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Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea, Appunti di Letteratura Italiana

Il Gruppo 63 Antonio Tabucchi Daniele Del Giudice Walter Siti Lo stadio di Wimbledon, Sostiene Pereira, Rebus Staccando l’ombra da Terra Il Contagio, Troppi Paradisi

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 03/01/2021

cristina-favara
cristina-favara 🇮🇹

4.7

(7)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! 15/04 Spartiacque nella storia letteraria 1980 - 1964, Italo Calvino prefazione, lui dice che ci vogliono 100-150 anni per dar valore a un’opera letteraria; - 1980 – pubblicazione de ‘Il Nome della Rosa’ di Umberto Eco, lui era nato negli anni ’30. Nel ’63 entra a far parte del gruppo letterario che prende il nome dall’anno. ‘Il Nome della Rosa’ > romanzo ipercolto, l’autore ricostruisce nei dettagli eventi storici (XIV secolo). È un giallo > ci sono ingredienti della spy story, e ha un ‘coding’ che caratterizza questo genere. Questo testo si presta a vari livelli di lettura, e annienta i confini tra letteratura alta e letteratura bassa. // Letteratura Liala, caratterizzata da una letteratura semplice. Nel 1979, venne scritto l’ultimo romanzo di Calvino, ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’ (1979) > un lettore che inizia a leggere un test il quale mostra dei problemi, intorno al lettore si crea una storia iniziata da 10 incipit diversi di testi comprati in una libreria. In questi testi si può trovare una grande confusione, e dunque la letteratura inizia perdersi. Problemi che hanno colpito la narrativa degli ultimi decenni (per chi fa critica diventa difficile orientarsi): 1. STAMPA ECCESSIVA: pubblicazione di molti testi = offerta libraria più ampia i lettori si sparpagliavano tra vari titoli; 2. TESTI IN ALTRE LINGUE; Oggi esce un libro e subito l’editore attua una recensione. Per il lettore diventa difficile orientarsi, poiché c’è molta più possibilità di recensire. C’è un’idea venuta ma meno riguardante il fatto che esista una cultura alta ed una bassa. Dunque, si crea anche una volontà di avvicinarsi al lettore per compiacerlo invece di focalizzarsi sul senso del testo. Ci sono testi che incidono su un cambiamento a livello storico. ‘L’Amica Geniale’ di Ferrante ha causato scandali e critiche soprattutto a livello italiano. Macrì attuò una divisione/griglia in base agli anni di nascita e degli esordi di poeti o altri autori, per cercare una coincidenza con determinati climi culturali o movimenti che questi stessi scrittori condividevano. - Gesualdo Bufalino (negli anni ’80 iniziò ad avere successo); - Volponi (scrive romanzi sulle proteste sindacali); - Claudio Magris; - Elena Ferrante; - Pessoa > intorno ai nomi creare delle piccole biografie. Ferrante oltre a crearsi un proprio nome, si inventa anche una biografia. Questi autori appartengono alla generazione di Sanguineti – negli anni ‘50 invece ci sono personaggi con biografie interrotte. Pincio si rifà a Thomas Pinchon, il quale è un autore americano. Testi che negli ultimi 10 anni hanno cercato di individuare elementi che delineino una determinata corrente. Stefano Tani invece introduce il romanzo giovanile. ANNI OTTANTA: In letteratura è il primo decennio che sfugge ai canoni di periodizzazione: - Romanzo di formazione spesso mancata e sconclusa, tentativi sbandati di costruire un’identità; - I protagonisti sono spesso giovani e cercano nel viaggio una risposta a questa dispersione; - Ricerca di un’identità sessuali. FILONI NARRATIVI PIU’ INDIVIDUABILI • GRUPPO ’93 > è la terza ondata letteraria di carattere modernista, molti di loro evocano una narrazione sperimentale (come nel gruppo ’63); • La gioventù cannibale > giallo macabro, pulp, violenza (Ammaniti, Santacroce, Scarpa) Tanti riferimenti alla cultura popolare. • Luterblisset o Wu Ming (Senza Nome). Il Wu Ming è un gruppo che vuoi demolire l’autorità dell’autore, che nasce come collettivo aperto dove chiunque può entrare rispettando certe istanze (ciò rimane parte di una pratica non precisa). Wu Ming non si è limitato a pubblicare romanzi ma si è mosso anche per entrare a far parte della lotta culturale. Wu Ming afferma che negli ultimi 15 anni ci sia stata un’alternanza di una generazione di autori con caratteristiche comuni > NEW ITALIAN EPIC (Camilleri, Carlotto). Carlotto entra a far parte di un caso di omicidio, e ciò lo porta a nascondersi per tanti anni. In Francia lui si avvicina alla dottrina Mitterand. Nella ‘New Epic’ ci sono tanti testi che ripercorrono tante storie mitiche, con episodi che hanno segnato la storia passata e quella presente, i testi storici già impegnati. Ci sono vari TENTATIVI di trovare collegamenti a livello storico e culturale. Riferimento a Baudrillard SCIOPERO degli EVENTI, espressione che riassume il secondo Novecento in Occidente. I conflitti si sono più ridotti, tutto adesso è addomesticato, da noi gli eventi SCIOPERANO. Wu Ming afferma che lo ‘Sciopero degli Eventi’ si sia interrotto l’11 settembre 2001. Concetto del ‘don’t keep it cool and dry’: non c’è più il riscatto della storia che c’era precedentemente. Cosa si racconta della storia? Sensazione di staticità. POST MODERNO > letteratura che rifiutava la storia, è disimpegnata, gioca molto con la situazione dell’epoca. Lo scrittore è risucchiato dagli eventi, per il fatto che molti argomenti sono stati detti e ridetti. Col post moderno coincide un grado assertivo delle affermazioni. 1. Don’t keep it cool and dry; 2. Punto di vista coraggioso, il punto di vista di personaggi marginali; 3. Stimolare una complessità di pensiero; 4. Ucronia di pensiero (pensare al di fuori del tempo); 5. Romanzi basati sul WHAT IF/ come se; 6. Oggetti Narrativi Non Identificati; 7. Transmedialità (testi che nella loro composizione sfuggono a una struttura precisa). Nel ’90 ci sono punti di aggregazione. 16/04 Negli anni ’80 si riconosce un primo periodo di cambiamento, cercando una rottura col periodo precedente. Si può trovare un tipo di romanzo più giovanile. Non è un periodo che ci permette di trovare un panorama ben definito ed ordinato a livello letterario. Negli anni ’90 è possibile trovare dei testi che riescono a ridefinire un certo ordine in letteratura. Il gruppo ’93 è uno dei gruppi che è destinato a svanire, nonostante l’impatto avuto. Il filone di questo periodo è caratterizzato da una necessità di leggere il passato per comprendere meglio il presente. SCIOPERO DEGLI EVENTI (di Wu Ming) Gli anni ’90 segnano degli autori come Walter Siti (‘Scuola di Nudo’, romanzo ambientato in università, il protagonista è ossessionato dai culturisti) ed Elena Ferrante. Barenghi un altro importante autore di questi anni, poi si ha Carnero che si è occupato soprattutto di Tondelli. Tondelli trattava la separazione letteraria tra anni 80 e 90, e definiva il compito dell’autore è quello di creare un canone, una serie di regole. I lettori sono colti, ma si occupano anche un tipo di narrativa più semplice e meno complessa. Nei manuali di letteratura italiana ci sono autori di saggi che cercano in una sconfinata marea di titoli, Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama piuttosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento élitario, accusato di cerebralismo. Inoltre, alcune accuse contro i "conservatori" della letteratura, poi con il tempo riconsiderate, furono amplificate dai giornali e dagli stessi avversari (le “Iale del ’63”, avversari del Gruppo 63). Alcuni autori, critici e scrittori del Gruppo 63 furono Nanni Balestrini,  Umberto Eco, Enrico Filippini, Alfredo Giuliani, Alberto Gozzi, Angelo Guglielmi, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Giuliano Scabia, Adriano Spatola. Sia Antonio Tabucchi che Del Giudice sono autori degli anni 40. Eteronimo: opera letteraria o scientifica pubblicata con un nome diverso da quello dell’autore (es. Elena Ferrante). ANTONIO TABUCCHI (lezione di Anna Dolfi, amica e collaboratrice di Tabucchi) Antonio (Antonino) Tabucchi nasce a Pisa il 24 settembre 1943 e muore a Lisbona il 25 marzo 2012.  Scrittore, critico letterario, traduttore e accademico italiano, docente di lingua e letteratura portoghese all'Università di Siena; è considerato il maggior conoscitore, critico e traduttore di Fernando Pessoa, scrittore proprio in ragione del quale, per meglio comprenderne la poetica, Tabucchi aveva imparato il portoghese dalla moglie Maria Josè de Lancastre, nata e cresciuta in Portogallo. Ha ottenuto il premio Campiello per Sostiene Pereira. Il padre di Tabucchi possedeva un bar a Vecchiano, la madre era ostetrica e Antonio era figlio unico in una famiglia che viveva in una situazione economica normalissima. Da bambino ha la possibilità di dedicare molto tempo alla lettura a causa della sua salute cagionevole. Vecchiano è un paese di tradizioni anarchiche e questo pensiero è riscontrabile nelle opere di Tabucchi. Piazza d’Italia è il primo libro scritto da Tabucchi, un romanzo che parla di 100 anni di storia Italiana, in cui tre personaggi appartenenti a tre generazioni diverse (nonno, padre e nipote) prendono tutti il nome di Garibaldo. Tabucchi disse di averlo scritto quando la moglie aspettava la prima figlia, sostenne però che la sua impressione sul suo stesso libro non fu ottima. [Il libro d’esordio di Antonio Tabucchi è un’incursione nella storia e nella memoria. Nella storia con la esse maiuscola, ma anche nella microstoria che, attraverso una saga familiare, investiga la storia ufficiale, la racconta e propone uno stimolante faccia a faccia tra chi la storia la fa e chi subisce. I nomi dei personaggi sono quantomeno bizzarri (Quato, Garibaldo, Asmara et cetera) e gli aneddoti saporosi. Sullo sfondo c’è un borgo toscano, il mondo contadino con i suoi valori e una famiglia anarchica raccontata in tre generazioni successive, un affresco che ahimè sembra scolorirsi sempre più davanti all’avanzare di una civiltà globale che tende a uniformare ogni tipicità e sfumatura. Si tratta, ce lo dice l’autore stesso nel sottotitolo, di una favola popolare in tre tempi, tempi che corrispondono alle tre generazioni di una famiglia toscana ma anche a tre differenti età del nostro ancor giovane Paese. Il luogo delle vicende è chiamato semplicemente Borgo, a indicare l’universalità ma anche la ristrettezza dell’ambientazione. La cosa non è casuale, anche perché se la favola è “popolare” e un piccolo comune era sicuramente il luogo più adatto per raccontare le vicende del popolo, ovvero i fatti in piccolo. Questo primo gioiello di Tabucchi risente, in definitiva, del gusto romantico del folklore e della dialettica novecentista della satira politica, più precisamente nella dialettica della contrapposizione tra potere e istinto di libertà. Le protagoniste femminili, un po’ come succede in certi libri di Cassola, sono donne emancipate, coraggiose e fiere. Gli uomini sono, invece, generosi, testardi, idealisti e con un grande spirito di abnegazione. In breve, sono dei puri. Il nemico è sempre il potere, il padrone, per inciso lo Stato. Lo Stato nelle sue diverse età e gerarchizzazioni sociali. Il Re, prima, il regime fascista poi e la neonata Repubblica, infine, rappresentano i tre stadi di attese e malcontento cui la famiglia di Borgo ha dovuto far fronte. Il tono della satira, sottile e affabulato, è sempre costruttivo.] Anna Dolfi lavora insieme ad Antonio Tabucchi alla sua ultima opera “Di Tutto Resta un Poco”. Anna Dolfi viene coinvolta da Tabucchi nella confezione del libro e nella scelta delle opere da inserire all’interno di esso. “Di Tutto Resta un Poco” viene pubblicata postuma, ma al momento della pubblicazione l’opera non aveva ancora un titolo. Tabucchi infatti, parlando con il direttore della Feltrinelli, aveva suggerito che il titolo dell’opera sarebbe stato estrapolato dal suo saggio su Drummond De Andrade. “Di tutto resta un poco” infatti sono le parole usate dallo stesso poeta Brasiliano nella sua poesia “Residuo”, tratta da “La Rosa del Popolo” (1945). Residuo Di tutto è rimasto un poco.
 Della mia paura. Del tuo ribrezzo. Dei gridi blesi. Della rosa
 è rimasto un poco. È rimasto un poco di luce
 captata nel cappello.
 Negli occhi del ruffiano
 è restata un po’ di tenerezza
 (molto poco). Poco è rimasto di questa polvere
 che ti coprì le scarpe
 bianche. Pochi panni sono rimasti,
 pochi veli rotti,
 poco, poco, molto poco. Ma d’ogni cosa resta un poco.
 Del ponte bombardato,
 delle due foglie d’erba,
 del pacchetto
 -vuoto- di sigarette, è rimasto un poco. Ché di ogni cosa resta un poco.
 È rimasto un po’ del tuo mento
 nel mento di tua figlia. Del tuo ruvido silenzio
 un poco è rimasto, un poco
 sui muri infastidì,
 nelle foglie, mute, che salgono. È rimasto un po’ di tutto
 nel piattino di porcellana,
 drago rotto, fiore bianco,
 di rughe sulla tua fronte,
 ritratto. Se di tutto resta un poco,
 perché mai non dovrebbe restare
 un po’ di me? Nel treno
 che porta a nord, nella nave,
 negli annunci di giornale,
 un po’ di me a Londra,
 un po’ di me in qualche dove?
 Nella consonante?
 Nel pozzo? Un poco resta oscillando
 alla foce dei fiumi
 e i pesci non lo evitano,
 un poco: non viene nei libri. Di tutto rimane un poco.
 Non molto: da un rubinetto
 stilla questa goccia assurda,
 metà sale e metà alcool,
 salta questa zampa di rana,
 questo vetro di orologio
 rotto in mille speranze,
 questo collo di cigno,
 questo segreto infantile…
 Di ogni cosa è rimasto un poco:
 di me; di te; di Abelardo.
 Un capello sulla mia manica,
 di tutto è rimasto un poco;
 vento nelle mie orecchie,
 rutto volgare, gemito
 di viscere ribelli,
 Il racconto si costruisce come un mosaico, un puzzle, è perciò necessario diffidare dai pezzi sciolti, sostiene Tabucchi, bisogna sempre avere un quadro completo delle cose. 06/05 Tabucchi nato nel 1943 a Pisa, è stato scrittore, critico letterario e traduttore, insegnò lingue e letteratura portoghese all’università di Siena. Fu autore sia di romanzi brevi sia di racconti. Fu un autore di punta negli ultimi decenni e da alcuni suoi testi sono stati fatti dei film. Il suo esordio avvenne nel 1975, “Piazza d’Italia” romanzo che racconta la storia d’Italia attraverso scontri tra il potere e una famiglia che cerca di cambiare l’ordine costituito. Fu uno scrittore molto colto, un autore la cui opera è piena di riferimenti a scrittori, artisti figurativi, musiche. Lui stesso costruisce testi su una dimensione di mistero, un mistero inquietante, perturbante, di ricerche, testi che sono spesso ambientati in dei non-luoghi. In Tabucchi troviamo tre dimore vitali: la Toscana dove a Siena insegna lingua e letteratura portoghese; Lisbona dove poi andrà a vivere e sposerà una donna portoghese di nome Maria Josè de Lancastre; Parigi. Per il resto viaggiò molto. Il concetto di non-luogo venne ripreso dal francese Marc Augè che scrisse i “non-luoghi”, in cui rifletteva sul fatto che oggi la nostra esistenza si svolge tanto in luoghi pubblici, non più nelle abitazioni, ma nei luoghi dove entriamo in contatto, anche solo superficialmente, con altre persone, come le cuccette dei treni, i bar, gli autobus, le sale d’attesa dell’ospedale o delle poste, gli outlet, gli ascensori, luoghi dove molto probabilmente passiamo un sacco di tempo senza rendercene conto, e sono uguali in tutte le parti del mondo. Spesso accade nei testi di Tabucchi di trovare questi non luoghi, come per esempio anche gli alberghi, ed è quasi come se il narratore fosse sempre lo stesso, come se fosse un’estensione dell’essere altrui, e le esperienze altrui le riporta sulle pagine. Certe volte gli incontri con le altre persone sono fortuiti, ma ci regalano anche svolte esistenziali. Uno dei grandi temi che troviamo in Tabucchi è quello della memoria, della nostalgia (saudade in portoghese), un senso di una nostalgia inquieta e senza un oggetto definito, una sensazione di languore verso l’esistenza, verso il futuro, un concetto molto ampio, vasto, difficile da spiegare, da trasmettere ma che Tabucchi ha provato in più riprese di chiarirlo, di chiarire questa parola, riferendosi anche alla nostalgia del proprio paese, alla memoria che accompagna, possiamo dire di pari passa la nostalgia, fare i conti con il proprio passato, rimpiangerlo, assaporarlo, ritornarci con la memoria e con la nostalgia che sia già passato, che ciò che è stato non può essere cambiado ed è divenuto ricordo, un ricordo nostalgico che vive nella memoria. La lettura dei suoi testi è abbastanza scorrevole, ci sono anche i dialoghi delle volte un pò spiazzanti, ma non sono mai banali. Ha un certo successo nel 1984 con “Notturno Indiano” dove racconta la storia di un uomo che viaggia in India sulle tracce di un amico scomparso. C’è un finale abbastanza ambiguo in quanto non si capisce più se chi che sta raccontando era lui, l’uomo che cerca l’amico, o l’amico scomparso inseguito dall’uomo. Nel 1985, pubblicò “Piccoli equivoci senza importanza”, una raccolta di 11 racconti, dove il filo conduttore di tutta quest’opera sono le vari visioni che Tabucchi propone della vita, cioè che non ce n’è una sola. ma ognuno vede a modo suo. Il primo racconto si intitola proprio “Piccolo equivoci senza importanza” dove troviamo sovrapposizioni temporali. Si apre con un processo, un imputato (Leo) che entra in aula con il giudice (Federico) e chi parla è uno spettatore (Tonino) che si trova nell’aula. Tra questi tre personaggi c’è un forte legame in quanto sono vecchi amici, dai 18 anni. Il racconto non è lineare, ma inizia dalla fine e ci dà un incipit apparentemente incomprensibile, non sappiamo chi sia l’imputato e per quale motivo si trova li. Da questo momento situato nell’aula del tribunale in attesa della sentenza del giudice Tabucchi ci regala flash di questi uomini quando erano ragazzi. Racconta quando Federico diciottenne si voleva iscrivere a giurisprudenza, però per colpa di un equivoco burocratico apparì iscritto a legge, quando chiese spiegazioni ala segreteria gli dissero che fu un “equivoco senza importanza”, il segretario gli disse che comunque poteva seguire le lezioni di giurisprudenza così non le perdeva, mentre cercavano di sistemare il tutto, però un giorno decise di andare a seguire una lezione di legge, filosofia del diritto, e se ne innamorò, da quel momento decide di rimanere a studiare legge. Questo fu un equivoco che lo indirizzò alla sua attuale carriera dove adesso, nel momento attuale, si trova a giudicare questo uomo, vecchio amico, di nome Leo, che da sempre era stato un rivoluzionario, fu rappresentante degli studenti e rivoluzionario durante gli anni caldi (si presuppone anni ’60). Di sfondo rimane una ragazza Maddalena della quale se ne innamorarono tutti e tre, come se si creò un quadrilatero amoroso, sullo sfondo rimangono anche le canzoni di Modugno, il ballo studentesco, tutti flash del loro passato, fino a quando poi si ritrovano in questo momento nemici e in contrasto l’uno con l’altro. Il tema principale è quello di essersi ritrovati a volte a svolgere dei ruoli che la vita segna senza che chi li ricopre ne ha consapevolezza. Il racconto continua così fino a quando lo spettatore, prima che il giudice dice la sentenza, si alza e va a fare una camminata continuando a pensare e a sovrapporre il passato con il presente. Un altro racconto molto interessante che trovino all’interno di questa raccolta è “I treni che vanno a Madras”, (9° racconto). E’ un racconto particolare nella sua storia perché all’inizio doveva fare parte del “Notturno Indiano”. Madras è una località dell’India orientale, e si racconta di una guida turistica che consiglia ad un viaggiatore di attraversare l’India in treno, anche se i treni sono particolarmente lenti, però può essere un vantaggio perché in questo modo avrà tutto il tempo per assaporare i paesaggi che cambiano fuori dal finestrino, per conoscere gente che viaggia insieme a lui, gente con cui poter parlare e conoscere nuovi racconti sull’India. Quest’uomo allora decide di viaggiare in treno, e nel vagone dove si trovava entrò un uomo che indossava un cappello elegante, un abito blu, aveva un’aria riservata, controllò se la cuccetta fosse quella giusta e si accomodò. Era europeo, un uomo che probabilmente conosce bene il paese indiano e anche la qualità dei treni. Per rompere il ghiaccio gli disse che sono molto puntuali e che arriveranno a destinazione il giorno dopo alle 7. Da qui iniziano a fare conversazione e decidono anche di cenare insieme, parlano molto e l’uomo gli da molti consigli, gli parla dell’india, dando l’impressione di uno che aveva già viaggiato molto. Durante la notte entra nel loro vagone un controllore della polizia ferroviaria, chiede i passaporti e si sofferma sul passaporto dell’uomo, un passaporto Israeliano, però dopo poco va via. Il viaggiatore capisce che era un passaporto falso, il nome era Peter Schlemihl, ma in realtà era il nome di un autore del 1800. Avendo capito che era falso, gli chiede cosa andava a fare a Madras e Peter gli risponde che andava a vedere una statua. Decide di raccontargli una storia, la storia di un uomo, un ebreo, che era in Germania e mentre faceva delle analisi mediche, vide una statuetta orientale e chiede al medico che statua fosse, il medico gli rispose che quella statua rappresentava il circolo vitale. Era la statua di Shiva danzante che secondo lui rappresentava la danza della vita, la vita è un cerchio e c’è un giorno in cui il cerchio si chiude. Dopo aver raccontato questa storia va a dormire. Il giorno dopo Peter dice al viaggiatore di andare a Madras a vedere questa statua e di mandargli poi un messaggio attraverso l’American Express per fargli sapere cosa ne pensasse. Il racconto si conclude con questa visita al museo e prima di ripartire da Madras, il viaggiatore decide di comprare il giornale di Madras in lingua inglese per passare un pò il tempo mentre aspettava che il treno ripartisse e in prima pagina legge un articolo di un uomo ucciso il giorno prima con un colpo di pistola al cuore, un uomo argentino che viveva a Madras da più di 20 anni, pareva che la vittima fosse un intenditore di arte. Subito inizia a fare delle connessioni tra la storia che gli era stata raccontata, la statua, un omicidio misterioso. Sul giornale c’era la foto dell’uomo ucciso, non gli diceva nulla, però l’unico particolare era una statuetta di Shiva danzante. Decide di chiamare l’American Express per lasciare un messaggio a Peter, però la signora per telefono gli dice che non c’era nessun Peter registrato ma comunque poteva lasciargli un messaggio affinché quest’uomo fosse andato all’American Express. Lascia perdere e chiude la chiamata, inizia a riflettere che forse era stato Peter ad uccidere quell’uomo, come se Peter avesse perseguitato quell’uomo e avesse vissuto nella vendetta. Altro racconto interessante è “Rebus” (viene realizzato anche un film), racconto tipicamente post moderno, dalla trama estremamente complessa, con una serie di rimandi non sempre comprensibili a personaggi ed opere letterarie. Basti pensare che la protagonista è la contessa du Terrail e il narratore si presenta come Carabas. E’ un racconto inusuale, è n meccanico che racconta ad una terza persona, è costruito come se il narratore parlasse a qualcuno, come se fosse un dialogo a una voce, un monologo che cita un misterioso interlocutore. Carabas aveva conosciuto da giovane questa donna, una donna bellissima, elegante e ricca, con la quale aveva avuto un’avventura amorosa che gli aveva sconvolto l’esistenza. La donna guidava una Bugatti e gli chiese aiuto e gli ha chiese di andare con lei. C’era però una situazione strana, sembrava quasi che lei stesse scappando da qualcuno, forse era il marito stesso che la cercava, forse le faceva del male. Un giorno i due consumano una notte insieme e lei ad un tratto scompare insieme alla Bugatti. Non capendo cosa fosse successo e perché, rimane con l’amaro in gola e questa donna lo perseguiterà sempre, la sogna e non la dimentica. Forse il motivo conduttore di questo racconto sono le numerose definizioni della vita: essa è un appuntamento, un viaggio, un motore. Un romanzo molto importante è “Requiem”, scritto nel 1991, è un romanzo breve, ma come tutti i suoi racconti che appunto sono racconti brevi. L’opera è scritta in portoghese e la caratteristica principale di questo romanzo, come di tanti altri, è che esso è basato sugli incontri, infatti come già in Notturno Indiano o Sostiene Pereira, il protagonista conosce diverse persone che nel corso della storia, vi dialoga. E’ ambientato a Lisbona, e dal punto di vista della trama, l’azione si basa sul sogno e ricorda un sogno che fece su suo padre. Prima però ci racconta un pò di suo padre che aveva avuto un tumore, si salva però non riesce più a parlare e i due comunicavano solo attraverso una lavagnetta. Per due anni parlarono in silenzio, e suo padre non gli chiese mai perché non parlava visto che comunque ci sentiva benissimo, però preferirono rimanere con questo bellissimo modo di viversi. In questo sogno suo padre arriva e gli parla, gli chiede cosa ne è stato di me (cioè di lui che è morto) e che ne sarà di me. Non gli appare come un vecchio uomo malato, ma era vestito da marinaio ed era un ragazzo bello e giovane, come se arrivasse da un passato lontano. Tabucchi scrisse questo pezzo di racconto mentre di trovava in un bar e, quando il cameriere lo interrompe e gli chiede se era uno scrittore, si accorge che aveva scritto in portoghese, perché suo padre gli parlò in portoghese e trascrivendo gli era venuto naturale. Quando la sera tornò in albergo lesse cosa aveva scritto, e il fatto che aveva scritto in portoghese gli fece molto strano, non trovò il senso perché scrisse in portoghese, gli provocò un malessere e cercò di tradurre nonostante fu molto difficile per lui. Strappò tutte le sue traduzioni e decise di lasciare tutto in portoghese perché non gli riusciva ad auto tradursi, poi affidò la traduzione a un suo amico, Sergio Vecchio. Un gioco segreto tra lui e il padre era chiamarsi “Pà” che in portoghese significa “amico/ fratello/spalla” 07/05 Tabucchi, “Requiem.uma alucinação” viene mai citata, la presenza di un altro scrittore portoghese o di almeno un romanzo che aleggia sulla produzione di Tabucchi in questo primi anni ’90 e, in forme, diverse aleggia dietro la composizione di Requiem. Il libro, intitolato “L’anno della morte di Riccardo Reís”, di José Saramago, scrittore portoghese, ricevette il premio Nobel. Pubblicato nel 1984, con tratti originali e fantastici, può fare venire in mente “Requiem” e “Sostiene Pereira”, un libro che venne scritto poco tempo prima di “Requiem”. In “Requiem" ci viene raccontato un viaggio mentale di un uomo scaraventato nell’estate portoghese per affrontare le situazioni passate, che si conclude con il fantasma di Pessoa, un viaggio nella memoria di un protagonista che incontra vivi, morti, cose e luoghi, e mette nello stesso piano vivi e morti. “L’anno della morte di Riccardo Reís” è un romanzo che racconta un pezzo di vita di Riccardo Reís, dove in realtà è un altro eteronomo di Pessoa, un altro pseudonimo di Pessoa. In Pessoa risiedono diversi profili, diversi alter ego, dove ognuno di essi hanno un pensiero filosofico, culturale e, l’origine di queste maschere tratto dal profondo dell’isteria che vive in Pessoa, un’isteria che non si manifesta nella vita pratica, un’isteria che esplode all’interno e la vive da solo con se stesso, ricreando queste maschere, questi profili, questi alter ego, entità letterarie attraverso le quali riesce a tenere a bada la su isteria. Pessoa decideva tutto sulla vita dei suoi pseudonimi, tra cui la data della morte, però non riuscì a chiarire la data della morte di Riccardo Reís perché Pessoa morì, allora Saramago in questo romanzo decide di far vivere ancor un pò questo personaggio. Il romanzo è ambientato nel 1934-1936, anni in cui Pessoa muore. Saramago racconta la storia di questo uomo monarchico portoghese, che se abbandonò il Portogallo nel 1919 (quando la repubblica portoghese reprime una sorta di tentativo insurrezionale monarchico) ed emigrò in Brasile. Alla notizia della morte di Pessoa, preso dalla nostalgia del paese, Riccardo Reís decide di tornare in Portogallo, anche perché questa volta ci sono in Brasile movimenti, tumulti, eventi politici che sconsigliano la permanenza in Brasile. Torna a Lisbona e avvia una relazione con una cameriera (che poi rimane incinta, una gravidanza indesiderata) e contemporaneamente si invaghisce di una giovane donna che abitualmente va a Lisbona in compagnia del padre per curarsi da una malattia. Riccardo si invaghisce di questa donna e, essendo medico, decide di aprire uno studio suo dove potrà stare in contatto con la donna e curarla. Da qui, possiamo notare come cerca di crearsi una nuova vita in Portogallo. A metà degli anni ’30, quando Riccardo si trova nuovamente a Lisbona, nell’invenzione narrativa di Saramago, si configura un omaggio a Pessoa, si svolge una sorta di dialogo conclusivo tra Riccardo e il su creatore Pessoa, facendo una riflessione sulle sue identità artistiche. È un romanzo che racconta un pò di Pessoa e un pò della situazione politica che avvolge il Portogallo quando Pessoa muore. Una fotografia del Portogallo negli anni ’30 in un momento in cui finisce un mondo, una biografia intellettuale di cui Saramago ricostruisce. Anni delle dittature europee. Se prendiamo i due romanzi di Tabucchi, “Requiem” e “Sostiene Pereira”, dove in uno (Requiem) racconta la presenza di Pessoa nel novecento culturale, nell’altro (Sostiene Pereira) racconta la Lisbona precipitata nella dittatura salazarista, racconta del processo di formazione politica, racconta del Portogallo che viene inghiottito dalla dittatura, una dittatura che dura 40 anni e, da un romanzo fantastico, intimo, autobiografico, centrato nella storia di un uomo che incontra figure letterarie, si passa a un romanzo impegnato, sull’assenza di democrazia e sull’oppressione della dittatura. Sostiene Pereira, racconta l’affermarsi della dittatura, racconta di persone che si devono nascondere, di spie della polizia, racconta di luoghi specifici, come Lisbona che è la location di tutti quasi tutti i suoi romanzi. Sostiene Pereira, pubblicato nel 1994, ci racconta sia la storia politica di quel tempo, sia la storia del protagonista, di nome Pereira, e della sua trasformazione personale. Tutta la vicenda ci viene raccontata da Pereira che parla, che è la voce narrante di tutto il romanzo, come se stesse raccontando ad un’altra voce, fin dall’inizio. Non è dato sapere a chi Pereira racconti questa storia. Al tempo stesso si sostiene che tutta questa storia è stata vissuta in prima persona da Pereira, ed è stata vissuta solo da lui, quindi c’è solo una possibilità, una sola visione, una sola faccia della storia e si crea un effetto un pò ambiguo nella narrazione perché sta a chi ascolta, a chi legge, crederci o meno. Pereira è un uomo anziano e affaticato, gravato dal peso della vita, specie quando è rimasto vedovo. Sua moglie è stata a lungo malata con gravi problemi di salute e, dopo la sua morte, non è mai riuscito a riprendersi completamente, senza riuscire a staccarsi dal passato, era un uomo molto legato al proprio passato, senza nessuna prospettiva nella sua vita, un pò perché è ansiano, un pò perché ha problemi di cuore e non ha figli, si sente solo, gli rimane solo il lavoro, è un cronista. Il romanzo si apre con Pereira che si imbatte in un articolo di giornale, una riflessione filosofica sulla morte. La morte è un pensiero ricorrente per lui un pò per l’età, un pò per questo suo mood malinconico, depressivo, rassegnato, legato al passato e perennemente spaventato dal futuro. Legge questo articolo, legge il nome dell’autore e prova a contattarlo, Monteiro Rossi, vorrebbe conoscerlo e parlarci, vorrebbe coinvolgerlo nel suo inserto culturale. [Rubrica chiamata “Le Ricorrenze”, scrisse poi l’anniversario di morte di Pirandello]. Il romanzo inizia nell’estate del ’38, Pirandello è morto nel ’36, e inizia intorno a questo incontro, il contatto tra il protagonista e questo Monteiro Rossi, che aveva una fidanzata di nome Marta. Monteiro gli disse che l’articolo lo aveva scritto così tanto perché aveva bisogno di soldi, però c’è qualcosa che colpisce istintivamente Pereira e, in realtà, fin dai primi incontri con questi due ragazzi, Monteiro e Marta, ne rimane affascinato dalla loro vitalità, dal loro impegno e nasce questo rapporto che sarà fondamentale per Pereira. Decide di assumerli per lavorare con lui. I due ragazzi sono molto attivi politicamente. Gli mandano sempre articoli, però lui non li pubblica perché sono articoli molto forti soprattutto da un punto di vista politico, e avendo delle forme della denuncia politica implicite, non poteva permettersi di pubblicare. In questi anni, anni ’30, c’era la dittatura in Italia, periodo in cui Vittorini e Pavese tentavano di pubblicare gli scritti nuovi, gli scrittori americani, un modo per combattere il nazionalismo culturale, ma era anche un modo per fare politica. Pereira è consapevole del fatto che se pubblicasse gli articoli dei due avrebbe avuto gravi problemi con il direttore del giornale. La scintilla del romanzo è l’incontro con Monteiro che avvia un processo di formazione ritardata, una presa di coscienza di quest’uomo, Pereira, che sembrava schiacciato dalla solitudine della nostalgia e dall’inerzia, ma grazie a questo incontro e il fatto di frequentare la giovane coppia ritrova vitalità. Lui svolge dialoghi con le foto della moglie, perché cerca approvazione, sostegno, nonostante non volesse sentire parlare di politica, questa coppia l’ha colpito molto, ci proietta una paternità che non ha mai avuto. Monteiro va in redazione e gli porta necrologi su Lorca, su Marinetti e quando Pereira gli fa notare che non sa come fare a pubblicarli, Monteiro gli dice che non può fare a meno di seguire il suo cuore. I due giovani avranno problemi politici, iniziano a muoversi nell’ombra, tra Spagna e Portogallo, assumono identità fittizie ed anche Pereira ad un certo punto decide di doversi muovere nell’ombra, ma è difficile in quel tempo, nella Lisbona del ’38. A caffè Orchidea, dove andava spesso, c’è un cameriere che rispetto agli altri sa qualcosa in più riguardo a quella che sta accadendo in Spagna. Viene a sapere di un’incursione degli ebrei anche in Portogallo. Decide di raggiungere Coimbra per andare qualche giorno alle terme per curarsi e qui assistiamo a un’apparizione progressiva di stimoli, di incontri con altri persone, che incidono alla sua trasformazione. C’è un incontro, forse tra i più decisivi, con una donna, in treno, un altro non luogo, (anche in Requiem c’è un piccolo viaggio in treno, poi i treno per Madras), una donna tedesca e ebrea che vive in Portogallo e sta fuggendo dal Portogallo. Lei gli dice “Non sono felice per quello che sta succedendo per quello che sta succedendo in Portogallo, io me ne voglio andare” lui ammise dicendo “Anche io forse non sono felice per quello che sta succedendo” e lei li dice “Fa qualcosa, lei è un intellettuale, esprima quello che ha dentro, quello che sta succedendo”, lui risponde dicendo “Farò del mio meglio signora, anche se per una persona come me non è facile farlo” (fine del X capitolo). Tutti in questi tempi erano imbavagliati, non potevano dire realmente quello che volevano, era un pericolo prendere posizione in quei tempi. Non è tanto per il ruolo che lui ha, ma anche per lo spirito che sente di avere difficoltà a ribellarsi, di dichiararsi, però è anche forse il segno del romanzo, se gli altri non possono cambiarci e c’è un germe favorevole al cambiamento che fatica ad affermarsi, gli stimoli esterni possono aiutarli, gli incontri casuali come quello con la coppia, o la donna incontrata in treno. Vede da vicino il razzismo. Siamo quasi all’inizio della seconda guerra mondiale. Quando torna dal viaggio fatto alle terme, incontra nuovamente Monteiro, che appare e scompare all’interno del romanzo. Monteiro gli chiede aiuto a Pereira, di ospitare un cugino che arriva dalla Spagna. Anche nella scelta degli articoli, dei racconti da pubblicare, Pereira mostra sempre di più il suo incipiente coinvolgimento politico. Pubblica il racconto di uno scrittore francese Daudet, “L’ultima classe” che racconta di un villaggio francese, la storia di un insegnante che si prepara ad andarsene, è un racconto anche patriottico francese e il direttore del giornale, ancora prima che venga pubblicato, dice che hanno bisogno di un pò di patriottismo in questi tempi, però quando legge che termina con “Viva la Francia” glielo ribadisce perché la Francia non faceva parte dei loro alleati e si domanda perché allora aveva scelto un racconto patriottico sulla libertà della Francia, lui però gli risponde che in realtà non ci aveva fatto tanto caso. Poi un altro incontro decisivo avviene quando va nella clinica talasso-terapica. 13/05 Questi due romanzi di Tabucchi, Requiem e Sostiene Pereira, riprendono, in qualche modo, le due anime che compongono “L’anno della morte di Riccardo Reís”. È un momento di svolta nel percorso di Tabucchi, perché anche il romanzo successivo di Sostiene Pereira riprenderà l’aspetto politico, collettivo, che richiede una partecipazione, un intervento. Come abbiamo visto, Pereira all’inizio non sembra affatto interessato a prendere posizione. In Portogallo è tutto controllato, c’è la dittatura, assistiamo ad una presa di coscienza di questo uomo, un uomo un pò stanco della vita, cardiopatico, vedovo che cerca di non compromettersi, di evitare i guai, perché i guai sono sempre dietro l’angolo, soprattutto con una dittatura che controlla tutti i movimenti, le informazioni, gli scritti, gli articoli e bisogna sempre muoversi con cautela. L’incontro con Monteiro Rossi e la sua compagna Marta, cambierà il modo di vedere le cose di Pereira. La coppia molto attiva politicamente e si vede attraverso i necrologi che Monteiro manda a Pereira, dichiarando apertamente la sua appartenenza politica. Pereira li legge, li ammira e glieli paga, però è spaventato perché non potrebbe mai pubblicarli, sarebbe un pericolo sia per lui che per i ragazzi, però nota, leggendo i necrologi e vivendo a contatto con questa coppia che qualcosa dentro di lui sta cambiando. Indirettamente, attraverso l’azione giornalistica, mostra questo cambiamento, questa trasformazione, e se ne accorge anche il direttore del giornale, ricordiamo il testo francese “L’ultima classe” tradotto da Pereira. Monteiro, come la donna incontrata sul treno, lo spingono a far qualcosa, lo aiutano a riflettere e lo fanno cambiare, lo toccano nel profondo del suo animo. Quando si reca nella clinica talasso-terapica, dove fanno cure con l’acqua marina, incontra un dottore, il dottor Cardoso, un altra figura molto importante per il cambiamento di Pereira, che guida la stura definitiva di questa decisione di essere anche lui un uomo politico, di accogliere queste istanze vitali. Parlano molto e il dottore gli da molti consigli sulla vita. Pereira gli dice di essere felice di aver fatto quello che ha fatto nella sua vita, però nello stesso tempo è come se avesse voglia di pentirsi della sua vita, perché gli era venuto il dubbio che i due ragazzi avevano ragione, ragazzi che rischiano la vita, la loro libertà, per i loro ideali. Si svolge un processo di cambiamento in Pereira attraverso i dialoghi tra stimoli esterni e interiorità del personaggio. Una parte di sé reclama il Daniele Del Giudice è uno scrittore veneziano, nato nel 1949, e deve la sua formazione di scrittore a Calvino. È un autore molto apprezzato a livello critico, utilizza un linguaggio cristallino, preciso, non sperimentale, che doveva piacere molto a Calvino, ma spesso un linguaggio molto settoriale, tecnico, che si riferisce ad ambiti semantici. Sviluppa sempre una formazione originale del “plot”. Rispetto a Tabucchi è più ostico ed ha una leggibilità diversa. Nel 2009 pubblica “Orizzonte Mobile” dove mette insieme viaggi di grandi esploratori del ‘800 (Patagonia). Nel 2013 pubblica una raccolta di saggi intitolata “In questa luce”. “Lo stadio di Wimbledon”, uno dei suoi più grandi romanzi pubblicato nel 1983, è un romanzo breve e sfuggente, un romanzo filosofico, molto attento ai particolari percettivi anche se è molto difficile comprendere bene la trama. Richiede molta attenzione ai movimenti minimi che riguardano le interazioni tra il narratore e i personaggi che incontra, prima a Trieste e poi a Wimbledon. Per comprendere questa storia di incontri un pò nebulosi, bisogna partire da un pò più lontano e fare la conoscenza di un personaggio realmente esistito, di nome Bobi Bazlen, una figura un pò mitologica nella cultura italiana del secondo ‘900, (nato nel 1902, morto nel 1965). Questo personaggio ha creato una leggenda, era un intellettuale vivace, che conosceva tutto, aveva letto moltissimo ed era in grado di parlare di qualsiasi scrittore esistente, anche se non ha mai scritto una riga in vita sua, chi lo ha conosciuto racconta di aver trovato in lui un grande aiuto per completare le loro opere e pubblicarle, anche case editrici come Adelfi, nata 1962, e Einaudi. Leggeva e consigliava autori che erano sconosciuti, ma che erano degni di essere pubblicati. In realtà, venne ritrovato qualche suo scritto, ma per lo più erano note, bozze, che vennero pubblicati post mortem come: Il capitano di lungo corso, Le note senza testo (titolo significativo, dove insiste sul fatto che si pubblica troppo, si pubblicano note definite come “pagine gonfiate” che si vogliono spacciare per testi importanti senza considerare la difficoltà che c’è dietro un vero scritto), Lettere editoriali, Lettere a Montale. Quello che colpisce di Bazlen è la quantità di figure, di artisti che conobbe, in quell’intreccio di Trieste di quegli anni. La situazione familiare non era delle migliori, aveva un rapporto burrascoso con la madre e, quando perse il padre, il suo psicanalista Edoardo Weis (tedesco) gli suggerì di abbandonare Triste e soprattutto di allontanarsi dalla madre, vagherà tra Roma, Milano e tornerà a Trieste per il funerale della madre. [Si accontenterà di un altro psicanalista a Roma, Ernst Bernhard]. Conobbe Umberto Saba, e si invaghì della figlia, Linuccia Saba, solo che questo lo porterà allo scontro con Umberto in quanto era molto geloso della figlia, anche se poi alla fine lei sposerà un altro uomo. Ebbe anche rapporti con Svevo, nonostante riscuote poco successo e conobbe anche Montale, con il quale strinsero un’amicizia. Il loro intreccio era complesso, un intreccio fatto soprattutto di conoscenze femminili condivise, che diventeranno anche personaggi di Montale. Gerti, per esempio, una ballerina austriaca, per la quale Bazlen faceva la corte e le scrisse molte lettere appassionanti, lei fu anche musa ispiratrice di Montale. “Lo stadio di Wimbledon”, racconta una serie di visite e soggiorni triestini da parte del narratore sulle tracce di Bazlen, una ricerca che in realtà, pian piano, diventa sempre meno importante, in quanto il narratore perderà progressivamente interesse di questa ricerca. Ricerca che si svolge tra Trieste (4 capitoli) e Londra (2 capitoli), è una ricerca un pò spaesata, perché questo personaggio si ritrova in una città non sua, vaga attraverso la sua mappa interiore, sa quali sono i luoghi che frequentava Bazlen. La percezione del tempo è complessa, non sa come affrontare la giornata, come riempirla, incontra persone anonime che hanno avuto contatti con Bazlen, li incontra nello loro case, nei caffè, nei porti e non sa come parlargli, non sa come verrà accolto da queste persone, ha timore, cerca degli indizi, fino a quando però inizia a concentrarsi nei rapporti tra lui e queste persone e inizia a perdere l’interesse della sua ricerca. L’attenzione, quindi, si svia su altre riflessioni, inizia a chiedersi cosa pensano le persone di lui, del suo carattere, riflette sulle tracce che lui lascia agli altri. Man mano che incontra le persone, chiede di Bazlen e diventa esplicito “perché Bazlen ha scritto?”, ognuno prova a dare una risposta, ma sono risposte banali, perché anche chi l’ha conosciuto non ha mai indagato su questo. Le persone, stimolate dal protagonista, iniziano anche loro ad indagare in quanto, il motivo per cui una persona tanto colta non scrive possono essere vari, scrivere vuol dire comunicare, ci si può sentire pieno anche senza condividere le cose con gli altri. Incontra Gerti con la quale parlano di Bazlen, il quale si innamorò di questa ballerina, difatti è quello che lei gli racconta. Investigazione che procede in maniera molto disordinata, anche le domande che lui pone diventano domande che, a partire da quella di partenza, si muovono altrove, "esiste una corrispondenza tra un bravo uomo e uno scrittore?”, “si può amare uno scrittore che sappiamo scontroso ed incostante nei rapporti umani”. Piano della vita vissuta e il piano della scrittura non realizzata. Arriva a Wimbledon, dove c’è una persona che ha conosciuto Bazlen, Ljuba Blumenthal, una ebrea rumena, che Bazlen ha conosciuto nel 1929, che si sposa con un altro uomo che impazzisce e allora interviene Bazlen e lo fa ricoverare in un ospedale psichiatrico, poi viene deportado e morirà ad Auschwitz. Lei sposerà un altro uomo. Bazlen non ha un lavoro fisso, non ha na fissa dimora, molti raccontano che quando volevano incontrarlo andavano a casa sua e lo trovavano steso sul letto che leggeva, questa era la sua giornata tipo. Anche Ljuba aveva conosciuto Montale, donna che diventa musa ispiratrice, scrive una poesia dedicata a lei “Ljuba che parte”. Donne che gli arrivano da Bobi. Il nostro narratore anonimo decide di abbandonare Trieste e raggiungere Ljuba a Wimbledon, le fa sempre le stesse domande fatte a tutti gli altri. Anche li si perde, sbaglia la fermata, sin interroga sul senso della propia vita, sull’utilità eventuale di questo incontro. Ormai sono tutti anziani, lei propone una sua idea perché Bazlen non abbia mai scritto che parte da una difficoltà sua personale. 15/05 Del Giudice ha qualche punto in comune con Tabucchi, un pò per motivi anagrafici, un pò perché Tabucchi è uno scrittore piuttosto colto, come anche Del Giudice. Questa ricerca, un pò nomade del personaggio, si conclude proprio li in Inghilterra. Personaggio piuttosto controverso, dal carattere non semplice, però molto intelligente e anche colto. Saba, Svevo e Montale, al quale unito dalla conoscenza di alcune ragazze, che ispirano delle poesie e le conoscenze di Bobi riguardano l’ambito della letteratura, soprattutto austriaca e tedesca, a lui si deve la scoperta “Dell’uomo senza qualità”. Nel suo libro di esordio (Stadio.. primo romano pubblicato), non c’è dramma, non ci sono eventi che intervengono nella sua vita affettiva, professionale come di solito avviene in un romanzo, ma sono eventi di parole che trasformano il personaggio dall’inizio alla fine del libro, eventi di dialoghi che con il passare delle pagine sembra essere meno pressante questa ricerca, ciò non di meno non è chiarito mai del tutto neanche quello che avviene dentro l’animo del protagonista al di la di questo progressivo distacco emotivo dalla propria ricerca. Scena finale che si svolge a Wimbledon e l’incontro con Ljuba. Questi incontri hanno prodotto poco in termini di risposte. Viene fuori il ritratto di un personaggio generoso verso gli altri, e vuole funzionare da guida, da orientamento per le altre persone senza esporsi in prima persona, e quindi senza scrivere, nel silenzio scritto, la rinuncia di un intellettuale che non vuole rischiare la sua figura. Quello che racconta un personaggio un pò particolare, estremamente sensibile, estremamente attento, ha la complessità delle relazioni umani, degli incontri tra le persone che non si conoscono, che tentano di capirsi magari per arrivare a capire un’altra persona. Il narratore vuole studiare l’interlocutore per studiare l’essenza di Bobi, mapi inizia a conoscere anche lo stesso interlocutore e per questo si fa meno la ricerca interessante con cui inizia il libro. C’è un riferimento nel dialogo con Ljuba “Manoscritto” di Sebastiano Capri, dove Bobi non viene nominato ma viene trasfigurato. Bobi è un personaggio che sta solo sullo sfondo del romanzo, non parla e non si vede. Percorso che parte dalla curiosità rispettosa, un rispetto quasi sacrale per una persona che ha offerto la sua cultura agli altri, ha rinunciato scrivere perché non era certo di poter scrivere qualcosa di apprezzabile rispettando il grande lavoro dei veri scrittori. L’ultimo dialogo che ha con Ljuba ribadisce questa trasformazione, dichiara il fatto che ci sono vari modi di esporsi e di essere utili agli altri. Calvino promuove la pubblicazione di questo romanzo e scrive la quarta copertina, che è anche un’interpretazione del romanzo. Questa breve nota ci mostra come sia arrivato il momento di svolta e di cambiamento dall’inizio degli anni ’80, ci dice anche qualcosa sui luoghi, oltre ad offrire un’interpretazione del libro, le città di riferimento sono Trieste e Londra di oggi anche se i personaggi che troviamo nel romanzo emergono dal passato, diventa un pellegrinaggio dei luoghi di queste città. “Trieste Bazlen” è un saggio scritto di Del Giudice, si immagina in un momento precedente dello “Stadio..”. Parte con delle descrizioni tecniche degli oggetti che attirano la sua attenzione, per lo più i mezzi di trasporto, e da qui emerge la conoscenza di un lessico settoriale, quando l’attenzione di sofferma su degli oggetti. L’aereo, altro mezzo, immagina quello che sta facendo il pilota, il copilota. Attraverso Svevo, la letteratura italiana si mette al passo con a letteratura europea. Del Giudice riporta esempi di questo uso massiccio di un lessico che proviene da altri ambiti del sapere, ma cerca anche di cogliere il significato e le risonanze emotive, cerca di definire il modo per cui attraverso questo linguaggio così tecnico riesce a trasmettere un’emotività, riesce a evocare l’emotività che sta dietro agli oggetti. Uno scrittore così, era normale che piacesse a Calvino che è molto interessato al rapporto scienza-natura. “Staccando l’ombra da terra", non è un romanzo perché sono otto capitoli diversi, otto racconti diversi, non è nemmeno una raccolta di racconti vera e propria perché c’è un tema che fa da filo conduttore che è il volo. C’è un personaggio che quasi sempre parla e si suppone essere sempre lo stesso, racconta alcune sue esperienze, alcune sue storie. Siamo arrivati al cuore di una passione oni-pervasiva, quella del volo (Del Giudice aveva il brevetto), fa uso di un linguaggio tecnico e non è l’unico esempio, c’è anche un racconto militare dove ritorna sul linguaggio aereo in “Manie”. C’è un intervista famoso rilasciato in Belgio nel 1983 dove torna sempre sulla sua passione del volo, che può farsi metafora di tante cose, mutamenti di prospettiva, perdersi, cadere, ritrovarsi nella nostra esistenza di ogni giorno. Ogni linguaggio tecnico si stacca dal linguaggio comune e costruisce un lessico autonomo, come un lento ritorno alla lingua madre. Primo racconto, “Per l’errore”, l’ultimo volo fatto insieme all’istruttore di nome Bruno, che non va bene a causa di un errore, la levetta che non è stata abbassata, lui ricontrolla tutti gli strumenti e poi si rende conto della leva, la abbassa e l’aereo si alza, dopo l’atterraggio l’istruttore gli dice che è arrivato il momento di volare da solo perché Bruno non vede l’insicurezza, anzi ha notato che la sua attenzione è stata stimolata senza che lui gli dicesse nulla, se n’è accorto da solo e adesso è pronto per pilotare da solo e sentire ciò che si prova stando da soli nel cielo. (Parla sempre alla seconda persona) 20/05 Le lezioni finiscono il 4 giugno. l’ombra d t → perdersi nell’infinito e osservare tutto in una realtà diverse. È uno degli ultimi libri di Del Giudice (pubblicato nel ‘94). Un altro elemento di interesse è il reale-non reale. Ne parleremo con Walter Siti. 21/05 Con Siti facciamo un salto nel tempo, Tabucchi e Del Giudice appartengono ad un’altra generazione, la narrativa di Siti è profondamente diversa. Con Siti l’attenzione al mondo degli anni ’90 è molto più massiccio. Salto temporale diverso rispetto agli anni ’80 dello “Stadio di Wimbledoon” “Piccoli equivoci senza importanza”, a partire dagli anni ’80 qualcosa cambia, come decennio di una deriva perché la società cambia in senso consumistico, in senso di letture, della televisione che invade le nostre case, per dire che qualcosa cambia anche nella produzione letteraria. panorama piuttosto frastagliato, possiamo vedere tendenze come i primi libri di Tabucchi e Del Giudice che facoltà meno attenzione alla realtà circostante, cercano una leggibilità, una possibilità di raggiungere un pubblico vasto, i loro sono libri che circolano che si diffondono e hanno successo con il pubblico. Diffusione di romanzo di formazione un pò vagabonda, giovanile, e nello specifico anche sui canoni omosessuali. Tondelli e Aldo Busi sono due scrittori e due personaggi mediatici, cambia la figura dello scrittore. Lo scrittore degli anni ’60 è appartato, vive di letteratura con alcuni casi di scrittori intellettuali che intervengono nel dibattito pubblico come Calvino, Pasolini, Sciascia. Mentre in questi anni ’80 lo scrittore diventa uno scrittore meno distante dai suoi lettori. Aldo Busi pubblica agli inizi degli anni ’80 “Altri Abusi” un romanzo di formazione omosessuale, il protagonista è un ragazzo che abbandona la provincia di Brescia per affermare la sua sessualità, aspirante scrittore, affascinato dalla letteratura, che poi gira e vaga per l’Europa, va in Francia, romanzo nomade, vagabondo, cerca di capire qualcosa di più di se. Aldo Busi dopo questo esordio continuerà a pubblicare tantissimo, però la qualità complessiva della sua composizione letteraria è stata messa un pò in dubbio. Continua a pubblicare romanzi che attestano la presenza di un suo alter ego che esibisce una distanza dal resto del mondo, una rinuncia ai valori diffusi nella società contemporanea, all’ambizione sociale, una specie di manifesto sulla differenza rispetto al mondo in cui vive. Tondelli, muore abbastanza giovane di ads 1955-1981, due romanzi a forte tematica omosessuale “Camere separate” e “Altri libertini”. Tondelli avvia un romanzo di formazione giovanile perché racconta un mondo giovanile, con “Altri libertini”, il suo esordio, ambientato nella provincia Emiliana, racconta un mondo più libero, personaggi capaci di entrare in rete di amicizie, manifestazioni, dove tutti i costumi sono accettati, racconta mondo di droghe, di vagabondaggio, liberi costumi in senso vasto. Diventa in qualche modo negli anni un autore molto apprezzato, i più giovani si riconoscono nei suoi scritti, capace di raccontare un mondo alternativa, underground. Nel 1990 pubblica “Un weekend postmoderno” racconta un mondo un pò vacanziero, un pò di svago, senza troppa distinzione tra cultura alta e bassa, racconta le sue letture, le sue suggestioni, la vita sulla riviera romagnola, con un linguaggio piuttosto diretto, riferimenti di scrittori stranieri come Robert Piercing, Paul Kleen, riflessioni su punk. C’è un capito intitolato “Under 25, Giovani Blues” in cui Tondelli racconta i suoi tentativi di scovare giovani scrittori di talenti e i requisiti che cerca in questi talenti, diciamo che lui rappresenta soprattutto agli inizi, propone una svolta giovanilissima perché è persona colta, da letture solide ma vuole aprire la narrativa a un mondo in cui la narrativa c’è stata poco, vuole dare una struttura un pò più dignitosa al racconto di un mondo in qualche modo alternativo che chiede spazio. Questo serve a creare una figura di riferimento, riconoscibile. “Camere Separate” in qualche modo sarà il romanzo della maturità, muore l’anno dopo, romanzo diverso dai suoi esordi, racconta un mondo che non è più quello di cui raccontava all’inizio degli anni ‘8, racconta di relazioni di coppia più stabili, modi di vivere diversi. “Altri libertini” rappresenta uno shock, siamo nel 1980, periodo in cui pubblica ancora Calvino, è viva una generazione diversa di scrittori, e si affaccia sulla scena questo 25enne con una raccolta di sei racconti dove il mondo protagonista è il mondo di giovani ribelli, sfatti, alternativi, pieni di interessi ma lontano dal cliché del cittadino e della società dei consumi. il libro pubblicato da Feltrinelli interviene la censura perché sono molti gli elementi scandalosi, ci sono le bestemmie dentro, all’inizio vengono tolte tutte le bestemmie, anche se ormai è stato pubblicato l’originale. Tondelli è un autore che lavora tanto alla sua prosa per creare una prosa fluida, per creare un flow linguistico che è di immediata ricezione. Il racconto centrale dei sei si intitola “Viaggio”, non ha una trama precisa, non va da uno stato iniziale a uno stato finale raccontando una trasformazione o raccontando eventi decisivi, racconta una serie di due/tre stadi di viaggi per raccontare com’è fatto questo mondo da cui viene che è condiviso con altre persone, racconta di un viaggio estivo con un amico di nome Luigi, viaggi improvvisati, racconta momenti di astinenza con droghe, racconta rotture sentimentali, sempre usando questo ritmo incalzante al tempo presente. Lui racconta episodi comuni, incontri passeggeri, un mondo temporaneo, racconta una serata come se fossero molte altre, racconta predilezione su alcol e marjuana. Predilige la paratassi (no subordinate no coordinate), c’è anche un linguaggio giovanile. Racconta il ritorno a Bologna, racconta di appartamenti condivisi, di eroina, il ragazzo che per bucarsi va a vendere il propio corpo, Tondelli proviene dalla Bologna degli anni ’70 e ’80 dove in quegli anni la dipendenza di eroina era quella più diffusa, la droga della distruzione. Ci sono riferimenti a cantanti, come Leonard Coen, le contestazioni del ’77, addirittura un tentativo di uccidersi del protagonista che poi verrà ricoverato in una clinica. È un libro che finisce sotto processo, è un libro che tratta temi scandalosi in quegli anni, un libro di questo genere pubblicato oggi non farebbe tutto quello scandalo, forse sarebbe accolto con mena attenzione e meno stupore. Racconta proprio tutto il serbatoio di una cultura giovanile, desiderio e tentativo effettivo di raccontare e di farsi manifesto di questa generazione “noi siamo quelli cresciuti nel nord, nella società del consumismo, in mezzo a queste abitudini…” Lui ha scritto altri libri come “Pao Pao”, o “Rimini” un giallo. Ha goduto di un certo seguito anche post mortem negli anni ’90, anche per la centralità che ha ricoperto nei suoi anni e ha questa capacità di rappresentare e incarnare un’idea di letteratura diversa e che Aldo Busi declina in maniera diversa, con una prosa più sostenuta, Tondelli vuole essere diretto lasciando delle volte anche angoscia e mancanza di respiro. Un’altro titolo è “Q”, romanzo di punto, pubblicato dallo pseudonimo Luther Blissett, collettivo utilizzato da un numero imprecisato di artisti, scrittori, riviste underground, e collettivi di squatter negli anni ’90. È un romanzo tradotto in 30 paesi, un successo mostruoso più di pubblico che di critica, nonostante sia un romanzo storico ambientato nel 1500 anni della riforma protestante, contro riforma, concilio di Trento, figura che aleggia è quella di Martin Lutero, la storia è ispirata a quella di un anabattista, ha uno stile molto diretto, scorrevole in tempo presente, parte tutto dal ritrovamento di un diario, ci sono vari materiali che si incrociano, testimonianze, sovrapposizione di voci si crea un collage piuttosto variegato e variopinto, 400 pagine che però si leggono abbastanza velocemente. Racconta tutti questi intrighi con l’idea di parlare del passato per parlare anche del presente, momento in cui si formano certi stati europei, si forma l’idea dell’Europa attraverso il potere delle banche, Europa fondata sulla negazione di una riforma che punta a riscoprire i principi evangelici per raccontare le parentele palesi tra quel mondo li al mondo di oggi, trovare l’origine di un processo storico che dura da secoli. L’idea fondamentale di questo collettivo di scrittori è che la letteratura deve raccontare anche l’assenza di grandi eventi attuali, raccontare gli snodi decisivi della storia per essere poi strumento politico. Tappa importante, siamo già passati negli anni ’90, con un’idea di rinnovato impegno da affidare alla letteratura rispetto ai filoni prevalenti degli anni ’80. Dare attenzione a casi di attualità, a scandali, il desiderio della letteratura di fare indagine, scoprire quello che c’è tenuto nascosto dai piani alto. In questo momento Walter Siti è un quasi 50enne, nato nel ’47, che fa il professore universitario all’Aquila, è accademico alquanto stimato a cui viene affidata la cura di tanti volumi di Pasolini. Ad un certo punto si stufa di fare solo l’accademico e si mette a scrivere romanzi, l’esordio avviene con “Scuola di nudo” 1994, primo romanzo ambientato all’università, il suo mondo accademico, protagonista è un professore universitario, accademico che non ce la fa più a fare l’accademico, che decide di strapparsi le catene sociali di dosso e riconquistare la propria individualità, riesce ad ammetter con se stesso di essere sempre stato attratto dagli uomini palestrati, dall’uomo muscolosissimo, esperienze di incontri sessuali che non lo saziano mai. Troviamo il target sessuale che è quello del palestrato, (body bildungs romans) che rappresentano un apice estetico. Lascerà il mondo accademico, scriverà molto e sarà anche personaggio televisivo. Conosce e si appassiona moltissimo al mondo televisivo, diventa giudice di un reality chiamato “La scimmia” che poi viene chiuso perché non fa ascolti. Poco dopo cominciano a chiamarlo in televisione per fare l’analista dei linguaggi, gli fanno sentire registrazioni e gli chiedono un parere sul linguaggio, sull’ideologia di questi personaggi che parlano. È una persona attenta ai linguaggi. Lui parte dal mondo dell’accademia prima di diventare scrittore e dopo diventa più un’opera narrativa che racconta mondi diversi, fino al mondo della finanza. 22/05 Pass. terzonovecento • “Il Contagio” e “Troppi Paradisi” (lezione online: perché si scrive letteratura) Walter Siti, accademico che poi diventa scrittore, tenta la strada del romanzesco. Come Tabucchi che era professore di letteratura portoghese e anche scrittore, lo stesso Michele. Siti è un autore particolarmente scandaloso, non scandalistico; non cerca l’effetto di scandalo, semplicemente vuole raccontare un universo di pensieri, un universo intimo, di ossessioni sessuali o perversione, e lo vuole fare senza scorciatoie linguistiche e senza nessun tipo di autocensura. Il tema della verità del suo personaggio è centrale. La differenza tra un racconto e un saggio storico è: il primo è inventato, almeno parzialmente; il secondo no. Siti, in “Troppi Paradisi", inizia con “Ciao a tutti, mi chiamo Walter Siti come tutti”— >(incipit), dopo racconta tutta l’esperienza del narratore, però è un’autobiografia inventata per molti versi (incipit volutamente preso in prestito da Erik Satie, assonanza chiara tra Satie e Siti). Ancora prima troviamo—> Avvertenza: si dichiara come “personaggio fittizio”, un’autobiografia spacciata come vera. Avverte che ha fatto di tutto per rendere il romanzo vero, a partire dal nome identico a quello dell’autore. Dice che è un modo di raccontare la verità, però camuffandola ed è difficile distinguere ciò che è vero e cosa non è vero. Questo romanzo è stato molto apprezzato, qualitativamente lodato, un romanzo anche emblematico. La frase iniziale significa che si vuole presentare come un personaggio mediocre, è un uomo che nel 1998, ha 50 anni compiuti e insiste sulla propia mediocrità fatta di una tranquillità senza troppi sussulti. È un docente universitario, ha una sua posizione, è riconosciuto e stima anche socialmente, ha un buon stipendio, però questo significa anche abitudinarie, ha un compagno più giovane che si chiama Sergio che lavora in tv, ha una famiglia, dei genitori anziani che gli hanno trasmesso questo senso di mediocrità senza uscire dal propio binario, spaventati dal lusso, spaventati dal tentativo di uscire paradisi come un qualcosa che entra in tantissimi ranghi sociali. Scrive “La cocaina è la droga perfetta per questa società in omologazione”. (“puoi tirarla guardando la tv”). Da Sergio che lavora in tv, a questi body bilder, in particolare Marcello, permette di estendere l’analisi sociologica che sviluppa l’autore. Ci sono riprese più frequenti rispetto a quello avviato nella prima parte: la questione dell’omosessualità, gayzzazione della società. “Io sono l’occidente”, non solo l’omosessualità, ma anche il prestigio che ha raggiunto, portando sempre un filtro che fa sembrare tutto un palcoscenico. Lui dice di potersi permettere quello che vuole, poter comprare i suoi desideri. Entrando nel mondo dei body bilder tossico dipendenti che a volte si prostituiscono, scopre che anche il corpo si può comprare e si interroga sulla questione, si pone il dubbio della moralità, ma non vede la differenza di acquistare qualsiasi oggetto giornaliero e l’acquisto di un corpo, di una sottomissione sessuale, una prestazione. Perché se una società è impostata sull’acquisto non può essere normale acquistare anche il sesso? Cosa si compra pagando un escort? Compro un corpo che a loro è gradevole, che serve alla loro gara di narcisismo e serve anche a non lavorare se non con il loro corpo. La questione della prostituzione non è facile da risolvere. Sono domande che si pone perché il rapporto che ha con questi uomini, soprattutto con Marcello, non si fonda solo sulla disponibilità economica, ma anche di reciproca dipendenza, dal desiderio, dalla dipendenza dai suoi soldi. Si crea anche un rapporto e di stima reciproca per questi uomini, e anche loro sono affascinanti dal mondo culturale di Walter. Marcello attraverso Walter riconosce una superiorità intellettuale di Walter, non tenta però una scalata intellettuale, ma genera solo rispetto nei confronti dello scrittore, Marcello è l’angelo per Walter, è il prototipo ideale del prostituto gay che fa perdere la testa e i soldi. Una disponibilità che sembra essere sincera. Nel mondo che lui racconta, i prostituti sembrano quasi inconsapevoli del loro abbassarsi alla prostituzione. Spesso gli uomini come Marcello sono uomini che hanno una partner femminile, un matrimonio, scherzano sulle donne che passano, però poi si prostituiscono con uomini e sembra quasi che non lo sappiano, una bisessualità latente. Marcello stimola gli interrogativi di Walter, lui vede in Marcello un tipo particolare di escort. Descrive i muscoli e le zone del corpo che lo colpiscono, anche se è un corpo artificiale. Walter ha delle difficoltà sessuale, e ciò rende difficile soddisfare il desiderio. Si entra nella parte finale del romanzo in cui diventa centrale la sua difficoltà sessuale. Marcello incontra anche altre persone, che pagano anche loro i suoi vizi, Walter dunque sente sfuggirgli. Walter precipita dentro le sue ossessioni private, ossessione per Marcello, deve trovare sempre i soldi per il sesso e per la droga. Ossessione quasi per volere una esclusività. Circonda tutta la parte finale del romanzo, si chiude un po' il cerchio quando Walter si abbassa ad essere autore per la tv, ambiguità vero e finto che ricorre, è un mondo che ormai conosce. Ormai ha quasi dimenticato il suo vero lavoro. È stanco. Si percepisce che dunque nella realtà televisiva non ci sia qualcosa di estremamente irrealistico, nel romanzesco si può sfidare la morale, mentre negli scritti per la tv, non si può varcare oltre certi confini, ha la pretesa di essere reale e diventa cosa assai diversa dalla letteratura, “unica gioia che gli da un gioia non incrinata”. È un continuo cortocircuito tra il mondo della tv e la sua realtà, il mondo del corpo scolpito e gonfiato, la scrittura per la televisione. Il mondo così com’è e i limiti della scrittura romanzesca → pare che il personaggio sia precipitato in questa convenzione virtuale e artificiosa del mondo, il mondo della tv è falso, il corpo di Marcello è finto, ma lui naufragherà in tutte queste finzioni. Un personaggio alla deriva, non è un processo di consapevolezza, è partito da una vita mediocre fino ad arrivare a questo deperimento. Ha cercato di evadere da questa mediocrità ha portato ad un’involuzione del personaggio, schiavo delle passioni, svilimento delle passioni letterari e culturali. Insegue affetti che non può avere a una persona che non può dargli, che a lui si vende. È un romanzo di formazione mancata, di involuzione deteriore. Va dalla mediocrità all’orrore morale. Conclusione: il romanzo si chiude con una serie di ulteriori epiloghi, post scritti, che attestano il lavoro prolungato di stesura di esso. Esce nel 2006, ma la narrazione si apre nel 1998. Prima pagina “Mi chiamo Walter Siti, che ha 60 anni” → non è vero, perché in realtà ne aveva 50 nel ‘98, ci sono già discrepanze. La conclusione non è molto tempo dopo il ‘98. (Il primo è post scritto 2004, “Tra Berlusconi e Osiride”) come se lui fosse tornato tempi dopo a raccontare per trovare un significato in quella storia confusa del romanzo. Tenta di fare il punto su quello che è successo. Si è aperto a mondi che non gli appartenevano per sfuggire a quella mediocrità, che è anche ristrettezza di confine, in una bolla di persone simili. Quell’accusa che gli è arrivata da Basino, risponde raccontando un mondo diverso dal suo che entra in contatto con lui che serve a raccontare le ossessioni sue. “Tra Berlusconi e Osiride” (divinità egiziana che ha a che fare con la potenza sessuale) mentre qui lui racconta che per stare con Marcello, si è fatto una protesi per le sue prestazioni sessuali, così come ha fatto Berlusconi, così si dice. Donnarumma (saggio sull’Allegoria di troppi paradisi) dice che qui Siti ha ceduto un po' al romanzesco, ricorre a degli espedienti che rendono più vivo il romanzo, come la protesi, un evento un po' meno credibile che desta scalpore e curiosità. Donnarumma dice che Troppi Paradisi ha prodotto lo sfascio e si è comodata ad alitarli. Gli anni di Siti sono stati anni di rivoluzione, il ‘68, fino ad arrivare al benessere, ai miti consolatori, degli anni 90/2000. Secondo Donnarumma Troppi paradisi è anche simbolo del post-moderno italiano. Il post-moderno non è ancora identificabile in un momento preciso. Un mondo senza eventi e possibilità di cambiamenti (si trova in Daniele Giglioli), rovesciando l’idea di rivoluzione. Troppi paradisi racconta anche la resa dell’intellettuale contraccambiata alla virtualizzazione del reale, all’artificiosità, che infondo, anche per Siti, contiene una germe di denuncia. Calvino, ‘54, “Il mare dell’oggettività” → parla del nuovo romanzo. Il testo narrativo non ha sempre bisogno di dichiarare esplicitamente la visione di un autore, ma anche con l’aiuto di ambiguità che ha bisogno di sciogliere. Siti è partito dalla mediocrità fino ad arrivare qui, a mettersi una protesi sessuali, a non essere ricambiato, a fregarsene dei concorsi e dell’università, questo libro non è una celebrazione di questo mondo. Offre tante chiavi di lettura. Alcuni saggi esplicitano che Troppi Paradisi, sia il romanzo della contemporaneità, mentre quello di Gabriele Pedullà Troppi paradisi è un romanzo provocatorio per scandalizzare la borghesia, che fa attraverso la descrizione del sesso, meccanismi occulti, e si accoda alla rappresentazione come fa la televisione stessa. Un romanzo tutto scritto al presente, diario di bordo della quotidianità che vuole depotenziare il romanzesco nel senso che il presente abitudinario vuole togliere suspense e sorpresa, un’asettica registrazione degli eventi. 28/05 Cos’è la resistenza, periodo storico del fascismo, minimo di riferimenti, inverno del ’44. In “Troppi paradisi” (2006), il protagonista viene coinvolto da questi troppi paradisi. Nel finale troviamo alcuni post scriptum, con delle appendici e ulteriori aggiunte, c’è un primo post scriptum che risale al 2004, un altro al 2005, dove fa dichiarazioni di poetica, introduce un pò il romanzo successivo “Il contagio” (due romanzi scritti uno dopo l’altro). Un ultimo brano intitolato “E adesso?” pericolo di essere tornato alla mediocrità iniziale, fa un’auto analisi del personaggio, di se stesso, con il timore di non essere sincero con se stesso, di raccontare la propria vita però non in maniera sincera al 100% perché mescola sempre il reale con il finto. Cè un’identificazione tra società virtualizzata e commercializzata, personaggio paradigmatico di questa società e di come cambia nel corso del romanzo, crea questa fiction autobiografica. Il tema dell’identificazione è quello che si realizza tra lettore e personaggio del romanzo, bastano pochi contatti, talvolta possiamo identificarci con un personaggio cattivo, in “Troppi Paradisi" non è facile identificarsi con il protagonista che subito insiste sulla propria immoralità, ha un profilo particolare, delle abitudini particolari, ammette di avere delle ossessioni delle debolezze che poi, in qualche modo, appartengono a tutti. Un testo è pieno di significati, chi scrive da dei significati a ciò che scrive e scrivendo aggiunge altri significati magari senza radersene nemmeno conto, anche in base al lessico, sia per l’interlocutore che entra in gioco con l’enciclopedia mentale propia, il frutto della soggettività del lettore e di quello che personalmente tocca al lettore. Letteratura è cambiata, la letteratura ha sempre avuto concorrenza con le altre forme di arte, del cinema, di narrativa, della musica (ricordiamo Bob Dylan che ha vinto il premio nobel della letteratura), quindi una concorrenza molto vasta, con tutte quelle forme che si sono sviluppate nel corso degli anni. Walter Siti fa anche riferimento ad una immoralità della letteratura, perché la letteratura deve tirar fuori quella parte che non vogliamo vedere, il male, le ambiguità, qualche volta deve essere immorale, rispetto alla letteratura del neorealismo che voleva essere rassicurante. Due anni dopo Troppi Paradisi esce “Il Contagio” (2008). “Il Contagio” romanzo che si svolge grosso modo in un condominio, via Vermeer una borgata romana. Romanzo si estende, parte dal primo nucleo familiare fino ad abbracciare tutte le famiglie del condominio. Georges Perec, scrittore francese, scrisse “La vita istruzioni dell’uso" e racconta la vita che si svolge all’interno di un condominio quasi come se la scelta dei personaggi che descrive e racconta fosse causale. Romanzo collettivo, romanzo che non ha un protagonista vero e proprio, ci sono tanti personaggi, con storie che si alternano e si intrecciano, a volte c’è un topos che fa da collegamento, che può essere un luogo, come i questo caso. Romanzi collettivi forse appartengono per lo più al periodo del modernismo come “Dos Pasos”. Pochi appaiono anche nel periodo del neo realismo come “Cronache di poveri amanti”. Ambientazione si intuisce dall’incipit, non soltando da un punto di vista spaziale, ma anche dal punto di vista sociale, un mondo delle borgate che vive di mito e di ostentazione del denaro, mondo fatto di irregolarità, Gianfranco il proprietario degli appartamenti, ha buttato giù i muri ha unito insieme tre unità abitative senza chiedere il permesso, poi si scoprirà che è anche uno spacciatore grosso di cocaina. Un’illegalità vissuta come una cosa normale, è un mondo caotico, inquinamento sonoro, si sente quello che succede negli altri appartamenti, si sente chi alza la voce, chi alza le mani, e c’è un’analisi del linguaggio, cerca di riprodurre la parlata romanesca (in troppi paradisi linguaggio televisivo, pettegolezzi, cinismo, riproduzione del mondo della televisione). La riproduzione letteraria di un linguaggio è sempre un pò trasfigurata, nonostante abbia avuto modo di vivere a Roma, di stare a contatto con l’ambiente romano. Ha come protagonista iniziale Gianfranco che ha una moglie, ha dei sottoposti che gli servono per i suoi intrighi di spaccio e intrighi sessuali e omosessuali. Dopo le prime 25 pagine che sono una sorta di introduzione intitolato “Che problema c’è?”, inizia il primo capitolo “La casa 1”, comincia la descrizione del condominio, incipit meta letteraria in cui interviene l’autore dice—> “Ho usato nomi fittizi, ho inventato situazioni, però questo condominio esiste davvero, in tutte le vie, in tutte le borgate…” ci sono due interventi del genere che un pò appesantiscono nelle prime pagine la narrazione, servono un pò a dire—> “questo è come ve la potrei raccontare questa storia, però è andata diversamente”. C’è una ragazza di nome Francesca che è l’unica persona non orientata a destra, c’è anche una connotazione politica della borgata romanesca, e c’è un personaggio che trova visibilità che si chiama Attilio che ha avuto diversi guai, è caduto in disgrazia economica e anche affettive, frequenta una coppia e si invaghisce di lei, e all’inizio del capitolo successivo troviamo un altro intervento dell’autore —>“Non avrete mica pensato che vi racconto che il marito uccide lei quando lui si invaghisce, non racconto roba romanzesca, ma sarà la vita della borgata”.
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