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letteratura italiana periodo futurismo, autori Svevo e Pirandello, Appunti di Italiano

appunti sul futurismo e autori come Svevo e Pirandello. appunti approfonditi al livello di una classe delle superiori

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 14/12/2023

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Scarica letteratura italiana periodo futurismo, autori Svevo e Pirandello e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Le Avanguardie Con leopardi finisce il romanticismo, seguono verismo e naturalismo, contemporaneamente il decadentismo e la scapigliatura. Il decadentismo continuerà poi fino al primo decennio del nuovo secolo (1900) all’incirca in contemporanea con la guerra mondiale. Le avanguardie nascono nei primi anni del 900 e durano fino la fine della prima guerra mondiale. Il 1900 e comunemente noto come “Bella Époque”. In Italia a capo di governo c’è Giolitti, il cui più grande merito è quello di aver riportato al paese la pace sociale. É l’epoca dei grandi scioperi e Giolitti riesce a creare pace attraverso l’emanazione di diverse riforme che ammodernano il Paese. Lo sviluppo sociale va di pari passo con l’ascesa della borghesia e della classe capitalista. É necessario anche raggiungere gli altri paesi europei in merito alla colonizzazione e perciò si intraprende la guerra in Libia, rivelatosi un territorio privo di materie prime. Alla vigilia della guerra mondiale cade il governo Giolitti. Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale (da sapere cause e conseguenze). L’Italia aspetta il 1915 per entrare in guerra, divisa tra interventisti (intellettuali, nazionalisti, irredentisti) e neutralisti (giolittiani, socialisti, partito popolare). Alleanza prima con la triplice intesa poi con la triplice alleanza. Positivismo: convinzione che il metodo scientifico possa rispondere ad ogni domanda. 1900: tutte le certezze scientifiche vengono messe in crisi da diversi intellettuali. Einstein le mette in crisi: non ci sono certezze, tutto è relativo e può essere messo in dubbio, anche la matematica (teoria della relatività). Freud, la ragione umana che può dominare il mondo della natura nasconde l’inconscio, non si può controllare. Nietzsche: contesta la cultura tradizionale, razionalista e cristiana, negando l’esistenza di una verità oggettiva. Mettono in crisi le teorie dell’età del positivismo. Filosofia del tempo di stampo Idealista. Benedetto Croce ne è il massimo esponente in Italia. Lui puntualizza il concetto dell’autonomia dell’arte come pura espressione/intuizione e sentimento individuale dell’artista. (si scontra, però, con la produzione letteraria e poetica positivista di quegli anni). Gli intellettuali italiani di questo periodo sono molto attivi (“partito degli intellettuali”) vorrebbero un cambiamento a livello sociale, vogliono un miglioramento e una modernizzazione della società. Per arrivare a questi cambiamenti vorrebbero usare la violenza, la forza e l’autorità. I Futuristi sostengo che la guerra sia “l’igiene del mondo”. Pubblicano all’interno delle riviste e il periodo ne è densissimo. (scia di pensiero che si ispira a quello di D’Annunzio) - “Il Regno” stampo nazionalista - “Ermes” basato sul Dannunzianesimo - “La Voce” una delle avanguardie del primo ‘900 1908, luogo di incontro per gli artisti dove si discutevano le proprie idee. - “L’Unità” - “L’Acerba” pubblica i testi dei Futuristi EDITORIA grande pubblicazione di libri, con l’età giolittiana diminuisce l’alfabetizzazione. Vengo letti per esempio i Romanzi d’appendice (romanzi pubblicati a puntate all’interno dei giornali), romanzi di consumo (romanzo rosa, ovvero d’amore, andavano di moda). Editore più importante del tempo, a cui i grandi romanzieri italiani affidano le loro opere, “Treves”. Il GIORNALISMO si sviluppa con il più grande quotidiano, “Il Corriere della Sera” da cui derivano le riviste periodiche come “La Lettura”, “La Domenica del Corriere” e “Il corriere dei Piccoli”, tutti giornali con ampio pubblico di lettori. L’avanguardia nel gergo militare la parte dell’esercito che si trova davanti, In campo letterario sono coloro che portano innovazioni artistico-letterarie. Futuristi, Crepuscolari e Vociani. I Futuristi Data di nascita del futurismo 20 Febbraio 1909 quando Filippo Tommasi Marinetti pubblica il “Manifesto del Futurismo” su “Le Figaro”. Non solo lui ma anche Bovoni, Palazzeschi (nati come crepuscolari, cioè neoavanguardie), e Soffici. Secondo Marinetti la nostra letteratura è troppo radicata al passato. Bisogna uccidere la tradizione e trovare un modo moderno (incentrato verso il futuro) di fare poesia. Artisti incendiari, bruciare la tradizione e su quelle ceneri costruire una cultura moderna, vicina al mondo della macchina al mondo della forza. (bruciare i musei e la tradizione antica per favorire una nuova poesia). Marinetti nasce nel 1866 ad Alessandria d’Egitto, studia presso Parigi per poi stabilirsi permanentemente in Italia dove fonda il movimento. (fondatore e più importante rappresentate dei futuristi). Abbiamo a che fare con una scuola quando abbiamo: un manifesto programmatico, più artisti, lavorano nello stesso ambiente. Obbiettivi dei futuristi:  cambiamento rispetto alla tradizione (cambiamento radicale in tutte e 3 le avanguardie ma di + nel futurismo). Tutte le avanguardie auspicano qualcosa di innovativo ma il futurismo è la corrente che incendia la tradizione letteraria italiana per crearne una basata sulla modernità e l’attualità, basta con questi temi triti e ritriti.  “incendiari”; distruggiamo la tradizione per iniziare una nuova corrente moderna. D’Annunzio sosteneva che bisognasse continuare a cantale la bellezza antica, anche i futuristi pensano che bisognasse continuare a cantare la bellezza ma una bellezza nuova= mondo della macchina, della velocità, non ce cosa più bella che vedere una macchina che va ad alta velocità, sentire il rumore di un aereo che sfreccia nel cielo. Dinamismo, audacia, velocità sono le parole chiave di questa nuova poesia. (cambiamenti non solo letterari) Deve cambiare anche il mezzo espressivo, tutto deve essere incentrato sul sostantivo, devono affiancarsi senza legami sintattici, parole in libertà, verbi all’infinito/non coniugati senza un soggetto preciso, analogie, aggettivi diventano superflui, restringono il significato al sostantivo, niente punteggiatura, niente avverbio anche quello è limitante. Segni matematici, note musicali, scrittura da qualsiasi direzione (da destra a sinistra, dall’alto al basso), disegno. ( libertà) La poesia ordinata/pulita dei classici non è una poesia da ricordare pk è senza carattere, al contrario delle poesie aggressive) Manifesto del Futurismo- Marinetti I futuristi esaltano due tipi di poesia:  poesia della violenza e forza bellezza nella lotta e nell’aggressività, glorificano la guerra, il militarismo, il patriottismo, il disprezzo della donna, l’irredentismo e le cose belle per cui è giusto morire. (predicavano queste ideologie nelle piazze e nonostante fossero ampiamente criticati il loro successo stava nel disprezzo da parte degli ascoltatori che aumentavano sempre +, erano più famosi di pascoli). Poesia del movimento e della velocità molto meglio vedere un uomo al volante che una statua in un museo, bruciare i musei: cimiteri, luoghi di dormitori e come parenti fastidiosi. Frequentare quotidianamente i musei e come avere un parente indesiderato in casa. Eliminare professori e archeologhi. Vogliono cantare il coraggio, l’audacia, la ribellione a qualsiasi norma, l’amore del pericolo. Vogliamo esaltare. Marinetti e esaltatore Fascista a cui è stato donato il titolo di Letterato/accademico d’Italia dal Duce stesso (nomina + alta per un letterato). Molto più bella un’automobile ruggente che corre per la strada come una mitraglia che queste statue greche. Il poeta non deve disperdere le sue energie, Piu l’opera e armonica più e brutta, più la poesia presenta carattere aggressivo più e bella. Il mondo della natura non va riportato, si deve prostrare davanti al poeta. Siamo all’inizio del Novecento, perché ci dobbiamo guardare alle spalle, al passato? Noi viviamo già nel futuro. Personificazione delle cose: I futuristi cantano il proletariato che si ribella al datore di lavoro, le rivoluzioni, le nuove invenzioni , le stazioni affollate che divorano “serpi (treni) fumatrici”, canteremo le fabbriche e il fumo che diventa un filo che sia attacca alla nube e sostiene la struttura stessa, canteremo i ponti come fossero ginnasti che fanno il ponte, le locomotive sono uomini dall’ampio petto che scalpitano sulle rotaie, l’aeroplano con l’elica che gira diventa la bandiera e il suo rumore una folla che applaude. Osservare un dipinto non stimola sentimenti di ammirazione, e come ammirare una tomba. Si vede solo lo sforzo fatto dall’artista. manifesto che spiega il CONTENUTO della poesia futurista. L’uomo deve dominare la realtà e tutto il mondo della natura deve prostrarsi a lui, cosi come la poesia. Inizio del 1900, nuovo secolo perché quindi dobbiamo guardare indietro/al passato? Manifesto tecnico della letteratura futurista Viene spiegato il modo di scrivere futurista, la FORMA. eliminare la sintassi, disponendo i sostantivi a caso come nascono, Utilizzare i verbi all’infinito che danno elasticità, Abolire l’aggettivo pk non è dinamico, Abolire l’avverbio pk blocca il sostantivo, no punteggiatura, (utilizzare segni matematici o musicali che evidenziano di + il dinamismo) . Il sostantivo deve avere il suo doppio deve essere legato ad una congiunzione per analogia (folla risaccapiazza a imbuto). Distruggere l’io, la psicologia nella natura. Stile analogico, tutte le immagini possono entrare in poesia solo se provengono dall’intuizione del tempo Tutte le immagini possono entrare in poesia basta che siano intuizioni del poeta. Oggetto di interesse della poesia è la materia, il soggetto è tutto fuorché l’uomo (da esso tiriamo fuori tutto quello che lo caratterizza, atomo e elettroni che lo compongono). Introduzione dell’odore, rumore, peso finora trascurati. Marinetti racconta di aver scritto sto manifesto dopo un’intuizione sopra un aeroplano quando guardava le cose dall’alto. I vociani Ultima delle 3 avanguardie Nata nel 1908 con la rivista “la voce”, 2 edizione con differenza di contenuti 1. (1908-1914) di Papini i letterati pubblicano temi di attualità, di denuncia sociali e economici. Contatta Annetta perché almeno a lei vuole dare spiegazioni. A quell’incontro va il fratello di lei, che lo sfida a duello. Lui però non sa combattere e quindi prima di andare al duello si uccide (non per ideali ma pk è un inetto) • LE ALI DEL GABBIANO Nel brano è presente l’opposizione tra Macario e Alfonso Nitti. Macario: è un lottatore, è rivale di Alfonso pk è forte e abituato a vincere. Alfonso: è un contemplatore, è l’inetto, debole e abituato a perdere. In questo brano i due fanno un giro nella barca di Macario. Macario si mostra sicuro di sé e in grado di guidare la barca mentre Alfonso è timido e timoroso e si aggrappa x non cadere. Macario gli fa notare il volo del gabbiano: ha un cervello piccolo (predatore/lottatore) e ha lo scopo di aggredire i pesci (prede/contemplatori). Ha le ali, quindi può volare ma solo pk è nato con esse. Macario dice ad Alfonso che chi non è nato con le ali non potrà mai volare, quindi Alfonso non potrà mai cambiare e diventare un lottatore, potrà solo fare voli pindarici (inutili nel concreto/astratti). SENILITà Il protagonista si chiama Emilio Brentani e ha 35 anni. Emilio lavora alle assicurazioni. È anche lui un borghese e vive in casa con sua sorella Amalia. Lui è un inetto che ha una malattia (non reale ma psichica), senilità, è un inetto che non sa vivere/divertirsi ed è mediocre come scrittore. Emilio è vecchio dentro, è ancora un uomo giovane ma si comporta come una persona anziana: lavora, torna a casa, sta con la sorella che lo accudisce e poi va a dormire. E la routine ricomincia. Lui è convinto di essere indispensabile per Amalia e che è lui che si occupa totalmente di lei, quando la realtà è esattamente il contrario. Ha un amico, Stefano Balli, che è un artista di poco successo però almeno fa un lavoro che gli piace. Ha tante donne ma con la stessa facilità con cui le seduce le perde, le usa e le getta. Tante volte aveva preso in giro Emilio, che non aveva mai avuto una donna. Sia Stefano che Emilio sono degli inetti, perché non hanno successo. Emilio si piange addosso e diventa passivo della sua realtà, mentre Stefano cerca di reagire al suo insuccesso lavorativo e lo esplicita con il suo successo con le donne, incapace di amare pk inetto. (in parte riesce a staccarsi dalla sua inettitudine). Un giorno incontra Angela (Angiolina), una ballerina che rimanda alla donna angelo (lui la vuole credere così): potrebbe salvare Emilio da questa vita poco allettante che conduce. Ha le tipiche sembianze della femme fatale, che non può salvare, è una prostituta, va con gli uomini perché le fanno i regali. Lei si presenta da subito come tale. Lei non fa nulla per presentarsi in maniera diversa da ciò che è ma Emilio si mette i paraocchi e non vede ciò che è in realtà. Quando la incontra vorrebbe essere come Stefano: quando capisce di poter iniziare una relazione con lei fa lo spavaldo e le dice che non vuole una storia seria perché deve lavorare, ha la sorella a cui badare e non la vuole illudere. Lei, che una storia seria non l’aveva mai voluta, accetta. In realtà però Emilio la storia seria la voleva. Vuole apparire virile: forte, che seduce, che ha successo. Si mostra ad Angiolina come tale, ma lui in realtà non è così pk l’autore entra nel testo e smaschera le sue bugie. Emilio diventa un personaggio complicato perché dice una cosa ma vuole il contrario e il narratore entra nel testo per evidenziarci le sue bugie. In più, quando parla, Emilio usa delle parole che normalmente non si userebbero, usa le parole prese dai romanzi per fare colpo. Emilio e Angiolina iniziano a frequentarsi. Lei nel frattempo ha anche altri amanti. Lui se ne accorge, la perdona, fa un po’ finta di niente. Un giorno, lei chiede a Stefano di farle da modella e poi si concede a lui. Stefano è poi invitato a casa di Emilio. Amalia lo conosce e se ne innamora perdutamente. Per proteggerla (conoscendo il carattere dell’amico), Emilio smette di invitarlo a casa. Ma Amalia è un’inetta come il fratello. Svevo li descrive come due vasi vuoti che, quando si innamorano, diventano pieni di vita, troppa e non riescono più a gestirlo, come 2 vasi, sbroccano. Lei soffre terribilmente perché non lo vede più e inizia ad assumere l’etere (un veleno), per togliersi la vita. Poi prende la polmonite e il veleno peggiora la situazione. Lui scopre il veleno in un cassetto e si sente in colpa per non essersi accorto di quanto lei stesse male. Il giorno in cui lei è sul letto di morte però, lui esce di casa per andare a troncare la sua relazione con Angiolina. Nel mentre che va al luogo dell’appuntamento c’è un lungo monologo con sé stesso in cui dice che sarà lui a troncare la relazione, che sarà una cosa tranquillo e che lui ha in mano la situazione. Quando arriva lei è già arrivata e lui nota di essere vestita elegantissima. Capisce che deve incontrare un altro uomo, cerca di farglielo confessare ma lei nega tutto allora lui l’afferra per un braccio e inizia a strattonarla. Lei finge di svenire, lui ha paura e lei approfitta e scappa. A quel punto lui le urla dietro... e le tira dei sassolini. Si comporta come un bambino. Torna a casa che Amalia è morta. Emilio non si suicida, e lo possiamo intendere come un’evoluzione del personaggio di “Una vita”. Lui torna nella sua inettitudine. Va a casa, ricomincia a lavorare e si immagina di continuare a vivere ancora con un ibrido di donna che ha le sembianze di Angiolina e il carattere di Amalia. In questo romanzo troviamo anche l’ideologia politica di Emilio, che crede di essere un socialista. È convinto che Angiolina la pensi come lui, anche se lei gli ha già chiarito che non si interessa di politica. Emilio però non è socialista: non ritiene che tutti siano uguali. Si ritiene un intellettuale al di sopra di tutti gli altri. • IL RITRATTO DELL’INETTO (capitolo I) Viene descritto il momento in cui Emilio dice ad Angiolina che non vuole una cosa seria. Lui le dice che la ama molto e che per il suo bene vuole che vadano molto cauti. Quello che avrebbe voluto dire è che per lui lei non varrà mai più di un giocattolo, che lui ha la sorella e un lavoro. È l’autore stesso che ci fa capire l’assurdità della sua frase: è Amalia che si occupa totalmente di lui. (lei è + inetta del fratello pk al contrario suo, che ha un lavoro e socializza quotidianamente, lei sta sempre a casa). Svevo poi aggiunge che, a 35 anni, Emilio desidera molto innamorarsi ma nel suo cervello ha paura di sé stesso e della sua debolezza. Emilio faceva due cose: ha un lavoro di poca importanza alle assicurazione in cui guadagna il giusto per andare avanti e poi scrive, convinto di avere grandi capacità letterarie, e pubblica un libro. Diverse copie erano nella libreria del paese ad ingiallire. Si monta la testa x quei pochi complimenti. Alfonso non capisce a cosa lo ha portato la sua inettitudine, Emilio è un gradino più in su: ha la “chiarissima coscienza” di non saper scrivere ma nonostante ciò mente a sé stesso e si autoinganna con alibi e giustificazioni. Dice che non ha iniziato a scrivere il libro non pk non sia capace ma pk non ha l’ispirazione giusta. Nella descrizione di Angiolina si capisce che non è una donna angelo, bionda con gli occhi azzurri, alta e forte, snella e flessuosa (belo corpo). il volto è illuminato dalla vita (non da luce divina) e dalla buona salute. Questa donna cammina accanto a lui con passo felino, vuole far capire di non essere una donna angelo. Lui si rivolge a lei con parole dolci come quelle tra fratello-sorella. Fatte quelle premesse, Emilio si tranquillizza. Lui vuole apparire a lei in certo modo e tira fuori delle parole lette e/o scritte per fare colpo su di lei. Finge che quelle parole le escano in quel momento. Quando lei si sente dire queste parole, lei entra in questo mondo falso costruito da Emilio. Quando lui vede che lei si lascia abbindolare pensa di esserci riuscito, che lei allontanerà tutte le sue frustrazioni e dolori. La ritiene la sua salvezza e che ormai sia parte della sua vita • «IL MALE AVVENIVA, NON VENIVA COMMESSO» (capitolo XXI) Emilio si trova al capezzale della sorella e si ricorda di avere un appuntamento con Angiolina inconsciamente (modo in cui fa sempre le cose) invece di restare lì e salutare x l’ultima volta la sorella (non riesce a vederla morire) va a chiudere con Angiolina. Un amico gli dice di non fare grandi scenate di gelosia ma Emilio lo rassicura, immaginandosi il più tranquillo dei dialoghi. Potrebbe incontrare Angiolina in qualsiasi momento, ma i sensi di colpa lo portano a non voler essere lì quando la sorella morirà. «Il male avveniva, non veniva commesso» nel senso che veniva da sé, senza che nessuno lo commettesse. Senso di colpa insopportabile di Emilio che lui cerca di mandare via, si rende conto che x colpa sua e di Angiolina la sorella sta x morire. Il senso di colpa parte dall’inconscio e appena arriva alla coscienza lui si metta a ridere come se avesse detto una cavolata (che è colpa sua), come se non fosse così. Scaccia il senso di colpa ridendo. (il narratore non interviene pk il lettore è in grado da solo di individuare la verità). Freud dice che questo senso di colpa può riaffiorare, dall’inconscio (senso di colpa, invece di assisterla va da Angiolina) al conscio (prima di andarsene dice che forse è colpa sua poi ride) Nel pezzo di strada che fa per arrivare al luogo di incontro si ferma a guardare il mare, tempestoso. Emilio pensa il mare come una metafora della sua vita, agitato come lui. Se il mare era agitato succedeva per natura. Allo stesso modo, lui si sentiva agitato non perché avesse fatto chissà cosa. Si innocentizza. Lui è agitato a causa del male, che non veniva commesso da nessuno, di cui quindi nessuno era colpevole. Un marinaio lì vicino riesce ad ormeggiare la nave e poi si rilassa, fumando la pipa. Emilio dice quindi che la sua vita è piagata dall’inerzia del suo destino. Se per una volta lui avesse avuto la possibilità di avere nella vita un ruolo importante come quello del marinaio (salvare la sua barca) le cose sarebbero andate diversamente. La colpa è del destino. Andò all’appuntamento. Lui arriva tardi e lei è stizzita perché lo sta aspettando da un po’. La situazione di calma e di tranquillità che Emilio aveva sperato non c’è fin dall’inizio. Lui dolcemente gli fa vedere che invece è puntuale. Lui pensa a come fare per dirle tranquillamente che vuole troncare ma lei non lo lascia pensare e interviene subito dicendo che si potevano vedere anche domani, dato che faceva freddo e voleva andarsene. Lui la guarda e capisce che non è per il freddo che se ne vuole andare. Poi guarda come è vestita: è elegante, curata, vestito e cappellino gli sembrano nuovi. Sembra vestita a modo per incontrare un altro uomo. Lei gli dice che ha il datore di lavoro a casa sua e che deve andarsene. Non si era accorta, nella foga della bugia, dello sguardo di Emilio. Lui sapeva che il datore di lavoro non ci poteva essere. Lei gli dice che non ha dietro la lettera del datore di lavoro ma non capisce perché lui pensa stia mentendo, dato che era sempre stata puntuale agli appuntamenti con lui. Emilio le dice di andarsene, perché c’è qualcun altro che l’aspetta. Lui si accorge che lei sta per lasciarlo, lo capisce chiaramente. Si ricorda che è lui che vuole lasciare lei e cerca di riportare la situazione alla calma iniziale. Ma è troppo arrabbiato, l’afferra per il braccio mentre lei sta per andarsene e le urla che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Lei acconsente e cerca di divincolarsi. Decide di punirla con le parole, piuttosto che con la violenza fisica. La chiama prostituta, in un impeto di rabbia. Emilio le vuole dimostrare che lui non era davvero innamorato di lei e le dice che l’ha trattata esattamente come tutti gli altri uomini. Ci troviamo di fronte all’ironia oggettiva: contrasto tra ciò che Emilio vorrebbe essere (stefano) e chi è veramente (inetto). Lei continua a divincolarsi, la presa si fa sempre più forte. Lui la stringe così forte perché sa che nel momento in cui lui la lascerà, lei se ne andrà per sempre. Vuole poi che sia lei ad ammettere di essere una prostituta. Lei finge di svenire, lui allenta la stretta e la sostiene. Tutto ad un tratto lei si divincola e scappa via. Emilio non avrebbe potuto raggiungerla così raccoglie dei sassolini e glieli tira dietro. È un atteggiamento bambinesco. Lui è un inetto, non ha la forza di correrle dietro e nemmeno di provare a riconquistarla. Lui si distacca da entrambe le donne senza dire l’ultima parola. La coscienza di Zeno Sono passati 25 anni da Senilità. In questo periodo di tempo Svevo conosce la psicoanalisi di Freud. È lo stesso Svevo che dice che Zeno Cosini è l’evoluzione dei suoi primi due personaggi, Alfonso e Emilio. Abbiamo quindi di nuovo a che fare con un inetto, un po’ diverso. Abbiamo sempre avuto il narratore onnisciente con focalizzazione interna (che narra in 3^ persona ed entra nel testo) ma ora il narratore è in 1^ persona, è inattendibile (narratore e protagonista coincidono). Non ci troviamo più davanti al romanzo eterodiegetico del 1800, ma è un romanzo autodiegetico (il narratore racconta la sua storia). Il narratore è quindi inattendibile (non sappiamo se quello che dice è vero o falso pk coincide con il protagonista) x questo è un romanzo difficile ma una volta compreso il personaggio non sarà difficile capirlo. La 2^ ww ha influenzato questo romanzo, romanzo diverso. Qui non abbiamo una voce esterna che interviene per dirci se ciò che viene detto dal protagonista è vero oppure no. In questo romanzo abbiamo il tempo misto: andiamo continuamente avanti e indietro nella linea del tempo. Questo ci porta ad un’incapacità di riassunto. Il passato si sovrappone al presente, così come la bugia alla realtà. Possiamo però vedere i principali nuclei tematici del romanzo. Il romanzo si apre con il concetto di inettitudine. I fatti raccontati si intrecciano l’uno nell’altro. Il romanzo si dovrebbe chiamare incoscienza di Zeno pk agisce sempre così. Il protagonista si chiama Zeno Cosini ed ha un problema, è un inetto. Società e classe sociale non cambiano. Non è l’uomo virile che vorrebbe essere. Ha difficoltà nel fare e nel rapportarsi agli altri. Per la prima volta sente di essere malato, ma non la riconduce all’inettitudine ma alla sua dipendenza dal fumo. Aveva tanto sentito parlare di psicoanalisi e decide di andare da un certo Dottor S, che accetta di curarlo. Il dottore gli propone di tornare a casa, prendere un quaderno e di scrivere tutti i ricordi che gli passano per la mente riguardanti la sua infanzia e gioventù. Zeno prima passa per la biblioteca e prende dei libri che parlano di psicoanalisi. Poi torna a casa. Scopre che la psicoanalisi si basa su ciò che si trova nell’inconscio e che spesso viene data dal complesso di Edipo. A quel punto inizia a fare il compito del dottore di testa sua. Inizia a parlare del suo rapporto con il padre, ignorando e omettendo tutti gli altri ricordi. Quando poi torna dal dottore, quest’ultimo non sa che è una scrittura filtrata. Il lavoro sembra quindi abbastanza semplice perché sembra che tutto (nevrosi ecc) vada ricondotto al padre. Il dottore pensa che parlando del padre potrà guarire. Ogni volta che va dallo psicanalista racconta una parte della sua vita passata. Da qui possiamo evidenziare alcune tematiche in base ai capitoli: - PREAMBOLO. Abbiamo una lettera da parte del Dottor S che spiega il motivo della pubblicazione della lettera del suo ex paziente, Zeno Cosini, che aveva scelto di interrompere la cura autoproclamandosi guarito. Per vendetta, il dottore pubblica il suo diario. - PREFAZIONE/PREMESSA. Qui è Zeno a parlare e scrive di come abbiamo letto della psicoanalisi, del fatto che non si fida molto di questo metodo e di come pensa già di essere guarito solo dopo aver ricordato un episodio della sua infanzia. 1. IL VIZIO DEL FUMO. Gli chiede quando ha iniziato a fumare per la prima volta e Zeno gli risponde che rubava le sigarette dal taschino del padre. Farlo voleva dire rubare una parte della sua forza. Il padre era un uomo di successo, forte e ricco, con moglie e amante. Non è molto sicuro di voler donare i soldi dell’eredità al figlio perché per lui Zeno è un fallito. Zeno inconsciamente vorrebbe essere come il padre, che è tutto ciò che lui non è e non è capace di fare. Il dottore questo lo capisce. Inconsciamente ne desiderava anche la morte perché gli sbatteva costantemente in faccia la sua forza in contrasto con la debolezza del figlio. uguale all’altro, perché ogni mattina ritrovava in lei sempre lo stesso conforto. Prova solo un commosso affetto per Zeno. Lui per lei addirittura gratitudine. Chi lo avrebbe saputo che con augusta sarei stato così felice. Ma in realtà non è lui che sceglie Augusta ma piuttosto augusta che accetta la sua proposta. Lui sperava di potere, tramite il matrimonio, imparare ad essere sano. Nei mesi del fidanzamento non mia ero accorto di quanto Augusta fosse sana perché era consumato dalla gelosia verso Ada e Guido. In questo periodo succede la morte di Guido. Zeno scopre che Augusta era una persona molto sicura di sé, voleva sposare questo. Quando Zeno cerca di dimostrare quanto Augusta sia forte finisce per dimostrarci invece quanto sia malata. Augusta gli ricordava che i due sarebbero rimasti assieme in eterno. Zeno le dice che si sbaglia, la vita non dura in eterno, anzi abbiamo già vissuto una parte della nostra vita, quello che vivremo insieme durerà poco. Augusta vive solo nel presente, non esistono né passato né futuro. Augusta non è in grado di realizzare che il marito potesse tradirla, significherebbe la fine del suo matrimonio, cosa che non sarebbe stato in grado di accettare. Cercai di entrare nel suo mondo affinché le mie paranoie non avrebbero distrutto le sue certezze. Augusta vive nell’immobilismo e nella tranquillità. Zeno cerca di farle uscire dalla sua zona di comfort. Anche se la terra si muove chi lo dice che mi debba muovere anche io. I sani vivono nella certezza che quello che costituisce la loro vita e la loro esistenza rimangano cosi in eterno. Il suo anello, i suoi vestiti, gli orari dei pasti, fanno di lei una donna certa. Se mai queste dovessero cambiare lei sarebbe persa. Augusta e religiosa, Zeno no. Andava a messa tutte le settimane e anche nei giorni delle feste. Zeno dice che se egli fosse stato religioso sarebbe andato in chiesa ogni giorno ma per augusta andarci una volta a settimana rappresentava parte della sua routine. Zeno andava spesso dai medici, così da poter conoscere quanto tempo gli restava se era prossimo alla morte, Augusta no, sulla terra a difenderla cera la polizia e in cielo lo spirito santo, in realtà non vuole sapere. Lei sa di essere protetta da tutto quel che la circonda, queste la rendono forte. Sarebbe bastato togliere solo una di queste cose perché lei si perdesse. Nel mondo di augusta che ruolo ricopriva Zeno, lei voleva la sua opinione riguardo ogni cosa, cosi lui sarebbe diventato il pater familias, proprio come suo padre. Un conto e essere sottomessi ad un patriarca ed un conto e esserlo. Lui lo voleva essere, significherebbe guarire. Ora riflette sul viaggio di nozze che ricordava tanto idilliaco. Vanno a palazzo Pitti, lei attraversa tutte le stanze, lui si sofferma in una stanza. Testimonianza di quanto sono diversi. Augusta e tediata dal Louvre. Finiscono quindi con le visite dei musei e iniziano gli acquisti. Aveva visitato solo poche volte la casa di Zeno ma aveva bene in testa quel che voleva cambiare e inizia a comperare mobili e arredamento ovunque. Zeno non capisce perché non le avrebbe potute acquistare a Trieste invece di doverle spedire e imballare ecc... Augusta lo rassicura di aver fatto un buon affare, Zeno pensa che questo potrà saperlo solo quando li rivenderà. Zeno ride di augusta e delle certezze a cui si aggrappa, lei di tutte le cose che lui le fa notare. Ridono entrambi delle loro sciocchezze. Un giorno accadde qualcosa di strano, ogni mattina era solito comprare i giornali da più edicolanti e se li metteva sotto braccio senza leggerli. Arriva da un tabaccaio e prende un giornale mentre sta per pagarlo pensa che sarebbe potuto essere accusato di furto e allora abbandona il giornale e corre via senza dare spiegazioni ad Augusta. Pensa alla paura di invecchiare e di morire. Aveva capito che ad augusta serviva il matrimonio per sentirsi sicura in ambito civile, ma se lui dovesse morire? Pensa che augusta avrebbe curato la sua tomba ma che poi si sarebbe dovuta risposare. Una sera fanno un giro in gondola, augusta osserva tutto, guarda il paesaggio ma Zeno e chiuso in se stesso, riflette. Le parla di come pensa che lei si sposerà presto con un altro uomo. Augusta piange, non può concepire la fine del suo matrimonio. I sani vivono delle certezze che si sono costruiti, quelli che crediamo sani sono i veri malati e i malati sono persone in divenire, capaci di adattarsi ad ogni cosa. I malati sono i veri sani. Le resistenze alla terapia e la”guarigione” di Zeno Riprende in mano il quaderno dopo che Zeno decide di farla finita con la psicoanalisi dopo che il dottor S gli comunica di essere guarito. Scoppia la guerra e non vuole tornare dal dottor S perché non crede più nella sua cura, crede di essere guarito grazie al successo economico. La malattia di cui parla il dottor s, di cui la diagnosi e il primo passo per la guarigione, e quella che Freud chiama complesso di Edipo. Non rimane stupito, nei libri che aveva letto si parlava per prima cosa del complesso edipico. Il dottor s e convinto di avere trovato la giusta diagnosi e ora si può iniziare il processo di guarigione. Zeno sarà guarito quando potrà ammettere che fumava per Sposa una delle figlie di Malfenti per ricostituire in lui la figura del rivale. Zeno non accetta questa diagnosi, dice che se avesse potuto scrivere con il suo dialetto sarebbe stato più chiaro. Se Zeno non riesce ad accettare questa diagnosi allora Zeno non e vicino alla guarigione. Tutti attraversano la fase edipica ma Zeno non la ha superata. Il dottore identifica in tutti i suoi sogni una correlazione al complesso di Edipo. Lo psicoanalista gli dice che il suo disturbo e da attribuire al fatto che Zeno non vede il fumo come qualcosa di innocuo. Fuma tutto il giorno fino a sentirsi male, torna dal dottore e gli rivela di aver perso il gusto per il fumo. Il dottor S gli dice che era colpa di Zeno se non aveva portato il padre alle visite, non era la sua resistenza a impedirglielo. Aveva inconsciamente desiderato la sua morte. Quando il padre muore Zeno lo rimpiazza con il signor Malfenti, per questo sposa Augusta. Inconsciamente ha desiderato anche la morte del signor Malfenti. Augusta non può vivere senza marito, come Zeno non può vivere senza qualcuno da odiare, qualcuno di diverso da lui. Hai voluto sposare una delle ragazze Malfenti, nessuna in particolare, affinché il signor Malfenti diventasse il surrogato della figura del padre. Ha distrutto il suo matrimonio cercandosi un’amante, poi cercando di tradire Augusta con le sue sorelle se avesse potuto. Quando il dottor s gli rivela che Zeno desiderava andare a letto con le altre due sorelle malfenti, Zeno ne e già consapevole, pero lui gli domanda il motivo. Superficialmente e da attribuire al fatto che siano due belle donne ma indagando nell’inconscio e chiaro che il motivo e invece da ricercare nel desiderio di vendetta verso le due donne che lo avevano rifiutato e per la noncuranza nei confronti della moglie. Zeno non era andato al funerale di guido perché lo odiava, non perché aveva sbagliato. Non aveva parlato al dottor s della società che condividevano perché il dottor s avrebbe capito che Zeno odiava il cognato. Il dottor S gli richiede altri scritti, glieli invia per vendicarsi, non perché egli lo ha guarito ma perché con la guerra lui ha trionfato. E uscito dalla sua incapacità di realizzarmi, dalla mia inettitudine perché sono diventato un uomo di successo. La Profezia di un’apocalisse cosmica La vita somiglia alla malattia, ha degli alti e dei bassi. La vita pero finisce con la morte. La vita attuale, quella moderna, e inquinata alle radici. L’uomo si e messo al posto delle piante e delle bestie, ha tagliato le piante per costruire, ha distrutto le bestie togliendogli il loro habitat. Inquinamento nell’atmosfera. La situazione peggiorerà, gli uomini occuperanno ogni metro quadrato. Mi sento male solo al pensiero. Ogni tentativo di darci speranza e vano, l’unica cosa che potrebbe farlo e il progresso, solo gli animali possono farlo, l’uomo con il progresso non fa progredire il suo organismo, fa altro. Quando la rondine capi che durante l'inverno non può vivere in alcuni luoghi allora ha fatto come la giraffa col collo, si e evoluta per poter migrare. La talpa che capisce di non poter resistere alle temperature invernali impara a scavare e mettersi in letargo. L’occhialuto uomo non dimostra a Svevo nessun progresso che rende il suo organismo più adattabile all’ambiente, l’uomo e progredito con la costruzione delle armi, non progredisce il suo corpo. Diventa sempre più furbo mentalmente ma il suo corpo non cambia mai. I primi ordigni non erano altro che un prolungamento della mano ma col passare del tempo questi sono diventati sempre più raffinati, fino a non avere più nessuna relazione con l’arto. E l’ordigno a mettere fine alla selezione naturale di Darwin. La legge del più forte sparisce. Sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati, forse con una strage provocata dagli ordigni torneremo alla salute. Prevede la bomba nucleare e l’arma atomica. La terra errerà nei cieli sotto forms di nebulosa pero sarà libera completamente dal male. PIRANDELLO Nasce nel 1867 presso Girgenti (oggi Agrigento) da una famiglia benestante: il padre possedeva una miniera di zolfo molto redditizia che permetteva alla famiglia di vivere una vita agiata. Pirandello ha la possibilità di compiere studi regolari: inizialmente studia ad Agrigento, ma poi prosegue gli studi universitari a Roma, e li termina a Bonn, dove viene a contatto con la letteratura romantica tedesca. NB. Fa una tesi di laurea sui dialetti girgenti (interesse per la linguistica). Successivamente torna a Roma e si sposa con Maria Antonietta Portulano, una donna facoltosa proveniente da una famiglia benestante: il padre le da una dote molto cospicua che lei va ad investire nella miniera di zolfo del suocero. In questi anni giovanili Pirandello scrive e pubblica il suo primo romanzo “L’esclusa” e inizia poi la carriera di docente all’Istituto Superiore di Magistero di Roma. Nel 1903 un allagamento della miniera di zolfo in cui il padre aveva investito tutto il suo patrimonio e la dote stessa della nuora provoca un significante dissesto finanziario e quindi Pirandello conosce sulla propria pelle la declassazione (passare da una classe alto-borghese ad una classe bassa). Pirandello, per mantenere un certo tenore di vita, capisce che il lavoro dell’insegnante non basta più e quindi comincia a sfornare libri di narrativa uno dietro l’altro, anche se queste pubblicazione non ne determinano il successo che poi conoscerà seguito. Comincia a farsi conoscere dal pubblico, ma si tratta solamente di uno scrittore commerciale che vende romanzetti. Il dissesto finanziario peggiora la situazione di Maria Antonietta, che già da un po’ di tempo soffriva di nevrosi (ossessione e gelosia nei confronti del marito), e arriva ad essere ricoverata in un manicomio. Nel 1910 Pirandello comincia a scrivere per il teatro e sarà proprio questo a decretare il suo successo. Il primo contatto con il teatro Pirandello lo ebbe tramite una commedia in due atti intitolati “Lumie di Sicilia” e “La morsa”. La prima commedia importante di Pirandello si intitola “Se non così”, ma quelle di successo sono “Pensaci Giacomino”, “Liolà”, “Così è (se vi pare)”, “Il piacere dell’onestà”, “Il gioco delle parti” e “Sei personaggi in cerca di autore” (1921). Quest’ultima opera è un po’ particolare e rivoluziona il modo di fare teatro in Italia: si arriva a parlare di “meta teatro”, ovvero teatro nel teatro. Nel frattempo accadono delle cose importanti:  Prima guerra mondiale: Pirandello fu un interventista, uno di quelli che credevano nella guerra irredentistica. Stefano, il primogenito di Pirandello, andò volontario in guerra, ma venne subito catturato e ucciso. Questo episodio porta alla totale follia di Maria Antonietta. Dopo la guerra, durante gli anni del fascismo, Pirandello prende il tesserino fascista come tanti altri artisti, ma in realtà si avvicina al fascismo dopo il delitto Matteotti (= fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista a causa delle sue denunce dei brogli elettorali e del clima di violenza messi in atto dalla nascente dittatura di Benito Mussolini. La secessione dell'Aventino fu un atto di protesta attuato a partire dal 27 giugno 1924 dalla Camera dei deputati del Regno d'Italia nei confronti del governo Mussolini in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti avvenuta il 10 giugno dello stesso anno).  Perché Pirandello si avvicina al fascismo? 1. Alla base del pensiero di Pirandello sta il vitalismo: lui ha una certa predisposizione per tutto quello che può rappresentare la vitalità (Mussolini). In quel periodo di caos tra le due guerre, Mussolini era stato l’unico che era stato in grado di dare un programma politico chiaro e preciso. 2. Il titolo d’accademico d’Italia, titolo che veniva dato a tutti i letterati che avevano il tesserino fascista, ha dato la possibilità a Pirandello di poter svolgere il suo lavoro di istruttore di teatro, in quanto dal 1921 in poi smette di scrivere novelle e romanzi per dirigere il teatro dell’Opera di Roma, lavoro che gli portava via molto tempo. 3. Nel 1934 Pirandello ottiene il Nobel per la letteratura grazie al fascismo Pirandello ha preso il tesserino fascista ma non si è mai posto nella condizione di esaltare il fascismo nelle sue opere letterarie. Negli anni 30 riunisce tutti i suoi testi in due grandi volumi “Novelle per un anno”, che contiene tutte le sue novelle; e “Le maschere nude”, che contengono tutte le sue opere teatrali. La maggior parte dei romanzi sono diventati poi delle opere teatrali. L’ultima parte del lavoro letterario di Pirandello lo porta a pensare di poter mettere in scena a livello cinematografico “Il fu Mattia Pascal”, ma poi non riesce nel suo intento perché muore nel 1936 lasciando incompiuto il suo ultimo lavoro “I giganti della montagna”.  Ideologia di Pirandello L’ideologia di Pirandello gira tutt’intorno al teorico Henry Bergson, che dice che la vita è un flusso continuo, un continuo divenire. Tutti gli esseri fanno parte di questo flusso continuo che è la vita: tutto nasce, cresce, si riproduce, e muore per poi rinascere qualcos’altro. Si tratta di un ciclo che ha un inizio e una fine. L’ideologia di Pirandello parte proprio dalla condivisione di questo studio, ma in lui c’è la constatazione che l’uomo, proprio in quanto uomo, non ci sta ad essere un elemento qualunque del flusso, in quanto ognuno ha la propria individualità. Pirandello dice che l’uomo non accetta razionalmente di fare parte del flusso dell’esistenza, ma vuole uscire da quel flusso per darsi un’identità unica e coerente. Il problema nasce però quando ci rendiamo conto che, nonostante tutti i nostri sforzi, noi non potremmo mai essere quell’io coerente che vorremmo essere perché come ci vediamo noi, non è come ci vedono gli altri. Ognuno di noi si mette una maschera diversa in ogni situazione che gli si presenta. Per questo la vita altro non è che non una grande pupazzata in cui ci mettiamo e ci togliamo queste maschere. Non si arriva mai a una verità unica, perché la verità di ognuno di noi è diversa da quella degli altri (incomunicabilità). Ad un certo punto ci rendiamo conto di non essere più “Io” ma “centomila”, ma la verità vera è un’altra: non siamo né uno né centomila perché tutto alla fine torna al punto iniziale e quindi noi siamo “nessuno”. Se ci togliamo tutte le maschere, rientriamo nel flusso, ma nel flusso non siamo un’identità e quindi siamo nessuno.  COSÌ È (SE VI PARE) Un luogo qualunque, un certo signor Ponza e una certa signora Frola. Il signor Ponza dice di essere sposato e di vivere in casa con la sua seconda moglie; la signora Frola dice che quella è sua figlia e prima moglie dell’uomo. Lui dice che in realtà la figlia della signora Frola è morta e lui si è risposato, ma la signora Frola dice che non è vero. Tutti i paesani sono allibiti e non riescono a capire dove sta la verità; così, ad un certo punto, si recano tutti a casa del signore per Quelle lacrime, lavorando tante ore, al chiuso, con quell’aria soffocante e con la gola secca, gli davano sollievo e così, quando sentiva l’occhio pieno, si fermava e lasciava cadere le lacrime. Quelle lacrime provenivano dal suo sacco lacrimale malato, ma in realtà da quell’occhio erano scese anche tante lacrime di dolore perché a Zì Scarda gli era morto un figlio dentro quella cava che gli aveva lasciato sette nipoti e una nuora da mantenere. A volte, tra tutte quelle lacrime, ne scendeva una più salata delle altre e, riconoscendola, Zì Scarda pronunciava il nome del figlio, Callicchio. Anche qua è presente il carcere come vita. NB. La cava viene descritta come l’inferno, in cui l’unica luce presente era quella della lanterna conficcata nella roccia.  Differenze tra Rosso Malpelo e Ciàula: 1. Rosso Malpelo è un ragazzo / Ciàula ha più di 30 anni 2. Rosso Malpelo è consapevole della legge del più forte / Ciàula è totalmente inconsapevole 3. i compagni di Rosso Malpelo non ironizzano con la sua condizione / i compagni di Ciàula lo prendono continuamente in giro Zì Scarda rimane nella cava insieme a Cacciagallina e Ciàula. Ciàula è un uomo di circa 30 anni, ma in realtà è semplicemente un minorato con degli istinti animaleschi. È magro, indossa solo vestiti sporchi e si fa chiamare come una cornacchia da Zì Scarda. [Questa novella è una novella simbolica e mitica, non realistica: Pirandello è un narratore interno che interviene per farci capire meglio i personaggi.] Quella sera Zì Scarda dice a Ciàula di rimanere a lavorare alla cava, ma lui in realtà non si fa problemi a rimanere perché lavorare non gli mette paura, pur essendo già stanchissimo dalla mattina. Ciàula aveva soltanto una paura, quella del buio della notte. Aveva paura del buio della notte perché il giorno in cui era morto il figlio di Zì Scarda c’era stata una grande esplosione e tutti erano andati a vedere cos’era successo; tutti tranne Ciàula che, spaventato, si era rifugiato in un angolo. Ciàula era rimasto lì impietrito e nessuno si era accorto di lui. Rimane ore e ore finché, nel mezzo della notte, non si riprende un po’ e decide di uscire da quell’angolo della cava nel quale si era rifugiato. Quando esce è buio pesto perché quella notte non c’era neanche la luna ma lui,terrorizzato, in qualche modo, riesce a tornare a casa. Per questo, quando Zì Scarda gli chiede di rimanere a lavorare con lui, Ciàula è un po’ titubante, ma non perché gli scoccia lavorare, ma perché sa che quando uscirà dalla miniera sarà buio. Rimane lì e lavora per tutta la notte, ma quando finisce deve uscire dalla miniera: quell’uscita per lui potrebbe rappresentare una liberazione, ma in realtà lui ha paura di incontrare il buio. Improvvisamente, però, vede una luce argentea che esce fuori dalla cava; se ne accorge solo alla fine e non riesce a capire da dove proviene quella luce: all’inizio pensa fossero gli ultimi bagliori della luce del sole, ma non poteva essere e, alla fine, capisce che si tratta della luna. Si tratta di una chiara EPIFANIA = apparizione del divino: la parola “luna” viene scritta con la lettera maiuscola. Ciàula ne aveva già sentito parlare della luna, ma non l’aveva mai vista e non ne aveva neanche mai avuto l’interesse, ma adesso che la ha lì davanti ne rimane estasiato, sbalordito. [Pirandello è cronologicamente un decadente, ma la sua opera letteraria va al di là del decadentismo, perché nel momento in cui lui parla di frammentazione dell’Io, va nella direzione del periodo tra le due Guerre. Pirandello qua non ha voluto mettere in evidenzia il discorso della legge del più forte, come in Verga, ma qua, pur essendo di fronte a una situazione identica a quella di Rosso Malpelo, il significato del racconto è diverso perché i due personaggi sono diversi]. La cava ricorda l’inferno e quindi, la fuoriuscita dalla cava di Ciàula che vede la luna può rappresentare la fuoriuscita dall’inferno verso la salvezza, oppure la nascita di un bambino che esce dal grembo della mamma. NB. Ciàula, nel momento in cui vede la luna, non è più un minatore: assapora la luna, si sente una parte del tutto (epifania) e si libera di ogni maschera, rientrando nel flusso. Qui le persone perdono la loro identità e quindi non possono avere paura di niente, nemmeno della morte, in quanto parte del ciclo del flusso vitale.  IL FU MATTIA PASCAL (il morto Mattia Pascal) Mattia Pascal è un inetto, un uomo con una vita un po’ inconcludente. Lavora in una biblioteca del paese che era stata donata da una persona anziana al comune, il quale, non sapendo cosa farcene,aveva fatto portare i libri in una chiesa sconsacrata. Ad occuparsi di questa biblioteca erano Don Eligio e Mattia Pascal, che trascorrevano tutta la loro esistenza in mezzo alla polvere di quei libri. Mattia era sposato, ma il suo matrimonio era stato un po’ strano: suo padre era una persona ricca che però, consapevole dell’inettitudine del figlio, aveva dato da gestire il suo patrimonio a un certo Signor Olivi, il quale, in realtà, aveva perso tutti quei soldi a causa di investimenti sbagliati. Mattia, per vendicarsi del signor Olivi, gli aveva messo incinta la nipote, ma poi si era trovato costretto a sposarla. Non avendo abbastanza soldi da potersi comprare una casa, era stato costretto ad andare a vivere insieme alla moglie e alla suocera (la moglie faceva esattamente quello che la madre le diceva: famiglia vista come carcere). La vita di Mattia era una vita normale (non come quella di Belluca che viene portata all’estremo). Un giorno in cui Mattia è più triste del solito, gli viene in mente di andare a Montecarlo senza dire niente a nessuno per giocare quei pochi soldi che aveva. Saluta la moglie e la suocera come se stesse andando a lavorare, ma in realtà va a Montecarlo. Vince un sacco di soldi e pensa a cosa fare, se tornare a casa dalla moglie o usare quei soldi in un altro modo. Nel viaggio di ritorno in treno gli capita sotto mano un giornale e legge una notizia: la moglie e la suocera avevano riconosciuto lui in un uomo morto poco vicino casa sua. A quel punto Mattia decide di cogliere l’occasione: cambia treno e inizia a viaggiare, rinunciando alla propria identità. NB. nel momento in cui Mattia rinuncia alla sua identità, diventa nessuno (rinunciare al proprio nome significa non avere un’identità). A quel punto Mattia può vivere come nessuno, senza vincoli, senza maschere, senza obblighi e senza doveri. Il problema, però, è che Mattia è un personaggio immaturo, non ce la fa a vivere senza maschere e per questo decide di inventarsi una nuova identità, un’identità fittizia. Va a vivere a Roma, ma non si può comprare una casa perché è senza documenti e così decide di prendere una casa in affitto e si inventa un nome: Adriano Meis. Il padrone della casa è il signor Paleari, una specie di filosofo (dietro questo personaggio si intravede il narratore / Pirandello. Paleari è il portavoce del pensiero di Pirandello ) Succedono due cose importanti: 1. Adriano (Mattia) si innamora della figlia di Paleari, Adriana, la quale vorrebbe sposarlo, ma lui non ha documenti e quindi non può sposarsi. 2. Un parente dei Paleari, di nascosto, entra in camera di Adriano e gli ruba parte dei suoi soldi, ma lui non può neanche denunciarlo perché non ha documenti. A questo punto Mattia decide di fingere il suicidio di Adriano Meis, di tornare a casa e di riprendere la sua vera identità. Va su un ponte, lascia a terra l’ombrello e alcuni dei suoi oggetti, riprende un treno e ritorna a casa. Ritrovando quegli oggetti tutti pensano al suicidio incomprensibile di Adriano Meis. Ritorna in paese e si reca dalla moglie: bussa alla porta, ma gli va ad aprire il suo migliore amico che nel frattempo si era sposato con la moglie di Mattia, dal quale aveva avuto un bambino. Mattia si sente rifiutato e dice che non andrà all’anagrafe per non creare problemi. Prende e va nella biblioteca; racconta tutta la sua storia a Don Eligio che gli da un consiglio, ovvero di scrivere questa storia che gli era capitata: il romanzo altro non è che la lettura di quello che Mattia Pascal ha scritto. Don Eligio dice a Mattia che questa storia gli ha insegnato che non si può vivere senza un’identità, ma lui gli dice che in realtà lui non ha un’identità, eppure sta vivendo. Non sappiamo però come vive perché a questo punto Mattia è nessuno, ma noi non possiamo sapere come vive nessuno; l’unica cosa che sappiamo è che di tanto in tanto va nella propria tomba a portarsi dei fiori: il fu Mattia Pascal.  “LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA IDENTITÀ E LA SUA CRISI” da Il fu Mattia Pascal (pag.917) Si tratta del momento in cui Mattia decide di non essere più Mattia Pascal: voleva togliere da sé ogni traccia di sé ed essere l’artefice del suo nuovo destino. In realtà Mattia non ha vissuto due vite, non è stato due uomini, ma ha vissuto due mezze vite, senza portarne a compimento neanche una: si tratta solo di un’illusione. Mattia decide di cambiare il suo aspetto fisico: va da un barbiere per farsi tagliare la barba, perché non gli apparteneva più (sta perdendo la sua identità). [in Pirandello, tutte le volte che troviamo lo specchio, c’è l’immagine della crisi della perdita d’identità: Mattia si guarda allo specchio ma non si riconosce più in quell’immagine. Lo specchio, però, in questo caso, riflette anche il nuovo individuo, che non è più Mattia Pascal, ma non è anche Adriano Meis e lui non si riconosce neanche in questa immagine]. Mattia si guarda nello specchio che il barbiere gli aveva dato e non si riconosce più: aveva un mento piccolissimo, che prima veniva nascosto dalla barba, un naso sproporzionato e questo nuovo aspetto gli accentuava ancora di più il suo occhio strabico, che lui copriva con un paio di occhiali colorati. L’occhio strabico, però, gli permetteva di vedere la vita da una prospettiva diversa ( = lui è fuori dalle maschere e per questo può guardare la vita da fuori, come uno spettatore, e questa capacità di guardare gli altri da fuori viene chiamata “essere nella condizione di forestiero della vita” (= nessuno)). Dopo aver cambiato il suo aspetto esteriore, il protagonista prosegue nella costruzione di una sua personalità e si inventa un nome, Adriano Meis. Getta via il suo anello nuziale poi inizia a viaggiare per tutta l’Italia e tutta l’Europa, ma ad un certo punto questa libertà assoluta comincia a pesargli. Inizia a sentirsi solo e per questo un giorno, mentre è a Milano, vede un barbone con un cagnolino tra le gambe e decide di comprarselo. Il barbone però gli chiede 25 lire, una cifra abbastanza elevata per un cane e quindi Adriano ci pensa un attimo perché da un lato avrebbe avuto un po’ di compagnia, ma dall’altro avrebbe anche dovuto pagare delle tasse al comune, ma non avendo documenti lui non poteva pagarle. Per questo decide di rinunciare al cane e se ne va. vv 98-99: questa frase ci fa capire l’immaturità del personaggio che non riesce a vivere dentro al flusso con questa totale libertà A questo punto della sua vita, però, Adriano Meis non può più girare per il mondo, ma deve fermarsi da qualche parte, prendere una casa e condurre una vita un po’ più regolare. Non riesce però a trovare un luogo in cui fermarsi, anche se ne aveva visti tantissimi di luoghi nella sua vita e aveva sperato di viverci. Oltre al luogo, pensa anche alla casa dove poter andare a vivere: non poteva comprare una casa, in quanto senza documenti, ma non poteva neanche vivere per sempre dentro un albergo, perché poi si sarebbe affezionato agli oggetti. Decide quindi di prendere una camera in affitto, ma questa idea gli viene in un momento particolare dell’anno, ovvero verso Natale, quando tutti vogliono stare insieme agli altri. Non rimpiangeva però il Natale di casa sua, della casa di Mattia Pascal, ma quello della casa paterna, quando lui era bambino. Pensava a queste cose e a come tante altre persone potevano trovarsi nella sua stessa situazione, ma quelle persone, a differenza sua, hanno la speranza di poter ricostruire una nuova casa e una nuova famiglia; Adriano Meis, invece, non aveva più un’identità: era forestiere della vita. Un giorno, nella trattoria che frequenta, Adriano (Mattia) incontra un tizio bruttissimo e deforme che però si vantava di avere delle mirabile avventure erotiche con le donne. Sono entrambi dei bugiardi perché entrambi fingono di essere chi non sono; Mattia, però, si indigna di fronte a questo personaggio perché mente non avendo bisogno di mentire, mentre lui era costretto per necessità. vv. 198-201: il narratore non è affidabile perché quello che sta dicendo non è vero: Mattia Pascal rinuncia a tutto per sé, non per gli altri e lui poteva credere di essere un altro solo se ci credevano anche gli altri. Mattia Pascal non sa vivere con nessuno, non sa cosa farne di quella sua libertà sconfinata. La vita di Mattia Pascal / Adriano Meis è una vita vuota, senza senso, senza amici… Adriano Meis è solo in compagni di Mattia Pascal. La modernità, per chi ha una vita vuota come Mattia, non serve a niente. Bisognava fare in modo che a questo punto Adriano Meis ricominciasse a vivere, rientrando dentro una maschera e ricostruendosi un passato completamente inventato; l’unica cosa che gli mancava era una carta d’identità. In questo brano è presente una critica alla società moderna e al progresso : gli intellettuali del periodo del primo Novecento si pongono in opposizione al progresso moderno, alla civiltà industriale, esprimendo il loro odio per le macchine. La loro protesta è fatta in nome del passato, del mondo premoderno e preindustriale, in nome dei valori di una cultura umanistica. Ma proprio grazie a questa posizione, spesso gli scrittori riescono a vedere a fondo il negativo della realtà moderna e a presentarlo in una prospettiva critica. Pirandello, ad esempio, in questo passo coglie la spersonalizzazione, l’alienamento a cui la macchina condanna l'uomo, meccanizzando la vita e privandola di senso.  “LO “STRAPPO NEL CIELO DI CARTA” E LA “LANTERNINOSOFIA”” da Il fu Mattia Pascal (pag.926) “strappo nel cielo” Anselmo Paleari, il padrone di casa di Adriano Meis, è una sorta di “filosofo”, che ama intrattenere il protagonista con le sue bizzarre teorie. Attraverso queste storie strane, in realtà, il signor Paleari, essendo portavoce del pensiero di Pirandello, vuole dire qualcosa, ma non sempre Adriano riesce a capire il messaggio.
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