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letteratura moderna dell'anno, Appunti di Letteratura

appunti lezioni di letteratura di tutto l'anno

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 29/03/2023

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Scarica letteratura moderna dell'anno e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! LETTERATURA MODERNA                                                La docente fornisce la dispensa che si trova su bb in cui si trovano anche le pagine in cui bisogna studiare. Donne di cuore e di picche è un libro in cui vengono raccontate storie importanti d’amore, è un libro molto snello e preciso. La seconda parte è dedicata alla favola e alla fiaba. L’esame non si divide. PARTE DALLA DOMANDA A SCELTA  IL PERIODO NAPOLEONICO È il primo periodo in cui collocheremo gli autori più importanti della letteratura italiana. L’età napoleonica vede l’Italia come un teatro di avvenimenti molto drammatici. L’intellettuale viene chiamato a guidare le rivoluzioni. È un uomo nuovo e la cultura e l’arte risentono della volontà di rinnovamento e si vuole sentire l’uomo come punto di riferimento di un pensiero non più legato alla nobiltà ma legato alla borghesia. Dal 1796 al 1799 abbiamo la prima campagna di Napoleone in Italia. Arrivano in Italia e subisce da parte degli intellettuali una voglia di cambiamento e speranza. Si instaura un nuovo pensiero attraverso l’illuminismo francese che ebbe in italia una grande forza di pensatori come Beccaria. Nel 1799 c’è stata la campagna di Napoleone in Egitto e la caduta delle repubbliche, c’è stato un grande patto saliente ovvero la sconfitta dei giacobini rivoluzionari che si staccano dai giacobini moderati. Questi giacobini sostenevano la libertà di pensiero e il concetto di popolo. Poi abbiamo un altro periodo che va dal 1800 al 1814 con il crollo totale delle idee rivoluzionarie e si torna ad un pensiero reazionario (che è il contrario di rivoluzionario). Questo periodo che va dal 800 al 814 comprende la seconda campagna d’Italia con Marengo e dopo l’incoronazione di Napoleone abbiamo il regno italico. Nel 1805 Foscolo va a scuola a Brescia e ha un rapporto con la Martinengo. Dopo l’incoronazione di Napoleone abbiamo il regno italico. Esplode un pensiero, quello della borghesia. La borghesia non aveva delle relazioni così leggere con la nobiltà. In italia abbiamo avuto i moderati. Milano è c’entro di interesse di tutto, troviamo autori come Foscolo,Monti, Giordani. In questo periodo ci sono due istanze, l’illuminismo e il romanticismo. Non sono le uniche due istanze culturali. Sono le più importanti ma non le uniche. Nell’illuminismo i pensatori sono logici e matematici. Nel romanticismo abbiamo l’uomo che è un individuo. L’individualità è l’elemento che caratterizza l’uomo. Tutti siamo diversi. Questi due grandi movimenti hanno altre ramificazioni dunque. Esiste il pre-romanticismo, a stampo sepolcrale  inglese. Riguardano una riflessione sulla morte. Foscolo non è Romantico ma è pre-romantico. L’altro grande movimento è il neoclassicismo. Incarna di più il periodo napoleonico. Bonaparte diventa l’uomo più malvagio d’Europa. Ogni autore darà un giudizio su Bonaparte. Noi tutti gli autori che analizzeremo, sono inseriti in questo contesto storico. Il neoclassicismo Sorge sul terreno di numerosi studi dell’arte classica. Il grande teorizzatore del neoclassicismo si chiama Winkelmann che scrive il libro “la storia dell’arte nell’antichità”e parla per la prima volta della bellezza ideale. L’arte greca era dotata di una certa semplicità nobile, di una quieta grandezza. È una bellezza intesa come sublimazione dell’umano. È una bellezza che presuppone il dominio delle passioni. La ragione è indispensabile per la creazione del bello. Non è così pulito il concetto di neoclassicismo e di bello ideale. Questa operazione in cui si contemplano razionalità, passione,compostezza e l’armonia, ovvero il sublime. Tutto questo influisce tutte le forme dell’arte. Il neoclassicismo ha delle articolazioni : ne riscontriamo 3, la prima è un neoclassicismo definito romano e archeologico. Il neoclassicismo ha colorazioni differenti, la prima la vediamo in un neoclassicismo romano e archeologico che si esprime soprattutto nelle architetture e nelle grandi raffigurazioni delle rovine romane. Il neoclassicismo è favorito dai pontefici che si sentono eredi del mecenatismo. Questi papi si sentono eredi e si ispirano a questi. Questo neoclassicismo avrà intonazioni anche anti-francesi e anti- reazionari. Il secondo tipo di neoclassicismo possiamo definirlo repubblicano. Si sviluppa soprattutto nella Francia rivoluzionaria che attraverso ricostruzioni del mondo romano voleva enfatizzare grandi fatti storici. È anche molto più popolare ed è veicolo privilegiato della diffusione del teatro. L’ultimo è il neoclassicismo imperiale che è ordinato dal cesarismo napoleonico. È l’esaltazione della grandezza. Abbiamo i grandi quadri di David e allo scrittore Canova. Nasce lo stile impero che si esprime in uno spaccato di arti minori. Lo stile impero riguarda l’arredamento, l’abbigliamento, l'oreficeria. È una simbologia che si rifà all’età imperiale romana. Il neoclassicismo ha queste tre grandi forme. Neoclassicismo letterario Riguarda anche la letteratura europea. Noi vediamo come molti autori partono dalle traduzioni dell’Iliade e dell’odissea. Partendo dalle grandi opere dell’antichità, il neoclassicismo letterario ha grandi contenuti. I contenuti sono relativi alla nostalgia del mondo classico perchè li si rivivono i grandi valori come la libertà, la gloria,la poesia e la serenità. Si tende così ad un sublime. Ecco che in questa storia del neoclassicismo letterario abbiamo alcuni letterati che vogliono recuperare il repertorio mitologico. Questo neoclassicismo è degli intellettuali integrati. Loro tornano al classico facendolo nuovo e rinfrescando. Foscolo nei sepolcri quando parla degli eroi, lui rifà una cosa nuova. Il neoclassicismo letterario. Nasce poi il mito dell’ellade. Il neoclassicismo si configura sentendo una grande nostalgia. Si usano figurazioni mitologiche. Nel periodo napoleonico si va in crisi con la lingua francese che era la lingua ufficiale. Nasce un movimento di reazione di alcune teorie linguistiche. Alcuni autori vogliono ritornare ad un linguaggio puro (il purismo) come i classici toscani del 300 e i linguisti del 700. Poi viene proposta anche la lingua comune. Monti incarna l’idea del neoclassicismo in tutto. Lui incarna il neoclassico. Nasce una moda letteraria attraverso i poemi ossianici. Sono descrizioni notturne, gotiche,sepolcrali. In Inghilterra avevano avuto Jung e Grey, in italia sono arrivati filtrati da Cesarotti. La poesia ossidrica aveva come argomento centrale il tema del sepolcro e della morte. Foscolo infatti lo vivranno in maniera molto forte. VINCENZO MONTI Nasce ad Alfonsine (Ravenna) nel 1754 ed è più giovane di Foscolo. La sua opera riveste un significato che va al di là del significato letterario, è una testimonianza estetica che riguarda l’incarnazione del neoclassico. È un’opera piena di contrarietà. Nel 1754 studia a ferrara. Entra a 19 anni in arcadia e comincia a pubblicare 3 visioni in terzine tra cui la visione di erzichiello che gli diede molta fama. Inizia così il suo secondo periodo, va dal 1778 al 1797,è il periodo romano che viene definito dai critici il periodo del abate Monti perchè monti prende gli ordini minori, si trasferisce a roma, è segretario del conte Aschi che era anche nipote del Papa. Diventa rapidissimo il suo inserimento all'ambiente culturale dominato dal neoclassicismo e comincia la sua grande produzione letteraria. Alcuni sono la bellezza dell’universo, i pensieri d’amore, il signor Montgolfier. E inizierà anche a tradurre l’Iliade. Siccome andavano di moda le tragedie, produce e scrive alcune tragedie come l’aristodemo. Quasi tutti gli autori di questo periodo scrivono tragedie, è un modo di dover dare giustificazione sulla bravura dell’autore. Il terzo momento va dal 1797 al 1799 ed è il periodo repubblicano del cittadino Monti. Fugge da roma, va a Bologna e poi a Milano e diventa un altro uomo, scrive in modo diverso, scrive il fanatismo, la superstizione, il pericolo. È un po' retorico ma di fatto mette molto in luce i suoi sentimenti  che diventano anti clericali. È diventato un uomo libero, vorrebbe essere un poeta civile che insegna. Ci propone di incarnare il suo neoclassicismo giacobino, legittima le conquiste napoleoniche attraverso le virtù civile della roma repubblicana. L’ambiente Milanese lo porta ad essere un altro uomo. Il quarto punto invece dal 1799 al 800 in cui cadde la Gallia, se ne va in Francia e allora in Francia traduce un’opera di Voltaire cambiando rotta . Il quinto punto avvolge un periodo che va dal 800 al 1814. È il periodo che lo vede tornare in Italia che lo vede scrivere “il bardo della selva nera”, esaltazione di Napoleone, completa l’Iliade e ottiene la cattedra di eloquenza a Pavia. Viene nominato lo Quello che da ragione a questa poesia è quello che lui accetta il proprio destino di sofferenza, ma senza lacrime, destino confortato dalla fede della propria grandezza e della propria missione del mondo (poeta vate). Metro di questo sonetto 2 quartine, due terzine che rimano (ABAB,ABAB,CDE,CED). PARAFRASI: mai più toccherò le sacre sponde perchè care a venere, dove il mio corpo nacque, zacinto mia che ti specchi nelle onde del mare greco (neoclassicismo) da cui vergine nacque venere e lei fece queste isole feconde per questo canto delle tuo limpide nubi e fronde il glorioso verso di omero che cantò anche le acque pericolose e il mito di ulisse il quale lui riuscì a baciare la sua petrosa Itaca. (Destino fatto di dolore confortato dalla sua missione di poeta) ma anche tu terra mia non avrai altro che la mia canzone poichè il mio corpo resterà sepolto in terra straniera. In morte del fratello Giovanni: poesia scritta in morte del fratello Giovanni che si era ucciso con una pugnalata in presenza della madre per un debito di gioco. riprende echi latini soprattutto di Catullo. ripatura (ABAB CDC BCB), tonalità che domina è la tragedia perché il destino del poeta sembra figurare quello del poeta. Il senso della vita spezzata, accanto alla tomba del fratello dove lui sente l’angoscia, sente come vincolo fondamentale però quello dell’amore che nonostante la famiglia distrutta sta ancora insieme. si ristabilisce l'armonia tra i vivi e gli estinti, colloqui dolce.  Foscolo che dice: se un giorno mi riproverò a non vivere sempre in esilio, mi vedrai seduto sulla tua tomba o fratello mio piangendo la tua giovane vita spezzata mentre era ancora in fiore (tema morte, tomba, esilio). la madre sola accanto alla tomba parla con te ,con il tuo silenzio di me lontano; ma io tendo le mani sia verso la madre che verso te (sepolcro), ma soprattutto verso la mia terra e da lontano penso alla mia casa. al destino a me avverso a quelle intime angosce che come tempesta distrussero la tua vita e invoco anche io il tuo riposo nel porto della morte ecco cosa mi resta di tanta speranza! prega le genti straniere di rendere le mie ossa alla madre mesta. storia che lui vede incarnata in se stessa con tutti i miti che abbiamo trovato che contemplano l’osservazione della realtà che è reale. LEZIONE 18/10 Alla sera: La morte non è vista nell’aspetto di una drammatica sfida al destino ma invece questa, morte è molto dolce, non è uno scurato abbandono. “forse perché della fatal quiete tu sei l’imago, a me si cara, vieni o sera e quando ti corteggian lieti le nubi estivi e i zeffiri sereni.  E quando dal nevoso aere inquiete tenebre e lunghe all’universo meni, sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni” (momenti molto diversi ma che rappresentano il periodo che stiamo studiando ovvero il periodo napoleonico in cui vediamo dentro le istanze di preromanticismo, romanticismo e illuminismo). in questo dialogare vi è la presenza dell’avverbio (forse) che sta ad indicare la fase ultima di una sorta di monologo interiore, si tratta sempre del solito sonetto ( due quartine e due terzine che rimano in maniera ABAB ABAB CDC DCD)   PARAFRASI: forse perché sei l’immagine della morte, a me sei tanto cara o sera, sia quando ti corteggiano le nubi estive e i venti sereni (idea di una vita felice). Sia quando sature di freddo inquiete tenebre fai giungere sull’universo di una vita tribolata, sempre scendi invocata creando un senso di vita di pace (quiete) e le intime fie del mio cuore tieni. questo vagar mi fai con i miei pensieri sul cammino che conduce all’eternità e intanto mentre sono assorto in questa contemplazione fugge questo tempo doloroso e vanno con lui le angosce. Per le quali sia io, sia il tempo che passa ci consumiamo e mentre io guardo la tua pace si quieta quello spirito tempestoso (brama insaziata e delusa di vita) che si fa sentire dentro di me. Jacopo Ortis: Il primo nucleo dell’Ortis esce nel 96 che prima si chiamava Laura lettere che sono scritte sotto la suggestione di Rousseau con la novella Eloise e ci trova appunto questa immagine di una poesia notturna inglese ispirata all’amore di Isabella Teotochi Albrizzi e quindi questo primo nucleo vuole dimostrare come anche la scelta del nome laura ciu rimanda ad una storia Petrarchesca, attinge qui ma anche ai dolori del Goethe con il Werther, romanzo epistolare incentrato sull’amore per Carlotta.  Se la nuova Eloisa e il Goethe di Rousseau e il Werther di Goethe da cui lui parte, riprende in una maniera originale il suo pensiero. Il vero e proprio punto di svolta dell’Ortis però è il Campoformio quando Bonaparte dona Venezia all’Austria e li inizia questa arrabbiatura foscoliana e viene fuori una stesura (Stesura incompleta bolognese)  che è quella del 98 che poi viene rimaneggiata da altri con poco scrupolo infatti prende anche il nome di “vera storia di due amanti infelici” cioè ha questa vicenda bolognese che per lui è importante anche se l’opera è al completo che sosterrà e che porterà lui a una rifinitura e ad una revisione costante. La critica dice che c’è una revisione  completa del 1802, proprio il periodo dei sonetti, in questa edizione la componente politica si aggiunge a quella amorosa, quindi abbiamo laura lettere poi Isabella nel 1898 e poi l’edizione del 1802 e poi una seconda edizione zurighese del 1816 che ha come sottolineatura questo tono rinunciatario, questo sentirsi uomo disilluso/triste che non ha più voglia di mettersi in gioco e l’ultima l’edizione del 1817. STORIA: Jacopo era un giovane patriota costretto dopo Campoformio all’esilio sui colli Euganei, qui conosce Teresa, si innamora e l’amore è contraccambiato ma essa è stata promessa sposa da suo padre al ricco Odoardo e allora ecco che questo Odoardo lo incarna con un perbenismo che Foscolo detesta  e poi un rappresentante di una società un po’ mediocre (anti ortis).  C’è lo strazio di una patria perduta (termine che riformerà tutto il risorgimento), allora Jacopo inizia a vagare per l’Italia poi a Milano incontra Parini ormai vecchio, poi va a Ravenna, Padova, in Santa Croce e giunge infine sui colli Euganei dove gli arriva la notizia che la sua Teresa si è sposata, da qui parte il senso della morte e il tema del suicidio che rimane uno degli elementi fondamentali in Foscolo perchè c’è la preferenza di morire piuttosto che soccombere.  Questo scrivere a Lorenzo Alderani che lo fa tramite una finzione narrativa, è una finzione molto personale, possiamo dire infatti che è l’opera più biografica di tutte questa, contempla tutti i passaggi presenti nei Sepolcri. I temi che ricorrono sono: il suicidio virtuoso (frontespizio che uspica ad una vita virtuosa e fatta di libertà e di amore e piuttosto di non vivere una vita cosi la soluzione è il suicidio), patria (intonazione religiosa) e popolo (sua connotazione, socialismi e non è il popolo che fa le rivoluzioni), delusione storica dell’intellettuale giacobino italiano e il popolo che non partecipa. In una lettera dell’ortis scrive infatti “gli amori della moltitudine sono brevi e infausti giudica + che dell’intento dalla fortuna, chiama virtù il diritto inutile e scelleraggine l’onestà che le pare dannosa” (cioè qualcosa che non vogliamo riconoscere, che anche se è giusto lo escludiamo, concezione di un uomo grande, di un uomo adulto, uomo che ha già subito tanti dolori). Il terzo punto dell’ortis è il pensiero dell'intellettuale e sulla società, è un pensiero di grande conflitto, più nobile, più aulico. Quarto punto dell’ortis è l’elemento politico e della storia e quindi l’angoscia per una patria servita, per la sfiducia del popolo nella società,ma per una sorta di visione esistenziale cupa, perché tutto alla fine è lasciato alla volontà di un uomo che guida. in un’altra lettera dice : “pare che gli uomini siano fabbri delle proprie sciagure, ma le sciagure derivano dall’ordine universale e il genere umano serve orgogliosamente e ciecamente, l’universo si controbilancia, le nazioni si ribellano perchè una non potrebbe sussistere senza i  cadaveri dell’altra, la terra è una foresta di belve”. il punto cinque: illusione massima, l’amore e la poesia, l’amore che riproduce nella sfera del privato qualche lacerazione però c’è anche la gioia di essere vivo, tutto questo rappresentato da un paesaggio pittoresco ispirato a Rousseau e dall’altro questa cupezza. Altro punto importante quindi è tutto quel che conta è illusione e sempre in una lettera scrive “illusione grida il filosofo or non è tutta illusione, tutti illusioni, ma intanto senza di esse sentirei la vita che è nel dolore o (che mi spaventa ancor di più nella rigida e dolorosa indolenza e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani e lo caccerò come un servo infedele)”. Concetto della vita sotto illusione, sembra sia più bella ma in realtà è uguale. LO STILE: tragico e spezzato da frequenti esclamazioni, stile a metà tra lirico e elegiaco.  Secondo Salinari è il primo vero romanzo moderno italiano. I sepolcri: (PG.5 DISPENSA) L’occasione del carme fu l’editto napoleonico di Saint Cloud (venivano spostate le sepolture e dovevano essere fatte in una cinta muraria, quindi nascono i primi cimiteri monumentali fuori dai centri abitati e poi imponeva le lapidi non sopra le singole tombe, ma venivano accumulate e quindi questo soprattutto i cattolici aveva manifestato qualche arrabbiatura)  del 1804. Il Foscolo aveva discusso di questo con l’amico Pindemonte che aveva appena finito un suo testo “i cimiteri”, in conseguenza a questo Foscolo poi compose i Sepolcri. il secondo punto è questa sua diatriba con il pindemonte. il terzo punto è legato alla letteratura inglese. tutta questa idea un po’ gotica della morte incarnata nei luoghi è il pensiero stesso della vita. c’è una specie di spirale.  i sepolcri : hanno 3 piani fondamentali e 3 nuclei. il primo che noi identifichiamo come un piano concettuale, cioè, il carme si sviluppa in maniera dialettica e per opposizioni attorno a due poli, questi due poli sono una concezione materialistica. il secondo polo è quello dello storicismo vichiano sulla base del quale il poeta elabora la sua meditazione sulle illusioni. c’è una forma dialettica, siamo in pieno idealismo. quest’opera è l’incarnazione dell’idealismo puro.  la dialettica è intorno a due poli. sul piano letterario c’è una impalcatura logica che si risolve in poesia attraverso due tecniche che richiamano il procedimento dell'ode pindarica. sul piano letterario importa questo. ci sono alcune transizioni o associazioni di immagini che bruciano processi logici intermedi. ci sono passaggi che vengono omessi come la sepoltura del parini che è testimoniata dalla frattura di una civiltà che aveva avuto inizio con la sepoltura dei morti. c’è un paesaggio omesso e l’idea del pindarismo significa, frammento, non di logico e non di evoluto. è un carme che sembra saltare,dare per scontata una cosa omettendo molte altre. Altra cosa è la tecnica evocativa dei grandi miti esemplari. questi miti fanno riferimento a elementi neoclassici.  Lo stile letterario tende al sublime che tende a latinismi e con l’uso di tante metafore.  gli elementi costitutivi dei sepolcri sono tre : dal punto di vista concettuale, c’è una alternanza dialettica, dal punto di vista letterario stiamo parlando di procedimenti legati alla ode pindarica. poi le grandi transizioni che vedono parti omesse che dobbiamo ricostruire noi come lettori. la tecnica evocativa dei grandi miti e lo stile che tende al sublime che tendono alla classicità e all’antica grecia. il terzo piano è quello politico ovvero la delusione giacobina.  LA SUDDIVISIONE DEI SEPOLCRI :  I rapporti con l'illuminismo: tengono conto soprattutto di polemica (l’illuminismo detesta del romanticismo la diffusione dei nuovi miti come la patria e la storia) e di continuità (entrambi hanno una matrice culturale borghese, e poi lo spirito di libertà) L’aspirazione alla libertà viene espressa su alcuni piani:  Sul piano socio politico viene espressa la nuova concezione del popolo di nazione di storia  Sul piano psicologico viene valorizzato il sentimento con l’individualismo, l’individuo ha il diritto di contribuire liberamente rigettando la staticità dei rapporti umani, chiuso nella sua solitudine. Due declinazioni: Titanismo e vittimismo, ovvero la capacità di fare tutto che esasperandosi diventa superuomo, nel decadentismo (Foscolo). Il senso della fede, della vita al di là della morte, il metafisico, il senso religioso della vita. Concezione della natura che rappresenta un po’ il senso del divino.   Sul piano artistico Grande libertà rispetto al passato che contempla il rifiuto all’imitazione dei classici, alla mitologia, all’unità aristotelica, l’arte che diventa fresca e nuova (con il romanzo e il teatro), la libertà nei contenuti (concezione di tutto ciò che toglie, la morte ad esempio).  Preromanticismo: Gli elementi preromantici fuoriescono da alcuni pensieri fondamentali:  Filosofia di Herder , filosofo nato e cresciuto nella seconda metà del 700, vedeva nella storia un infinito progresso dovuto alla bontà del principio divino ed esaltava la poesia popolare e primitiva, un modo per cercare una poesia nuova.   Sturm und drang , movimento che vuol dire “tempesta ed impeto” titolo di un dramma presentato nel 1776, questo dramma conrapponeva alla ragione l’esperienza mistica e la fede. All’uomo ragione si contrappone l’uomo di fede e individualista, nasce un binomio di amore-morte che avrà un ruolo importante nella cultura romantica. L’amore si contrappone alla morte. Sul piano artistico i seguaci dello sturm vedevano l’arte come “l’espressione della libera natura creatrice”, l’espressione della fantasia e l’opposizione all’intellettualismo e razionalismo.   Filosofia di Rousseau , L’Emilio rappresenta lo stato di natura, l’uomo senza guerra e senza legami, l'uomo non corrotto che vive nella natura.   Filosofia di Kant, che indica come elementi importantissimi della vita dello spirito, la coscienza morale e il sentimento.   Poesia sepolcrale inglese: con la presenza di Jung e Grey, poesia più oscura e gotica, c’è una variazione totale della cultura e del gusto. ROMANTICISMO ITALIANO   Nel 1816 viene indicato l’inizio del romanticismo italiano, Manzoni rappresenta una delle concezione del romanticismo e aderente al metafisico che approda alle fedi tradizionali. Nel 1816 Leopardi inizia a scrivere i suoi primi idilli, quando mi riferisco al 1816 mi riferisco ad una data che mette a frutto delle teorizzazioni precise. I primi a diffondere le idee romantiche in italia sono stati:  -Madame de Staël, nel suo testo, porta avanti il pensiero romantico europeo opera tradotta nel 1814 in cui invita ad abbandonare l’imitazione dei classici al contrario di quello che dicevano i classici(greci e romani) esaltando una letteratura tedesca vera e moderna, incitava a leggere lettori come Goethe. Scrive un articolo (bibbia)(allemagne)  sulla maniera e l’utilità delle traduzioni, viene pubblicato sulla biblioteca italiana e tradotto da Germani: 1. c’è un invito agli italiani sul fatto che leggano e traducano le opere straniere moderne e che in qualche modo escano da questo isolamento (italia non aveva la possibilità di sentire e curare e assimilare le altre letterature moderne), 2. esortazione ad abbandonare l’imitazione dei classici corrispondenza a qualcosa di più fresco, 3. trovare argomenti e contenuti nuovi e non rivedere quello che ci avevano proposto nell’antichità. I romantici cercano di difendere Madame de Staël con 3 manifesti (importanti DA SAPERE): 1. avventure letterarie di un giorno di Borsieri: attraverso la vivace descrizione dell’ambiente intellettuale mondano e milanese sottolinea la missione sociale delle lettere e la necessità di sviluppare generi popolari come il Romanzo e il teatro 2. intorno all’ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani, Ludovico di Breme sostiene che la poetica dell’unità è il fulcro dell’unità romantica (unità tra poesia e natura) e si scaglia contro la mitologia e il classicismo. 3. Lettera semiseria di Grisostomo (giovanni berchet) : finge di parlare al figlio in collegio che è in collegio e gli racconta della tradizione di due vallate del burger, una è Eleonora e l’altro è il cacciatore feroce e da qui è un pretesto per discutere e difendere la poesia tedesca, dopo questa chiacchierata dice di aver riso e scherzato su questa difesa, esorta suo figlio a seguire i dettagli del classicismo, diventa una parodia per dire in modo scherzoso alcune cose. Ci sono dei concetti fondamentali: 1. vera poesia in questo testo è la poesia popolare  2. la poesia classica è poesia dei morti, la poesia romantica è poesia dei vivi, Berchet dice leggiamoli ma non imitateli 3. Il poeta deve essere coevo con il suo tempo, deve pascere i suoi contemporanei di pensiero e non di vento. è molto importante tutto questo per poi quella che sarà un’educazione nazionale,educazione ad un nuovo stato, uniamo questo romanticismo ad un romanticismo politico. -Sismondo de Sismondi (svizzero) che nel 1813 mette in evidenza i nessi intercorrenti tra arte e civiltà fa avvertire l’esigenza di una letteratura nazionale volta a riflettere le condizioni storico politiche culturali di un popolo, letteratura del sud europa.  IL CONCILIATORE (giornale del romanticismo): vita molto breve dal 1818-1819, a milano nello stesso posto dove avevano prodotto il caffè, come il caffè auspicava ad una letteratura utile e il conciliatore vuole una poesia utile, divulgare e innovativa. come il caffè anche il conciliatore si occupa di problemi scientifici, tecnici, economici, pedagogici, sociali e rivelava l’ideologia progressissta di un’avanguardia borghese illuminata. è possibile individuare le componenti della futura classe dirigente dell’italia moderata. Le divergenze vere sono: -gli illuministi  pensavano ad un discorso di una patria letteraria e non proprio ad una nazione, mentre i romantici si. -nel conciliatore vediamo un fervore religioso cosa che nel caffè non c’era, c’era una dottrina evangelica anche e l’espressione + importante esce con Manzoni. Se dobbiamo dare un significato religioso al conciliatore possiamo dire che operò come un fermento di quella rinascita spirituale che sta al centro del nostro risorgimento civile. Sulla linea del Berchet e del conciliatore noi abbiamo una grande idea del romanticismo che avviene nel Manzoni nella sua lettera sul romanticismo dove diceva che il romanticismo italiano era più ragionevole di quello straniero, dove dice che il sistema romantico poteva dividersi in due parti una positiva e una negativa tenendo sempre conto dei classici ma ragionandoci su e poi c’è tutta la sua poetica. il romanticismo italiano (ignorando il mistero e il misticismo)abbracciò quello  europeo, ma non viceversa. Leopardi, in una delle sue opere (discorso di un italiano intorno alla poesia romantica), scrive un'appassionata difesa degli antichi miti. PENSIERO ROMANTICO: nuova concezione della realtà, noi la vediamo incarnata , un’altra concezione differente è l’individualismo cioè l'esaltazione romantica del sentimento, esaltazione dell’individuo che si differenzia dagli altri tanto più è romantico. la storia + forte è quella del medioevo secondo i romantici. -importante la dialettica -esaltazione del romanzo storico LEZIONE DELL’ 08/11 MANZONI (1785-1873) Manzoni nasce dal conte Pietro e Giulia Beccaria, Manzoni vive in un a storia illuminista. La madre nel 1792 si separa e va a Parigi con Carlo Imbonati, con egli Manzoni ritrova la sua storia di figlio. Manzoni venne mandato in collegio presso i padri somaschi, poi Lugano e poi a Milano presso i barnabiti. Ha una formazione cattolica che lo porteranno in una situazione in cui misurerà tutta la razionalità dettata dall’illuminismo e una storia di fede pur viventi malmenate i primi anni di collegio 1801-1805: periodo milanese Da questa potente mangiatoia dei collegi, viene fuori con tutto il suo spirito illuminista e antitirannico. Scrive “il trionfo della libertà” e i “4 sermoni” e poi “l’adda” 1806-1810 Morto Imbonati, segue la madre a Parigi, dove in un salotto di Condorsè, entra in contatto con vari intellettuali, tra cui Claude Fauriel. 1808: sposta con un rito calvinista Enrichetta di Blondel 1810: Enrichetta si converte al cattolicesimo Ebbe 9 figli, 7 moriranno. In questi anni è imprescindibile il suo carteggio con il Fauriel che testimonia la genesi della poetica e della poesia Dal 1812 al 1822, scrive “gli inni sacri” dedicati alle festività della chiesa. Scrive due tragedie: “il conte di Carmagnola” e “Adelchi” dal 1816 al 1822 Poi scrive le odi civili: “marzo 21” e “5 maggio” dedicato a Napoleone Sul piano storico e dottrinario dobbiamo ricordare le osservazioni sulla morale cattolica perché si capisce la sua conversione e la storia longobardi in italia. 1827-1842: “La Ventisettana” ovvero la prima edizione dei promessi sposi, in seguito ad un elaborioso rifacimento degli sposi promessi. È un periodo funestato dei letti, in primo luogo quello di Enrichetta nel 1833. Qualche anno dopo sposa Teresa Vorri. Dal 40 al 42 esce a dispense, dopo la famosa sciacquatura dei panni in Arno, la seconda edizione dei promessi sposi recante in appendice la storia della colonna infante. Dal 42 al 73 continua ad alternare il soggiorno a Milano con quello a Brusuglio. Gli studi eruditi: “Il sentir messa” che è stato pubblicato postumo, nel 46 ha fatto il discorso sul romanzo storico iniziato verso gli anni 30 ma poi edito nel 45. “Saggio comparativo sulla rivoluzione francese” del 89 e “la rivoluzione italiana” del 59. Visse appartato da tutto in quegli anni anche dalla vita politica, ma nel 61 fu nominato senatore del regno d'Italia auspicando l’idea di Roma capitale e Manzoni si impegnò per questo passaggio. In quegli anni aveva fatto una grande sintesi di quelli che furono stati i grandi cambiamenti e il risorgimento italiano che aveva seguito con passione e tensione emotiva. Formazione culturale e le opere giovanile Il clima culturale milanese e l’ambiente familiare dei Beccaria, in qualche modo indusse il giovane Alessandro a respirare, ad assimilare quelli che erano gli ideali illuministici che  lo avrebbero portato dopo la conversione ad avvicinarsi ai cattolici liberali. Sul piano dell'arte poi, È riuscito mutare l'idea di una poesia civile utile e concreta in qualcosa di poetico. Poetica e lingua L'intento di un’arte ispirata al vero rientra nel programma del romanticismo (il conciliatore). 3 problemi al manzoni: stabilire i contenuti del vero Conciliare il vero, ossia l’obiettività con l’invenzione Trovare una lingua accessibile da tutti, sentita come una lingua semplice. Problema della lingua: Ne parla nella prefazione al “conte di Carmagnola” (1820): Manzoni sostiene l’arbitrarietà dell’unità di tempo e di luogo che impediscono molte bellezze e producono molti inconvenienti, tra cui la ricostruzione non fedele dei fatti e illustra la funzione che vado al attribuire al coro. Lettera a Chauvet: critica sulle unità di tempo e di luogo nella tragedia, letta composta nel 20 e pubblicata nel 23, scritta in francese. Egli era uno studioso che criticò molto la poetica manzoniana per il mancato rispetto delle unità aristoteliche, allora Manzoni ribadisce i concetti già espressi nella prefazione. L’unità d’azione va intesa come necessità di organizzare gli eventi attorno a quello principale, costituito dalla catastrofe che deve dare esempio dalla tragedia. Il compito del poeta è quella di reinterpretare la storia illuminando dall’interno gli avvenimenti, facendo parlare i personaggi, cominciando una sorta di analisi psicologica. Lettera al marchese Cesare d'Azeglio (1823): lettera sul romanzo storico e dei componimenti misti di storia e di invenzione: Pola del vero e teorizza, parla della sua poetica e della questione della lingua. Mette in luce il problema di conciliare il vero con quello che viene raccontato con enfasi. Egli cerca di trovare un genere ibrido, ma vi è un clima di grande stanchezza dell’autore. Il sentir messa (1836): discorso sulla lingua, e lamenta il divario tra la lingua scritta e la lingua parlata. Menzioni dice che il linguaggio come mezzo di comunicazione fra il popolo e la lingua base necessaria per trovare un’unità nazionale ma che deve comunque rispettare determinati canoni. La lingua nazionale doveva essere il fiorentino parlato dai colti-> secondo lui questo salvava la tradizione ed era una soluzione nei confronti di una lingua che poteva essere accessibile a molti. Gli inni sacri- La Pentecoste È una delle prime opere che viene pubblicata dopo la conversione. L’inno è una preghiera corale. Oltre alla Pentecoste, c’è la resurrezione, il nome di Maria, il natale e la passione. (1815- congresso di Vienna, unione con santa alleanza) Queste opere non sono reazionarie (contrario di rivoluzionario), sono pensate in un clima che celebra il riscatto degli oppressi, vi sono domande retoriche (dove eri chiese mentre moriva cristo?) Assume una presa di posizione anche nei confronti della politica e della storia. Questo significato è confermato da novità stilistico strutturali. Questi inni volevano sottolineare la poesia popolare che riguarda tutti gli uomini. Le innovazioni formali rompevano con tutta la tradizioni retorica dell’innografia sacra da un lato (manzoni abbandona il endecasillabo e adotta un metro scandito), e cerca di mantenere una tradizione classicistica con l’assunzione di un lessico più accessibile, ma ci sono lo stesso certi aulicismi. i primi 4 inni risentono di una costruzione un po schematica (1815): tema: in ogni inno c’è la rievocazione della festività. L’episodio centrale, Le conseguenze dell’evento,   Particolare significato co tra il sentimento reazionario. Gli inni sacri dovevano essere 12 e dovevano festeggiare le maggiori festività del calendario liturgico. Tutti sono inni corali. La pentecoste (1822) è invece più complessa, è liberamente raccontata con vasti quadri animati da una forza incredibile. Dal verso 1 al 40 si tratteggia la vicenda della chiesa militante, dal suo rifugiarsi tra le pareti del cenacolo durante la pentecoste poi non la discesa dello spirito santo sugli apostoli, il 50esimo giorno dopo la resurrezione. Dal verso 41 all’80 c’è l’esaltazione tramite una similitudine con i valori cristiani che vengono diffusi dallo spirito santo, attraverso la parola degli apostoli. Dall’81 al 142, (epilogo) c’è la preghiera corale È un poesia per tutti, nella Pentecoste scende su tutti. C’è un processo di sliricizzazione ma non si dimentica di questo aspetto. La fede religiosa non è vissuta come esperienza intimistica ma come una travagliata meditazione sulla storia degli uomini e sulla loro spiritualità morale e sul loro passaggio sulla terra. Nel 47 ci fu anche un altro testo “ogni santi” “osservazioni sulla morale cattolica": è un testo apologetico che rileva da vicino l'insinuarsi della dimensione narrativa nell'orizzonte dell'autore, anche perché il mezzo espressivo e la prosa per la prima volta.è un testo scritto tra gli inni e il romanzo. Tosi gli aveva suggerito di ribattere le accuse lanciate contro la chiesa cattolica da Sigismondo de Sismondi. In questo testo si nota una vera e propria ricerca sul piano linguistico, uno sforzo per fissare con precisione la ricchezza di sfumature psicologiche implicite nella morale cristiana. Questo approccio linguistico conduce l'autore a operazioni di scavo dentro i singoli argomenti e concetti della sua trattazione fino a raggiungere uno spessore che esula dall'apologia e si fa ricordo il racconto. Enrichetta di Blondel Era bionda, piccola e graziosa. Manzoni la incontro nell'ottobre del 1807 e durante un viaggio in Italia dopo che vari disegni matrimoniali sfumare uno.piacque anche alla madre di lui. Enrichetta nasce in provincia di Bergamo nel 1791, calvinista figlia di commercianti. Il 6 febbraio 1808 si sposarono con rito calvinista, la gente del paese trovava bizzarra questa unione: lo stesso anno nacque Giulia battezzata con rito cattolico nonostante Enrichetta fosse contraria. Il 2 aprile 1810 a Parigi durante le nozze di Napoleone, per colpa di scherzi politici, Alessandro e la moglie sono costretti a separarsi, Manzoni smarrito entra in una chiesa e chiede a Dio di ritrovare la sua amata e così avvenne. In Italia Enrichetta si converte al cattolicesimo facendolo alla sua famiglia che quando ne venne a conoscenza si infuriò. Il silenzio fra le famiglie verrà interrotto solo dopo anni grazie ad una lettera scritta da Manzoni al cognato che annunciava la nascita di Enrico. tra i cognati iniziarono confronti sulle differenti dottrine. a Brusuglio, dove i conguagli dimoravano erano seguiti nell'educazione del parco tosi. Nel 1811 nacque una seconda bambina che morì il giorno seguente, successivamente muore anche il padre di Enrichetta. Caduto l'impero napoleonico Manzoni osanna l'unità nazionale.dopo la nascita di Cristina Manzoni voleva tornare a Parigi ma non lo fece; nacque poi Adelaide e di lì poco Enrichetta rimane ancora incinta nonostante i suoi malanni dando poi alla luce Ambrogio. Chiama Manzoni desiderava partire con la sua famiglia allora si trasferisce a Parigi che però si trasforma in un'illusione, tornano a Brusuglio e chiama poi a Milano. Nasce Clara, Enrichetta si ammala ma guarisce dando poi alla luce Vittorina. Nell'Adelchi la figura di Ermengarda viene dedicata ad Enrichetta. Clara amore due anni, mentre successivamente nasce Filippo. Si recano a Firenze per la stesura dei promessi sposi, ne risente però la salute dei coniugi: nasce Matilde, Giulietta si sposa e avrà una figlia.lo stesso anno 1833, Enrichetta peggiora e muore. L'unico dispiacere per Manzoni è quello che ella sia morta prima di lui. Odi Civili: Egli racconta il problema teorico attraverso la poesia, parla del fascino cupo della rivoluzione francese e dell'amore per Napoleone. Prima di scrivere il 5 maggio scrive aprile 1814 e il proclamo di Rimini. Si vede l'indipendenza che vedeva iscritta nel disegno della provvidenza come destino di Dio.si legge in maniera negativa ma poi c'è sempre un sentiero che ci porta sul lato positivo quindi la provvidenza accade nel singolo individuo e nel mondo. ossimoro: provvida sventura 1° ode: marzo 1821 Fu composto durante i moti piemontesi, dedicata a Teodoro Koerner, che muore contro Napoleone qui appare il nuovo concetto di nazione. Una nazione fatta di interessi comuni, tradizioni che tutti i popoli devono seguire, il popolo è sovrano. Manzoni a questa idea forte di nazione perché non c'era una nazione salda. Lode riflette il momento magico dell'illusione nei quali si immagina l'esercito piemontese quando appena varcato il confine del Ticino e si appresta entrare in Lombardia; qua il poeta passa a considerare il diritto degli italiani a essere liberi dallo straniero e uniti nella propria terra che viene definita secondo l'idea romantica di nazione. Idea in cui la libertà deve essere salvaguardato da Dio, desiderava che la chiesa avesse una sua libertà. Vi è un motivo patriottico assorbito dalla legge divina.questa poesia infatti alla fine diventa una preghiera, diventa commozione di fede. 5 maggio (1821) in memoria di Napoleone che muore cristianamente. La sua morte suscita commozione in Manzoni. Gothe viene colpito da questa ode. Questa ode rappresenta uno dei momenti più significativi della mediazione lirica del Manzoni. Lode fu composta quando arrivo in Europa la notizia della morte di Napoleone più di due mesi dopo che era avvenuta alla data indicata dal titolo. Napoleone: arbitro di due secoli l'un con l'altro armati. Egli rievoca la sua figura non con la vittoria ma tramite l'idea dei vinti che alla fine sono vincitori. Il canto lirico dell'ode che nella storia di Napoleone si articola in tre momenti: Dio ha impresso un'orma in Napoleone, un'immagine del suo spirito creatore. Essa giustifica la sua presenza nel mondo con un piano provvidenziale. Poi segue la rievocazione del destino Manzoni rende umano Napoleone. Lo vede abbattuto a Sant’elena (nell’oceano, deserta), paesaggio meta-fisico, napoleone è come sospeso tra due abissi di angoscia: il nulla della vita passata, il crollo della sua gloria, il nulla davanti a sè-> ma con tutto questo c’è un dialogo con dio secondo manzoni. In quest’ode ritroviamo una metrica fatta di  strofe e settenari, il 1°, 3° e 5° sono sdruccioli. Le odi hanno particolari accorgimenti linguistici, hanno una novità della metrica e sono ritmiche. Tragedie: Manzoni si racconta tramite “il conte di Carmagnola” e “l’adelchi”. Qui vengono cancellate le unità di tempo e di spazio e restano le unità di azione. In Europa: è un genere adatto che soddisfa le contrapposizioni tra reale e romantico: le mette insieme. si afferma perché traduce nella concretezza una concezione dialettica della storia Gusto di una borghesia di sensazioni Essere più popolari e meno accademici Nuclei narrativi: 1°: Dalle 7 novembre 1628 al dicembre 1628 Nel primo nucleo ci sono due parti: nel primo: incontro con Don Abbondio e i bravi Renzo che inizia il suo viaggio per la giustizia con azzeccagarbugli Entra in scena fra Cristoforo con il racconto della sua vita Intervento provvidenziale di un servo al frate dei piani di Don Rodrigo Fuga di Renzo e Lucia (ottavo capitolo) nella seconda: separazione tra Renzo e Lucia (nove) monaca di Monza (9 e 10) Renzo a Milano e tumulto a San Martino Arresto e fuga di Renzo (11 e 27) Lucia nel castello dell'innominato fa il voto di castità Conversione dell’innominato Opera di Borromeo (20,23) Don Abbondio cardinale Federigo (25,26) Lucia Milano con Don ferrante Renzo è a Bergamo dal cugino Bortolo (27) Renzo caso un incidente diplomatico tra Milano e Venezia (battaglia di Monferrato) → tempo molto breve: 27 capitoli in un mese 2°: tema della carestia che si aggrava nell'inverno del 29 ascesa dei lanzichenecchi Fuga di Agnese, perpetua e Don Abbondio nel castello dell’innominato Peste (da 31 a 34) Incontro di Renzo tra fra Cristoforo al lazzaretto e l'agonia di Don Rodrigo (35) Lucia sciogliere il suo voto di castità grazie a fra Cristoforo Nozze dei promessi, grande amore del successore di Don Rodrigo Gli sposi vanno nel bergamasco Renzo che inizia la sua fortunata impresa Manzoni vuole raccontare un'unità sudicia e sfarzosa, età accomunata all'ottocento, come secolo di falsa religione, di falsa giustizia, di false dottrine, di orgoglio. Lucia è il tramite dei personaggi storici, ha un ruolo catartico di occasione e di luce. Milano è il cuore della miseria e dell’assurdità il tempo del racconto è più lungo del tempo della storia Ruolo delle calamità: la peste coglie tutti: il giusto e l’ingiusto, coglie anche Don Abbondio che però si salva. Lingua e tono: Manzoni vuole raccontare nel miglior modo possibile.  il ruolo del linguaggio deve essere un ruolo morale, politico, e sociale. -> per questo c’è una grande elaboriosità del racconto. La lingua deve essere viva E popolare. Usa l’idioletto di ciascun parlante che è il quid che caratterizza la parlata di ognuno di noi. Manzoni cerca di dare a romanzo un taglio anche ironico. Manzoni opera una redistribuzione sia fantastica che stilistica del materiale.  Secondo il poeta mancava un ritorno a quella che era stata l'origine storica dell'italiano, cioè il toscano per fissare non più un modello letterario bensì un modello colloquiale e moderno.appena uscita la prima edizione del romanzo vediamo l'autore soggiornare a Firenze per iniziare l'ultima fase di revisione del testo e per risciacquare i panni in Arno il che comprendeva chiostro anche la consultazione di vari amici toscani e i pareri di una governatrice Fiorentina luti. Complessivamente impiegò circa vent'anni per scrivere questo romanzo. lezione del 15\11, lezione del 22\11, lezione del 6\12  GIACOMO LEOPARDI (1798-1837) Romantico europeo che odia i romantici. Sostiene che il romanticismo italiano sia una beffa. Nasce nel 1798 a Recanati, un piccolo paese lontano dalla grande città. Nasce da una famiglia aristocratica e complicata: la madre era avida, arida, bigotta e il padre era un uomo colto ma sposa come seconda scelta la madre di Leopardi, voleva sposare la sorella. La coppia ha 3 figli. Leopardi ha un rapporto molto inficiato con la madre a tal punto che la riterrà una matrigna. Egli è molto versatile nelle lingue (greco, aramaico, latino ecc) ed era in grado di comprendere, oltre al francese, anche l’inglese, lo spagnolo e il tedesco; a un certo punto persino gli istitutori faranno fatica a rapportarsi con lui. Amava gli antichi, ma si avvicinò e amò anche i testi maggiori del preromanticismo. Pur vivendo in un borgo allora selvaggio, si teneva sorprendentemente aggiornato sulle discussioni milanesi attorno al romanticismo. Allora ci sono 7 anni in cui lui si rifugia da solo nella biblioteca paterna: fase dello studio matto e disperatissimo. Intanto la vista gli si indeboliva e la colonna vertebrale gli si deformava, senza che in famiglia nessuno se ne preoccupasse. A 18 anni Leopardi si scopre, oltre che studioso, anche poeta: inizia a impostare i piccoli idilli. C’è un anno topico: il 1817 perché succedono 3 eventi fondamentali all'innamoramento della cugina; comincia a scrivere lo Zibaldone (insieme di oggetti confuso e incoerente); comincia la corrispondenza con Giordani. Nel 1818 inizia poi una conversione politica. Nel 1819 Giacomo attraversa un periodo di grave depressione, conseguenza anche di una malattia agli occhi. Si va precisando la sua concezione negativa della vita, concezione nella quale le ragioni autobiografiche si saldano a quelle filosofiche. Divenuto maggiorenne, trova il coraggio di organizzare una fuga da Recanati, nella speranza che altrove la vita sia meno opprimente. La fuga però viene sventata. Tra il 1822 e il 1823 Giacomo può lasciare Recanati per 6 mesi, ospite a Roma da parenti; la città però non è all’altezza dei suoi sogni, egli non ci si ritrova né dal punto di vista urbanistico né da quello culturale e nemmeno da quello umano. Dal 1821/22 al 1825/26 scrive le operette morali, dove Leopardi costruisce un testo che mette insieme tesi, antitesi e sintesi (= fase filosofica). Dopo essere tornato a Recanati, dal 1825 al 1827 soggiorna a Milano, a Bologna, a Firenze. Nello stesso periodo Leopardi fa la conoscenza di Antonio Ranieri, che dal 1830 alla morte gli sarà vicino e lo ospiterà a casa sua. un soggiorno a Pisa nel 1828 gli dà un certo sollievo sia fisico che psichico (scriverà A Silvia). Arriva poi nel 1828 fino al 1832 a pubblicare i grandi idilli. Nel 1830 è di nuovo a Firenze e attraversa la dolorosissima prova di un’esperienza amorosa non corrisposta: la sua passione per Fanny Targioni Tozzetti, che gli era apparsa come una suprema occasione di felicità, finisce con una cocente delusione. Di quei giorni rimangono le poesie del ciclo di Aspasia. L’ultima parte è quella napoletana, dove Leopardi ha un pensiero positivo. Egli si trasferì al sud a casa del Ranieri: il paesaggio vesuviano gli ispirerà l’ultima grande lirica, La ginestra. 1816: anno in cui inizia a scrivere i piccoli idilli. Il termine idillio significa quadretto. I piccoli idilli sono poesie molto brevi e concentrati, sono anche molto particolari. Giacomo soffrì sempre terribilmente per il proprio aspetto esteriore. Non bisogna però attribuire a questa bruttezza l’insieme di idee che forma il cosiddetto pessimismo leopardiano. Le radici di esso, infatti, stanno a monte del pur doloroso incurvamento della colonna vertebrale e di molti altri malanni. Prima ancora di pensare al suo caso personale il Leopardi si era convinto dell’infelicità di tutti gli uomini moderni, ormai allontanatisi dalla natura primitiva. La visione negativa della realtà finisce poi con l’estendersi dal singolo e dall’umanità a tutto il creato è pessimismo cosmico, che costituisce la fase centrale sia del suo pensiero sia della sua poesia. Secondo Leopardi infatti gli uomini più vicini alla natura genuina e primitiva, erano felici perché non conoscevano le lacerazioni e i conflitti moderni, propri di generazioni che non sanno più sentire quella spontaneità e quell’armonia; hanno perso quel vitale contatto, e sono preda del rimpianto, della nostalgia, dell’inquietudine. Gli antichi dunque ci hanno dato la poesia dell’immaginazione, i moderni ci danno quella del sentimento. Il primo tempo della poesia leopardiana: 1818 – 1822 La prima edizione dei Canti esce a Firenze nel 1831; la seconda a Napoli nel 1835; la terza, completa, è del 1845. Forse c’era dietro il ricorso dei canti di Ossian, modello della poesia preromantica europea. La raccolta si formò per tappe successive, con molti ripensamenti e risistemazioni interne. Il primo nucleo è costituito da 9 canzoni e da 5 piccoli idilli: testi composti tra il 1818 e il 1822. Nella raccolta compariranno 5 canzoni di argomento civile: All’Italia, Sopra il monumento di Dante, Ad Angelo Mai, Nelle nozze della sorella Paolina, A un vincitore nel gioco del pallone. Seguono poi 2 canzoni i cui protagonisti simboleggiano la triste condizione umana: Bruto Minore, Ultimo canto di Saffo. La seconda venne composta nel 1822 con anche Alla primavera e Inno ai patriarchi. In tutto quindi 9 canzoni, cioè componimenti in una forma metrica tradizionale alla quale il Leopardi sta apportando molte novità. Testi che stanno a segnare un percorso filosofico e poetico: l’autore nutre inizialmente una certa fiducia nella possibilità di un’azione concreta, e rivela un giovanile impeto di ribellione di fronte a certe realtà; poi questa fiducia si incrina, e subentra il pessimismo sulle prospettive future, sia per la patria che per l’intera umanità. I 5 idilli invece sono: L’Infinito, Alla luna, La sera del dì di festa, Il sogno, La vita solitaria. Essi sono composti da un linguaggio apparentemente semplice e quasi discorsivo. Il termine idillio ha nel Leopardi una valenza tutta particolare. I suoi idilli esprimono situazioni, affezioni, avventure storiche del suo animo. C’è insomma in essi una forte componente soggettiva, un ritorno al passato, non più quello collettivo di tutta l’umanità ma il proprio passato individuale, l’infanzia e l’adolescenza appena trascorse. à il Leopardi qui sta creando la sua poetica: esprimere con la massima precisione possibile le immagini più imprecise e sfumate, i contorni più labili, le situazioni emotivamente più sfuggenti. Nel breve giro di 15 endecasillabi sciolti, dal ritmo incalzante e insieme disteso, è racchiusa una vertiginosa avventura della fantasia. Anche dal punto di vista metrico la novità è assoluta: il Leopardi non si è mai rivolto alla tradizionale forma del sonetto, è proprio un canto libero che segue i moti del cuore. Il secondo tempo della poesia leopardiana: 1828 – 1830 Nascono le canzoni chiamate grandi idilli, in contrapposizione ai piccoli. Importantissime sono le scelte metriche del poeta, tutte all’insegna di una totale e davvero romantica libertà espressiva. Il risultato è una musicalità assorta e originalissima. Il primo esempio di canzone libera è costituito da A Silvia, composto nel 1828. In quell’anno Leopardi, soggiornando a Pisa, si era sentito insolitamente bene in salute; dopo un lungo periodo si aridità affettiva, gli sembrò di rinascere, avvertì di nuovo in sé i sentimenti che credeva spenti per sempre. Verso la fine del 1828 il poeta è costretto da necessità economiche a tornare a Recanati; vi passerà lunghissimi mesi di malinconia, nei quali però prendono forma alcuni dei canti più alti: Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio. Nelle lunghe strofe di endecasillabi sciolti che formano le Ricordanze, passato e presente si alternano; il ritorno a Recanati ha provocato un violento impatto con la realtà, e insieme una fuga all’indietro nel tempo, alla perduta dolcezza e al perduto incanto racchiusi nell’infanzia e nell’adolescenza. La mesta e musicale suggestione di questi ricordi è accresciuta dal fatto che si tratta di un monologo sotto le stelle. Educatosi sugli autori del preromanticismo, il Leopardi è particolarmente sensibile alla natura notturna. Con il canto notturno di un pastore errante dell’Asia il Leopardi esce in apparenza dal suo discorso intimamente autobiografico, e affida a un altro l’espressione dell’infelicità e dell’angosce umane. lo spunto gli era stato suggerito da una notizia letta in un resoconto di viaggi in Oriente: tra le popolazioni nomadi dell’Asia centrale non è raro che i pastori passino la notte seduti su un sasso a guardare la luna e a improvvisare dei canti di intonazione malinconica. Il pastore viene rappresentato come un primitivo ingenuo, non guastato quindi dai cambiamenti sociali e culturali, e portato per natura a interpretare la realtà in termini fantastici piuttosto che razionali. Non sono questioni filosofiche quelle che il pastore fugacità della gioventù. Tu, solitario uccellino, quando sarai giunto al compimento della vita che il destino ti avrà segnato non soffrirai di aver vissuto in questo modo, perché ogni desiderio tuo, come di ogni altro animale, è frutto di istinto (= è benigno). Io, se non potrò evitare la vecchiaia, quando questi miei occhi non diranno più nulla al cuore altrui e ad essi il mondo sembrerà vuoto e il futuro noioso e più tetro del presente, che cosa penserò allora di questa mia volontà di vivere solo e appartato? Che cosa rimarrà di questa mia giovinezza? E di me stesso che non la ho saputa vivere? Certo mi pentirò e mi rivolgerò a guardare il mio passato, ma sconsolato. A Silvia: Primo esempio di canzone libera dei grandi idilli, composta nel 1828. Poesia indirizzata a una fanciulla morta giovanissima, forse Teresa Fattorini, non è una poesia d’amore quanto piuttosto una trepida rievocazione di certi stati d’animo intensi e inesprimibili dell’adolescenza. Il tema della memoria qui di presenta fin dal primo verso, e si proietta sulle immagini del passato: sia di Silvia che cantava mentre lavorava al telaio, ignara della propria fine precoce, sia di Giacomo che tralasciava lo studio per ascoltarla, ignaro a sua volta della fugacità di ogni sogno e di ogni speranza. a Il passaggio doloroso dal sogno alla realtà, dall’illusione al vero, secondo quell’inganno della natura che si ripete per ogni essere umano. tema della morte precoce-> speranza dell’autore che crolla. Il vero che toglie la speranza Silvia si identifica in Teresa ma anche nel prototipo della giovinezza e della morte precoce. Idea del sogno d’amore Il Sabato del Villaggio: Il tempo dell’attesa che è più bello della domenica → il sabato rappresenta l’attesa. Il piacere consiste nell’illusione del futuro che non verrà e non nel presente effettivo. tema della festa Ora che precede la festa è la più importante: l’ora del crepuscolo Le persone del villaggio sono illusi La noia sognata sarà solo tristezza e noia. Operette morali:  Sono piccole opere, sono 24 testi scritti in un periodo abbastanza ampio dal 1822 al 1828. Sono da leggere anche singolarmente e in forma dialogica (qualcosa tra il saggio letterario e la pagina quasi filosofica), sono piccole storie che si concludono con una morale. Con le operette morali nasce una nuova visione di Leopardi à scappa da Recanati e giunge a Roma, ma poi viene scoperto e riportato a casa. Inoltre, è un periodo di forte malattia. Tema centrale delle operette morali è l’infelicità vs la felicità. C’è un nuovo ruolo della natura e delle illusioni; la natura non è più benigna ma maligna. Leopardi fa riferimento a uno schema di opere classiche, in particolare a opere latine, cioè i dialoghi satirici di Luciano. Ma si rifà anche all’idea maieutica di Socrate. Riprende anche molto dalla trattatistica (dal 500), cioè dai racconti in prosa, e riprende anche la tradizione sarcastica che va da Senofonte a Voltaire. I contenuti delle operette morali sono: L’idea del pessimismo cosmico La morte, tema predominante La demistificazione delle illusioni Il rischio e il sogno come unici stimolatori dell’individuo La dignità e il coraggio Introdotto il tema della generosità tra gli esseri umani Sono 24, in prosa, nel periodo dal 22 al 28. Sono in forma dialogica, rispettando l'aspetto della filosofia con tesi, antitesi e sintesi. Nella tesi il personaggio dice la sua opinione, un antagonista (islandese) con una sintesi finale che è spesso molto amara. C’è anche dell'ironia, sono anche ironici, maieutica come socrate. passaggio dal sensimo meccanicistico, fino ad arrivare ad una concezione ideali di illusioni frammentate → pessimismo materialistico. L’incivilimento dell'uomo ha portato pessimismo, vi è una critica all'antropocentrismo umano in cui l’uomo si trova al centro di tutto, ma in realtà non è così. Gli elementi che portano leopardi ad intraprendere un discorso di dolore cosmico ed eterno. lui cerca la vita non la morte. L’esperienza romana lo aveva deluso, torna a Recanati. Si aggrava la sua salute fisica. Il suo essere è in una posizione desolata. La natura è indifferente alla morte degli uomini, è devastante per lui. È la natura che ci uccide. L’infelicità non è legata a processi storici, ma noi siamo infelici perché esistiamo. Egli scandaglia il vero. Con il vanificarsi delle illusioni, sulla poetica dell’immaginazione prevale quella ispirata alla meditazione filosofica. C’è un modo di parlare che non è più volto a persuadere alla virtù, ma un’eloquenza volta a distruggere ogni mito residuo. Questo è il periodo del disimpegno politico di leopardi. Alla lirica subentra la prosa, le uniche liriche che scrive “alla sua donna” e “ al conte carlo pepoli” che troviamo in questa fase. Operette: Copernico, il dialogo di Plotino e Porfirio. Il dialogo di Tristano e di un amico. La sua vena di autore comico-satirico, si è già espresso nel 18-19 con un alcune protette satiriche. Nel 24 scrive “dialogo della natura e di un islandese”, indicativa della svolta di un pessimismo cosmico finale. Qui formula le sue domande alla natura che fa riferimento all'idea di donna bella, volto tra il bello e il terribile. La natura è agghiacciante. Che funzione ha l’uomo? il fine dell’islandese è tragico e grottesco. Tema della morte concepita come unico e negativo piacere della vita. (Forma di masochismo) ; Morte come nulla e nell’universo. Le operette sono l’elemento cardine che ci conduce dalla prima alla seconda stagione del leopardi, cambiano i termini, le lunghezze. Lo stile delle operette tiene conto di: il senso della parabola, il registro umoristico (a volte bizzarro e sarcastico), il ritmo molto letterario. Mescolando fantasia e satira il Leopardi in queste prose vuole comunicare le concezioni duramente negative alle quali si sente definitivamente giunto. Vuole distruggere tutte le illusioni e i luoghi comuni sui quali si regge l’esistenza degli uomini. Vuole esprimere il sentimento dell’infelicità degli uomini. Passa così gradualmente dal pessimismo storico al pessimismo cosmico, dal concetto della natura primitiva che sa parlare al cuore dell’uomo al concetto della natura matrigna, ostile all’uomo o a lui completamente indifferente. Qualche esempio vedi manuale pag. 129 Altre prose importanti: L’epistolario; Lo zibaldone; I pensieri (o Paradossi). guarda riassunto del venditore di almanacchi Il dialogo, scritto nel 1832, è ambientato per strada, in una città di cui non viene indicato il nome. Un passante (passeggere) chiede a un venditore di almanacchi e lunari[1] se, a suo parere, l’anno nuovo sarà felice. – Certamente! – risponde il venditore. Inizia così fra i due un fitto scambio di battute durante il quale il venditore, pur sostenendo che la vita è una cosa bella, è costretto ad ammettere che non ci sono nella sua vita trascorsa tempi felici, anni a cui vorrebbe somigliasse l’anno venturo. Alla fine il passeggere giunge alla conclusione che la felicità consiste nell’attesa di qualcosa che non si conosce, nella speranza di un futuro diverso e migliore del passato e del presente: Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Poi compra l’almanacco più bello e se ne va; il venditore riprende il suo cammino e il dialogo si conclude con la stessa battuta con cui è iniziato (Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi), a sottolineare il ripetersi delle vicende umane e l’impossibilità del cambiamento. In questo passo dello Zibaldone Leopardi esprime lo stesso concetto che sta alla base del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere: la felicità non è legata a qualcosa di reale che stiamo vivendo o abbiamo già vissuto, ma solo all'attesa, alla speranza di ciò che ci immaginiamo e ci illudiamo possa accadere: Nella vita che abbiamo sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiamo provato più male che bene; e se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per l'ignoranza del futuro, e per una illusione della speranza, senza la quale illusione o ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere nel modo che siamo vissuti (1 luglio 1827). Conclusione: Leopardi trova una fratellanza laica all’interno di un suo sistema di vita à La ginestra. Con questa poesia capiamo che la polemica di Leopardi circa il male di vivere non ha come bersaglio gli uomini, tutti infelici in fondo, bensì la natura. La ginestra è il più complesso dei canti leopardiani, in cui si intreccia la polemica del male di vivere con passi lirici e grandiose aperture paesaggistiche sulla campagna vesuviana e sul golfo di Napoli. Il fiore diventa il simbolo di una forza umile e tenace che si oppone al destino avverso, in una lotta il cui esito è tuttavia scontato in partenza. à L’unica realtà è la lotta degli uomini stessi contro la natura; una guerra comune nella quale siamo tutti fratelli e alleati. 13\12  Abbiamo concluso la parte del periodo napoleonico. Il secondo romanticismo,é legato ad autori che sono considerati l’epigono del romanticismo. Il panorama è molto complesso. La poesia tende al vero e la seconda tendenza é quella individualistica che nel romanticismo italiano muove da altre storie che non sono solo quelle del romanzo storico ma c’è qualcosa di più. Per prima cosa possiamo individuare 3  grandi nuclei che sono la poesia dialettale, la poesia con digressioni vernacolari, e la poesia patriottica. Nella corrente vernacolare troviamo il GIUSTI. Nella poesia patriottica possiamo inserire Mameli. La tendenza individualistico fantastica si rifà ai modelli romantici con vicende di amore e di morte. É un modello sfocato,illanguidito. Questa tendenza é stata coltivata da tanti autori.   GIUSEPPE BELLI Fu avverso al romanticismo, aveva un culto borghese. Era arrabbiato con la curia romana e la vedeva troppo legata alle cose materiali. Nasce a roma nel 1971, compie tanti viaggi in Italia. Era un personaggio molto moderno e molto complesso. Ha avuto una depressione che sfogava nei suoi sonetti. Ebbe un impiego pubblico e nel 49 era addetto alla censura. Fu un conservatore. É un personaggio molto strano,era iscritto all’ arcadia ed era un reazionario. Noi abbiamo una bella poesia vernacolare del 800. Scrisse dei sonetti sulla plebe di Roma. Lui racconta immagini che acquisiscono valori di esorcismi e di lotte tra angeli e diavoli. Lui é combattuto perplesso e arrabbiato verso il mondo. Er giorno del giudizio Le z vengono raddoppiate in questa poesia, lui immagina il giorno del giudizio da cui escono dalle tombe i morti. É la poesia  più rappresentativa dell'autore. Questa morte rappresenta un mondo decrepitò sbagliato e nei sonetti questi mondo é rappresentato molte volte. C’è una descrizione degli angeli grossi con qualcosa di barocco e di popolaresco. Sono immagini smisurate.poi però diventano una parodia grottesca, si parla di un dio chioccia, é un dio popolare con un affiorare di scheletri che escono dalle fosse. Un immagine dove il macabro si dissolve dal comico. Il capolavoro dell'ultima terzina sembra di essere a teatro in cui si spengono le luci. Il teatro Opera lirica molto importante di Verdi che viene esibita nei teatri, molto importante è anche,la commedia. LA SCAPIGLIATURA Vuol dire letteralmente  spettinati. La corrente all’epoca chiamata bohem durò fino agli anni 80. È una corrente composta da autori Lombardi.  Stilisticamente gli scapigliati scrivono poesie con influssi dialettali. La scapigliatura è un'occasione mancata. Non solleva una visione dell'uomo e dei rapporti sociali. Il mito è quello di una cultura nuova con una forma di dualismo. anche la poesia uscì dal suo alveo sentimentale e si spinse con opportune novità metriche nell’alternanza di simbologie erudite e di ipotesi scientifiche legate alla scoperta dei meccanismi dell’universo, nella ricerca di leggende epiche o bibliche, nel recupero di saghe popolari  la poesia viene definita dalla Francia poesia parnassiana. Parlando in generale del Realismo ricordiamo Gustave Flaubert che dominò il passaggio tra la scuola romantica e quella naturalista e che scrisse i suoi romanzi con una perfezione e una chiarezza inimitabili, questo era dovuto da uno studio scrupoloso delle parole, del loro significato e della loro armonia. La sua opera più importante è Madame Bovary. Di essa Flaubert disse: Madame Bovary non ha nulla di vero. È una storia completamente inventata, infatti non c’è raccontato nulla della sua esperienza o dei suoi sentimenti. L’illusione nasce proprio dall’impersonalità dell’opera. Flaubert, seguendo Balzac, fu il referente delle vicende quotidiane della piccola borghesia provinciale della sua epoca storica secondo le caratteristiche del realismo moderno. Flaubert comunque tacque sempre la sua opinione sui personaggi narrati e descritti nelle sue opere. VERISMO È una tendenza letteraria diffusa in Italia tra il 1860 e il 1880. Fu Luigi Capuana il teorico di questa corrente: il raccontare ha la finalità di aderire sobriamente al vero e di oscillare secondo le convenienze da un registro alto a un registro basso. È una teoria, è un’osservazione della realtà tramite un discorso indiretto. Idea di scrivere tramite l’adesione al vero assoluto. Movimento totalmente italiano, soprattutto per quanto riguarda il meridione (le isole). Risente di un positivismo italiano dovuto alle poesie e all’ideologia di Roberto Ardigò. Ha successo in Italia perché avviene il declino del romanzo storico sentimentale.  La poetica del verismo è teorizzata da Luigi Capuana che riprende molto le caratteristiche del naturalismo francese.  Personaggio fondamentale di questo movimento è Verga con l’opera Nedda del 1874. I protagonisti del verismo sono provinciali a differenza di quelli naturalisti. L’originalità del verismo:  Interesse per alcune indagini proprie della mentalità e della cultura positivista, ad esempio l’ereditarietà, lo zoomorfismo, i difetti fisici  La poetica legata ad alcune espressioni gergali e dialettali  Discorso indiretto libero  Rappresentazione del mondo attraverso i proverbi e i modi di dire Sono state impostate in questo periodo le prime scuole elementari che inizieranno ad alfabetizzare gli italiani. Vi è uno squilibrio tra nord e sud che è stato aggravato dalla realizzazione di un’Italia unità. Nel mezzogiorno vediamo fenomeni di brigantaggio (condizione di disagio dell’Italia unita)  Al sud persistevano anacronistici rapporti feudali.  Al nord si diffonde poco il verismo, con autori come De Amicis, Fogazzaro e Emilio De Varchi. Il Verismo ebbe nel dibattito culturale italiano una triplice prospettiva: quella che si riferì specialmente a Balzac, a Flaubert, a Zola, tutt’altro che esaltata; quella che si calò nella storia letteraria e individuò il vero e il reale come denominatori comuni dei nostri autori a cominciare da Dante e da Boccaccio; quella più propriamente regionale, in prevalenza, per concentrazione dei mezzi pubblicistici, con sede a Milano. Ma fu una triplice prospettiva confusa da una miriade di interventi ora inconcludenti e ora autorevoli.  Che cosa fu allora per gli autori il Verismo, che ebbe una cospicua incidenza nel romanzo contemporaneo sociale?  La risposta è in un intreccio di articoli, in cui al Verismo venne affidato il compito di sostituire il vecchio indirizzo patriottico della letteratura romantica con un indirizzo capace di registrare le istanze sociali, le denunce dei privilegi e lo studio dei caratteri e degli ambienti.  à il Verismo è uno strumento a favore della verità e comunque contrario a una letteratura dedicata a descrivere ciò che la società non era. Il verismo quindi è la rappresentazione del vero nell’arte, descrizione del vero in modo conforme alla natura. Il Verismo ebbe dunque il suo dominio nel romanzo contemporaneo in specie sociale. Tuttavia non mancò di contaminare il romanzo domestico, di costume e psicologico. Vi è il declino del romanzo storico, delle poetiche precedenti.   caratteri e temi del verismo:   carattere regionale e provinciale (acitrezza, Acireale…)   Il verismo raramente pone al centro della sua indagine il proletariato urbano (come a Parigi), ma ritrae gli umili, i contadini, i pastori, i pescatori… rappresentano un mondo che sembra vergine pulito, ma in realtà non è così.  Vi è l'interesse per alcune indagini di una mentalità psicologica che è anche frutto di tanti condizionamenti esterni.  Ci sono alcune tecniche espressive fondamentali: dialogo, il parlato, il ricorso al gergo-dialetto.  VERGA (1840-1922) Siamo nella modernità.  È catanese, isolano, quello che scrive lo fa in diversi luoghi come Milano e Firenze. È nato da una famiglia benestante, ha studiato privatamente, con un grande precettore che è Abate.  Fonda il settimanale “roma degli italiani” e si dedica al giornalismo politico.  Nelle prime produzioni scrive romanzi storico sentimentali Nel periodo che va dal 65 al 73 (periodo fiorentino): le sue frequentazioni intellettuali lo cambiano, per esempio Prati, Capuana, Galeardi. Questo è un momento molto composito, non parliamo ancora di verismo.  Dal 74 al 93: periodo milanese, frequenta gli scapigliati. Amplia sotto questi stimoli il suo orizzonte culturale, scrive alcuni romanzi come Eva, Eros, il marito di Elena. Risentono di queste figure femminile scapigliate in odor di decadentismo.  Attraverso una novella (Nedda) inizia la storia dell’impersonalità. In questa fase dove inizia la sua poetica nuova.   vita dei campi (malavoglia)-> raccolta di novelle del 1880, sono 9 racconti che mettono in luce il principio dell’impersonalità e raccontano i meccanismi che regolano la vita delle persone. Sacralità di restare attaccato alla liturgia del campo, della terra. Liturgia arcaica che slava la vita.  I grandi conflitti tra individuo buono che poi la società lo fa diventare una carogna.  Queste novelle hanno il discorso indiretto libero, con la regressione, flashback, il palato filtrato, il rivissuto. Molto spesso verga usa la sintassi zoomorfa (persone paragonate agli animali).  Si usano i soprannome dei paesi.  - malavoglia (74-76): c’è poco di storico, tutto alla fine soccombe, tranne i protagonisti che restano attaccati alla tradizione (ostica). I vinti sono i poveracci, sono quelli che perdono io conflitti.  - novità stilistiche: nuda e spietata materia dell’impersonalità, proverbi.   Novelle rusticane → si riprendono le leggi ferree dell’economia che corrompono (la roba) che confluiscono nel Mastro don Gesualdo (si arricchisce e ha la smania di continuare ad accumulare la roba)  Scrive anche libretti d’opera per esempio la cavalleria rusticana.  Nell’ultimo periodo scrive per il teatro. È connotato da un grande pessimismo.  GIOSUE CARDUCCI 1835-1907 Nasce come rivoluzionario, finirà la sua carriera come filo-monarchico. Il Carducci è un personaggio molto impegnato. Fu un grande critico e fu uno dei primi a studiare e a mettere in ordine cronologico la letteratura italiana. Giosuè Carducci nasce nel 1835 a Valdicastello in Versilia. Il padre, mal visto dal governo granducale per le sue idee liberali, fu costretto due volte, dopo la nascita del poeta, a mutare residenza. Si trasferì nel 1848 a Bolgheri nella maremma toscana. E qui l’adolescente Carducci formò il suo animo con l’osservazione dell’ambiente, con la suggestione del passato e con la meditazione di autori classici italiani e latini. Implicato nei moti del 1848, il padre trovò rifugio a Firenze, dove il poeta studiò umanità e retorica presso le scuole pie degli Scolopi.  Carducci iniziò il suo curriculum universitario. Spesso in contrasto con ciò che la cultura accademica gli proponeva, si dedicò a letture personali e collaborò a “L’Arpa del popolo”. Dopo la laurea Carducci fondò il circolo degli Amici Pedanti, il cui programma prevedeva in negativo la lotta contro la degenerazione sentimentale e misticheggiante del Romanticismo e contro i poeti moderni, ritenuti nemici della patria e dannosi alla gloriosa tradizione italiana, e in positivo il recupero dei classici e dei loro valori di forma, di virilità e di moralità.  Per fronteggiare le necessità familiari diede lezioni private e si assicurò una collaborazione editoriale da Le Monnier e da Barbera.  Periodo importante: 1860-1870  Nel 1860, dopo essersi recato a Pistoia per assumere la cattedra di greco al liceo, fu nominato dal ministro della pubblica istruzione professore di eloquenza italiana nell’università di Bologna. La tragedia dell’Aspromonte (1862), che si aggiungeva nelle mani dei moderati alla povertà economica dello stato, alla sua arretratezza e al suo fiscalismo, indusse il Carducci a schierarsi con i repubblicani. Nel 1863, spinto da questo atteggiamento sdegnato, egli scrisse l’inno A Satana. L’inno di enfasi scarsamente poetica, proclama una convinta rivolta a favore della libertà di pensiero, ostacolata dalla religione, dalla scienza e dal progresso, simbolizzati nella macchina a vapore. I toni della lirica sono irruenti e polemici.  L’anno per lui più doloroso fu il 1870, a causa di due lutti: la morte della madre e di Dante, ai quali dedica Pianto antico. Negli anni 70 cambia idea politica, diventa un conservatore andando a credere che tutto quello che era stato progressismo è destinato a fallire. -> atteggiamento che si riscontra in altri naturalisti.  1878: Ode encomiastica alla regina d’Italia.  Nel 1899 l’emiplegia gli tolse l’uso della mano e gli rese difficile parlare. Continuò tuttavia a lavorare. Nel 1906 gli venne conferito il premio Nobel per la poesia. Il 16 febbraio 1907 Giosue Carducci morì a Bologna.  Carducci ha uno spirito guerriero forte-> natura selvaggia   Riscoperta dei classici, era un professore dell’università di Bologna.   Adesione totale agli ideali repubblicani (nelle sue prime raccolte), anche se poi sarà il più grande poeta del regno d’Italia.   Spirito anti-romantico   Le prime raccolte rappresentano il diagramma delle vicende d’Italia, dell’unificazione delle delusioni. Pensiero socialista   Nella seconda parte della sua produzione diventa retorica filo-nazionalista. Diventa infatti il poeta ufficiale dell’Italia del re Umberto.  I temi fondamentali dell’ispirazione carducciana:  Il paesaggio è la parte visibile di un dono che la natura ha elargito agli uomini e che gli uomini hanno a volte il potere di modificare. Esso viene spesso contemplato da Carducci nella sua oggettività, a volte andava anche a sottolineare lo stupore per la grandiosità di panorami montani. Ma allorché diventava più incisiva nel paesaggio l’azione dell’uomo, il poeta era indotto a sovrapporsi ad esso aggiungendovi le proprie gioie e pene, il proprio passato e il presente. È una piccola ode (odicina) anacreontica, metro utilizzato nel settecento, ed è composta da 4 quartine di settenari. Carducci pratica uno studio molto particolareggiato in modo da creare una poesia né troppo classicheggiante né troppo moderna. Questo canto è dedicato al figlio morto. Il poeta scrive questa poesia a seguito di molte varianti, sarà infatti inserita nell’ultima raccolta pubblicata. La primavera viene contrapposta alla morte. Carducci utilizza immagini essenziali e pulite, che fanno suscitare in chi legge la poesia una serie immagini che fanno capire il pensiero e il sentimento del poeta. Carducci riprende in questo testo Leopardi: la morte fisica contrapposta all’essere che cerca la verità (tra dolore e amore). Il poeta scrive questa lirica in memoria del figlio morto in tenera età. Carducci vede rifiorire nel giardino il melograno (frutto di vita) verso il quale il bambino tendeva le manine festose, vede rifiorire la primavera, ma la vita del figlio è spezzata. Gli tornano alla mente i versi di un poeta greco e il suo pianto diventa remoto, antico, ma si ripropone il tema del veder morire le persone care. La bellezza di questa ode sta nelle immagini nude, essenziali, un vibrare dei colori (melograno verde, terra nera), che evoca sinteticamente il senso del nostro destino. Il contrasto tra la primavera piena di luce e la cupa fissità della terra che copre una  persona piccola. Questo è uno dei temi centrali della poesia di Carducci: il sentimento della vita, contemplato nel suo contrasto d’ombra e di luce. → la gioia solare e la morte.  Saggezza virile forzata.  Odi barbare I due libri contengono nell’edizione definitiva 50 liriche precedute da un preludio e seguite da un congedo. Le tematiche:  Contemplazione quasi religiosa della grandezza di Roma  Ricordo di uomini e luoghi simboli del patriottismo  Annotazione intensa di ambienti e di paesaggi  Ripresa di motivi intimistici, amorosi e malinconici  Consapevolezza che la morte arriva per tutti La novità principale delle Odi consiste nella soluzione metrica scelta dal Carducci: Poesia che utilizza una metrica barbara, in cui si cerca di riprodurre attraverso la metrica accentuativa italiana quella quantitativa della poesia classica.  Caratteristiche comuni tra Rime nuove e Odi barbare: 1. Assorbimento di motivi romantici e parnassiani, con apertura verso miti di evasione 2. Diverso stato d’animo che presiede alle rievocazioni storiche → dove la tendenza all’evasione dai problemi concreti e attuali si configura come percorso a ritroso nel tempo, non senza una vena elegiaca 3. Più insistiti motivi autobiografici Rime e Ritmi È l’ultima raccolta poetica del Carducci, composta da 28 poesie scritte tra il 1887 e il 1898. È una poesia sonora, connotata dalla tristezza dei motivi funerari che ritornano con tanta insistenza. Sono insieme barbare e ritmate e stentano a salvarsi dalla retorica monarchica e patriottica. Non mancano comunque belle descrizioni di luoghi incontaminati (le Alpi), momenti di commozione senile, smarrimenti quasi decadenti e rivisitazioni di monumenti che conservano ancora gli echi di voci che i secoli non hanno spento. La critica: Carducci rimase famoso per la poesia, ma questo non deve far dimenticare i volumi di prose critiche, di discorsi storici e letterari, di saggi, di studi su grandi autori. La prosa del Carducci tende sempre alla condizione della poesia. La prosa critica carducciana è calata in una vasta erudizione e i criteri dei suoi lavori filologici si avvicinano a quelli della scuola storica per la ricostruzione minuta dei testi e per l’attenzione alla biografia e alla fortuna dei loro autori. È la parte più cupa del Carducci, in questa sua produzione in qualche modo si avvicina alle istanze poetiche del tempo (scapigliatura … ) IL DECADENTISMO Ha qualcosa di morbido, di tragico, di conclusivo. Il termine decadentismo indica una  cultura che è in crisi, che sta male, dell’ultimo scorcio dell’800.  Nasce nel 1880, non nasce dalla sera alla mattina, ma finisce di sicuro con la morte di D’Annunzio 1938. Dimensione del non detto, di una punteggiatura che cambia. Idea aristocratica dell’arte. Va contro tutti gli “ismi”  È un movimento culturale, filosofico, sociale e spirituale. Ha due connotazioni:  Crollo del sistema di valori  Immagine di una nuova Era Il termine Decadentismo indica tendenze ed esperienze artistiche difficilmente riducibili a un unico denominatore → dalla rivista francese Le Decadent (1886): segna la fase più acuta e pregante del concetto di decadenza esteso anche ai fenomeni sociali, alla religione, ai costumi e alla giustizia. L’uomo moderno viene osservato come un annoiato, un sazio, un vissuto, dai desideri incontrollati e dagli atteggiamenti isterici e nevrotici. Il Decadentismo è quel movimento/teoria nato nel periodo post-romantico comprendente e motivazioni d’avvio di molteplici movimenti di natura artistica: Simbolismo, Estetismo, Futurismo ecc.). nel quadro filosofico si vede la crisi del positivismo → rifiuto i sogni di gloria della scienza.  Bisogno di uscire dal proprio Paese, si sviluppa in tutta Europa (Pascoli, D’Annunzio, Carducci, Proust, Oscar Wilde, quest’autori hanno fatto il decadentismo) La situazione politica di quel tempo è composta dalle lotte imperialistiche, cioè il bisogno di uscire da uno schema di confine che opprimeva la popolazione, di uscire dal proprio Paese, si cerca quindi di conquistare nuovi territori per la scoperta di nuovi prodotti commerciali. Periodo dettato dall’ inasprimento dei conflitti sociali, in cui la povera gente iniziava a lamentarsi delle condizioni in cui lavoravano. Il quadro politico di questo periodo non è per niente confortante. In realtà però si ha una data di avvio del Decadentismo, circa il 1885, ma non c’è accordo tra i critici su una data di conclusione: alcuni sostengono che il Decadentismo si apre e si chiude nell’ultimo ventennio dell’Ottocento; altri invece allargano la conclusione fino alla prima guerra mondiale o addirittura alla seconda. La vita che si svolge nei campi diventa quasi un ossimoro, la gente che può va a vivere in città, si passa da manifatture a fabbriche → idea del capitalismo. Idea del superuomo → gli ideali democratici iniziano a venir meno.  Le guerre imperialistiche coloniali segnando il tratto di questo periodo del decadentismo italiano. - Gli stati tra di loro cominciamo a guardarsi con i loro confini. → attanagliarsi alla nazione (restringersi dell’uomo su se stesso → superuomo)  La grande crisi del pensiero positivo → nel decadentismo la persona, l’io fa da padrona. Il Decadentismo ebbe grande attenzione nei confronti della produzione straniera in specie francese. C’è l’abbandono degli ideali umanitari, c’è quindi un’idea che l’uomo deve vivere per se stesso, deve surclassare gli altri e deve entrare in una dimensione in cui diventa un superuomo. Il positivismo a questo punto entra in crisi, diventa infatti oggetto di critiche a livello teoretico. I caratteri fondamentali del decadentismo: A) Diffusione di atteggiamenti irrazionalistici:  1. superomismo → protagonista della storia, ogni uomo può essere un superuomo senza badare ai valori fondamentali. Idea che diventa subito esasperata, il risultato viene fuori nel libro di Nietzsche. → non ha più nulla che lo lega al mondo del vero 2. attivismo → atteggiamento che assume come principio quello di subordinare tutti i valori all’azione. Idea che l’uomo deve fare e fare. Pragmatismo = giustificarsi sempre ed avere sempre ragione. Attivismo, cioè la subordinazione di tutti i valori. Da attivismo si passerà poi al pragmatismo.  3. Intuizionismo → Bersons = pensiero cattolico cristiano, creazione, un impulso che si afferma nel tempo creano esseri e forme mai però ripetendosi. Appartiene solo al singolo. 4. Estetismo → ricerca del bello che contempla anche che il bello vada di pari passo al buono, al bene. L’estetismo che viene fuori da D’Annunzio è una cosa diversa, si assoggetta al valore estetico. Ricerca del bello nella poesia ma anche nella prosa. 5. Misticismo decadente → molti autori non credono, ma c’è in loro un qualcosa di misticismo. Idea mistica del Santo povero, rimandare a qualcosa di metafisico. Sera Fiesolana, la mia sera B) Esasperato individualismo, che porta alla solitudine e all’isolamento → quando una persona pensa di essere un superuomo, gli altri non li sentono molto. Sentimento di solitudine e di isolamento molto forte. L’io decadente che diventa fortissima e diventa il centro di tutto. Chi è più io di tutto? È quello che dovrebbe essere vincente. Quando si va oltre è presente questa condizione inevitabile di solitudine, isolamento. C) Opposizione netta al realismo, autori che ci raccontano i moti dell’Io profondo (Freud), qualcosa legato all’ignoto, casuale, sogno. Sul piano artistico e letterario è molto forte la percezione dell’ignoto → Proust in Francia, Mann per la Germania, Wilde per l’Inghilterra. → Precursore del decadentismo è Baudelaire → con “i fiori del male” (1855) che apre la via al simbolismo. Simbolismo, concezione della poesia come creazione, la poesia deve dare delle suggestioni (= indica prevalentemente il fatto letterario) → interpretare la realtà attraverso un segno. M’illumino d’immenso (Ungaretti).  → Gli autori che segnano il simbolismo, sono autori considerati maledetti, rifiutano la società mediocre, emergono quelle circostanze, quegli atteggiamenti sprezzanti. Con una forte influenza delle correnti mistico-irrazionalistiche.  → Un altro grande padre è Schopenauer, colui che sosteneva che l’essenza dell’universo è volontà, radice unica che si realizza nell’uomo e nelle cose. Colta non attraverso un sapere razionale ma attraverso un'intuizione immediata. Parla del dolore come nota costante dell’esistenza. → Parnassianesimo: concepiscono l’arte come supremo valore umano, l’arte per l’arte. I poeti abbracciano questa teoria identificando la propria vita come arte.  SIMBOLISMO Un simbolo può rappresentare tutto, qualcosa di unico e più grande, la realizzazione dell’essenza stessa della vita.  A) La poesia è creazione e realizzazione delle cose importanti, essenza stessa della vita B) Il poeta deve farsi veggente, la poesia frutto di uno spostamento, trans, ricerca di qualcosa di metafisico, sogno e veggenza. L’ignoto è percepibile attraverso le illuminazioni. C) Rinnovamento dell’espressione, la parola diventa rivelazione, diventa musica. Si fa uso dell’analogia, ovvero qualcosa di NON logico. Si fa uso di sinestesia (“odore di fragole rosse”) un modo per percepire un qualcosa in maniera più pregnante. Una poesia che inizia ad essere percepita, più essenziale.  DECADENTISMO ITALIANO Gli italiani accolgono i miti d’oltralpe, mettono come elemento preponderante l'irrazionalismo e noi li ritroviamo attraverso la poetica Dannunziana e Pascoliana. Poesie che sembrano molto semplici ma hanno una difficoltà interpretativa, c’è un simbolismo intenzionale/spontaneo. Molto spesso vediamo come questa poesia sia musicale.  PASCOLI Autore di grandissima sensibilità, attenzione al fanciullino (poetica del fanciullino). Nasce il 31 dicembre del 1855 a S. Mauro Pascoli (provincia di Rimini), 4 di 8 fratelli trascorre la sua infanzia nella fattoria “La Torre”. Il padre amministratore viene ucciso, una morte irrisolta non viene mai trovato il colpevole. Nei suoi primi anni di studio entra nel collegio dei Padri Scolopi di Urbino, che vennero interrotti nel 1867 con la morte del padre.  Dopo la morte del padre, gli anni successivi, morì anche la madre, la sorella maggiore e due fratelli. La riflessione sulla morte lo spinse a ricominciare gli studi e tra il 71 e il 73 si diplomò al liceo di Rimini. Poi ottenne una borsa di studio all’università di Bologna, ebbe società non può avere tutti superuomini. Vicinanza al decadentismo europeo vissuto come aristocratico distacco ma anche solitudine. Poeta Vate, guarda la folla e la definisce “un grigio diluvio democratico” dominando la folla con una forza suadente della parola.  Nichilismo: Punto di contatto tra D’Annunzio e Nietzsche, interpretazione della natura come un flusso continuo che nasce dal nulla e finisce nel nulla. La vita è fatta di convenienze. Estetismo e Panismo: Volontà di fare la propria vita come si fa un’ opera d’arte, lo dedica alla creazione e al godimento sensuale della bellezza, e della vita quotidiana. Avere a che fare con le cose belle perché l’anima è già tormentata. Panismo come il sentimento di unione con il tutto, in cui l'uomo finisce per immergersi e confondersi con ciò che lo circonda. Non vi è più alcuna distinzione tra l'elemento naturale e quello umano. Bontà di D'annunzio: il tema del manicheismo tra buono e cattivo, sulla bontà prende molto dalla letteratura russa, aspirazione alla purezza, al castigo, la colpa (Tolstoj e Dostoevskij).  Teatro: Riassume i suoi miti tra cui la politica e la concezione dell’arte, si rincorrono questi miti. D’Annunzio scrive il suo teatro (contemporaneamente a Pirandello) collocando le opere più importanti tra il 96 e il 15, scrive 20 anni venendo iniziato dalla Duse. Anni in cui l’ideologia superomistica andava assumendo una più decisa colorazione politica, il teatro serve alla denuncia, a dire cose. I rituali primitivi cui si connettono la lussuria, il sangue e l’olocausto rivelano l’ambizione dell’autore di guidare la folla alla riscoperta di una sua presunta identità profonda. Aspirava ad un teatro incarnato, totale d’ispirazione Wagneriana che fosse fondato e mettesse insieme: la recitazione, la danza, la musica, le feste orgiastiche.  ELEONORA DUSE “La divina, il vate: una passione in scena”  Un rapporto più mentale che fisico, Eleonora nasce nel 58’ discendente di guitti (coloro che rappresentano le commedie), molto sensibile e raffinata con uno scarso senso materno. Carriera teatrale precoce, incontra uomini che la forgiano molto:   Martino Cafiero da cui ebbe un figlio morto  Checchi, attore della sua compagnia teatrale, matrimonio riparatore - dal quale ebbe una figlia che viene cresciuta in modo poco materno 1887 anno di svolta → incontra Arrigo Boito (scapigliatura) che si innamora di lei. Con il quale ebbe un rapporto burrascoso, ma con lui affina la sua cultura e il suo gusto, sente i limiti delle sue rappresentazioni precedenti, e inizia a studiare.  1894 incontra D’Annunzio → sodalizio lungo e burrascoso ma imprescindibile, Eleonora era attratta prima dallo scrittore che dall’uomo. Vede il genio che l’avrebbe liberata da una mediocrità teatrale.  L’amore di D’Annunzio è quello della “Pioggia nel Pineto” ovvero prima desidera la donna e poi dopo averla posseduta e aver soddisfatto i suoi interessi la abbandona.  LE NOSTRE FAVOLE La fiaba è il modo più antico per arrivare a più persone, la favola moderna ha perso l’elemento morale. FAVOLA: componimento fantastico quasi sempre in versi con uno scopo educativo e moraleggiante, in cui ci sono animali/oggetti parlanti FIABA: raccontata e poi messa in prosa, i protagonisti sono umani e possono essere interpretati in modi diversi. Ci sono autori insospettabili che si occupano di favole e fiabe (Sciascia) → Nell’antichità Esopo, Omero, fedro…(favole)  Favola = dal greco “mithos” ovvero parola, novella → Occidente favola colta e Oriente favola antica ANTICHITÀ - padri della favola:  1. Esopo (Grecia, vi secolo a.C) nativo della Frigia, schiavo a Samo, viaggiatore, si è attinto molto dalle sue favole, la sua fortuna è portata avanti da Senofonte, durante l’ellenismo le sue opere sono molto popolari ed arrivano in Europa.  2. Fedro (mondo latino, 15 a.C, 50 d.C) arriva a Roma come schiavo, ha una ottima educazione letteraria, attinge da Esopo, scrive non per motivi personali ma per un interesse popolare, Prima raccolta di favole in poesia, cifra stilistica della brevità. 3. Flavio Aviano (mondo latino, vi secolo d.C) attinge da Esopo e ha successo nel medioevo E’ un genere che può assumere un carattere esagerato e a volte violento, c’è sarcasmo ed ironia di fondo. In oriente vengono fuori anche altre cose Panciatantra (saggio indiano 300 d.C) si avvicina a quello che furono poi le Mille e una notte (X secolo d.C) raccontate in tutta europa, con una cornice con all’interno altre storie. → È incentrata sul re persiano Shahriyār che, essendo stato tradito da sua moglie, uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze. Un giorno Shahrazād, figlia maggiore del gran visir, decide di offrirsi volontariamente come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano per placare l'ira dell'uomo contro il genere femminile. Così la bella e intelligente ragazza, per far cessare l'eccidio e non essere lei stessa uccisa, attua il suo piano con l'aiuto della sorella: ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per "mille e una notte"; e alla fine il re, innamoratosi, le rende salva la vita.  MEDIOEVO (400 - 1400) Epopea francese dei romanzi cavallereschi, ci sono molti autori:   Chiaro Davanzati (1303) nel suo canzoniere amoroso usa molte similitudini con i comportamenti animali per denunciare la cattiveria umana  Jacopo Da Lentini nei suoi sonetti ci sono piccole favole La predica della messa era in latino e la predica in volgare e la parabola assomigliava ad una favola, per questo ha tanta presa sul popolo. La grande fortuna di Esopo, che viene recuperato in vari modi e forme. Sempre nel medioevo le Favole erano scritte in lingua araba e arrivano in europa attraverso la Francia, grazie a Galland che tradusse le opere. RINASCIMENTO (1400 - 1500 umanesimo) La favola è gioiosa e ha una morale scanzonata, umanesimo dove è presente la gioia di vivere. Autori numerevoli:   Agnolo Firenzuola (scritto utilizzato come strumento di polemica sociale) → prima veste dei discorsi degli animali  Leon battista alberti  Bartolomeo della Scala  Galileo Galilei  Leonardo Da Vinci Traduzioni di Esopo medievale BAROCCO Giambattista Basile → autore di 50 fiabe “La gatta Cenerentola” Viene scritto in dialetto napoletano, come lingua colta, è un mix in realtà di dialetti, raggiunge l’ambiente circostante a Napoli (entroterra). Scrisse un patrimonio di memoria popolare utilizzando elementi di magia creando un’atmosfera straordinaria. “Lo cunto de li cunti” opera di riferimento per tutti i successori, viene considerato da Croce come il libro più ricco di favole popolari.  Opera letteraria dedicata ai bambini, con struttura di un racconto. L'atmosfera che si respira in quest’opera è quella che era presente all’interno dei casali (aggregazione di cortili con un corpo centrale dove si radunava la gente). Viene diviso in 5 giorni (49 racconti), ognuno dei quali chiude con un EGLOGA di argomento morale recitata da 2 attori. Ha un canone predefinito: tutte le storie hanno la stessa struttura (conflitto -  allontanamento - viaggio - ritorno - cambio di status). Il pubblico era anche colto all’interno delle corti italiane ed Europee. Favole importanti: La bella addormentata nel bosco, il gatto con gli stivali, cenerentola Charles Perrault → Francese che raccoglie tutte le sue fiabe nei “Racconti di mamma Oca”attingendo da Basile. Le fiabe di Perrault subiscono una fase in cui viene meno la preoccupazione educativa.  Si parla di questi Favolelli legati agli ambienti più popolari, cascine, utilizzando racconti semplici. Abbiamo alcuni eruditi che mettono assieme le favole: Galland che traduce in francese “Le mille e una notte” Molti autori di favole sono anche autori di teatro (Carlo Gozzi) OTTOCENTO E NOVECENTO Trascrizione della fiaba Per raccontare l’identità nazionale sono raccolte le favole (i fratelli Grimm nelle “fiabe del focolare”: Pollicino, Hansel e Gretel. Fiabe del focolare → tema del bambino abbandonato, un'opera letteraria, non ha solo a scopo pedagogico. Favole russe → Afanasyev racconta la vita dei contadini russi, racconti cupi e tragici Barrie → “Peter Pan” storie di bambini che non vogliono crescere Collodi → Pinocchio (1° puntata sul giornale dei bambini nel 1881 e finiva nel 1883) esistono molte edizioni, scritto e tradotto in tantissime modalità (musical, teatro) STRUTTURA DELLA FIABA Dobbiamo cercare un'identità alla fiaba, basata su alcune cose che sono sempre le stesse: la struttura, il linguaggio o se viene riportata in dialetto o in lingua originale → sono elementi essenziali per capire a quali livelli dobbiamo approdare. Grandissimo teorico della fiaba: Vladimir Propp ( 1895 - 1970) scrisse “Morfologia della fiaba” (1928) un'opera fondamentale nell’ambito degli studi narratologici, si propone di analizzare le forme della fiaba popolare con la stessa precisione con cui è analizzata la morfologia delle formazioni organiche. (lo scrisse anche nella prefazione). Gli elementi costanti che si presentano in un racconto, in un ordine costante che è sempre lo stesso:  Formula 4 Principi 1. Gli elementi costanti della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi sono e dal modo in cui assolvono il loro ruolo 2. In ogni favola c’è un certo numero di funzioni che è determinante e fondamentale 3. La successione delle funzioni è sempre la stessa 4. Tutte le fiabe per struttura sono monotipiche Ci sono dei personaggi tipo: eroe, antagonista, donatore del mezzo magico, aiutante dell’eroe, falso eroe, mandante e il personaggio cercato. Ci sono 31 funzioni (nella fiaba ce ne sono molte di queste) - possono anche non esserci tutte 1. allontanamento (imposizione all’eroe di non fare qualcosa e allontanamento di questo trasgredendo il divieto) 2. divieto 3. infrazione 4. investigazione (l’antagonista cerca informazioni sull’eroe) 5. delazione (informazioni che danneggiano l’eroe) 6. tranello (ingannare la vittima) 7. connivenza (vittima si lascia convincere) 8. danneggiamento o mancanza (reca danno/mancanza a un amico o a un famigliare dell’eroe) 9. mediazione 25 anni, tempra sdegnosa, cultura nelle gere d’inchiostro, scarso cervello, scarsa morale, spaventosa chiaroveggenza → rappresenta l’epoca Fiabe: Gozzano come raccontatore di favole è l’alter ego del poeta. 1903: frammento di vita moderna intitolato “la passeggiata” da cui si può tracciare il suo profilo come raccontatore di favole. Nella “via del rifugio” c’è la prima poesia -  filastrocca che precede la fiaba 1909: primo racconto che appare sul corriere dei piccoli (ultimo nel 1919) Infanzia da Gozzano viene vista come un mondo mitico, senza tempo e senza storia. Tutto è verosimile e spesso inventato ma molto naturale. La raccolta di favole arriva con “i tre talismani” nel 1914 (prima raccolta importante) → comprende 3 fiabe, ognuna inizia con una filastrocca, questa raccolta è dedicata ai figli della sorella Erina. → Gozzano è un grande lettore dei fratelli Grimm e conosce bene l’autore e le sue opere, ma anche Perrault infatti mutua da essi molti temi dandogli la sua autenticità. Nevina e Fiordaprile: Tutte le storie sono contrapposizioni, ossimori Nevina: freddo, Fiordaprile: Caldo La leggerezza è un tema di fondo Nevina è incuriosita dal mondo (sparge la neve in giro) → un giorno incontra in una pianura un ragazzo (fiordaprile) e se ne innamora, lui conosce il rischio ma si convince a portarla sempre più vicino alle terre del sole (destino). É presente l’elemento malinconico Piumadoro e Piombino:   Piumadoro è una bambina che vive con il nonno nel bosco, e sogna l’avventura (le si presenta sotto forma di fiori e insetti). A 14 anni dimagrisce così tanto che il nonno è costretto a legarla a terra per fare in modo che non voli via (presenza nei racconti dei nonni comprensivi e mai dei genitori). Alla morte del nonno lei viaggia e conosce Piombino, sarà lui ad ancorarla a terra. Reuccio Gamberino: Racconta del cavaliere che è l’ultimo ostacolo per il protagonista al raggiungimento della felicità, è in realtà questa una corazza → tematica che sarà ripresa nel 900 (non ho capito) CARLO EMILIO GADDA (1893 - 1973) Fu un “Costruttore di Favole”  La famiglia tenta di risollevare un’ industria tessile ma questo provoca un dissesto economico famigliare. È ufficiale alpino nella prima guerra mondiale è prigioniero nella rotta di Caporetto.Visse tutti i traumi della guerra, i traumi esistenziali (dover fare l’ingegnere anziche un lavoro umanistico e la morte in guerra del fratello) Mette la dimensione scientifica e tecnica dei suoi studi anche nei suoi lavori. Lavora molto in ambito industriale, viaggia molto in Italia e in Argentina. Si iscrive a filosofia ma non ottiene la laurea, comincia le sue pubblicazioni di carattere saggistico e narrativo. 1928: “La meditazione milanese” saggio filosofico pubblicato postumo Sulla rivista “Solaria” nel 1927 fa una riflessione sul lavoro dello scrittore (apologia manzoniana) 1931: “La madonna dei filosofi” | edizioni di solaria 1934: “Il castello di udine”         | “ “ Nel 1940 diventa scrittore a tempo pieno, vive a Firenze, fece tante collaborazioni giornalistiche (Ambrosiano, Gazzetta del popolo, Mondo) Raccolte poi  nelle “Meraviglie d’Italia” (1939) e negli “Anni” (1943) 1944: “L'adalgisa"  1957: “Quel pasticciaccio brutto di via merulana” un giallo irrisolto (uno dei primi gialli moderni), giallo privo di happy end, venne anticipato sulla “Rinata letteratura” e poi pubblicato in volume con delle aggiunte, è un misto anche a carattere linguistico (italiano- romanesco). 1967: “Eros e Priapo” una satira sul fascismo e sulle ossessioni erotiche di mussolini Il successo arrivò negli anni 50, quando venne assunto come giornalista culturale per la rai (terzo programma) qui farà dei lavori eccellenti. La sua fama diventa modello per gli scrittori della neoavanguardia. Sono pubblicate tante sue opere: “I viaggi, la morte” (1958), “Verso la certosa” (1961), “Accoppiamenti giudiziosi” (1963), “La cognizione del dolore” (1963) Barocchismo enciclopedico → unisce un groviglio inestricabile sia dal punto di vista contenutistico (plot articolati) sia dal punto di vista linguistico. La sua cifra stilistica è il caos, inserisce termini tecnici e scientifici, ha un'ossessione enciclopedica. Rappresenta la complessità del reale definendolo “una matassa intricata di fenomeni sincroni ma non necessariamente legati tra loro, impossibili da dipanare” → c’è la modernità dell’irrisolto, il plurilinguismo (segue la tradizione ma ci inserisce anche altre cose - elementi dialettali ad esempio) È un autore molto moderno, usa la lingua non solo per la funzione comunicativa ma come duplicazione mimetica della realtà.  Giuseppe de Robertis ha parlato di Barocco Gaddiano, difendendosi da chi lo accusava di barocchismo l’autore (Gadda) e l’editore diranno: “barocco è il mondo e il Gadda ne ha percepito e ritratto la baroccaggine” La sua lingua e pasticciata: registri e lessici molteplici e diversi. Forti escursioni sociologiche, innesti dialettali, latino maccheronico, spagnolo, oscillazioni d’italiano, neologismi, figure retoriche. Favola 27: Una scimmia indossa l’elmo da pompiere ma, avendo la testa piccola sparisce al suo interno (gesto comico) → la scimmia vuole rivestire un ruolo che non le appartiene, come l’uomo che chiede troppo a se stesso e soccombe, uno stimolo per non essere esagerati ed egocentrici. Il primo libro di favole (non ebbe successo) Nel 1952 pubblica il “primo libro delle favole” un volume di 120 pagine illustrato, che comprende 186 favole con una nota bibliografica scritta da Gadda (raccontando come l’opera è arrivata alla sua stampa). Anche per il libro delle favole Gadda riunisce altri testi pubblicati, modificandoli con altri testi appositamente composti per il libro. L’ideazione e la formazione della favola iniziano nel 1938, il titolo scelto è voluto da Gadda e vuole unire una sintesi dialettica e contraddittoria → “primo” perché chiuso in una certa rotondità, finito però in una certa contingenza (è un non titolo), le favole non hanno un titolo ma sono numerate. Le favole sono contenute in 3 quaderni scritti fitti fitti, da qui parte la sua pubblicazione integrandola e stuccandola. Fu il primo libro di gadda che venne scritto dopo la GM, si allontana molto dal suo modo di scrivere - la critica snobbò molto questo testo. → ha 3 edizioni dopo quello del 1952: 1969 (il saggiatore casa editrice), 1976 (Garzanti), 1990 (Mondadori) Le favole del dopoguerra sono molto più libere perché Gadda si muove attraverso 4 tipi di interventi: (le 3 varianti vengono modificate in questo senso) 1. varianti ritmiche (la punteggiatura) 2. varianti linguistiche (dialetto, arcaismo) 3. varianti tematiche  4. varianti ideologiche  Elementi costanti sono però: la guerra (in senso lato), il fascismo (incarna la dittatura), cronaca, autobiografia (rapporto con fratello, madre, giovinezza, città di Milano, Firenze e Roma), parla male dei professori e dei critici, vizi e virtù degli animali, folta gamma di doppi sensi (sconcezze e scurrilità). C’è la lettura che polarizza lo sfogo politico e civile (come ha fatto Fedro ed Esopo) Il libro si apre con il ricordo di Fedro, omaggio a tutti i modelli che lui insegue (Leonardo Da Vinci, Le Fontaine). ARTURO LORIA (1902-1957) Scrive 70 favole, nasce a Carpi (Modena), e muore a Firenze, la famiglia è benestante e lui ne è il fiore all’occhiello, hanno un’industria nascente (scrittore e industriale). A Firenze frequenta il ginnasio, va a Pisa per l’università di legge, studia anche pianoforte.  Compone vari racconti: (titoli molto scarni, elemento che verrà inseguito anche nella poesia del periodo) “Diavolo zoppo” (1926 su Solaria) “La tromba” “Il registro” “La lezione di anatomia” “Il tesoro” “L’appuntamento” “La Parrucca” “Il falco” Gravità nel mondo di “Solaria” e conosce molti autori tra i quali Montale e Bonsanti (con i quali dirige “Il mondo”) 1928: “Il cieco e la bellona” 1932: “la scuola di ballo” Il resto della sua carriera resta nell’ombra: 1932 fino al 57 scrisse “le morti inutili”, “L’endimione”, “settanta favole” , ama da morire le sue favole che vengono pubblicate a Firenze nel 57. 70 favole perché sembra quasi un numero alchemico, perché prima della sua morte sembra presagire la fine imminente. Sono in gran parte testi che erano stati pubblicati sul “Corriere della sera” e in “Letterature”. Sono presenti animali (piccione viaggiatore, falco e il barbagianni..) sono favole ma anche fiabe (il vecchio contadino e lo spaventapasseri). È una prosa secca e vigilata, fa riferimento anche ad altri autori tra cui Esopo, La Fontaine e Pancrazi. Costruisce il volto delle cose attraverso la purezza e la poeticità, non c’è sarcasmo e denuncia come gli altri. Nella prefazione alla “Favola 1” dice che a 50 anni è arrivato a scrivere queste favole, un momento di conclusione della sua voglia di raccontare, ed è uno spettatore appassionato che non ha rabbia (non fa ironia), racconta soltanto. Queste 70 favole provengono, dice, dai serbatoi della memoria. Nell’estate del 44 racconta la favola “La morte e le nuove medicine” dove racconta la guerra e poi arriva la malattia durante la sua vecchiaia. “Il computo del tempo” che più che una favola è un assorta meditazione del vivere → dove in questo periodo per Loria il suo vivere è una sorta di morire/appassire. Gusto del gotico della paura/della morte → “rumore di ossicini e di inghiottimenti golosi” (il falco e il barbagianni) Riprende il mondo classico, Linguaggio piano, aulico, semplice, secco, lineare. Tema della civiltà moderna contrapposto con le nuove medicine dove la morte è soddisfatta → il tema della morte è scongiurata da una modernità diversa da quello degli altri autori.  LEONARDO SCIASCIA (1921-1989) Nasce nel 1921, ha tre fratelli, passa parte dell’infanzia con le zie che si prendono cura di loro in sicilia. Da giovane è turbato dal fascino e inizia a far parte dei movimenti antifascisti. Prende da Manzoni illuminata certi comportamenti. Il modello da seguire è quello di Brancati, ma con Granata approfondisce un grande lavoro sugli illuminati e la letteratura italiana. È considerato idoneo per la leva
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