarono a raggrupparsi alcuni compagni e seguirono la sua stessa vita, vivendo di elemosina e beni in natura. Il cantico delle creature, 1224-1226: Il tema è l’infinità dell’uomo e l’intimità del rapporto natura-uomo-Dio. Il componimento è come una preghiera, momento in cui si ringrazia il creatore per la sua opera di bellezza, ma è presente anche la morte che anch’essa glorifica Dio. Ciò che spicca maggiormente è il legame presente tra tutte le creature, legame che invita l’uomo a custodirne l’insieme come bene prezioso, riconoscendosi piccolo di fronte alla vastità del tutto. ● In questa poesia interviene anche la tutela ecologica, ossia la capacità dell’uomo di rispettare e conservare le bellezze della natura come estrinsecazione della volontà del signore. ● Si apre con una Lode a Dio e termina con una chiusura esortativa e si divide in 5 elementi: Lode assoluta a Dio — Firmamento (Sole, luna, stelle) — Uomo — Morte — Esortazione a lodare e ringraziare Dio. ● È stato scritto in volgare, ovvero nella lingua popolare dell’epoca, perché l’invito a lodare e ringraziare Dio, potesse essere rivolto a tutti gli uomini, di tutti i ceti sociali. ● L’argomento fondamentale si basa sul fulcro della dottrina francescana: l’accettazione umile e serena di tutto ciò che proviene da Dio, in tutte le sue manifestazioni, anche se dolorose ed il legame fraterno che unisce tutte le creature, animali e non. ● La poesia di Francesco può essere chiamata il cantico della fotosintesi, parte dal sole e arriva a ringraziare le piante; è la base fondamentale della vita, noi dipendiamo dalla natura. L’ecologia ci fa riflettere sul senso del limite: c’è un limite alle risorse naturali, c’è un limite fisico del pianeta e un limite fisico nostro. ● Nel 1797 Francesco D’Assisi è patrono dell’ecologia, molti ambientalisti vedono in questa figura cristiana un punto di riferimento per l’ambientalismo oggi. I fioretti, capitolo XXII — Come Santo Francesco dimesticò le tortore selvatiche: Un giovane che ha catturato delle torture da vendere al mercato, casualmente incontra per strada San Francesco. Chiede al ragazzo di rinunciare al suo guadagno e di donargli le tortore. Il giovane gliele regala (perché ispirato da Dio), Francesco si rivolge direttamente agli animali chiamandoli “sorelle mie”. Francesco dice di volerle salvare dalla morte cosicché possano adempiere al loro compito di fare frutto e moltiplicarsi secondo i comandamenti di Dio. ● La Tortora ha un suo valore nella creazione e non può essere trasformata in merce, non può essere considerato al servizio della specie umana come semplice risorsa da sfruttare. ● Francesco si prende quindi cura costruendo un nido e permettendo loro di riprodursi e di addomesticarsi, le tortore e non se ne vanno finché Francesco non da loro la benedizione e la licenza di tornare in libertà. ● La battuta conclusiva di Francesco è rivolta al giovane: è un invito a seguire la vita francescana dedicata a Dio, per via del suo gesto di aver donato qualcosa di suo per un bene superiore. 1 DANTE ALIGHIERI (1265-1321) Convivio, 1304-1308: Opera in volgare incompiuta, costituita da 4 trattati, scritta durante gli anni dell’esilio. ● Trattato I, introduzione generale: vuole offrire un banchetto di sapienza, ovvero condividere la ricchezza del sapere con i lettori (il pubblico non è di soli specialisti, ma composto da tutti coloro che sono desiderosi di conoscere e dotati di animo nobile) —> da qui la scelta dell’uso del volgare. ● Trattato IV, tema della nobiltà: composto di 30 capitoli, è dedicato al commento della canzone Le dolci rime d’amor ch’i solia. In essa Dante confuta la tesi di Federico II, secondo la quale la nobiltà si identifica con la ricchezza —> Dante afferma che la nobilita é dote intrinseca dell’anima, dono di Dio, generatrice di ogni virtù. GIUSEPPE PARINI (1729 - 1799) È l’autore che per la prima volta nella nostra letteratura offre una visione che si può definire ecologista. Fu uno dei massimi esponenti dell’ illuminismo e del neoclassicismo in Italia. Una volta avvicinato all’illuminismo, crea una poesia di denuncia, con lo scopo di sottolineare la corruzione della società, specie la classe dirigente. La salubrità dell’aria, 1759: Il tema proposto è quello dell’aria, lancia un appello ecologico agli abitanti di Milano per sostenere la necessità del miglioramento delle condizioni ambientali della città. Parini non elenca soluzioni, ma canta il clima della campagna, inneggia alla meraviglia della purezza della natura, sottolineando anche nel titolo, quanto lo stato dell’aria incida sulla nostra vita. L’obiettivo del poeta è dunque quello di frasi voce critica contro la nobiltà e la classe dirigente, incapace di provvedere al bene comune e interessata solo ai propri profitti privati. La tematica dell’aria, attraverso lo strumento della poesia, diventa così una questione di responsabilità sociale e civile che coinvolge tutti. GIACOMO LEOPARDI (1798 - 1837) Tre cardini del suo pensiero: 1. Il pessimismo storico (produzione dal 1818 - 1822): Concezione della natura benigna, crea delle illusioni positive, che aiutano l’uomo a vivere meglio, ma che vengono distrutte dalla civiltà. La felicità è da rintracciare nella storia, nel passato, attraverso lo studio degli autori classici. 2. Pessimismo cosmico (fino al 1835): La concezione della natura passa a maligna. La responsabilità dell’ infelicità dell’uomo non è del pregresso, ma della natura. La natura è creatrice di un bisogno di piacere che non può essere mai soddisfatto e che ci rende infelici. —> Canti e operette morali (1824) Compone le operette morali nel periodo più difficile della sua vita (tra 1823-1828), quando non riesce a provare alcuna emozione e questo disseccamento delle emozioni si traduce nella stesura di sole prose (“morali” contenuto filosofico e “operette” componimenti brevi). Leopardi esprime la sua visione totalmente negativa della vita, il fulcro della riflessione ruota attorno all'infelicità umana e al rapporto uomo-natura. Dialogo della Natura e un islandese —> La natura non ha alcun interesse per l’uomo perché il suo fine non è il bene della razza umana, ma la conservazione della vita in tutte le sue forme, in un ciclo continuo di creazione e distruzione, di cui l’uomo non è che una minima parte. Dialogo di un folletto e di uno gnomo —> L’uomo é destinato all’infelicità, la felicità esiste solo come proiezione al passato o al futuro, mai come momento presente. L’operetta si prefigura come un attacco sarcastico all'antropocentrismo. Il folletto e lo gnomo muovono una critica alla società umana: chi si credeva padrone del mondo (gli esseri umani), ora è scomparso e la natura continua allo stesso modo, per nulla impressionata e ne coinvolta da questo fatto. 3. Concezione filosofica più collettiva dell’umanità (dal 1836): L’uomo è chiamato a impegnarsi per costruire insieme una serenità collettiva. Il poeta si appella a tutti gli uomini perché pongano fine ai conflitti e agli egoismi individuali e recupera i grandi valori umani e li propone come unica possibilità di riscatto e liberazione dal dolore e dalla sofferenza. —> La ginestra, pianta simbolo della capacità di adattamento e di rinascita, “pioniera”. Passaggio dalla prosa alla poesia, considerato una sorte di testamento poetico, che riflette sulla natura e sulla condizione umana, mentre osserva una ginestra alle pendici del Vesuvio. Leopardi attribuisce alla natura l’indifferenza e la ferocia, responsabile del dolore dell’uomo. Gli uomini sono sempre fragili e costantemente esposti a una mortale minaccia. GIOVANNI PASCOLI (1855 - 1912) La sua poesia unisce la raffigurazione del mondo naturale e contadino e una grande carica umanitaria. Autore che ha guardato al futuro, apertura in sintonia fra cultura umanistica e cultura scientifica. La sua vena della campagna/natura é una sorta di consolazione per le tragedie della sua vita. Tre aspetti fondamentali: 2 POESIA E NARRATIVA — II PARTE ITALO CALVINO (1923-1985) MARCOVALDO: Racconti scritti tra il 52 - 62, quando in Italia si era diffuso un certo benessere, dopo la seconda guerra mondiale. Calvino sceglie di osservare il boom economico dalla prospettiva degli ultimi. ● Marcovaldo è un operaio venuto dalla campagna alla città per trovare lavoro —> disorientamento di questo umile personaggio (in una città industriale, sembra essere l’unico ad accorgersi della natura). La natura in città è compromessa dalla vita artificiale, tuttavia ha uno sguardo fanciullesco, la capacità di trovare di trovare i dettagli della natura anche in mezzo al cemento. ● Libro composto da 20 novelle, ciascuna dedicata a una stagione. ● La città non è mai nominata: Indeterminatezza voluta, è LA città, si tratta di una qualsiasi metropoli, come anche la ditta non è nominata, non si sa cosa si produce. ● Le avventure mostrano come le città moderne possano influenzare le persone e il loro rapporto con la natura —> l’uomo contemporaneo ha perduto l’armonia tra sé e l’ambiente in cui vive e il superamento di questa armonia è un compito arduo, le speranze si rivelano sempre illusorie. ● La critica alla civiltà industriale si accompagna ad una decisa critica a ogni sogno d’un paradiso perduto. Ma l’atteggiamento che domina è quello della non rassegnazione, dell’ ostinazione. ● Immagine di un’Italia che sta raggiungendo un livello di sviluppo e di possibilità di trovare lavoro e consumo dei paesi più ricchi: La corsa di Marcovaldo, sempre senza un soldo, attraverso il supermarket gremito di prodotti, è l’immagine simbolica di questa situazione. ● Il brano si conclude con una pura descrizione della natura: La città è completamente scomparsa, sembra una minuscola sfera luminosa in una palla di vetro. Da un lato abbiamo l'industrializzazione con tutte le sue conseguenze sulla vita quotidiana e dall’altro, la nostalgia verso un’esistenza che non è più possibile e che si configura come un’illusione. (10) Un viaggio con le mucche [estate] (11) Il coniglio velenoso [autunno] (13) Dov'è più azzurro il fiume [primavera] (16) Marcovaldo al supermarket [Inverno] (17) Fiume, vento e bolle di sapone [Primavera] (20) I figli di Babbo Natale [Inverno] LE CITTÀ INVISIBILI: Romanzo del 1972, composto da 9 capitoli, ciascuno dei quali si apre e chiude con un dialogo fra Marco Polo e l’imperatore dei tartari Kublai Khan. ● Le città invisibili diventano il simbolo della complessità e del disordine della realtà = Le parole dell’ esploratore appaiono come il tentativo di dare ordine al caos del reale —> Calvino ha sempre avuto un particolare interesse e una certa ironia verso la caoticità del mondo reale. ● Queste città sono anche dei sogni: capacità dell’immaginario di figurarsi panorami inesistenti (le città non sono tutte reali, ma immaginate nella mente di Marco Polo) = vediamo materializzarsi le città davanti ai nostri occhi, catturati dalla fantasia. ● Così nell’incertezza dell’ esistere, le città non sono mai definite, sono invisibili, in quanto ciò che le caratterizza viene esposto sulla base di aneddoti, stati d’animo, segni linguistici e parole —> non c’è nulla di certo; in questo assume un significato fondamentale il dialogo con l’altro. É attraverso la conversazione che l’uomo trova se stesso. ( Le città sottili — Le città continue — Le città nascoste) PALOMAR: 27 scritti, la cui pubblicazione avviene il 20 ottobre 1983. Il titolo fa riferimento all’osservatorio astronomico Mount Palomar, in California = ambito dell’osservazione, la qualità primaria del protagonista, il quale osserva con grande attenzione la realtà che lo circonda, ma più si concentra sui dettagli e più si accorge della complessità della realtà (questo si rifà anche alla Ortese —> prospettiva cosmica). ● Prefazione: Calvino all’inizio aveva pensato a due personaggi in dialogo, in contrasto tra loro: Palomar e il signor Mohole; sente che questo non funziona, perché Palomar si dimostra essere anche il signor Mohole, la parte di sé oscura che questo personaggio si portava dentro. ● Mentre è immerso nelle sue riflessioni, il signor Palomar, pur analizzando il mondo, si trova allo stesso tempo fuori da esso, non rendendosi conto di ciò che accade intorno (come quando dopo aver studiato a lungo i formaggi, finisce per comperare quello più banale e pubblicizzato). ● Calvino rende protagonista un uomo così particolare, ma in parte sembra criticare, in modo ironico, l’atteggiamento eccessivamente riflessivo del signor Palomar. Il prato infinito: Il prato é grande come l’universo intero, che quindi é impossibile da afferrare per la sua enormità; l’osservazione puntata sul semplice filo d’erba —> come se ogni punto di osservazione contenesse l’infinito intero. 5 Il museo dei formaggi: Dopo un'attenta osservazione, al momento di dover dichiarare la sua scelta, si trova impreparato e ordina il formaggio più banale. Sembra essere rovesciata la logica normale della relazione dell’uomo con gli oggetti (è il formaggio che a scegliersi il cliente). Il marmo e il sangue: sosta in una macelleria, pensa a quei pezzi di animali sezionati che erano un’unità vivente. Contrapposizione di Palomar: da un lato la gioia trattenuta, dall’altro il timore e la compassione universale. NATALIA GINZBURG (1916-1991) Le piccole virtù — I rapporti umani: Capitolo dedicato alle relazioni umane, analizza quali sono le difficoltà che emergono nell’instaurare rapporti con gli altri; l’autrice si rifà bambina per immaginare le sensazioni vissute dai bambini. Centrale è l'apprezzamento degli altri e fa paura il disprezzo dei coetanei; il passare degli anni porta alla formulazione di domande sulla propria vita, comincia la ricerca della “persona giusta”. Nascono i figli, nuove responsabilità. Sebbene il titolo faccia pensare a una predilezione dell'autrice per le piccole virtù, la conclusione sorprendente è là predilezioni le grandi virtù. ELSA MORANTE (1912-1985) La storia, 1974: Libro costituito da 8 capitoli, il primo funge da introduzione, mentre gli altri sono dedicati ognuno a un anno di guerra (dal 1941-1947). Si tratta della tragica storia di Ida, un'insegnante di scuola durante l’occupazione nazista e gli anni del fascismo, che sarà vittima di una violenza da parte di un soldato tedesco, anch’egli vittima perché sbalzato dal suo mondo ed ha ancora il desiderio di madre; la non comprensione fra i protagonisti sfocerà nella violenza. ● L’opera, che l’autrice volle pubblicare in edizione economica, incontrò un rapido successo nel pubblico, ma non fu altrettanto apprezzata dalla critica: non piacque, in particolare, la pessimistica interpretazione della storia data dall’autrice. ● Morante narra la storia ignorando i grandi contesti, ma concentrandosi sulle tragedie degli umili. Viene offerta al lettore la rappresentazione dei fatti bellici dal punto di vista della borgata romana, del popolo sconfitto. ● Nel primo capitolo, Gunther, soldato tedesco, viene anch’esso descritto dalla Morante come una vittima della storia; pur essendo dalla parte dei carnefici, vengono rappresentati i suoi disagi, sconforti e inesperienza alla vita. In questo contesto di disagio individuale, Gunther sente il desiderio di una donna, in particolare di una madre. ● La Morante ci smonta da subito certi stereotipi, ha un'estrema sensibilità di scendere nella psicologia dei personaggi. La mancanza di gerarchia tra i personaggi, che i critici considerano un po’ dispersivo, é invece da intendersi come elemento fondamentale dell’ispirazione ampia, profonda che è alla base della storia. ● Sfera biologica della donna: tradizionalmente trascurata dalla letteratura, viene recuperata e collegata sia alla sua dimensione affettiva sia a una dimensione sociale. ● Attenzione anche al mondo vegetale e animale: Cagnolina Bella, connotazione materna — canto degli uccelli, risposta agli orrori della guerra. Autrice ecologica = non si può parlare di animali e natura come un tema a sé. ● Elemento mortifero: le morti dei personaggi non avvengono durante la guerra; il libro è anche una denuncia alla società, che condanna questi personaggi all’isolamento, una società che si distacca dalla natura, che isola e taglia i rapporti. Quindi in questo crescente isolamento dell’individuo, la persona si trova costretta a chiudersi sempre di più nel profondo privato e i propri drammi vengono consumati in solitudine. ANNA MARIA ORTESE (1914-1918) Le piccole persone: La riflessione di Anna Maria Ortese rievoca una condizione di comunione, pace e armonia tra uomini e natura, che in qualche modo il nostro tempo ha lacerato e l'empatia dolorosa con la sofferenza della reale condizione animale, animali da lei amati, in quanto “piccole persone”, esseri vivi sui quali l’uomo esercita la sua crudeltà. ● Il grido di Ortese è disperato e inascoltato, sia per l’indifferenza della società, sia per la sua stessa condizione di intellettuale solitaria. Consapevole dell’indifferenza, i toni dei suoi scritti sono davvero sofferenti, a volte sovraccarichi di quella rabbia soffocata che nasce dal senso di impotenza. ● Ortese denuncia l’invadenza e l’arroganza dell’uomo sulla Terra = parla della fragilità della natura e l’accomuna ai “piccini” della Terra (bambini, anziani, svantaggiati), e richiama l’importanza di dar loro valore, ricorda i loro diritti schiacciati e rivolge ferme parole a coloro i quali si arrogano il ruolo di dominatori e aggressori del mondo nell’illusoria convinzione di esserne padroni. ● L’esperienza della vita stessa non è mai egocentrica, ma cosmica, una viva relazione fra tutte le creature viventi (visibile una affinità con la Morante: principio materno del sentirsi parte e custode di qualcosa che è fragile, sentirsi piccolo con esso). ● Un pallido puntino blu = Foto della Terra scattata da una sonda. Si parlava già della prospettiva della sonda, un invito a riflettere sulla nostra condizione, una visione che dovrebbe farci sentire fragili e farci rendere conto di quanto sia prezioso il nostro pianeta. Anna Maria Ortese ha sentito molto il richiamo a osservare da lontano la terra, come pianeta celeste e quindi un invito a sentire l’unità della vita sulla Terra. 6 Ma anche una stella per me è natura Gli amici senza parole Il secolo della crudeltà Vertigine e Venerazione Tutti nemici della natura Prima di tutto l’ammirazione Le piccole persone Il massacro degli animali Il criminale prudente Occhi tristi, come i tuoi MARIO RIGONI STERN (1921-2008) UOMINI, BOSCHI E API — 1980: Nella parte iniziale il testo è presentato in modo scientifico e divulgativo. Nel secondo capitolo il tono si modifica molto, facendo diventare l’opera molto più romanzata e mettendo in evidenza la relazione tra genere umano, natura e animali, soprattutto le api. ● Nella prima parte del racconto, lo scrittore descrive le caratteristiche generali degli insetti, aggiungendo che nell’era moderna DDT e altri insetticidi hanno alterato profondamente la vita di questi artropodi e ne sottolinea l’importanza: la scomparsa di questi ultimi provocherebbe esiti incalcolabili all'ecosistema. Successivamente l’autore prosegue parlando del suo rapporto con le api. Egli è, per l’appunto, un apicoltore e, nel corso della storia, spiega le varie mansioni che svolge per prendersi cura di esse durante le quattro stagioni. In seguito parla anche di alcuni avvenimenti importanti che avvengono all’interno dell’alveare. Nel testo Rigoni sottolinea inoltre che le api vanno considerate come un unico organismo, dato che insieme si comportano come un singolo cervello e una sola ape non può vivere in solitudine. ● L’autore racconta di storie vissute tra uomini e animali e natura, una triade che sembra quasi impensabile in un momento storico come quello che stiamo vivendo.Racconta la sua vita empatica con gli elementi vegetali e animali, nella sua casa ad Asiago, da cui non ha mai voluto allontanarsi. ● La nostra società ci impone di vivere a stretto contatto con la civiltà e dunque tutto ciò che è natura lo si tende a considerare l’esatto contrario; in questo romanzo abbiamo la concreta possibilità di comprendere come il mondo animale e vegetale siano la vera civiltà. ● L’autore si rivolge al lettore con un tono quasi paterno ed educativo, comunicando con estrema onestà che ciò che si andrà a leggere riguarda luoghi paesani, ambienti immersi nella natura vivibile, ma anche insetti sociali che lavorano in maniera operosa come le api. ● La guerra, occupa soltanto le prime pagine di Uomini, boschi e api: una presenza marginale con la quale lo scrittore sembra voler rimarcare da un lato l’importanza, se non l’ineluttabilità, di quella personale memoria spaventosa e fondamentale, ma dall’altro evidenziare come pure in quegli anni di prigionia e di sofferenza la Natura fosse per sé una presenza salvifica, una sorta di via di fuga, una fuga che in fondo voleva preludio del ritorno a casa, a guerra finita, e della riconnessione con le proprie montagne e con un mondo col quale cercare e trovare una ancor maggiore armonia. ● In Uomini, boschi e api si legge di un mondo nel quale ogni cosa ha valore, ogni cosa è importante, nulla è inutile o superfluo – semmai diventa così la quotidianità degli uomini che perdono un tale fondamentale contatto con la natura. IL SERGENTE NELLA NEVE — 1953: l’opera descrive l’esperienza che l’autore, sottufficiale degli alpini, visse durante la campagna di Russia fra il 1942 1943: prima la vita di trincea nel caposaldo lungo il Don e poi la terribile ritirata. La prigionia non è solo il tempo della fame e del patimento, e anche il tempo della scrittura. Il suo cammino letterario comincia lì. ● I messaggi che vuole lasciare sono l’orrore della guerra, la bellezza della natura e la grandezza dell’amore; non usa mai la parola “nemico”, emblematica scelta per rimanere coerente con la scelta di raccontare la guerra com’e veramente. ● Russia, freddo, vento tagliente, tensione emotiva dei soldati: Mario dà ampio spazio alle proprie sensazioni sia sull’ambiente, che sui compagni. DAVID MARIA TUROLDO (1916-1922) É stato un frate poeta, oltre che questo anche una figura profetica in ambito ecclesiale e civile, resistente sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso. È ritenuto uno dei più rappresentativi esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del 900. Durante l’occupazione nazista di Milano collaborò attivamente con la resistenza antifascista. O SENSI MIEI — Vigilia di Pasqua: Dal bisogno incessante di comunicare con e contro la storia nasce una poesia dell’umanità che si regge sul pilastro della fede in Dio e nella fiducia dell’uomo-Cristo. ● Descrizione di un ambiente naturale sereno di primavera: riferimento alla Pasqua cristiana, la poesia è ricchissima di riferimenti alla natura e alle sue componenti. Turoldo si rivolge direttamente alle creature (fratelli alberi…) invitandole alla celebrazione di Dio mediante la richiesta del perdono. 7
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