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Letteratura italiana dalle origini al cinquecento, Appunti di Letteratura Italiana

Letteratura italiana dalle origini al cinquecento Macchiavelli

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 02/01/2023

luna29
luna29 🇮🇹

4.5

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Scarica Letteratura italiana dalle origini al cinquecento e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! CAPITOLO 5 Niccolò Machiavelli 1. La regola e la mutazione Niccolò si forma nell’epoca dell’equilibrio laurenziane, vive da protagonista le vicende della storia di Firenze di Italia fra la calata di Carlo VIII, con la cacciata dei Medici e il ristabilimento della Repubblica (1494), e il sacco di Roma con il nuovo crollo del regime mediceo e l’estrema di nascita della Repubblica Fiorentina (1527). La conoscenza della profonda crisi politico-istituzionale fa sì che il repubblicano Machiavelli a Prodi a sostegno al principato, e quindi ai medici: l’unico rimedio è mai di Firenze e sola possibilità di ricostruire uno Stato italiano capace di confrontarsi con le altre potenze europee. Il bisogno di ricondurre a una ratio Il movimento storico, rendendolo comprensibile e prevedibile, e quello di reagire al necessario deteriorarsi di ogni realtà politica spinge alla ricerca, nelle vicende antiche moderne, di una regola o di modelli imitabili che indirizzino e giustifichino l’agire. Di qui la riflessione politica realista, proiettata all’azione nel presente nel futuro. Machiavelli ricorre a concetti e luoghi comuni della filosofia per comprendere la negatività della storia e per costruire una teoria della pratica. Uomo politico, poeta, trattatista, narratore, drammaturgo, storico e scrittore di epistole. La scrittura è impiegata con estrema abilità retorica e consapevolezza formale, ma sempre orientato all’azione. 2. Formazione ed esordio Nasce a Firenze il 3 maggio 1469, fa parte di un’antica famiglia delle Arti maggiori con tradizioni politiche e di collocazione antimedicea. Il padre è una figura di giurista è provvista di interessi culturali (documentati dai libri annotati nel suo Libro di ricordi). Frequenta lezioni private dove apprende il latino, ha una formazione musicale, suona la ribecca, e poetico-letteraria in volgare, che presto si traduce nella composizione di testi poetici, satirici, nel solco della tradizione fiorentina del 1300-1400. Condizioni economiche e tradizione filo-oligarchica influiscono probabilmente sulle scelte e le possibilità politiche di Nicolò. Nel 1498 la signoria di Firenze e al centro dello scontro fra Papa Alessandro VI e fra’ Girolamo Savonarola. Machiavelli e stirato fa gli oppositori del frate e dei suoi partigiani. La prosa di Machiavelli si caratterizza per la brevità, la concretezza delle immagini e l’uso di locuzioni tecniche e plebe. 3. “A studio dell’arte dello stato”: segretario e legato Impiccato e arso Savonarola in piazza della Signoria, l’oligarchia fiorentina riprende il potere. Nicolò è nominato primo segretario della Seconda Cancelleria, quella che teneva rapporti epistolari con i funzionari all’interno del dominio fiorentino, e poi anche dei Dieci, Il consiglio che deliberava circa la difesa in caso di guerra e curava i rapporti con gli ambasciatori delle città. Inizia un quindicennio di attività intensissima a cui si aggiungono relazioni, rapporti, consigli, monografie storiche scritte cosa privata, proprio o dei Dieci. Come loro segretario è impiegato da solo o con altri oratori, in legazioni e commissarie anche fuori dal territorio della Repubblica. Infatti, si reca a Pisa per riconquistarla, Firenze deve vincere la tenacia degli abitanti in azione di disturbo dei veneziani. Machiavelli riferisce le sue osservazioni nel Discorso fatto ai magistrati dei Dieci sopra le cose di Pisa (1499) in cui propone di riconquistare la città con le armi e non solo con un lungo assedio che tagli i rifornimenti. Alle difficoltà della riconquista di Pisa è legata anche la prima commissioni Francia di Machiavelli inviato presso Luigi XII per sollecitarlo a concludere l’assedio pisano. Ne derivano il Discorso sulla pace fra imperatore e il re di Francia (1501), in cui argomenta la necessità di una tregua e il breve De natura gallorum, una serie di osservazioni sulla natura dei transalpini che valgono come principi teorico-morali utili a spiegare le cause degli avvenimenti politico-militari. Sono i primi esempi della riflessione di Machiavelli sulle politiche europee e la scelta degli alleati per Firenze. Un protetto di Luigi XII, il duca Cesare Borgia, figlio di Papa Alessandro VI, il Valentino, minaccia Firenze: sta ponendo le basi per un proprio dominio nell’Italia centrale. Nella primavera del 1501 egli spaventa con le sue truppe la Repubblica ritirandosi solo con l’intervento di Luigi XII. Machiavelli si divide tra Pisa, Firenze, in cui si sposa con Marietto e Corsini, e Cascina e Siena dov’è inviato per seguire gli spostamenti del Borgia. Firenze si trova così accerchiata dai possedimenti del Valentino e conquistate anche Urbino e Camerino, prosegue nei possedimenti di Firenze istigando alla rivolta Arezzo e le città vicine. Machiavelli soffoca la rivolta e compone per i Dieci, gli avvertimenti, Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati. Di critica il governo fiorentino per l’uguale, blando trattamento delle città soggette. Il giudizio si fonda sull’esempio dei romani con la rivolta delle città latine nel 338 a.C. narrato da Tito Livio. Machiavelli non solo usi romani come pietra di paragone dei fiorentini, ma fa del racconto di Viano la regola dell’agire politico moderno. La ribellione di Arezzo e l’azione del Valentino mettono a nudo la fragilità militare e politico- istituzionale di Firenze. Nel 1502 è istituito il gonfalonierato a vita sul modello del doge veneto. È eletto Pietro Soderini, che sceglie una politica filo popolare che lo dispone allo scontento degli ottimati e dei filomedicei. Machiavelli diviene il braccio destro di Soderini, che gli affida le più importanti missioni diplomatiche e ne fa uno dei più potenti politici di Firenze. Il Borgia vorrebbe concludere un’alleanza con Firenze: deve fronteggiare la rivolta di Urbino e camerino e la lega difensiva stretta di alcuni suoi capitani intenzionati a limitare il minaccioso potere del duca. Inviato per protestare la netta scelta di campo di Firenze (fedeltà al micio dicessimo e amicizia con il Valentino stesso) Machiavelli è accolto amorevolmente. I Valentina ostenta sicurezza ed evidenzia i vantaggi per la signoria di allearsi con lui contro nemici comuni. Fa scattare una trappola e il 31 dicembre gli eventi precipitano verso la loro sbalorditiva conclusione. La notte stessa il Valentino convoca Machiavelli per rallegrarsi del buon esito dell’impresa e per ricercare ancora alleanza con Firenze. Nella lettera ai Dieci gli eventi sono il risultato dello scontro di due strategie astute e simulatrici. Machiavelli assistere i mesi successivi anche al rapidissimo sgretolarsi il potere di Valentino: va a Roma per eleggere il Papa, Giulio II, che toglierà ogni potere a Valentino e lo fa imprigionare. Machiavelli poi si reca in Francia per supervisionare il lavoro dell’ambasciatore ufficiale. Il rapporto fiduciario con il gonfaloniere è descritto nel primo Decennale, un resoconto in terzine degli avvenimenti tra il 1494 e il 1504 nello stile e nella tradizione degli araldi che componevano relazioni poetiche di eventi storici e contemporanei. Dedicata ad Alamanno Salviati, lungamente lodato, l’opera fiancheggia l’azione di Soderini, concludendosi con l’auspicio che Firenze si doti di un proprio contingente militare che affranchi la Repubblica dalle inaffidabili e costose truppe mercenarie. Si tratta del progetto dell’Ordinanza: promosso da Machiavelli che si dedica al reclutamento e addestramento dei fanti. Nella 1506 Machiavelli segue Giulio secondo alla riconquista di Bologna: entra in contatto con un principe audace ma sconsiderato nell’azione. Dal 1507 e il 1508 Macchiavelli si trova tra Trento e Innsbruck per aiutare l’inviato della Repubblica alla corte di Massimiliano I. Se ne attende il passaggio in Italia per contrastare la Francia. Di questo nuovo esempio di principe e del sistema politico-economico-militare tedesco è svizzero danno conto il Rapporto delle cose della Magna, la relazione della missione svolta, il Discorso sopra le cose della Magna e sopra l’imperatore, un sunto ad uso di altri ambasciatori, e il Ritratto delle cose della Magna. Massimiliano è il perfetto capitano, tieni il paese con giustizia grande, facile nelle udienze e grato ma è periodico e inconcludente. Fra il 1508 il 1509, Machiavelli impegnato nell’ultima e vittoriosa fase della riconquista di Pisa; nell’occasione la milizia fiorentina da ottima prova di sé e l’ordinanza viene estesa nel 1510 alla cavalleria leggera. Dopo la battaglia in cui Venezia e sconfitta, Massimiliano reclamo da Firenze il tributo pattuito. Compone per Luigi Guicciardini il Capitolo dell’ambizione, in cui sono proprio l’ambizione e l’avarizia le ragioni che, unite alla viltà, causano La rovina di Venezia, dispiegando poi i loro orribili effetti. Allo stesso in via da Verona una lettera in cui narra l’avventura sessuale con un orribile vecchia prostituta, la lettura è un grottesco contrappunto della lettera precedente di Guicciardini, ma svolge anche il presupposto della teoria del riscontro enunciato in apertura, la costituzionalizzati hanno dato luogo a un governo misto che rallenta la propria corruzione e realizza una Repubblica perfetta. Sebbene la plebe provochi tumulti, il suo coinvolgimento è decisivo sia per la custodia degli ordinamenti repubblicani sia per la capacità di Roma di accrescere l’impero, dipesa dalla presenza di un’ampia milizia cittadina e dalla partecipazione del popolo al governo. In questo differiscono altre pubbliche come Sparta e Venezia, durevoli ma impossibilitate dei loro statuti a espandersi se non a prezzo della loro rovina. La religione è un fondamento della vita civile, mezzo di educazione del popolo e di coesione sociale. La diversa religione marca quindi una frattura fra antichi e moderni, fra mondo della libertà e mondo della servitù. La chiesa ha avuto nefasta influenza sulla vita civile e politica dell’Italia. 4.4 “Ragionare dello stato”: l’Arte della guerra Sulla crisi d’Italia insiste il terzo grande momento della riflessione politico-istituzionale di Machiavelli. Ulteriore tentativo di mettere in mostra la propria competenza e di farsi impiegare dei medici scrive l’Arte della guerra, un dialogo in sette libri sulla tecnica militare dei romani confrontata con quella dei moderni. Le armi sono uno dei modi della politica e della vita civile, sono a questa sottomesse e sono ordinate alla pace e al benessere dello Stato. L’opera è composta nel 1519-1520, e fa tesoro di alcune autorità antiche in materia, dei capitoli d’argomento militare del Principe e dei Discorsi e degli scritti relativi all’ordinanza Fiorentina che mi sono difesi. Il dialogo è ambientato il 1516 negli orti Oricellari: i frequentatori discutono con l’interlocutore principale, Fabrizio Colonna, generale e capitano di ventura, che incarna il punto di vista dell’autore. La tesi fondamentale è la necessità di reintrodurre le tecniche e gli usi militari dei romani, la lezione degli antichi predomina sull’esperienza: l’arte pecca di astrattezza e la sottovalutazione dell’importanza della cavalleria, dell’artiglieria, delle innovazioni introdotte nel modo di combattere dei moderni. La necessità di imitare gli antichi da luogo alla nuova deprecazione dei principi italiani. L’identificazione del momento storico in cui si palesa l’assoluta fragilità italiana fa risaltare la necessità di dotarsi di truppe proprie e l’impossibilità di sperimentare con gli eserciti attuale gli schieramenti e le tattiche di combattimento antiche. Il desiderio di lasciare ad altri le proprie conoscenze, la mancanza di un’occasione che permetta alla virtù di manifestarsi, la difesa dell’azione virtuosa e poi sconfitta: Fabrizio Colonna è l’alter ego di Macchiavelli, costretto nell’ozio e ai margini della vita politica. 4.5 “Fare el (…) tristo tempo più soave”: Mandragola, Asino, Favola, Serenata Machiavelli compone opere letterarie in cui si proiettano la delusione politica e la durezza esistenziale negli anni post res perditas. La Mandragola è una commedia di cinque atti in prosa è un prologo ambientata nel 1504, ma composto nel 1518. È uno dei capolavori del teatro del Cinquecento in virtù della necessità dell’articolazione drammatica, della caratterizzazione (linguistica e dei personaggi), e di una comicità immediata ma amara e senza speranza. È un testo che cerca di compensare con la letteratura l’impossibilità di agire. L’intreccio della commedia propone la corruzione dell’onestissima Lucrezia, moglie del ricco messer Nicia, ad opera del parassita Ligurio. Machiavelli si era già dato al teatro cono una satira politica, le maschere, una commedia, la sporta composta sul modello di Plauto, e con la versione in prosa dell’Andria di Terenzio. Il corpus comico antico è molto presente anche nella mandragola, ma ancor di più è presente il Decameron, mentre dai contemporanei provengono la scelta della prosa, dell’ambientazione moderna e della congiunzione del modello classico e boccaccesco. È notevole la scissione fra amore e industria: l’innamorato Callimaco, tutto passione senza ragione, parla con un eloquio forbito e liricizzante che connota la sua incapacità di agire e di giungere a godersi Lucrezia. La buona riuscita del suo amore è merito solo della strategia di Ligurio, tutto ragione senza passione, che è l’unico personaggio a possedere il disegno completo dell’intrigo, agisce in realtà umana della data in cui ciascuno è guidato solo dal proprio utile e lo fa avendo ben presenti i meccanismi concettuali e le tecniche politico-militari del principe e dell’arte, di cui si avverte l’influenza e di cui la mandragola forma un controcanto comico. Ligurio è capace di frode, simulazione e dissimulazione: sa così plasmare la propria lingua, come con il Frate proponendogli di rendere onesto il caso di un finto aborto, e l’assenza di scrupoli di Timoteo, purché vi siano danari per la Chiesa. Satirico morale è anche l’Asino, incompiuto poema autobiografico e allegorico, composto fra il 1512-1513. Sul modello delle metamorfosi di Apuleio e della parodizzata della commedia dantesca, il protagonista, in attesa che la sorte di torni a favore, avrebbe dovuto essere trasformato in asino e compiere sotto tali spoglie un viaggio per il mondo e per i vizi umani osservate dal punto di vista di un asino. Qui si legano esplicite riflessioni politiche che rimandano ai discorsi, si aggiunge la critica della contemporaneità cui sono moralmente superiore persino la vita e i costumi dei porci. Simile ribaltamento comico e simile satira morale si trova nella Favola, novella spicciolata, che ha per protagonista l’arcidiavolo Belfagor, inviato sulla terra da Plutone e dal concilio dei diavoli per appurare se le donne siano davvero causa di perdizione. Avrebbe dovuto sposare una donna e restare nella terra per 10 anni ma preferisce tornare all’ inferno, piuttosto che restare con la moglie nella cortissima Firenze: il vero inferno è quello sulla terra. La Serenata è un testo composto forse per altri, certo per essere cantato, nel quale, per convincere una donna a corrispondere all’amore, Machiavelli propone, sulla scorta delle Metamorfosi di Ovidio, due esempi di mitiche serenamente incastonate l’una nell’altra: Vertummo canta alla porta di Pomona, ricordandole la trasformazione in pietra della crudele Annassarete, restata nascosta al canto di Ifi poi impiccatosi per il dolore. 5. “Voltolare un sasso”: al servizio dei Medici Dal 1518 Machiavelli svolge piccole mansioni per conto dei mercanti fiorentini, prima Genova e poi a Lucca, qui compone, oltre al Sommario delle cose di Lucca, un’analisi del governo della città comparato con quello di Roma antica e Venezia, la vita di Castruccio Castracani, assaggio storiografico in vista della commissione delle Storie fiorentine promessagli dal cardinale Giulio de’ Medici e assegnatagli dallo Studio Fiorentino un piccolo stipendio. Per Giulio, Machiavelli scrive il Discursus florentiarum rerum post mortem iunioris Laurentii Medices e la Minuta di provvisione per la riforma dello Stato di Firenze. Vi invita i medici a riformare Firenze dandole un governo misto, cosa ripristino della Repubblica e la formalizzazione del dominio mediceo. Machiavelli torna ad avere incarichi diplomatici: nel 1521 è a Capri dove rinsalda l’amicizia con Francesco Guicciardini, governatore di Modena. 5.1 Le Istorie fiorentine Le Istorie fiorentine vengono terminate il 1524 e presentate a Roma nel 1525. L’opera narra in otto libri gli avvenimenti del 1434 (rientro di Cosimo) al 1492 (morte di Lorenzo), però riprende dal 1215, Cioè dall’origine delle lotte fra guelfi e ghibellini: Machiavelli interesse ritornare sulle civili discordi e intrinseche in amicizie che hanno segnato la vita di Firenze e che portano al principato. Più che all’esattezza storica e interessato al contenuto politico degli avvenimenti e alla dimostrazione della tesi che Firenze deve essere riformata da un uomo che costruisca un governo misto, nel quale ottimati, popolo e monarchi abbiano ciascuno il proprio posto e ruolo. L’orientamento filo mediceo dell’opera si esprime anche nell’elogio del magnifico, la cui morte segna il risorgere delle ambizioni dei principi italiani. Questa analisi della realtà politica viene ripresa Guicciardini al principio della sua Storia d’Italia. 5.2 La mutazione impossibile: Clizia L’ultima opera letteraria di Machiavelli è la Clizia, commedia in cinque atti, ambientata nel 1505- 1506, composta nel 1524. Sebbene d’imitazione plautina la commedia rinuncia alle persone sciocche e al male dire, fondando il riso sulle parole amorose, sulle persone innamorate. Commedia quindi terenziana, la Clizia mette in scena l’amore di un vecchio padre e di un giovane figlio per la trovatella Clizia, accolta in casa anni prima e che si scopre poi essere figlia di un ricco napoletano, il quale la da al figlio, mentre il padre aveva progettato di farla sposare al servo, che viene per fatto dalla moglie. Centrale è il ruolo della fortuna che favorisce il giovane, pur incapace di azione, scombinando le macchinazioni del padre e imponendogli l’impossibilità di dar corso alla mutazione di indole e azioni causata dal impazzamento amoroso e deprecato della moglie. Saggezza per il vecchio è rientrare nei ranghi e ammettere la sconfitta. Il tono crepuscolare rispecchia quello degli ultimi anni di Machiavelli che in quella Clizia mette in scena anche sé stesso e il proprio senile innamoramento per la cortigiana e cantante Barbara Salutati. 5.3 L’ultimo biennio e la rovina d’Italia Il ritorno di Machiavelli sulla scena politica avviene nel 1525, egli sostiene vicino il tentativo con cui Guicciardini cerca di conservare la libertà d’Italia dalle armi straniere. L’aggravarsi della situazione politica del Papa fa risorgere l’idea dell’ordinanza, accolta da Clemente VII, che invia Machiavelli a Faenza per reclutare truppe ma il progetto però non ha seguito. In ottobre gli è rinnovata la commissione per la composizione delle storie di Firenze: comincerà raccogliere il materiale senza tuttavia portarle a termine. Nel 1526 viene incaricato di supervisionare il rafforzamento delle mura fiorentine e creato cancelliere della magistratura a ciò deputata. La lega AN the imperiale di cognac (Francia, chiesa, Venezia e Firenze), ma che avelli, è inviato per aiutare Guicciardini sul campo di battaglia. Ritorno a Firenze ma l’esercito imperiale entra in Italia. Una serie di missioni per cercare di organizzare una difesa lo portano presso Guicciardini a Modena e a Parma; segue l’esercito pontificio in Romagna e nella sua ritirata verso il Lazio per cercare di difendere Roma. Gli imperiali però mettono un sacco la città e 6 maggio 1527, il 17 a Firenze cade il governo dei Medici, sono ristabilite la Repubblica e le sue magistrature. Rientrato a Firenze, viene ostracizzato dei nuovi governanti, d’ispirazione savonaroliana, che vedono in lui uomo di fiducia dei Medici. Macchiavelli, ammalatosi, muore il 21 giugno 1527.
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