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Letteratura italiana dal Duecento al Cinquecento, Sbobinature di Letteratura Italiana

Gli appunti della lezione sono integrati al manuale del professor Tomasi, il tutto completo di parafrasi delle varie poesie e spiegazioni.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 31/05/2023

linda-della-giustina
linda-della-giustina 🇮🇹

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Scarica Letteratura italiana dal Duecento al Cinquecento e più Sbobinature in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 1 1. LE ORIGINI o Dalla Sicilia alla Toscana; o Scuola Siciliana; o Letteratura italiana; 2. GIACOMO DA LENTINI o Madonna dir vo voglio; 3. POESIA PROVENZALE E SICILIANA: FOLCHETTO DA MARSIGLIA. 4. TENZONE. o Tenzone Iacopo Mostacci; o Tenzone della Vigna; o Tenzone Da Lentini; 5. ANDREA CAPELLANO. o De Amore; 6. VATICANO ATINO 3793. 7. POESIA TOSCANA. 8. GUITTONE. o Canzoniere; o Insegnamenti D’Amore (precede 1265); 9. LA SVOLTA NELLA POETICA DI GUITTONE (1265): FRATE GUITTONE. o Or Parrà s’eo saverò cantare; o Del Carnal Amore; 10. DOLCE STILNOVO. o Incontro con Bonagiunta Orbicciani in Purgatorio; o Tenzone tra Bonagiunta Orbicciani da Lucca e Guido Guinizzelli da Bologna; o Risposta di Guinizzelli a Bonagiunta; 11. GUIDO GUINIZZELLI. o Sonetto 1; o Sonetto 2; o Sonetto 3; o Al cor gentil reimpara sempre amore: natura pre-stilnovista; 12. DANTE ALIGHIERI. o Guido io vorrei che tu e Lapo ed io: Sonetto esperienza cortese; o La Vita Nova:  Incipit;  Il numero 9 come segno di Beatrice;  Donne ch’avete intelletto d’amore;  Beatrice figura di Cristo;  Conclusione dell’opera; o Le rime petrose; o Convivio; 2 o De Vulgari Eloquentia; o Divina Commedia. 13. GIOVANNI BOCCACCIO. o Elegia di madonna fiammetta; o Il Decameron; o Le opere in latino; o Il Corbaccio. 14. GUIDO CAVALCANTI. o Tenzoni; o Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira; o Deh, spiriti miei quando mi volete; o L’anima mia vilmente sbigottita; o Tu m’hai sì piena di dolor la mente; o Donna me prega; 15. POESIA COMICA. 16. CECCO ANGIOLIERI. o Accorri, accorri, accorri, uom, a la strada; o “Becchin’amor!” “Che vuo’, falso tradito?”; o I ‘sono innamorato, ma non tanto; o Da Giuda in fuor, neuno sciagurato; 17. LA POESIA RELIGIOSA DELLE ORIGINI. 18. LA POESIA DEL TRECENTO. o La prosa del Trecento. 19. UMANESIMO. 20. MATTEO MARIA BOIARDO. o L’Orlando innamorato; o Amorum libri tres; o Differenza tra Petrarca e Boiardo; o Testo 1 libro 1; o Testo 53 libro 1; o Testo 2 libro 2; o Testo 10 libro 2. 21. LORENZO DE MEDICI. o Canzoniere VIII; o Canzoniere CLXV; o Sonetto XX. 5 1) LE ORIGINI. Dalla Sicilia alla Toscana. Essa influenzerà la nostra letteratura sino al Cinquecento. Alla fine del Duecento si assiste in Toscana a un primo passo di selezione e di conservazione della produzione poetica italiana delle Origini. Quasi tutto quello che conosciamo è contenuto in alcuni codici allestiti tra la fine del tredicesimo secolo e i primi decenni del quattordicesimo.  Vaticano Latino3793: in cui è ricostruita la storia delle origini (raccolta di tutti i poeti del Duecento) e il primo capitolo è dedicato ai siciliani, Il manoscritto è suddiviso per esperienze cronologiche;  Banco raro 217: contiene 180 testi;  Re di Nove: accentrato sulla figura di Guittone D’Arezzo. Scuola Siciliana. Siamo nella Sicilia di Federico II di Svezia tra il 1230 ed il 1260. La scuola siciliana è fortemente legata alla figura dell’imperatore, infatti, rinasce il mito dell’impero e con esso nasce la scuola poetica siciliana, il declino del suo potere corrisponde al declino della poetica siciliana. Domina la corte in cui vi è sia una dimensione politica ma anche culturale, perché la cultura viene prodotta dalla politica stessa, quindi dalla corte. La Figura di F. II è bipartita: vi sono narrazioni in cui sembra essere il più grande imperatore del mondo (unificatore del Nord e del Sud/ promotore attività culturali/capacità politica e militare). Il contesto in cui opera Federico II è plurilingue e multiculturale, questo perché favoriva l’ingresso agli intellettuali importanti:  Componente arabo-musulmana: avanguardia scientifica (astronomia e astrologia);  Componente Greco-bizantina (lingua scientifica); I libri circoleranno molto grazie all’esperienza del sovrano e lo stesso Federico II sarà autore di un libro in latino sulla falconeria. L’opera è portavoce anche di scoperte scientifiche e di osservazione sugli uccelli, non solo opera didascalica. o L’influenza gallo romanza, nella corte siciliana, è la vera antecedente della poesia siciliana. Federico, tuttavia, non aveva voluto nella propria corte poeti provenzali. Nelle corte italiana le esperienze di poeti provenzali è notevole. Questi autori allestiscono libri anche di grammatica per insegnare a fare poesia provenzale. Questa esperienza non esiste nella scuola siciliana marcando una differenza di poetica con quella provenzale (benché ci siano elementi in comune). Il vero gesto politico della scelta nella corte di Federico II è che l’italiano si oppone al provenzale dimostrando un’autonomia culturale. Esso si pone in concorrenza al provenzale e non al latino I poeti appartengono tutti all’apparato burocratico dello stato, quindi non vivono di poesia e il loro lavoro primario è essere i funzionari di F. II (grande differenza rispetto alla tradizione provenzale). I poeti siciliani imitano la poesia provenzale reinterpretandola. 6 Letteratura italiana. Alla fine del Duecento si assiste in Toscana a un primo passo di selezione e di conservazione della produzione poetica italiana delle origini. I manoscritti sono composti nell’esperienza toscana portando alla toscanizzazione delle forme. o Toscanizzazione: copista toscano applica le sue consuetudini linguistiche sui testi che sta trascrivendo, basati su un sistema linguistico diverso: siciliano. Quindi la forma linguistica dei testi siciliani viene parzialmente alterata. Il numero di scritti siciliani, composto da due terzi di canzoni, è quasi interamente inserito nel Vaticano latino 3793. o Canzone: formata in genere da 5/6 stanze, ogni stanza è divisa in: fronte e sirma. I versi sono endecasillabi misti a settenari. Ha una forma aperta, quindi in base al contenuto che il poeta propone, egli crea e modella la struttura. I temi trattati sono prevalentemente argomentativi seguiti da un amplia trattazione. All’interno della schiera siciliana spicca Giacomo da Lentini, un grande sperimentatore e grande codificatore delle forme; a lui si guarda come inventore del sonetto. o Sonetto: composto da 14 versi (due quartine e due terzine), con forma ritmica obbligata, endecasillabi. Ha una forma rigida, quindi il contenuto deve essere adattato alla forma metrica. Non presenta un amplia trattazione degli argomenti, anzi si analizza un momento preciso del tema trattato. 2)GIACOMO DA LENTINI. Fa parte della corte di F.II ed era chiamato con l’appellativo di notaio. Il suo testo “Madonna dir vo voglio” inaugura il codice vaticano-latino ed è una traduzione di un testo trobadorico di Folchetto da Marsiglia, con un’interpretazione personale di alcune sezioni del testo originale da parte di Da Lentini. Madonna dir vo voglio: Il tema di cui tratta è amoroso e vede il rapporto uomo e donna (Madonna= mia signora) come un legame politico (signore-vassallo), quindi asimmetrico, per questo il poeta pone una certa distanza tra i due amanti. Per questo si parla di Fin d’amore, come una tensione inappagata verso l’amore verso la donna che il poeta descrive come un’esperienza personale e interiore. C’è un legame fonico e tematico tra le varie stanze amor- ‘namoramento; dica- dicesse; 7 mare- mare. o Riassunto: Invoca la donna amata e spera che attraverso la parola poetica possa riuscire a dire quello che sente dentro di sé. Dice che questo amore lo sta portando quasi alla morte e questa esperienza porta il suo cuore a morire più volte rispetto a quanto non farebbe di una morte naturale. Questo amore però lo sente troppo forte ma non riesce neanche a pensarlo; quindi, neanche ad esprimerlo perciò quello che dice è niente. Si chiede perché questo sentimento non lo consuma e dice che è come la salamandra che ha il sangue freddo e vive dentro al fuoco, così lui vive dentro il fuoco del cuore e non muore. Spiega che è anche grano che mette le spighe ma non produce mai i chicchi. Non si sente mai appagato, è come un uomo che prova prurito e non riesce a soddisfarsi, è come un pittore che dipinge e continua a cancellare perché insoddisfatto. Dice di essere come una nave che durante la tempesta butta il carico pesante e così fa lui che getta fuori le sue parole. Nell’ultima stanza se la prende con la donna, sdegnosa, e chiede che il suo amore esca dal suo corpo e vada tra la gente senza però rivolgere parola a lei, che lo ha portato in quello stato e lo ha snaturato. o Temi principali: il fatto amoroso per l’autore non è importante tanto quanto l’esperienza mentale, ciò che l’esperienza amorosa provoca nel poeta. Non è la donna ad essere al centro di questa canzone ma il soggetto poetico, passando da un’etica dell’amore (poesia provenzale) ad una psicologia dell’amore attraverso un’analisi quasi scientifica durante un’esperienza amorosa. L’amore viene, qui, descritto come verità a fronte del dominio delle passioni, difficilmente dominabile. Lo strumento migliore per rappresentare l’amore è la poesia, poiché in grado di dimostrare le turbolenze. I poeti siciliani, a differenza di quelli provenzali, non trattano altri temi oltre a quello amoroso. STANZA 1^: parla della donna. o Madonna=essere superiore; o Dir= esprimere attraverso le parole, l’amore; o Orgoglio=asimmetria: distanza dalla figura della donna; 10 o 7-8= parallelismo io lirico: similmente; o 9-12 “se non avessi strumento poesia affonderei con tutta la nave”. Sopravvive attraverso la poesia gettando fuori le parole; o 13-16 gioco doppio cambio semantico: Nave e Parole; io lirico è l’unico soggetto= insiste sua interiorità. 5^ STANZA: ritorna sul dialogo del soggetto donna. o 1-4= torna donna orgogliosa; o 5-12= amore come esperienza ossessiva, non riesce ad uscirne; o 13-16 “amore ha talmente modificato la sua natura che se fosse…” Paragone vipera (natura malvagia); amore è un sentimento antinaturale che altera la natura dell’io. o Conclude con un contrasto: profondo disagio dell’io che viene alterato; o Tema meta poetico: possibilità di sopravvivere attraverso il linguaggio a esperienza difficile; o Amore evidenza limiti espressivi e conoscitivi della capacità umana. 3)POESIA PROVENZALE e POESIA SICILIANA: FOLCHETTO DA MARSIGLIA. Il rapporto tra poesia trobadorica e poesia siciliana è sfaccettato. La poesia siciliana passa attraverso la lettura di testi scritti senza interpretazione della musica. L’azione dei siciliani si attua attraverso un adattamento linguistico e tematico dei testi, una ripresa del testo originale con una variazione della fisionomia del testo senza rimanere fedeli all’originale. Folchetto da Marsiglia è un poeta provenzale che Giacomo da Lentini usa come modello per la canzone. A differenza di Giacomo da Lentini, Folchetto usa il verbo cantare (canzona nata per essere messa in musica) a differenza del dir (poesia siciliana non va cantata). Il ritmo di Folchetto è languido, quasi un amore da sospiro, mentre per Giacomo da Lentini l’Io è pervaso di pene d’amore. Il fin amor provenzale rappresenta un amore che agisce in modo positivo nell’uomo, amore ideologicamente connotato espressione di una positività del sentimento. La canzone di Folchetto sembra espressione di un dialogo tra un amante e la sua donna, mentre Giacomo da Lentini produce una più astratta riflessione a ciò che accade all’Io quando è pervaso dalla passione amorosa. L’amore fine provenzale si contrappone all’amore vile di bassi istinti. 11 4)TENZONE. La tenzone discende dalla tradizione lirica trobadorica e provenzale, è una forma di dialogo poetico, dove due o più poeti si interrogano su una questione. Infatti, il poeta propone un argomento e chiede una soluzione ad altri poeti. Si articola in sonetti, in cui ogni sonetto appartiene ad un poeta diverso, e si collegano tra di loro grazie ad un rapporto tematico. Il linguaggio può essere sia cortese e gentile che forte e ironico, in base alla posizione che ogni poeta prende. Rispetto alla lirica trobadorica, in cui i temi principali riguardavano il soggetto dell’amore, nella poesia siciliana si evidenzia il sentimento astratto dell’amore, con riflessioni e lessico filosofico. Tenzone Iacopo Mostacci: amore sostanza o accidente? o A questo sonetto risponderà, nei termini impostati da Mostacci, Giacomo da Lentini e Pier della Vigna. o Amore sostanza: permanente, esiste in sé. o Amore accidente: attributo, non è autonomo. o Parole evidenziate: lessico filosofico. o Riassunto: Secondo alcuni amore ha un effettivo potere sugli amanti e li costringe ad amare, ma è impossibile che amore sia sostanza, perché invisibile; l’unica cosa possibile è che amore nasca dalla visione piacevole dell’ oggetto amato; quindi, amore è accidente. o 1-4 sonetto epistolare: si invia a qualcuno per risolvere il problema; prima finalità: risolvere un dubbio conoscitivo; 12 Determinare: risolvere definitivamente la questione. o 4-8 Ogn’omo= chiunque; 7: io non condivido questo parere; seconda ipotesi: piano astratto 8: amore non appare= nessuno lo ha visto; amore obbliga uomo a seguirlo= prima ipotesi. o 8-11 espone sua opinione; questa amorositate (facoltà) genera un piacere e lo si vuole trasformare in sostanza, quindi si cambia la sua natura (da accidente a sostanza= carattere non proprio). o 11-14 chiede aiuto per soluzione definitiva; sentenziatore: riprende determinare. Tenzone della Vigna: o Sostiene l’idea di amore come sostanza, dimostrandosi quasi sprezzante dell’opinione di Iacopo Mostacci (nel primo verso). o Riassunto: risponde al sonetto citando direttamente Da Lentini, che aveva ritenuto che amore fosse niente, quindi non sostanza. Della Vigna ritiene che sia impossibile che l’amore, capace di dominare l’animo umano, non esista. L’amore è come una calamita, che attira il ferro con una forza invisibile, così è anche la sostanza amore. o I verbi sottolineati evidenziano come della Vigne non si fa sentenziatore ma ipotizza. o 1-4= utilizza l’elemento dell’ironia, citando il sonetto di Mostacci; Dice che Mostacci non ha una grande conoscenza se pensa che sia un accidente. o 4-8=spiegazione: chi cerca la presenza corporale di amore sbaglia, perché basta sentire gli effetti che genera, per capire che è qualcosa di potente. o 8-11=dimostra per via analogica, associando un elemento della natura all’amore. o 11-14=questa dimostrazione gli fa credere che amore esista; ma esprime la sua incertezza essendo che l’amore non può essere conosciuto completamente (limite essere umano), l’uomo non ha strumenti per comprenderlo. 15 Il primo ha una scrittura mercantesca e il secondo cancelleresca, questi due stili si rifanno all’origine sociale dei copisti e al pubblico a cui si rivolge (borghese e mercantile). o Primi 5 fascioli= scuola poetica siciliana, segna l’inizio della poesia lirica; o 6 fasciolo: siculi toscani= costituiscono la stagione di mezzo tra la poesia siciliana e quella toscana. La p. siciliana emigra in Italia centrale, soprattutto in toscana, dove si ha la continuazione della tradizione siciliana ma con forme diverse; o 7-8 fascioli: monografici= riguardano un solo autore, cioè Guittone che viene diviso in due momenti: Guittone laico e Guittone morale. o 9 fasciolo= poeti dal 1260 al 1280. o Ultimi due= Materiali compositi. Dalla raccolta manca Dante, incluso solo con una canzone. o La seconda parte del manoscritto è di natura composita; Il trattato testimonia la nascita della poesia laica, senza cadere nel clima della religiosità cristiana. 7)POESIA TOSCANA. Si sviluppa nella seconda metà del 200 e continua la tradizione lirica siciliana. La poesia siciliana si interrompe a causa della morte di re Federico II, quindi cade così il mito dell’impero a causa dei figli che non riuscirono a conservare le virtù del sovrano. La poesia siciliana emigra quindi in toscana ed in Emilia-Romagna e si ha la toscanizzazione dei testi. Si sviluppa in una realtà comunale e policentrica (con molti conflitti es. guelfi e ghibellini) dove la cultura e l’uso del linguaggio diventano importanti e di interesse pratico. Infatti, la realtà toscana e fiorentina spinge sugli insegnamenti retorici (nascono i primi manuali di retorica), la parola acquista un senso pratico, se si sa parlare allora si sa agire in campo politico e commerciale. I poeti non sono più burocratici, ma diventano veri e propri intellettuali liberi e inseriscono nelle poesie anche tematiche politiche (come i vari conflitti). La poesia toscana si ispira alle tematiche e alla metrica della poesia siciliana (nuove forme: ballata o sirventese, ma introduce nuove sperimentazioni e ha una libertà poetica maggiore. 8)GUITTONE. Più importante poeta italiano della seconda metà del Duecento ed è il primo ad introdurre temi morali, politici(sirventese) e religiosi nella lirica italiana. I poeti toscani che seguiranno Guittone verranno chiamati Guittoniani. Possiamo dividere l’esperienza poetica di Guittone in due parti (divisione nel 1265), la prima dove ha una visione laica dell’amore, si può notare un atteggiamento contradittorio nella sua poesia cortese; infatti, a mano a mano che sviluppa la sua poesia, diventerà sempre più critico verso questo genere di amore, ormai privo di veridicità e di forza (condannerà la sua poesia passata). La seconda parte della sua esperienza è religiosa, infatti diventerà frate e si farà chiamare Frate Guittone, in questo periodo condanna l’amore come peccato, un vero e proprio sbaglio. Nella sua lirica Guittone si rifà alla poesia ermetica (oscura), con giochi linguistici difficili da interpretare, per questo si distanzia dalla poesia siciliana, comprensibile e trasparente. Il manoscritto Redi 9 è quasi una monografia sul poeta, grazie al quale Guittone fu tramandato. Canzoniere: È una raccolta di testi lirici, 86 componimenti, sotto forma di libro che hanno il compito di raccontare una storia. Tutti i componimenti sono formati da sonetti dove si ha prevalentemente lo stesso schema ritmico, se ciò non accade, significa che i sonetti sono collocati in punti importanti della storia. Guittone riesce a legare i vari sonetti in modo logico e dando una sequenza narrativa ricorrendo ad elementi formali, come la ripresa delle rime: giochi di echi in cui i sonetti terminano con parole che si ritrovano nei sonetti successivi. Ogni componimento si completa in se stesso ma crea con gli altri un macro argomento. 16 È la storia di un poeta innamorato che rivolge i suoi omaggi alla donna che gli porta un raffinamento spirituale e alla fine rinuncia a lei. Guittone rispetta il codice cortese, dove il poeta diventa il vassallo della signora, e la donna è l’oggetto irraggiungibile che porta al raggiungimento della perfezione morale. Alla fine, il poeta farà intendere che in realtà l’amore cortese è solo una finzione (lui lo imita per tutto il Canzoniere), e si può notare una vera e propria crisi del codice cortese. Quindi si tratta di uno smascheramento del codice, con una crisi del linguaggio d’amore. Sonetto 1: presenta la storia e sé stesso. o Comincia con una ripresa di “Madonna dir vo voglio como l’amor m’ priso” di Giacomo da Lentini, ci fa capire così di che tipologia di poesia sta trattando. o Prime due quartine: Descrive la condizione dell’innamorato, spiega come l’amore si è impossessato di lui e di come lo conduca al dolore e gli faccia desiderare di morire. o Ultime due terzine: Si rivolge a chi dovrebbe ascoltarlo. Vi è una situazione di tensione con Amore. Si chiede perché amore è diventato il suo padrone e gli ha rapito sia corpo che mente. Inoltre, c’è la richiesta al Canzoniere stesso di rendere amore partecipe del suo stato. o Parafrasi: Amore mi ha preso e si è incarnato tutto in me, e al cuore ha dato di sé vigore e da ciascun membro trae frutto, dopo che ha preso tanta forza. Mi ha condotto al dolore, disonore e danno e mi fa desiderare il mio male e del bene di lei mi è spietato in tutto, così di me e di ogni anima ne ha disprezzo. Spesso lo chiamo e dico: Amore, chi ti ha dato di me questo dominio (chi ti ha reso di me padrone)? Perché hai conquistato il mio buon senso e il mio valore? Io prego che tu capisca il mio messaggio e che vada davanti al tuo signore e di questo fatto lo renda saggio. o L’amore l’ha talmente soggiogato che porta il protagonista a desiderare il male per sé. o Esperienza amorosa porta danno, vergogna e dolore. (solo effetti negativi) o 1^terzina: l’io lirico del poeta parla con la personificazione di Amore, e gli chiede la ragione del perché sia totalmente dominato da lui. o 2^terzina: Il sonetto viene come inviato ad Amore (elemento tipico delle parti conclusive delle canzoni). “ti faccia mio messaggero”: il messaggero è il libro e gli dice di informare Amore di questa situazione. o In questo sonetto rispetta l’amore fine= soggiogato da amore e non capisce l’amore, che causa solo sofferenza. Sonetto 19: sorpresa per i lettori, ci dice che sta fingendo. o Il poeta sorprende i lettori levandosi la maschera, in realtà lui non crede nell’amore cortese (lo simula), perché ormai la poesia d’amore non serve più a nulla. Parodizza l’amore fine e spiega che serve per un puro scopo strumentale ( ricevere favori sessuali). o Nei testi che seguono questo, il poeta rimette la maschera e continua a seguire i canoni dell’amore cortese. 17 Negli ultimi due sonetti (in cui canzoniere si chiude) passa dall’elogio ed esaltazione della donna a lanciarle maledizioni ed essere misogino. o Parafrasi: Inizia dicendo la verità, vuole solo possedere la donna (erotismo) e non vuole amarla ma poi sembra pentirsi e dice in realtà che non vuole approfittarsi di lei e che prenderà qualcosa da lei solo quando l’avrà meritata. o Prime due quartine Enfingitore= simulatore (generalizza a tutti); v.6 = simulando la perfezione dell’amore; Ha giocato a fare l’innamorato per ricevere in cambio un favore sessuale. Sonetto 85: invettiva contro la donna. o linguaggio invettivo e misogino: contro la donna perché il poeta non ha ottenuto ciò che voleva. o la donna diventa molto più abile e forte dell’uomo che sembra sconfitto. o in questo sonetto vi è una denuncia forte e dura della donna, il poeta si libera di ciò che pensa. o Il campo semantico del male viene ripetuto molte volte nel testo. o Parafrasi: Accusa la donna di essere viziata e di essere peggiore a lui e perciò decide di andarsene lasciandola nella sua malvagità. Dice che la donna non sa altro che creare inganni e danni e spera che ella muoia in modo che non possa più insegnare azioni malvagie. o “Che Dio male ti dia”: Maledizione. Sonetto 86: risposta della donna che cerca di riportare la lingua ad una dimensione cortese. o L’oggetto dell’amore prende la parola per svelare l’uso negativo che il poeta ha fatto del linguaggio, indirizzando la poesia verso un fine errato; o Si nota come la villania del poeta venga contrapposta la cortesia della donna; o La donna risponde come in un dibattito teatrale, con un battibecco quasi parodico; 20 o L’amore vive in tanti modi, però io mi fero qui; o Se qualcuno vuole proseguire questo manuale può farlo; o Il poeta si scusa ella propria pochezza; o sera che questo manuale possa aiutare qualcuno e alleviare la sua sofferenza (proprio come un manuale pratico del codice cortese). 9)LA SVOLTA NELLA POETICA DI GUITTONE (1265): FRATE GUITTONE. Dopo che Guittone si converte cambia anche il suo dettato poetico. Ora va a condannare l’amore perché è pericoloso e porta il cristiano sulla via del peccato; quindi, dedicarsi all’amore laico e terreno è una devianza rispetto al vero amore nei confronti di Dio (pensiero molto comune nel medioevo religioso). Anche Dante, nel canto V dell’inferno, gioca con le figure di Dante e Francesca poiché loro leggendo una storia torbida d’amore si perdono nel peccato. Il testo che inaugura la nuova poesia di carattere morale e religiosa insieme è la canzone “Ora parr s’eo saver cantare”, è una canzone complessa e scritta in tono grave a causa dell’argomento trattato. Lo stile cambia (di poco), diventando parzialmente più semplice, per poter adempiere allo scopo di insegnare ai lettori, nonostante siano sempre presenti i giochi linguistici e strutture complesse (es. Or parrà…) Or Parrà s’eo saverò cantare: o “Ora si vedrà se saprò fare poesia” = Ora (da ora in poi) vediamo se sono in grado di fare poesia come prima; o È presente un contenuto metaletterario= si parla della poesia con la poesia stessa; o In questa canzone il poeta non critica l’amore, ma si allontana da esso, si tratta di una conversione personale e poetica di Guittone; o I trattini presenti all’interno servono ad indicare le rime al mezzo, indicando così la difficolta della poesia. o Le lettere maiuscole segnalano il fenomeno della personificazione. STANZA 1^: parla di come si faccia poesia. o Nella prime due stanze Guittone parla di cos’è la poesia e dei principi per fare una corretta poesia; o Guittone parte con questa poesia abbracciando i precetti della fede cristiana abbandonando i vizi ed abbracciando le virtù. I valori vengono trasportati nella dimensione cristiana: onore e passione. o È possibile fare poesia senza amore? Sì, chi pensa il contrario è privo di conoscenza; o La Follia viene contrapposta al sapere, perché dove c’è amore c’è follia ed è impossibile ci sia conoscenza; o L’amore profano è una tentazione demoniaca che conduce al male allontanando da Dio. 21 STANZA 2^: dichiara i suoi intenti. o In questa stanza la poesia prende toni sempre più vicini alla predicazione, dove Guittone suggerisce i comportamenti per salvarsi e arrivare alla vita eterna (più importante di quella terrena); o La poesia deve fare del bene, dominata da sapienza e saggezza deve lodare Dio; o Il nuovo tipo di poesia che Guittone vuole fare, riflette su come un cristiano possa salvarsi; o v.20-23: L’Onore si può conseguire solo con desideri veri, astenendosi dai vizi dall’amore carnale; o v.28-30: La ricchezza spirituale non porta pigrizia ma ci spinge a continuare per la strada corretta che ci porterà onore. STANZA 3^: riflessione sul tema della morte. o Il tono del linguaggio è sempre predicatorio. o Nella seconda parte della stanza troviamo il tema della bella morte, descritto come punto finale per indirizzare le nostre azioni. o L’uomo malvagio crederebbe di non poter vivere senza l’inganno dell’amore. o lo scopo della presenza dell’uomo sulla terra è religioso, finalizzato al passaggio nell’altro mondo (vera vita). 22 o STANZA 4^: avverte il lettore di ciò che può succedere se si cade nel peccato. o Le formule retoriche e stilistiche provengono dalla poesia cortese ma vengono spostate sul piano religioso= chi vive in un mondo disonesto è come se fosse morto; o v.1= chi non segue la ragione vive ma in realtà è morto e quindi l’uomo irragionevole diventa un mendicante; o dal verso 5 inizia un gioco logico tra ricchezza ed economia, dove Guittone spiega come il nostro animo sia dominato dalla ricchezza, e che la persona ricca non è quella che vive nella cupidigia, perché cercherà sempre di avere qualcosa in più, ma è quella che segue i valori giusti; STANZA 5^: libero arbitrio. o In questa stanza ci sono moltissimi riferimenti biblici = L’uomo è frutto di Dio ed ogni cosa fu creata per lui. o Tema libero arbitrio: Dio non ha creato un destino per gli uomini ma ci si aspetta che l’uomo grazie alla sua ragione viva in modo giusto e controlli le proprie azioni morali. Non agendo per paura di Dio o della morte, ma per propria scelta personale, creando un circolo virtuoso che ci porta a seguire il bene/Dio. Quindi per Guittone la poesia deve aiutare l’uomo a usare correttamente la ragione, la finalità della sua poesia è quella di salvare i lettori, cercando così di portare la poesia laica ad una poesia superiore. o Il libero arbitrio è anche uno dei temi centrali nella Commedia di Dante (Canto 16), che lo vede come un percorso di formazione e sviluppo dell’uomo. 25 o Riassunto: Amore viene rappresentato come un fanciullo perché ha le sue stesse caratteristiche: senza buon senso, dominato da pensieri irragionevoli, senza freni. Amore è morte e lo si vede anche dall’aspetto che hanno gli innamorati stessi, i quali si ribellano nei confronti della razionalità e non hanno controllo di sé stessi; o L’amore è come un bambino, non si ferma mai, ha sempre voglia di giocare, si ribella alla ragione, non conosce le regole (amore capriccioso); o Scanoxenca/disfrenata= follia come incapacità di controllarsi. SONETTO 6: fanciullo nudo 26 o Chiama il fanciullo con il nome di morte; o Nudo: privo di giustizia; o Uomo soffre così tanto che diventa ceco di ragione; o L’innamorato è privo di difese, non ha virtù né conoscenza; o Anche l’uomo più saggio ha conosciuto l’esperienza amorosa e ha fallito, ha ingannato perfino Aristotele; SONETTO 9: quali sono gli effetti di amore nell’animo umano, partendo dalla spiegazione delle ali del fanciullo. o Ogni volta che descrive Amore, gli attribuisce il nominativo di morte, ribadendo all’inizio dei sonetti lo stesso concetto (amore=morte / sconfitta della ragione); o L’Io lirico attraversando l’esperienza dell’amore assume un tono più autorevole; o Si riprende un elemento tipico della poesia siciliana: “vi mostrerò attraverso dimostrazione oggettiva i significati legati alle ali “; o Le ali simboleggiano la volubilità, il costante cambiamento, la condizione dell’innamorato è mutevole (gioia, euforia, sofferenza, insicurezza…), quindi è costantemente sofferente; o Questo male cambia sempre posizione come un fanciullo alato, e non può essere trattenuto nemmeno da un laccio. 27 SONETTO 13: invito al lettore di allontanarsi da amore. o Riassunto: l’unica soluzione è evitare l’amore e anche solo pensarci è pericoloso; o Elemento discorsivo: lettore apprende; o Come per la poesia “Or parrà s’eo saverò cantare”, il poeta illustra per via logica e scientifica i vizi e la pericolosità di amore e invita ad allontanarsi; o Il lettore qui diventa l’amico con cui il poeta parla, l’autore (uomo esperto che ha già vissuto l’esperienza) si pone sullo stesso piano, aumentando così la forza persuasiva del suo discorso; o Il Maestro si dichiara preoccupato ed impaurito da amore, come se solo il ricordo della potenza di amore lo spaventasse. 10) DOLCE STIL NOVO: Dante Alighieri nelle sue opere determina, con logica tendenziosa (secondo le sue necessità/ non storica), la storia della letteratura precedente e colloca anche sé stesso. Il Dolce Stilnovo si sviluppa a partire dal XIII secolo nell’area tra la Toscana ed Emilia e il padre di questo stile viene ritenuto Guinizzelli. Si sente parlare per la prima volta di Dolce Stilnovo nel canto 24 del Purgatorio dove Dante incontra Bonagiunta Orbicciano e si instaura un dialogo tra poeti in cui Dante definisce lo stile della sua poesia giovanile. I poeti del Dolce Stilnovo non trattano una poesia linguisticamente oscura, ma i concetti sono complessi e riservati a una cerchia ristretta di intellettuali; infatti, servivano determinate conoscenze per poter comprendere il significato profondo dei testi. La novità del Dolce Stilnovo si basa su di un nuovo concetto dell’amore. Nella lirica cortese l’amore era spesso sensuale, era un amore extraconiugale che non aveva niente di religioso e per questo motivo era spesso in contrasto con gli insegnamenti della chiesa. Con il Dolce Stilnovo, si ha una conciliazione fra l’amore terreno, fisico e sensuale con la morale cristiana perché l’amore corrisponde alla virtù e quindi diventa un mezzo per avvicinarsi a Dio. La donna funge quindi da tramite fra l’uomo e Dio. 30 o 5-8: La poesia di Guinizzelli ha prodotto una maggiore luce dove non c’era, Bologna, ma non in Toscana dove c’era questa luce e dove la poesia sia non si è distinta. I testi sono tanto difficili che non possono essere compresi. Il problema è l’elitarietà della poesia. Può essere compresa solamente da chi aveva una grande cultura filosofica. Bologna era espressione di grande cultura universitaria. o 9: “Sottigliansa” = complicatezza inutile tipica del Dolce Stilnovo dove il contenuto della poesia è difficilmente comprensibile e serve quindi una cultura alta; o 10-11: accusa Guinizzelli dell’eccessiva sofisticazione intellettuale tante che serve qualcuno che commenti la sua poesia; o 12-14: anche se la poesia appartiene ad un luogo eletto (Bologna) comunque è bizzarro fare una poesia così elevata che allude alle sacre scritture. Risposta di Guinizzelli a Bonagiunta: o La risposta di Guinizzelli è molto laconica e pacata (non diretta), quasi moraleggiante rispetto ai toni aggressivi usati dal primo, diventa quasi una riflessione tra sé e sé del poeta; o Guido ribatte dicendo che il vero sapiente misura le parole e si astiene dall'emettere giudizi frettolosi, tanto più riguardo alla poesia amorosa nella quale vi possono essere diversi stili senza che ve ne sia uno solo migliore di tutti gli altri. o L’uomo saggio ha la necessità di misurare il proprio ragionamento e di trasformarlo in parola solamente quando sarà certo di quello che sta pensando, perché è bene essere prudenti, non esprimere giudizi troppo decisi e non pensare che la verità sia unica e sola. È presente una metafora tra gli uccelli e i poeti e ciascuno vola in base a come fa poesia (tutti gli uccelli volano, ma in modo diverso/tutti i poeti fanno poesia, ma in modo diverso). Mentre Bonagiunta pensa ci sia un modo giusto o sbagliato di fare poesia, Guinizzelli pensa che ci siano diversi modi di fare poesia. Solamente dopo, nel canto del Purgatorio, Bonagiunta capisce che c’è un nodo ed un prima e un dopo rispetto allo stile nuovo di Dante. Le menti e le intelligenze sono tante, fatte dal creatore, e quindi il sapiente non deve dire ciò che pensa precipitosamente per Guinizzelli. o Guinizelli per Dante appartiene al dopo nodo, prendendolo come maestro per una nuova tipologia di poesia. 31 11) GUIDO GUINIZZELLI: Il suo modo di fare poesia è più complesso e raffinato rispetto a quello di Guittone e ciò viene riconosciuto sia dai Guittoniani sia da Bonagiunta. La sua poesia non si rivolge più ad un vasto pubblico borghese della civiltà comunale, ma a una cerchia ristretta, la nascente aristocrazia intellettuale che costituirà il nuovo pubblico eletto dagli stilnovisti toscani. Ma Guinizzelli è davvero il padre dello Stilnovismo italiano come lo descriveva Dante Alighieri? No, ma è un poeta eclettico che sperimenta insieme diverse tematiche e stili diversi pur restando nella tradizione siculo-toscana. Per dimostrare ciò, verranno analizzati tre sui sonetti dalle diverse tematiche. Sonetto 1: riflessione sulla tendenza umana di accaparrarsi beni terreni (tendenza biblica). o Prende ispirazione da Guittone morale: lo scopo di questo sonetto è quello di avvicinare i lettori alla dimensione cristiana. o Non fa parte del Dolce Stilnovo perché è una poetica morale. o Parafrasi: Solo a pensarci mi pare straordinario come l'umanità abbia potuto smarrirsi, tutti prendono e arraffano come se la vita terrena contasse, come se durasse in eterno, e ciascuno s'ingegna a fare i propri comodi, come se non esistesse un'altra vita: e poi viene la morte e gli scompiglia i piani, facendoglieli andare a vuoto. Per quanto assista alla morte dei propri simili e veda che ogni cosa muti stato incessantemente, l'uomo non si sa raffrenare. Per questo credo che il peccato lo acciechi (perdita facoltà razionale) e lo riduca a vivere come un animale al pascolo. L’uomo è come una pecora in mezzo al prato che non si innalza dalla sua condizione animalesca. o Riflessione: stupore rispetto a cecità umana, non riconoscono la verità (che è sotto gli occhi di tutti), la vita ha un limite, lo scopo di vita di un cristiano deve essere quello di salvarsi per la vita ultraterrena. o Il tema della morte è costante per il cristiano= stabilisce la sua esistenza, esso deve vivere in funzione della morte stessa (prepararsi al momento più importante vivendo in modo morale); Sonetto 2: tradizione trobadorica=genere della pastorella, ritrae un mondo bucolico in cui i personaggi sono mascherati da pastori, giovani fanciulle o satiri. o Si nota una vena quasi comica nelle descrizioni, che tende ad abbassare lo stile del testo, evocando un episodio di vita quotidiana del mondo popolare. 32 Inoltre, il testo è ricco di sonorità aspre e giochi linguistici spigolosi e non eleganti (consonantici - zzo-); o Non fa parte del Dolce Stilnovo perché non c’è nulla di oscuro o sottile in questa poesia; o Parafrasi: Vedendo Lucia con un berretto di pelliccia (simbolo di raffinatezza), e come le sta bene, non c’è nessuno, da qui (Bologna) fino in terra d'Abruzzo, chi non se ne innamorerebbe perdutamente. Sembra figlia di un nobile straniero di Germania o di Francia (in realtà era una popolana), Il mio cuore batte come un serpente con la testa mozzata (elemento popolano). Ah, prenderla a forza, suo malgrado, baciarla sulla bocca e sul bel viso, e sugli occhi due fiamme di fuoco! Ma mi pento [di aver accarezzato questo desiderio] poiché ho pensato che questo potrebbe recar danno e forse grave dispiacere a qualcuno. o L’Abruzzo è considerata la terra dei barbari, usa quella regione come gioco linguistico per dire: da qui fino ai confini del mondo; o La donna non è una nobile, ma il copricapo la rende ciò; o 1^ parte del sonetto: descrive l’immagine della donna che passa per la strada e i sentimenti che gli genera; o 2^ parte del sonetto: si assiste ad un’espressione esplicita e aggressiva della passione amorosa, descrivendo il pensiero violento, un desiderio talmente forte da diventare irragionevole (aggressività erotica); o Ultima terzina: Il poeta non si pente di ciò che pensa. L’amore del codice cortese viene quasi parodizzato, perché il poeta non si accontenta di osservare la bellezza della donna; Sonetto 3: Il topic è l’amore fine: effetti prodotti da amore e visione della donna. o Si ha una riformulazione dei contenuti cortesi, e vengono amplificati ed estremizzati gli effetti di questa visione; o Questo sonetto può far germinare imitazioni di poeti successivi (per esempio Dante che riprende questo sonetto in “tanto gentile e tanto onesta pare/ Cavalcanti riprende il sonetto in “questa che viene tutti l’ammirano”); 35 o Il poeta si rifà alla sua conoscenza scientifica del tempo, i lapidari, cioè dei trattati che descrivevano le proprietà benefiche delle pietre, ma queste pietre devono prima sviluppare le varie virtù; o Cuore (potenza) con la Donna che gli fa provare l’esperienza amorosa, si sviluppa e diventa un elemento più elevato (Atto); STANZA 3^: dove risiede amore e cosa accade se il cuore non è nobile o Parafrasi: L'amore sta nel cuore nobile per la stessa ragione per cui il fuoco sta in cima al candeliere: vi risplende chiaro e sottile a suo piacere; non potrebbe starvi in altro modo, tanto è fiero [tende verso l'alto]. L’animo malvagio si ritira dall’amore e lo spegne come fa l'acqua col fuoco. L'amore e il cuore nobile si attraggono come la calamita con il ferro. o L’amore viene paragonato alla punta del fuoco che tende verso l’alto, cioè la parte più nobile, rappresentando così la sua forza; o Per chiudere il trittico il poeta ricorre ad una chiusura circolare, riprendendo il primo verso della prima stanza; STANZA 4^: insiste sul concetto di nobiltà d’animo del cuore e nobiltà sociale o Parafrasi: La luce del sole colpisce tutto il giorno il fango, ma esso rimane vile e il sole non perde il suo calore; L'uomo arrogante dice: «Sono nobile per nascita»; io paragono lui al fango e la nobiltà al sole: infatti non bisogna credere che la nobiltà sia fuori del cuore, nella dignità dell'erede se questi non ha un cuore nobile e virtuoso, come l'acqua è attraversata dai raggi luminosi e il cielo trattiene le stelle e il loro splendore. o Se il cuore non è nobile, quindi non ha virtù, non si può trasformare quando l’amore lo colpirà; STANZA 5^: parallelismo tra Donna/uomo e Dio/sfere celesti 36 o Parafrasi: Dio creatore risplende nel cielo più del sole agli occhi di chi lo guarda. L’intelligenza del cielo comprende Dio al di sopra del cielo e, facendolo ruotare, prende ad obbedirgli; e come a ciò segue, immediatamente, l'esecuzione felice della volontà di Dio, così, in verità, la bella donna quando risplende negli occhi dell'uomo nobile dovrebbe dargli il desiderio di non smettere mai di obbedirle. o Le intelligenze celesti si muovono in un moto armonico perfetto grazie all’amore che provano per Dio, è una risposta naturale dell’universo, che ubbidisce a Dio senza che lui parli; o Così l’innamorato ubbidisce all’amore che la Donna gli comanda (risposta naturale del cuore gentile); o La Donna viene come paragonata a Dio, e ciò si deduce anche dalla ripresa dei termini lessicali usati per descrivere Dio (splende-splende); STANZA 6^: con un gioco quasi autoironico spegne i toni complessi e filosofici della canzone o Parafrasi: Donna, quando la mia anima sarà davanti a Dio [dopo la morte] Egli mi dirà: «Come hai osato? Hai oltrepassato il cielo e sei venuto sino a Me, usando la mia figura come immagine per un vano amore: a Me si convengono le lodi, come alla Regina del Paradiso [la Vergine] per la quale viene meno ogni frode». Gli potrò rispondere: «[La donna] aveva l'aspetto di un angelo del Tuo regno; non sbagliai se posi in lei il mio amore». o Immagina alla fine della sua vita di trovarsi davanti a Dio e dover tener conto della sua poesia; o Sembra quasi un teatrino, in cui Dio lo accusa di presunzione e di essere stato quasi blasfemo ad aver paragonato la donna a lui; o Il poeta risponde all’accusa di Dio spiegando in modo ironico che la donna sembrava un angelo del suo regno, per cui non era possibile dargli la colpa. 37 12)DANTE ALIGHIERI. Nacque a Firenze nel 1265 e morì a Ravenna nel 1321. L’Italia in quest’epoca era divisa in Guelfi (che sostenevano la supremazia del papato sull’impero) e Ghibellini (sostenevano la supremazia dell’impero sul papato), Firenze a sua volta era divisa in Guelfi bianchi (sostenevano i ricchi mercanti e finanzieri) e neri (erano a favore della restaurazione del potere nobiliare e vicini al papa). Dante ebbe una buona istruzione e condivise la sua esperienza giovanile con il suo amico Cavalcanti, anche se non possedevano né la stessa idea di fare poesia né la stessa idea di politica (Dante era un guelfo bianco). Dante nel 1300 ricevette un incarico politico importante ma a causa di ciò tra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘300 fu esiliato da Firenze con alcuni dei maggiori capi politici facinorosi, compreso Cavalcanti, per creare un clima più tranquillo nella città. Non rimetterà mai più piede a Firenze e da questo punto in poi cambierà totalmente la sua poetica che diventerà a carattere dottrinale e politico. L’Esperienza lirica Dantesca può essere organizzata in settori: 1. Gruppo di testi sotto forma di tenzoni: scambi poetici (soprattutto con Donati) che non riguardano la sfera amorosa, dai toni aggressivi e polemici che scaturiscono in accuse varie reciproche e personali; 2. La Vita Nova: un gruppo di testi selezionati che formeranno un libro che narra l’esperienza amorosa attraversata in epoca giovanile; 3. Rime petrose: dallo stile difficile e complesso lontano dal Dolce Stilnovo, prendono il nome dalla donna a cui sono dedicate: Petra. 4. Esperienza lirica post-esilio: dottrinale e politica; GUIDO IO VORREI CHE TU LAPO ED IO: Sonetto esperienza cortese o L’esperienza dantesca comincia sotto il segno della poesia cortese, a tema amoroso, riprendendo la tradizione trobadorica con un elenco di elementi piacevoli che augura a lui e ai suoi compagni e si ispira pure al mondo arturiano, quindi ad un’atmosfera fiabesca e a elementi fantastici; o Il sonetto è corale, per l’esperienza che vorrebbe disegnare ai destinatari: Guido Cavalcanti e Lapo Gianni. Sotto il segno della solidarietà amicale questi tre poeti si trovano insieme a condividere l’esperienza amorosa. o Un Dante giovane, in questa serena poesia d’amore cortese, ci illustra la sua capacità di interpretare l’amore cortese, senza nessuna crisi o proposta di soluzione all’amore; 40 o È scritto come un sonetto epistolare, infatti chiede agli amici di aiutarlo ad interpretare questa visione, l’unica risposta certificata è quella di Cavalcanti; CAPITOLO 6: usa la donna dello schermo o Si crea un equivoco in chiesa, molti pensano che Dante stia rivolgendo le sue attenzioni ad un’altra donna e il poeta lascia che l’equivoco rimanga tale e finge di dedicare alcune rime ad un altro oggetto d’amore al fine di preservare la reputazione di Beatrice. Così Beatrice toglierà il saluto al poeta. o La donna-schermo è un elemento della tradizione trobadorica; o La quale io non scriverò: non riporterò in questa raccolta (Dante seleziona solo una serie di testi per la Vita Nova); o Dice di aver scritto un epistole in cui elenca i nomi delle donne fiorentine più belle e colloca Beatrice al nono posto. CAPITOLO 12: apparizione di Amore o Dante dopo aver avuto il saluto di Beatrice rimane traumatizzato. Amore personificato gli appare e gli parla in latino spiegandogli come mai è successo e qual è lo scopo; o L’apparizione avviene alla nona ora del giorno: quindi l’evento eccezionale coincide con l’orario cronologico. CAPITOLO 23: visione che gli preannuncia morte di Beatrice o Una visione molto cupa preannuncia la morte di Beatrice al nono giorno di malattia di Dante; o D. era talmente debole da non potersi alzare dal letto. CAPITOLO 28: spiega il ruolo del numero 9 o Dopo la morte di Beatrice, Dante spiega a sé stesso e quindi ai lettori (che vengono accompagnati in questo processo di conoscenza) il significato del numero 9; o La comprensione del numero nove diventa un elemento che ridimensiona la comprensione della storia, dandole un nuovo significato; 41 o Il numero nove rappresenta la divinità, la trinità moltiplicata per sé stessa; quindi, Beatrice è così eccezionale perché in lei c’è una sorta di ombra del divino. CAPITOLO 29: lunga descrizione del momento della morte di Beatrice o Dante ricorre ad una lunga trattazione attraverso coincidenze matematico-astronomiche sul numero nove; o La morte della donna non fa terminare la poesia, come nella tradizione, ma la considera un’esperienza da attraversare, comprendere e superare; o Ricorre a tre calendari per spiegare la morte di Beatrice: è morta il nono giorno del mese (Arabia), il nono mese dell’anno (Siria) e nel 1290 (Cristiano: 90 anni dal tredicesimo secolo, il 9 si ripete 10 volte); Inoltre, Beatrice è nata quando i 9 cieli erano in congiunzione astrale perfetta. Beatrice è quindi il numero 9, un miracolo e figlia della trinità. CAPITOLO 39: visione di B. dopo la sua morte la nona ora del giorno o Dopo lo smarrimento di Dante, in cui cercava di sostituire B. con un’altra donna si riprende e gli riappare in visione la sua Donna. Donne ch’avete intelletto d’amore. Da questo punto in poi si attua un momento di svolta in cui Dante decide di parlare della Donna in sua assenza in modo che questa lode si possa avvicinare alla lode di Dio, questa canzone è il più autentico esempio dello stile del Dolce Stilnovo. Viene inaugurato quindi lo stile della loda, dove lui non ha più bisogno di vederla ma gli basta parlare di lei. In questo momento Dante non è in grado di sopportare la vista della donna e si presenta con una rinnovata serenità, senza averne chiari i motivi. Nella scena iniziale Dante è rappresentato mentre dialoga con le amiche di Beatrice che reputano inconcepibile la sua serenità dopo la perdita di ogni rapporto con Beatrice. PROSA: spiega il percorso faticoso attraverso il quale Dante riuscirà a creare una poesia nuova 42 Il lessico è quasi militare come una battaglia, in cui molte volte Dante venne sconfitto. Attraversando le vie della città viene richiamato dalle donne che solitamente accompagnano Beatrice. Non c’è la “gentilissima donna mia” insieme alle donne. Le donne sono curiose sul come sia possibile che Dante non possa stare nella stessa stanza con Beatrice. Dante risponde ad una domanda importante. Il fine dell’amore era inizialmente il saluto volto alla mia felicità. Visto che Beatrice gli aveva tolto il saluto ha posto la beatitudine in qualcosa che non potrà essere tolto. Le donne non convinte non capiscono fino in fondo e si chiedono dove sia la sua beatitudine. Dante risponde loro che la sua beautitudine è riposta nel parlare di lei, non più a lei. La sua poesia è riposta nella lode alla donna, senza che essa sia presente. Le donne gli recriminano il fatto di non aver mai fatto poesia di lode, mettendo a nudo una situazione di difficoltà di Dante. Egli è stato bloccato dal timore di essersi dato un obiettivo troppo difficile ma quando meno se lo aspetti dal cielo gli scenda l’incipit della canzone: Donne ch’avete intelletto d’amore. Si rivolge, nella canzone, a tutte le donne gentili, in grado di capirne il linguaggio, e non a tutte. Quindi in questa parte in prosa Dante loda la donna in assenza della visione della donna stessa e la poesia diviene quasi una preghiera, la poesia diventa essa stessa fonte di beatitudine, come quando un prete loda il proprio Dio. La nuova poetica dichiarata è quindi la rappresentazione della maturazione del poeta, della sua poesia e della sua conoscenza del fenomeno amoroso, questo è il primo snodo narrativo della Vita Nova. Il secondo snodo narrativo arriva verso la conclusione della sua opera dove Dante raggiunge una più alta comprensione dell’amore e dichiara ai lettori che continuerà a studiare per creare una nuova forma di poesia che possa trattare di questo amore più elevato, visto che ora non ne è in grado. Dante nella prosa descrive il percorso creativo che lo porta a scrivere questa poesia; Si trovava vicino ad un fiume e stava riflettendo mentre camminava. Il poeta non si rivolgerà più alla a Beatrice ma al corteo di donne che la circondano. Il primo verso gli esce quasi per intuizione e significa “Donne che avete l’intelligenza per capire l’amore”. 45 5^Stanza: spiega ai lettori il motivo del perché questa canzone è stata composta. o Il poeta invia la canzone come una lettera e la indirizza a tutte le donne e gli uomini cortesi; o Si auspica che la canzone possa arrivare ad amore stesso che è assieme a Beatrice. Beatrice figura di Cristo: Nella Vita Nova Dante vede in Beatrice una figura sacra, la donna amata dall’io lirico diventa oggetto dell’amore universale. Sempre in quest’opera c’è il confronto tra la donna cavalcantiana e quella di Dante. In questo capitolo si ha una stagnazione della storia, dove la storia si blocca e si arricchisce di digressioni legate al tema della visione. Inoltre, la prosa e il sonetto divergono, infatti il sonetto corrisponde solo parzialmente alla sua riflessione nella prosa. o la vana immaginazione è una previsione della morte di Beatrice: infatti ha un tremolio nel cuore come se fosse stato dinnanzi a lei; o Amore appare a Dante e lo benedice; 46 o Arriva al cospetto di Dante una donna famosa per la bellezza, donna del suo amico, il suo nome era Giovanna e il suo nome poetico era Primavera in virtù della sua eccezionale bellezza. Dopo di lei, venne incontro al poeta Beatrice; o Tutto ciò che Dante ci racconta è frutto, non del sogno, ma del racconto di Amore. Primavera è un nome che indica “prima verrà”. Chi arriva prima, tra le due donne, ha la funzione di annunciare chi arriverà dopo. La nascita del nome della donna di Cavalcanti è analizzata, più attentamente; infatti, il suo nome fa riferimento a Giovanni Battista che ha annunciato la venuta di Cristo (Beatrice). Così come Giovanna si chiama Primavera, Beatrice si chiamerà amore; dunque, Dio quindi la perfezione perché lei ci assomiglia e Dante viene rappresentato come un fedele di Beatrice (uomo di Dio). o Quindi c’è un trasferimento su piano religioso della poesia amorosa (B. come figura di Cristo); o Il rapporto tra Dante e Cavalcanti di natura poetica è un rapporto gerarchico, il primo poeta si pone davanti al secondo perché Dante si considera poeticamente superiore, perché celebra la donna più importante e superiore. Diventa quasi aggressivo e accusatorio con Cavalcanti. o Parafrasi: Io ho sentito risvegliarsi dentro al mio cuore uno spirito d’amore che dormiva: e poi ho visto arrivare da lontano Amore, sereno a tal punto che a malapena lo riconoscevo. Dicendo “Adesso si che devi farmi onore”, ed ogni sua parola era piena di gioia. Dopo poco tempo che il mio signore Amore stava con me, mentre guardavo nella direzione della sua venuta, vidi venire verso il luogo in cui mi trovavo madonna Manna e madonna Bice, una cosa meravigliosa dietro l’altra; e, stando a quanto la memoria mi riferisce, Amore mi disse “Quella è Primavera, e l’altra si chiama Amore, a tal punto mi assomiglia” o Le due donne sono equamente meravigliosa, mentre nella prosa aveva detto di differenziarle anche in chiave gerarchica. o In questo sonetto non sono presenti elementi cristianologici, sembra quasi laico rispetto alla prosa. Conclusione dell’opera: Si parla del senso che Beatrice e l’amore hanno per l’universalità. La storia finisce proprio perché l’io lirico non ha un linguaggio abbastanza profondo per poter poetare. Dante, dopo la morte di Beatrice, sembra tentato da un'altra donna gentile, ma dopo questa sua fase di smarrimento una nuova visione di Beatrice lo riporta sulla retta via. 47 Dopo che si è ripreso dal pensiero di un’altra donna osserva i Pellegrini che in moto per visitare la sacra sindone passano per la città di Firenze ignari di quanto è appena successo. Tutta la città è in lutto e Dante dice che se i pellegrini avessero più tempo si fermerebbero ad ascoltare le sue parole, le quali farebbero piangere chiunque. Instaura quindi un monologo interiore come se parlasse ai pellegrini. o Parafrasi: Vi prego pellegrini, che procedete pensierosi forse a causa di qualcosa lontana, venite forse voi da popolazioni così remote, come appare a guardarvi, da non piangere mentre attraversate la città in lutto, come persone che sembrano non conoscere affatto la sua afflizione? Se vi fermate per desiderio di ascoltare la causa del dolore, certo il cuore sospirando mi dice che ve ne andreste in lacrime. La città ha perduto colei che portava beatitudine e le parole che si possono dire sul suo conto hanno il potere di far piangere le persone. o I pellegrini sono così stranieri che non piangono al passaggio della città dolente, che invece è diffuso in tutta la città per la morte di Beatrice. Se si fermassero per sentire il dolore accaduto ne uscirebbero lacrimosi; 50 Le rime petrose vengono composte nella seconda metà del 1290 in parallelo alla Vita Nova, nonostante esse rappresentino un grande distacco dal secondo componimento, Dante infatti aveva una forte propensione alla sperimentazione dimostrando così la sua maestria nella poetica. Prendono il nome dalla donna a cui sono dedicate: Petra, è un nome che incarna la personalità di questa donna, ostile, violenta nei confronti dell’innamorato e dell’esperienza amorosa. Ne fanno parte 3 canzoni e 1 sestina. La sestina è un’invenzione metrica di un poeta provenzale formata da 6 stanze di 6 versi, una forma metrica difficile che esprime il virtuosismo del poeta, non essendoci delle rime ma parole che ricorrono all’inizio di ogni stanza in modo circolare. L’ossessione di Dante per le parole in questi componimenti riprende la passione ossessiva che ha per Petra. Lo stile della poesia è aspro e duro e complesso con suoni cupi e forti (come la presenza consonantica), c’è una forte presenza dello stile comico (legato alla vita quotidiana, quindi si tratta di poesia bassa). Le immagini che vengono revocate sono completamente diverse dallo stile del Dolce Stil Novo e sono violente, aggressive, esasperano il rapporto amoroso. Le immagini sono quasi sadiche e masochistiche perché è la passione ossessiva ad essere al limite. È una specie di sceneggiatura del mondo sentimentale che si svolge nella mente del poeta, per questo le espressioni sono legate ad un ipotetico desiderio (se potessi, se io fossi…). Diversa dallo stile del Dolce stilnovo è anche l’ambientazione che è in invernale, disadorna e priva di vita. Così nel mio parlar voglio esser aspro: racconta lo stato d’animo, come un soliloquio 1^ STANZA: argomento della canzone e quale sarà l’atteggiamento della donna. o L’atteggiamento ostile e insensibile della donna nei suoi confronti fa scaturire una poesia aspra; o Insiste sulle consonanti “t” e “r”, dando così un tono cupo al componimento; o La donna come un guerriero è in grado di difendersi e sfuggire da Amore. In questa guerra tra due combattenti non c’è spazio per mediazioni. Per un uomo non c’è possibilità di difendersi e di salvezza, essendo lui corazza. 2^ STANZA: riprende tematicamente il discorso della prima stanza (incapacità di difendersi). 51 o La donna domina la mente del poeta come un fiore domina la cima delle fronde; o La donna è sorda al dolore del poeta; o Alla donna si riconosce una violenza inedita che il poeta non ricambia o Incapacità della parola poetica di esprimere ciò che prova; o Perché non palchi questa aggressività nei miei confronti? 3^ STANZA: visione ancora più estrema dell’amore. o Qua c’è la costruzione di una scena di grande aggressività, quasi militare; o Più accelera il battito del mio cuore, più io la penso e spero che nessuno possa vedermi quando la penso. Il cuore non trema per paura della morte più di quanto non tremi per il progressivo alimentarsi che amore fa nei confronti del cuore stesso; o Amore consuma e divora il cuore dell’innamorato; Non è più un amore che soggioga l’innamorato, ma un amore che schiaccia il poeta, senza compromessi, diventa un tiranno. Proprio come Didone, che caduto vittima di amore a cui resisteva, si uccide con la sua spada (Ovidio). o Amore che l’ha schiacciato a cui lui chiede pietà, ma lui lo nega. 52 4^ STANZA: ripresa dell’immagine. o Immagine fisica di violenza; o Amore sembra quasi alzare la mano e sfida la mia debole vita. Egli sta sdraiato, incapace di agire, non riesce a liberarsi da questa prigione. È come se perdesse la vita, impallidisce perché dopo questa violenza tirannica perde la sua sostanza vitale; o Se lo colpisce un’altra volta sarà morto. 5^ STANZA: aggressività io lirico contro la donna. o Nella seconda parte della canzone l’io lirico cerca di rispondere al sentimento aggressivo della donna/amore con uguale aggressività; o L’io lirico diventa aggressivo con la donna tanto quanto aggressivo è il suo sentimento amoroso; o Amore lo colpisce ancora e lui spera che amore possa colpire anche il cuore di lei. 55 Il termine Commedia permette a Dante di poter usare il volgare ma serve anche perché così si può spaziare in una varietà di stili. Usa due tipi di linguaggio molto diversi: passando dall’inferno al paradiso si passa infatti a una sintassi, un lessico e una morfologia molto diversi fra loro e cioè dallo stile aspro, basso, licenzioso dell’inferno, a un linguaggio “intermedio” che ricorda la poesia stilnovista nel purgatorio, fino al linguaggio aulico, teologico e filosofico del paradiso. 13) GIOVANNI BOCCACCIO. Le opere giovanili scritte in volgare sono ispirate al codice cortese e hanno una posizione filogina che valorizza la figura e il ruolo delle donne, contrasto con le opere senili redatte in latino e non prive di accenni misogini anche violenti-es corbaccio e rivolte alla ristretta cerchia dei dotti. Il passaggio da una fase all’altra è determinato dall’incontro con Petrarca nel 1350 e l’’assunzione dei voti con l’ingresso nello stato clericale databile nel 1360. Nel secondo periodo della sua attività scrive l’opera Le Donne Famose, dove le donne sono protagoniste esclusive trascrive il Decameron che alle donne è dedicato. Boccaccio ha superato la contrapposizione tra cultura alta-in latino e bassa-in volgare inserendosi nella scia dantesca e riscattando le tradizioni e i temi popolari-folklorici fin da allora considerati privi di dignità artistica. Le opere degni anni 40 mostrano un avvicinamento alla cultura fiorentina. Realizza ripetuti viaggi su incarico del comune fiorentino che rafforzano la sua identità culturale e confermano il suo culto per Dante, devozione visibile nei buccolicum carmen, corrispondenza poetica in esametri latini con checco di meletto rossi, un grammatico, esemplata sulle egloghe (componimento poetico ispirato alle visioni) dantesche. Reinterpreta l’antico modello delle bucoliche di Virgilio in chiave politica, innovazione che avrebbe segnato tutta la scrittura bucolica successiva. Dopo la peste del 1348, inizia il suo capolavoro, il Decameron, che concluderà nel 1351: l'opera, una raccolta di cento novelle raccontate da dieci giovani narratori in dieci giorni, non è solo il testo più celebre dello scrittore fiorentino, ma una vera e propria sintesi di tutto il mondo comunale e mercantile del tempo, e uno dei libri più importanti per l'intera narrativa occidentale. Dopo questa magistrale prova, Boccaccio modifica, almeno in parte, i propri interessi di scrittura: successivo al Decameron, oltre ad opere di carattere erudito, è infatti il Corbaccio (1354-1356), un’aspra invettiva contro il genere femminile, che muta profondamente l’atteggiamento dell'autore rispetto alla tematica amorosa. Mentre comincia a ideare il Decameron, incontra Petrarca, dando inizio a un sodalizio tra i due intenso. Il legame induce Giovanni a seguire Francesco sulla via della riscoperta degli autori latini. L’amicizia non è priva di incomprensioni, soprattutto per quanto riguarda Dante, venerato da Boccaccio ma non da Petrarca. Elegia di madonna fiammetta: È il primo romanzo in prosa della tradizione occidentale in cui una donna narra la propria storia in prima persona. Si tratta di un romanzo psicologico, strutturato come un lungo monologo-confessione: assume infatti la forma di una lunga lettera di una fanciulla napoletana. È composta da un prologo e nove capitoli, l'ultimo dei quali funge da congedo. Fiammetta, napoletana, esprime il suo dolore per essere stata tradita e abbandonata da Panfilo tornato a Firenze. Grazie alla controfigura di fiammetta, boccaccio ripercorre il repertorio amoroso di matrice ovidiana e provenzale accentuando la dimensione malinconica. 56 Il Decameron: Giovanni Boccaccio comincia la stesura del suo capolavoro, il Decameron, a pochissima distanza dalla grave epidemia di peste che devastò l’Europa nel Trecento, intorno al 1349 quindi, e continuare il lavoro di scrittura e revisione fino al 1353. In riferimento alla struttura narrativa del Decameron si parla di una “cornice” entro cui vengono ad inserirsi le novelle. In cosa consiste allora? La cornice è la situazione di base e di partenza del racconto, è la situazione narrativa entro la quale si decide di raccontare novelle che figurano come una seconda situazione narrativa, un secondo grado della narrazione. La cornice viene presentata subito all’inizio dell’opera: un gruppo di giovani, sette ragazze (Pampinea, Fiammetta, Filomena, Lauretta, Neifile ed Elissa) e tre ragazzi (Panfilo, Filostrato e Dioneo) si incontrano a Firenze, nella chiesa di Santa Maria Novella, mentre la città è devastata dalla terribile peste del ’48. Per sfuggire alla malattia e per dimenticare la sofferenza e la desolazione che regna a Firenze, i dieci ragazzi decidono di abbandonare la città e di trasferirsi, un mercoledì mattina, in campagna, in una villa circondata dalla natura, luoghi ameni, e da una pace incontrastata. Per tenere lontano ogni cattivo pensiero e ogni cattiva notizia che potrebbe giungere dall’esterno, i giovani decidono che, a turno, racconteranno ognuno una novella per intrattenersi e riflettere sul significato di ogni storia. A decidere il tema a cui ogni novella dovrà rispondere sarà il re o la regina della giornata: ogni giorno verrà eletto un giovane del gruppo che arbitrerà i racconti. La novella è divisa in tre cerchi, il più esterno, autore e lettrici, il mediano, la vita dei ragazzi e il più interno, l’azione delle novelle. Ogni volta che leggiamo una novella dobbiamo ricordarci che è una performance realizzata all’interno del cerchio 2, nonché un momento della comunicazione che avviene nel cerchio 1 tra l’Autore e le Lettrici. Ci sono tre livelli principali: o Primo cerchio si divide in Proemio, Introduzione alla quarta giornata e Conclusione. Nel primo viene spiegata la presenza di un Autore rivolge le storie alle Lettrici, destinatarie dell’opera (donne innamorate, dagli animi delicati che dimorano nelle loro camere con finalità di fornire un conforto, cura della malinconia); nel secondo va a difendersi contro le accuse che gli sono state mosse dopo la pubblicazione dei primi tre capitoli (usciti prima della pubblicazione dell’opera integra); e nell’ultimo si spiega che la letteratura non risponde a criteri morali (I giovani dialogando tra di loro attraverso le novelle intrattenendosi con cose utili e oneste, le lettrici sono responsabili dell’interpretazione che dipende dal loro orizzonte culturale e morale). o Secondo cerchio: Si trova la novella portante, in cui i narratori raccontano a turno una novella rivolgendosi ai compagni di brigata. Dieci giovani decidono di condurre una vita piacevole affidando ogni giorno a uno di organizzare le attività in comune cioè la scelta del tema. Il novellare si caratterizza come attività regolata e come attività non conflittuale, ma anzi il gruppo è in armonia, per esempio: la decisione di concedere a Dioneo il privilegio di non seguire il tema prescelto conferma questo equilibrio, giacché l’eccezione è il risultato di una scelta condivisa che garantisce a varietà ed evita il rischio della monotonia. o Terzo cerchio: le cento novelle vere e proprie. (La novella è quindi divisa in tre cerchi: Tutta l’opera è caratterizzata dal ricorso a quattro particolari tematiche che è necessario avere ben chiare: o Le donne: Boccaccio compone il suo capolavoro pensando alle donne, ai loro tormenti amorosi e al fatto che, a differenza degli uomini, queste non hanno modo di distrarsi dalle pene sentimentali se non ricorrendo al piacere del racconto. Oltre a essere delle dedicatarie d’eccezione, le donne sono nel Decameron un personaggio costante. 57 Troviamo donne sensualissime che suscitano desiderio erotico, personaggi invece più timidi e materni e addirittura figure fiabesche e magiche. Attraverso tutte queste sfaccettature è possibile rappresentare ogni possibile angolazione delle femminilità. o Alla donna si accompagna il tema dell’amore e del desiderio amoroso. Anche qui Boccaccio mostra una grande versatilità perché l’amore non è rappresentato in una sola accezione ma lo troviamo a volte comico, altre struggente e passionale, altre ancora casto o idealizzato. o L’avventura è un altro importante tassello in questo gigantesco quadro: la stragrande maggioranza delle novelle si dispiega attraverso la narrazione di viaggi avventurosi che recuperano materiale e ambientazioni dal romanzo francese o dalla fiaba. Non vengono visitati solo mondi terreni ma anche territori magici che mettono l’uomo in rapporto con forze benigne o maligne dando l’opportunità all’autore di riflettere sulla volubilità dell’animo umano e dei vizi. o Tematica religiosa: religione e clero sono elementi centrali intorno a cui ruota tutta la vita del comune uomo trecentesco e medievale in generale. Nonostante questo, e in linea con un certo gusto canzonatorio e polemico, Boccaccio non si lascia scappare l’occasione di criticare, attraverso i personaggi ignobili delle sue novelle, gli atteggiamenti più ipocriti di tanti uomini di chiesa. Le opere in latino: Negli anni del Decameron risale il precisarsi di un nuovo progetto letterario, segnato dall’influenza di Petrarca e caratterizzato dall’impiego della lingua latina e dall’interesse erudito. Le opere che rientrano in questa esperienza mirano al recupero dei modelli antichi e ambiscono a una grande sintesi, capace di collegare il mondo classico e la tradizione biblica alle esigenze del presente. A questo scopo, Boccaccio si impegna su due fronti di scrittura: le opere erudite, le raccolte narrative d’impianto storico. Il Corbaccio: Operetta allegorica del 1366, narrata in prima persona da un protagonista disperato per l’amore non corrisposto di una vedova. Invocata la morte, riceve l’apparizione del defunto marito della donna mandato da Dio per salvarlo dal labirinto d’amore in cui è caduto. Rassegna dei mali causati dalle donne ambientato in una misera valle, scenario infernale che mostra il vero aspetto della corte d’amore. Il protagonista è rimproverato perché è disdicevole dedicarsi all’amore alla sua età soprattutto quando si è passata una vita negli studi. Forte è l’invettiva all’amore che risponde a precisi modelli medievali. 14) GUIDO CAVALCANTI. Cavalcanti a cui è indirizzata la Vita Nova, si pone come un fratello maggiore per Dante, esistono molti manoscritti o testi che verificano il dialogo amichevole fra i due. Nato e cresciuto nella Firenze dantesca, da una famiglia importante diventerà molto attivo in politica ricoprendo anche cariche elevate, era solito a partecipare a rappresaglie piuttosto violente (infatti in quegli anni Firenze era attraversata da lotte politiche aggressive). Si sposerà con la figlia di una famiglia dell’élite aristocratica fiorentina e nel 1300 verrà esiliato per calmare gli animi del popolo fiorentino, richiamato in patria si ammalerà e morirà. Nella fase giovanile Cavalcanti e Dante sono molto vicini sul piano stilistico, in particolare per le modalità di rappresentazione di alcuni motivi ricorrenti: l’effetto che la donna produce sugli uomini, la dichiarazione dell’impossibilità di esprimere compiutamente la lode dell’amata, la spiegazione delle emozioni e passioni. La rottura che si può percepire tra i due avverrà per motivi filosofici e ideologici. 60 o Il tono del sonetto è ironico; o Utilizza un procedimento sillogistico (parte dalla premessa per arrivare ad una logica del pensiero), per dimostrare anche la sua superiorità; o Parafrasi: nel modo di parlare, che scivola nell’errore (barbarismo) legato all’ignoranza e questa è la ragione che ti spinge a parlare in questo modo, e come potresti fare un sofismo per farne rime, per te non è mai stata scritta una vera figura, e più parli più rendi oscuro il tuo linguaggio. Fai attenzione che ho sentito che stai componendo dei volumi per insegnare l’amore, ma che non si basano su delle conoscenze scientifiche, non hai conoscenze su questa materia. Fai in modo che nessuna derida quello che scriverai. o Lo accusa di fare una poesia elementare inutile, creando dei sillogismi falsi o banali, Lo mette in guardia sugli insegnamenti d’amore che andrà a produrre perché sa che non avrà conoscenze scientifiche e filosofiche per proclamarsi maestro d’amore. RAPPORTO TRA CAVALCANTI E DANTE: Questa lirica è una risposta al sonetto di Dante “Guido, i ‘vorrei che tu, Lapo ed io”. La risposta cortese e giocosa di Cavalcanti è un rifiuto dell’evasione piacevole e fantasiosa, per il poeta infatti amore è dolore e sofferenza, non ha una visione positiva dell’amore come Dante. 61 o Parafrasi: Se io fossi ancora (la condizione di Cavalcanti è diversa da quella di prima) degno di stare insieme a coloro che stanno alla corte d’amore di cui ho solo un ricordo vago di quell’esperienza positiva e se fosse un altro l’atteggiamento che la donna pone, accetterei volentieri il tuo invito, Dante. E tu che fai ancora parte dell’amoroso regno, che hai la speranza ancora di una condizione felice, guarda se la mia vita ha la pesantezza che ancora l’uomo ad una sofferenza perché amore lo ha fatto bersaglio. Tira l’arco così felicemente che la sua persona sembra che possa dare gioia a suo piacimento, ma adesso lo spirito ferito perdona amore, nonostante sia ferito e gli tolga le facoltà vitali. o Il “se io” della prima quartina si antepone al “e tu” della seconda quartina. Cavalcanti è situato nell’amore negativo, mentre Dante nell’amore positivo; o “pesanza”: angoscia dell’esperienza amorosa si contrappone al veliero di Dante che è libero e leggero; o Per Cavalcanti l’amore è un continuo sprofondare in una situazione definitiva che fa perdere le proprie facoltà (la ragione viene dominata dai sensi), dove la donna distrugge l’uomo. 62 In questo sonetto si nota come la tensione tra i due poeti è più aspra e netta. Cavalcanti rimprovera Dante e prende le distanze perché vede un cambiamento che secondo i suoi occhi lo fa diventare rozzo, cerca di convincerlo a cambiare e ritornare in sé. Le ipotesi dell’allontanamento dei due poeti sono molteplici: 1. il cambiamento della donna gentile: nella Vita Nova, infatti, Dante si lega per un breve periodo ad un'altra donna; 2. tenzone con Forese Donati: in cui Dante argomenta con, secondo cavalcanti, argomenti rozzi e personali; 3. dissidio di natura politica: per calmare il clima a Firenze, Dante (con una carica politica importante) caccia Cavalcanti. o Parafrasi: Io (Amore) vengo da te durante il giorno molte volte, e ti trovo a pensare troppo vilmente e mi rammarico che la tua mente nobile e capisco che ti si sono state rubate le qualità intellettuali. Eri solito riservarti in uno spazio privato e di me parlavi in modo così sincero che io avevo raccolto tutte le tue parole (Amore personificato raccoglie gli insegnamenti di Dante). Adesso non oso nemmeno dare segno che la tua poesia mi piaccia, ne appaio a te in modo tale che tu possa vedermi, se leggerai questo sonetto tante volte, potrai uscire da questa condizione, indegna per un poeta. o “vile” opposto a cortese: sono accuse pesanti, un’offesa allo spirito; o Dopo questo sonetto di rottura Dante non parlerà più di Cavalcanti. Solo in un canto dell’Inferno (parla con il padre di Cavalcanti). Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira: Il topic del sonetto è legato alla tradizione della poesia cortese: la visione della donna e gli effetti che provoca (ispirandosi a Guinizzelli), ma Cavalcanti si discosta per stile e tono più intenso ed estremizzato, come per esempio l’alienazione derivata dallo shock emotivo e fisico della visione della donna. Un elemento che si può osservare nel sonetto sono le frequenti allusioni al linguaggio sacro, biblico: per rappresentare la potenza della visione della donna. Ma Cavalcanti non fa lo stesso uso delle figure sacre come faceva Dante (elevava Beatrice), gli serve solo per dare un’aura di eccezionalità all’evento che sta vivendo. o Nel primo verso riecheggia un passo del Cantico dei Cantici e del libro di Isaia e da Dante riprende gli effetti che la donna produce quando appare; o L’Amore sembra essere identico alla donna; 65 o Riassunto: Amore si compatisce e si dispiace per lui che deve provare queste sofferenze a causa della donna crudele che non prova compassione. o La passione porta alla morte interiore (nessuna speranza) e all’annullamento di sé: uomo diventa un automa; Donna me prega: È una delle canzoni più complesse della letteratura italiana in particolare per due motivi: eccezionalità dello stile metrico e delle capacità di scrittura e filosofiche dell’autore e per la complessa presentazione di cos’è l’amore, dove nasce, chi lo crea e altri quesiti a cui da risposta. Con questa canzone propone una forma metrica che possa dimostrare la sua maestria poetica ai lettori; infatti, le varie stanze sono in endecasillabi da 10/14 versi e presentano rime al mezzo. È una canzone che si svolge come un trattato medico e che viene sviluppata su più piani: l’io spiega solo la natura dell’espressione amorosa. La canzone si rifà all’aristotelismo radicale (anche per quanto riguarda il lessico, che è strettamente filosofico), in particolare al pensiero di Averroè, il quale dice che il pensiero è frutto dell’unione tra l’esperienza sensibile dell’uomo e l’intelletto possibile. Questa è una delle prime canzoni ad essere quasi subito accompagnata da commenti per facilitarne la comprensione. La canzone si apre come sorta di risposta alla richiesta che gli viene fatta da una donna (la donna lo prega e lui risponde). Il rapporto tra Dante e Cavalcanti subisce un forte distacco con questa canzone; infatti, si nota che il primo alla fine della Vita Nova descrive un’elevazione dell’io, talmente importante che non riesce nemmeno a descriverla. Il secondo dice che l’amore è una zavorra che ci incastra nella parte sensibile della nostra anima e che impedisce qualsiasi processo conoscitivo superiore. STANZA 1: spiega di che cosa tratta e qual è il suo interlocutore ideale. 66 o Parafrasi: Una donna mi invita a dire, e quindi parlo di un accidente, che spesso è crudele e così violento da chiamarsi amore: chi lo nega lo possa sperimentare nella sua vera natura! Ed ora esigo che chi mi ascolta sia esperto, poiché non mi attendo che, chi è di animo vile, possa comprendere un tale argomento: perché, senza una dimostrazione guidata dalle tesi della filosofia naturale, non riesco a provare dove l'amore risiede e chi lo fa agire, se la sua sia virtù e quale sia il suo potere, la sua essenza, ogni effetto da lui prodotto, ogni modificazione, l'attrazione che lo fa definire amore, [e infine] se lo si può raffigurare visibilmente. o Tema: amore accidentale; o Destinatario: Lettore esperto, con una grande cultura, perché utilizzerà un lessico filosofico /scientifico; o Scopo: vuole insegnare in modo definitivo cos’è l’amore; o Inizia con gli 8 quesiti proposti da Orlandi circa la natura di amore, Cavalcanti sembra che riprenda queste domande per porre una risposta. Le 8 domande sono: dove dimora amore, chi lo crea, a quale facoltà dell’anima si riferisce amore, qual è il potere di amore, quale essenza di amore, quali alterazioni provoca nell’uomo, in che cosa consista il piacere e se si può renderlo visibile. o La Vita Nova è completamente opposta a questa canzone, c’è un grande distacco. STANZA 2: Dove sta amore, all’interno dell’anima sensitiva. o Parafrasi: L'amore si insedia in quella parte dell'anima dove risiede la memoria e si fissa stabilmente, dopo aver assunto forma da un'oscurità che procede dall'influsso di Marte, così come 67 il corpo trasparente si trasforma da potenza ad atto, diventando luminoso quando è attraversato dalla luce; l'amore è creato [deve la sua esistenza ad un fattore esterno] e, colto dai sensi, assume un nome preciso, è disposizione naturale dell'anima e desiderio del cuore. Esso muove dalla visione di una figura, che si percepisce nell'intelletto possibile così come nel soggetto pronto ad accoglierla, ed in esso assume stabile dimora. Nell'intelletto possibile l'amore non può nulla, poiché esso è indipendente dai quattro elementi essenziali: risplende in lui l'eterna intellezione, non accoglie il piacere ma contempla, tanto da non produrre elementi di confronto; o Un corpo diafano è un corpo trasparente che non produce luce ma la trasmette, come l’aria. Amore è un corpo diafano ma prende luce da una oscurità che gli viene da Marte. L’esperienza amorosa quindi si genera da Marte (divinità sotterranea) legata alla dimensione dell’ira e della passione amorosa irrazionale, e poiché amore è un corpo diafano e generato da Marte è un corpo oscuro che impedisce il passaggio all’intelletto. Quindi, non essendoci questo passaggio, il pensiero non si genera, pertanto l’uomo rimane nella sua dimensione animalesca e non si eleva. o Il secondo quesito viene posto sempre in questa stanza: che cosa crea Amore? Amore nasce dall’esperienza sensoriale (attraverso la vista), questa visione non è in grado di diventare esperienza interiore (non in grado di penare all’amore) a causa della sua natura oscura; o L’amore non è una virtù che possa raggiungere la perfezione perché non viene dall’anima razionale ma dall’anima sensitiva, che sente dunque. Da questo consegue una fallimentare capacità dell’uomo di pensare la sua esistenza (e l’uomo non si innalza). STANZA 3: risponde a terzo e quarto quesito. o Parafrasi: L'amore non è virtù ma proviene da quella capacità che è perfezione (tale è considerata) e non perfezione razionale ma sensitiva; l'amore sottrae il giudizio al sano ragionare, poiché il desiderio prende il posto della razionalità: fa cattivo uso del discernimento chi si lega alla passione. Dal potere di amore deriva spesso morte, se talora la virtù vitale venga ostacolata; e non perché l'amore si opponga a leggi naturali, ma [per il fatto che] quanto più ci si allontani dalla perfetta felicità, non si può dire che si viva veramente, poiché non si ha fermo autocontrollo. Lo stesso avviene quando qualcuno dimentica l'amore. o Il terzo quesito: Quale sia la facoltà dell’anima di partecipare all’amore? L’anima sensitiva è l’unica capace di capire l’amore ma essendo essa stessa solo esperienza sensoriale, porta l’uomo verso la via sbagliata perché non è frutto del pensiero; o L’anima sensitiva cade in errore ritenendo giusta questa esperienza; o Il quarto quesito: l’amore porta alla morte dato che la razionalità è sottomessa? L’uomo è morto nel momento in cui non è più in grado di pensare, è come un animale che bada solo ai vizi terreni e carnali. 70 o Chiude la canzone dicendo al pubblico che questo testo si rivolge a chi sa capire cosa sta leggendo, chi sa di filosofia e che vuole conoscere fino in fondo l’amore. 15) LA POESIA COMICA. Cosa si intende per comico nel medioevo? Significa legato al quotidiano rispetto a dei soggetti alti, non legato solo a ciò che fa ridere. Uno degli elementi tipici della comicità è la caratterizzazione del linguaggio, legato ad una deformazione dialettale e gergale del linguaggio stesso. Infatti, questa poesia non ha un registro aulico. I contenuti della poesia comica sono temi comuni relativi alla parodia, alla satira ed al trattato licenzioso votato alla comicità. La lingua ancora la poesia comica ai luoghi dove vengono prodotti attraverso il dialetto, la comicità quindi è tale se viene contestualizzata. Essa sfiorisce quando si allontana dal luogo da cui è prodotta. L’unico autore tramandatoci come archetipo della poesia comica è Cecco Angiolieri. 16) CECCO ANGOLIERI. È senese e nasce attorno al 1260 non da nobili origini. La sua immagine è legata ad alcune diserzioni sul campo di battaglia. Alla sua morte i figli rifiutano l’eredità del padre, perché composta solo da debiti. È un poeta in contrasto con tutto il resto dei letterati. Produce una poesia di matrice comica, la quale nasce alla fine del Trecento in rapporto contrastivo con quella alta. Angiolieri tratta la tematica amorosa tutta in chiave comica, narrando vicende in cui è lui il protagonista in prima persona, un Io non esemplare e che esibisce i propri tratti negativi giocando a rovesciare l’esperienza della poesia cortese. Anche il nome della sua donna rimanda alla sfera comica, Becchina, nome popolare e degradato. Lei diventa il centro dei sotterfugi che il poeta mette in atto per cercare di conquistarla a cui lei risponde in modo aggressivo e diretto. Angiolieri tratta un registro stilistico e retorico basso (lingua poco curata e poco elegante), con elementi ricorsivi che non annoiano però il lettore, costruendo un racconto mai prevedibile e quindi comico. I temi riconoscibili nella sua poesia sono tre: amore per Becchina mai ricambiato, una mancanza cronica di denaro e un odio (ricambiato) nei confronti del padre, il quale non gli dà denaro e lo condanna ad una vita di fatiche. L’aspetto dialogico è incalzante per tutto il sonetto con botta e risposta tra Io e alcuni personaggi. Cecco Angiolieri costruisce a sua poesia in relazione all’esistenza della poesia cortese. La sua poesia ha senso dal momento che il lettore conosca la poesia cortese. Anche prendendo in giro la poesia lirica, non rinuncerà mai all’espressione della passione. 71 Accori accorri accorri, uom, a la strada: accusa alla donna o Il dialogo avviene tra l’io lirico e un uomo per strada che non capisce questa altezza e lo prende in giro. Il linguaggio è basso, appunto per indurre il riso. Il poeta sta usando un repertorio tradizionale d’amore e l’uomo gli risponde parlando con concretezza (la donna lo deruba e il poeta è felice, quando in realtà dovrebbe fare lo stesso con lei); o Accusa la donna di avergli rubato il cuore che se nella tradizione cortese questo era un evento nobilitante, per lui è un vero e proprio furto a cui il poeta risponde però in modo innamorato (“perché non l’hai colpita con la spada? Sei impazzito? piuttosto mi colpirei io”); o Il dialogo viene spostato tra l’io lirico e la donna: La donna lo prende in giro fingendosi dispiaciuta per la dipartita dell’io lirico. Anche la donna come il passante lo liquida velocemente; o L’amore come morte è tradotto in maniera banale che ridicolizza il topos cortese. “Becchin’amor!” “Che vuo’, falso tradito?”: l’io finge di essere innamorato 72 o Il gioco è costante tra io lirico che finge di essere innamorato e la donna che sa che si tratta di una finzione e lo sbeffeggia colpo dopo colpo. Becchina smonta le pretese finte e disoneste che l’Io lirico propone. o La donna ritiene il poeta inaffidabile; o Non è un’invettiva contro la donna, come quella di Guittone, ma l’io continua ad indossare la sua maschera dell’innamorato, la donna sapendolo se ne prende gioco. I ‘sono innamorato, ma non tanto: o Vuole estraniarsi dal resto della tradizione cortese dicendo che non si vuole comportare come il resto dei poeti, che amano in modo eccessivo fino a perdere la loro razionalità. Nessuna donna deve aspettarsi che lui possa amarle in modo assoluto e con estrema devozione; o L’amore rende l’uomo sciocco solo se lo si vive in modo eccessivo: rovesciamento della lirica alta. Da Giuda in fuor, neuno sciagurato: visione misogina della donna, come demonio tentatore 75 Uno degli elementi caratterizzanti è il ritorno alla cultura classica e all’imitazione dei modelli antichi. Il medioevo veniva considerato un periodo buio, dove i vari poeti erano barbari e non acculturati, mentre gli umanisti possedevano la vera cultura. Si vuole andare ad imitare i modelli classici come Cicerone e per fare questo è di fondamentale importanza lo strumento della filologia, che va a ricostruire i testi nella loro forma originale, in maniera scientifica e non intermediata da testi esterni a quello originale. L’imitazione è importante, perché si crea conoscenza grazie all’imitazione dei poeti antichi, resta solo il problema su chi e come imitare. L’Umanista è l’esperto di cultura e retorica che ha un ruolo essenziale nella vita politica. Nasce l’idea del soggetto autonomo e privo di legami con la sua dimensione ultraterrena, l’uomo ricostruisce il proprio destino e la propria esistenza. La cultura umanista che viene prodotta finisce con la Rivoluzione francese. Tra le corti più importanti troviamo Ferrara corte degli Este e Firenze corte dei De Medici. 20) MATTEO MARIA BOIARDO: Ferrara. Corte degli Este: unisce artisti, pittori, attori e letterari. Agli inizi del 400, ci fu una grande attenzione per il latino e per il romanzo cavalleresco. Nella seconda metà del 400 rifiorisce la letteratura volgare, che affiancata all’umanesimo porta alla nascita del teatro comico, prima in latino e poi tradotto in italiano per far comprendere ad un pubblico più amplio. Qui il volgare come lingua di traduzione acquista maggior dignità. Matteo Maria Boiardo nasce nel 1441, da una famiglia nobile. Vive nella corte ferrarese (Este) e non era un cortigiano (letterato stipendiato dal potere politico) ma veste una posizione intermedia. È un duca ma collabora anche con il potere politico, avendo così una sua autonomia economica. Alcune sue opere sono significative e legate ai volgarizzamenti, traduzioni, di testi classici con il fine di rendere il testo accessibile. L’Orlando innamorato: È ricordato per la sua opera cavalleresca: l’Orlando innamorato in cui ibrida forme medievali, come il ciclo bretone (corte di re Artù, temi d’amore, meraviglioso e fantastico) e il ciclo carolingio (personaggi di Carlo Magno, tami miliari, eroici e religiosi) con forme classiche (i miti facenti parte della tradizione classica, si rifà ad Ovidio). Fa cadere dei personaggi epici in una trama romanzata, Orlando, eroe militare e religioso, viene soggiogato da amore, venendo messo alla prova in un’atmosfera fantasiosa. Boiardo eredita dal medioevo anche la tecnica narrativa: entrelacement, tecnica per cui è possibile raccontare delle storie intrecciandole, seguendo prima la storia di un personaggio e poi di un altro, si permette di sviluppare così una pluralità di trame narrative. Quest’opera rivitalizza il volgare, collegandolo con la cultura umanista. Amorum libri tres: È un Canzoniere di fine Quattrocento, è un libro di grande complessità nel quale egli dimostra una capacità di reinterpretare la tradizione lirica, infatti si rifà ad Ovidio, inoltre unisce l’italiano al latino. È formato da tre libri d’amore con una simmetria interna precisa (per Boiardo era molto importante), ogni libro è formato da 60 testi, di cui 50 sonetti e 10 canzoni. I libri narrano: il primo l’esperienza gioiosa dell’amore in cui il poeta è felice (un godimento anche attraverso la gioia erotica), il secondo l’esperienza disforica e l’abbandono del poeta da parte della donna 76 (dove si ha un indebolimento per la parola poetica, l’io prova disgusto per la poesia), il terzo la pacificazione in cui l’io lirico cerca di uscire dall’esperienza amorosa. L’amore di cui racconta questa storia è cortigiano, la prima volta che l’Io lirico incontra la donna amata è la corte. Boiardo rappresenta in modo felice tutte le fasi dell’esperienza amorosa. Vi è una grande attenzione per le connessioni intertestuali (richiami lessicali, parole ripetute) di solito di natura tematica, così al lettore sembra di leggere una storia perfettamente coerente. Boiardo alle volte viola le regole grammaticali per evidenziare le varie espressioni. Inoltre, egli gioca con i modelli poetici petrarcheschi, imitandoli (riconosce l’importanza) e smarcandoli (usciva dalle tipiche tematiche, per esempio introduce l’erotismo tema che la tradizione aveva escluso). Boiardo inserisce all’interno dei suoi testi degli elementi artificiosi nascosti, per esempio, se si prendono i primi 14 testi del canzoniere, evidenziando le prime lettere si costruisce un acrostico che va a formare il nome della donna lodata e amata, Antonia Caprara. Differenza tra Petrarca e Boiardo: o Interpretazione del fenomeno amoroso: Per Petrarca è un’esperienza di sofferenza che allontana dalla pace eterna. Per Boiardo invece è un’esperienza che va affrontata, un’esperienza formativa vissuta con gioia. La dimensione erotica in Petrarca non c’è quasi mai. Per Boiardo la ricerca dell’eroticità ed euforia incontenibile dell’amore è molto forte. o Sfondo ideale: Petrarca di solito usa una geografia astratta (natura inanimata, idealizzata, l’io lirico si innamora della donna amata in giorno santo (6 aprile)). Boiardo invece si lega all’ambiente di corte (l’Io lirico vede la donna amata durante una festa cortigiana (4 aprile)). Boiardo cerca un legame con Petrarca ma tiene le distanze. o Episodi: Boiardo unisce lo stile cortese a quello cortigiano (gli episodi di tradimento succedono, è una cosa reale e va accettata). o Boiardo esprime con concretezza gli eventi amorosi, rispetto a Petrarca che descrive eventi più astratti. Testo 1 libro 1: o Questo primo sonetto dialoga con quello esordiale del Canzoniere di Petrarca. Riprende il giovanil errore di Petrarca, ma dice che comunque l’amore permette di fare un percorso di formazione, altrimenti in giovane età si perderebbe una parte importante della vita; 77 Un tratto tipico di Petrarca è il fatto che il narratore ha già fatto esperienza di quello di cui sta parlando, è già finita l’esperienza amorosa e ne parla con una conoscenza superiore, la stessa cosa ha fatto Boiardo; o l'autore rievoca a distanza di anni l'amore giovanile per Antonia Caprara e lo rimpiange come "puerile errore", avendo sperimentato a suo danno l'infedeltà della donna ed essendo prostrato dalla sofferenza patita. L'amore viene comunque elogiato in quanto unica ragione di vita per chi è giovane, anche se nel caso del poeta il sentimento non è stato corrisposto da chi ne era oggetto. o È come un inno vitalistico all’amore, esso non è un errore in senso definitivo, perché Boiardo dice che l’amore è necessario per essere uomini, deve essere vissuto per la propria esperienza personale; o Boiardo rovescia l’orizzonte ideologico di Petrarca; o La lettera “A” va a formare l’acronimo del nome dell’amata; o Prima terzina: rapporto ora e allora= io anziano guarda l’io giovane; Testo 53 libro 1: tema trionfo amore o Il tema è il trionfo dell’amore, o più precisamente il trionfo dell’eros (laico, diverso dalla tradizione medievale), che viene modellato come un trionfo degli antichi romani che volevano rappresentare le loro vittorie al pubblico. La “zoglia” (voglia) è talmente grande che diventa poesia, ha bisogno di essere espressa attraverso le parole, non più poesia come espressione della sofferenza interiore, ma come necessita di esprimere l’incontenibile gioia amorosa. Chiede di avere il capo circondato da una corona di alloro come gli antichi romani per essere glorificato dopo che è riuscito ad arrivare all’amplesso. Esalta le braccia che hanno potuto toccare la donna, c’è anche un’esaltazione extra corporale del cuore che va fuori dal corpo al ricordo di una situazione fisica e concreta. o Il tema trattato è originale, Boiardo esalta la fisicità e la sessualità come momento estremamente felice, ricerca il lato erotico, mentre Petrarca quasi non ammette le sue passioni erotiche, dichiara solo di passare una notte con la donna amata e desidera che non finisca mai. o Boiardo si rifà a modelli classici (Ovidio= fisicità dell’amore) e volgari (Boccaccio= tema dell’eros). Boccaccio scrive dell’eros nel Decameron, nella novella chiamata “Papere” dove la morale è che l’eros è una cosa istintiva per l’uomo. 80 Canzoniere VIII: Lorenzo giovanile. o Viene ripreso il tema utopico secondo cui si immagina la propria vita come una barca in balia del mare tempestoso e pensa che se la situazione si farà più difficile di così potrà morire. Ma ha ancora speranza perché sa che al timone vi è amore. o Parafrasi v.5-14: Poiché per molto tempo si lamenta di cosa sta accadendo, prega le divinità marittime che plachino il mare, se già ora che si trova in una posizione non troppo pericolosa fatica, immagina essere in situazioni ancora peggiori. I venti e le avversità della vita sono sempre più feroci ma le divinità di amore guidano la barca; quindi, non è l’io lirico a condurre la navigazione, quindi, può essere fiducioso e sperare in Amore. o La lettura di carattere sentenzioso, chiusa con un proverbio, riconduca ad un sapere comune la conoscenza di cui si è parlato. Il proverbio “chi la dura la vince”. o In questo sonetto Lorenzo gioca a dialogare e imitare i sonetti petrarcheschi. L’immagine della barca che naviga in un mare tempestoso è un tema spesso ripreso da Petrarca, ma al suo contrario, Lorenzo vede una speranza nell’amore dove il primo vede solo disperazione. o Nel termine “piccoletta” invece troviamo l’influenza di Dante, utilizza quel termine in paradiso. Oltre che gli elementi della cultura antica. Canzoniere CLXV: Genesi del pensiero amoroso, il ruolo dell’esperienza amorosa è il perfezionamento dell’anima che porta vicinanza con Dio. Narra di come le api si attivano quando ritorna la primavera (come momento in cui rinasce la vita vera dell’interiorità) e la luce entra nel loro alveare oscuro e quindi cominciano a uscire per prendere il nettare dai fiori per fare il miele. Così fa il raggio amoroso quando tramite gli occhi arriva fino al petto tenebroso, dove risveglia gli spiriti. Questi spiriti vanno nel cuore e lo incendiano e poi ritornano agli occhi dove possono continuare ad ammirare l’immagine della donna. L’uomo è sottoposto ogni giorno a vedere tantissime bellezze ma gli spiriti non sempre reagiscono; infatti, scacciano quelli estranei ad amore perché non sono funzionali ad alimentare il cuore. Quando la primavera finisce, le api si tengono il miele che ha la funzione di conservare la memoria di questa bellezza quando il mondo non ha né rose né viole e così anche l’uomo che al ricordo dell’oggetto amoroso continua a provare desiderio. Alla fine, si rivolge ai suoi lettori dicendo di seguire la loda strada di Amore come ha fatto lui e che resta l’esperienza più appagante e positiva da provare. 81 La canzone è una ripresa della filosofia di Ficino (platonismo). Secondo l’interpretazione del potere Ficiniano gli spiriti, generati dallo sguardo dell’amata, produce l’unione di amato ed amata in un innalzamento verso Dio. Questa contemplazione si trasforma ben presto in memoria e si potrà continuare a godere del desiderio amoroso anche in assenza dell’amata. Tutta la canzone, di otto stanze, riprende il tema trattato nella prima stanza: il raggio di sole che stimola le api e le incita ad uscire per prendere le sostanze che serviranno a produrre il miele. L’Io si eleva in questa rappresentazione di natura perfetta e idilliaca. La canzone è strutturata in settenari semplici che però esprimono tematiche filosofiche complesse. La contemplazione della bellezza non ha un esito disperato. Il gioco metaforico che fa, intervallando l’immagine delle api e il loro agire, con il processo di avvicinamento verso Dio dell’uomo viene ripreso dal neoplatonismo. Stanza 1: api che producono il miele= uomo che contempla la bellezza. o Parafrasi: quando un raggio di sole entra nella casa oscura delle api (il linguaggio platonico: fa luce nelle tenebre dell’uomo) e dà alle api la forza di uscire dall’alveare e vanno in giro per il mondo pescando di fiore in fiore ciò che è più prezioso nel mondo. L’eccitazione delle api si manifesta in questa vivacità, ognuna fa qualcosa per prendere nel mondo le cose più ammirevoli. o Uscendo dalla metafora: si parla dell’uomo, i raggi amorosi vanno negli occhi e nel petto tenebroso e risveglia gli spiriti che dormivano nell’uomo. Nell’interiorità si riaccendono gli spiriti che animano il cuore dell’uomo. o Il raggio del sole verrà poi associato alla donna (raggio amoroso) e infine al raggio divino. Stanza 2: parallelismo api-uomo, ripercorre percorso che fanno gli spiriti amorosi per creare il sentimento nell’uomo. 82 o Parafrasi: il raggio amoroso va negli occhi e nel petto tenebroso e risveglia gli spiriti che dormivano. Gli occhi sono gli strumenti nei quali entra la luce che riscalda. Gli spiriti amorosi che stanno nello sguardo sono invitati ad unirsi agli spiriti di ciò che stanno guardando (persona amata), per giungere alla fonte della luce vera, cioè Dio. o Lo sguardo che contempla la bellezza genera amore, l’esperienza amorosa se vissuta completamente e correttamente porta alla visione di Dio. o Le api che vengono risvegliate dal raggio del sole= spiriti dell’uomo che vengono risvegliati da raggio amoroso. o Pensiero Fucino: i sensi consentono la visione che si concretizza in passione. Stanza 3-4: unione delle due anime che si contemplano e porta a dimensione divina. o Parafrasi parziale: I miei spiriti amorosi escono e raggiungono amore. Le mie api raggiungono i fiori e si congiungono. Nemmeno la vista più acuta saprebbe distinguere gli uni dagli altri perché sono divenuto un tutt’uno. o L’amore è duro solo per tutelare l’oggetto amato dall’amore impuro. o Gli elementi della contemplazione sono oggetti di bellezza che nutrono gli spiriti. o C’è l’idea di una bellezza inarrivabile, talmente tante sono le bellezze che sono impossibili da raccontare. o C’è un meccanismo di ciclica ripetizione di contemplazione della bellezza, che produce un innalzamento della contemplazione stessa. o Pensiero platoniano: simbiosi fra due esseri viventi innamorati= diventano armonici. 85 Il suo cambiamento influisce anche sulle sue opere, costruisce un canzoniere parallelo alla raccolta Aragonese, dove raccoglie varie liriche e unisce un autocommento (come Dante alighieri con la Vita Nova), un’interpretazione filosofica in prosa. I toni non sono gioiosi, ma è una lirica complessa che vuole educare il suo pubblico a un nuovo stile e un nuovo linguaggio, per fare ciò li aiuta con il commento. Il tema è molto frequente e di matrice classica (ripreso dall’Eneide di Virgilio): invocazione al sonno, il sonno inteso come momento prossimo alla morte, dove l’uomo vive un’altra vita, con i sensi annebbiati e non sente dolore. L’oggetto amoroso che porta il desiderio amoroso può essere placato solo durante il sonno. Nell’opera Lorenzo si rifà a Ficino (teoria ficiniana: in quale condizione si trova l’uomo mentre sogna?), la sua teoria è che l’uomo viene alleggerito dalla realtà, ha la possibilità di avere delle visioni estasianti, per cui il sogno può permettere di vedere realtà superiori che normalmente non sarebbero visibili. È un’esperienza alternativa a quella fisica. Il sonetto è molto controllato e unisce un lessico petrarchesco e i topos della poesia classica. 86 Sonetto: il tema è quello di voler placare un desiderio irrefrenabile. Chiede al sonno di portare pace al suo cuore che soffre per amore, semplicemente vorrebbe viverlo in modo meno aggressivo. Chiede di vedere il volto della donna, in grado di dare tregua al desiderio. E se questo fosse possibile vorrebbe che il sonno non finisse mai e che non passasse per la porta Eburnea (dove passano le esperienze negative). Nel testo l’Io che commenta è successivo all’Io che compone la poesia e ritorna sui propri pensieri. Commento: Nel commento spiega l’esperienza che si fa nei sogni. Lorenzo vuole essere chiaro e preciso per i lettori, insegna quindi i concetti necessari per la comprensione del testo. Dalla prima riga all’undicesima fa una riflessione sulla vita notturna e diurna, spiegando cos’è il desiderio. I sogni possono essere negativi ma quelli amorosi sono quelli capaci di sollecitare maggiormente l’animo perché sono quelli più violenti. L’uomo innamorato è l’uomo più infelice della Terra perché non riesce a pensare ad altro. L’innamorato è completamente ossessionato dal pensiero amoroso, durante il giorno sembra che il dolore si plachi con attività materiali e dice che l’innamorato non può nemmeno lenire la sua sofferenza perché è come un assetato a cui si bagna la bocca con un panno, aumenta solo il desiderio. Gli amanti non riescono ad avere un sonno privo di amore. Dal dodicesimo verso inizia a fare la parafrasi del sonetto, ricordando i nuclei principali. Corrisponde a versi da 1 a 4: “Placa gli che sono fonte di pianto e che se non riesci a chiudere gli occhi morirò di dolore”, ricorda che gli occhi sono perenne fonte di pianto e chiede a sonno di placare il suo pianto. Il commento è la puntuale espressione del testo, “O si dimentica l’amore o si cerca di mitigare e placare il desiderio.” Spiega qual è il significato del tema dominante: la volontà di dominare il desiderio attraverso il sonno. Se il sonno non può essere eterno, almeno spera che questi sogni possano portare esperienze positive. si riferisce ad un passaggio nell’Odissea nel quale viene affermato che l’aldilà ci sia una porta Eburnea e una del corno. Le esperienze vere passano per la seconda porta, mentre quelle false per la prima. 87 La speranza dell’io lirico è che questo sogno d’amore, che porta del sollievo temporaneo sia portatore di verità. 22) LUIGI PULCI: Firenze. Protetto da Lorenzo De Medici è famoso per aver scritto il Morgante: in cui descrive una serie di avventure che mescolano la materia carolingia, con le imprese di Rinaldo, Orlando e altri eroi ad una sezione schiettamente fantastica, improntata sulla figura di Morgante, un gigante convertito da Orlando. 23) L’AMBIETE NAPOLETANO. Nel 1442 Alfonso V d’Aragona prende il controllo del Regno di Napoli e assume il titolo di Alfonso I re di Napoli. Mecenatismo: numerose opere che mirano alla celebrazione del principe, che ingigantiscono la figura di Alfonso. Nasce il mito del Magnanimo, di un sovrano virtuoso e illuminato, sostenitore delle lettere e ripagato da una celebrazione in chiave di principe ideale. IL PANORMITA: fu il fondatore dell’Accademia panormitana, una delle primissime fondate in Europa. SALERNITANO: La sua opera più nota è Il Novellino, una raccolta di 50 racconti, ciascuno preceduto da una lettera di dedica a un personaggio famoso e con un epilogo contenente la "morale" della storia. PONTANO: Tutto il secondo Quattrocento napoletano viene segnato profondamente dalla personalità del Pontano. Nel De amore coniugali celebra la moglie, con una difesa degli ideali familiari, secondo un gusto oraziani di misura e austerità. 24) RINASCIMENTO: fine 400 e primi anni 500. Si assiste all’affermarsi di una cultura di impronta classicista, capace di mettere a frutto i risultati più avanzati della riflessione umanistica e insieme di valorizzare il volgare quale strumento di espressione di una modernità legittimata a competere con la cultura antica. Si dà inizio a un nuovo classicismo, dove si inseriscono la questione della lingua e quella dell’imitazione. La questione della lingua. Diverse soluzioni per l’uso della lingua 1. Lingua italiana avanzata da Trissino per immaginare una lingua capace di includere un ampio canone di autori; 2. Machiavelli rivendicava la continuità di Dante, Boccaccio e Petrarca, centralità del fiorentino; 3. Bembo: basare la grammatica su una campionatura di modelli eccellenti, Petrarca per le poesie Boccaccio per la prosa. 25) L’IMITAZIONE. L’imitazione è al centro della poetica umanistica e rinascimentale. Per fare letteratura è necessario imitare, il che non significa plagiare, ma serve per ispirarsi ad un canone passato che però deve essere identificato. Si fa tutto questo perché si tenta di riprodurre il passato, capace di costruire una poetica che duri nel tempo, è impossibile produrre poesia se prima non si imita qualcuno e lo si cerca di superare. Il principio di imitazione è un processo educativo, bisogna prima stabilire un canone per poter poi classificare i poeti (chi è il più bravo). Estrema insistenza nel recupero degli antichi perché essi hanno saputo creare una poetica che dura nel tempo. Ma quali autori imitare e come imitarli? Da Petrarca fino alla fine del Cinquecento la discussione su chi imitare è molto accesa. La prima tipologia di imitazione è quella plurale: il singolo poeta può prelevare da più poeti lessico, immagini o temi, usando quindi più modelli. La seconda tipologia è quella monografica: il poeta sceglie il modello che ritiene perfetto e migliore e imita solo ciò. 90 o L’io che parla è al femminile, perché è una fanciulla che conversa con le altre amiche che intonano una canzone suonando anche degli strumenti (iuto, viola) o Parafrasi parziale: “ho vissuto felice la prima stagione amorosa, mentre ora è solo una esperienza triste. L’amore è stato ingannevole perché pensavo fosse una esperienza lieta invece ora sono tormentata”. “Si rivive l’esperienza di Medea che non attende invano l’uomo amata e sapendo di essere stata tradita si uccide, l’amore non può che portare alla morte”. o Dice di aver vissuto felice la prima stagione amorosa, ma poi ha capito che è solo sofferenza e che porta alla morte, come per Medea che si è uccisa dopo che ha scoperto che il suo amato l’ha tradiva. o Medea, è una tragedia di Euripide, andata in scienza per la prima volta ad Atene. Testo b: Gismondo e l’amore felice. o La situazione di Letizia in virtù del sentimento amoroso. o All’inizio aveva paura di amore, ma sorprendentemente ne è rimasta contenta, come Andromeda che grazie ad amore è riuscita a vivere in eterno anche dopo la morte. o Amore è uno scampo alle sue sofferenze, mentre immaginava di infrangersi contro gli scogli (nave in tempesta, amore negativo). o Andromeda dopo la morte viene trasformata in costellazione per rimanere eterna. Testo c: o È una stanza di canzone (alterna endecasillabi e settenari). o Se le prime fanciulle venivano accompagnate dallo iuto, ora la fanciulla è accompagnata da una viola. o Questa fanciulla ci viene illustrata come una piccola protetta della corte. o Parafrasi parziale: “il mondo non capisce la vera natura dell’amore, ma se l’amore fosse correttamente inteso, si potrebbe fare un cammino dritto e sicuro (scala neoplatonica, ascensionale) per contemplare il cielo”. 91 o Amore deve essere vissuto in modo corretto, tramite la contemplazione della bellezza noi possiamo arrivare a Dio, quindi amore come funzione ascensionale. o Arrivo all’età dell’oro, priva delle privazioni e della difficoltà, età in cui tutto è perfetto. o Interpretazione amore significa uscire dalla lettura più banale (felice o infelice) per capire che la contemplazione della bellezza ti può portare ad un gradino più in alto. Le prose della volgar lingua: Pubblicate nel 1525. Ha la forma del dialogo che illustra i principi della lingua volgare, stabilendo una grammatica della lingua italiana, decisiva nella storia della lingua italiana. All’interno del dialogo ci sono diversi protagonisti:  il primo è Carlo Bembo, è l’esponente di una lingua che imita Petrarca e Boccaccio,  il secondo è Giuliano De Medici, e rivendica la posizione di usare la lingua del fiorentino del Cinquecento,  l’altro è Federico Fregoso, grande conoscenza della tradizione provenzale,  l’ultimo è Ercole Strozzi, funzione di mediatore. L’articolazione delle prose è in 3 libri: i primi due sono legati alla scelta del canone, quali autori scegliere per fondare una lingua, nel terzo libro vengono illustrate le regole della grammatica italiana. Per Bembo bisogna parlare solo della lingua scritta, non di quella orale, perché solo la prima ha una grammatica. Poi dice che una lingua è tale solo quando esiste anche una letteratura che la attesta (non si può scrivere in fiorentino del 500 perché è solo orale), mentre il volgare è una lingua perché ci sono autori che legittimano la sua grandiosità. La lingua da scegliere deve essere astorica: non si può scegliere il fiorentino perché magari tra qualche anno non sarà più comprensibile. Bisogna quindi scegliere un canone sradicato dal tempo in modo che possa essere sempre comprensibile. Inoltre, prende in causa il tema della gravità e della piacevolezza, cioè la capacità di saper scrivere sia di toni cupi, sia di testi piacevoli, lo stile perfetto è dato dall’equilibrio di questi due elementi. Per lui bisogna imitare Petrarca perché è riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra la gravità e la piacevolezza, mentre Dante è solo grave e Cino solo piacevole, e perché secondo lui ha raggiunto il maggior grado di perfezione. Le Rime: 1530: prima edizione delle rime di Bembo. È piuttosto un bilancio, Bembo è già maturo e decide di organizzare le sue rime e raccoglierle nella forma di un canzoniere, che possa anche ricordare quello di Petrarca. Non si tratta di un’imitazione Petrarca e le esperienze che egli racconta sono divise in due: poesia amorosa e poesia sociale, racconto della propria esperienza cortigiana e dialoghi con altre figure. In questa data nasce il petrarchismo, modello che verrà accolto dalle generazioni successive. Bembo disegna il profilo della sua esistenza, attraverso la poesia racconta le diverse tappe che ha vissuto nel tempo. Sonetto proemiale: 92 o Imita in modo evidente il sonetto esordiale del Canzoniere di Petrarca, indicando ai suoi lettori di cosa andrà a trattare. o Parafrasi: “piansi e cantai (dicotomia tra canto poeti e sofferenza d’amore) per una passione che mi ha tormentato per tanto tempo e mi ha provocato delle sofferenze mai viste prima”. Ora invoca le muse, mossa di tipo epico che Petrarca non fa, chiede alle muse un aiuto per scrivere in modo degno quello che racconterà. La richiesta è che le muse diano al poeta una forza che gli possa permettere di sopravvivere quando sarà morto. “La lettura di questo testo è esemplare per chi vive l’esperienza d’amore per imparare quali sono le tappe ed evitarle, allontanando l’anima dal desiderio vano”. “Come superata l’esperienza passionale, si può finalmente imboccare la strada che conduce alla contemplazione di Dio, approdo sodo e stabile”. o Tramite la sofferenza d’amore scrive delle poesie e chiede alle muse che queste poesie possano sopravvivere anche quando lui sarà morto. Chi non conosce ancora cos’è l’amore si deve allontanare perché è una cosa vana, ma in caso contrario, l’esperienza passionale deve essere superata imboccando la strada di Dio. Questa visione è affine alla visione di Petrarca, redenzione nel periodo giovanile per poi scoprire Dio. o Bembo è diverso da Petrarca perché introduce elementi classicisti e soprattutto la finalità pedagogica nella sua esperienza, Bembo spiega cos’ha vissuto per aiutare i suoi lettori. o Tema della capacità eternatrice della poesia, la poesia supera la morte e il tempo (istanza classicista, sicuramente non Petrarca). o La vanitas della vita umana è il vero elemento che caratterizza la letteratura dell’esperienza di Petrarca, lui ha seguito per tutta la vita cose inutili e vane, solo Dio è utile. Sonetto 61: 95 Saranno scritti nella lunga stagione degli anni Venti, cinque canti in ottave che si ricollegano alla zona conclusiva della vicenda narrata nel Furioso, e fanno riferimento al tradimento dei maganzesi e agli attacchi da questi portati alla corona i Carlo. È evidente la distinzione di toni e luci che separa i canti dal furioso: le nuove ottave sono dominate da inganni e tradimenti, mosse da iniziative infernali e incanti malvagi, e sono prive del sorriso ambiguo che governa il poema maggiore. Un universo privo di luce razionale e di virtù cortesi, disamorato e squallido, e le vicende narrate si dilatano in una considerazione più universale sull’amarezza della condizione umana. 29) BALDASSARE CASTIGLIONE. Il percorso di Baldassare Castiglione è legato alla corte. Frequenta da cortigiano e diplomatico alcune tra le più importanti corti dell’Italia centrale e settentrionale e d’Europa, osservando le complesse dinamiche del potere che si manifestano. Nel 1528 pubblica il Libro del Cortegianato: un trattato in forma dialogica ambientato alla corte di Urbino nel 1507. Nel libro I: immagine del perfetto cortigiano; nel libro II: si illustra in quale modo e in quali tempi il cortigiano debba impiegare le proprie capacità; nel libro III: Giuliano de Medici addita l’ideale della donna di palazzo; nel libro IV: Bembo personaggio tratta dell’amore come mezzo per accedere al divino. Vari sono i percorsi tematici: il problema della cortigianeria, ossia la definizione del cortigiano e della sua funzione, costituisce una risposta a una situazione contingente, poiché la figura del cortigiano esisteva, ma era priva del rispetto da parte dei principi. Si tratta di una regolamentazione e di una riqualificazione del ruolo di cortigiano, raggiungibile solo a costo di seguire regole ferree e precise che conducano a un comportamento equilibrato, aggraziato e disinvolto in ambiti della vita a corte. 30) NICOLO’ MACCHIAVELLI. Il Principe: Pur essendo un'opera rivoluzionaria nel pensiero, si collega alla tradizione della trattatistica politica, anche nel medioevo erano diffusi trattati politici che dovevano fornire al principe lo specchio in cui riflettersi. Se da un lato il Principe di Machiavelli si riallaccia a questa tradizione, da un altro lo rovescia: mentre i trattati davano un’immagine ideale. Egli proclama di voler guardare alla verità effettuale della cosa, propone al principe i mezzi per il mantenimento dello Stato, consigliandogli anche la crudeltà e la menzogna quando le esigenze lo impongono. Il Principe è un trattatello breve di 26 capitoli, in forma concisa e incalzante e densa di pensiero. La materia è divisa in diverse sezioni: capitoli 1-9 esaminano i vari tipi di principato e i mezzi per conquistarlo, distingue quelli ereditari (2) e nuovi (3) che possono essere misti (aggiunti come membri allo stato ereditario) o nuovi del tutto (4 e 5), conquistati con le proprie armi (6) o grazie alla fortuna (7), ancora conquistati con scelleratezza (8) e qui distingue la crudeltà bene e male usata (la prima è per necessità, la seconda cresce col tempo per vantaggio del tiranno). (Ha chiesto i tipi di principato). Nel capitolo 9 tratta del principato civile, dove i poteri vengono conferiti dai cittadini; nel 10 esamina la misurazione della forza dei principati. I capitoli 12-14 sono dedicati al problema delle milizie, giudicando negativamente quelle mercenarie che combattono per denaro e che sono causa della debolezza dello Stato. I 15-23 trattano i modi di comportarsi del principe con sudditi e amici, Machiavelli invece che consigliare virtù, va dietro alla verità effettuale della cosa perché gli uomini sono malvagi e il principe deve imparare ad essere non buono, guardando al fine. Il 24 esamina le causa della perdita di alcuni stati, l’ignavia. Il 25 il rapporto tra virtù e fortuna. Il 26 è un’esortazione al principe a liberare l’Italia dai barbari. 96 I capitoli scandalosi del Principe, in cui sono consigliati la parsimonia, l’uso della crudeltà se necessaria, l’essere temuto, la simulazione e lo spergiuro dipendono dalla guerra come azione virtuosa. Nell’inconciliabilità di fini tra l’uomo buono e il buon politico, nella scelta, imposta dalla realtà conflittuale della storia, fra salvezza dello Stato o della propria anima sta la tragicità della figura del principe, necessitato a essere come un centauro mezzo bestia e mezzo uomo, a sapere cioè combattere con le legge e con la forza bruta perché l’una sanza l’altra non è durabile, bisogna valersi della frode e della violenza. Le concezioni politiche di Machiavelli scaturiscono dal rapporto diretto con la realtà storica. Il suo pensiero è una fusione tra teoria, elaborazione del progetto politico, e prassi, esperienza dell’azione politica desunta dalla realtà. Alla base della riflessione vi è la coscienza della crisi contemporanea: - crisi politica, perché l’Italia pare frammentata in Stati deboli e instabili; - crisi militare, per via delle milizie mercenarie; - crisi morale, perché sono scomparsi quei valori fondamentali per un vivere civile (patriottismo, eroismo, sacrificio). Perciò gli Stati sono prossimi a perdere la loro indipendenza, l’unica soluzione è un principe dalla straordinaria virtù, a questo motivo è indirizzata l’opera che si riempie di passionalità. Da questa situazione particolare Machiavelli elabora una teoria universale, fondata su leggi valide sempre e dovunque. Rapporto virtù e fortuna: Valorizzare l’azione umana significa circoscrivere l’importanza annessa al caso. È quindi centrale il tema del raffronto fra virtù (capacità d’incidere sulla realtà, cogliendo l’occasione di conformarla al proprio volere) e fortuna (ciò che, fuori e dentro l’uomo, sfugge alla sua conoscenza e previsione e alla sua volontà di controllo e di trasformazione). La conquista, il mantenimento dello Stato dipendono quindi dall’abilità di prevedere, assecondare o controllare, indirizzare a proprio favore l’inevitabile variare della realtà. Al principe è perciò richiesta prudenza, capacità di antivedere e reagire, sulla base delle conoscenze disponibili, agli scenari possibili. Il principe dovrebbe inoltre adattare la propria azione alle circostanze presenti, svincolandola dalle determinazioni fondamentali della propria natura (cautela o audacia). Prudenza e audacia sono così essenziali per mantenere o conquistare uno Stato. Machiavelli è il fondatore della moderna scienza politica. Egli delimita il campo di tale scienza distinguendolo da quello di altre scienze, come l’etica. La teoria politica nel medioevo era subordinata all’etica, era giudicato positivamente il principe che agiva secondo l’etica. Machiavelli rivendica l’autonomia della politica, in quanto essa possiede precise leggi e l’agire di un principe è valutato secondo tali leggi. In altre parole, esso deve essere in grado di garantire il bene dei cittadini che è il suo fine. Ogni altro criterio giusto, crudele, non è valutazione politica. Machiavelli ha una visione pessimistica dell’uomo: per lui gli uomini sono malvagi, non importa se per natura o in conseguenza a qualche peccato originale. In un passo del Principe, Machiavelli afferma che dimenticano prima la morte del padre che la perdita del patrimonio. Dovendo agire fra tanti non buoni, il Principe non può essere buono, perché andrebbe in rovina: egli deve essere umano oppure feroce. Per questo Machiavelli propone l’immagine del centauro, mezzo uomo e mezza bestia. 31) FRANCESCO GUICCIARDINI: Guicciardini realizzò una notevole esperienza politica diretta infatti venne nominato governatore di Modena e Reggio Emilia. Nella Storia d’Italia conduce una lucida analisi in cui prova ad individuare i motivi dell’insuccesso 97 della linea antimperiale da lui stesso promossa e che continua a ritenere giusta, e finisce col ritenere, con una visione assolutamente pessimistica, che sia la fortuna, cioè l’assoluta imprevedibilità degli eventi, a determinare il corso degli eventi storici. Questa visione rigetta, ovviamente, qualunque tipo di lettura ideologica finalizzata ad analizzare la realtà secondo schemi predefiniti. L’uomo, solo ed in preda agli eventi, non può far altro che agire in base alla discrezione, che è la capacità di saper analizzare correttamente le singole situazioni per trarne vantaggio. Macchiavelli vs Guicciardini: - Machiavelli vede nella storia il ripetersi di scelte e risposte a situazioni già presentatesi nel passato. I modelli dell'agire politico possono essere tratti dal mondo antico. Valore dell'imitazione. Occorre cercare di seguire le tracce dei grandi uomini del passato, che seppero abilmente sfruttare la fortuna, come occasione per dar modo alla loro virtù politica di operare. -Per Guicciardini non esistono modelli assoluti di azione da imitare in ogni tempo. Vale solo l'esperienza di ogni singolo uomo politico. Egli non ritiene che il passato si ripresenti nel presente sempre nelle stesse forme. L'uomo non può semplicemente imitare le azioni degli uomini politici di altri tempi. È importante la discrezione (capacità di discernere, “dividere", individuare le particolari specificità delle singole situazioni) -Guicciardini è invece soprattutto uno storico < Storia d'Italia e Storie fiorentine >. Analizza con spirito critico gli avvenimenti legati alla fine della libertà italiana a causa delle invasioni straniere (dopo la morte di Lorenzo il Magnifico fino al sacco di Roma). Parla di grandi personalità, che risultano le vere protagoniste della storia. (Il Magnifico, Leone X, Clemente VII, Martin Lutero). 32) IL TEATRO DEL CINQUECENTO: Nel primo 500 prende forma la tradizione teatrale italiana in modo unitario. Si assiste a una progressiva definizione delle norme del testo teatrale, in tutti i suoi generi e a un nuovo e più consapevole regolarizzarsi delle modalità di rappresentazione del testo stesso. LA COMMEDIA. Tra i generi teatrali la palma del maggior successo spetta alla commedia. Il modello della commedia antica viene assunto come paradigma di riferimento dagli autori moderni per i temi, come per la tipologia di personaggi. Il Decameron viene preso come enciclopedia del comico, da cui prevalere occasioni narrative, spunti per definire i personaggi, singole battute o sentenze memorabili. LA TRAGEDIA. Sotto il segno della classicità e nel desiderio di ridare vita a uno dei generi più alti della tradizione letteraria antica si muove la sperimentazione del genere tragico. I diversi testi che si succedono nel tempo assumono anche il compito di fondare una nuova tradizione, alla luce di un confronto non ovvio con i modelli antichi greci e latini, data la loro autorevolezza, e sempre con il desiderio di trovare delle mediazioni con il gusto moderno, così da rendere spendibile in un nuovo spazio culturale un genere di cui si avverte il prestigio, ma che richiede un importante lavoro di mediazione per conformarlo al mondo cortigiano.
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