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Letteratura Mondiale e Metodo, Sintesi del corso di Critica Letteraria

Riassunto completo del libro Letteratura Mondiale e Metodo compresa l'introduzione

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 17/05/2023

tsuki_dal
tsuki_dal 🇮🇹

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Scarica Letteratura Mondiale e Metodo e più Sintesi del corso in PDF di Critica Letteraria solo su Docsity! Letteratura mondiale e metodo INTRODUZIONE L’insieme dei saggi di questo volume costituiscono una delle più importanti riflessioni moderne sulla conoscenza storica o, come direbbe Auerbach, sullo storicismo: sono il disegno complessivo di Mimesis che si palesa per tutti i lettori che non lo avevano colto in precedenza. Le riflessioni sul metodo in Mimesis vengono disseminate nei capitoli su Saint-Simon e Vico, sul romanzo modernista e nell’epilogo : non sono numerose, ma furono certamente solide e pressoché immutabili nel corso del tempo. Auerbach dà alla parola filologia lo stesso significato che le dava Vico: l’insieme delle discipline umanistiche che creano il certum della filologia “la scienza dell’uomo in quanto essere che vive nella storia”, che Auerbach chiama “Historismus” e compre tutta la creazione umana (usi, costumi, letteratura, leggi…). In questo senso la filologia diventa una “storiografia totale” e un modo di concepire il passato non come un susseguirsi di eventi, ma come un decorso unitario; questo comporta, inoltre, il rifiuto dei modi atemporali di intendere la verità e i valori. Vico è poi centrale nello storicismo in quanto Scienza Nuova descrive per la prima volta l’estetica in quanto “scienza dell’espressione irrazionale” in grado di tradurre gli universali fantastici dell’arte negli universali ragionati della filosofia. Secondo Auerbach lo storicismo è diviso in due linee imparentate ma divergenti : lo studioso si sofferma a lungo su questa bipartizione perché la sua identità intellettuale nasce dalla confluenza dello storicismo positivistico e romantico e dalla difficoltà di tenerle insieme. I due metodi rimandano infatti a diversi modi di immaginare il concetto di epoca – a due diverse ontologie. Usando i modelli di causalità nelle scienze umane di Jameson potremmo dire che il positivismo rimanda ad una causalità meccanica, mentre lo storicismo romantico ad una espressiva (influenze particolari di un soggetto su un altro vs i particolari fanno parte di un interno che è sempre influenzato dalla sua essenza). La sintesi di questo conflitto fra minuziosa analisi del particolare e desiderio dell’universale porta Auerbach a formulare la “teoria dello spunto” sulla quale Mimesis appoggia: l’appiglio deve essere isolare una cerchia di fenomeni rigorosamente circoscritta e calcolabile, ma la loro interpretazione deve potersi irradiare ben oltre i confini dello spunto originale. Auerbach, dunque, usa l’explications de textes per costruire un quadro d’insieme, non per parlare di un testo o autore – per questo è fondamentale inserire ogni opera all’interno del suo spazio-tempo, trascurare questo aspetto porterebbe alla perdita di identità del testo e a un giudizio fondato non su dati, ma sulla soggettività. In ultimo, per mantenere il senso di insieme dello storicismo romantico, Auerbach si affida all’intuizione, capace di creare “nel contempo un’opera scientifica e un’opera d’arte”. La filosofia della storia procede per confronto fra i campi di possibilità: immaginando così le epoche Auerbach traccia dei paragoni creando confronti anche quando questi non sono espliciti; Mimesis affianca la movenza di ogni storicismo (analizzare un’opera in base al suo spazio-tempo) al movimento complementare di origine vichiana della mente umana che ritrova sé stessa in ciascuna sua modificazione. Durante il suo secondo “esilio” in America Auerbach sente prossima la fine del periodo che ha dato vita a Mimesis e in cui la sua opera poteva essere capita e apprezzata: la letteratura mondiale è avanzata a tal punto da polarizzare l’intero globo in due mega insiemi ed è ulteriormente indebolita ed esasperata dall’impoverimento delle tradizioni e dalla formazione culturale astorica. Mimesis è l’ultima grande filosofia della storia letteraria sopravvissuta allo scetticismo della nostra epoca, eppure l’atmosfera intellettuale che l’ha resa possibile è per sempre svanita; i testi che per Auerbach stabilivano il canone della totalità ora sono considerati miopi se paragonati ai moderni elementi di dibattito come l’identità e la parte rimossa della storia letteraria cancellata da quello stesso canone “occidentale” e tradizionale. Come rifletteva Benjamin in “Tesi di filosofia di storia”, tutto il patrimonio culturale ha un’origine “a cui non si può pensare senza orrore”: così anche la nostalgica unità europea letteraria di Auerbach nasce dalla soppressione di punti di vista. Gianbattista Vico e l’idea di filologia I posteri hanno usato vari termini per descrivere la scienza nuova, Croce ad esempio la definì una “filosofia dello spirito”, ma per Vico il suo significato non è ascrivibile ad un unico concetto: è una rappresentazione razionale dell’azione della Provvidenza divina nella storia, una filosofia dell’origine delle proprietà, una storia delle idee umane e una critica filosofica alle più antiche tradizioni. Il metodo di cui si serve per studiare il mondo civile, il certum, è una “nuova arte critica”, ovvero una rigorosa analisi del pensiero umano su ciò che è necessario e utile agli uomini nella vita della collettività. Per fare questo Vico interpreta i miti, i più antichi monumenti linguistici e giuridici: così facendo la sua arte critica diventa mondiale e applicabile a qualsiasi popolo, in quanto tutta la comunità umana condivide un “senso comune”, lo stesso diritto naturale. Vico fu il primo a fondare la filologia sulla fede nell’universalità della natura umana: diventa la quintessenza della scienza dell’uomo in quanto essere che vive nella storia ed è possibile proprio perché basata sul presupposto che gli uomini possano comprendersi fra di loro. Vico e lo storicismo estetico Lo storicismo si basa sulla convinzione che ogni civiltà ed et possono raggiungere una propria perfezione estetica e chele opere d’arte dei diversi popoli ed età debbono essere considerate prodotti di condizioni individuali variabili e che ciascuna deve essere giudicata secondo il proprio grado di sviluppo, non secondo delle regole estetiche assolute. Lo storicismo estetico ebbe origine nella seconda metà del XVIII secolo, come reazione al predominio in Europa del classicismo francese da parte delle correnti preromantiche e romantiche, fra le più influenti citiamo ad esempio lo Sturm und Drang. In opposizione a tutte le teorie che fondavano la poesia e l’arte sul grado elevato della civiltà, sul buon gusto e da un canone composto da precise regole, i romantici affermavano che la poesia è opera del libero istinto e dell’immaginazione e che raggiunge il suo massimo di spontaneità e genuinità nei tempi più antichi della civiltà: è infatti collegata al Volksgeit, lo spirito nazionale, che nella tradizione folcloristica trova la sua massima espressione. Potrebbe sembrarci dunque strano che né i preromantici, né Herder in persona abbiano mai citato Vico nelle loro dissertazioni. Nonostante ci siano palesi somiglianze, i due divergono sostanzialmente su un punto in particolare: mentre Herder, infatti, considera la condizione originaria dell’umanità come libertà assoluta, dunque anche assenza di leggi e istituzioni, Vico vede nei “giganti” dei limiti ben precisi dettati dall’immaginazione primitiva come protezione dal caos circostante, i loro miti simboleggiano istituzioni che adempiono all’eterna legge della Provvidenza divina.
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