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Letteratura Italiana professoressa Spera, Appunti di Letteratura Italiana

Appunti relativi all'esame di letteratura italiana, anno accademico 2021-2022, con la professoressa Spera.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 26/10/2022

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alice-cutrale 🇮🇹

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Scarica Letteratura Italiana professoressa Spera e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Letteratura Italiana 1 Decodifica della produzione lirica italiana Partiamo dal 200, ovvero il XIII secolo, che è molto distante sotto vari punti di vista dal XXI secolo, eppure siamo debitori a quella società. Abbiamo due considerazioni: la prima è che la letteratura è una realtà, un corpus di testi, che si manifesta in Italia in ritardo rispetto alla Germania, Francia o Spagna. In questi paesi ci sono delle opere al pari della Divina Commedia, scritti in volgare, ma sono precedenti ad essa. La seconda è che, dal momento in cui gli studiosi hanno trovato i primi documenti italiani che riguardano la letteratura in volgare (parlato dal volgo) , l’iter è stato rapidissimo, tutto ha iniziato ad evolversi più in fretta. Nel giro di pochi decenni l’Italia ha prodotto personalità dal calibro di Dante, Petrarca o Boccaccio. Quando Dante scrive “La vita nova”, alle spalle non aveva nessuno, poiché i fondatori della letteratura italiana sono i suoi stessi contemporanei, come ad esempio Guido Cavalcanti. La nostra letteratura passa da una fase fondativa a picchi immensi, e questo non avviene in tutte le letterature europee. Il latino era usato per parlare, ma soprattutto per scrivere. Dall’alto medioevo in poi il latino subisce una serie di modifiche, si passa dal latino classico, aureo dell’impero romano, ad una lingua che sempre più si mescola con quello che si chiama substrato linguistico, le lingue che erano parlate prima che i romani conquistassero delle zone. Questo da origine a diversi volgari. Quando Dante scrive il “De vulgari eloquentia” un trattato sulle lingue parlate in quel periodo storico, esistono diverse lingue, il siciliano non è come il toscano ad esempio. Ma per molto tempo il latino viene usato comunque, contemporaneamente al volgare, anche nella scrittura. Nel 600 ancora si scriverà latino. Dunque ci sarà una fase in cui il volgare sarà usato, non solo per la comunicazione spicciola del volgo, bensì anche nella scrittura, per essere compreso da tutti. 1 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera In particolare per alcuni generi letterari, come la lirica, la poesia. I primi documenti importanti scritti in volgare italiano, che sono stati scoperti, sono almeno due, il primo è “L’indovinello veronese”, tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, e presuppone una risposta. Colui che l’ha scritto parla proprio dell’atto della scrittura, delle dita, della pergamena, della penna e dell’inchiostro. La lingua è intermedia, tra latino e volgare. Del latino non ha più la terminazione dei verbi. L’altro documento è “Placidi campani”, è posteriore, scritto tra il 960 ed il 963, ovvero X secolo. Un giudice risolve dei casi tra due monasteri che si contendono delle terre, all’interno degli atti redatta in latino, riporta per la prima volta la testimonianza di un uomo fatta in volgare, perché tutti devono capire quello che si sta dicendo. La lirica italiana delle origini deve moltissimo ai modelli francesi. In Francia in questo momento storico esistono due lingue, la lingua d'oc (provenzale) e la lingua d’oil (settentrionale), che prendono il nome dal verbo di affermazione. In lingua d’oil vengono scritte le cosiddette Chanson de geste, la più famosa è la “Chanson de Roland”, un paladino, di questo testo non si conosce l’autore, l’io narrante Turoldo dice però di essere lui. Queste canzoni sono delle opere destinate ad essere cantate, accompagnata dalla musica, e trattano delle gesta di Carlo Magno, con i paladini che combattono contro i saraceni. Essa si chiude con il tragico episodio della lotta di Roncisvalle gola dei Pirenei, la storica sconfitta delle truppe di Carlo Magno nel 778 d.c., che è anche causa della morte del paladino Rolando. Da qui parte la produzione del ciclo carolingio che intende narrare le gesta di Carlo Magno e dei paladini, difensori della cristianità contro gli infedeli. L’altro importante ciclo è il ciclo bretone, che narra le vicende di un altro Re, Re Artù ed i cavalieri della tavola rotonda. 2 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera 2 Jacopone da Todi e le laude Una lauda è un componimento di argomento religioso, che è una delle forme più caratteristiche che assume la poesia religiosa in Italia, soprattutto centro-settentrionale. Con le laude si lodano Dio ed i santi o la vergine Maria. Jacopone da Todi è un laico, che si trova ad affrontare una tragedia nella sua vita, durante una festa, il pavimento della sala crolla, e la moglie muore. Questo evento fungerà da sparti acque nella sua vita, e matura una religiosità totalizzante e compone delle liriche di varia forma. La sua esperienza come frate francescano minore spirituale, ha un’adesione totale al messaggio di San Francesco, e trova in Bonifacio VIII un individuo che va combattuto, poiché il contrario dei francescani che professano la povertà, è per la chiesa sfarzosa. Jacopone scrive contro Bonifacio VIII delle liriche, ma ciò che più gli pesa non è il carcere a vita ma la scomunica, che non sarà revocata. La lauda è una lode, un componimento di tema religioso recitato in una sorta di scena teatrale o cantato in pubblico, spesso da processioni di individui flagellanti. La lauda di Jacopone ha un potere teatralizzante, si potrebbe rappresentare con i personaggi senza didascalie, senza indicazioni su dove si svolge o chi parla, poiché ben costruita. Il testo è caratterizzato da una commistione linguistica che va dai termini dialettali umbri (di Todi) fino al linguaggio elevato, con il recupero di latinismi. Questo andamento popolareggiante non sta a significare che fosse poco colto, al contrario questa oscillazione fa intendere che egli gestisce con sapienza retorica la lirica. 5 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Donna de Paradiso di Jacopone da Todi È una ballata di settenari, il settenario è un verso formato da 7 sillabe metriche. I versi principali della lirica italiana sono due: endecasillabo e settenario. Il primo è più lungo e che serve per narrare, il secondo da un ritmo, e deve essere breve per essere imparata a memoria e cantata. In questa ballata sono tutte quartine introdotte da un’unica terzina, la prima. La lirica antica non ha i titoli, ma prende come titolo l’incipit, l’inizio. L’incipit di questa lirica è Donna de Paradiso, il primo verso. La donna de paradiso è la Madonna, la madre di Cristo, l’aspetto importante di questa lirica sta nel fatto che la crocifissione non viene vista né dal punto di vista di Cristo, né da quello degli apostoli, ma da quello della madre. La tragedia è tutta nel cuore della donna, che interagisce con Ponzio Pilato (aveva il prefetto politico che gestiva la Palestina) che ha mandato a morte Cristo, con gli apostoli che le sono vicini, con Giovanni colui al quale Cristo raccomanda la madre, una serie di personaggi che dialogano con lei, e poi il dialogo fortissimo tra madre e figlio. In apertura abbiamo un annuncio, qualcuno avverte Maria che il figlio è stato preso, la invitano ad accorrere, poiché lo torturano e vogliono ucciderlo. Prende la parola Maria, dice che lui non ha fatto nulla di male e si chiede come sia possibile che qualcuno lo abbia incarcerato, le rispondono dicendo che Giuda lo ha venduto per 30 denari. Maria parla a Maddalena chiedendole aiuto. Maria viene a sapere che Pilato aveva chiesto chi rilasciare tra Cristo e Barabba al popolo, che ha risposto Barabba. Dunque lei si rivolge a Pilato chiedendogli di non giustiziare suo figlio, ma rispondono di crocifiggerlo, poiché accusato di essersi autoproclamato Re, non del regno terreno ma dei cieli, contro le leggi del senato romano. Gli danno una corona da Re, ma una corona di spine per aumentare i suoi tormenti. Maria si lascia andare allo strazio, e dialoga col figlio. Lui le da dei messaggi tra cui di diventare madre dei suoi discepoli, e la mette nelle mani di Giovanni, il 6 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera prediletto di Cristo, suo cugino. Poi parla a Giovanni, le chiede di averne pietà avendo lei il cuore affranto. Dopo poco Cristo muore. La parafrasi è un tradimento nei confronti del testo, eppure è un passaggio fondamentale per essere interpretato, per cogliere il messaggio, anche se non deve essere mai confusa con il testo stesso. In questo testo sono presenti forme verbali latineggianti (traduto), forme linguistiche dialettali (pozzo mostrare). O papa Bonifazio di Jacopone da Todi Celestino V, ovvero Pietro da Morrone, è il papa di quel periodo e tutti hanno fiducia in lui, ma presto abdicherà e verrà eletto Bonifacio VIII della famiglia caitani. Jacopone gli andrà contro e firmerà anche un documento nel 1207 per farlo decadere, ma per questo verrà incarcerato a vita ed anche scomunicato. Scriverà inoltre un componimento contro di lui, in distici cioè coppie di rime settenari e ottonari alternati. Jacopone sa spogliare i fatti, anche quelli autobiografici, sino a farne oggetto di una requisitoria morale; li strappa da sé con dispetto e con dolore. In questa epistola a papa Bonifacio VIII, che lo scomunicò e lo fece incarcerare, egli rivolge una preghiera che ha voce della accusa e la forza della rivendicazione d'un diritto. Chiede che gli venga tolta la scomunica, non le altre pene che egli non teme. Il fondo storico dell'epistola è questo; sin dall'inizio del suo pontificato Bonifacio VIII si rivelò nemico di quei Francescani che seguivano una disciplina di rigida povertà. Costoro, tra i quali Jacopone, erano appoggiati dal cardinale Colonna che, nel 1297, sottoscrisse una dichiarazione tendente a far considerare nulla l'elezione di Bonifacio. Il papa rispose con la scomunica e l'assedio della città di Palestrina dove i Colonnesi s'erano rifugiati. Caduta Palestrina, Jacopone venne gettato in carcere. 7 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Nel computo sillabico del verso intervengono alcuni fenomeni noti come figure metriche: dialefe, sinalefe, sineresi e dieresi. La dialefe: particolare forma di iato fra due vocali consecutive, la prima in fine di una parola e la seconda all’inizio di un’altra parola (nei casi cioè in cui normalmente si fa l’elisione). Nella poesia italiana, si ha dialefe quando la prima o ambedue le vocali portano l’accento, più raramente quando è accentata solo la seconda. Il fenomeno viene indicato con il simbolo ˇ ed è opposta alla sinalefe. La sinalefe: fusione in un’unica sillaba metrica della vocale atona (o dittongo) finale di una parola con la vocale iniziale della parola successiva. Lo stesso avviene se fra l’una e l’altra parola si trova una congiunzione, un articolo o una forma verbale rappresentati da una vocale. Il fenomeno viene indicato con il simbolo ˆ ed è opposto alla dialefe. La sineresi: fenomeno per il quale in corpo di parola due vocali consecutive che si conterebbero come due sillabe grammaticali, si fondono in un’unica sillaba metrica. È opposta alla dieresi. La dieresi: fenomeno che consiste nella divisione in due distinte sillabe metriche di due vocali consecutive in corpo di parola che generalmente formano un dittongo. Viene indicata graficamente con due puntini sulla vocale, ä, ë, ï, ö, ü. I versi della metrica italiana I versi fondamentali nella tradizione antica e moderna sono: ternario, quaternario, quinario, senario, settenario, ottonario, novenario, decasillabo, endecasillabo. Per identificare una tipologia di verso bisogna guardare il numero di sillabe metriche e a seconda del numero delle sillabe si possono dividere in versi imparisillabi e parisillabi. Fondamentale è anche l’individuazione di una tipologia di verso è anche alla posizione degli accenti e in particolare dell’ultimo accento. 10 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Regola nei versi piani: l’ultimo accento cade sulla penultima sede, regola nei versi tronchi: l’ultimo accento cade sull’ultima sede, regola nei versi sdruccioli: l’ultimo accento cade sulla terzultima sede. I versi italiani e i rispettivi accenti Ternario è un verso di 3 sillabe metriche, con accento principale obbligato in 2° sede ed è molto raro, quaternario è un verso di 4 sillabe metriche con accento principale obbligato in 3° sede, quinario è un verso di 5 sillabe metriche con accento principale obbligato in 4° sede e possibilità di altri accenti interni in 1° e in 2° sede, senario è un verso di 6 sillabe metriche con accento principale obbligato in 5° sede e un altro accento fisso interno in 2° sede o meno frequentemente con accenti in 1, 2 e 5° sede, settenario è un verso di 7 sillabe metriche con accento principale obbligato in 6° sede mentre gli altri accenti interni sono liberi, ottonario è un verso di 8 sillabe metriche con accento principale obbligato in 7° sede e un altro accento fisso interno in 3° sede, novenario è un verso di 9 sillabe metriche con accento principale obbligo in 8° sede e altri accenti solitamente in 2 e 5° sede, decasillabo è un verso di 10 sillabe metriche con accento principale obbligato in nona sede e accenti interni fissi in 3 e 6° sede, endecasillabo è un verso di 11 sillabe metriche con accento principale obbligato i 10° sede, l’endecasillabo canonico, oltre all’accento fisso di decima, ha almeno un accento interno principale in 4 o 6° sede. 4 La rima, le strofe e gli schemi metrici Rime e schema rimico La rima è un'identità fonica nella terminazione di due o più parole, a partire dalla vocale tonica. Nei componimenti poetici, consiste nell’identità di suono della parte finale delle ultime parole dei versi. La rima svolge nella tradizione poetica una funzione fondamentale nella strutturazione e spesso nella stessa identificazione di molte forme metriche. Lo schema rimico è una parte dello schema metrico, con il quale si descrive il susseguirsi delle rime in un componimento poetico. Per 11 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera convenzione si usano lettere in ordine alfabetico per indicare le rime: maiuscole per le rime di un endecasillabo; minuscole per le rime dei versi più brevi. Tipologie di rime • La baciata è quando rimano tra loro versi consecutivi. Schema AA, BB, etc. • L’alternata è quando i versi che rimano tra loro si alternano. Schema ABAB. • Incrociata è se una coppia di versi in rima è separata, “abbraccia”, un’altra coppia di versi in rima baciata. Schema ABBA. • Invertita è se tre o più coppie di versi in rima tra loro, si presentano disposti in ordine inverso. Schema ABC BAC o ABC CBA. • Replicata è quando tre o più coppie di versi in rima si ripresentano nello stesso ordine. Schema ABC ABC. • Incatenata è la rima della terzina dantesca, dove il primo verso rima con il terzo, il secondo con il primo e il terzo della terzina successiva etc. quasi a formare una catena. Schema ABA BCB CDC DED. • Interna è quando una parola in fine di verso rima con una all’interno. Questo tipo di rima viene solitamente segnalato con lettere minuscole inserite tra parentesi; es. A(a)B. • Rima siciliana è un caso particolare di rima apparentemente imperfetta per cui, a partire dall’età medievale, sono considerate omofone le vocali ‘i’ ed ‘e’ chiuse, e ‘u’ e ‘o’ chiuse. Presso i poeti siciliani del Duecento rimavano correttamente, secondo il loro sistema linguistico taciri e diri (tacere e dire); aviri e serviri (avere e servire); usu e amurusu (uso e amoroso). Poi quando i loro testi furono trascritti da copisti toscani o dell’Italia centrale vennero adattati al differente sistema linguistico, per cui per i poeti divenne ammissibile in alcuni casi far rimare ad esempio: tacere e dire; avere e servire; uso e amoroso. Alcuni tipi di rime non segnalate da schema 12 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera • La canzone è composta di un numero indeterminato di strofe o stanze, in genere tra le 5 e le 7 stanze. La stanza può essere formata da un numero indeterminato di endecasillabi o endecasillabi e settenari, variamente disposti e rimati tra loro. Le stanze successive alla prima seguono il suo stesso schema. Nel suo pieno sviluppo la stanza si compone di due parti, fronte e sirma: - la fronte è costituita di due parti uguali metricamente, dette piedi; - anche la sirima può essere composta di due parti uguali, dette volte. - il passaggio dalla fronte alla sirma si chiama chiave, ed è rappresentato dal primo verso della sirima rimato con l’ultimo della fronte. Questo schema venne normato a partire dalla poesia stilnovista. - la serie delle stanze si chiude su un commiato o congedo, nel quale il poeta si rivolge alla canzone per darle qualche ammonimento o inviarla a qualcuno. • La canzonetta è una forma metrica derivata dalla canzone che risulta di minor estensione e che adotta un metro più breve (solitamente di settenari) rispetto alla canzone. Le stanze della canzonetta, come quelle della canzone, si possono dividere in fronte e sirma e a loro volta la fronte e la sirma si possono dividere in piedi e volte. Come per la stanze della canzone anche le stanze della canzonetta possono avere un verso chiave che riprende l’ultima rima della fronte. Gli argomenti e i toni della canzonetta sono solitamente più leggeri rispetto a quelli della canzone. • La ballata o la lauda è un componimento poetico di origine popolare, collegato con il canto e la danza, i cui argomenti sono solitamente meno elevati rispetto a quelli della canzone. Il metro utilizzato solitamente è l’endecasillabo o l’endecasillabo misto al settenario (è possibile trovare anche ballate con altri metri imparisillabi come il novenario). Costruita da una o più stanze, ciascuna è preceduta da un identico ritornello o ripresa. Il metro della ballata è simile a quello adottato anche dalla lauda, la quale può presentare anche altre tipologie di versi (come il settenario), ma, a differenza della ballata, la lauda è di argomento 15 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera religioso. La struttura delle stanze della ballata è simile alla struttura della stanza della canzone. È divisa in due parti dette mutazioni (come i piedi della fronte della canzone) seguite da una volta. Il 1° verso della volta rima, di norma, con l’ultimo verso della seconda mutazione. La ripresa può essere: 1 verso: ballata minima, 2 versi: ballata minore, 3 versi: ballata mezzana, 4 versi: ballata grande o maggiore. • La sestina è una forma speciale della canzone a stanze indivisibili, che si compone di sei stanze di sei endecasillabi ciascuna con un commiato di tre versi della stessa misura. La singolarità è soprattutto nelle rime e nel modo di allacciare le stanze. La rima non si limita alla assonanza vocalica e consonantica delle parole dall'accento tonico in poi, ma si estende a tutta la parola finale del verso. Queste parole-rime che normalmente devono essere sostantivi bisillabi, non hanno corrispondenza dentro ciascuna stanza, ma dalla prima si ripetono nelle altre nell'ordine che risulta dal seguente schema (detto retrogradatio cruciata o retrogradazione incrociata): ABCDEF / FAEBDC / CFDABE / ECBFAD / DEACFB / BDFECA. Nel commiato le sei parole-rima si ripetono due per verso rispettivamente nel mezzo e nel fine con un ordine che è vario. 5. Trattato: Il de Amore di Andrea Cappellano Introduzione La poesia occitanica è punto di riferimento per la scuola siciliana, il capostipite della poesia occitanica è Guglielmo IX duca di Aquitania. Il trattato De Amore, fu composto forse attorno al 1180 a.c., e l’amore è uno dei temi più trattati soprattutto in Italia e perlopiù durante questo periodo. Nel 1883 Gaston Paris coniò le regole dell’amor cortese, ma oggi questa etichetta è troppo stretta, poiché questa teoria è in realtà più ampia. La cortesia è il comportamento tipico degli uomini, del sovrano, dei ministri, dei cavalieri, e delle donne che abitano la corte, ed ha grande 16 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera rilevanza sociale, prima ancora che letteraria, e la donna è la figura centrale del mondo cortese. Il modello sociale è quello di Ovidio “ars amandi e Remedia amoris” ed insegna strategie per fare innamorare le persone, mentre in un altro insegna come prenderne le distanze. Il trattato Andrea Cappellano fu nobilissimo, poiché fu un chierico di Maria di Champagne tra il 1185 ed il 1187. Egli scrisse il trattato De Amore tra Maria di Champagne e Parigi, dove forse lui viveva. Quest’opera fu condannata dal vescovo di Parigi, Tempièr. La struttura del trattato è: • Disomogenea • Costituita da tre libri • Basata sul tema dell’amore Nel primo libro, il più lungo, parla della modalità di manifestare l’amore, delle regole dell’amore, dei protagonisti di esso e del rapporto amoroso. Larga parte del libro è occupata dai dialoghi fra amante e amata appartenenti a ceti diversi, questa è la tecnica del contraddittorio che serve ad affermare conclusioni ardite deresponsabilizzando l’autore. Nel secondo libro, parla di come si mantiene l’amore conquistato, si dice di non svelarlo, come esso può finire e anche di vari casi di storie d’amore. Nel terzo libro, reprobatio, consiglia al destinatario, Gualtieri, di tenersi lontano dall’amore, che fa male allo spirito e al corpo. Per lui in questa fase la donna è crudele, degna figlia di Eva, che fu un’ingannatrice. Gualtieri o Gautier, era un ciambellano di Filippo Augusto re di Francia. L’amore vuol dire etimologicamente “preso all’amo”, un amo che aggancia due persone, un uomo ed una donna, non troppo giovani ma neanche troppo vecchi. Le caratteristiche dell’amore sono: l’amore è passione, nasce dal senso della vista ma per Raudel nasce per fama, nasce dal pensiero, che deve 17 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera un cremonese, autore di “fratula noiae moralis” componimento che si rifà alla lirica provenzale chiamata “enveg”, noia o fastidio, che elenca ciò che non gli piace. Invece ne “il plazer”, piacere, parla di ciò che è piacevole. Un altro nome è quello di Guccione da Lodi di Modena che scrive “libro” un poemetto con 700 versi, lui da degli insegnamenti morali e religiosi. Lui rappresenta la letteratura didattica, inserisce anche le preghiere. In questo periodo infatti il tema della letteratura religiosa si sviluppa, uno scrittore importante sarà Giacomino da Verona di stretta osservanza, povertà assoluta, e scrive “de Jerusalem Celesti” nel 1230 dove parla del paradiso, che è il soggetto del testo, luogo riservato a chi non ha peccati. Ma non si accontenterà e 35 anni dopo, scriverà anche un poemetto chiamato “de Babilonia civitate infernale” dove parla di Babilonia, una città confusa dove si parlano lingue che non si capiscono. Qui parla dell’inferno, che è destinato ai peccatori. Il purgatorio non c’è perché se ne parlerà molti secoli dopo Cristo. Lui parlerà solamente di un mondo duale infatti, con inferno e paradiso, mentre Dante parlerà di un mondo più moderno, inserendo un mondo di mezzo, e facendo riferimento ad un punto di espiazione per chi non ha compiuto peccati gravissimi. Parlerà di questi mondi anche Bonvesin de la Riva, che nel 1274 scrive “libro delle 3 scritture” e fa pensare dunque al terzo regno, anche se in realtà ci saranno: una scrittura nera, dove parlerà dell’inferno, una dorata, dove parlerà del paradiso ed una rossa, dove parlerà della passione di Cristo, non viene nominato il purgatorio. 7. Figure retoriche Retorica Definibile come l’arte del parlare e dello scrivere in modo ornato ed efficace o l’arte della costruzione del discorso. Il fine a cui mira la retorica è la costruzione di un discorso che sia efficace tanto da convincere o coinvolgere emotivamente il lettore/ascoltatore. 20 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Le figure retoriche sono artifici volti a creare un particolare effetto nel discorso, o meglio, particolari procedimenti nella costruzione del discorso che servono a modellarlo e a conferirgli efficacia. Le figure retoriche possono essere classificate in vario modo, ma tutte le classificazioni hanno un valore prettamente pragmatico, frutto di convenzioni. Ci sono: • Le figure retoriche di parola: quelle che agiscono sulla forma e la disposizione delle parole nel testo. E queste si possono dividere in: - Figure di suono e di parola: che agiscono sulla forma delle parole. - Figure sintattiche: che agiscono sulla sintassi delle frasi. • Le figure retoriche semantiche e di pensiero: quelle che agiscono sul significato delle parole, sull’oggetto della rappresentazione e sul modo di pensarlo. Alcune figure retoriche si possono collocare a cavallo di due gruppi a seconda dell’ottica con la quale vengono classificate. Il climax ad esempio si può considerare sia come una figura sintattica in quanto riguarda la disposizione delle parole sia come una figura di pensiero, in quanto ha a che fare con le aree semantiche delle parole. Le figure di suono e di parola • L’allitterazione ovvero la ripetizione di suoni simili o identici (consonantici o sillabici) all’inizio o nel corpo di due o più vocaboli per conferire al passo una particolare forza o incidenza enunciativa. La rima è una particolare forma di allitterazione (come l’assonanza e l’assonanza consonantica) ma che riguarda la fine della parola. • L’omoteleuto che consiste nell’impiego ravvicinato di due o più parole non propriamente in rima, ma che terminano con un medesimo fonema o con la medesima sillaba. • L’onomatopea che si realizza quando il suono di un sintagma o di una frase riproduce, imita o suggerisce il suono dell’oggetto o della situazione significati. 21 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Tra figure di parola e figure sintattiche • La paronomasia che consiste nell’accostare due parole simili nel suono ma distanti nel significato. Lo scopo è, generalmente, quello di creare una tensione semantica fra le voci coinvolte. • La figura etimologica che consiste nell’uso ravvicinato di parole che condividono la stessa origine o radice etimologica. • Poliptoto che consiste nell’impiego ripetuto del medesimo vocabolo all’interno di una sola frase o in frasi contigue con funzioni sintattiche diverse. Figure sintattiche • L’enjambement che consiste nella non coincidenza tra l'unità del verso e l'unità sintattica. Si tratta cioè di un procedimento stilistico che consiste nel dividere un gruppo sintattico intimamente connesso (ad esempio un sostantivo e il suo attributo, il predicato e il soggetto o l’oggetto, etc.) tramite l'interruzione del verso, il che induce un prolungamento del periodo logico oltre la pausa ritmica. È uno dei pochissimi artifici retorici che viene utilizzato unicamente in poesia. • L’anastrofe che consiste nell’inversione dell’ordine in cui, abitualmente, due o più termini si succedono. • L’iperbato che consiste nel separare due termini sintatticamente connessi tramite inserimento tra i due termini di un sintagma di lunghezza variabile; allontana cioè elementi che logicamente dovrebbero essere vicini come un aggettivo e un sostantivo o un soggetto e predicato. • L’epifrasi che consiste nel collocare un elemento della frase al di fuori del segmento discorsivo a cui logicamente appartiene, come se fosse un’aggiunta finale a un enunciato di per sé già concluso. • Il chiasmo che consiste nella disposizione incrociata (o a specchio) di coppie di elementi fra loro affini dal punto di vista grammaticale e/o semantico. 22 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera • La preterizione che consiste nell’affermare che si tacerà o tralascerà un argomento o tema, mentre lo si evoca; è quindi un annuncio di omissione. • L’apostrofe che è una figura retorica per la quale chi parla interrompe la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a concetti personificati, a soggetti assenti o scomparsi, o anche al lettore. • La personificazione che consiste nell'attribuire a cose inanimate o a concetti astratti prerogative proprie della persona umana. • L’antitesi che consiste in un accostamento di parole o di concetti contrapposti, che acquistano maggior rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica. Si può ottenere sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria, sia mettendo a contrasto due fatti opposti ed ambedue reali. • L’allegoria che consiste nell’attribuire a un termine, a un’espressione, a un’immagine un significato simbolico solo parzialmente riconducibile al suo significato letterale, stabilendo così una relazione tra i due livelli che compete al lettore di decodificare. La selva oscura in cui Dante si è perduto all’inizio dell’Inferno, ad esempio, è allegoria della dimensione del peccato che è priva della luce di Dio. • L’ossimoro che consiste nell’unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità. L’effetto che si ottiene è quello di un paradosso apparente. • La similitudine che consiste nel mettere in rapporto due identità o elementi, confrontandoli per individuare o sottolineare fra loro una somiglianza, affinità o analogia, allo scopo di chiarire meglio il tema del discorso. La caratteristica comune ai due elementi può essere esplicitato o rimanere sottintesa mentre il collegamento tra le due identità viene realizzato tramite l’utilizzo di nessi modali o avverbi quali: come, così, così come, simile a, al modo di, più, meno, sembra, assomiglia, etc. L’estensione della similitudine è soggetta a grande varietà, può essere molto breve (poche parole o un singolo verso) o interessare molti versi. • La metafora che consiste nell’associazione o nella sostituzione di un termine con un altro, che, benchè appartenga ad un campo semantico 25 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera diverso, ha con quello che sostituisce un rapporto di analogia. La metafora si basa cioè su una similitudine sottintesa, un rapporto analogico, per cui un vocabolo o una locuzione sono usati per esprimere un concetto diverso da quello che normalmente esprimono. Ad esempio, in una frase come ‘Achille è un leone’, leone è utilizzato per evocare le caratteristiche di coraggio, energia e regalità proprie di Achille, caratteristiche che vengono associate all’animale (la metafora si potrebbe sciogliere con ‘Achille è come un leone’). • La sinestesia che è un particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse. 8. La scuola siciliana Per capire la scuola siciliana è fondamentale capire l’impero di Federico II di Svevia, che è il re del regno di Sicilia nel sud Italia, e imperatore della zona del nord Italia, figlio di Costanza d’Altavilla da cui eredita gli imperi ed i domini, e nipote di Federico Barbarossa. Federico II fu molto colto, venne lasciato in custodia al papa, e la sua tutela fu molto contesa tra più personaggi, per via del suo potere già a soli 4 anni, dovuto alla morte prematura dei suoi genitori. Egli conosce 6 lingue ed è molto aperto mentalmente, sarà inoltre fondamentale nel possesso dei suoi imperi. Egli tiene molto all’Italia, e la sua corte in Sicilia è itinerante. Si circonda di filosofi ed intellettuali di alto livello, la sua corte sarà la magna curia. Si dedicherà anche alla poesia, così nascerà la poesia siciliana. La lingua sarà il volgare, un volgare che risente molto del siciliano, vengono messe insieme volgare italiano, siciliano colto e latino, con il dialetto dell’area gallica ovvero la Provenza. Le liriche provenzali arrivarono ai siciliani tramite i manoscritti o tramite l’Italia settentrionale, quindi grazie al potere di Federico II, ed hai provenzali. Alcune differenze tra i siciliani ed i provenzali sono: 26 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera • Che i siciliani non sono poeti, bensì la poesia è un loro secondo lavoro. • Essi scelgono unicamente il tema dell’amore. • I siciliani usano poche forme metriche ma ben precise, come il sonetto e la canzone. Il tipo di amore di cui parlano i siciliani, è un amore cortese, qui troviamo compattezza. È un amore che prevede che l’uomo che ama si ponga in posizione di subordinazione rispetto alla donna amata. I topoi, che sono le immagini ricorrenti attraverso le quali i siciliani trattano l’amore, non sono come quelle dei provenzali e sono: • Segretezza, non si usano i nomi delle donne. • L’ira dei poeti si scatena contro i malparlanti, coloro che parlano male dei 2 amati. • Se l’amore non è corrisposto dalla donna, lei è crudele. La novità che portano i siciliani è il grande interesse di natura psicologica, per i sommovimenti interiori che l’amore provoca nell’uomo che ama, non della donna, perché lei non ama poiché è crudele. Questo interesse si lega all’adozione di alcuni motivi, ovvero dei sottotemi del tema principale. • Il tema della visione, vedere la donna amata. Per i provenzali si può amare anche da lontano, ma per i siciliani l’amore si deve vedere. • La rimembranza, l’immagine della donna l’uomo la ha nel cuore, lui la ricorda e gli da conforto. • Volontà i esplorare il desiderio amoroso, ovvero in cosa consiste l’amore, cosa permette all’uomo di innamorarsi della donna. Altra novità è che le liriche dei siciliani non sono fatte per essere accompagnate dalla musica, come era per i provenzali, va letta non cantata. La musica c’è forse, ma non è scritta contemporaneamente al testo, ciò è importante perché si tramanderà per iscritto non sarà cantata. Queste liriche viaggeranno per iscritto in Italia e troveranno fama a Bologna o in Toscana, giunti lì i copisti toscani leggono in rima le parole 27 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Evoluzione tecnico-stilistica dell’arte italiana tra ‘200 e ‘300 In questo periodo iniziò la potenza e lo splendore dei comuni italiani. I mercanti conquistano posizione egemonica e grazie ai loro viaggi diventano protagonisti. Essi decidono di incontrare la cultura orientale così diversa dalla nostra e importano dei nuovi oggetti, ovvero le icone orientali, come le divinità che appaiono eterne in modo passivo. L’imperatore Leone III dichiarò la lotta alle immagini, la loro distruzione che viene chiamata iconoclastia, perché credeva allontanassero i fedeli dalla fede vera e propria. Importanti saranno arti liberali e meccaniche, le liberali sono più importanti come la grammatica, la dialettica ma anche il quadrivio, poiché non fisiche ma mentali. Verso una nuova solennità Le immagini medievali sono immagini-oggetto poiché appartengono ad un luogo materialmente definito. L’arte bizantina poneva al vertice l’imperatore ed è espressione della società teocratica, l’imperatore è il portavoce diretto da Dio. Questo sarà motivo di scontri tra il papa e l’imperatore, poiché per il papa l’imperatore deve passare prima di lui, e l’imperatore credeva di essere invece direttamente legato a Dio. A prescindere per via dall’imperatore e della sua supremazia, agli artisti è vietato cambiare iconografia e stile. Molti però si emanciperanno e cambieranno. La scuola Fiorentina Dopo l’anno mille, dopo l’iconoclastia che gli artisti hanno grazie alle loro capacità superato, l’Italia ha un periodo di ripresa economica e si sviluppa la pittura su tavola, detta lignea, la tavola usata come supporto è di legno infatti ed è usata per superare il mosaico, elaborando modelli inconfondibili e rappresentando Cristo crocifisso. 30 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Cimabue usa per esempio tempera ed oro su tavola. Le diverse tendenze in Toscana trovano il massimo livello di sintesi in Nicola Pisano e nei suoi seguaci, una sua opera fu il Pulpito una scultura, usa il marmo, che si trova al duomo di Siena. Qui gli artisti capiscono di dover cambiare e rinnovare il loro stile. La scultura è definita adesso fino al 1400 l’arte guida, che aiuta a creare nuove forme, però sempre su tavola lignea. Nicola Pisano rappresenta un altro Pulpito, stavolta al battistero di Pisa, a base esagonale, ornato su 5 lati da rilievi cristologici. Ogni lato che poggia sulle colonne erette da degli silofoni, accanto archetti trilobati, ci sono figure, il sesto lato è aperto per dare accesso al predicatore, ci sono anche 6 colonne e la settima ha il parapetto, 5 di loro hanno sculture zoomorfe, dei leoni, sulla settima ci sono telamoni. Sopra i capitelli ci sono delle sculture delle 4 virtù cardinali. Tra le innovazioni artistiche si trovano quelle formali e narrative e quelle tecnico-stilistiche. Figure non più statiche, parte dell’innovazione molto importante è la consapevolezza del colore. Le opere hanno dei paesaggi naturali ed urbani, che coinvolgono l’osservatore e che prima non c’erano. Rinnovano così i linguaggi iconografici. Ad esempio una croce dipinta del Christus Patients e Triumphantis. Cimabue fu contemporaneo di Dante a Firenze, forse nato nel 1240, e si distingue dai suoi coetanei poiché non cede al sentimentalismo come gli altri, che caratterizza figure come quelle della Vergine e del Bambin Gesù, scene intime, per le quali lui preferisce la Divina Maestà, infatti così definite per il loro stile, parlerà di lui anche Giorgio Vasari un critico e artista. Lui usa anche il fondo oro per disorientare chi osserva, poi con Giotto, che fu suo allievo, cambia e si aggiunge il paesaggio. “Madonna di santa trinità” di Cimabue è fatta a tempera ed olio su tavola, sono presenti la Vergine ed il Bambino ed 8 angeli e 4 profeti, e vengono inseriti sempre più dettagli. Lo sfondo è fatto con oro in foglia ed è orizzontale. C’è inoltre un trono che da una veduta prospettica frontale, la posizione di Maria con il piede destro sul gradino rialzato da prospettiva, mentre la posizione del Bambino è seduto e con la testa verso la madre. 31 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera È presente anche il tarsie marmoreo ligneo una decorazione in legno o pietra. Giotto ha la volontà di realizzare ambientazioni realistiche, espressioni, situazioni reali. Pur trattando il paesaggio in chiave arcaica secondo la traduzione bizantina crea una spazialità illusiva di ambienti architettonici. La sua nascita viene fatta corrispondere a quella di Dante, che parla di lui e di Cimabue nel Purgatorio e dice: “Cimabue ha creduto di essere il migliore nella pittura ma ora quella di Giotto è migliore ed oscura Cimabue” Dante dunque dipinge la svalutazione di Cimabue per via di Giotto, come di Guinizzelli a causa di Cavalcanti. “Maestà di Ognissanti” di Giotto è un’opera in cui viene fatta una certa attenzione ai dettagli e alla prospettiva. Le figure di Maria e di Gesù nella cultura italiana sono solitamente sproporzionate rispetto ale altre, sono più grandi e centrali, devono infatti esprimere maggiore importanza e anche la cultura del periodo, è una regola. Anche le alte figure hanno ruoli distinti, la figura di San Francesco è molto importante in quel periodo e apprezzato da Giotto e Cimabue. Giotto in “la rinuncia dei beni”, un momento molto importante per la vita di San Francesco, lo rappresenta in un paesaggio indefinito, non ad Assisi. In tutto questo manca Dio Padre per via dei restauri. La presenza di queste grandi personalità attesta il primato politico ed economico di Firenze nel 1200. Nel primo 300 momento più importante della storia dell’arte italiana, c’è una grande produzione significativa di Maestà e crocifissi a Firenze e Siena, che sono i centri artistici più attivi tra il XIII e XIV secolo. La tenzone tra Jacopo Mastacci e Pier della Vigna La tenzone è una sorta di duello, che iniziava lanciando un guanto, qui il sonetto è “il guanto”. La tenzone tra Jacopo Mastacci e Pier della Vigna, ha come tema principale l’amore, e si tratta di 3 sonetti. 32 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Scrive 50 canzoni, 250 sonetti e 36 lettere in prosa poetica, corpus importante. I primi 24 sonetti costituiscono un gruppo coeso per il tema, perché sono una specie di manuale sull’arte del sedurre. Ora parrà s’eo saverò cantare di Guittone d’Arezzo Questo è un sonetto polemico contro i sostenitori di una linea poetica molto più piana ovvero chiara, come Guido Guinizelli. In particolare con il sonetto “io voglio del ver la mia donna laudare”. Egli come anche tutti gli stilnovisti, porta a maturazione dei modelli e delle tematiche trattate precedentemente, come ad esempio la lode nei confronti della donna amata. Parlare bene di lei e delle sue virtù per l’uomo è già nobilitante. Guittone dopo la conversione, si proietta su questioni di tipo religioso. Il sonetto è composto da ottava più sestina a schema alternato, schema che ritroveremo anche in Compiuta Donzella. Giacomo da Leona Giacomo da Leona muore nel 1276, non è un poeta molto noto, ma viene citato da Guittone in una canzone di compianto. I suoi temi sono: di carattere amoroso classico, il lodare la donna e di carattere ironico, poiché vicino ai burleschi, la battuta. La corrispondenza con Rustico Filippi, un burlesco ne è la prova. Madonna di voi piango e mi lamento di Giacomo da Leona Questo sonetto ha un particolarità nella costruzione, è un dialogo, ma in genere ci sono dei dialoghi nei sonetti. È una conversazione diretta tra la donna amata ed il poeta. Il tono della donna è più diretto ed accusatorio di quello dell’uomo. Qui c’è un amore non teorico bensì più fisico, c’è una passione concreta. I poeti quando scrivono questo tipo di opere, attuano anche uno scambio di idee tra di loro. 35 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Bonaggiunta Orbicciani Nato a Lucca, viene citato da Dante nel purgatorio XXIX vv. 55-57. Essi si incontrano e Bonaggiunta dice a Dante: “O fratello, adesso io capisco qual è il motivo che tenne me, il notaro e Guittone lontani dal Dolce Stilnovo”. Dante lo colloca in un ambito che non è quello dello Stilnovo, questo perché Dante vuole presentare il Dolce Stilnovo come una novità assoluta. Ci sarà una polemica tra Guinizzelli e Bonaggiunta, che rimprovera all’altro un’oscurità che non gli piace, essendo favorevole alla linea di Chiaro D’avanzati. Bondie Dietaiuti Egli rielabora i modelli dei provenzali. Il suo testo “Quando l’aria rischiara e rinserena”, un sonetto, fa da preludio ai sonetti di Compiuta Donzella perché il tema principale è il contrasto tra la bellezza della natura che contrasta con l’atteggiamento scostante della donna. Il tema è molto sviluppato anche da Francesco Petrarca nel Canzoniere, con l’enumerazione costante degli elementi della natura. Compiuta Donzella Compiuta Donzella è stata una poetessa fiorentina di cui però sappiamo ben poco. Possiamo evincere dal contenuto di alcune sue liriche che il padre voleva maritarla con un ragazzo che non amava poiché in età da marito. Da Guittone viene chiamata donna, da altri invece donzella, forse perché il matrimonio tanto discusso, si è poi realmente svolto. Abbiamo 3 sonetti di Compiuta Donzella, c’è originalità e stranezza nel vedere una donna scrittrice in un mondo di uomini. Molti critici infatti credevano che il suo nome fosse uno pseudonimo di un uomo. Ella ha delle conoscenza di lirici passati e contemporanei e sa gestire ironie ed allusioni. In questi tempi le donne sono molto ostacolate, non possono dunque accedete tutte alla cultura. Alcune sono chiuse in convento, dove però almeno acquisiscono un po’ di cultura. Per questo impedimento che 36 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera avevano le donne, non ci sono infatti arrivate numerose loro testimonianze, solo poche sono le fortunate, proprio come Compiuta Donzella. A la stagion che 'l mondo foglia e fiora di Compiuta Donzella Il tema è del contrasto tra la natura e la sua vitalità e lo stato d’animo della poetessa. Lei è afflitta perché non ricambia l’amore dell’uomo con cui il padre vuole maritarla. Lasciar volia lo mondo e Deo servire di Compiuta Donzella Questo sonetto ha un tono più cupo rispetto al precedente, non c’è la natura piacevole. Inoltre prende l’incipit del sonetto, che da il titolo all’opera, da Giacomo da Lentini. Questi due sonetti è come se dialogassero tra di loro. Tenzone tra Compiuta Donzella ed un poeta Compiuta Donzella ha inoltre una tenzone con un poeta, che partirà proprio dal poeta stesso e sarà composta da 3 sonetti, 2 da parte dell’uomo, ovvero il primo e l’ultimo, mentre quello centrale di risposta è della donna. Il tema è diverso, ed è su rapporto tra il poeta e la poetessa. Nel primo sonetto anche lo stile è diverso da quello di Donzella. Il componimento si apre con dei compimenti alla poetessa da, forse, Chiaro D’avanzati. Il poeta vuole ricreare una condizione di servitù, lui vuole essere servo della donna per via della sua intellettualità e non per la sua bellezza. I segnali che ci dicono che si tratta di Chiaro è il “tic di linguaggio” ovvero per i termini che era solito usare lui. E poi per via di un verbo utilizzato all’interno del primo sonetto cioè “chiarire”, che potrebbe proprio fare riferimento al suo nome. Nel secondo sonetto la donna risponde al poeta. L’oggetto della tenzone è l’incontro. L’incipit di Donzella riprende una canzone di Chiaro D’avanzati, quindi da una sorta di conferma che possa essere lui. Inoltre riprende anche un verbo del sonetto precedente, tipico atto della tenzone. 37 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera superò tutti, neanche da quello di cui parlano tutti”, vuole portare lo Stilnovo al trobar leu ovvero lieve, al posto del trobar clus. Nel canto XI vv. 94-99, Dante dice “così come Giotto ha superato Cimabue, Cavalcanti ha tolto a Guinizelli la gloria” per l’uso della lingua, e forse ci sarà un altro che supererà entrambi, cioè Dante. Tornando al testo di Cino per Dante, che egli scrisse dopo la sua morte, “Su per la costa amor dell’altro monte”, egli dice che con Dante, è venuto a mancare il più ingegnoso del gruppo, questo è un pensiero dolente e delicato, e funge da eco a quello che Dante disse a Bonaggiunta nel canto XXIV, infatti qui Cino riprende alcuni suoi versi. Dante ha calcato la mano nella coesione del gruppo perché gli serve per dare una base teorica e filosofica al nuovo modo di poetare. Più parla del gruppo e della sua coesione tanto più è funzionale il modo di poetare. Probabile quindi che posteriormente Dante abbia un po’ “esagerato”. Tornando poi all’opposizione di Guittone, possiamo dire che i siciliani adottano l’amore in modo unico, ma si tratta più di uno scudo e di esercizio lirico, mentre per gli Stilnovisti è tutto un sentire poetico, l’amore urge. Dante riconosce la grandezza di Guittone ma la contrasta, poiché non hanno gli stessi valori. Francesco de Santis, uno storico della letteratura, uno dei primi dopo l’unione d’Italia, ricostruisce la letteratura italiana e pubblica lo storiografo nel 1870. Alcuni verranno molto apprezzati da lui, come Dante, altri come Petrarca no, e sullo Stilnovo dice che - Guinizelli fu il precursore, la guida. - Cino fu il fabbro, che mise le fondamenta. - Cavalcanti fu lo scrittore per eccellenza. Manca Dante, non per male, bensì perché parlerà di lui a parte. Per lui Stilnovo vuol dire coscienza più chiara dell’arte e tutti sono tenuti a conoscere il passato. 40 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Guido Guinizelli Egli è colui che viene considerato il modello da cui parte lo Stilnovo, ovvero Guinizelli. Se lo Stilnovo è un gruppo prettamente toscano, Guinizelli va collocato in un’area geografica diversa perchè nasce a Bologna, in data incerta tra il 1230 ed il 1240, e muore in esilio politico a Monselice nel 1276. Lo Stilnovo non esiste quando egli scrive, ma né per Dante nella Commedia, considerato come il padre di quest’ultimo. Guinizelli è un giudice, una persona collocata in una posizione vicina a quella dei siciliani che erano giudici, magistrati e notai. Egli vive ed opera a Bologna per gran parte della sua vita, partecipa alle lotte politiche di questo comune e si schiera dalla perte dei ghibellini, infatti quando vinceranno i guelfi sarà costretto all’esilio forzato a Monselice. I corpus dei suoi componimenti, comprende 20 componimenti in totale, 5 canzoni e 15 sonetti, più un paio di frammenti. Anche nella sua produzione, sebbene non molto corposa, possiamo individuare almeno un paio di grandi fasi sotto le quali si possono raccogliere la sua lirica: 1. Una prima fase, più guittoniana e siciliana, che si rifà all’idea che non sia possibile coniugare il tema amoroso con quello morale. 2. La seconda fase, è quella in cui Guinizelli diventa un anticipatore della lirica Stilnovista, a partire dal componimento “Al coro gentil rempaira sempre amore” , che rappresenta il manifesto della lirica guittoniana della Second fase e l’archetipo, il modello dello Stilnovo. Di lui parla Dante nella seconda cantica della commedia, al canto XXVI vv. 94. La sua intenzione è quella di superare la contrapposizione che aveva animato la poesia di Guittone e cercare di coniugare il tema amoroso e quello morale, e ci riesce facendo diventare l’amore un sentimento elevato, che nobilita l’uomo e gli da rigore morale. Gli attribuisce spessore e valore rispetto alla dignità dell’uomo, che rappresenta la vera novità per gli Stilnovisti. Perseguire il sentimento amoroso non è contrario ad un itinerario di perfezionamento morale dell’individuo, proprio l’amore e la donna amata tirano fuori tutto il meglio che c’è da un individuo, se egli è dotato della nobiltà interiore di cui Guinizelli parla, che è il prerequisito fondativo. La donna deve invece essere gentile e cortese. Il 41 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera percorso amoroso è allo stesso tempo quindi un percorso di elevazione morale dell’individuo. Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo di Guido Guinizelli L’incipit di tale sonetto è proprio il suo titolo, “Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo”, le parole poste qui sono poste o in posizione di rilievo o come parole rima, parole poste nell’incipit alle quali attribuisco dei concetti o delle categorie e alle quali attribuisco grande importanza. In questo incipit ci sono 3 importanti parole, che avranno per Guinizelli e per tutto lo Stilnovo un valore fondamentale: saluto, sguardo, gentile. Guinizelli recupera le teorie a metà tra medicina e filosofia e organizza tutta la sua teoria dell’amore intorno ad alcuni elementi fissi, le sue parole chiave: amore, cuore, sguardo, gentile e saluto. Con Guinizelli l’amore diventa un’interazione con la donna amata che non c’era con i siciliani ed i provenzali. Con i siciliani si aveva la poesia in cui l’uomo esprime l’amore verso la donna ma ella non ha nessuna funzione e al limite può mostrarsi fredda e sdegnosa, ma non ha un’interazione con l’uomo amato. Qui invece siamo davanti ad un personaggio chiave che fissa le caratteristiche fondamentali del sentimento amoroso, e che vede l’apporto del topos “donna” in ottica di capacità da parte di essa di tirare fuori il meglio di quello che c’è dentro il poeta, che già sia predisposto a questo sentimento elevato. Si parla do amore sublimato che tira fuori attraverso lo sguardo ed il saluto, il meglio di quello che c’è dentro l’uomo. Anche Dante dirà che soltanto il saluto di Beatrice arreca beatitudine. Lo schema delle rime è ABAB ABAB CDE CDE, e sono ancide, merzede, divide e vede, sono di tipo siciliano, rime diventate imperfette e che Guinizelli ha ereditato dal modello delle rime siciliane. Con questo sonetto Guinizelli delinea la fenomenologia dell’amore, esso si verifica quando la donna gentile saluta e guarda con gli occhi della mente il poeta amato. Questo sguardo e saluto provocano e fanno si che metaforicamente l’amore lanci la sua freccia che penetra nel cuore 42 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Da Bice avrà due figli e come tutti i rappresentanti delle famiglia nobili ha degli incarichi politi e infatti nel 1284 siede nel consiglio generale del comune di Firenze. Questa sua attività politica, e la sua appartenenza ad una famiglia nobile, decreterà una prima espulsione da Firenze nel 1243, e viene escluso anche da ogni carica perché tutti coloro che fanno parte di famiglie magnatizie non possono ricoprire incarichi pubblici. Il suo più grande nemico era Corso donati, un guelfo di parte nera, mentre lui era di parte bianca. L’opposizione tra guelfi bianchi e neri era spesso più violenta rispetto a quella tra guelfi e ghibellini. Si racconta di un suo pellegrinaggio verso Santiago de compostela, uno dei più importante per la cristianità, ma non lo termina, poiché si ferma a tolosa, dove forse incontra una certa amandette, che canterà in diversi componimenti. Il ruolo di cavalcanti nel gruppo di amici di dante che darà vita allo stil novo, è di primaria importanza. Il canzoniere di cavalcanti è noto per le rime di corrisponenza, non sono vere e proprie tensoni, ma sono sonetti scritti in risposta a sonetti di altri. Ne scriverà molte con guittone d’arezzo. Riceve rime invece da parte di altri, bonaggiunta, cino da Pistoia, ma soprattutto le corrispondenze che gli daranno maggiore notorietà, saranno quelle con dante alighieri. L’amicizia con dante è un elemento centrale, anche se sappiamo che ad un certo punto si inclinerà. Questa amicizia parte quando dante invia ad un gruppo di poeti toscani “i fedeli d’amore” con cui era in contatto, un sonetto che si intitola “a ciascun alma presa e gentil core” che farà confluire nella vita nova, sua opera giovanile, in cui ci sono le sue opere Stilnoviste. Guido gli risponde con “vedeste a mio parere onne valore”. Da queso momento l’amicizia sarà di grandissimo livello, anche intellettuale, Dante lo definisce nella vita nova, il primo dei miei amci, il più caro, e lo stesso guido avrà grande influenza sullo stile delle rime dantesche nella prima parte della Vitanova. La vita nova è un prosimetro divisa tra rime e parti narrate. L’affetto di dante per cavalcanti è attestato anche da altre liriche, come “guido io vorrei che tu e Lapo ed io”, dove immagina di trascorrere una giornata con i suoi amici e le fidanzate su una barchetta, un sogno, e la fidanzata di guido viene denominata Giovanna, ma spesso si sa che i nomi non sono quelli veri. La sua presenza però è importante, perché dante la 45 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera interpreta in modo filosofico, paragonandola a Giovanni che precede cristo, in questo caso infatti Beatrice. Dante e guido insieme formano un binomio perfetto dal punto di vista poetico e compiono in passaggio verso la visione della donna angelicata, che arreca salvezza all’uomo. Ad un certo punto questa amicizia si incrina, si nota da alcuni versi, come nel componimento “io vennio il giorno a te infinite volte” di guido, ma non ne conosciamo il motivo. Forse si tratta di un vessidio di carattere filosofico, guido ad un certo punto si allontana da dante perché lui sublima così tanto Beatrice, da farne una figura teologica, e guido non è d’accordo con questa cosa. Sarà dante tra l’altro a firmare il documento di confine di cavalcanti, anche questo probabilmente avrà in qualche modo influito. La morte di cavalcanti colpisce profondamente dante. Dante in vari passaggi della commedia ricoscerà la sua gfrandezza, ad esempio nel decimo canto dell’inferno parla dell’elevatezza dell’ingegno di guido, ma anche nell’undicesimo del purgatorio. Guido è autore di molte opere liriche e la più famosa è la canzone “donna me prega”, che ha un significato complicato, fece parlare subito di sé. I grandi motivi della sua poetica sono d’amore, propone un’idea dell’amore che frantuma l’anima dell’uomo, parla della sofferenza d’amore, che ha un impatto malinconico. L’amore per lui si inserisce in quella linea di patologia, come Andrea cappellano nel De Amore, una questione fisica, ma anche d’animo, e mentale. Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira di Guido Cavalcanti Il tema è l’idealizzazione della donna amata. La donna cantata da cavalcanti è una donna lontana dalla quotidianità, irraggiungibile. L’uomo ha un duplice atteggiamento di fronte alla donna: da una parte rimane stupito dalla potenza dell’amore, d’altra parte si sente inadeguato a combattere di fronte a questa forza dell’amore. In un boschetto trovai pastorella di Guido Cavalcanti È una ballata, dal significato erotico. Siamo lontani dalla donna angelica. 46 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Perch’io no spero di tornar giammai di Guido Cavalcanti Ballata dal tema più malinconico, si tratta di un dialogo tra guido ed il suo componimento stesso. Il poeta è lontano dalla sua donna e dalla sua città, quindi qui viene visto come una ballata scritta durante l’esilio, forse. Guido dice alla ballata di andare dalla sua donna e di non permettere a chi non è gentile d’animo di leggerla, la ballata deve evitarli. Questa ballata colma uno spazio ed un tempo, deve raggiungere la donna amata e darle il messaggio. Allo stesso tempo guido da anche un’indicazione ai lettori, al tipo di lettori che immagina, e lo stile che immagina. Leggera e piana, che vuol dire aderente allo stile piano, parlare chiaro. 11. La poesia comico-giocosa La poesia non è esclusiva dei giullari e dei goliardi, ma anche dei colti, come Guglielmo IX, guinizzelli, cavalcanti e dante stesso. Una componente importante è la realtà, perché si rappresenta l’attenzione alla realtà senza vagheggiamwnti. Le caratteristiche sono anche l’uniformità dei temi, realistici ed inerenti al concreto, stile comico e basso, e anche omogeneità nel lessico e registro, l’uniformità anche della tradizione, che grazie ai canti goliardici si diffonde anhche a livello europeo, ed anche uniformità tematica. Ci sono invettive contro il padre, elogio del denaro, luoghi di perdizione, dove trovare il piacere, e anche atteggiamento ironico verso la religone. Vicinanza geografica, tuti i comico realistici sono toscani, contemporanei tra loro e anche uniformità nella loro formazione culturale, identità linguistica e del pubblico a cui si rivolgevano. Questa poesia fa parte della lingua del si, e si affianca alla produzione tragica anche quella comica. Ci sono anche dei poeti che si dedicano totalmente a questo tipo di poesia come ad esempio cecco angiolieri, che si trovano nell’area più senese rispetto a quella fiorentina. C’è anche contemporaneità con lo stilnovo, di cui rovesciano alcuni topoi. Il rapporto tra i due, stilnovo e comico, è dialettico, nella rappresentazione della donna, è legata ai canti goliardici, l’amore spirituale diviene nella poesia comica un. Amore fisico, e la donna è una donna plebea, insieme di vizi ed inganni e soggetta al deterioramento fisico ed oggetto di sarcasmo. Rustico Filippi In rustico filippi, una delle caratteristiche è la rappresentazione di un bozzetto narrativo, ritroviamo nei sonetti, unica tipologia usata da questi 47 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Dante sta dicendo con questo sonetto che sta nascendo qualcosa di nuovo, che il modello del secondo Guittone, quello moraleggiante, è superato, è nuovo e dolce lo stile. Dante ad un certo punto abbandona l’idea dell’amore come dolore, degli spiritelli. Si avvicina anche all’idea di Guinizelli. Questa nuova fase della produzione di Dante, che però sta dentro la vita nova, lo porta ad un’idea dell’amore come qualcosa che si appaga della contemplazione della donna amata, con il recupero della ragione e della filosofia. A ciascun’alma presa e gentile core di Dante Alighieri dalla Vita Nuova Dante apre la vita nova con una lirica che adotta lo stile cavalcantiano, ma con uno stilema guinizzelliano, c’è già una doppia anima. L’amore visto in modo doloroso, quindi in maniera cavalcantiana. Amore e ʹl cor gentile sono una cosa di Dante Alighieri dalla Vita Nuova L’incipit di questo sonetto è già fortemente guinizzelliano. Questo sonetto è uno di quelli che iniziano a dare una sorta di partizione tra guinizelli e cavalcanti: guinizelli loda l’amore, guinizelli parla dell’amore in modo doloroso. Qui la fase cavalcantiana si sta concludendo, e ci stimo avvicinando più alla visione guinizzelliana. Ne li occhi porta la mia donna Amore di Dante Alighieri dalla Vita Nuova Il motivo è quello della lode della donna amata. Dante celebra la donna che ama ed il suo potere, il suo far trasparire l’amore dai suoi occhi. E c’è la richiesta d’aiuto alle altre donne gentili per tessere la lode alla sua amata. Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante Alighieri dalla Vita Nuova Qui siamo nell’ambito della lode guinizzelliana ma c’è un richiamo alla fenologia amorosa cavalcantiana. 50 Letteratura italiana Prof. Lucinda Spera Oltre la spera che più larga gira di Dante Alighieri dalla Vita Nuova La sfera citata è quello che nel sistema aristotelico-tolemaico in cui dante credeva, è il primo mobile che imprime il movimento a tutti gli altri cieli. Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io di Dante Alighieri dalle Rime Dante qui celebra l’amicizia ed un sodalizio intellettuale tra i 3 poeti, questo sonetto però non è stato inserito nella vita nova, perché questo sonetto celebrava oltre che cavalcanti anche Lapo Gianni, con cui poi c’è stata una rottura, quindi l’ipotesi è che lui abbia deciso di non inserirlo per questo motivo, con Guido riprenderà invece sicuramente i rapporti. È quindi un extra vagante. Qui racconta un desiderio. 51
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