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LETTERATURA ITALIANA, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Raccolta di appunti, riassunti dettagliati, analisi dei testi e schemi dei volumi 2, 3a e "Leopardi, il primo dei moderni" della serie Le parole e le cose. Il file contiene: Illuminismo, Parini, Alfieri, Goldoni, Foscolo, Romanticismo e Restaurazione, Manzoni, Leopardi, Naturalismo, Verismo, Simbolismo, Decadentismo e Verga. Oltre alle biografie, sono presenti spiegazioni e analisi dei testi più importanti di ogni autore.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 02/07/2024

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Scarica LETTERATURA ITALIANA e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! LETTERATURA ITALIANA Illuminismo e l’Europa borghese → In Francia e in Italia, dopo la pubblicazione dell’Encyclopédie1, si instaura l’idea di sovrastare il “buio” dell’ignoranza e delle superstizioni con il “lume” della ragione. Nasce così l’Âge des Lumières o Illuminismo. → Con la diffusione di questa corrente anche in Italia, la comunità intellettuale inizia a cambiare. Si formano le cosiddette “società”, gruppi di intellettuali che si riunivano per discutere di vari argomenti. Gli intellettuali, durante questo periodo, si ponevano come dei legislatori della società e si aggregavano in una sorta di “partito dei philosophes”. → Una delle società più importanti in Italia, è stata l’Accademia dei Pugni, che solitamente si riuniva a casa di Alessandro Verri. L’Accademia nacque nel 1781 e fu un acceso competitore, con la sua rivista “Il Caffè”, del giornaletto “Frusta letteraria”. 1Denis Diderot con la collaborazione di Jean Baptiste Le Rond d'Alembert 1 LETTERATURA ITALIANA → Oltre ai luoghi d’incontro delle società, che solitamente erano dimore dei membri delle stesse, i cosiddetti “salotti”, nascono altri ambienti di diffusione intellettuale, quali le accademie e i caffè. → Con la Rivoluzione Industriale, si assiste a un cambio radicale della società. La fine del Settecento è, infatti, spettatrice dell’ascesa della classe borghese, che era molto più varia e mobile rispetto a quella nobiliare. Con l’avvento dell’alfabetizzazione e l’espansione dell’editoria, il genere prediletto diventa la prosa. Cambiano anche le priorità relative ai generi letterari. Prendono piede la confessione e l’autobiografia, il romanzo epistolare, il pamphlet2, la satira e il romanzo umoristico, e il dramma borghese. → Nella secondametà del Settecento, oltre alla prosa, il melodramma occupa ancora una posizione fondamentale. Con la riforma goldoniana si assiste a un’ascesa graduale del teatro comico e dell’opera buffa, che raggiungerà il suo apice con Gioacchino Rossini nel corso dell’800. → Il saggio diventa particolarmente importante durante l’Illuminismo, va a sostituzione del trattato. Il saggio illuminista si occupava di proporre un’idea di sapere laica, razionale e aperta, cercando d’influenzare l’opinione pubblica. I temi che dominano sono, ovviamente, quelli di maggior impegno sociale e civile: economia, finanza, agricoltura e diritto. → L’autobiografia diventa un altro genere fondamentale, in quanto indagine introspettiva di un mondo segreto dominato dall’io e dall’identità di un soggetto. Mentre quella moderna della seconda metà del Settecento è un vero e proprio viaggio all’interno della mentalità dell’individuo, quella della primametà si limita ad essere la descrizione di un percorso intellettuale. Il genere nasce con Le confessioni di Rousseau, ma da ricordare sono anche la Vita di Alfieri, i Mémoires di Goldoni e la Storia della mia vita di Casanova. → Mentre in Francia e in Italia prevale l’Illuminismo come corrente, in Inghilterra e in Germania si iniziano a gettare le basi del Romanticismo con il movimento Sturm und Drang3, la cui poetica aveva alla base tre punti fondamentali: 1. il sentimento della natura come forza travolgente 2. l’artista come genio creatore 3. l’arte come espressione del popolo e della nazione, ispirata alla forza istintiva del sentimento 3Tempesta e Impeto 2Pamphlet: breve pubblicazione di contenuto polemico o satirico, sostituisce il trattato 2 LETTERATURA ITALIANA b) intaccare la purezza della lingua italiana → da questa accademia nasce Il Caffè6, 1764-66 ad opera dei fratelli Pietro e Alessandro Verri - un periodico che nasce a Milano - chiedono uno svecchiamento della lingua italiana, rinnovarla, poiché un mezzo di trasmissione importante, e quindi accessibile a tutti - Alessandro Verri scrive, nell’ambito del Caffè: Rinunzia avanti notaio al Vocabolario della Crusca (1764) Il testo: “Cum sit che gli autori del «Caffè» siano estremamente portati a preferire le idee alle parole, ed essendo inimicissimi d’ogni laccio ingiusto che imporre si voglia all’onesta libertà de’ loro pensieri e della ragion loro, perciò sono venuti in parere di fare nelle forme solenne rinunzia alla pretesa purezza della toscana favella, e ciò per le seguenti ragioni. 1. Perché se Petrarca, se Dante, se Bocaccio, se Casa e gli altri testi di lingua hanno avuta la facoltà d’inventar parole nuove e buone, così pretendiamo che tale libertà convenga ancora a noi; conciossiaché abbiamo due braccia, due gambe, un corpo ed una testa fra due spalle com’ eglino l’ebbero, […] quid autem? Caecilio, Plautoque dabit Romanus, ademptum Virgilio, Varioque? ego cur adquirere pauca, Si possum invideor? quum lingua Catonis et Enni Sermonem patrium ditaverit ac nova rerum Nomina protulerit. Horat., De art. poet. 2. Perché, sino a che non sarà dimostrato che una lingua sia giunta all’ultima sua perfezione, ella è un’ingiusta schiavitù il pretendere che non s’osi arricchirla e migliorarla. 3. Perché nessuna legge ci obbliga a venerare gli oracoli della Crusca ed a scrivere o parlare soltanto con quelle parole che si stimò bene di racchiudervi. 4. Perché se italianizzando le parole francesi, tedesche, inglesi, turche, greche, arabe, sclavone noi potremo rendere meglio le nostre idee, non ci asterremo di farlo per timore o del Casa o del Crescinbeni o del Villani o di tant’ altri, che non hanno mai pensato di erigersi in tiranni delle menti del decimo ottavo secolo e che risorgendo sarebbero stupitissimi in ritrovarsi tanto celebri, buon grado la volontaria servitù di que’ mediocri ingegni che nelle opere più grandi si scandalizzano di un c o d’un t di più o di meno, di un accento grave in vece di un acuto. Intorno a che abbiamo preso in seria considerazione che, se il mondo fosse sempre stato regolato dai grammatici, sarebbero stati depressi in maniera gl’ingegni e le scienze che non avremmo tuttora né case, né morbide coltri, né carrozze, né quant’ altri beni mai ci procacciò l’industria e le meditazioni degli uomini; ed a proposito di carrozza egli è bene il riflettere che, se le cognizioni umane dovessero stare ne’ limiti strettissimi che gli assegnano i grammatici, sapremmo bensì che carrozza va scritta con due erre, ma andremmo tuttora a piedi. 5. Consideriamo ch’ella è cosa ragionevole che le parole servano alle idee, ma non le idee alle parole, onde noi vogliamo prendere il buono quand’anche fosse ai confini dell’universo, e se dall’inda o dall’americana lingua ci si fornisse qualche vocabolo ch’esprimesse un’idea nostra meglio che colla lingua italiana, noi lo adopereremo, sempre però con quel giudizio che non muta a capriccio la lingua, ma l’arricchisce e la fa migliore. Dixeris egregie notum si callida verbum 6 Durante questo periodo storico il caffè inizia ad essere sempre più apprezzato, dando vita alle caffetterie, frequentate molto soprattutto da intellettuali che si riunivano per leggere e discutere di temi attuali - articolo pag. 393, libro 2 5 LETTERATURA ITALIANA Reddiderit iunctura novum. Si forte necesse est Indiciis monstrare recentibus abdita rerum, Fingere cinctutis non exaudita Cethegis Continget: dabiturque licentia sumpta pudenter, Et nova factaque nuper habebunt verba fidem… Horat., eod. 6. Porteremo questa nostra indipendente libertà sulle squallide pianure del dispotico Regno Ortografico e conformeremo le sue leggi alla ragione dove ci parrà che sia inutile il replicare le consonanti o l’accentar le vocali, e tutte quelle regole che il capriccioso pedantismo ha introdotte e consagrate noi non le rispetteremo in modo alcuno. In oltre, considerando noi che le cose utili a sapersi son molte e che la vita è breve, abbiamo consagrato il prezioso tempo all’acquisto delle idee, ponendo nel numero delle secondarie cognizioni la pura favella, del che siamo tanto lontani d’arrossirne che ne facciamo amende honorable avanti a tutti gli amatori de’ riboboli noiosissimi dell’infinitamente noioso Malmantile, i quali sparsi qua e là come gioielli nelle lombarde cicalate sono proprio il grottesco delle belle lettere. 7. Protestiamo che useremo ne’ fogli nostri di quella lingua che s’intende dagli uomini colti da Reggio di Calabria sino alle Alpi; tali sono i confini che vi fissiamo, con ampia facoltà di volar talora di là dal mare e dai monti a prendere il buono in ogni dove. A tali risoluzioni ci siamo noi indotti perché gelosissimi di quella poca libertà che rimane all’uomo socievole dopo tante leggi, tanti doveri, tante catene ond’è caricato; e se dobbiamo sotto pena dell’inesorabile ridicolo vestirci a mò degli altri, parlare ben spesso a mò degli altri, vivere a mò degli altri, far tante cose a mò degli altri, vogliamo, intendiamo, protestiamo di scrivere e pensare con tutta quella libertà che non offende que’ principii che veneriamo. E perché abbiamo osservato che bene spesso val più l’autorità che la ragione, quindi ci siamo serviti di quella di Orazio per mettere la novità de’ nostri pensieri sotto l’egida della veneranda antichità, ben persuasi che le stesse stessissime cose dette da noi e da Orazio faranno una diversa impressione su di coloro che non amano le verità se non sono del secolo d’oro. Per ultimo diamo amplissima permissione ad ogni genere di viventi, dagli insetti sino alle balene, di pronunciare il loro buono o cattivo parere su i nostri scritti. Diamo licenza in ogni miglior modo di censurarli, di sorridere, di sbadigliare in leggendoli, di ritrovarli pieni di chimere, di stravaganze, ed anche inutili, ridicoli, insulsi in qualsivoglia maniera. I quali sentimenti siccome ci rincrescerebbe assaissimo qualora nascessero nel cuore de’ filosofi, i soli suffragi de’ quali desideriamo, così saremo contentissimi, e l’avremo per un isquisito elogio, se sortiranno dalle garrule bocche degli antifilosofi.” Accademia della Crusca → gruppo di tradizionalisti, vogliono essere custodi della lingua nazionale, pubblicano un vocabolario il rinnovamento sociale, didattico, letterario e culturale non poteva non implicare un rinnovamento della lingua → c’era la necessità di neologismi, di nuovi termini per poter spiegare i nuovi concetti figli del rinnovamento pubblicata nel ‘64, in uno dei primi numeri del Caffè, un evento destinato ad avere una forte risonanza a livello storico e letterario → Verri critica l’ideale linguistico arcaico, ispirato alle 3 corone cinquecentesche, degli accademici della crusca → il linguaggio deve essere uno strumento agile, un veicolo del progresso civile, e il vocabolario dell’accademia della Crusca non può più esserne il canone 6 LETTERATURA ITALIANA → il discorso è ironico, non viene veramente presentato ad un notaio, ma serve solo ad ufficializzare, anche se per finta, il concetto di base del trattato → utilizza anche un linguaggio giuridico, con termini in latino La felicità personale è collegata a quella collettiva, ha una natura relazionale → felicità - parola presente in vari trattati → Della pubblica felicità, trattato nel 1749, Muratori → 1763, Antonio Genovesi, un importante illuminista meridionale, scrive: “Fatigate per il vostro interesse; niuno uomo potrebbe operare altrimenti, che per la sua felicità; sarebbe un uomo meno uomo: ma non vogliate fare l’altrui miseria; e se potete, e quanto potete, studiatevi di far gli altri felici. Quanto più si opera per interesse, tanto più, purché non si sia pazzi, si debb’esser virtuosi. È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri.” Le Odi Tra il 1757 e il 1795, in varie fasi, Parini compone le Odi, tra cui quelle civili che mostrano un poeta impegnato dal punto di vista civile e sociale. - Parini combina nelle sue poesie a) la forma formale classica b) un’ideologia basata sul progresso - Unione di utilità e gradevolezza della poesia - Utile -> non può essere disgiunto dal “canto lusinghevole7” = il bello poetico, una forma raffinata, ricercata a servizio dell’utile, di utilità sociale e politica La salubrità dell’aria, 1759 - Ode nella quale si denuncia l’inquinamento della città di Milano, comparata alla situazione sui colli della Brianza - Si tratta di materia impoetica, temi non trattati solitamente dai poeti. - La campagna non viene raffigurata come un luogo d’evasione o di contemplazione, ma un ambiente in cui i contadini lavorano e si impegnano nella ricerca di nuove tecniche per far fruttare i terreni. Si impegnano nella sperimentazione che possa comportare un imponente miglioramento nell'approvvigionamento e nella produzione. → La campagna è un luogo di lavoro, sacrifici e impegno. 7 Lusinghevol canto, espressione tratta da La salubrità dell’aria - Odi, 1759 7 LETTERATURA ITALIANA Il risveglio - Parafrasi e analisi di versi 1-100 1. Giovin Signore , o a te scenda per lungo 2. dimagnanimi lombi ordine il sangue 3. purissimo celeste, o in te del sangue 4. emendino il difetto i compri onori 5. e le adunate in terra o in mar ricchezze 6. dal genitor frugale in pochi lustri, 7. me Precettor d’amabil Rito ascolta. - vv. 1-7 → vv. 3 ‘Sangue purissimo celeste’ sta per divino. Per ‘Lombi’ s’intendono i reni, che qui stanno per progenitori, avi, antenati. ‘Il sangue nobile discende da una lunga serie di nobili antenati, magnanimi, dotati di generosità d’animo’. ‘In pochi lustri’ - ogni lustro sono 5 anni. → o a te scenda per lungo / Di magnanimi lombi ordine il sangue → iperbato 9 → tema della compravendita dei titoli nobiliari: vv. 4 ‘Gli onori compri’, s’intende il titolo nobiliare acquistato; o che tu sia di antica tradizione o che il tuo titolo dipenda da un genitore che l’ha comprato. Il tema della compravendita era molto diffuso, il sangue non è nobile da generazione in generazione, viene corretto dal genitore che acquista il titolo e raccoglie ricchezze. ‘Il difetto del sangue’ perché non è un titolo puro, ma comprato. 8. Come ingannar questi noiosi e lenti 9. giorni di vita, cui sì lungo tedio 10. e fastidio insoffribile accompagna, 11. or io t’insegnerò. Quali al Mattino, - vv. 8-11 → Il precettore si rivolge al Giovin Signore dicendo che gli insegnerà come ingannare questi giorni di vita lunghi e noiosi (il tedio), come riempirli di cose superficiali. Anche qui abbiamo delle inversioni. → noiosi e lenti → struttura binaria o dittologia 10 10 Dittologia = figura retorica per cui vengono affiancate due parole, solitamente è sinonimica (es: tediosi e noiosi) 9 Iperbato = figura retorica per cui tra due parole che costituiscono un sintagma si interpone un’altra parola o un altro sintagma (attraverso la parafrasi viene ristabilito il corretto ordine dei costituenti) 10 LETTERATURA ITALIANA → Gli enjambement sono ricorrenti, gli aggettivi sono alla fine del verso ottavo, ma si conclude il periodo nel rigo seguente, l’unità metrica termina prima, ma semanticamente parlando continua al verso nono 12. quai dopo il Mezzodì, quali la Sera 13. esser debban tue cure apprenderai, 14. se in mezzo a gli ozi tuo ozio ti resta 15. pur di tendere gli orecchi a’ versi miei. - vv. 12-15 → La parola ‘cure’ è usata in maniera ironica, abbiamo l’antifrasi, s’intende il contrario, perché egli non si occuperà di cose importanti, ma solo di cose futili. Esser debban tue cure apprenderai → antifrasi11/ironia → Nei vv. 14-15, si sottolinea ulteriormente - si parla dell’ozio, del non far nulla (non s’intende di ozio latino, che viene inteso come tempo sfruttato per pensare, elaborare) 16. Già l’are a Vener sacre e al giocatore 17.Mercurio ne le Gallie e in Albïone 18. devotamente hai visitate, e porti 19. pur anco i segni del tuo zelo impressi: 20. ora è tempo di posa. In vano Marte - vv. 16-20 →L’ironia prosegue. → Già l’are a Vener sacre e al giocatore / Mercurio ne le Gallie e in Albïone / Devotamente hai visitate, e porti → Venere= amore→ donne / Mercurio= gioco; Devotamente → ironico - Il giovin Signore ha viaggiato, non per formarsi, bensì per frequentare sale da gioco e donne → Pur anco i segni del tuo zelo impressi → Anche il termine ‘zelo’ (che sta per dedizione) è usato in termine ironico, indicando il suo impegno in queste azioni futili. Con “segni impressi”, si riferisce alle possibili malattie che il giovin signore può aver contratto durante i suoi viaggi e ai debiti causati dal gioco vv.20 ‘Tempo di posa’ anche qui ironico, indicando che il signore debba riposare, anche se non ha fatto nulla. Qui ci mostra come il Giovin Signore ritenga grandi questi non impegni dei suoi, e il precettore esalta apparentemente. 11 Antifrasi = Figura retorica per cui una parola o un’espressione viene utilizzata con significato opposto a quello proprio; ha spesso risultato ironico (es: cure del giovin signore) 11 LETTERATURA ITALIANA 21. a sé t’invita; ché ben folle è quegli 22. che a rischio de la vita onor simerca, 23. e tu naturalmente il sangue aborri . - vv. 21-23 → viaggiando ha prodotto solo disastri, ma non è abbastanza coraggioso da poterli affrontare → vv.22 → per il giovin signore è matto chiunque combatta per conquistare l’onore, è matto, quindi, un soldato coraggioso. 24. Né imesti de la dea Pallade studi 25. Ti sonmeno odïosi: avverso ad essi - vv. 24-25 →mesti-studi → iperbato 26. ti feron troppo i queruli ricinti 27. ove l’arti migliori e le scïenze, 28. Cangiate in mostri e in vane orride larve, 29. Fan le capaci volte eccheggiar sempre 30. Di giovanili strida. Or primamente - vv. 26-30 → Parini abbandona l’ironia per sferrare un attacco verso i metodi pedagogici del tempo - i luoghi di studio, le aule, vengono definiti “recinti pieni di lamenti”, nelle quali ci si sacrifica per lo studio - è una critica semi-implicita ai sistemi d’educazione dell’epoca, poichè l’apprendimento della disciplina dovrebbe essere vista come una cosa positiva 31. odi quali il Mattino a te soavi 32. che le cure debba guidar con facil mano. - vv. 31-32 → cure - nuovamente usato come termine ironico →Mattino - personificazione → il Mattino deve offrire al giovin signore delle occupazioni piacevoli, niente di pesante e sgradevole 33. Sorge il Mattino in compagnia dell’Alba 12 LETTERATURA ITALIANA → patetico gioco → si riferisce al gioco d’azzardo, che emoziona particolarmente il giovin signore ed i suoi amici 68. in aureo cocchio, col fragor di calde 69. precipitose rote e il calpestio 70. di volanti corsier, lunge agitasti 71. il queto aere notturno; e le tenèbre 72. con fiaccole superbe intorno apristi, 73. siccome allor che il Siculo terreno 74. da l’uno a l’altro mar rimbombar feo 75. Pluto col carro, a cui splendeano innanzi 76. le tede de le Furie anguicrinite. - vv. 68-76 → il lessico di questa parte è particolarmente aulico e ricercato → calpestio → le parole onomatopeiche (non onomatopee)15 → in questa scena viene descritta la fretta del giovin signore nel tornare a casa, a tarda sera. Viene quasi rappresentato come se avesse qualcosa di urgente da fare, mentre, in realtà, nella sua dimora lo attende una ricca tavolata, già imbandita per la cena e pronta per il suo arrivo. → vv. 69-70 → si riferisce al calpestio dei cavalli, che quasi sembrano volare per la loro velocità, e di come il trambusto della carrozza al passaggio disturbi la quiete di coloro che il mattino seguente dovranno alzarsi presto per andare a lavorare → vv. 72 → le fiaccole indicano la superbia, la noncuranza e l’arroganza del giovin signore → vv. 73 → Siculo terreno = la Sicilia → vv. 75 → parallelismo ironico con Pluto, il dio degli inferi - Plutone viene accompagnato dalle Furie nel rapimento di Proserpina - Il giovin signore viene accompagnato dai lacchè 16con le fiaccole → il paragone è ovviamente ironico, vista l’inutilità del giovin signore a confronto con l’indispensabilità di un dio come, in questo caso, Plutone. → vv. 76 → Furie anguicrinite → le furie hanno il crine a forma di serpente 77. Così tornasti a la magion; ma quivi 78. a novi studj ti attendea la mensa 79. cui ricopríen pruriginosi cibi 80. e licor lieti di Francesi colli 16 Lacchè = Termine antico che indicava un servo o un valletto 15 Onomatopea = Figura retorica costituita da linguaggio pre-grammaticale, parole che non rientrano nelle parti del discorso (es: tintin, tictac, dondon) 15 LETTERATURA ITALIANA 81. o d’Ispani, o di Toschi, o l’Ongarese 82. bottiglia a cui di verde edera Bacco 83. concedette corona, e disse: Siedi 84. de le mense reina. Alfine il Sonno - vv. 77-84 → vv. 77 →ma quivi = una preposizione avversativa → vv. 78 → novi studj ti attendea = sembra quasi indicare che abbia studiato o fatto qualcosa e che quel qualcosa lo attenda, ma non è così → vv. 82-84 → il vino qui descritto è pregiato, ed è importante per sottolineare due aspetti 1. il paragone con la mensa scarna, “parca mensa”, del contadino, e quella ricca e imbandita del giovin signore 2. il fatto che venga chiamato in causa Bacco, dio del vino, e che il vino che adorna la tavola del giovin signore sia così buono e pregiato dal meritarsi la corona del dio → da qui l’espressione de le mense reina → vv. 84 → de le mense reina = anastrofe17 85. ti sprimacciò le morbide coltríci 86. di propria mano, ove, te accolto, il fido 87. servo calò le seriche cortine: 88. e a te soavemente i lumi chiuse 89. il gallo che li suole aprire altrui. - vv 85-89 → Dopo l’importante cena, il Sonno stesso gli ha ammorbidito e preparato il letto, che lo accoglie, mentre il domestico abbassa le tende di seta → vv. 86-87 → enjambement, il fido servo → vv. 88-89 → ironia = il giovin signore è andato a letto al canto del gallo, quando in realtà quello è l’orario al quale di solito ci si sveglia 90. Dritto è perciò, che a te gli stanchi sensi 91. Non sciolga da’ paperi tenaci 92. Morfeo prima, che già grande il giorno 93. Tenti di penetrar fra gli spiragli 94. De le dorate imposte, e la parete 95. Pingano a stento in alcun lato i raggi 96. Del Sol ch’eccelso a te pende sul capo. 17 Anastrofe = Figura retorica per la quale viene invertito l’ordine naturale di due sintagmi 16 LETTERATURA ITALIANA 97. Or qui principio le leggiadre cure 98. Denno aver del tuo giorno; e quinci io debbo 99. Sciorre il mio legno, e co’ precetti miei 100. Te ad alte imprese ammaestrar cantando. - vv. 90 - 100 → Dritto → giusto → gli stanchi sensi → inversione + ironia = perchè il giovin signore è stanco se non si è fatto niente? → Non sciolga da’ papaveri tenaci = Papavero → effetto soporifero - Morfeo, il dio del sonno, veniva raffigurato con una corona di papaveri e non deve svegliare presto il giovin signore, poichè è stanco dal giorno precedente - vv. 94-96 → per svegliare il giovin signore, deve essere pieno giorno → leggiadre cure → piacevoli occupazioni → legno = barca/imbarcazione →metonimia18 → cantando → si esprimerà attraverso la poesia e i versi = l’ironia culmina qui → vv. 99-100 → topos letterario della narrazione come viaggio Parini - In Sintesi - Poeta civile - Ironia - Riformista moderato - Accademia dei Trasformati - La letteratura utile e che non deve modificare il lusinghevol canto - Forma ricercata - Accademia dei Pugni e Il Caffè 18 Metonimia = Figura retorica per la quale viene utilizzato il nome della materia per indicare l’oggetto (es: un Foscolo, pietra = tomba) 17 LETTERATURA ITALIANA Nel 1772 → si stabilisce definitivamente a Torino - mosso da uno forte spirito di ribellione e voglia di distinguersi dalle consuetudini sociali, si avvicina alla letteratura e fonda un’Accademia anticonformista Nel 1773 → letteratura e relazioni - compone Esquisse du Jugement universel, Saggio di giudizio universale - un coacervo di attacchi alla nobiltà e agli artisti di Torino - inizia una relazione con una donna sposata, assistendola durante unamalattia - secondo le testimonianze dell'autobiografia, è da qui che nasce la sua ispirazione per la prima opera teatrale, Cleopatra Nel 1775 → periodo creativo - il 16 giugno, a Torino, viene presentato con discreto successo Cleopatra - produce da quest'anno ai sette successivi, 14 tragedie - è così che Alfieri risponde al senso di inadeguatezza culturale, attraverso una dedizione allo studio proverbiale Dal 1776 al 1780 → spostamenti e relazioni - in questi anni si sposta e vive fra Piemonte, Siena e Firenze - A Firenze conosce e s'innamora di Luisa Stolberg-Gedern, contessa d’Albany - con lei si trasferisce a Roma nel 1780 Dal 1783 al 1790 → Parigi, Roma, Firenze e pubblicazioni - nel 1783 pubblica le prime 10 tragedie - il felice soggiorno con la contessa viene turbato dallo scandalo della relazione fra i due - Alfieri abbandona amalincuore Roma, allontanandosi dall’amata e riprende a viaggiare - si ricongiungono dopo un anno in Alsazia, per poi trasferirsi a Parigi nel 1786 - a Parigi compone le ultime tragedie e numerose altre opere, tra cui innumerevoli traduzioni - La Rivoluzione francese del 1789 - è inizialmente un sostenitore della rivoluzione, dedicando un’ode alla presa della Bastiglia - il corso turbinoso delle vicende lo disgusta, facendolo allontanare dall’ideologia reazionaria e avvicinandolo a unamolto più moderata - nel ‘90 scrive la prima parte della Vita 20 LETTERATURA ITALIANA Dal 1791 al 1798 → gli ultimi spostamenti e le ultime opere - il ‘91 abbandona Parigi, si sposta con la contessa in Inghilterra, poi a Bruxelles e infine a Firenze, dove rimane fino alla sua morte - nel periodo fiorentino, si dedica alla revisione delle opere pubblicate e alla stesura di nuove: - 6 commedie - molte traduzioni di classici - la satira anti-francese del Misogallo, ‘93-‘98 - parte delle 17 Satire - parte delle Rime Nel 1803 → la morte - Alfieri muore a Firenze, l’8 ottobre 1803, a 54 anni - 13 volumi di opere inedite verranno pubblicati postumi dalla contessa d’Albany L’ideologia e i trattati Le opere dell’infanzia Due sono le opere che hanno caratterizzato l’infanzia di Alfieri 1. IMémoires, del 1787 di Goldoni, scritti durante il soggiorno francese 2. Le Confessioni di Rousseau, del 1788-89, un’opera rivoluzionaria, rinnovatrice del genere letterario dell’autobiografia, grazie alla sua focalizzazione sull’interiorità e sulla vita privata della persona Lo spiemontizzarsi alfieriano La monarchia che regnava nel Piemonte di Alfieri era un delle più culturalmente e socialmente arretrate d’Europa → è proprio da qui che nasce il bisogno alfieriano di spiemontizzarsi, in termini letterari ed esistenziali più che civili e politici La critica all’ancien régime e le prime critiche La sua critica all’ancien régime e all’aristocrazia si tratta di una critica condotta in nome del proprio individualismo, non in nome di un’esigenza sociale o civile. La sua critica si rivolge chiaramente al mondo aristocratico, ma non risparmia la critica alla borghesia, da lui definita sesquiplebe (“peggio che plebe”). La tensione ideologica è tutta diretta all’affermazione dell’io e alla difesa dei propri privilegi intellettuali 21 LETTERATURA ITALIANA Della tirannide, 1777 Nel 1777, Alfieri scrive un trattato di matrice prettamente politica, Della tirannide, il quale verrà stampato e pubblicato a sua insaputa nel 1789. → non ha mai preso in considerazione l’idea di stamparlo e farlo circolare, temendo che potesse essere considerato un testo a favore della rivoluzione; fu fatto poi circolare da un libraio francese nel 1801 Il trattato è strutturato in due libri → il primo, dedicato a definire la tirannide e le sue diverse forme: - Chi è il tiranno? Alfieri lo descrive come “colui che ha una facoltà illimitata di nuocere”; la tirannide, quindi, si fonda sulla paura di tutti; in realtà, lo stesso tiranno ha costantemente paura perché può essere sempre ucciso → il secondo, dedicato a definire i modi di resistere e ribellarsi ad essa - Per Alfieri, l’uomo libero o eroe, ha 3 modi di ribellarsi: 1. vivere in un volontario isolamento (quindi sradicarsi dalla società), 2. ricorrere al suicidio 3. scegliere il tirannicidio I modelli sui quali si basa Alfieri sono, ovviamente, Machiavelli 19e Montesquieu 20. Tuttavia, a differenza dei suddetti, la visione alfieriana si discosta da ogni tipo di confronto storico-sociale e preferisce mantenere come parametri schemi immutabili e un punto di vista universale. → La tirannide e la lotta per contrastarla sono presentate come condizioni eterne, non storiche - il tiranno e il suo oppositore - l’uomo libero - instaurano uno scontro titanico, eroico e individuale La forma più chiara nella quale può esprimersi la ribellione radicale del soggetto è la scrittura letteraria → la letteratura è infatti concepita come antitesi irriducibile al potere Del principe e delle lettere, 1778-79 Nella sua ideologia, Alfieri rifiuta la figura di intellettuale-cortigiano, denunciando ogni compromissione fra letterati e istituzioni. Trattato diviso in tre libri scritti da Alfieri fra il 1778 e il 1779, anche questo sarà stampato e verrà fatto circolare a sua insaputa. 20 Lo spirito delle leggi, in cui analizzò i principi che regolano le istituzioni politiche e le relazioni tra clima, geografia, economia e morale. 19 Il Principe, che tratta dei principi e delle strategie necessarie per un governante per mantenere il potere e garantire la stabilità del proprio stato. 22 LETTERATURA ITALIANA Lo stile è nobile, teso ed essenziale, mentre viene tralasciata la ricerca di equilibrio e di armonia. I temi sono i classici alfieriani, quindi un carattere prettamente autobiografico e il drammatico conflitto con sé stessi e la realtà. Presenta, inoltre, un andamento diaristico. In Alfieri, l’io si carica di una tensione eroica, di una fierezza e di uno sdegno, molto lontani dal mondo petrarchesco. La sofferenza, il dolore, la disarmonia che fanno parte delle sue tematiche, si ritrovano nella metrica, con scontri consonantici, inversioni ardite, suoni aspri, ritmo spezzato. → La forma lirica vuole quindi esprimere il disagio e il dissidio. La natura alfieriana è preromantica, è orrida e minacciosa. Viene, quindi, associata a tensione esistenziale e inquietudine, nulla che riguarda l’abbandono e il rispecchiamento della natura di Petrarca. Inoltre, è presente il tema politico, con la figura del tiranno Il poeta si presenta come un uomo pieno di passione e mancante di ragione. La passionalità e il dolore sono indice di superiorità spirituale per lui, ed entrambi si oppongono all’ideologia illuminista, gelidamente razionale, come descrive lui stesso: “Tanto ragionatore e niente poetico” Da questo punto di vista, Alfieri può essere categorizzato come un classico poeta romantico. Tacito orror di solitaria selva Tipologia di testo → sonetto Raccolta → Le Rime, 1789-1804 Schemametrico → sonetto con rime secondo lo schema ABBA, ABBA, CDC, DCD 1. Tacito orror di solitaria selva 2. di sì dolce tristezza il cor mi bea, 3. che in essa al par di me non si ricrea 4. tra’ figli suoi nessuna orrida belva. - vv. 1-4 Il silenzioso orrore causato da un bosco solitario mi allieta il cuore di una tristezza così dolce che nessuna delle belve feroci che lo abitano si rallegra all’interno di essa comeme. → La corrispondenza tra l’io e il paesaggio si costruisce sulla figura della contrapposizione (fino all’ossimoro22) 22 Ossimoro = Figura retorica per la quale si accostano nella medesima locuzione parole che esprimono concetti contrari 25 LETTERATURA ITALIANA → vv. 3-4 → enjambement → vv. 2, di sì dolce tristezza il cor mi bea → anastrofe → vv. 2, dolce tristezza → ossimoro 5. E quanto addentro più il mio piè s’inselva, 6. tanto più calma e gioja in me si crea; 7. ondemembrando com’io là godea, 8. spesso mia mente poscia si rinselva. - vv. 5-8 E quanto più il mio piede si inoltra all’interno della selva, tanto più dentro di me nascono calma e gioia; cosicchè ricordando com’ero felice là, spesso la mia mente di nuovo si rifugia nella selva. → vv. 5, s’inselva → figura etimologica23 → vv. 5, pie → sineddoche → vv.7,membrando → dal provenzale “membrar”, che continua il latino memorare = ricordare → vv.8, si rinselva → figura etimologica 9. Non ch’io gli uomini abborra, e che in me stesso 10. mende non vegga, e più che in altri assai; 11. né ch’io mi creda al buon sentier più appresso: - vv. 9-11 Non che io disprezzi gli uomini, e che non veda colpe in me stesso, e molto più che in altri, né che io creda di essere più vicino alla buona strada: → vv. 9-10 → enjambement 12. ma, nonmi piacque il vil mio secol mai: 13. e dal pesante regal giogo oppresso, 14. sol nei deserti tacciono i miei guai. ma non mi è mai piaciuta la mia epoca poco coraggiosa e, poiché sono schiacciato dalla pesante oppressione dei sovrani, le mie sofferenze hanno una pausa solo nei luoghi deserti. → vv. 13, dal pesante regal giogo oppresso → anastrofe → vv. 13, regal giogo →metafora → vv. 14, tacciono i miei guai →metafora 23 Figura etimologica = Figura retorica per la quale si accostano due o più parole che hanno la stessa radice etimologica - è una forma particolare di paronomasia, che si basa sulla somiglianza fonetica tra termini di significato diverso 26 LETTERATURA ITALIANA → Il poeta, disgustato dalla società in cui vive, trova pace solo in una foresta solitaria e selvaggia. → Il personaggio descritto ha delle caratteristiche speculari rispetto all’animo tormentato del poeta. → L’intero sonetto è giocato sulla figura dell’antitesi, esempio del titanismo preromantico di Alfieri → Nelle quartine ha un tono più emotivo, mentre nelle terzine uno più argomentativo → Alfieri ci tiene a sottolineare e a specificare che non è misantropo, non disprezza gli uomini in generale, bensì l’epoca nella quale si trova, a sua detta pavida, priva di eroismo e virtù. - per questo motivo la selva gli è particolarmente cara, perché gli consente di isolarsi e di non pensare ai mali del tempo presente. → I topoi principali sono due: 1. paesaggio-stato d’animo: il paesaggio è ostico e aspro, come l’animo del poeta che, tuttavia, lo trova confortevole 2. conflitto irrisolvibile tra l’io e il mondo Carlo Goldoni Biografia e opere Nel 1707 → Carlo Goldoni nasce a Venezia, il 25 febbraio - il padre, Giulio, è medico e esercita la sua professione a Perugia, dove vuole che si trasferisca anche lui, per farlo studiare nel Collegio dei Gesuiti, fra gli anni 1719 e 1720 - continua gli studi di filosofia a Rimini Nel 1721 → studi e primi contatti con il teatro - a Chioggia, fugge sulla barca di una compagnia di comici - fra il 1721 e il 1723 - nel 1723 entra nel Collegio Ghislieri per proseguire gli studi di diritto, ma verrà espulso dopo due anni per una satira contro le donne pavesi Negli anni dal 1729 al 1731 → la laurea e la morte del padre → dal 1729 inizia a lavorare prima a Chioggia e poi a Feltre nell’amministrazione giudiziaria - a Feltre, oltre al lavoro, studia, recita e scrive, avvicinandosi sempre di più al teatro → Nel 1731, torna a Venezia dopo la morte del padre - ad ottobre si laurea a Padova in studi giuridici Nel 1734 → il punto di svolta → inizia a lavorare per Giuseppe Imer, capocomico presso il teatro San Samuele di Venezia 27 LETTERATURA ITALIANA → li divide in 3 atti, che pubblica tutti insieme nel 1787 1. infanzia, giovinezza e apprendistato - fino al 1748 2. anni dei capolavori - 1748 - 62 3. periodo francese, con le sue delusioni; racconta della vita di corte ed emerge il suo legame con il teatro Nel 1789 → La rivoluzione e la morte → con lo scoppio della rivoluzione francese, la monarchia fu travolta e vennero abolite le pensioni di corte → vivrà i suoi ultimi anni in miseria, per poi morire nel 1793, a Parigi Il teatro goldoniano Venezia → aveva una fiorente tradizione teatrale - non a caso, iniziano ad essere rilevanti termini come “imprese teatrali”, “impresario25” - questa diffusa civiltà teatrale allarga le basi del pubblico, che passa da essere esclusivamente nobile, ad includere anche la borghesia COMMEDIA DELL’ARTE COMMEDIA RIFORMATA DA GOLDONI i personaggi sonomaschere e caratteri fissi - es. Arlecchino, Brighella realismo psicologico e sociale - rifiuto dei caratteri fissi e delle situazioni stereotipate non c’è un copione scritto, ma un canovaccio che dà indicazioni generali sull’intreccio priorità del testo scritto, a cui gli attori devono attenersi teatro come luogo di intrattenimento e di evasione teatro come luogo di conoscenza, di critica, di riflessione su questioni sociali, morali, psicologiche primato dell’improvvisazione e dell’estro estemporaneo degli attori Le fasi del teatro di Goldoni Fase Commedie Caratteristiche I fase → 1730-1738 Prima della riforma 2 intermezzi Il buon padre La cantatrice Impianto tradizionale II fase → 1738-1748 Verso la riforma Momolo cortesan La donna di garbo Sperimentazione 1. Momolo cortesan → c’è 25 l'affarista che investe i propri capitali organizzando spettacoli a pagamento, una sorta di finanziatore 30 LETTERATURA ITALIANA ancora il canovaccio, ma la parte del protagonista è scritta integralmente 2. La donna di garbo → la prima commedia scritta per intero III fase → 1748-1753 Realizzazione della riforma La vedova scaltra Il padre di famiglia La famiglia dell’antiquario Il teatro comico La bottega del caffè I pettegolezzi delle donne La locandiera Collaborazione con il teatro Sant’Angelo Primato dello scritto e rifiuto dell’improvvisazione Realismo: confronto con i temi borghesi e con la vitalità popolare IV fase → 1753-1762 Oltre la riforma Il campiello Gl’innamorati I rusteghi La casa nova Trilogia della villeggiatura Le baruffe chiozzotte Una delle ultime sere di carnovale Collaborazione con il teatro San Luca Disarmonia tra personaggi e mondo Valorizzazione del popolo e del dialetto Critica della borghesia V fase → 1762- Involuzione e ripiegamento Il ventaglio Il burbero benefico Trasferimento in Francia Commedie in francese Crisi d’ispirazione Malinconia L’ideologia nelle opere La Riforma Goldoniana del Teatro Comico → quella che attua Goldoni è una vera e propria riforma, seppur lenta e graduale - lo scopo era quello di dare al teatro la dignità di un genere letterario - effettivamente, con la commedia dell’arte, il teatro si era ridotto ad un semplice mestiere, con attori diventati arbitri assoluti, che basavano tutto sulla loro credibilità, improvvisando, indossando maschere, attingendo da testi scarni con breve trama e avendo, come spettatore, un pubblico dai gusti facili. → Classicisti e accademici amavano i precetti di Orazio, per le rappresentazioni nei salotti culturali, mentre Goldoni scriveva per tutte le classi sociali, rappresentandole. - Il teatro dei classicisti era formativo, ma non divertiva - Nella borghesia esalta il mercante veneziano, nato dall’evoluzione della maschera di Pantalone 31 LETTERATURA ITALIANA → In Il cavaliere e la dama, 1750 - tratta il conflitto tra il mercante veneziano, che è operoso ed onesto, e l’aristocratico. Citando: “La mercatura è utile al mondo, necessaria al commercio delle nazioni, e a chi l'esercita onoratamente, come fo io, non si dice uomo plebeo; ma più plebeo è quegli che per avere ereditato un titolo e poche terre, consuma i giorni nell'ozio e crede sia lecito calpestare tutti e vivere di prepotenza. L'uomo vile è quello che non sa conoscere i suoi doveri, e volendo a forza di ingiustizie incensata la sua superbia, fa altrui conoscere che è nato nobile per accidente, e meritava di nascere plebeo.” → Il teatro comico, 1750, opera di metateatro26, si rappresenta la prova di una commedia - Si confrontano il poeta, l’Elio, che sostiene l’improvvisazione, e Orazio, capocomico, portavoce della riforma goldoniana. Si giungerà ad un compromesso tra vecchio e nuovo, con la vittoria della riforma di Goldoni. → Il padre di famiglia, La famiglia dell’antiquario, Pettegolezzi delle donne - In queste tre opere tocca il tema della famiglia nella realtà borghese, mostra un ritratto realistico dei personaggi popolari, con aspetti antieroici dell’esistenza. → Il campiello, 1762 - Descrive una piazzetta di Venezia, in cui i personaggi si incontrano, ponendo l’attenzione su ciò che dicono e i loro problemi → Le baruffe chiozzotte, 1762 - C’è una riscoperta del popolo, i pescatori di Chioggia, a cui sono attribuite le virtù positive che la borghesia veneziana aveva dimostrato di non possedere - La condizione popolare è analizzata mediante i conflitti dei personaggi di quell’epoca, con un certo gusto nell’osservazione della realtà → Un’altra colonna portante dell’ideologia goldoniana, era quella del bisogno di attingere da due libri27: Mondo e Teatro - Per Mondo, si intende la realtà della vita, mentre con Teatro, la vita concreta e presente dei teatri , per la quale è decisivo il legame tra scrittore e pubblico - Dal teatro si apprendono le tecniche giuste per veicolare i contenuti, quindi ha una funzione pedagogica, in maniera efficace - “Il teatro come copia di ciò che accade nel mondo” 27 Domanda esame → i due libri metaforici di Goldoni 26 Metateatro = il teatro che parla di teatro 32 LETTERATURA ITALIANA Anche l’umiliazione che egli subisce è evidente, dichiarandosi Mirandolina, davanti a tutti di voler sposare Fabrizio, uomo inferiore di classe sociale rispetto a lui. Ma ci sono duplici letture, è vero che è emancipata, ma quando decide di sposarsi, da un lato riafferma la sua libertà di scelta però, dall’altro lato finisce per accettare i canoni della società patriarcale in base alla quale la donna doveva essere sotto protezione di un uomo, prima padre e poi marito. Una delle sue abilità però, è che riesce a coniugare i sentimenti con gli elementi pratici, incarna la mentalità concreta della borghesia. Ugo Foscolo Biografia e opere Nel 1778 → Il 6 febbraio, Foscolo nasce a Zante, in Grecia. - L’isola apparteneva alla Repubblica Veneta - Il suo nome di battesimo è Nicolò, ma dal 1797 in poi si farà chiamare Ugo - Il padre, Andrea, era unmedico veneziano - La madre, Diamantina Spathis, è greca e di religione ortodossa - La nascita in quest’isola e il forte legame della madre con la sua nazionalità greca, deterranno il futuro amore di Foscolo per la cultura classica Dal 1785 → l’infanzia fra Spalato, Zante e Venezia - in estate del 1785, Foscolo raggiunge il padre a Spalato, in Dalmazia, accompagnato dalla madre e dai due fratelli più piccoli - a Spalato, Foscolo continua i suoi studi, già intrapresi a Zante - Nell’ottobre del 1788, il padre muore → Ugo viene affidato a una zia di Zante - Si ricongiungerà alla madre, trasferitasi a Venezia, solo nel 1793 - Negli anni veneziani, Foscolo approfondisce i suoi studi dell’italiano e delle grandi lingue classiche, il latino e il greco antico, che si aggiungono alla sua lingua materna, il greco moderno. Sviluppa, inoltre, un profondo amore per la letteratura → nascono le prime prove poetiche - Essenziale l’attività di traduttore - Grazie al suo carisma e al suo intelletto, viene apprezzato dai prestigiosi ambienti letterari e viene ammesso nel salotto di Isabella Teotochi, moglie del Conte Albrizzi, della quale Ugo diviene l’amante - qui conoscerà Cesarotti, Pindemonte e altre figure di spicco Nel 1796 → l’impegno a favore della Francia rivoluzionaria 35 LETTERATURA ITALIANA - Nel 1796, Napoleone discende per la prima volta in Italia, accendendo in Foscolo l’entusiasmo politico, che lo spinge a impegnarsi per la causa rivoluzionaria - Viene costretto a lasciare Venezia a causa di alcuni sospetti riguardanti le sue posizioni politiche - Nel 1797, quando i francesi entrano a Venezia, il poeta si arruola fra i cacciatori a cavallo della nuova Repubblica Cispadana, con il grado di tenente Nel 1797 → il Trattato di Campoformio - Il 17 ottobre, con il Trattato di Campoformio, Napoleone cede Venezia all’Austria → questa segna la grande delusione politica della vita di Foscolo Dal 1798 - 1801 → il periodomilanese e l’attività militare - Mosso dalla forte delusione, si trasferisce a Milano, nella Repubblica Cisalpina, dove inizia a lavorare ad alcune opere e a collaborare con alcuni periodici - A fine 1798, inizia la stampa delle Ultime Lettere di Jacopo Ortis, a Bologna - Al principio del 1799, si arruola in qualità di volontario nella Guardia Nazionale, a difesa della Repubblica Cisalpina - Partecipa a varie battaglie, viene ferito in quella di Cento - Intanto a Bologna, viene ripubblicato l’Ortis, che era stato lasciato inconcluso da Foscolo → fu maneggiato e concluso da altri - Riprende l’attività militare, nonostante alla prima ferita se ne fosse aggiunta una seconda (una sciabolata al ginocchio) - Viene pubblicata l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo - Torna a Milano, ma è costretto a ripartire quasi subito in direzione Toscana per partecipare ad alcunemissioni - In Toscana conosce e s’innamora di Isabella Roncioni - Intraprende una relazione breve ma intensa con Antonietta Fagnani, moglie del Conte Arese, per la quale scrive l’ode All’amica risanata - Nel 1801, viene pubblicato a Milano il primo volume delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, di cui verrà pubblicata l’edizione definitiva l'anno seguente - Muore, molto probabilmente suicida, il fratello Giovanni, a Venezia Dal 1802 - 1806 → Le Poesie, la figlia Mary e Didimo Chierico - Tra il 1802 e il 1803, Foscolo pubblica varie edizioni delle poesie, di cui l’ultima e definitiva, comprende dodici sonetti e due odi - Dal 1804 ai primi mesi del 1806 è nella Francia del Nord - qui ha una relazione con la profuga inglese Sophia Hamilton, chiamata Fanny, dalla quale ha la figlia Mary, che conoscerà più tardi e che assisterà il poeta nell’ultimo periodo della sua vita 36 LETTERATURA ITALIANA - Mary viene chiamata Floriana dal poeta - In Francia traduce La Notizia intorno a Didimo Chierico, fornendone un autoritratto distaccato e ironico - Nel 1806, raggiunge la madre e la sorella a Venezia Dal 1807 - 1808 → Dei sepolcri e la cattedra a Pavia - In estate si ricongiunge e stringe i rapporti con Pindemonte, al quale dedicherà il poemetto Dei sepolcri, stampato al principio del 1807 - Nel 1808, viene nominato professore di eloquenza latina e italiana all’Università di Pavia, ma perde l’incarico dopo solo un anno Dal 1811 - 1813 → la censura e il periodo fiorentino - Nel 1811, viene presentato al teatro Scala di Milano la nuova tragedia foscoliana Ajace - viene censurato immediatamente a causa della sua matrice antinapoleonica - Si trasferisce a Firenze, dove lavora al poema Le Grazie Dal 1813 - 1814 → La sconfitta di Napoleone e il ritorno a Milano - Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, il Regno Italico è a rischio - Foscolo è coinvolto nella sollevazione di Milano,nell’aprile del ‘14 Dal 1815 → l’esilio in Svizzera - Gli viene fatta un’offerta di collaborazione da parte degli austriaci, ma Foscolo rifiuta e fugge in Svizzera. A Zurigo pubblica una versione ampliata dell’Ortis - Le prime tappe dell’esilio riguardano inizialmente la Svizzera e la Germania, ma si stabilisce a Londra nel 1816 - Nonostante le condizioni precarie, sia di salute che economiche, Foscolo riesce a produrre una grande quantità di scritti - saggi di spicco su Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, ecc. - ultimi ritocchi all’Ortis - continua le Grazie, senza avvicinarsi, tuttavia, alla sua conclusione Nel 1827 → Negli ultimi due o tre le condizioni si aggravano drasticamente. Ugo Foscolo muore il 10 settembre del 1827, a causa di idropisia. Le esequie vennero spostate dal cimitero di Chiswick al Santa Croce di Firenze. Le Grazie → Un poemetto o carme, diviso in tre inni, scritto da Foscolo tra il 1803 e il 1812. Rimasto incompiuto, alcuni frammenti sono stati pubblicati sia prima che dopo la morte dell’autore. 37 LETTERATURA ITALIANA Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; li mio nome sarà sommessamente compianto da pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de'miei padri. → Lorenzo Alderani è il narratario, il destinatario immaginario di Jacopo, anche lui immaginario. → La data scritta sopra la lettera è importante, poichè il 17, quindi pochi giorni dopo, sarebbe stato affermato il Trattato di Campoformio → suggestione di tipo eroico alfieriano. vv.1 - Il sacrificio della patria nostra è consumato → Usa un’espressione tratta dalla liturgia cristiana, consumatum est. Secondo il vangelo di Giovanni, sarebbero queste le ultime parole di Cristo in croce. Sottolineano la desolazione, l’abbattimento. → Con questa espressione testimonia la totale desolazione, percepita tanto da Jacopo quanto da Foscolo → Foscolo è consapevole del fatto che il Trattato di Campoformio sia già stato stipulato, motivo di grande delusione e tradimento. vv. 1-2 → Da notare le dittologie, si parla di sciagure e infamie. - Infamie → gli italiani non sono stati in grado di proteggere e difendere la Repubblica, istituita il 12 maggio del 1797 vv. 3 -ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? → Jacopo dichiara esplicitamente di non volersi mettere nelle mani di chi lo ha tradito: i francesi e Napoleone. → Con chi m’opprime si riferisce agli austriaci → Commetta è un latinismo, viene da cum e mittere - lui non vuole nessuna delle due cose (da approfondire, non ho capito) vv. 5-6 - Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? → Solitudine antica → solitudine antica perché è un luogo che lui conosce, è un podere di famiglia vv. 7 - Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? 40 LETTERATURA ITALIANA → Si presuppone che a Jacopo sia arrivata una lista delle persone che sono state catturate o perseguitate dai francesi perchè traditori della patria. vv. 7-8 - E noi, pur troppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani → Descrizione del contrasto fra democratici e reazionari, attivo durante la breve vita della Repubblica Veneta. vv. 8-11 - Il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de’ miei padri → Dichiara di preferire unamorte onoraria che una vita con ideali non suoi. → La tomba ha un’importanza a livello civile e dove si può istituire una corrispondenza di amorosi sensi. → La sua paura di essere sepolto in terra straniera, senza che nessuno lo ricordi. → Esprime il desiderio che la vita possa prolungarsi nel ricordo dei giusti, gli uomini che credettero nei suoi stessi valori. → Il testo dell’incipit è una lettera, ma solo strutturalmente parlando: sarebbe più corretto definirlo unmonologo, simile a quello degli eroi alfieriani. In realtà, sembra anche un testamento, perché si parla già di morte. Ci sono frasi più brevi che danno quasi l’impressione di essere sentenze, dalla concezione lapidaria. → La sintassi è abbastanza semplice, ma anche retoricamente costruita, molto sorvegliata. Il testo contiene sicuramente una struttura binaria, la triplicazione, delle dittologie. Come risultato una sintassi comprensibile, leggibile, ma comunque ricercata. → I temi principali sono l’amore per la patria, l’esilio, la morte e il suicidio, il ricordo, la passione provata dai patrioti. Inoltre, gli affetti familiari, con la frase Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito viene evocata la figura materna. Infine, il dramma politico esistenziale e il dramma dell’amore, che crolla insieme al primo: i due detengono il primato di temi più importanti dell’opera (tema amoroso e tema politico). 41 LETTERATURA ITALIANA La Lettera da Ventimiglia - Seconda parte Ventimiglia, 19-20 febbraio 1799 Alfine eccomi in pace! - Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagato per queste montagne. Non v'è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de' viandanti assassinati. - Là giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V'è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici dell'Alpi altre Alpi di neve che s'immergono nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde - da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi. I tuoi confini, o Italia, son questi! ma sono tutto dì sormontati d'ogni parte dalla pertinace avarizia delle nazioni. Ove sono dunque i tuoi figli? Nulla ti manca se non la forza della concordia. Allora io spenderei gloriosamente la mia vita infelice per te: ma che può fare il solo mio braccio e la nuda mia voce? - Ov'è l'antico terrore della tua gloria? Miseri! noi andiamo ogni dì memorando la libertà e la gloria degli avi, le quali quanto più splendono tanto più scoprono la nostra abbietta schiavitù. Mentre invochiamo quelle ombre magnanime, i nostri nemici calpestano i loro sepolcri. E verrà forse giorno che noi perdendo e le sostanze, e l'intelletto, e la voce, sarem fatti simili agli schiavi domestici degli antichi, o trafficati come i miseri Negri, e vedremo i nostri padroni schiudere le tombe e disseppellire, e disperdere al vento le ceneri di que' Grandi per annientarne le ignude memorie: poiché oggi i nostri fasti ci sono cagione di superbia, ma non eccitamento dell'antico letargo. . - Ma poi dico: Pare che gli uomini sieno fabbri delle proprie sciagure; ma le sciagure derivano dall'ordine universale, e il genere umano serve orgogliosamente e ciecamente a' destini. Noi argomentiamo su gli eventi di pochi secoli: che sono eglino nell'immenso spazio del tempo? Pari alle stagioni della nostra vita normale, pajono talvolta gravi di straordinarie vicende, le quali pur sono comuni e necessarj effetti del tutto. L'universo si controbilancia. Le nazioni si divorano perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell'altra. Io guardando da queste Alpi l'Italia piango e fremo, e invoco contro agl'invasori vendetta; ma la mia voce si perde tra il fremito ancora vivo di tanti popoli trapassati, quando i Romani rapivano il mondo, cercavano oltre a' mari e a' deserti nuovi imperi da devastare, manomettevano gl'Iddii de' vinti, incatenevano principi e popoli liberissimi, finché non trovando più dove insanguinare i lor ferri, li ritorceano contro le proprie viscere. Così gli Israeliti trucidavano i pacifici abitatori di Canaan, e i Babilonesi poi strascinarono 42 LETTERATURA ITALIANA vv. 1-11 → ampia sequenza descrittiva → il paesaggio rispecchia il suo stato d’animo → vv. 10 - la tramontana passeggia - il vento freddo - la natura siede qui solitaria e minacciosa - la natura è personificata vv. 15-17 → ove l'antico terrore della tua gloria? Miseri! noi andiamo ogni di memorando la libertà e la gloria degli avi le quali quanto più splendono tanto più scoprono la nostra abbietta schiavitù → Jacopo spiega che ricordano la loro grandezza, la libertà e la gloria dei loro avi. Tuttavia, più questo passato risulta splendente, più bisogna vergognarsi del presente, poichè vissuto in sottomissione e senza tentativi di fuga - ovviamente, si riferisce ancora a Napoleone e agli austriaci vv. 18 → e le sostanze, e l’intelletto, e la voce → scansione terziaria → senza ribellione la schiavitù peggiorerà, e chi dominerà renderà ancora più lontana la visione di gloria delle grandi figure passate → ricordano il passato con superbia, ma ciò non incita a operare, a essere all’altezza delle figure del passato → l’io emerge prepotentemente vv. 24-26 → ma poi dico: pare che gli uomini siano Fabbri delle proprie sciagure ma le sciagure derivano dall'ordine universale e il genere umano serve orgogliosamente e ciecamente a destini’ - gli uomini sono gli artefici del loro destino → ciascuno è artefice della propria fortuna - gli uomini sono causa del destino, ma le sciagure derivano dall’ordine universale, creazione e distruzione, per cui gli uomini rientrano orgogliosamente, ma ciecamente non possono fare nulla, sono ingranaggi di un meccanismomisterioso vv. 26-30 → noi argomentiamo sugli eventi di pochi secoli: che sono eglino nell'immenso spazio del tempo? pari alle stagioni della nostra vita mortale, pajono talvolta gravi di straordinarie vicende, le quali pur sono comuni necessarj effetti del tutto. L'universo si controbilancia. Le nazioni si divorano perché una non potrebbe sussistere senza i cadaveri dell'altra. io guardando da queste Alpi l'Italia piango e fremo, e invoc contro gli invasori vendetta; ma la mia voce si perde tra il fremito → la grandezza di Roma deriva dalla distruzione di altri popoli, l’Italia ora sta pagando con il proprio sacrificio il trionfo delle dominazioni straniere. Mentre gli altri trionfano, altri vengono sottomessi = l’universo si controbilancia 45 LETTERATURA ITALIANA → vv. 30 → invoco contro gl’invasori = inversione vv. 30-36 → i romani prima hanno conquistato, poi hanno iniziato a scatenare guerre civili. Quando non vi è stata più la possibilità di espandersi hanno iniziato a lottare nelle viscere stesse. Anche l’Impero Romano è crollato, subendo l’invasione da parte dei barbari = il trionfo di un popolo di fa a danno di un secondo popolo. vv. 41-42 → ma in pochissimi secoli la regina del mondo divenne preda de’ Cesari, de’ Neroni, de’ Costantini, de’ vandali, e dei papi → Roma regina del mondo vv. 45-46 → oggi sono tiranne per maturare la propria schiavitù di domani → di nuovo, pessimismo storico, il ciclo inevitabile → un giorno chi è stato sottomesso, sottometterà vv. 47 → la terra è una foresta di belve → l’egoismo caratterizza il genere umano → la belva di oggi, sarà l’uomo schiavo di domani → In conclusione, le cose cambiano. Per conquistare il potere, chi è a capo, ha dovuto svolgere un atto di forza. La persona che è al potere punisce chi ruba del pane per fame, mette delle regole che non dovrebbe avere il diritto di fissare e imporre; la legge è il diritto dei più forti. → Ogni tanto nascono degli uomini, arditi mortali, con la personalità forte, i quali vengono derisi all’inizio, ma poi temuti e dopo la morte venerati. - sono questi uomini, questi capi, che pensano di essere arrivati al potere con la sorte, che in realtà sono ciechi e miseri ingranaggi di un meccanismo oscuro → sono funzioni strumentali di un altro potere. Poesie, 1803 → Nel 1802, nella rivista Nuovo giornale dei letterati, Foscolo pubblica 8 sonetti e poi l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. → Nel 1803, a Milano, ripubblica gli 8 sonetti e aggiunge 3 sonetti e 1 lode 1. Alla sera 2. A Zacinto (Né più mai toccherò le sacre sponde) 3. Alla Musa - Si arriva così ad 11 sonetti totali 1. All’amica risanata - Si arriva a 2 odi totali 46 LETTERATURA ITALIANA → Alla fine del 1803, sempre a Milano, pubblica l’edizione definitiva, alla quale aggiunge il sonetto In morte del fratello Giovanni - La raccolta definitiva Poesie, contiene quindi: 12 sonetti e 2 odi. → I temi dei sonetti sono vari. Fra i principali abbiamo sicuramente l’amore, di matrice petrarchesca, la politica e la cultura. In A Zacinto si sente tanto il tema dell’esilio. I temi della tomba, della morte, della sepoltura illacrimata sono altrettanto forti. Echeggiano, inoltre, vari riferimento ai classici, esplicitando la conoscenza profonda di Foscolo in materia. Alla sera, 1803 Tipologia di testo → sonetto Raccolta → Poesie, 1803 Schemametrico → sonetto con rime secondo lo schema ABBA, ABBA, CDC, DCD → Sonetto del 1803, è una lunga meditazione sul tema della sera come immagine della morte e del nulla eterno. → Dalla parola iniziale, Forse, sembra quasi che sia una parte di una lunga meditazione, forse che sta giungendo ad un suo termine. → Il poeta è rapito dalla pace della sera, una pace che riesce a coinvolgere tutto, placando il suo spirito battagliero e allontanandolo momentaneamente da una realtà difficile - l’autore sta vivendo un momento di delusioni amorose, continui spostamenti, crisi esistenziali, ecc. → Chiede aiuto a Lucrezio, un autore latino - mentre componeva questo sonetto, Foscolo si stava dedicando contemporaneamente alla traduzione del De rerum natura, nel quale, secondo Lucrezio, la morte non può fare paura perché uguale al sonno, al riposo. - inoltre, il terzo libro del De rerum natura, parla del compito di liberare gli uomini dalla paura della morte. → Ci sono anche riferimenti ad Epicuro, il cui sistema filosofico veniva seguito dallo stesso Lucrezio - Epicuro aveva sottratto l’uomo dalle tenebre della paura e della superstizione. 1. Forse perché della fatal quïete 2. Tu sei l’immago ame sì cara, vieni, 3. O Sera! E quando ti corteggian liete 4. Le nubi estive e i zeffiri sereni, 47 LETTERATURA ITALIANA → vv. 7,ma io deluse a voi le palme tendo → avversativa - il gesto di tendere le braccia è un topos della cultura classica, ma anche della poesia funeraria - inutilmente tende le braccia per avere un contatto e non ci riesce, è impossibilitato, sia con la madre che con il fratello → vv. 7, palme → sineddoche, non si parla di palmi ma di braccia deluse → ipallage, si riferisce alla delusione del poeta → vv. 8, e se da lunge i miei tetti saluto → sineddoche, tetti=casa, a fine verso c’è un’inversione → vv. 9-10, secrete / cure → enjambement → vv. 11, porto → la tomba → vv. 12, questo di tanta speme oggi mi resta → un calco petrarchesco33 → vv. 13, straniere genti → anastrofe, non è casuale l’inversione, si tende ad enfatizzare un sintagma di più → vv. 12-13 → la riunificazione familiare è rinviata, l’incontro avverrà nuovamente solo quando il suo corpo morto verrà restituito alla madre. La restituzione è un atto di risarcimento e di consolazione che chiede, topos classico Dei Sepolcri, 1806 Tipologia di testo → carme Raccolta → Dei sepolcri, 1806 Schemametrico → 295 endecasillabi sciolti La composizione e il suo carattere innovativo → Il carme34 Dei Sepolcri di Ugo Foscolo è sicuramente la sua opera più compatta e conclusa → Scritta in pochi mesi, tra l’estate e l’autunno del 1806, venne stampato nell’aprile del 1807 → L’idea di scrivere i Sepolcri nasce probabilmente dopo una discussione avvenuta con Ippolito Pindemonte, a cui viene poi dedicata l’opera, e con la contessa Teotochi Albrizzi, sul tema delle sepolture → Un peso ulteriore alla scelta del tema è stato sicuramente dato anche dall’estensione in Italia dell’editto di Saint-Cloud emanato il 5 settembre 1806, che stabilì norme riguardanti la sepoltura dei morti. Questo editto regolamentava l'organizzazione dei cimiteri e limitava la costruzione di nuove chiese per evitare il proliferare di sepolture nelle città. Inoltre, l'editto impose l'obbligo di utilizzare i cimiteri comunali per le inumazioni, proibendo la sepoltura all'interno delle chiese. → L’innovazione del carme non sta solo nel tema sepolcrale, né il metro utilizzato 34 carme = lungo componimento poetico 33 Nel canzoniere 268, vv. 22, questo m’avanza di cotanta speme 50 LETTERATURA ITALIANA - sta nella salda struttura argomentativa e nella fortissima carica attualizzante dell’opera Il genere → I Sepolcri vengono definiti carme nella prima edizione del 1807, indicando così un genere di poesia impegnativa e solenne. → Viene, inoltre, evocato il genere dell’epistola con la presenza di un destinatario esplicito, ovvero Ippolito Pindemonte → Si potrebbe anche considerare come un poemetto filosofico Struttura e contenuto → I Sepolcri sono costituiti da 265 endecasillabi sciolti → Il testo è suddivisibile in 4 parti, secondo il suggerimento offerto dallo stesso autore 1. vv. 1-90 → affronta il tema dell’utilità delle tombe e dei riti funerari - da un punto di vista laico e materialistico, i riti sono inutili, ma hanno un senso legato alla dimensione sociale dell’uomo, alla sopravvivenza dell’estinto nella memoria dei vivi 2. vv. 91-150 → è dedicata ad una ricognizione delle varie concezione e dei vari usi che si sono susseguiti, rispetto alla morte, nel corso della civiltà umana - mentre viene condannato il modello cattolico e medievale, sono esaltati il modello classico e quello inglese 3. vv. 151-212 → è trattato a fondo il rapporto tra significato privato e significato pubblico e della morte e dei riti collegati - le tombe dei grandi comunicano ai virtuosi il loro esempio e li stimolano a proseguire l’opera - ne è la prova ciò che accade al poeta stesso visitando a Santa Croce, a Firenze, dove sono sepolti molti dei grandi italiani del passato 4. vv. 213-295 → oltre ad essere ribadito il valore morale della morte, che compensa le ingiustizie della vita, viene affermata la funzione centrale della poesia, il cui compito è quello di celebrare le virtù e di conservarne nel tempo il ricordo - la poesia ha, dunque, la medesima funzione delle tombe, ma si rivela capace di esercitare al di là dei limiti di esse - nella parte finale del carme, Foscolo introduce la figura di Omero, che cantando la guerra di Troia, ha preservato il ricordo del valore sia dei vincitori che degli sconfitti Tema 51 LETTERATURA ITALIANA → Il tema dei Sepolcri diviene in Foscolo un tema strategico perché risulta in grado di convogliare e raccogliere i principali nodi problematici della sua opera → Oltre ai sepolcri come legame tra vivi e morti, come temi vi sono - materialismo ed eticità → negazione della sopravvivenza dell’anima e memoria storica come custode di civiltà - concezione della civiltà → rifiuto dell’egualitarismo e giacobino, visione eroica e magnanima dell’esistenza, decadenza del presente, valore civile delle tombe e della memoria - funzioni della poesia e identità del poeta → il sepolcro come luogo simbolico e tema strategico, attribuzione di senso della vita umana, esemplarità della vita di Foscolo, funzione salvifica della poesia e della memoria - poesia eternatrice - patriottismo - centralità dell’io e dei temi autobiografici 52 LETTERATURA ITALIANA Alessandro Manzoni Biografia e opere Nel 1785 → la nascita e l’infanzia - Alessandro Manzoni nasce il 7 marzo, a Milano - La madre, Giulia Beccaria, era figlia dell’illuminista Cesare Beccaria - Manzoni è in realtà figlio di una relazione adulterina di Giulia Beccaria, ma viene subito riconosciuto dal conte Pietro Manzoni per evitare lo scandalo - I primi anni di collegio furono un periodo negativo, a parte per l’avvio alla conoscenze di autori del calibro di Alfieri e Parini - La discendenza da Beccaria e l’ambiente milanese pongono sicuramente delle solide basi per il pensiero manzoniano, che unisce elementi della cultura illuminista e li rielabora secondo la sua personale visione del mondo - Las sua formazione intellettuale è spontaneamente illuministica e razionalistica - Dopo il collegio, Manzoni manifesta un atteggiamento di disprezzo nei confronti dell’insegnamento tradizionale e religioso, e si avvicina a posizioni giacobine - Nel 1801, compone il poemetto il Trionfo della libertà, imbevuto di sentimenti democratici e anticlericali Dal 1804 al 1805 → Milano con il padre - Vive a Milano con il padre, in pieno clima napoleonico, e si cimenta in una produzione letteraria ispirata ai principi del neoclassicismo e da ideali democratici → Ben presto manifesta la sua insoddisfazione per l’evoluzione politica del regime napoleonico - A Milano conosce e frequenta Vincenzo Monti, grazie al quale verrà ospitato da Carlo Imbonati a Parigi Nel 1805 → il trasferimento a Parigi - Si trasferisce a Parigi, dove la madre viveva ormai da anni con Carlo Imbonati, suo compagno, il quale morirà improvvisamente prima dell’arrivo del giovane - L’evento luttuoso portò a un forte legame fra Manzoni e la madre che non si attenuòmai - Compone in omaggio alla madre e alla figura di Carlo Imbonati, il carme In morte di Carlo Imbonati, in endecasillabi sciolti → Nel carme il poeta immagina un'apparizione in sogno di Imbonati che gli impartisce precetti di virtù utili per la sua attività letteraria - A Parigi entra in contatto con il gruppo degli idéologues, intellettuali che ripensavano criticamente i presupposti e gli esiti della Rivoluzione 55 LETTERATURA ITALIANA → concentravano la loro attenzione sul contrasto natura-società, nella consapevolezza della tradizione e della storia → respingevano il predominio assoluto della ragione e vivevano criticamente il fallimento degli ideali illuministici → fu importante l’amicizia con Claude Fauriel, suo punto di riferimento costante → a contatto con questo ambiente, Manzoni manifesta la sua insoddisfazione per l’Illuminismo e i suoi esiti, e alimenta il suo desiderio di aderire a valori che fossero assoluti e collettivi → le premesse per questo clima spirituale e intellettuale, lo porterà alla conversione di tipo religioso e intellettuale nel 1810 Nel 1808 → il matrimonio - Si sposa, con rito calvinista, con Enrichetta Blondel, di famiglia di fede calvinista - La moglie entra in contatto con un prete giansenista di Genova, avvicinandosi così alla fede cattolica Nel 1810 → la conversione - Il 2 aprile, giorno del matrimonio di Napoleone e Maria Luisa d’Austria, a Parigi, Manzoni perde di vista sua moglie Enrichetta nella folla dei festeggiamenti → viene assalito da una crisi di angoscia, la prima di tante che lo accompagneranno durante il corso della sua vita sotto forma di agorafobia - Entra nella chiesa di San Rocco, dopo averla cercata insistentemente, e prega affinchè possa ritrovarla - All’uscita ritrovò suamoglie - la sua vita cambia completamente → inizia un percorso di conversione alla fede cattolica che include sia Enrichetta Blondel che la madre Giulia - La conversione religiosa di Alessandro Manzoni coincide con un distacco definitivo dalla poesia classicheggiante e neoclassica → Compone gli Inni Sacri e le prime tragedie, tra cui spicca il Conte di Carmagnola Nel 1820 → il ritorno a Milano - Comincia un periodo appartata ma creativo e prolifico dal punto di vista letterario - In questo periodo inizia la stesura della prima versione del suo romanzo storico, I Promessi Sposi → viene pubblicato in una prima edizione del 1821-1823, con il titolo di Fermo e Lucia - Da questo periodo in poi si vede Manzoni occupato in una profonda riflessione sulla storiografia e sulla lingua italiana, argomento con cui si esprime il suo impegno nel processo risorgimentale → Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani, D’Azeglio 56 LETTERATURA ITALIANA → La questione della lingua era per Manzoni un tassello fondamentale per la costruzione di questa identità → In questo periodo, in Italia, solo la lingua ha uno statuto riconosciuto sul piano nazionale - si usa il fiorentino come lingua ufficiale scritta, ma il resto del popolo tende a parlare esclusivamente il dialetto e ad essere analfabeta - il fiorentino pone la popolazione davanti alla stessa difficoltà che si avrebbe davanti ad una lingua straniera - Nel 1821 compone le Odi civili - Nel 1822 porta a conclusione la stesura di Adelchi e de La Pentecoste Nel 1827 → Firenze e lutti - Manzoni si reca a Firenze per cercare di avere un contatto diretto con il fiorentino, che, secondo lui ritiene la risposta al problema linguistico → turbato dalle sue riflessioni sulla lingua, nello stesso anno decide di abbandonare la letteratura e di dedicarsi alla saggistica filosofica - Nel 1831 inizia una serie di lutti 1. 1831, la figlia primogenita 2. 1833, Enrichetta 3. 1841, la madre 4. 1861, Teresa Borri, secondamoglie (si sono sposati nel 1837) Nel 1860 → la politica e la morte - Nel 1860 viene eletto senatore del Regno → con questa carica, nel 1868, scrive Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla - sarà la base della politica di unificazione linguistica portata avanti dal neo-Stato italiano - Manzoni conduce i suoi ultimi anni nel riserbo più estremo, finchè a causa di una caduta, decede nel 1873 La produzione poetica La produzione poetica di Alessandro Manzoni è divisibile in 3 fasi: 1. Fase di produzione giovanile → 1801-1810 → Il genere dominante è il Neoclassicismo, chiaramente influenzato dai modelli Monti e Parini → Le opere che spiccano in questa fase sono: - In morte di Carlo Imbonati, 1805 - un carme in endecasillabi sciolti in forma di dialogo morale tra il poeta e l’ombra di Carlo Imbonati36, il compagno della madre morto da poco. 36 Carlo Imbonati: aveva avuto come precettore Parini (il quale gli aveva dedicato l’ode L’educazione) e professava di continuarne l’impegno morale. 57 LETTERATURA ITALIANA Il cinquemaggio → scritto nel luglio 1821 alla notizia della morte di Napoleone, ha dell’ode civile le movenze epiche, ma ha molto anche degli Inni sacri, dei quali riprende il linguaggio lirico-religioso derivato da fonti bibliche, patristiche e liturgiche → da un lato si immagina l’approdo alla fede religiosa del potente umiliato e sconfitto, dall’altro la sua vicenda viene inserita nel corso storico voluto dalla Provvidenza42 → l’intensità con cui Manzoni vive la vicenda terrena del suo eroe è rappresentata dall’energia con cui vengono rievocate le imprese napoleoniche, le vigorose ellissi temporali che isolano i momenti epici, la rapidità e la concisione della loro rappresentazione → è importante sottolineare la completa oggettività dell’ode: Manzoni si limita ad osservare e non esprime giudizi riguardo il personaggio di Napoleone Le tragedie Il conte di Carmagnola → composta tra il 1816 e il 1819 → pubblicata nel 1820 → è ambientata durante la guerra tra Venezia e Milano nell’Italia del 1400, e la vicenda dura 6 anni (dal 1426 al 1432) → trama: Francesco di Bartolomeo Bussone riceve in moglie Antonietta, la sorellastra del duca di Milano, Filippo Maria Visconti, sotto il quale aveva militato. Cade in disgrazia e passa ai servigi del nemico, la Repubblica di Venezia. Con l’esercito veneziano sconfigge i milanesi nella battaglia di Maclodio. Successivamente, dopo aver permesso la liberazione dei prigionieri di guerra e alcune manovre militari, indussero i veneziani a pensare che Carmagnola avesse stretto un patto segreto con il Duca di Milano. Il conte viene quindi accusato di tradimento e condannato a morte. - Manzoni e Sismondi43 sostengono che il conte, liberando i prigionieri, stesse semplicemente rispettando il codice militare dell’epoca, e che fosse quindi una vittima innocente della ragion di Stato. → il protagonista è Francesco di Bartolomeo Bussone, detto il Carmagnola, un capitano di ventura realmente esistito, che nella vicenda viene ingannato, tradito e giustiziato dal Duca di Milano Gonzaga accusato di tradimento e cospirazione durante la guerra tra Milano e Venezia, dimostrandosi un abile stratega militare ma vittima della politica e dell'inganno. → fra i temi principali: contrasto tra ideale e reale e tra moralità e ragion di Stato, le lotte fratricide fra gli italiani, il protagonista come vittima delle ingiustizie del mondo 43Il conte di Carmagnola prende spunto dal testo Storia delle repubbliche italiane, di Sismondi 42 Provvida sventura: elemento molto presente nella poetica manzoniana → le “sventure” mandate dalla Provvidenza per permettere all’uomo di riscattarsi e passare dal lato degli oppressori a quello degli oppressi, per garantirsi un posto in Paradiso e la vita eterna 60 LETTERATURA ITALIANA → le caratteristiche principali: rifiuto delle unità aristoteliche, coro come cantuccio riservato ai commenti del poeta L’Adelchi → pubblicata nel 1822 → è ambientata nell’Italia del 700, fra il 722 e il 774, durante la guerra tra Longobardi e Francihi che si contendono la penisola44 → trama: - atto primo: Ermengarda, figlia di Desiderio e sorella di Adelchi, viene ripudiata dal marito Carlo Magno. In cerca di vendetta, Desiderio dichiara guerra ai Franchi, nonostante il parere contrario del figlio Adelchi. Svarto, membro della corte longobarda, si prepara a tradire Desiderio, in accordo con altri duchi longobardi. - atto secondo: La guerra è iniziata, ma le truppe di Carlo Magno sono bloccate alle Chiuse di val Susa, controllata e difesa da Adelchi. Intanto giunge a Carlo Magno il diacono Martino, inviato dal dura di Ravenna, attraverso un’altra strada non sorvegliata dalle truppe nemiche: i Franchi possono eludere il blocco - atto terzo: Adelchi confessa al suo amico Anfrido la sua amarezza e insoddisfazione, poiché i suoi desideri di gloria e nobiltà si scontrano con la loro situazione storica. I Franchi, nel frattempo, riescono a sconfiggere le truppe longobarde, anche grazie al tradimento di Svarto. Desiderio è assediato a Pavia, Adelchi a Verona. Primo coro della tragedia, Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti - atto quarto: Atto completamente dedicato ad Ermengarda, che vuole allontanarsi dal mondo mondano e si rifugia nel convento della sorella. Quando le giunge la notizia del matrimonio di Carlo Magno con un’altra donna, Ermengarda, ancora innamora, cade in delirio e poi muore. Secondo coro della tragedia, dedicato ad Ermengarda - atto quinto: Si svolge a Verona, dopo la caduta di Pavia e la resa di Desiderio, ora prigioniero dei Franchi. Adelchi tenta un’estrema difesa ma è ferito mortalmente. Nell’ultima scena compaiono Carlo, Desiderio e Adelchi morente → Con la morte di Ermengarda e Adelchi riemerge il tema della provvida sventura: figli di oppressori, espiano la colpa del loro popolo morendo come vinti e riscattandosi in una prospettiva ultraterrena. → tra i personaggi: 1. Adelchi: eroe romantico, figlio del re longobardo Desiderio 2. Ermengarda: eroina romantica, figlia di Desiderio e moglie di Carlo Magno, dal quale viene ripudiata 3. Desiderio: re dei Longobardi, oppressore del popolo dei Latini45 45Latini = gli italici 44 analogia con la situazione dell’Italia dell’800 61 LETTERATURA ITALIANA 4. Carlo Magno: re dei Franchi → tra i temi: il contrasto tra ideale e reale, tra sentimenti e dovere, tra sogno e realtà, tra morale e ragion di Stato, male del mondo e negatività del potere → le caratteristiche principali: il rifiuto delle unità aristoteliche, il coro come cantuccio del poeta, storia e invenzione verosimile Gli scritti saggistici Saggi storici → La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859. Osservazioni comparative - Un saggio incompiuto abbozzato fra il 1860 e il 1864 - Conferma della prospettiva apertamente conservatrice a cui è approdato il pensiero politico manzoniano Scritti di poetica → Del romanzo storico - Un trattato autocritico - Manzoni giudica tutte le opere “miste” e quindi anche le sue tragedie e I promessi sposi - Condanna l’invenzione in quanto non essa non può stare accanto alla verità storica e al vero morale → Dell’invenzione - Un dialogo volto soprattutto a criticare il concetto romantico di creazione - l’uomo non deve creare o inventare nulla, ma solo cercare di esprimere la verità dell’unica creazione e invenzione che siano date, quelle di Dio - Condanna l’invenzione in tutto e per tutto Scritti linguistici → Sentir messa - trattatello in difesa della lingua italiana, il cui titolo prende spunto dalla differenza fra udir messa, espressione preferita da classicisti e puristi, e sentir messa, espressione comune → Sulla lingua italiana → Saggio sul vocabolario italiano secondo l’uso di Firenze → Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla - relazione presentata, in quanto presidente della commissione per l’unificazione della lingua, al ministro dell’istruzione Broglio, nel 1868 - Per quanto riguarda la questione della lingua, Manzoni è per il primato dell’uso, andando contro classisti e puristi. Durante la sua epoca, l’unica lingua in uso comprensibile sul territorio nazionale è quella toscana → bisogna fare del toscano parlato dalle persone colte la lingua comune 62 LETTERATURA ITALIANA → Fermo e Lucia e I promessi sposi, sotto alcuni punti di vista, possono essere addirittura considerate come due opere autonome, a sé stanti: Fermo e Lucia I promessi sposi ha come argomento la delusione storica successiva al fallimento dei moti del 1821 e alla rielaborazione delle tematiche psicologiche e culturali più scoperte e urgenti nell’argomento la riflessione storica è più distaccata, quindi più equilibrata e moderata il suo fascino è dovuto ai suoi scompensi e squilibri, la sua rigidità e il fatto che sia acerbo e irrisolto il suo fascino è dovuto all’arte realizzata la presenza della Provvidenza non basta a controllare l’orrore dovuto alla malignità della natura umana e alla malvagità della storia le lacerazioni che vengonomostrate sono risarcite con l’equilibrio, con la moderazione e con la rassegnazione cattolica che lascia fare tutto alla Provvidenza contraddizioni troppo dichiarate ed esplicite contraddizioni segrete, represse, che salva il romanzo dai limiti del buon senso e di un facile perbenismo La struttura → Il titolo definitivo del romanzo è I promessi sposi: Storia milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni → Comprende una Introduzione, in cui compare l’inizio del presunto manoscritto del ‘600, il quale contiene un resoconto della storia di Renzo e Lucia → Il romanzo è suddiviso in 6 nuclei narrativi principali, spalmati su un totale di 38 capitoli, in cui protagonisti sono sempre Renzo e Lucia, sia insieme che separati. In particolare il primo e l’ultimo nucleo li vedono entrambi in azione. 1. Primo nucleo narrativo, capitoli I-VIII → i due protagonisti insieme in paese 2. Secondo nucleo narrativo, capitoli IX-X → vicenda di Lucia a Monza 2.1. Prima digressione - storia di Gertrude alla fine del capitolo IX e nella prima parte del capitolo X 3. Terzo nucleo narrativo, capitoli XI-XVII → vicenda di Renzo a Milano e fuga nel Bergamasco 3.1. Seconda digressione - incontro fra Conte zio e Padre provinciale; storia dell’Innominato nei capitoli XVIII-XIX 65 LETTERATURA ITALIANA 4. Quarto nucleo narrativo, capitoli XX-XXVII → vicenda di Lucia nel castello dell’Innominato e presso donna Prassede 4.1. Terza digressione → carestia, guerre, peste; in azione Don Abbondio, Perpetua, Agnese e l’Innominato nei capitoli XXVIII-XXXII 5. Quinto nucleo narrativo, capitoli XXXIII-XXXV → viaggio di Renzo dal Bergamasco al paese e dal paese a Milano colpita dalla peste 6. Sesto nucleo narrativo, capitoli XXXVI-XXXVIII → i due protagonisti insieme, dapprima nel paese, poi nel Bergamasco Il tempo e lo spazio Tempo → Definizioni tempo della storia e tempo del racconto 1. Tempo della storia → tempo della vicenda narrata 2. Tempo del racconto → tempo del discorso, della scrittura → Ne I promessi sposi, inizialmente, il tempo del racconto è analitico e lento. Successivamente, più si allunga il tempo della storia più il tempo del racconto si fa progressivamente più condensato e sommario. → L’azione narrativa vera e propria si svolge nel giro di due anni: dal 7 novembre 1628, giorno dell’incontro tra don Abbondio e i bravi, ai primi giorni di novembre del 1630, quando Renzo e Lucia riescono a sposarsi. → La progressiva accelerazione del tempo della storia è dovuta alla necessità, dello scrittore, di presentare dettagliatamente i personaggi principali della vicenda, così da poter procedere la stesura senza innumerevoli specificazioni e spiegazioni sul comportamento dei suoi protagonisti. → Nel romanzo è presente, anche se poco evidente, un momento di svolta nel rapporto fra il tempo del racconto e quello della storia: si realizza intorno all’evento della conversione dell’Innominato. - La conversione dell’Innominato rappresenta il momento decisivo e culminante del romanzo Spazio → Il primo e ultimo nucleo narrativo sono ambientati in un borgo vicino Lecco49, dove abitano Renzo e Lucia. Il terzo e il quinto per la strada, soprattutto a Milano. La prima volta durante i tumulti di san Martino, nel 1628, la seconda durante la peste, nel 1630. Il secondo nucleo prende luogo a Monza, nel convento, anche se vengono evocati luoghi dei ricordi di Gertrude. 49 probabilmente Olate 66 LETTERATURA ITALIANA Il quarto si svolge nel castello dell’Innominato e nei suoi dintorni. → È possibile distinguere tre spazi fondamentali, il paese e la città e la strada, tutti dotati di una certa importanza simbolica. → Separando gli spazi interni da quelli esterni, importanti diventano anche il castello e il convento. → Il paese e la città sono in antitesi. Il paese, seppur corrotto, mantiene un suo ordine, una sua atmosfera domestica e familiare. La città è disorientante, frenetica e il tempo è più veloce e concitato, è il luogo della violenza non solo dei potenti, ma anche del popolo. La strada viene presentata come terzo luogo simbolicamente importante durante il viaggio di Renzo verso l’Adda. La strada è il luogo del pubblico, lo spazio cambia di continuo e il tempo è vario, nonmonotono, segnato dallo sforzo nel raggiungere la meta. I personaggi → Manzoni costruisce uno schema di personaggi tanto articolato quanto equilibrato. Prima di tutto, è importante definire quali siano i personaggi principali. Sono 8. 1. Renzo 2. Lucia 3. fra Cristoforo 4. cardinale Federigo Borromeo 5. don Abbondio 6. Gertrude 7. don Rodrigo 8. Innominato (unico pers. dinamico) I ruoli dei personaggi possono essere categorizzati in coppie per opposizione. 1. Vittime-Protettori-Strumenti-Oppressori → Renzo e Lucia - fra Cristoforo e card. Federigo - don Abbondio e Gertrude - don Rodrigo e l’Innominato (solo all’inizio) 2. Laici - Ecclesiastici → Renzo, Lucia, don Rodrigo e l’Innominato - fra Cristoforo, card. Federigo, don Abbondio e Gertrude 2.1. Rappresentati Chiesa povera e popolare - Rappresentanti Chiesa potente → fra Cristoforo e don Abbondio - card. Federigo e Gertrude 3. Popolani/Borghesi - Nobili → Renzo, Lucia, don Abbondio e fra Cristoforo - card. Federigo, Gertrude, don Rodrigo e l’Innominato → Questo sistema binario, di forze e controforze, ha due funzioni: 1. messaggio ideologico, basato sul contrasto fra bene emale, sull’esemplarità dei buoni e dei cattivi 2. permette all’autore di allargare il discorso alla sfera sociale, politica, religiosa e a una complessiva visione del mondo 67 LETTERATURA ITALIANA Il duplice narratore del romanzo → La prospettiva dell’autore e quella del narratore non coincidono → I narratori sono due: uno è l’anonimo autore del manoscritto secentesco, l’altro è l’io narrante che trascrive in italianomoderno la prosa → L’io narrante è un narratore onnisciente: sa molto di più dei suoi personaggi, conosce il loro passato, presente e futuro, li inserisce in spazi geografici che lui conosce ampiamente. → L’inizio del romanzo rivela l’ottica assunta dal narratore: si ha una descrizione dettagliata di un preciso territorio, di cui viene fornita una prospettiva elevata e superiore. → Ci sono due visioni sul risultato dell’utilizzo del narratore onnisciente nel romanzo 1. prevale un punto di vista autoritario e unitario del narratore che esclude problematicità, perplessità e interrogativi e mira a indirizzare in modo univoco la lettura 2. vista l’onniscienza del narratore, nel testo si assumono prospettive diverse, nella voce di un personaggio o quella del narratore stesso echeggiano parole di altri personaggi, rendendo i Promessi sposi un romanzo di polifonia. Lo stile e la rivoluzione linguistica manzoniana → Manzoni utilizza, linguisticamente e stilisticamente parlando, un contesto concreto, quotidiano e razionale, includendo in parti brevi anchemomenti alti e tratti lirici52. → Tende alla razionalità del ragionamento e alla fedeltà al senso comune del linguaggio. Anche per questo evita figure retoriche complesse, limitandosi all’utilizzo della similitudine53. → La sua lingua fa indubbiamente registrare ampie escursioni sia in senso verticale, dall’alto verso il basso, che in senso orizzontale, da un codice espressivo ad un altro. Nonostante questo, Manzoni decide di non ampliare il lessico, utilizzando un numero ristretto di vocaboli, spesso di uso molto comune e derivati dal toscano parlato. Questa è la rivoluzione linguistica di Manzoni: la varietà non è cercata nel campo del lessico, ma nell’agilità della sintassi → Ricorre spesso all’utilizzo dell’ironia, variando dal sarcasmo alla parodia. Il sarcasmo colpisce soprattutto i personaggi d’autorità, giungendo quasi ai toni della satira. Un’ironia più o meno crudele colpisce soprattutto e costantemente don Abbondio. 53 non trasforma i soggetti, li mette solo in rapporto in maniera razionale 52 esempio: l’addio ai monti di Lucia 70 LETTERATURA ITALIANA I temi → La storia protagonista: la storia non funge solo da sfondo, bensì diventa vera e propria protagonista, mettendosi alla base di scene e psicologie, condizionando i comportamenti dei personaggi che, anche quando sono inventati, hanno sempre una precisa dimensione storica: sociologica, economica e culturale. → Gli umili: Renzo è un filatore di seta di vent’anni, padrone di un piccolo podere, Lucia un’operaia di filanda. Sono, come dice Lucia, dei “poveri”, intesi come lavoratori onesti ed economi, rappresentanti di un modello di vita operosa e attiva, seppur umile. La scelta di mettere come protagonisti due persone del popolo, invece di borghesi o nobili, rappresenta una vera e propria svolta. Ancora di più lo è perché i due eroi vengono ritratti in tutta la loro umiltà e addirittura, nel caso di Lucia, indicati comemodelli esemplari. → La provvidenza: la provvidenza è un altro elemento costante nel romanzo. I poveri devono avere fiducia nella provvidenza, devono essere operosi e pazienti e, allo stesso tempo, confidare nel soccorso caritatevole della Chiesa. → La giustizia: il tema cardine della giustizia non èmai visto in un’ottica esclusivamente terrena, bensì sempre in quella religiosa. La vera giustizia non è quella del mondo reale e per aspirare a quella di Dio bisogna sopportare, fare la carità e affidarsi alla Provvidenza. → Il problema del male: nel romanzo vengono inseriti elementi di male umano, ma anche di male naturale. Ad esempio, la peste colpisce don Rodrigo, un oppressore, però perché colpisce anche fra Cristoforo? Il male ne I promessi sposi rimane un interrogativo durante tutto il corso della storia. Anche alla fine, quando Renzo ammette di aver commesso degli errori e che ha usato le conseguenze come lezioni di vita, mentre Lucia dice di non averne commessi, ma che si è trovata nei guai ugualmente. Manzoni dà una spiegazione di male alla fine del romanzo: dichiara che il male non è interpretabile né come punizione divina54 né come prova da superare55. Risponde, dunque, a ragioni che la mente umana non è in grado di ricostruire. <<Quel ramo del lago di Como>>, don Abbondio e i bravi Tipologia di testo → prosa Raccolta → I promessi sposi, 1840 - Capitolo I Libro → Le parole e le cose, Vol.2; pagine 854-861 Celebre incipit del romanzo, si apre con la descrizione delle sponde del lago di Como. Siamo, quindi, nei pressi di Lecco. La sera del 7 novembre 1628 don Abbondio, curato di un paesino della 55 nel caso delle prove che devono affrontare Renzo e Lucia 54 nel caso della peste che colpisce don Rodrigo 71 LETTERATURA ITALIANA zona, durante la sua passeggiata abituale incontra due bravi56, i quali scopriremo essere al servizio di don Rodrigo. I due gli intimano di non celebrare, l’indomani, le nozze di due paesani: Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Don Abbondio, impaurito ed egoisticamente non interessato al suo dovere di prete, cede alle minacce e torna a casa. Analisi e interpretazione → La struttura è ben definita: - R. 1-41: individuazione e descrizione del luogo dell’azione - R. 42-74: inizio dell’azione, apparizione dei bravi - R. 76-138: svolgimento dell’azione, dialogo fra don Abbondio e i bravi - R. 138-223: descrizioni su due binari: da un lato il carattere di don Abbondio, dall’altro le condizioni sociali dell’epoca → L’elemento costante che unifica tutte le varie parti dell’incipit è la storia - R. 20-26, Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l’onore d’alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l’uve, e alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia. → Il paesaggio naturale non è solo paesaggio naturale, ma è evidentemente modificato dall’attività e dalla presenza umana di quel tempo - La figura del bravo è comprensibile solo prendendo in considerazione il contesto storico dell’epoca - Il carattere di don Abbondio fa riferimento sicuramente a dei tratti prettamente individuali, ma anche alla figura del personaggio messa a far parte di una determinata struttura sociale → La narrazione di Manzoni avviene su due piani 1. Descrizione e racconto: pieno di precisazioni, analisi e realismo. Emergono le caratteristiche psicologiche dei personaggi in scena. Fanno parte di questo piano, ad esempio, l’ambientazione iniziale e il dialogo fra don Abbondio e i bravi 2. Riflessione: porta su un piano generale o universale le osservazioni particolari. Dal singolo si passa alla collettività. Ad esempio, dal carattere di don Abbondio si risale alla struttura sociale dell’epoca, tipica del Seicento. - Il piano del vero, quindi storico e psicologico, e quello dell’utile, quindi conoscitivo e morale, si uniscono. 56 bravi: malviventi, seguono gli ordini del signorotto del luogo 72 LETTERATURA ITALIANA Nel 1822→ La conversione filosofica - Nello Zibaldone, di cui già aveva iniziato la stesura, confessa della sua conversione filosofica, quindi la sua adesione a una concezione materialistica e atea. Dal 1823 al 1827 → Viaggi e Operette Morali - Dopo un breve e deludente soggiorno a Roma, Leopardi torna a Recanati, dove accantona la poesia per scrivere le Operette Morali, delle originali prose e dialoghi filosofici. - Nel luglio 1825 lascia Recanati, diretto a Milano, dove si dedica ad alcuni progetti editoriali. Vive fra Milano e Bologna. - Nell’estate del 1826 si stabilisce a Firenze. - Estate 1827, vengono pubblicate a Milano in prima edizione le Operette Morali. - Nel novembre del 1827 si trasferisce a Pisa. Dal 1828 al 1831 → Il ciclo pisano-recanatese, l’ultimo saluto a Recanati e Firenze - A Pisa, città amata dallo scrittore, Leopardi trascorre un periodo di estrema serenità, durante il quale si dedica alla scrittura del ciclo dei canti-recanatesi. - Torna brevemente a Firenze, ma è costretto a tornare a Recanati a causa di problemi economici. Qui trascorre 16 mesi di insopportabile depressione. - Gli amici toscani mettono a sua disposizione una somma sufficiente per vivere a Firenze per un anno. Dopo aver accettato Leopardi lascia Recanati, non vi tornerà più. - Durante il suo soggiorno a Firenze si consolida la sua amicizia con il giovane scrittore napoletano Antonio Ranieri. - Nel novembre si trasferisce da Ranieri e nel frattempo si innamora di Fanny Targioni Tozzetti, alla quale dedica il ciclo di Aspasia. Dal 1831 al 1836 → Canti, Napoli e La ginestra - Nel 1831, esce a Firenze la prima edizione dei Canti, dedicata Agli amici suoi di Toscana. - Nell’ottobre del 1833, Leopardi e Ranieri si trasferiscono a Napoli. Le condizioni di salute di Leopardi si aggravano velocemente - Fra il 1834 e il 1835 è gravemente malato e scrive alcune opere satiriche. - Fra il 1836 e il 1837, Leopardi, Ranieri e la sorella Paolina vivono fra Torre del Greco e Torre Annunziata, ai piedi del Vesuvio, per sfuggire all’epidemia di colera. Qui, Leopardi prende ispirazione per la stesura della Ginestra. Nel 1837 → Lamorte a Napoli - Leopardi torna a Napoli nel febbraio del 1837, dove le sue condizioni si aggravano velocemente. - Giacomo Leopardi muore il 14 giugno 1837, a Napoli. 75 LETTERATURA ITALIANA Le lettere → Di Leopardi sono conservate 931 lettere, indirizzate a diversi destinatari. - Al padre - la corrispondenza fra Leopardi ed il padre mette ancora più in evidenza il disprezzo che il figlio nutriva per lui e il loro rapporto conflittuale. - Al fratello e alla sorella - spicca la loro complicità ed il loro gusto per la narrazione ironica e avventurosa. - A Pietro Giordani - iniziata nel 1817, forse la corrispondenza più prolifica e fruttuosa di Leopardi. Il giovane autore confessa quanto esistenzialmente importante sia il suo rapporto con la letteratura. - A Monti e Viesseux - meno umanamente sentite ma ugualmente importanti. → Leopardi è il primo a non fare della corrispondenza privata unmezzo per l’auto-compiacimento e auto-rappresentazione pubblica. Nelle sue lettere prevale la finalità immediata e personale della comunicazione con i destinatari. La teoria del piacere Tipologia di testo → pagina di diario Raccolta → Zibaldone di pensieri → In questa parte dello Zibaldone, Leopardi si concentra sull’esposizione della sua teoria del piacere, attraverso un’argomentazione rigorosa. → Premette che l’anima umana desidera un piacere infinito, che non ha limiti. Lo è per durata, perchè non si esaurisce finché non finisce la vita e per estensione, cioè il desiderio del piacere è inesauribile perché riguarda il piacere in sé, e quindi non possono esistere singoli oggetti che lo soddisfino - 6-7, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. → La conseguenza è che un tale desiderio è destinato a rimanere inappagato, perché nessun piacere è eterno. Il conseguimento di un oggetto di desiderio non spegne il desiderio del piacere, in quanto risponde con qualcosa di finito a una richiesta infinita. - 7-10, Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1.né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta che tutto esista limitatamente e tutto abbia confini, e sia circoscritto. → Soltanto l’immaginazione può soddisfare il desiderio del piacere – desiderio che è infinito – perché soltanto l’immaginazione può creare oggetti infiniti per numero, per durata e per 76 LETTERATURA ITALIANA estensione; l’uomo sperimenta una condizione di felicità quando può soddisfare la propria infinita sete di piacere con questi oggetti infiniti illusori, creati dalla sua facoltà immaginativa; → La natura aveva disposto gli uomini al piacere facendoli ignoranti, cioè capaci di illusioni e di immaginazione; → In poesia il vago e l’indefinito sono fonti di piacere in quanto attivano l’immaginazione (ciò che è indeterminato non può essere percepito dalla ragione perché la ragione non ha la capacità di concepire oggetti). Il pessimismo leopardiano e le sue fasi → Il sistema filosofico di Leopardi si concentra sin dall’inizio sul problema dell’infelicità umana. → Con i cambi repentini di ideologie, religioni e filosofie nel corso della vita di Leopardi, cambiano, ovviamente, anche le posizioni degli elementi che l’autore inserisce all’interno del proprio sistema. → Il pessimismo di Leopardi attraversa 3 fasi, ben distinguibili fra di loro: Fase Caratteristiche Prima fase - Il pessimismo storico - l’infelicità dell’uomo è vista come un fenomeno storico - la natura è incapace di generare felicità, ma può generare illusioni che proteggono l’uomo dalla coscienza del vero → natura madre benevola - opposizione fra la natura, positiva e benefica, e la ragione, che condanna l’uomo all’infelicità - la civiltà umanamoderna ha distrutto le illusioni generate dalla natura, le quali rendevano l’esistenza sopportabile - l’azione, l’eroismo e la poesia erano gli antidoti alla decadenza della civiltà moderna → Tra il 1819 e il 1823 - viene meno l’adesione al cattolicesimo - conversione filosofica al materialismo - adesione al sensismo illuministico e al meccanicismo settecentesco - elabora la teoria del piacere 77 LETTERATURA ITALIANA - la critica all’antropocentrismo - il mito del progresso, che non regge il confronto con la grandezza degli antichi → Lo stile è contaminato da vari generi. Si passa da un registro lirico-alto a uno filosofico-medio, fino ad arrivare a un realistico-basso e colloquiale. Dialogo della Natura e di un Islandese Tipologia di testo → dialogo in prosa Raccolta → Operette morali, 1827 → Scritta nel 1824, è la dodicesima operetta nella lista sin dall’edizione fiorentina. Argomento → Il primo protagonista è un Islandese, che ha girato tutto il mondo in cerca di un luogo nel quale potesse non soffrire l'assillo di climi estremi, aria cattiva e malattie, non trovandolo mai. Mentre si trova in Africa, si imbatte nella Natura, che gli si presenta in forma di una donna gigantesca. Al sentire le lamentele dell’Islandese nei suoi confronti, la Natura gli risponde che lei è del tutto indifferente alle sofferenze degli uomini, la loro estinzione non le farebbe effetto. Il suo unico scopo è quello di preoccuparsi del ciclo perpetuo di creazione e distruzione, del meccanismo della vita, di cui sono condizioni necessarie le malattie, le sofferenze fisiche e la morte. Il dialogo fra i due si conclude in modo brusco perché, anche se non viene esplicitato, l’Islandese muore. Analisi → Lo stile dell’operetta si fonda su due elementi: l’ironia e la tecnica dell’accumulo. - Teoria dell’accumulo: l’Islandese inizia ad elencare tutte le intemperie da lui affrontate durante i suoi viaggi. Dalla descrizione si passa gradualmente all’accusa, trasformando il tutto in una requisitoria contro la Natura. → 41-44, la lunghezza del verno, l'intensità del freddo, e l'ardore estremo della state, che sono qualità di quel luogo, mi travagliavano di continuo; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m'inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo → 64-66, sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dall'incostanza dell'aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni dove. 80 LETTERATURA ITALIANA → Le numerose domande che l’Islandese pone alla Natura non hanno risposta. Questo è un grande segno del materialismo leopardiano, che si basa un bisogno spasmodico di significato. Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere Tipologia di testo → dialogo in prosa Raccolta → Operette morali, 1834 → Scritta nel 1832, è la ventitreesima operetta nella lista, pubblicata nella seconda edizione fiorentina. Argomento → Operetta molto breve, si concentra in un breve scambio di battute tra un venditore di almanacchi e un passante. Il dialogo è formato per la maggior parte da domande da parte del passeggere e risposte brevi e ingenue del venditore. → Le domande si fanno gradualmente sempre più serie, cupe e filosofiche. La prima domanda che il passante pone è “Credete che sarà felice quest’anno nuovo?”60, mentre l’ultima è “Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?”61 La conclusione amara, tratta dal passante stesso, è che se qualcuno potesse decidere di rinascere e rivivere la sua vita, con tutti i beni e i mali, nessuno lo farebbe. - 45-46, se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere Analisi → Le battute del passeggere sono ovviamente più lunghe e articolate, mentre quelle del venditore brevi, a tratti balbettanti. → Quando il passeggere pone una domanda sa già perfettamente che risposta vuole ottenere. In qualche modo la risposta è implicitamente inclusa nella domanda. Quelle del venditore non sono risposte, ma sono conferme. → Il venditore e il passeggere rappresentano due facce d'una stessa medaglia. Da un lato il primo rappresenta un punto di vista ingenuo e ottimista, mentre dall’altro, il secondo, gli contrappone una visione pessimistica e disincantata. 61 righi 30-31 60 righi 4-5 81 LETTERATURA ITALIANA Paralipomeni della Batracomiomachia Tipologia di testo → poemetto Schemametrico → otto canti in ottave → I Paralipomeni della Batracomiomachia è un breve poemetto satirico, scritto tra il 1831 e il 1835 e pubblicato postumo nel 1845, a cura di Ranieri. → Si tratta di poema eroicomico di 8 canti in ottave, in forma di favola allegorica. → Nel titolo - Paralipomeni → “cose tralasciate” - Batracomiomachia → “battaglia delle rane e dei topi”, un poemetto pseudomerico tradotto da Leopardi → Nell’opera originale vi è appunto una battaglia tra rane e topi. La novità di Leopardi è l’aggiunta di granchi al fianco delle rane. → L’opera in sé è una rappresentazione in chiave comica e allegorica degli avvenimenti storici tra il 1815 e il 1821. Riguarda, quindi, lo scontro tra i topi abitatori di Topaia (liberali italiani) e i granchi invasori (austriaci). → Trama: I topi (liberali), sconfitti dalle rane (Borboni) e dai granchi (austriaci), eleggono su base costituzionale il re Rodipane, di cui diventa primo ministro il conte Leccafondi, intellettuale progressista e impegnato in politica; i granchi intervengono per reprimere questo regime, di cui non possono tollerare l'esistenza, mettendo in rovinosa fuga i topi. Il conte Leccafondi allora va in esilio per cercare aiuto per la sua patria oppressa, incontra Dedalo, e scende persino nel regno dei morti a chiedere consiglio ai topi defunti, che però rispondono alle sue domande con una fragorosa risata. Alla fine essi gli consigliano di rientrare in patria e rivolgersi al generale Assaggiatore. Leccafondi riesce a ritornare a Topaia e dopo mille insistenze riesce ad ottenere l'aiuto di Assaggiatore. Il poemetto si interrompe qui perché, come spiega Leopardi, al manoscritto da cui aveva tratto la storia manca la parte finale → Fra i temi principali vi sono sicuramente la critica del Risorgimento, la critica dell’antropocentrismo, dello spiritualismo cristiano e del mito del progresso e, ovviamente alla base, sempre una visione materialistica. → Satira e ironia sono alla base dello stile e della forma del poemetto. L’andamento della storia è narrativo e discorsivo, ricco di digressioni. Il tono è divertito, polemico e tagliente. 82 LETTERATURA ITALIANA La sera del dì di festa Tipologia di testo → Canzone libera Raccolta → Canti, 1818-1837 Schemametrico → 46 endecasillabi sciolti → Composto nel 1820, l’idillio La sera del dì di festa, include una lunga riflessione sul paesaggio notturno, la distanza della donna amata e l’immensità del passato. → La poesia si apre con la descrizione di una notte illuminata dalla luna (versi 1-14) → Il componimento ruota attorno a 3 nuclei narrativi: 1. L’indifferenza della donna amata → O donnamia (verso 4) → Il poeta, addolorato e sveglio nel mezzo della notte, lamenta del fatto che la donna amata, al contrario di lui, stia dormendo serena e consapevole del dolore che gli ha procurato. 2. Il canto dell’artigiano → Odo non lunge il solitario canto / Dell'artigian, che riede a tarda notte (versi 25-26) → Il poeta, durante le sue riflessioni notturne, viene distratto dal canto di un artigiano, che a tarda serata si sta avviando verso casa. Lo stimolo uditivo di un elemento esterno, ricorda all’autore della fugacità del tempo, lo induce alla riflessione su quanto le cose e le vite umane siano fragili e poco importanti e su quanto poco lascino il segno nel mondo. 3. Il ricordo infantile del giorno di festa → Nella mia prima età, quando s’aspetta / Bramosamente il dì festivo (versi 40-41) → Leopardi rievoca un ricordo del suo passato, suscitato dal canto dell’artigiano, che rivela come il giorno festivo, nel suo passare, lasci una grandissima insoddisfazione in chi lo ha vissuto, che si appresta a vivere di nuovo un giorno ordinario63. Questo ricordo fa ancora male al poeta e lo rende ancor più consapevole dell’amara esistenza che è costretto a vivere. A Silvia Tipologia di testo → Canzone libera Raccolta → Canti, 1818-1837 Schemametrico → 34 settenari e 29 endecasillabi → A Silvia viene composto nell’aprile del 1828, a Pisa. Come si può intuire da una lettera scritta dall’autore alla sorella Paolina*, questa poesia segna la ripresa della creatività poetica di Leopardi. 63 Ne Il Sabato del villaggio viene raccontato il piacere dell’attendere il dì di festa. 85 LETTERATURA ITALIANA *“Dopo due anni, ho fatto versi quest’Aprile; ma versi veramente all’antica, e con quel mio cuore di una volta” → Questa poesia inaugura, oltre alla ripresa dell’autore, anche la serie dei canti pisano-recanatesi. Da un lato le poesie di questa fase si rifanno agli idilli giovanili, dall’altro presentano novità nei temi, ma soprattutto nella metrica, che mostra versi più liberi. → La poesia, dal punto di vista tematico, presenta un parallelismo fra Silvia, la protagonista, e il poeta. Il parallelismo fra le due vicende si basa sul tema dell’infelicità costitutiva dell’essere umano. Se da un lato le speranze giovanili di Silvia vengono troncate dalla morte, quelle del poeta vengono portate via dal tempo e dal compimento dell’età adulta. → A Silvia non è una poesia d’amore come si potrebbe erroneamente pensare. Dietro l’identità di Silvia si cela quella di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi e morta 10 anni prima di tisi. → Ogni strofa è dedicata ad un elemento in particolare 1. A Silvia → 2. A Silvia 3. All’io 4. Raccordo - l’io e il tu (Silvia) vengono uniti in un noi 5. A Silvia 6. All’io La ginestra, o il fiore del deserto Tipologia di testo → Poemetto lirico-filosofico Raccolta → Canti, 1818-1837 Schemametrico → Sette strofe di eccezionale lunghezza, metrica libera, stile vario. → L’ultimo componimento poetico di Leopardi all'interno della raccolta Canti, pubblicato con l’edizione postuma del 1845. La sua lunghezza, la sua intensità e la sua posizione nella raccolta finale ne fanno una sorta di trattamento lirico-filosofico dell’autore. → Le sue riflessioni all’interno del poema si basano sull’ultima fase del suo pessimismo, quello titanico. Lo si può intuire già dal titolo: la ginestra. Questo fiore cresce, infatti, alle pendici del Vesuvio, in un ambiente del tutto inospitale per forme di vita del genere. 86 LETTERATURA ITALIANA All’interno di questa grandemetafora, il paesaggio desolato del Vesuvio rappresenta la natura maligna del pessimismo titanico, mentre la ginestra rappresenta l’umanità. Il fatto che l’uomo sia rappresentato proprio da questo elemento della flora napoletana, è una sorta di invito, di esortazione, alla civiltà di creare un’alleanza, farsi forza a vicenda e combattere contro il loro nemico comune, ovvero la natura. Naturalismo, Simbolismo e Decadentismo 87 LETTERATURA ITALIANA - Nel 1884 mette in scena, a Torino, il dramma Cavalleria rusticana, con grande successo. → Nel 1889 pubblicaMastro-don Gesualdo. Dal 1893 al 1922 - Ritorno a Catania → Nel 1893 torna ad abitare a Catania → i suoi atteggiamenti sempre più conservatori lo avevano spinto ad un forte cinismo anche nella vita privata. → Nel 1897 pubblica La caccia al lupo, una novella di grande asciuttezza e crudeltà. → Nel 1920 viene nominato senatore. A Catania assiste ai festeggiamenti per i suoi ottant’anni, durante i quali Pirandello tiene un intenso discorso in suo onore. → Muore il 24 gennaio 1922. Le opere 1861-1886 → Le prime prove narrative - I carbonari della montagna → romanzo storico-patriottico - Una peccatrice → romanzo sull’amore-passione 1871-1876 → Opere giovanili - Eva, Tigre reale, Eros → argomento mondano67, parte della fase tardo-romantica e scapigliata; la prefazione comemanifesto di poetica e denuncia della crisi dell’arte nel mondomoderno; 1. Eva → storia di un pittore siciliano che a Firenze si innamora di una ballerina e perde sé stesso 2. Tigre reale → una storia di corruzione esercitata sul protagonista da una contessa russa 3. Eros → una storia di un ragazzo che si consuma progressivamente, fino al suicidio - Storia di una capinera → storia di una giovane donna costretta a farsi monaca; argomento mondano, denuncia sociale e introspezione psicologica - Nedda → la storia di una raccoglitrice di olive, di cui Verga propone una commossa partecipazione alle sue sventure; anticipazione del Verismo e adesione al Naturalismo 67 L'argomento mondano è caratterizzato da un'attenzione alla vita quotidiana, alle relazioni sociali, alle mode e ai costumi della borghesia e dell'aristocrazia dell'epoca. Tipicamente è un argomento associato alla Scapigliatura. 90 LETTERATURA ITALIANA Le opere della maturità → 1878-1889 - Le opere veriste → Il ciclo dei vinti → prevedeva un’analisi della società dalle classi più umili a quelle più alte. Vinto → chi si fa travolgere dall’onda del progresso 1. I Malavoglia (completo) → rappresentazione della vita dei pescatori 2. Mastro-don Gesualdo (completo) → rappresentazione della vita della borghesia di provincia 3. La duchessa di Leyra (incompiuto) → rappresentazione della vita della nobiltà cittadina 4. L’onorevole Scipioni (mai iniziato) → rappresentazione del mondo parlamentare romano 5. L’uomo di lusso (mai iniziato) → rappresentazione del mondo degli scrittori e degli artisti - Le raccolte di novelle → Vita dei campi → raccolta di otto novelle che raccontano fatti di vita quotidiana e popolare della campagna siciliana. I protagonisti sono personaggi di classe umile, che sono completamente distaccati dalla conoscenza della vita borghese e nobiliare, e conoscono solo unmondo dominato dal lavoro, dalla miseria e dalle sofferenze. L’io narrante delle novelle è sempre della classe popolare e, a volte, descrive gli altri personaggi in modo ironico e comico, in contrasto con la crudezza delle vicende raccontate. → Novelle rusticane → 12 novelle, sempre ambientate nella campagna siciliana, ma a differenza di Vita dei campi, qui la rappresentazione è molto più reale e pessimista. Come temi vengono portati in primo piano la miseria, la fame e la ricerca del possesso, della “roba”, di fronte al quale ogni uomo perde i suoi principi e i suoi valori. Le tecniche: l’impersonalità e la regressione L’impersonalità → la poetica dell’impersonalità prevedeva una descrizione del mondo dei contadini e dei pescatori in unmodo completamente distaccato, con il fine di restituirne un ritratto più vicino possibile alla realtà. Implica l’uso di parole della narrazione popolare e l’affrontare temi crudi e strazianti. La regressione → la tecnica della regressione o eclissi prevede che l’autore metta da parte sé stesso, le sue conoscenze, la sua percezione del mondo e regredire a tal punto da calarsi totalmente all’interno del contadino o del pescatore. Deve essere in grado di parlare con le sue parole e vedere il mondo dai suoi cocchi. Solo così l’autore può allontanarsi dalla realtà oggettiva e presentare al lettore la realtà del mondo che viene rappresentato. 91 LETTERATURA ITALIANA Rosso Malpelo Tipologia di testo → Novella Raccolta → Vita dei campi, 1880 Struttura → Antifrastica Trama → Rosso Malpelo, soprannominato così per il suo colore di capelli, è un ragazzo che lavora duramente in una cava di rena68, in Sicilia. Viene presentato come un personaggio sfruttato, deriso e trattato senza alcuna pietà o scrupolo, sia dai lavoratori intorno a lui sia dalla sua stessa famiglia. Viene completamente emarginato da tutti, tranne che da suo padre, il quale lo difende spesso dalle maldicenze. Mastro Misciu, soprannominato “Il bestia”, lavora, come suo figlio, nella cava di rena, luogo nel quale morirà in seguito all’abbattimento di un pilastro, mansione che stava svolgendo al fine di guadagnare qualcosa in più. Questo primo lutto segna fortemente Rosso che, persa l’unica persona che gli dimostrava affetto, decide di rendere degno il suo nome, assumendo un atteggiamento cinico e spietato. Le cattiverie che subisce ogni giorno lo costringono a riversare la sua frustrazione su altre cose, prima fra tutte il suo amico Ranocchio, un bambino in pessime condizioni di salute arrivato da poco alla cava, e anche sul vecchio asino. Il rapporto fra i due è un po’ ambivalente: se da un lato Rosso lo tratta con antipatia, allo stesso tempo gli offre il suo cibo e svolge al posto suo le mansioni più pesanti. Rosso rimane completamente solo quando anche Ranocchio muore, indebolito dalle condizioni di lavoro pessime, e la madre e la sorella lasciano casa. Trovandosi nella solitudine più totale, emarginato e deriso dai lavoratori della cava, Rosso inizia ad offrirsi volontario per svolgere le mansioni più rischiose. Un giorno, durante un’esplorazione pericolosa alla ricerca di un pozzo, il protagonista si smarrisce, non riemergendo più dalle viscere della cava. L’indifferenza generale dei lavoratori viene ben presto rimpiazzata alla paura che il suo fantasma si aggiri per la cava “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi”. Incipit → L’inizio del racconto è un’importante introduzione alla tecnica dello straniamento che Verga adotterà per il resto della novella. “Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo.” Verga si cala nella mentalità di un lavoratore della cava, basando la sua opinione, quindi quella del narratore, su un pregiudizio infondato. L’antifrasi → La struttura del racconto è antifrastica. La tesi iniziale è che sia Rosso Malpelo ad essere cattivo, ma leggendo fra le righe si può intuire che l’autore cerca di far intuire che sono le persone intorno a lui e i pregiudizi che scaturiscono dal suo colore di capelli a fare di lui questo ritratto. 68 materiale simile alla sabbia, chiamato anche “terra rossa” 92 LETTERATURA ITALIANA flashback sulla sua scalata sociale vengonomostrate la sua intraprendenza e la sua quasi devozione per la roba. Il nome → Mastro veniva utilizzato per gli artigiani, i falegnami e i muratori, come lo era stato lui, mentre Don veniva utilizzato, oltre che per la Chiesa, anche per persone di classe elevata. Il trattino che separa/unisce mastro e don segnala la conflittualità sociale del protagonista. Un mastro che pur essendosi allontanato dalle sue origini plebee, diventando un don, non riesce ad eliminare la memoria delle sue umili origini. Mastro-don Gesualdo è troppo ricco per la classe umile, ma troppo umile per la classe aristocratica. La morte di Gesualdo Tipologia di testo → Romanzo, prosa Raccolta →Mastro don Gesualdo, 1888 Capitolo → Capitolo V, Parte IV → Il capitolo conclusivo del romanzo coincide con la morte del protagonista. La narrazione è suddivisibile in 3 parti: 1. Descrizione di come don Gesualdo trascorre il tempo nel palazzo del genero, a Palermo. Il punto di vista è quello di don Gesualdo stesso, che mostra quella che è la sua quotidianità, divenuta vacua e ripetitiva. 2. Descrizione di alcuni episodi quali i consulti con vari medici per farsi spiegare la situazione della malattia, gli incontri con la figlia Isabella e talvolta con il genero. Qui i punti di vista si alternano, ma il predominante resta quello di Gesualdo. 3. Descrizione dal punto di vista di don Leopoldo, un servitore incaricato di accudire Gesualdo durante la notte. Qui viene mostrato l’atteggiamento sprezzante della servitù della casa nei confronti di Gesualdo, che per loro rimane estraneo all’ambiente nobiliare e meritevole di essere rifiutato anche dal ceto umile al quale appartiene per nascita. I Malavoglia Tipologia di testo → Romanzo, prosa Raccolta → Ciclo dei Vinti, 1881-x Struttura → 15 Capitoli → I Malavoglia è il primo e più famoso romanzo verista di Giovanni Verga, il primo del Ciclo dei Vinti. → Formato da 15 capitoli, si divide in tre parti, con due protagonisti 1. Padron ‘Ntoni - Capitoli I-IV 95 LETTERATURA ITALIANA 2. Padron ‘Ntoni - Capitoli V-X 3. ‘Ntoni - Capitoli XI-XV → Il capitolo X funge da unione, da cerniera, fra i due blocchi. → La vicenda si svolge nei primi anni dell’Unità d’Italia, quindi dal 1863 circa, con la partenza di ‘Ntoni per la leva. Si conclude il tutto nel 1878, quando ‘Ntoni si allontana del tutto dalla famiglia. Trama → La storia gira intorno alla famiglia Toscano, una famiglia di pescatori siciliani, di Aci Trezza e noti a tutti come i Malavoglia. Il soprannome è del tutto ironico: i Toscano sono, infatti, gente laboriosa, da tutti definiti buona e brava gente di mare. La famiglia è composta dal nonno, Padron ‘Ntoni, capofamiglia tanto stimato per il suo buon senso. Seguono il figlio Bastianazzo, sottomesso alle volontà del padre, la nuora Maruzza, di bassa statura e ironicamente detta la Longa. Poi, i nipoti Ntoni, Luca, Messi, Mena e Lia. Verga fornisce il quadro di una famiglia umile, ma compatta, unita e solidale. I Malavoglia hanno due possedimenti importanti: la casa in cui vivono, la casa del nespolo, ed una barca da pesca, la Provvidenza. Le due proprietà rappresentano i valori morali e affettivi che legano la famiglia tra loro. Per migliorare le condizioni economiche della famiglia e fare la dote a Mena, padron ‘Ntoni si indebita con l’usuraio del paese in seguito ad un acquisto, in credito, di una partita di semi di lupino. I Malavoglia, a questo punto, caricano a bordo della Provvidenza la merca per poterla vendere altrove, ma durante il trasporto si scatena una tempesta e la barca naufraga. Bastianazzo muore in mare, insieme ad un garzone, ed il carico va perduto. Oltre alla disgrazia luttuosa che si abbatte sui Malavoglia, la famiglia passa dall’essere padroni di qualcosa alla miseria più totale. Una serie di episodi tutti in discesa iniziano a susseguirsi. Mena è innamorata segretamente di un carrettiere, Alfio, ma è pronta a sacrificare il suo amore per lui in nome di quello della sua famiglia per sposare Brasi Cipolla, figlio di un ricco possidente. Luca, il secondogenito, parte militare per sostituire ‘Ntoni, che morto il padre deve tornare perché utile in casa. Tuttavia, nonostante la barca sia stata rimessa in sesto per lui, ‘Ntoni torna pigro, svogliato. La famiglia sembra riprendersi, Mena sta per fidanzarsi con Brasi Cipolla, ma sopraggiunge la notizia della morte di Luca. In più, la Provvidenza naufraga nuovamente e ‘Ntoni, stanco di quella vita, desidera evadere da quella situazione, viaggiando verso le città che aveva visto durante il servizio militare. Tornati in miseria, padron ‘Ntoni è costretto a vendere la casa del Nespolo per ripagare il creditore dei lupini. ‘Ntoni rimane solo per la madre, ma una volta morta di colera, decide di abbandonare la famiglia e cercare fortuna a Trieste. Torna più povero di prima ed inizia a fare il predicatore, a frequentare la bettola insieme a una compagnia di contrabbandieri, disonorando la famiglia. Nel frattempo, il brigadiere Don Michele si invaghisce della giovane Lia. 96 LETTERATURA ITALIANA Una sera ‘Ntoni viene coinvolto in una rissa e pugnala, nonmortalmente, Don Michele. Il ragazzo viene catturato e condannato. Padron ‘Ntoni spende tutti i loro risparmi per pagare l’avvocato difensore che tira in ballo la relazione fra Don Michele e Lia, trasformando la rissa in una lotta per l’onore della sorella. Se da un lato ‘Ntoni riesce a cavarsela con 5 anni di carcere, la sorella Lia, disonorata, fugge a Catania, dove si prostituisce. Padron ‘Ntoni, ormai stanco di tutte le disgrazie, va in ospedale per non gravare sulle spalle dei nipoti. I Malavoglia, ormai, sono in pochi. Alessi, cioè Messi, lavora per riscattare la casa del Nespolo. Una volta riuscito, sposa la Nunziata. Mena, nonostante Alfio le parli nuovamente di matrimonio, rifiuta, considerandosi disonorata dalle sorti della famiglia e sentendosi ormai troppo vecchia. Nonostante il riscatto della casa, per padron ‘Ntoni è troppo tardi: muore nell’ospedale della città. Alla fine, ‘Ntoni torna a casa dopo il carcere. Ha intenzione di chiedere scusa e mostrarsi pentito, ma quando si accorge del fatto che ad aver riscattato la casa sono quelli puri e onesti, decide di non infangare ulteriormente la sua famiglia. Parte il giorno dopo e, quando se ne va, nessuno lo ferma. Stile → Alcune caratteristiche distintive sullo stile deiMalavoglia: - Nell’incipit l’espressione un tempo, insieme all’utilizzo dell’imperfetto, dona alla storia un tono fiabesco. - L'utilizzo del discorso diretto, indiretto e indiretto libero, per far prevalere i discorsi dei personaggi. → è un racconto corale, la storia viene raccontata attraverso i personaggi degli abitanti di Aci Trezza, fornendo al lettore le informazioni necessarie a ricavare l’intreccio degli avvenimenti. - Con la tecnica della regressione, Verga utilizza il linguaggio popolare, con termini dialettali e altri grammaticalmente scorretti. Alcune peculiarità permettono al lettore di distinguere il personaggio dal coro dei compaesani. Esempio: i proverbi rimandano direttamente a Padron ‘Ntoni - L’artificio dell’antifrasi (dire qualcosa intendendo l’esatto contrario di ciò che si dice) per esempio quando attribuisce il soprannome di Malavoglia e La Longa per sottolineare una caratteristica opposta a quella realmente posseduta dai soggetti (in realtà i Malavoglia sono persone laboriose e la moglie di Bastianazzo è bassa di statura) - Si alternano registro lirico-simbolico (descrizione degli stati d’animo di Mena, della Longa, di padron ‘Ntoni) e registro comico-caricaturale (nella rappresentazione dei personaggi di Trezza, nei comportamenti e discorsi cinici e meschini dei compaesani). 97
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