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Letteratura per l’infanzia: Forme, temi e simboli del contemporaneo A cura di S. Barsotti, Sintesi del corso di Letteratura

tratti dominanti della letteratura per bambini e adolescenti pubblicata in Italia nell'ultimo trentennio.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Letteratura per l’infanzia: Forme, temi e simboli del contemporaneo A cura di S. Barsotti e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Letteratura per l'infanzia: Forme, temi e simboli del contemporaneo A cura di S. Barsotti e L. Cantatore INDICE * Introduzione (di Susanna Barsotti e Lorenzo Cantatore) * Cap.1 Librie letture 0 — 3: parole e immagini in gioco (di Ilaria Filograsso) + Cap. 2 Crescere come lettori in età pre-scolare: dalla “mammalingua” ai primi libri (di Rossella Caso) * Cap. 3 La parola poetica per l'infanzia tra gioco ed esperienza artistica (di Chiara Lepri) * Cap. 4 L'infanzia tra letteratura e musica. Prospettive interdisciplinari contemporanee (di Leonardo Acone) * Cap. 5 La pluridimensionalità della visual literacy. Albi Illustrati e itinerari educativi (di Marnie Campagnaro) * Cap. 6 Trent'anni di illustrazioni in Italia (1987-2017) Note erranti su artisti, libri, linee di tendenza, tecniche espressive (di Martino Negri) + Cap.7 L'albo illustrato: una panoramica tra storia, storie, visioni e contemporaneità (di Marcella Terrusi) * Cap. 8 L'utopia realizzata. Gli albi illustrati non fiction per l'infanzia e l'intreccio esemplare tra scienza e arte (di Giorgia Grilli) + Cap.9 Le nuove frontiere del fumetto: dai classici al graphic novel (di Emilio Varrà) * Cap. 10 Letteratura per l'infanzia, fiabe e nuove forme del fiabesco (di Susanna Barsotti) * Cap. 11 Le riscritture dei classici nella letteratura per l'infanzia (di Lorenzo Cantatore) * Cap. 12 Dal libro allo schermo. Letteratura, cinema e animazione per bambini e ragazzi (di Maria Teresa Trisciuzzi) + Cap.13 C'era una volta... il libro. Dai libri-game alle app (di Anna Antoniazzi) + Cap. 14 La libertà del romanzo: letteratura per l'infanzia e inquietudine del raccontare (di Milena Bernardi) * Cap. 15 La famiglia e la scuola nella letteratura per ragazzi. Metamorfosi di un immaginario (di Francesca Borruso) + Cap. 16 Il fantastico e la letteratura per l'infanzia: tracce e presenze negli ultimi tre decenni (di William Grandi) + Cap.17 Segnali e tendenze di cambiamento nella recente letteratura Young Adults (di Letterio Todaro) * Cap. 18 La letteratura per l'infanzia nelle riviste divulgative e scientifiche italiane e straniere (di Anna Ascenzi e Dorena Caroli) * Cap. 19 Percorsi critici sulla letteratura per l'infanzia (di Sabrina Fava) INTRODUZIONE Il libro ripercorre i tratti dominanti della letteratura per bambini e adolescenti pubblicata in Italia nell'ultimo trentennio. Si articola in 19 saggi che focalizzano la loro attenzione su diversi aspetti di questa poliedrica disciplina. E' possibile identificare diversi fili conduttori attraverso i quali il libro dipana il suo discorso critico. 1 10. 11. 12. 13. 14. 15. Ilaria Filograsso, con sguardo internazionale, si concentra sulla multimodalità del libro per i più piccoli come base di partenza dello storytelling che conduce alla convergenza di literacy e visual literacy. Citando diversi autori e libri, l'autrice problematizza le tappe della concettualizzazione di una storia, da parte del bambino, dell'azione del leggere e della natura stessa del libro. Questo processo viene ripreso nel capitolo successivo da Rossella Caso. L'autrice spiega come la costruzione del lettore inizia dalla “mammalingua” delle prime narrazioni, ma viene poi influenzata anche dall'azione dei genitori e delle agenzie educative (per es. nella scelta dei libri da sottoporre ai bambini). Chiara Lepri mette in luce le forme della poesia per bambini (uso di nonsense, metafore, similitudini...): un campo molto specifico che non sempre gode del favore del pubblico adulto, ma che invece è denso di potenzialità per lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei piccoli. Leonardo Acone compara letteratura e musica facendo emergere quello che l'autore definisce “legame triadico” (letteratura-musica-infanzia). I saggi n° 5, 6, 7 e 8 sono dedicati agli albi illustrati. Marnie Campagnaro si sofferma sulla visual literacy sottolineando l’importanza di coltivare la capacità di guardare. Cosa voglia dire “illustrare” un libro per bambini è spiegato bene da Martino Negri in un percorso analitico sulle tecniche, gli stili, le tendenze grafico pittoriche contemporanee. Marcella Terrusi ripercorrendo la storia del picturebook sottolinea la nuova consapevolezza critica che oggi identifica negli albi illustrati un valido strumento per abbattere le barriere linguistiche. Giorgia Grilli pone l'accento invece sugli albi non-fiction, dedicati alla natura e, in prospettiva, alla salvaguardia del Pianeta. Emilio Vaccà si collega alla questione dell'educazione all'immagine attraverso il fumetto e all'evoluzione del graphic novel Susanna Barsotti mostra come la fiaba, grazie alla sua capacità di viaggiare nel tempo e nello spazio sia stata in grado di mutare forma, riadattandosi alle nuove epoche storiche e a nuovi linguaggi. Lorenzo Cantatore affronta la spinosa e quanto mai dibattuta questione delle riscritture dei classici: vanno considerati generi letterari a sé stanti? Anche le trasposizioni cinematografiche di opere letterarie sono forme di riscrittura: su questo argomento interviene Maria Teresa Trisciuzzi offrendoci una panoramica dei capolavori cinematografici dell'ultimo trentennio. Anna Antoniazzi evidenzia come la letteratura per l'infanzia in questo ultimo trentennio abbia costituito uno specchio fedele dei diversi cambiamenti subiti dalla società. Milena Bernardi indaga invece il genere del “romanzo” (soprattutto fantastico) che in virtù della libertà, alterità, ubiquità che lo caratterizzano ha fortissime valenze educative e didattiche. Francesca Borruso affronta il tema della crisi della famiglia e della scuola tradizionali che hanno ceduto il posto ad un nuovo modo di intendere l'educazione e il rapporto tra generazioni. 1.2. All’inizio, un gioco di parole Durante le prime sessioni di lettura e di storytelling, già nei primi mesi di vita del bambino, l'adulto sostiene il suo coinvolgimento incoraggiandolo a riprendere quanto condiviso nell'esperienza di lettura. L'adulto permette al bambino di compiere salti cognitivi più grandi di quanto potrebbe fare da solo (concetto di zona di sviluppo prossimale di Wygotsky). Le tecniche di scaffolding dell'adulto includono domande, commenti, esclamazioni, ripetizioni di conferma in risposta alle reazioni del bambino. Queste esperienze di ascolto di storie (dai O ai 9 mesi) rappresentano per i piccoli il primo modo di conoscere il mondo. L'infante reagisce alla lettura muovendosi al ritmo della voce del narrante, stabilendo un contatto visivo, seguendo i suoi gesti mentre indica le immagini sulla pagina: in questa fase proporre ai bambini immagini nere che si stagliano su fondi bianchi (forte contrasti) permette al bambino di alimentare la sua naturale curiosità. Dai 9 mesi in poi il b. può maturare la consapevolezza che quello che ha tra le mani è un libro, un oggetto speciale con specifiche convenzioni d'uso. Non appena la capacità di costruzione di significato del b. si diversificano e diventano più specializzate nella creazione di mondi di finzione, è frequente che i bambini fingano di leggere i libri che amano di più o che raccontino le storie che hanno ascoltato. A partire dai 18/24 mesi oltre che focalizzarsi semplicemente sui nomi degli oggetti, i piccoli lettori iniziano a compiere connessioni testuali, ponendo domande, facendo osservazioni. Anche le ricerche sui neuroni a specchio avvallano la teoria secondo cui il cervello elabora gli stimoli provenienti dall'espressione facciale altrui. In quest'ottica si collocano, ad esempio, i libri per l'infanzia sulle “facce”, che educano ed abituano i b. al riconoscimento delle varie emozioni. E' ormai appurato che i bambini sono capaci di “reciprocità comunicativa”: reagiscono e riproducono, per quanto possibile, quel che sentono. In questa fase cognitiva l'uso inventivo dei nonsense o la condivisione di giochi linguistici diventano via via centrali nella comunicazione genitore-figlio (vedi cap. 2 Mammalingua, filastrocche per neonati e per la voce delle mamme). Filastrocche al servizio dei bambini perché sperimentino la libertà del linguaggio e della sua creatività. Numerosi studi, del resto, hanno dimostrato come i mattoni dell'educazione alla lettura siano: la consapevolezza fonologica (capacità di individuare e manipolare i segmenti sonori delle parole pronunciate) e la fonetica (il modo cioè in cui le lettere sono collegate ai suoni per formare corrispondenze lettera-suono). A partire dai 12 mesi la fase onomatopeica sollecita nei bambini l'interesse per i libri che simulano il verso degli animali, allenando la modulazione della voce, preparandosi ai loro futuri, piccoli, discorsi. L'importanza dell'intonazione ritmica e della ripetizione è fondamentale e ai suoni dell'adulto il bambino risponde con sequenze di modulazioni vocali, primi tentativi di melodie. Il gioco linguistico tra adulto e bambino può diventare quindi, a partire dal primo anno di vita, una piattaforma dialogica che trasforma creativamente le parole, stimolando una precoce consapevolezza metacognitiva sui possibili usi della lingua e attivando processi riflessivi che il b. più tardi applicherà alla lettura. Le filastrocche rinviano infatti alle tecniche ludiche del gioco linguistico, consentendo di familiarizzare e trasgredire insieme le regole fonologiche, sintattiche o semantiche del discorso, attraverso processi creativi di ripetizioni, inversioni, sostituzioni, incastri. Non è certamente casuale che molti libri dedicati ai bambini a partire dai 9 mesi chiamino in causa le mani. È questa infatti la fase delle manipolazioni e della scoperta del mondo circostante. In molti albi illustrati (ad es. Animali a mano di Teresa Porcella), le mani sono indispensabili e concorrono ad un'esperienza multisensoriale. Molti libri sono dotati di buchi, fustellature studiate apposta per l'inserimento delle dita che consentano poi di 5 ruotare la pagina o sollevarne lembi ripiegati, aprire tasche, estrarre contenuti nascosti (con l'aiuto dell'adulto, complice in questa esperienza di gioco e di lettura). Attraverso le assonanze e i ritmi delle rime i bambini prendono coscienza di sé e di una parte del proprio corpo, perché spesso alle filastrocche o canzoni è associato un gioco di movimento. 1.3. Leggere, col corpo e con la mente Intorno ai 9 mesi l'introduzione di libri che rafforzano schemi di gioco e di interazione già sperimentati con gli adulti è più che mai efficace. In Cucù di Alessandro Sanna, libro in cartone fustellato con gli angoli arrotondati, dei cuccioli di animali giocano con i rispettivi genitori secondo uno schema che anticipa un dettaglio della pagina successiva, attivando la curiosità e la fantasia dei bambini. Il tema di nascondere e poi svelare aiuta tra l’altro i bambini nel contenimento dell'ansia da separazione e nell'acquisizione della permanenza dell'oggetto. Libri come Cucù Miffy! Chi sei tu? di Dick Bruna sono dotati di grandi finestre che rimandano all'illusorietà dell'apparenza; oppure i libri con i “buchi”, albi pensati per la primissima infanzia che accendono la curiosità attivando il gioco del cucù. | buchi consentono di prevedere l'oggetto che seguirà nella pagina successiva mettendo in moto funzioni di immaginazione e di conferma che aiutano a sviluppare capacità di astrazione e sostengono l'autostima e la percezione di sé. Se a circa 24 mesi i b. possono giocare alla sostituzione immaginaria di un oggetto (usando un oggetto come se fosse un altro), a 36 mesi sono in grado di tenere in considerazione la relazione di altre persone verso il mondo e verso sé stessi: questa forma ludica di intersoggettività coincide con lo sviluppo della competenza narrativa. Dai 3 anni di età in poi i b. continueranno a confrontarsi con testi connotati da una forte componente ludica, che combinano la dimensione ipotetica con quella immaginativa, complicando le convenzioni dello storytelling e della finzione narrativa, proponendo trame multiple, parodie, nonsense. L'esperienza di relazione con i libri, come già detto, dovrebbe iniziare molto precocemente e coinvolgere dimensioni e materiali diversi: carta, cartone, spugna, plastica... accendendo l'immaginazione e la socializzazione dei b. attraverso la stimolazione ludico sensoriale. Molti progetti editoriali per la prima infanzia suggeriscono precocemente la dimensione interattiva della lettura, potenziando, anche attraverso la materialità e il coinvolgimento sensoriale, effetti metanarrativi. A partire dai 2 anni e mezzo i bambini hanno acquisito la funzione simbolica delle parole e il loro vocabolario cresce considerevolmente; inoltre il gioco di finzione si sviluppa insieme alla capacità di leggere le immagini, incoraggiando esperienze letterarie che consentono l'identificazione con i personaggi, l’uso di frasi ed espressioni estratte dai libri pervade il loro linguaggio e influenza la capacità di racconto, mentre in qualità di lettori emergenti acquistano flessibilità nella produzione di inferenze dalle illustrazioni e sensibilità verso il punto di vista degli altri. Gli albi illustrati, attraverso la loro straordinaria varietà, contribuiscono alla costruzione dell'identità dei piccoli lettori, dando voce e realtà ai dilemmi e ai pensieri della vita interiore del b. Le immagini e i disegni, apparentemente banali e quotidiane, di molti albi sollecita il lettore a farsi esploratore di mondi possibili, andando oltre la superficie delle cose. Già a partire dai 2 anni e mezzo, i lettori sono in grado di comprendere pienamente personificazioni (es. Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni) in cui i protagonisti sono 6 macchie di colore. Lo stesso nell'albo Federico (sempre di Lionni) in cui si affrontano concetti astratti quali il sogno, la mente, l'immaginazione. Un pesce è un pesce (Lionni) racconta la storia di un pesciolino e un girino; la storia è costruita con molta accuratezza perché il b. possa seguire il dinamismo emotivo del protagonista fino alla conclusione, inizialmente utilizzando in ugual misura linguaggio verbale e iconico, per dar spazio sul finale soprattutto alle immagini con la loro enorme forza evocativa. Il piccolo lettore è dunque invitato a una decodifica non banale della metafora, ad una lettura interpretativa dei dettagli dell'immagine, cogliendone significati e risonanze in un processo molto sofisticato. 1.4. Per un'ipotesi di classificazione Se è vero che l’esperienza di lettura inizia intorno ai 10/12 mesi, quando un bambino incontra per la prima volta un albo illustrato, l'apprendimento delle regole di comportamento del lettore è più lento e necessita dell'interazione con un adulto mediatore. Gli studi accademici si soffermano soprattutto nella fascia di età che dall'infanzia arriva alla primaria; questo perché i libri per la fascia d'età precedente non possiedono alcun testo o includono solo poche parole tese a descrivere oggetti. In questa prima fase, infatti, ai libri si tende a preferire i giocattoli istruttivi. In verità non vi è accordo unanime a classificare i libri per bambini da 0 a 3 anni. | libri di stoffa, i libri musicali, i libri da colorare, i libri pop-up... sono intesi soprattutto come oggetti ludici. Alcuni testi presentano inserti di stoffa o superfici lucide che invitano il bambino all'esplorazione tattile, altri hanno bottoni che, se premuti, riproducono versi di animali o si trasformano, letteralmente, in oggetti noti all'esperienza del bambino come una palla o una macchinina. Quel che è assodato, infatti, è che i libri sui primi concetti rappresentano oggetti tratti dall'ambiente dei bambini, appartenenti ad esempio alla classe dei giocattoli o degli animali, oppure a categorie più astratte come lettere, numeri, forme, verbi e aggettivi. Gli oggetti sono presentati usualmente come puliti e intatti, circondati da sfondi bianchi o monocolore, isolati in uno spazio vuoto, privi di movimento, di ombre o fonti di luce, in modo che la tridimensionalità ne risulti inevitabilmente ridimensionata. Le proporzioni sono sorprendenti: gli oggetti sembrano tutti delle stesse dimensioni che siano essi un fiore o una casa. Queste rappresentazioni altamente codificate sono coerenti con un'idea aggiornata di visual literacy che attribuisce alle immagini un ruolo indipendente, peculiare e strutturato nella costruzione del significato, ben diverso dalla mera replica della realtà. Ai piccoli lettori sono pertanto richieste alcune abilità di base per comprendere appieno le immagini: distinzione tra figura e sfondo, riconoscimento di linee, punti, colori come parti inseparabili dell'oggetto raffigurato, l'intuizione che figure bidimensionali siano al posto di quelle tridimensionali. L'immagine, d'altro canto, deve possedere elementi di facile riconoscibilità, dal contorno alle congiunzioni. Inoltre, la presentazione delle immagini al b. non è rilevante soltanto ai fini dell'acquisizione della visual literacy, ma anche per l'arricchimento lessicale, nel quale un ruolo centrale è rivestito dall'apprendimento del significato delle parole, processo non semplice. Altra tipologia frequente di albi illustrati sono quelli che contengono oggetti e i relativi suoni onomatopeici. Gli oggetti appartengono ad ambienti noti quali la casa, l'asilo nido, il parco, oppure categorie più astratte come colori, forme, lettere. Sebbene sia chiaro il contributo degli albi illustrati sui concetti di base per lo sviluppo della visual literacy e del linguaggio, non è altrettanto evidente quanto essi favoriscano il raggiungimento di altre abilità basiche per l'alfabetizzazione letteraria. Questi libri, infatti non presentano dialoghi, né propongono una complessa relazione testo-immagine. dalla sua rappresentazione, le prime filastrocche, fiabe, racconti aiutano il b. (valicando la soglia del fantastico) a comprendere meglio il reale. La certezza di essere in una dimensione di finzione, aiuta il piccolo ascoltatore a immedesimarsi nel personaggio principale e a viverne per interposta persona le vicende, sperimentandone emozioni e sensazioni e proiettando su di esso i vissuti personali. Intuizione, quest'ultima, avuta già nel 1973 da Gianni Rodari che aveva sostenuto che il b., fin dall'età pre-scolare, è in grado di individuare il protagonista di una storia che sta ascoltando, immedesimandosi con lui. Il b. infatti, già a partire dai 18 mesi, è in grado di manipolare i cosiddetti “contro fattuali” (dei quali fa un larghissimo uso la letteratura per l'infanzia), ovvero costruzioni narrative di ciò che non esiste, ma che tuttavia potrebbe benissimo accadere. Quando il bambino incontra una storia che si sintonizza con il suo animo (ad es. perché interpreta un particolare problema che egli sta vivendo proprio in quel periodo) chiede all’adulto di rileggergli più volte la storia. Il b. fa all'adulto sempre le stesse domande e si aspetta sempre le stesse risposte, meccanismo che avviene per riascoltare le stesse parole, gli stessi suoni, le stesse emozioni trovando conferme. La lettura si configura, insomma, come una straordinaria palestra per sviluppare l'intelligenza emotiva. 2.3. Dalle braccia della mamma al nido: la prima formazione del lettore Leggere, come si è visto, è una pratica che non ha nulla di innato, né di naturale. E' un processo che costa fatica sia al bambino, sia all'adulto, che deve predisporre e promuovere occasioni di incontro non occasionale, ma ragionato, con il libro. Il processo di “costruzione” del lettore richiede un'azione sinergica tra i genitori e tutte quelle agenzie che, a vario titolo, si occupano della cura e della formazione dell'infanzia. Quel che conta, ad ogni modo, è che la dimensione pedagogica e didattica non sia mai prevalente in maniera assoluta su quella ludica e giocosa. Ulteriore attenzione riguarda la scelta del libro: la miglior letteratura per l'infanzia è fatta dai cosiddetti “libri difficili”, che solo l'occhio attendo dell'educatore può selezionare nel magma della produzione commerciale attuale. Contro il divertimento e la piacevolezza fini a sé stessi (tipici dei libri “facili"), i libri difficili sfidano il piccolo lettore (senza che mai venga meno la dimensione dell'ironia e del divertimento) nell'impegno cognitivo a decodificare, comprendere ed interpretare le immagini e le parole. Ciò che i libri difficili sanno fare in più rispetto ai facili è, inoltre, dialogare senza pedanterie perché narrano storie di un'infanzia autentica, alle prese con i problemi quotidiani della vita. E' a questo che si riferisce Tognolini quando scrive che i libri importanti per l'infanzia, sono “belli e utili” al tempo stesso. La realizzazione di un laboratorio di lettura richiede la compresenza di 4 elementi che, intrecciati tra loro, ne determinano l'efficacia: 1. Il narratore, ovvero il promotore della lettura 2. Il libro 3. Il setting, ovvero lo spazio, ma anche il tempo del leggere. 4. Il piccolo lettore. 1. Le competenze che deve avere il promotore possono essere ricondotte a 3 specifiche aree di intervento: * Competenze tecnico-scientifiche: un bravo promotore della lettura deve in primo luogo amare profondamente i libri, conoscere bene la letteratura per ragazzi e tenersi costantemente informato + Competenze _ metodologiche-operative: il promotore della lettura è innanzitutto un esperto progettista: nessuna azione di promozione, infatti, 10 può essere improvvisata. La progettazione deve comprendere anche il setting, oltre alla scelta del libro. + Competenze comunicativo-relazionali: comunicare significa non solo saper trasmettere il libro, ma anche saper interagire con il bambino attraverso esso. Con ciò non si allude solo alle tecniche di lettura espressiva ad alta voce, ma la capacità di sapersi disporre all'ascolto, cioè ai bisogni del piccolo lettore creando l'atmosfera giusta a favorire il coinvolgimento nella situazione di lettura, perché ciascun ascoltatore possa riconoscersi nel racconto e farlo suo. 2. La prima fase della progettazione del laboratorio consiste nella scelta del libro: deve essere adeguato all'età e ai gusti del piccolo lettore e deve essere “difficile”, adatto a suscitare domande, riflessioni e discussioni. In un laboratorio di lettura ben progettato i gusti e le esigenze del b. si incontrano con quelli del promotore: è importante modellare le proprie scelte narrative in base al destinatario, ma è altrettanto importante che il narratore usi testi che ama e che conosce bene. E' importante, infine, pensare a più di un testo da proporre: non ha senso, infatti, continuare a leggere ostinatamente una storia che potrebbe non incontrare i gusti dei piccoli lettori. 3. Una questione di particolare rilevanza riguarda la costruzione del setting del laboratorio, inteso sia come luogo, che come tempo. La lettura dovrebbe diventare un rituale e come tale dovrebbe avere uno spazio ben definito, che non necessita in verità, di grandi arredi: dei tappeti, dei cuscini colorati e dei giocattoli saranno più che sufficienti. Questi ultimi, i cosiddetti “props” non sono giochi casuali ma oggetti che si ricollegano ai contenuti del testo, favorendo la correlazione visivo-tattile tra realtà e storia. Particolare cura deve essere rivolta all’illuminazione, che dovrà essere sufficiente per vedere bene le illustrazioni e le espressioni del lettore, ma senza diventare fastidiosa. Per quanto riguarda invece la disposizione di lettore e bambini, quella circolare è l'ideale. 4. Abbiamo infine il piccolo lettore/uditore. E' lui che rende vive le pagine a lui destinate, navigando liberamente tra le parole, conquistando non solo le competenze di decodifica del testo scritto, ma vivendo infinite vite e storie, facendo letteralmente dei libri dei “mattoni” per diventare grande. 2.4. I libri “belli” e “utili”: la valigia del promotore... Sulla scelta dei testi da usare per costruire un laboratorio, come si è detto, occorrerebbe privilegiare gli albi “belli e utili" (difficili); ma come discernerli tra i moltissimi in commercio? L'autrice cita, a tale proposito, una serie di titoli che fanno capo ad autori di riconosciuto valore scientifico e letterario. Tra essi, ad esempio: L’uccellino fa (Bravi), Dov'è Meo? (Ashbè), Buongiorno postino (EScoffier), Il più forte (Ramos), Caccapupù (Blake), Tararì tararera (Bussulati), Tutino e l'albero (Clerici), Il circo delle nuvole (Tessaro), Chiedimi cosa mi piace (Waber)... 11 CAP. 3 - LA PAROLA POETICA PER L'INFANZIA TRA GIOCO ED ESPERIENZA ARTISTICA (di Chiara Lepri) 3.1 “La poesia dei bambini non esiste” Per parlare di poesia per l'infanzia è necessario compiere prima una riflessione sulla sua definizione. Il poeta Zanzotto, nell'articolo Infanzie, poesie, scuoletta (1973), tratta del rapporto tra infanzia e poesia. Evidenzia alcune ambiguità: idea di un'infanzia vagheggiata attraverso la poesia e presenza di un legame metaforico per il quale un termine simboleggia l'altro. Molti, tra cui Zanzotto, ritengono che la scuola abbia avuto la responsabilità nella diffusione di un'idea di poesia come qualcosa di noioso, malinconico, impenetrabile per il linguaggio ostico e desueto. Nel 2006, Enzensberger e Berardinelli affermano che la colpa è della scuola e solo lì può essere combattuta la tanto diffusa ostilità alla poesia. In ordine diacronico, sono presentate alcune osservazioni significative per comprendere il dibattito relativo al tipo di poesia di cui parliamo (dei “poeti laureati”, dei poeti per l'infanzia?) e mettere a fuoco i motivi per i quali la poesia per l'infanzia è ancora un prodotto letterario di nicchia. 1972-73 - Zanzotto invita a diffidare di coloro che intendono rivolgere ai bambini una poesia “adatta”, cioè parlando nel loro linguaggio. IN questo modo, i poeti sono guidati dal sentimento più o meno distorto della propria infanzia, sottintesa come punto prospettico nel parlare ai bambini e la produzione poetica che ne risulta è di dubbio valore. - Zanzotto guarda invece con interesse al lavoro di Rodari che in questi anni rivolge all'infanzia i suoi “giocattoli poetici”. - Nel 1972, Rodari pubblica delle osservazioni in merito a | bambini e la poesia, un suo saggio pubblicato nel 1972. Afferma che non esiste una poesia per bambini ma esiste la poesia a prescindere dal suo destinatario. Ci sono poi poesie che possono essere sentite di più dai bambini e ce ne sono altre troppo lontane dal loro campo di esperienza. Ecco il manifesto per la poesia per l'infanzia di Rodari: rivolgersi ai bambini in versi per interessarli, divertirli, nutrire e formare l'immaginazione; la letteratura per l'infanzia deve essere di qualità e a scrivere poesie per bambini deve esserci un poeta; la scuola dovrebbe facilitare l'incontro con la poesia; la poesia deve essere gratuita e libera da forme didascaliche. Rodari unisce anche alla dimensione civile dei contenuti un articolato progetto pedagogico di emancipazione e liberazione attraverso l'uso giocoso della parola. Il suo contributo porta a un cambio di paradigma. 1978 | poeti Porta e Raboni curano l'antologia di poesie Pin Pidìn. Nel proemio c'è una dichiarazione d'intenti in cui si parla di una nuova concezione di diritto alla poesia nei bambini. Si propone una poesia con libera inventiva e profondità formale, non come un genere a sé stante e coltivato da specialisti che non sono nemmeno poeti. Le poesie proposte hanno ritmo e aspetti ludico-linguistici, sono “alte” per la forma e infantili perché parlano di un mondo vicino ai bambini. 1985 Fortini afferma che la poesia per bambini e di bambini non esiste. Il più delle volte è ciò che insegnanti, pedagogisti, poeti credono che sia. Ritiene che la poesia per bambini sia un genere della poesia adulta e come tale vada studiato. La scuola è accusata di proporre un eccessivo tecnicismo e culturalismo e sostituire il commento alla lettura del testo. 2011 C'è un'idea rinnovata della poesia per bambini. Tognolini risponde all’atteggiamento snobistico che associa poesia per l'infanzia a disimpegno e banalizzazione dei significati. Afferma che fare il poeta è maestria, abilità applicata che si aggiunge e completa un'arte. 12 diffusione di tanti diversi modi di interpretarla, definirla e fruirla. Qual è l’effetto di questo trend nella letteratura per l'infanzia? Negli anni 2000, la poesia per l'infanzia è stabilmente connotata da sperimentazione e dimensione ludica ed è rimpegnata nel ricercare: oggetti e problemi dei bambini di oggi (sul piano dei contenuti), varietà di linguaggi (sul piano della forma). È una poesia alta, raffinata, ibrida, che incrocia diversi linguaggi artistici. Sonorità e rime La ricerca sonora connota la poesia più giocosa. Il gioco della rima è spesso connesso al tema animalier. Gli animali sono presenti in molti componimenti, come nella favolistica antica, nei nonsense di Scialoja e nel Macchinario bestiale (Interlinea, 2003) di Quarzo dove sono presentati per mezzo di insoliti binomi fantastici (gabbiani a pedale, ranarmoniche) che richiamano le raccolte di nonsense di Lear. La rima è un argomento caro anche a Tognolini, il quale ha forti convinzioni: per praticare il mestiere di poeta per l'infanzia servono dignità e orgoglio; la ragione poetica è un equilibrio di suono e senso dove l'uno non deve prevalere sull'altro; le rime sono mani invisibili che legano parole ma non tutte le rime funzionano. Nel 2010 è pubblicata la sua raccolta Rime di rabbia che segna un momento importante: conferma che la poesia non corrisponde solo ai buoni sentimenti, ma può dar voce alle emozioni più buie. Tognolini propone invettive estreme che danno voce a disagi autentici e liberano e ridimensionano attraverso l'ironia. Altri esempi di opere che riprendono la rima sono: Rime raminghe (2013) di De Mauro, Rime chiaroscure (2012) di Carminati e Tognolini. Anche Carminati è una figura di rilievo nel panorama attuale. Propone un fare-poesia come esperienza che coinvolge tutti i sensi. La buona letteratura per l'infanzia non semplifica né improvvisa ma impiega risorse stilistiche e linguistiche elaborate in sintonia con il proprio sentire etico ed estetico. Nidi di versi Secondo i poeti di oggi, la sonorità della parola è un elemento di originarietà e di naturale prossimità al mondo della prima infanzia. Un concetto affascinante è quello di “parola staminale”, che per Tognolini è parola provvisoria scaturita da ascolti frammentari o percezioni alterate, è la parola dei bambini che sta ai primordi del fraseggio. Tognolini si ispira ai fonemi delle tiritere, delle prime lallazioni e pubblica Mammalingua (2002), una raccolta di poesie per neonati ricche di assonanze e allitterazioni. Sempre legata ai primi anni di vita è la storia in poesia Parole di latte (Lapis, 2001) di Roncaglia. Un altro esempio di componimento per i più piccoli è Gocce di voce (Fatatrac, 2006) di vari poeti tra cui Carminati, Formentini, Piumini, Quarzo e Tognolini. È un'antologia che percorre il cammino dell'acqua dalla sorgente alla foce. L'intento è quello di coinvolgere i piccoli in un percorso sensoriale attivato dalla parola. Diverse pubblicazioni uniscono la musica al piacere della filastrocca, dando così corpo e tridimensionalità alle parole. Un esempio è Nidi di note (2012), un albo con testi di Tognolini, illustrazioni e musiche dove abbiamo un incrocio di più linguaggi: fiaba, immagine, musica, poesia. La natura e il mondo interiore, le immagini Natura e sentimenti sono un trend sempre presente. Un esempio è il lavoro della poetessa Lamarque con le raccolte poetiche Poesie di ghiaccio (2004), Poesie della notte (2009) 15 ispirate ai Notturni di Chopin e Poesie di dicembre (2012). Un'altra poetessa è Giarratana con la raccolta Poesie di luce (2014). Anche Carminati con Poesie per aria (2008), in cui usa la personificazione e la metafora per dare corpo, immagine e voce agli elementi ambientali più comuni. Ultimamente si è manifestato con incisività il tema dell'identità, delle diverse emozioni che affollano la vita interiore, andando a rimarcare la necessità di un'educazione sentimentale che può compiersi anche nel riverbero dei versi poetici. Un esempio è Alfabeto dei sentimenti (Fatatrac, 2013) di Carioli. L'amore e l'amicizia sono alcuni dei temi toccati anche da Quarenghi in E sulle case il cielo (Topipittori, 2007). Secondo Denti, è l'opera poetica che segna la differenza tra quelle del secolo scorso e quelle del nuovo secolo perché presenta un nuovo modo di esprimere il linguaggio poetico che tiene conto di come è profondamente cambiata la sensibilità dei ragazzi, così come a loro tempo avevano saputo fare Rodari, Piumini e Scialoja. Anche Carminati in Viaggia verso (Bompiani, 2018) si rivolge ai giovani adulti stabilendo con loro una forte sintonia densa di sensazioni del quotidiano. La cura nella scelta dei testi per l'infanzia non deve essere sganciata da un'attenzione anche verso la composizione grafica e le illustrazioni. Nei picture books i due linguaggi artistici (testo poetico e linguaggio iconico) si incontrano. Un esempio è l'albo di grande formato Raccontare gli alberi, Superpremio Andersen 2012, (Rizzoli, 2012) di Valentinis ed Evangelista dove alle diverse specie di albero sono accostate poesie di grandi autori. 3.5 Le prospettive Abbiamo buone speranze per il futuro della poesia per l'infanzia, sebbene non sia ai vertici del gradimento di chi acquista libri. Ogni anno, LiBeR stende la bibliografia di base Almeno questi! che tuttavia non ha molte novità nella voce “Poesia e Dramma” ma presenta per lo più riedizioni. | poeti e le poetesse del nuovo millennio propongono una poesia ricca, che interpreta il presente e incontra i piccoli sul terreno di un linguaggio condiviso. Poche sono le collane dedicate alla poesia per bambini. Permane un pregiudizio e un approccio negativo alla poesia nella scuola. Dobbiamo promuovere la poesia di qualità a scuola e in famiglia. L'obiettivo è quello di frequentare le parole senza averne soggezione ma comprendendo che il piacere di giocare con le parole è accessibile a tutti e può essere il primo passo per avvicinare la poesia, lasciarsene incantare e ricorrervi seguendo il proprio sentire. 16 CAP. 4 - L'INFANZIA TRA LETTERATURA E MUSICA. PROSPETTIVE INTERDISCIPLINARI (di Leonardo Acone) 4.1 introduzione Opera determinante per la nascita e lo sviluppo di una prospettiva interdisciplinare della letteratura è “Music and litterature — A Comparison of the Art” di Brow, la quale trova piena comprensione e valorizzazione nella seconda edizione nel 1987. Lo spirito di innovativa ricerca letteraria dell'autore poggi su una interpretazione ad ampio spettoro del concetto stesso di “letteratura comparata", che lo studioso statunitense non ha rinchiuso nel recito di una categorizzazione socio-linguistico-geografica, come da anni e da più parti si tende a fare. La seconda edizione assunse maggiore importanza rispetto alla prima perché grazie agli sviluppi negli studi delle relazioni musico- letterarie avvenuti in quel periodo (1987) ha suscitato una risposta differente in termini di apertura scientifica e di consapevolezza epistemologica. Attraverso la Prefazione Brow rivela la possibilità di riattualizzare il testo riepilogando i risultati, gli studi, gli approfondimenti e i nuovi intrecciati fili relazionali che uniscono le diverse forme d'arte. Lo fa rivendicando e ribadendo la sua personalissima e illuminante visione del concetto di “comparazione” nella quale includere le altre forme di “narrazione artistica” e arriva a una sorta di certificazione estetica e scientifica che diviene nuovo e proiettivo lascito per le generazioni di studiosi che lo seguiranno. Pubblica così i consolidati risultati di un'ipotesi di trent'anni prima, dando una base di partenza per gli studi sulla comparazione delle arti e alla narrazione tra letteratura e musica. Le ultime sezioni dell'opera dedicate all'influenza della musica sulla letteratura e all'infanzia, viceversa, della letteratura sulla musica, hanno aperto prospettive ermeneutiche prima inesplorate consentendo un ulteriore ampliamento interdisciplinare di natura pedagogica e formativa, consentendo di allargare il campo d'azione fino al terreno dell'infanzia. Si viene così definendo un legame triadico tra letteratura, musica e infanzia. Tra gli autori che hanno posto l'infanzia al centro della propria narrazione musicale e che fungono da punto di partenza per un'analisi dei rapporti tra letteratura e musica per e su l'infanzia vi è Snumann. Durante l'Ottocento romantico, è stato in grado di far dialogare narrazione e musica proiettando tale dialogo in direzione prima allo status di fanciullo mediante una narrazione dell'infanzia stessa, affidata alle note pianistiche delle Kinderszenen (1838), fino a vere e proprie narrazioni per l'infanzia nella ricca raccolta di Album fur die Jugend (1983). L'arricchimento di senso che in grande musicista tedesco ha fornito al concetto stesso di narrazione, consegnandolo di fatto anche a modalità comunicative e artistiche extra-letterarie (in primis la musica) si conferma nel ritorno inesausto dei suoi brani nei contesti narrativi contemporanei. Senza l'opera di Shumann oggi non potremmo parlare di musica come narrazione per bambini e ragazzi nel senso di un ampliamento del rapporto tra l'arte dei suoi e l’arte della parola. 4.2 Teorie e ricerche contemporanee: l’infanzia tra “narrazione acustica” e semantica musicale L'intersezione tra letteratura, musica e infanzia ha dato vita a una prospettiva interdisciplinare. Due sono le vie di studio che stanno alla base dell'ampiamento che coglie l'infanzia quale esercizio del terzo elemento in aggiunta al rapporto tra letteratura e musica: 1. Prospettiva di natura percettiva, sensoriale e neurologica Si tratta di studi riferibili alla percezione sonora, alla prima forma — acustica- di narrazione del mondo circostante, alla prima esperienza di vero e proprio ascolto di quanto esiste introno, e che si avverte proprio e soltanto in virtù della possibilità di ascoltare. 17 CAP. 5 - LA PLURIDIMENSIONALITÀ DELLA VISUAL LITERACY. ALBI ILLUSTRATI E ITINERARI EDUCATIVI (di Marnie Campagnaro) 5.1 Sulla sudditanza dell'immagine, sul pictorial tum e sulla visual literacy La civiltà occidentale ha concesso un grande spazio alla PAROLA scritta e orale, ritenuta la sede dello sviluppo del pensiero e della razionalità umana nonché la sua forma più evoluta, un mezzo privilegiato attraverso cui far crescere la cultura. Storicamente, invece, l'IMMAGINE ha giocato un ruolo subalterno negli spazi vitali della conoscenza (filosofia, etica, scienza e letteratura): pur potendo dare forma ad un corpo o a una scena di vita, fermare un instante storico o un concetto (la grandezza di un sovrano, l'imperscrutabilità della morte), non è stata per lo più ritenuta vitale per la costruzione della conoscenza stessa. Secondo alcuni pensatori esisterebbe addirittura una strettissima correlazione fra la fruizione del bello visivo e il rilassamento morale: la fruizione delle belle immagini distoglie l'uomo da faccende intellettuali ben più elevate, portando con sé attitudini e vizi pericolosi. Questo pregiudizio vanta radici millenarie nella storia culturale dell'Occidente: “L'antica Roma era pura, virile, aniconica: fu corrotta dall'introduzione dell'arte e delle pratiche straniere" (Freedberg, 1993, p. 99). Il primato della parola è stato incontestabile anche nella mediazione educativa. Il testo scritto è anzitutto percepito come il vero luogo di produzione e di conservazione del sapere; in secondo luogo, la parola permette di incarnare, raccontare storie e il divenire di fenomeni, far emergere significati e interpretazioni. Le immagini, invece, belle e seducenti sono state ritenute in grado di distogliere e degradare il pensiero, soprattutto quello del bambino. Sebbene già nel Seicento (periodo in cui il problema del metodo di costruzione della conoscenza era al centro del dibattito sia filosofico che scientifico) ci siano stati casi esemplari che hanno proposto la centralità dell'immagine nel progetto educativo — si pensi al pedagogista moravo Jan Amos Comenius-, questa storica sudditanza dell'ikon sul logos ha permeato anche il Novecento. Nel secolo scorso per decenni, infatti, è stata messa al centro della riflessione la superiorità della parola, della testualità, del discorso linguistico, tanto che sul finire degli anni Settanta è stata coniata l'espressione linguistic turn (Rorty, 1967) per indicare questo condizionamento culturale. Ancora oggi, in un mondo invaso dal diluvio di immagini, si preferisce spesso perseguire l'aniconismo silenziando il codice visivo: non vengono sviluppati percorsi adeguati di alfabetizzazione visiva capaci di introdurre -anche nei piccolissimi- una rinnovata sensibilità estetica. Chi porterà al centro del dibattito epistemologico il ruolo dell'immagine, della cultura visuale, tentando di ricucire l'antica frattura fra parola e immagine, sarà lo studioso W.J. Thomas Mitchell con il concetto di PICTORIAL TURN. Nella sua opera Picture Theory, Mitchell (1994) dimostra come il medium inteso nella sua solitaria dimensione visuale non sia mai esistito: un individuo posto di fronte a un'immagine e alle sue variegate modalità esperienziali (il colpo d'occhio, il guardare, l'osservazione, l'indagare, il piacere visivo) si confronta con una modalità conoscitiva altrettanto complessa quanto quella legata alle diverse forme del leggere (la decifrazione, la decodificazione, l'interpretazione, ecc.). Il pictorial turn non è quindi una conquista della modernità, ma un fenomeno che -con forme e intensità diverse- si è presentato più volte nel corso della storia occidentale (si pensi ad esempio alla creazione della prospettiva nel Quattrocento o all'invenzione della fotografia nell'Ottocento). 20 L'esperienza visiva non si può esprimere completamente nel modello testuale perché non segue una logica lineare: le immagini si nutrono di sguardi, frammenti legati al pensiero, all'immaginazione, alla memoria, possono richiamare reminiscenze di altre immagini o di altre esperienze visive. La proliferazione delle immagini e delle pratiche visuali evidenzia l'esigenza di mettere a punto adeguati sentieri di studio e di analisi capaci di accogliere e rilanciare il territorio disciplinare della VISUAL LITERACY, l'abilità di saper guardare alle immagini visive e di saper inferire significati a partire da esse. La prima formalizzazione del concetto di visual literacy risale agli anni Sessanta ad opera di John Debes che la definisce come un gruppo di competenze che permette agli esseri umani di discriminare e interpretare i dati visibili che incontrano nei loro ambienti di vita (azioni, oggetti, simboli —naturali o culturalmente costruiti-) e di utilizzarli creativamente nella comunicazione con gli altri e nella comprensione (Debes, 1968, p.27). Ad oggi non si è ancora pervenuti a una definizione univoca della visual literacy, anche se si individuano due aspetti fondamentali caratterizzanti: - Considerare le immagini come oggetti e atti culturali che possono essere creati, fruiti, veicolati e riutilizzati in ambiti diversi; - Ritenere centrale e imprescindibile l'esperienza del soggetto-spettatore. 5.2 Percorsi di alfabetizzazione visiva: quali proposte metodologiche? Nella vita di ogni giorno ragazzi e bambini sono fagocitati dal mondo delle immagini nella nostra società dell'homo videns: la frequentazione assidua dei dispositivi digitali forgia il loro modo di guardare il mondo assegnando il primato della ricezione delle informazioni all'immagine più che alla parola. Nello sviluppo dell’età evolutiva, l'alfabetizzazione visiva precede quella verbale: i bambini imparano a guardare e a riconoscere persone, animali e oggetti ben prima di imparare a nominarli. La letteratura per l'infanzia, in particolare quella legata alla narrazione iconica, concorre a pieno titolo alla formazione di queste competenze risultando uno straordinario strumento pedagogico nell'ambito della visual literacy. Molteplici sono le possibili declinazioni e le modalità di utilizzo degli albi illustrati per coltivare l'incontro e l'amore per la parola letteraria e le figure sin dall'infanzia sia in ambiti scolastici che extrascolastici. Non esiste un metodo o una pratica di fruizione dell'albo illustrato valida ed efficace di per sé: le variabili sono numerosissime (sociali, culturali, geografiche) e il più delle volte a fare da cartina di tornasole risulta essere proprio il ruolo dell'insegnante o dell'educatore che interpreta, declina, modifica e riorganizza i percorsi educativi alla luce dei bisogni narrativi e delle esigenze dei propri bimbi e ragazzi. Un percorso ben strutturato di visual literacy permette di costruire e promuovere una cultura del visivo più critica e più consapevole. Si pensi, ad esempio, ad un orientamento metodologico che sviluppi un itinerario costruito sulle seguenti cinque tappe: 1. SENSIBILITÀ PERCETTIVA Aiutare i giovani lettori, soprattutto se visivamente poco acculturati, a comprendere e utilizzare la propria sensibilità percettiva grazie ad una lettura più consapevole e interattiva delle immagini negli albi illustrati. 2. ABITUDINE CULTURALE A LEGGERE IMMAGINI DIVERSE Combattere il torpore cognitivo affrontando la lettura di albi in cui le immagini sono più sfidanti, lontane da certe consuetudini visive (si pensi alla suggestiva casa sbilenca dove vivono i cinque malfatti — vedi immagine) 21 3. SVILUPPO DELLA CONOSCENZA CRITICA La icuolo. bigari, le, foresta, Proporre una ricca varietà di narrazioni iconiche (abbecedari, alfabetieri, concept book, albi illustrati, silent books, imaginier, pop-up and moveble books, wimmelbilderbucher, graphic novel, ecc.) dialogare intorno ad esse, cucirle intorno al vissuto emozionale ed esperienziale del giovane lettore per avviare veri e propri percorsi di analisi visiva e di comparazione. L'uso di alcuni strumenti della critica estetico-letteraria (Morfologia, lessicologia, sintassi, semiotica, riflessione sul rapporto dinamico immagine/testo/grafica, sulle forme, la composizione, lo stile, la prospettiva, i processi narrativi, i simbolismi iconografici, la relazione emozionale che si instaura con il testo scritto e le figure, la sollecitazione immaginifica della trama, ecc.) permette di far vedere al giovane lettore anche il non evidente, il celato e di comprendere come anche fra le righe di un testo visivo vi è molto di non detto (si pensi al ricco e articolato linguaggio visivo di Blexvolex). 4-APERTURA ESTETICA L'assimilazione di una grammatica del visivo e la maggiore dimestichezza con l'analisi comparativa predispone il giovane fruitore alla possibilità di prendere in considerazione orizzonti visivi poco frequentati (come illustrazioni più complesse, surreali, simboliche, astratte, fuori dalla routine quotidiana). La libera, ricca e variegata esplorazione degli immaginari visivi nei libri per ragazzi è un percorso educativo per conquistare una propria autonomia estetica e per iniziare a dare significanza a figure, oggetti, spazi, luci e suggestioni utilizzando diverse chiavi di lettura. (si pensi ai paesaggi visivi surreali e simbolici di Jutta Bauer e Katja Spitzer) 5-ELOQUENZA VISIVA Ragionare e fantasticare dentro le figure e nella loro successione è anche una “scuola di fabulazione, di stilizzazione, di composizione dell'immagine”, che concorre a formare la mia vita non poteva più l'immaginazione letteraria oltre a quella visiva. cambiare nemmeno Nell'albo illustrato testo e immagini sono un tutt'uno di una virgola indisgiungibile, un ecosistema che si regge sull'’osmosi tra parole e figure. Un lettore che sa dialogare intorno in my life no change was likely, alle immagini di una storia ben presto si troverà a suo nor even as small as a comma agio, se ancora non ha maturato questa sensibilità, anche a esprimere pensieri e riflessioni intorno alla dimensione letteraria. 22 sia in grado di sollecitare, quante potenzialità educative può veicolare oltre al coinvolgimento emozionale. Un altro aspetto che merita di essere approfondito, riguarda il profondo interesse, da parte dei giovani lettori (in particolare in quelli visivamente più colti, esteticamente più maturi), per albi che hanno fatto un utilizzo creativo delle soluzioni artistiche messe a punto nell'arte: i paesaggi brugheliani di Roberto Innocenti, i ritratti in chiave impressionista dei personaggi di Arrmin Greder, protagonisti astratti —non figurativi- capaci di coniugare astrazione ed empatia come in Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni. Riattualizzazioni artistiche e iconografiche di movimenti artistici quali il cubismo, il dadaismo, la pop-art, l'arte concettuale, le ritroviamo nelle originali reinterpretazioni serigrafiche di Blexbolex, nell'utilizzo della frammentazione, della scomposizione (il puzzle infinito di Diego Bianki), nella smaterializzazione (Cappuccetto bianco, di Bruno Munari), o nella riorganizzazione compositiva di talune ambientazioni, utilizzando il collage e altri materiali alternativi alla carta quali corde (Saremo alberi di Mauro Evangelista), funi, fili di ferro, piccoli oggetti domestici (La carezza della farfalla di Christian Voltz). Spesso poi accade che gli illustratori ripropongano nei loro paesaggi visivi vere e proprie icone e simbologie della nostra storia culturale e artistica. Se consideriamo l'illustrazione tratta dall'albo | cinque malfatti di Beatrice Alemagna, possiamo vedere come dialoghino tra loro personaggi, oggetti e scenari dalle forme geometriche e regolari con altri decisamente più sproporzionati e sbilenchi, in un gioco di decostruzione e ricostruzione identitaria dei personaggi. Non sfugge, certo, al lettore attento, voluto o meno che sia, il rimando visivo della casa dei cinque malfatti alla suggestiva villa di Santa Monica di Frank O'Gehry, uno dei massimi esponenti del movimento del decostruttivismo. Ecco allora che dal senso di una storia e dalla fruizione di una immagine si possono attivare percorsi educativi per riflettere con le bambine e i bambini in modo più ampio sul significato e sul valore della parola “decostruire”. La decostruzione dei cinque personaggi della Alemagna e della loro casa sbilenca permette di avviare un confronto rispetto al valore delle differenze nelle geometrie, nelle forme, negli spazi, fino a giungere agli esseri umani. 5.4 Conclusioni Le figure scontano una sorta di peccato originale negli ambienti scolastici essendo legate a un'esperienza sensoriale che produce piacere (che si contrappone alla sfera del dovere) e a causa della presunta capacità del soggetto di mettersi in dialogo con le immagini autonomamente senza bisogni formativi di alfabetizzazione visiva. La costruzione di itinerari di educazione alla lettura con gli albi illustrati può invece fornire quegli strumenti necessari a leggere, comprendere e scegliere in libertà il variegato universo iconico dei libri per ragazzi. La decodifica di un'immagine può essere un'operazione insidiosa e per nulla scontata, che può celare una complessità semantica: per questo la formazione degli insegnanti e degli educatori rappresenta uno snodo cruciale. 25 CAP. 6 - TRENT'ANNI DI ILLUSTRAZIONI IN ITALIA (1987-2017) NOTE ERRANTI SU ARTISTI, LIBRI, LINEE DI TENDENZA, TECNICHE ESPRESSIVE (di Martino Negri) 6.1 La professione dell'illustratore oggi : tra complessità, facili seduzioni e insidie Il ruolo attuale dell’ illustratore è notevolmente diverso rispetto al passato; la funzione stessa dell'illustrazione (dal latino illustrare , cioè rendere chiaro, luminoso) è mutata rispetto a prima. Infatti il linguaggio iconico pare aver superato il linguaggio verbale, avendo rispetto ad esso una maggiore forza seduttiva, data dalla capacità di colpire con maggiore immediatezza e forza emotiva il fruitore. Inoltre le figure assolvono funzione semantica ( danno significato) e funzione narrativa. Pertanto, |' illustratore non è più relegabile alla funzione di mero artigiano di immagini. Già all'inizio del Novecento la professionalità dell'illustratore “sconfinava" nell'ambito della grafica , insieme ad una attenzione nuova data al libro, visto quale complesso oggetto narrante. Esso divenne dispositivo narrativo verbovisuale , connotato da elementi iconici, grafici e materiali. Formato e supporti del libro non sono semplici arricchimenti estetici, bensì rivestono un ruolo semantico (hanno un significato proprio). Secondo |’ illustratore Shaun Tan l'illustrazione non è la semplice elaborazione visiva dell'idea presente nel testo, né semplice descrizione , priva di significato indipendente. Nell'epoca attuale, sempre più dipendente dalla dimensione iconica, gli illustratori hanno un nuovo status sociale “vanno di moda, come gli hipsters." Secondo Fabian Negrin la questione sarebbe legata alla perdita di un autentico amore per il disegno e della capacità di costruire figure mediante gli antichi ferri del mestiere - come disegnare un viso o utilizzare la prospettiva - Numerosi sono gli editori italiani sorti negli ultimi venti anni specializzati in picture book , affermatosi come medium verbo- visuali potenzialmente rivolto a più fasce d'età. Ne sono un esempio Babalibri (1999) , Orecchio acerbo (2001) e Topipittori (2004). L' attenzione di più editori (anche storici quali Rizzoli e Mondadori) verso il picture book è legata a diversi fattori: la più agevole circolazione di idee , autori ed opere e l'importanza sempre maggiore , anche sul piano internazionale, rivestita dalla Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Ciò ha condotto alla nascita di un mercato florido e promettente , anche per il suo carattere transgenerazionale. Tuttavia non sempre a tale “fioritura” è corrisposta un'attenzione alla qualità estetica e letteratura dei prodotti, sovente divenuti copie stereotipate di libri particolarmente ben riusciti. 6.2 L’illustrazione nei libri di divulgazione La funzione propriamente illustrativa delle immagini è riscontrabile nelle figure dei testi a carattere non narrativo, quali manuali tecnici e libri divulgativi. Tale funzione è visibile sin dall'Orbis Sensualium Pictus , opera risalente al 1658, redatta dal pedagogista Comenius. Il ruolo illustrativo è poi proseguito nei secoli, sino al Novecento, in differenti ambiti del sapere (come scienza , geografia, storia. Ne sono un esempio i libri tassonomici, appartenenti alla sfera della divulgazione scientifica, nei quali vi è la rappresentazione di un certo numero di esemplari di un gruppo. Alla rappresentazione sono affiancati brevi testi verbali. Gli editori milanesi Elekta Kids e L'Ippocampo sono specializzati in tale settore. L'Ippocampo ha portato in Italia le opere di Cruschiform e Guillame Duprat , che ha posto l’arte pittorica al servizio della divulgazione scientifica. Elekta Kids ha invece portato in Italia il volume Mappe, di Aleksandra Mizielinska e Daniel Mizielinski. In tale testo le potenzialità del visivo sono “applicate” alla geografia , in tavole concettualmente simili a quelle realizzate negli anni Cinquanta da Vsesevold Nicouline nell' Atlante delle regioni d'Italia. Francesco Rugi e Silvia Quintanilla , designer milanesi, 26 si sono specializzati in stampa in tricromia. Le immagini sono costruite con figure tratte da stampe scientifiche del Settecento e Ottocento, disposte su vari livelli. Ogni livello è rivelato da un filtro cromatico che mostra, in base al colore (rosso, verde o blu) figure che risultano altrimenti intrecciate sulla superficie della pagina. L'illustratore americano Peter Sîs si è specializzato nel settore dell'editoria storica. Nell'opera L'albero della vita (2005) egli ha narrato a bambini e ragazzi il viaggio di Darwin a bordo del Beagle e la nascita della teoria sull'evoluzione , attraverso figure e ambienti rappresentati con puntini e trattini, quasi appartenenti alla dimensione onirica. L'autore si è anche dedicato alla narrazione del mondo contemporaneo. Il belga Peter Goes è un altro artista emergente nel settore della divulgazione di tipo storico , autore de La storia del mondo. (2017). Esso raccoglie quaranta tavole , dall'atmosfera fumettistica, che raffigurano persone, paesaggi e parole. In sequenza, danno forma ad una linea del tempo, in una rivisitazione franco-belga della ligne claire. 6.3 Le forme del realismo Negli anni Cinquanta in Italia Emme edizioni si è fatta portavoce di un importante rinnovamento nell’ ambito della editoria rivolta ai bambini. Tra gli anni Ottanta e Novanta si è tornati apparentemente al figurativo e al realismo. Emblematico è il contributo di Roberto Innocenti, insignito del premio Andersen. Affermatosi negli USA dal finire degli anni Ottanta, ha riscosso particolare successo dagli anni Novanta anche nel nostro Paese. Egli parla di storia o del fantastico attraverso un realismo fondamentalmente etico. Esso si caratterizza per il rispetto della verità e l'obiettivo di dare visibilità ad eventi, idee ed emozioni. Della tradizione dell'iperrealismo americano ricordiamo Van Allsburg, che predilige il disegno a matita per i suoi albi, e \Wiesner, che si distingue per l'uso dell'acquerello in albi privi di parole in cui il quotidiano si apre al fantastico . Le loro opere furono edite in Italia dagli editori Salani, Il Castoro e Logos. Ulteriore esempio di iperrealismo fantastico sono le opere di Dautremer , che dà corpo a luoghi e personaggi della tradizione fiabesca classica e moderna, scorciati da peculiari punti di vista. In maniera simile lavorano i russi Dugina e Dugin, specializzatisi nella tradizione fiabesca grimmiana. Autori quali Greder e Quarello si contraddistinguono invece per una crudezza espressiva difficile da rinvenire nell'editoria per l'infanzia. Greder, svizzero emigrato in Australia, lavora sui temi della migrazione e dell'incontro- scontro tra culture. Quarello , autore del celebre Babau cerca casa (2005) narra storie individuali che divengono occasione di incontro con la Storia e la sua violenza . Place, particolarmente abile nel disegno a china , ha realizzato le illustrazioni dei romanzi di de Fombelle. | suoi disegni, estremamente ricchi di ambienti, persone , oggetti, colori evocano lo stile di Hokusai. Nell'ilustrazione di matrice realista è presente una linea più classica e visivamente rassicurante , fondata sulla stesura del colore , spesso ad acquerello. Ne sono un esempio Oxenbury, Zwerger e Stead. Oxenbury è illustratrice dell'opera del classico contemporaneo per l'infanzia A caccia dell'orso (2001). Tra gli altri virtuosi nell'uso di matita e colori vanno menzionati Deacon e Negrin. 6.4 | molti volti della stabilizzazione Tan, autore versatile e completo, ha fatto della sperimentazione di tecniche espressive molteplici insieme ai diversi supporti uno dei tratti distintivi della propria poetica. Egli utilizza matita di grafite, tempere, oli, colori acrilici, pastelli, collage e china. Tale varietà è legata a precise intenzioni espressive, estetiche e comunicative. L'uso della linea grafica diviene una delle sue principali forme di stilizzazione delle immagini. Tale scuola illustrativa è inglese e sorge nel XIX secolo, quando grazie ad artisti quali Caldecott, Greenaway e Crane nasce l'idea moderna di picturebook. Essa prosegue per l'intero Novecento, attraverso figure quali Ardizzone , Ross e Blake. Corentin, Ponti e 27 CAPITOLO 7 - L’ALBO ILLUSTRATO: UNA PANORAMICA FRA STORIA, STORIE, VISIONI E CONTEMPORANEITA' (di Marcella Terrusi) 7.1 introduzione Esiste un tempo ideale per ogni lettore costituito dai ricordi rispetto ai primi libri letti. Nel tornare alla memoria infantile, sicuramente, i libri di immagini riveleranno la loro potenza comunicativa, insieme alla voce, al racconto delle narrazioni orali, alla relazione che si costruisce intorno al libro, alle caratteristiche fisiche del libro. L'albo illustrato divenne una categoria editoriale evoluta in progetti destinati esplicitamente ai bambini a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento in Inghilterra, con i picturesbooks pensati per i bambini borghesi del tempo da artisti come Crane, Caldecott e Greenaway. Prima, invece, i bambini leggevano fogli volanti portati dai venditori ambulanti nelle piazze, immagini di santi e storie popolari illustrate, oppure immagini che stavano sui muri e soffitti di chiese e palazzi. Per arrivare a consolidarsi nel nostro Paese come categoria editoriale rivolta alla prima infanzia l'albo illustrato deve attendere quasi cento anno, cioè la seconda metà del Novecento e il primo studio dedicato alle illustrazioni nei libri per bambini, alla cultura dei facilitatori di immagini, illustratori o “figurinari” italiani a cavallo tra 800 e 900, è stato messo in luce da Antonio Faeti nel suo saggio del 1972 intitolato Guardare le figure. Il rapporto con le immagini è stato studiato ampiamente a partire dal lavoro di Jan Amos Comenius, il quale non solo nella Didactica Magna osserva quanto attrattive e interessanti possano essere le immagini per i bambini, ma poi nell'Orbis Sensualium Pictus progetta il libro con le figure per bambini. In quest'ultimo libro, tradotto “il mondo dipinto”, prende forma l'intenzione di raccontare tutto il mondo ai bambini in molte tavole illustrate a incisione, dotate di brevi didascalie. Un progetto che oggi si direbbe di non-fiction, un progetto di divulgazione della conoscenza, nella forma del libro di immagini e parole, una forma breve, adatta all'attenzione di lettori bambini. Comenius vuole rappresentare il mondo delle cose sensibili e la sua è un'operazione profondamente nuova e oggi ancora moderna. Comenius ha una profonda fiducia nell'essere umano e l'immaginazione assume una funzione decisiva, ovvero quella di mediare e conciliare la costruzione del pensiero sulle cose, di incoraggiare e trasformare una nuova condizione di natura e relazione. La rappresentazione sensibile del mondo si converte così in una trasformazione profondamente etica della vita quotidiana. Il codice della forma letteraria breve dell'albo illustrato nasce da una ricerca di incontri tra linguaggi e lettori. Rapidità e visibilità sono caratteristiche fondamentali dell’albo illustrato, capace di rivolgersi anche a lettori illetterati e molto giovani. Nell'albo illustrato si trova inoltre un rapporto speciale tra immagini e parole, che si configura in un'infinita varietà combinatoria, che accoglie gli esiti più diversi in una continua ricerca di sperimentazione portata avanti da autori che in questo tipo di progetto, trovano una speciale libertà di espressione artistica e letteraria. L'albo illustrato non è dunque un genere, ma è piuttosto una forma compositiva, un contenitore elastico con caratteristiche proprie, una forma metrica e fisica e viene attraversato continuamente dai generi, dalle intenzioni, dalle continue sperimentazioni. Proprio per questa complessità attrae nella contemporaneità l'interesse di designer, illustratori e artisti che portano nelle pagine di un libro breve di immagini e parole, il dialogo continuo con la cultura visuale internazionale, con i linguaggi della letteratura e dell'arte, della poesia, del fumetto, del cinema, persino della musica. 30 7.2 sperimentazioni di metà novecento Nel nostro Paese solo a partire dalla seconda metà del 900 l'editoria per l'infanzia comincia a dedicare uno spazio specifico agli albi illustrati. Ma quali sono state le esperienze di sperimentazione decisive? Molte esperienze che oggi noi chiamiamo “classiche”, al loro tempo sono sembrate stravaganti ed estreme. Bruno Munari, progettista, artista, sperimentatore del visivo, già a partire dagli anni 40 rivolge la sua attenzione al libro per bambini. Gioca con la forma delle pagine, con le fustelle (tagli e buchi delle pagine), toglie e aggiunge parole e immagini fino a progettare i “libri illeggibili" oggi esposti al MOMA di New York, le cui pagine sono fogli di carta colorata, con un angolo mancante, con tagli diversi, ma senza testo né segni. Progetta libri che contengono pagine più piccole, in forma di porta o pacchetto da aprire e scartare come regali, come Toc Toc. Riflette sul fatto che per un bambino un libro sia prima di tutto un oggetto di design cioè un oggetto da esplorare con i sensi, per vivere un'esperienza tattile, ludica e giocosa. Gli anni 50 e 60 sono anni in cui avviene una riflessione sul design e sulla cultura del progetto, che sia di un'automobile, di un giocattolo o libro per bambini. Interrogarsi sul libro per bambini è interrogarsi sulle ragioni stesse del libro e della letteratura. L'albo illustrato è un perfetto laboratorio osservatorio delle ragioni dell’arte, della letteratura e del design. Una svolta nell'ambito dell'editoria per l'infanzia italiana attorno al libro con figure destinato ai bambini della prima infanzia c'è nel 1967 con Rosellina Archinto che avvia a Milano l'impresa editoriale Emme Edizioni, una casa editrice piccola che ha sostenuto questa innovazione. La Archinto pubblica in Italia gli albi illustrati che ha visto negli Stati Uniti nella convinzione della necessità di offrire cultura di primo livello ai bambini italiani; accoglie le sperimentazioni dei grafici milanesi; sente la necessità di aiutare gli adulti ad accogliere la nuova concezione del libro per bambini; offre un catalogo di eccellenza di albi; pubblica studi di pedagogisti, critici, pediatri per formare i genitori, gli educatori e insegnanti e di fornire loro strumenti per avvicinarsi a un nuovo modo di intendere la cultura per e della prima infanzia. A lela Mari, scrittrice di albi, invece, dobbiamo l'esperienza dello sviluppo di progetti di albi senza parole, ovvero albi, in formato quadrato, che rappresentano visivamente metamorfosi, inseguimenti, e variazioni visive su temi naturali. Il primo, pubblicato nel 1960 è La mela e la farfalla e rappresenta la metamorfosi da bruco a farfalla di un piccolo uovo deposto in una mela. L'albo senza parole, oggi detto silent book, cominciò nel nostro Paese a partire dalle sperimentazioni di Munari, ma soprattutto da quelle di lela Mari, un'evoluzione che vede nell'ultimo decennio, in Italia, una nuova spinta progettuale e culturale. Oggi, qui in Italia, non mancano albi “tradotti da altri Paesi, ma anche progettati in Italia. In particolare, è interessante notare il lavoro originale della casa editrice Minibombo che progetta albi illustrati, con e senza parole, in formato quadrato che dichiara la parentela con gli albi di lela Mari. In essi c'è un assoluto rigore grafico e una pulizia che si traduce in colori piatti, linee di contorno netto, forme pulite. La poetica è di costante attenzione al mondo della prima infanzia e questi albi sono capaci di giocare con i meccanismi della sorpresa, del gioco, del riso, del riconoscimento. Il catalogo di Minibombo accoglie sia albi illustrati per piccolissimi ma anche applicazioni, legate ai libri stessi, che diventano attualizzazione della sperimentazione costante e affermazione della continua permeabilità tra mezzi, linguaggi e contenuti dei testi destinati ai bambini. La Archinto, a proposito delle sue scelte editoriali, dichiarava la volontà di ricerca di albi illustrati con “segni nuovi e storie stravaganti”. 31 7.3 nuova consapevolezza critica intorno all’albo illustrato L'albo illustrato può ospitare una varietà infinita di trattamenti grafici, stili e tecniche di illustrazione, in sintesi di scelte iconografiche e progettuali. Dà spazio a narrazioni di infinite domande, risposte, prospettive sul mondo, storie tra le più diverse, strutture narrative che vanno dalla lista, al racconto, alla poesia. Una caratteristiche invece imprescindibile è la brevità e il fatto di essere costruito da un codice multiplo di immagini e parole. Il testo può essere assente, in rima, breve, con una sola parola per pagina o da un racconto, può addirittura interrompersi lasciando spazio solo alle immagine o al contrario prendere tutto lo spazio di una pagina bianca. Ha un ritmo rapido ed è progettato per molte letture. Il rapporto tra le parole e le immagini può essere: - simmetrico — l'immagine rappresenta qualcosa che le parole descrivono - ironico — l'immagine rappresenta qualcosa che il testo contraddice - di completamento (la maggior parte delle volte) — sintonia tra immagini e parole Quasi 40 anni dopo, l'editore Donzelli ristampa il saggio di Antonio Faeti Guardare le figure, che, essendo dedicato agli illustratori incaricati di lavorare su testi narrativi, ha posto le basi metodologiche per lo studio delle figure dei libri per bambini. Dal 2011 in avanti vengono pubblicati anche in Italia diversi contributi dedicati agli albi illustrati e oggi sono diversi gli studi che sono stati in ambito nazionale e internazionale agli albi illustrati. Inoltre si osserva come la cultura degli albi illustrati si nutra del dialogo reciproco di diversi soggetti, istituzioni accademiche e non, e in diverse occasioni nazionali e internazionali, fra le quali occupa un posto di rilievo il salone della Bologna Children's Book Fair, appuntamento annuale dedicato al mercato internazionale del libro per l'infanzia e alla sua cultura. C'è ancora il Bologna Ragazzi Award che è il premio annuale assegnato da una giuria internazionale di eccellenze per i migliori albi illustrati dell'editoria Mondiale. 7.4 l’albo illustrato messaggero di pace Se prendiamo in considerazione gli ultimi anni del Bologna Ragazzi Award, dal 2016 ad oggi, notiamo che c'è una panoramica minima di tendenze esistenti. Nel 2016, ad esempio, viene istituita una categoria speciale annuale del premio destinata ai libri legati al tema della disabilità Questo perché la Fiera di Bologna è uno dei soci fondatori della sezione italiana di IBBY (International Board on Books for Young people) la no-profit mondiale impegnata per monitorare il diritto d'accesso ai libri per bambini e ragazzi. IBBY ha creato, fin dal 1985, un centro di documentazione internazionale sui libri per bambini, oggi con sede a Toronto, dedicato al tema della rappresentazione delle disabilità e ogni due anni cura una selezione bibliografica e una mostra internazionale che raccoglie albi illustrati che appartengono a diverse categorie: libri che raccontano la condizione di persone con disabilità, libri in linguaggi speciali che vanno incontro a esigenze specifiche, libri dove semplicemente si ritrovano bambini con diverse abilità. L'albo illustrato è caratterizzato da una particolare possibilità di circolazione internazionale e questo è dovuto in primo luogo al fatto di essere contraddistinto da un testo breve. Nella storia del 900 esiste una vicenda che ha impresso, in Europa soprattutto, un forte impatto sulla consapevolezza del ruolo degli albi illustrati non solo nell'educazione ma nella cooperazione internazionale e nell'educazione alla cittadinanza. Si tratta della storia di Jella Lepman, fondatrice del comitato mondiale IBBY. La sua storia è narrata in un’autobiografia edita da Sinnos ed è inspirante per tutti coloro che si occupano di infanzia. 32 CAP. 8 - L’utopia realizzata. Gli albi illustrati non-fiction per l’infanzia e l'intreccio esemplare tra scienza e arte (di Giorgia Grilli) C'è una connessione tra la letteratura per l'infanzia e i libri “di scienza” (soprattutto quelli di scienze naturali), in quanto spesso si concludono con considerazioni quasi antiscientifiche. Un esempio lo si riscontra in ciò che scrive la biologa Carol Kaesul Yoon in “Naming Nature. The Clash between Instinct and Science”: “Sono giunta a pensare che la scienza possa addirittura minacciare... la comprensione profonda della vita da parte dell'uomo. In particolare la tassonomia sta contribuendo a creare persone sempre più disconnesse dalle cose viventi.” Sia lei che lo studioso Gregory Bateson pensano che l'errore fatto dalla scienza occidentale sia quello di attribuire sempre meno importanza ai sensi quando ci relazioniamo al mondo. Bateson pensa che potremo riacquisire la "sostanza ultima del reale" solo tramite l'approccio estetico. Esso passa attraverso i sensi, le emozioni, l’intuito e l'immaginazione. Il mondo vivente appartiene a tutti e per questo la sua conoscenza non può essere riservata agli scienziati. | bambini, infatti, sono i primi ad essere curiosi del mondo vivente e chi viene lasciato libero di esplorare diventa spesso un personaggio importante in ambito scientifico. (es. Darwin, Beatrix Potter, Henry David Thoreau, George Perkins Marsh, Edward Osborne Wilson). Nella civiltà occidentale manca un contatto diretto con la natura, che è la condizione fondamentale per appassionarsi e per provare per essa un senso di meraviglia e appartenenza. Gli occidentali hanno iniziato a costruire un mondo sempre più artificiale e antropizzato allontanandosi dal mondo naturale, il quale viene analizzato quasi esclusivamente in laboratorio. Darwin, pur cercando di essere il più possibile “oggettivo” al fine di essere credibile, riempiva i diari descrivendo la natura in modo romantico (con sensazioni ecc.), in quanto la vedeva come parte del proprio mondo e non come qualcosa di estraneo all'uomo. Ne aveva quindi una visione molto soggettiva. Per questo ha impiegato vent'anni per trasformare le proprie intuizioni in un discorso logico-deduttivo convincente per tutti. Bisogna avere un rapporto con la natura di tipo estetico ed estatico, dato che solo così si otterrà un rapporto positivo sia per noi che per il pianeta. (ps: il non averlo avuto ha portato al surriscaldamento globale ecc.) Visto che i bambini entrano sempre meno in contatto con il mondo naturale, è nato un nuovo e diverso oggetto editoriale: gli albi illustrati non-fiction. Sono libri scientifici costruiti in modo da catturare prima di tutto i sensi. Sono libri di informazione che, grazie alla loro dimensione artistica, sono capaci di essere esempi di poeticità, di allusività e soprattutto bellezza. Quest'ultima, infatti, si pensa che possa far conoscere il mondo in maniera più profonda, illuminante, intimamente coinvolgente, sensualmente stimolante e, per ciò, appassionante. Bateson aveva scritto che “tutti i temi che la scienza fino ad allora aveva sempre evitato, diventeranno accessibili al pensiero formale quando non si dovrà più scegliere se riflettere sui problemi della mente o sui problemi della natura". Questo oggi avviene nei libri scientifici per bambini, ovvero gli albi illustrati, in cui le emozioni e le sensazioni sono quasi più importanti del contenuto. Questi libri insegnano che il mondo, anche quando è spiegato in modo scientifico, deve colpire i sensi e deve lasciare un margine per l'interpretazione personale, al fine di sentirlo come qualcosa che ci appartiene, ci appassiona e ci incuriosisce. Questo permette anche di non essere indifferenti davanti ai problemi del mondo (la sua devastazione). 35 È accaduto (ed è ancora in corso) un fenomeno strano da questo punto di vista, che le Yoon riassume così: “(A quel punto], nel suo insieme, la scienza aveva raggiunto una posizione di dominio totale sul mondo vivente. Chi si occupava del mondo vivente? | biologi. Era il loro mestiere. Erano loro a tenerlo sotto controllo. (...). In particolare nel corso degli anni Ottanta del Novecento, che gli scienziati annunciarono per la prima volta che il pianeta era nel bel mezzo di una crisi, che riguardava la sua biodiversità. (...). Ci trovavamo ad assistere a una estinzione di massa di esseri viventi per nostra stessa mano, una estinzione che sembrava procedere a passo più rapido di quanto non si fosse mai visto nella storia della vita sulla terra. gli scienziati suonarono l'allarme. (...) Sì, era un peccato, ma che cosa poteva mai avere a che fare con noi? (...) Mi è sorto allora il dubbio che la scienza, reclamando il dominio sulla vita tutta intera, dichiarandosi colei che, sola, poteva ufficialmente ordinare, nominare, studiare il vivente poteva aver contribuito a suscitare proprio quel disinteresse che ora subiva da parte del resto dell'umanità.” La deprivazione percettiva rispetto al mondo vivente e naturale che si è progressivamente verificata nella cultura occidentale per tutta una serie di concause, ha portato alla situazione attuale, in cui è prossimo il pericolo di un disastro ambientale, mentre il resto di noi ancora stenta a capire e soprattutto a “sentire” che quello che stiamo vivendo è un vicolo cieco per il pianeta e per noi stessi fatale. Se quello che occorre è un cambiamento di ottica totale, questo dovrà necessariamente passare per l'educazione delle nuove generazioni che si spera tornino ad avere, con il mondo, una relazione “normale”, fatta di attenzione, curiosità, meraviglia, riverenza, cura, e di un senso di appartenenza radicale. Gli albi illustrati non-fiction dei nostri giorni, consapevolmente o meno rivestono il sapere relativo ai fatti del mondo di poesia, di creatività, di una forma non scontata, inedita, originale; rendono il mondo un soggetto interessante, misterioso, coinvolgente e affascinante. Un'entità (una “creatura” direbbe Bateson) che non finisce di aver voglia di scoprire. Quel che i bambini conoscono attraverso i libri, soprattutto se è rappresentato in modo stupefacente, grazie a immagini fatte “ad arte” è per i bambini stessi comunque un mondo, un mondo in quel caso assolutamente interessante e da abbracciare, da abitare, a ci aderire intimamente e pienamente. È già qualcosa, anzi forse è tantissimo, rispetto al mostrarlo e insegnarlo loro attraverso libri come i sussidiari scolastici. I nuovi albi illustrati non-fiction per l'infanzia possono assolvere, dunque, a una funzione enorme, indicibilmente importante, che riguarda nientemeno che il futuro del pianeta passando per l'educazione insieme estetica e scientifica dei nostri bambini. Per quanto adesso possa sembrare strano, è interessante notare come, in epoca già moderna, la scienza avesse dato vita a opere, peraltro memorabili e ancora oggi godibili, che hanno moltissimo in comune con in nuovi albi illustrati non-fiction per giovani lettori. Molte delle prime grandi pubblicazioni scientifiche erano state esteticamente attraenti, o perfino spettacolari. Systema Naturae -. opera di Linneo, viene definita dalla Yoon come un'opera che faceva molto più che ordinare e classificare. La sua opera, per la Yoon, è “una celebrazione del mondo percepito. E non si tratta solo del mondo che conosciamo, ma di un mondo che immediatamente sentiamo come nostro”. Prima dell'avvento, dagli anni Sessanta del Novecento, della tassonomia numerica e poi di quella molecolare, la scienza della classificazione, avviata da Linneo, aveva previsto “un sottile e delicato intreccio di arte e scienza”, si era basata sui sensi, le intuizioni, la sensibilità del naturalista di professione, ma anche, non a caso, di quello amatoriale, o del collezionista eccentrico. 36 37 Albertus Seba -— contattato da Linneo, nel 1734 decise di stampare in quattro volumi l'opera Thesaurus, oggi ristampato col titolo Cabinet of Natural Curiosities. Seba volle un apparato illustrativo straordinario, costituito da quasi 500 incisioni che contribuiscono a fare di quest'opera un tributo alla vastità e al dettaglio di esseri viventi di ogni forma e dimensione una testimonianza ancora oggi potente della bellezza, stranezza e diversità della natura. Robert John Thorto -- pubblica nel 1799 opera The Temple of Flora, considerate un capolavoro della letteratura botanica e artistica, di ispirazione per esperti e amanti di piante ancora oggi. Thorton si ripromise di creare il più bel libro di botanica mai prodotto in Inghilterra. Oltre alle tavole a colori dell'interno del libro, l'opera comprende alcune illustrazioni di dimensione gigante, staccabili, inserite evidentemente grazie a uno studio del formato e delle sue possibilità multiple che caratterizza anche agli albi non-fiction per l'infanzia dei nostri giorni, concepiti molto spesso anche come oggetti sorprendenti. John James Audubon - edita nel 1830 il libro Birds of America, libro di straordinario formato tale da consentire illustrazioni degli uccelli di grandezza naturale. Audubon, sommo artista e naturalista esperto, voleva che scienza e arte confluissero in quest'opera epocale. Dietro questi libri, e dietro questa idea di mondo, c'è la stessa grandiosa visione che fu di Johann Wolfgang von Goethe, interessato praticamente a tutti gli ambiti sia della scienza sia dell'arte, un genio di stampo rinascimentale che vedeva come inscindibili il sapere e la poesia. Cercava la verità delle cose, ma rivendicava la ricerca di una personale e intuitiva forma di espressione della stessa. Questa sua visione influenzò moltissimi intellettuali. Alexander von Humbold -— celebrato per le sue conoscenze immense e per il suo pensiero scientifico, non era uno studioso cerebrale. | libri non gli bastavano e aveva bisogno di buttarsi anima e corpo nella natura. Goethe ebbe a dire: “Con un soffio estetico Humboldt ha illuminato la scienza”. Humboldt ha risposto: “Nella mia opera, natura e arte sono strettamente unite”. Sosteneva e dimostrava che non si poteva comprendere la natura in nessun altro modo, perché l'immaginazione, sola, che può generare emozione, meraviglia, ammirazione, chiavi di accesso all'universo. | volumi di Humboldt si caratterizzano per l'investimento enorme, economico e artistico, destinato alla parte visiva. Ernst Haeckel - scienziato e disegnatore straordinario influenzato da Humboldt. La sua opera Die Radiolaren ebbe un successo strepitoso per la sofisticazione delle sue immagini e ancora di più l’opera successiva Kunstformen del Nature, una raccolta di un centinaio di illustrazioni stupefacenti sugli aspetti formalmente più “artistici” di piante, animali, organismi monocellulari, illustrazioni destinate a influenzare profondamente il linguaggio stilistico dell'Art Nouveau. In piena epoca industriale gli artisti dell'Art Nouveau cercavano di riportare l'organico in un contesto fattosi meccanico e guardarono a Haeckel e alle sue figure per dare vita a forme d'arte, di artigianato, di architettura che potessero riconciliare uomo e natura. Gli albi illustrati non-fiction per l'infanzia di oggi si inseriscono in questa tradizione, provano a dire che la scienza, nata per spiegare il cosmo, non può non somigliare a quello e non essere, a sua volta, insieme ordine e bellezza, numeri e poesia. Si può parlare degli aspetti del mondo in molti modi, scegliendo magari quelli più inediti o spiazzanti, dividendo gli esseri viventi a piacimento, sulla base per esempio di colori, dimensioni, forme strane, abitudini inusuali. Si fa botanica, storia, politica in questo modo, proprio come Humboldt nei suoi studi faceva, come Goethe invitava a fare. Ci sono modi insoliti di presentare concetti che, di fronte a questi albi, ci accorgiamo essere trattati riduttivamente nella didattica più tradizionale (tempo, spazio...). L'obiettivo è far conoscere i “fumetti fatti bene”, aventi la capacità di utilizzare il linguaggio a disposizione e lo spettro di contenuti, emozioni e riflessioni che con esso possono veicolare. 9.2 un poco di storia 1978 uscita di “Contratto con Dio” di Will Eisner negli USA, la prima vera affermazione di questo nome. L'autore uscì con questa antologia di quattro storie di vita quotidiana, volle che venisse venduto nelle librerie di varia. Il suo gesto si può capire se si comprende che i fumetti erano sempre stati rivolti a un pubblico giovanile e retti da un sistema di produzione industrializzato. In Francia invece il discorso era diverso, poiché il fumetto era più riconosciuto come narrazione per adulti, già considerato culturalmente nel formato del libro. negli USA nel 1986 vi è la tappa successiva, uscirono tre opere fondamentali, Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller, è il recupero dell'icona di Batman, più drammatico e psicologicamente profondo, per un pubblico quindi più adulto. Anche Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons, dove la mitologia dell'eroe in calzamaglia si interroga della valenza simbolica e politica, si disegna un mondo cupo e malinconico. Ultimo è Maus di Art Spiegelman, disegni in bianco e nero stilizzati di topi, gatti e maiali antropomorfi che danno vita a un'opera complessa, ricostruisce il memoir dell'esperienza dei genitori ad Auschwitz. Nel 92 esce il secondo volume di Maus e ottiene il premio Pulitzer, il primo autore di fumetti ad avere questo riconoscimento. Il mondo americano riconosce al fumetto una diversa considerazione, da qui altri autori cominciano ad essere riconosciuti (Daniel Clowes, Chris Ware, David Mazzucchelli..) In Italia vi sono due direzioni, da una parte un grande ritardo nel riconoscimento del modello americano (solo 10 anni fa piena affermazione del graphic novel), dall'altra una profonda tradizione che ha sperimentato forme di linguaggio e approccio al racconto che non hanno nulla da invidiare al confronto internazionale. Nel 1967 uscì “La rivolta dei Racchi” di Guido Buzzelli, “La ballata del mare salato” di Hugo Pratt. Nel 69 Dino Buzzati esce con “Poema a fumetti" lanciando un ponte tra letteratura e comics. Dalla metà degli anni 60 autori come Dino Battaglia, Sergio Toppi, Gianni De Luca, Guido Crepax, Altan, Magnus, Munoz e Sampayo diedero vita a un periodo fertile del fumetto. Non si è sviluppata una nuove visione di questo poiché sempre considerato puramente infantile, mal sopportato dalla scuola, dalla cultura e pedagogia. A metà tra 70 e 80 subentrano altri autori come Tamburini, Mattotti, Pazienza che continuarono a sperimentare e a costruire un dialogo più intenso attraverso riviste come “Il Male” e “Frigidaire”. A metà degli anni 80 seguì un decennio di stasi, per via della chiusura di parecchie riviste che davano spazio a questo settore. In questo periodo ci si prepara per l'affermazione del graphic novel. 3 fasi cronologiche - prima metà degli anni 90: ottima qualità delle proposte ma sempre fallite per immaturità del tempo - seconda metà degli anni 90: volumi che iniziarono ad essere esposti negli scaffali delle librerie di varia - 2010 nascita di Bao Publishing (ad oggi il marchio editoriale più forte in questo settore) 40 Piena accettazione, esplosione di alcuni fenomeni (Gipi e Zerocalcare), maggiore disponibilità verso giovani autori, candidatura a premi importanti, incremento di attenzione e vendita. Dai pro si passa ai contro: l'aumento delle nuove proposte favorisce l'aumento della lavorazione e della sperimentazione, si cercano nuovi talenti per la loro facile sottomissione alle richieste, si fa più pressione sui temi e stili, gli autori cercano quindi di adattare il loro lavoro al nuovo contesto. Bisogna educare alla consapevolezza di lettore propria e degli altri, capace di godere della specificità di linguaggio, delle tante forme che questo campo mette in gioco, non uniformando quindi la qualità. 9.3 alcune caratteristiche Se in passato si poteva stilare una genealogia di icone, tanto che il personaggio rimaneva in vita nonostante la successione degli autori, ora è l'autore stesso la firma, l'unica ragione d'acquisto per i lettori. De-eroificazione dei personaggi: ritorna l'uomo qualunque, “senza qualità”, in una realtà dov prevalgono fragilità, dubbio, fallimento. La capacità di azione si assottiglia lasciando spazio alla contemplazione dei fatti, a un senso progressivo di impotenza. Il testimone è l’unico eroe nel graphic novel, un occhio che si guarda attorno, una voce che narra dall'esterno, un corpo che si mette sulla pagina ma non più al centro. L'autobiografismo lancia le sue radici negli anni 60 in America, gli autori si rappresentano nelle loro fragilità e inani. E' accompagnato dalla voce fuori campo che racconta le vicende facendo di sé stesso l'oggetto della testimonianza. Vi è un’oscillazione di tempi, il passato che vede, il presente che legge e certe immagini e parole che non combaciano, slittamenti di senso. Il dialogo tra il sé e il fuori di sé, tra presente e storia, è una delle risorse del fumetto, linguaggio privilegiato per raccontare la confusione della realtà, la difficoltà a leggerla, la quantità di stimoli che ci fanno smarrire. Scissione del reale, ecco perché i titoli non rimandano a romanzi come direbbe la parola novel, ma più a non-fiction o autofiction. Sono più romanzi di formazione e della ricerca di sé. La temporalità è un'altra chiave, in passato era costretto ad avere un numero fisso di pagine, influendo la necessità narrativa. Ora questo limite è decaduto lasciando spazio al racconto. La sequenzialità è sovvertita dalla simultaneità, ora avendo più tempo si può rappresentare lo spazio in più situazioni temporali. 9.4 insegnare il fumetto? A differenza del cinema il fumetto non ha avuto spazio nelle scuole, per via delle immagini considerate inferiori alla scrittura e ai contenuti semplici e ripetitivi, a volte considerati inopportuni per i messaggi che trasmettevano. Il graphic novel apre forse a una nuova concezione, inizia a fruttare l'interesse di docenti e bibliotecari e di altri esponenti educativi. Rischio di due problemi: la difficoltà ad orientarsi in un panorama sconosciuto e in crescita di titoli, realtà editoriali, novità e dall'altra la difficoltà che molti vivono nel momento in cui si devono approcciare ai linguaggi visivi, in quanto c'è un analfabetismo radicato in questo tempo. La soluzione più semplice ma deleteria sarebbe utilizzare il fumetto per l'utilità didattica immediata di certi contenuti, vicini a temi in programma, a figure o periodi storici, alle problematiche della contemporaneità. Obiettivi nobili che sono però inficiati se per ignoranza si utilizza solo un linguaggio come canale. 41 L'editoria a fumetti (ma si rifà anche alla letteratura per l'infanzia) alimenta questo pericolo, perché per aumentare le vendite fa appello all'utilità degli argomenti che tratta, ma non sono gli argomenti a fare la qualità dell’opera. Se è importante far conoscere ai ragazzi Maus, non è perché parla di Auschwitz, ma per la complessità dei temi, riflessioni e soluzioni che mette in campo. Prima di proporre un fumetto dovremmo leggerlo noi, si percorra la sua storia, si esplori la complessità del linguaggio, si apprezzino le opere, per noi e non perché utili agli altri. Quando e se ci saremo innamorati, potremo proporli, in questo modo la nostra conoscenza passerà con naturalezza a loro, non importa se si chiamerà fumetto, graphic novel o come si chiamerà. 42 lo si percorre per ritrovare se stessi, in esso si possono incontrare mostri, ma solo così si può far ritorno trasformati. 45 CAP. 11 - LE RISCRITTURE DEI CLASSICI NELLA LETTERATURA PER L’INFANZIA (di Lorenzo Cantatore) 11.1 Le riscritture fra pregiudizi e nuove tendenze Nell’ambito della letteratura per l'infanzia la riscrittura di grandi classici è un genere molto diffuso che trova pareri molto diversi. Da un lato c'è’ chi lo considera come una forma letteraria che avvicina i giovani ad autori e opere del passato, dall'altro persiste un atteggiamento di svalutazione, in quanto la riscrittura viene concepita come una forma secondaria, quindi derivata. Questa posizione si esplica con energia nel campo della letteratura per l'infanzia, in cui la trascrizione, la trasposizione, il riadattamento non sono solo diffuse, ma costituiscono la parte produttiva più’ corposa in quest'ambito. Lo scopo è quello di costruire un ponte tra le grandi opere del passato e i bambini e i ragazzi di oggi. Una parte della critica letteraria sostiene che nel momento in cui si passa alla trascrizione, è inevitabile che si perdano pezzi, si rimaneggiano i volti dei personaggi, defraudando l'opera. Tuttavia Don Milani ebbe nel 1964 un altro punto di vista, che ci offre uno spunto di riflessione sempre attuale. Sappiamo che era un educatore schierato dalla parte delle masse e a questo proposito scrisse sui grandi vantaggi che si otterrebbero tramite la riscrittura dei grandi classici per rendere vivo, ‘’contemporaneo’, il loro rapporto con i giovani di oggi. Inoltre sosteneva che il classico nella sua forma “’pura’ “e integrale poteva essere fruito ancora una volta solo dall'élite® e che la massa ne resterebbe fuori. Il ritocco linguistico, con lo scopo di rendere “’viva’’ la lingua e più° facile e piacevole la lettura, una prefazione che contestualizzi e spiegasse l'opera, un nuovo carattere tipografico, renderebbe l'opera fruibile e incoraggerebbe i giovani ad accostarsi alla lettura di quell'opera. 11.2 Legittimità° culturale e letteraria delle riscritture A questo punto è° bene fare una precisazione sull'espressione di ‘’primo autore” e chiedersi ad esempio quanti autori possa avere la medesima opera, se questi possano coesistere pur vivendo a distanza di secoli l'uno dall'altro. Quest'ampia riflessione può guidarci a rivalutare la categoria di palinsesto, proposta dal critico letterario Gerard Genette (1997), attribuendo dignità, autorevolezza e prestigio all'autore che riscrive un classico del passato, rivolgendosi ad un pubblico giovanile a lui contemporaneo. Bisogna superare l'idea calviniana secondo cui un classico non smette' mai di dirci qualcosa e riprenderla per legittimare la riscrittura e considerarla come una forma letteraria che invece può’ dirci di più’. In fondo la riscrittura di un classico con uno sguardo rivolto ai più’ piccini delle nuove generazioni è un modo per farlo continuare a parlare, a dire quel che ha da dire. E° un modo per non far ‘’ morire*° quell'opera che possibilmente resterebbe ignorata. D'altra parte non parliamo della stessa pratica che hanno subito le fiabe e i racconti popolari, che per sopravvivere, venivano riadattati da chi le raccontava oralmente in modo tale da rispondere alle esigenze di quel determinato pubblico? Si. Il nucleo centrale restava intatto, cambiavano solo i particolari. In tale prospettiva bisogna riconoscere il lavoro originale e creativo di questi autori contemporanei che, durante il loro percorso artistico, si mettono in cerca di testi e storie del passato, dando vita ad un incontro stupefacente tra voci narranti di epoche diverse, capace di educare i giovani contemporanei alla riscoperta e al sentimento del passato. È diverso il caso delle riscritture con intenti strumentalizzanti, come ancora più’ diverso eÈ il caso degli autori che riscrivono le loro opere per renderle più’ fruibili da parte di un pubblico più’ vasto. Un altro caso ancora è la riscrittura di opere che vengono comprate dai lettori inconsapevoli del rimaneggiamento, perché l’edizione non ne fa alcun accenno. 46 In base a queste considerazioni si può’ sostenere che la riscrittura sia un vero e proprio genere letterario generatore di metamorfosi linguistiche e testuali in grado di mantenere in vita l'opera e l'autore e al tempo stesso di produrre qualcosa di nuovo. Nella letteratura per l'infanzia, all'interno del genere riscrittura, possiamo distinguere riscritture di opere del passato già’ destinato al pubblico dei più giovani (Carroll, Kipling...) e riscritture di opere che erano rivolte al pubblico adulto (Dante, Boccaccio...). In entrambi i casi ci troviamo di fronte a opere che vengono riscritte con un linguaggio più’ semplice e attuale, riadattati iconograficamente, in modo tale da risultare adeguati alla contemporaneità’, pur non disattendendo alti livelli qualitativi. Quando ci riferiamo a queste due categorie entriamo nel merito degli Auctores, cioè’ quelli considerati veri e propri monumenti della letteratura. Siamo nel campo dell'inviolabilità” della tradizione, che per secoli si è battuta in nome della conservazione, al fine di far giungere al presente queste opere in maniera intatta Già la stessa parola -tradizione- ha in sé un significato etimologico ambiguo: da un lato ha il significato di ‘trasmettere’, dall'altro ha in comune la stessa radice della parola latina ‘tradere’, che significa ‘tradire’. Da qui ne deriva l'ambiguità’ concettuale, per cui riscrivere un classico significa ‘“tramandarlo’, ma anche ‘tradirlo’. Nella parola ‘tradire’ c'è un insito giudizio morale che automaticamente svaluta il prodotto letterario riscritto, facendolo percepire come infedele, secondario, deteriore. La sfida è ribaltare questa percezione, valorizzando ciò’ che invece può offrire una riscrittura, soprattutto nel momento in cui avendo già avvicinato i giovani, questi si potrebbero impadronire dell’opera quando, nel loro percorso scolastico più avanzato, la incontreranno nella forma canonica e tradizionale. Per le riscritture dedicate a bambini e ragazzi si può’ parlare di -archetipo- (primo autore) e di -testimoni> (altri autori). La valorizzazione delle riscritture presuppone un esame severo e selettivo. A tal proposito la Pitzorno denuncia il fatto che, mentre le riscritture di opere per adulti mantengono un livello qualitativo alto, spesso quelle di opere dedicate ai bambini scadono nella banalità®. Invece una delle funzioni più’ importanti della riscrittura è rendere accessibili quei valori culturali che vengono incarnati nei testi letterari. 11.3 Le riscritture oggi in Italia | dati del LIBER DATABASE, una delle più° importanti bibliografie italiane dedicate al libro per bambini e ragazzi, rivelano che tra il 2013 e il 2017 c'è una tendenza positiva che riguarda le riproposizioni di classici in nuove edizioni integrali o in nuove versioni che non alterano in modo rilevante forma e contenuto. In crescita riscritture, adattamenti e riduzioni. Autori come Baccalario, Piumini, Sgardoli, Detti, negli ultimi decenni, hanno prodotto un gran numero di riscritture seguendo criteri diversi e personali. Sgardoli sostiene che la =riduzione- è un'operazione sul corpo del testo, l'-adattamento- è un'operazione sul linguaggio e/o sul contenuto, mentre la -riscrittura> è la reinterpretazione da parte dell'autore di un testo classico. La riscrittura ha perciò’ delle caratteristiche di soggettività” che possono essere sia un bene che un male. Tutto dipenderà” dall'intensità’ della “voce” che l’autore impiegherà’: più’ sarà’ forte, più alto sarà il rischio che egli si allontani troppo dall'originale, offfendo un qualcosa di molto diverso dall'originale. Baccalario, quando parla di -«riduzione- lo fa intendendola come una forma letteraria che parte dal classico per raccontarlo di nuovo, per non perderlo e averlo sempre presente, e paragonando i classici ai monumenti. Entrambi sono d'accordo sul fatto che alcune storie, lasciate nella loro forma originale, corrano il rischio di non essere attenzionate dai lettori di oggi. Per rendere pratiche tali considerazioni sono state messe a confronto l'incipit di un noto classico, intitolato “I viaggi di Gulliver” dell'irlandese J. Swift (1726), con quello della traduzione integrale di A. Brilli (1975), e a seguire con quello nelle versioni di J. Coe (2010), di A. Gatti (2013) e di G. Sgardoli (2015). 47 lettura. | signori Dalverme sono viscide caricature dell'umanità, capaci di un'insensibilità brutale. Lo speciale legame di Matilde con la signora Dolcemiele, la sua insegnante, costituisce il nucleo emotivo della storia, e alla fine la protagonista decide di abbandonare la sua famiglia disfunzionale per vivere con lei. Nel 1988 arriva in Italia Charlie and the Chocolate Factory. Nel 2005 Tim Burton porta sullo schermo questo romanzo. Accanto alla dimensione della food fantasy è presente un intento punitivo, che questa volta riguarda i bambini. Dahl punisce i bambini, e indirettamente i loro genitori, che sembrano incarnazioni simboliche di vizi. La fame, dall'altra parte, rimane fino a quando l'infanzia riesce a rompere lo schema: Charlie cambia la storia della sua famiglia riscattandola dalla miseria, introducendovi un nuovo componente, Willy Wonka. Attraverso il romanzo Il GGG l'immaginario dahliano incontra quello di Steven Spielberg. Il GGG trova una nuova dimensione attraverso il film di Spielberg. Il romanzo narra la storia di Sofia, una bambina rapita da un gigante vegetariano. Questo romanzo ha tratti autobiografici, partendo dal protagonista stesso. Si può notare infatti quanto siano simili l'autore e il gigante: l'autore, alto 2 m, non dimenticava cosa vuol dire essere piccoli, cosa vuol dire essere bambini in un mondo di adulti. La protagonista é una bambina in un mondo di adulti, lui è un gigante nel mondo di Sofia, ma è piccolo e diverso nel mondo dei giganti. Nel 1993 esce nelle sale Il giardino segreto, diretto da Holland e tratto dal libro omonimo dell'autrice Frances Hodgson Burnett del 1910. In questo romanzo il rapporto tra adulti e bambini è caratterizzato dall'incapacità dei primi di riconoscere e accettare l'infanzia, segregata sia in gabbie sociali che in mura reali. Lo sconfinamento da queste, sintomo di un desiderio di ricerca interiore, porta all'ottenimento di un nuovo status, più forte e riconosciuto. L'ostinazione della protagonista nel voler portare alla luce il disagio presente dentro e fuori le mura del castello conduce a una conseguente rinascita, favorita dal contatto con la natura. Alla visione del film Il giardino segreto, si può accostare quella de Il giardino di mezzanotte, tratto dal romanzo di Philippa Pierce, che riprende alcuni dei temi considerati sotto una diversa angolazione. Gli argomenti predominanti, che ritornano nella letteratura per l'infanzia, sono quelli del tempo, della natura e di un infanzia abbandonata, desiderosa di cercare uno spazio dove poter trovare se stessi, indipendentemente dalle aspettative degli adulti. 12.3 La seconda decade del cinema per l'infanzia e per i ragazzi (1997-2007) Tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002 sono apparsi sugli schermi italiani alcuni film che dichiarano apertamente la loro origine letteraria: Il Signore degli Anelli - la compagnia dell'anello e Harry Potter e la pietra filosofale. Dal 2001 al 2003 arriva nelle sale il Signore degli Anelli, trilogia Fantasy del regista neozelandese Peter Jackson, basata sull'omonimo romanzo scritto da Tolkien. Nel colossal epico e favoloso si possono trovare gli elementi costanti e costitutivi della morfologia della fiaba (Propp) come ad esempio la partenza dell'eroe, l'oggetto magico, la lotta, in una quest al contrario, in quanto l'oggetto non è cercato e conservato, ma portato lontano e distrutto. Lo spettatore può aggirarsi in un universo fantastico e mitico ricco di echi e risonanze per il suo immaginario. Tolkien si rivolge ai lettori, il suo non è solo un romanzo di avventure, ma affronta preoccupazioni, paure e desideri dell'umanità. L'amore per il proprio paese e la propria famiglia; la nostalgia della propria casa, delle proprie abitudini, da quelle alimentari a quelle linguistiche. Il primo film della Saga sul mago Harry Potter arriva nelle sale sull'onda del successo mondiale della pubblicazione dei primi 4 libri della serie. JK Rowling ha creato un 50 fenomeno di lettura di porzioni sorprendenti trasformando in lettori milioni di bambini, ragazzi e adulti. Il film è piaciuto molto perché è una rilettura per immagini di vicende di personaggi già conosciuti e goduti sulla pagina scritta. La versione cinematografica ha riscosso successo anche perché il nuovo secolo ha portato con sé un'esigenza fantastica ma di origine reale e oggettiva. Dal 1997 a oggi l'intera saga ha raggiunto 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo, più di 10 milioni solo in Italia. Approdato nelle sale nel 2016, il film Animali fantastici e dove trovarli, primo spin-off della serie cinematografica su Harry Potter ha trovato ispirazione l'omonimo libro da JK Rowling, Animali fantastici: dove trovarli, scritto da Scamander. Il libro rientra nella categoria dei simil-pseudobiblia, cioè un libro mai esistito (anche se poi pubblicato per approfondire la saga) ma citato come vero in un'opera narrativa di finzione. L'autore fittizio del libro infatti il protagonista primo prequel dell'universo narrativo su Harry Potter. 12.4 La terza decade cinema per l'infanzia e per ragazzi (2007-17 + 1) Nel 2010 e nel 2016 approdano nelle sale due film nei quali è presente l'incontro straordinario di due menti, due visioni dell'infanzia distanti nel tempo ma vicine nell'anima: lo scrittore Lewis Carroll e il regista Tim Burton. Alice in Wonderland diretto da Burton nel 2010, prende spunto dal romanzo di Lewis Carroll del 1865, Alice's adventures in Wonderland, e narra di eventi successivi alle avventure vissute dalla giovane protagonista del romanzo. Alice attraverso lo specchio è un film del 2016 diretto da james Bobin. Il film è il sequel di Alice in Wonderland del 2010, liberamente ispirato al romanzo di Lewis Carroll Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò del 1871. Alice diventa la rappresentazione dell'infanzia come figura di evasione dal quotidiano, l'eroina-bambina anglosassone per antonomasia che fugge in un altrove immagnifico. Entrambi i film diventano per Alice, Carroll e Burton una tana, un paese immaginario dove essere se stessi, cercando e ritrovando una propria identità. Nel 2009 esce Caroline e la porta magica, film d'animazione in stop motion diretto da Selick. Il film è basato sul racconto Caroline, scritto da Neil Gaiman, pubblicato nel 2002. Caroline è una bambina capace di vedere che qualunque porta è più di un semplice passaggio, è il limen che se oltrepassato può portare in altrove magici e avventurosi. | protagonisti delle storie di Gaiman non mancano mai l'appuntamento con la morte, con chi è morto, con chi non è più, ma è stato, ed è ora letteralmente fantasma. Nel 2011 esce Hugo Cabret, film in 3D diretto da Martin Scorsese è tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Selznick, pubblicato nel 2007. Hugo Cabret narra allo spettatore orfanezza e la ricerca di una propria nuova identità, in un viaggio introspettivo, dentro e fuori la macchina, dentro e fuori la stazione, dentro e fuori se stessi. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret è un libro in cui alcune scene sono raccontate per iscritto come in un normale libro, altre mediante l'utilizzo di soli disegni. Le illustrazioni del volume hanno l'impronta inequivocabile del cinema: primi piani, campi lunghi e medi, sequenze, dissolvenze, panoramiche. La storia è un omaggio al cinema muto. La luna e l'infanzia ritornano anche nell'albo illustrato di Alice Barberini, Il cane e la luna. Il cinema muto e Il viaggio nella Luna (1902) sono rievocati attraverso le pagine dell'albo, grazie all'occhio interiore di un bambino e a quello di un uomo che riesce a scorgere la bellezza e la poesia dove altri non la vedono. Tra il 2008 e il 2012 arriva una serie dedicata ai ragazzi, The Twilight Saga, basata sui romanzi di Stephenie Meyer, pubblicati tra 2005 e 2008. La serie é composta da 5 film, costituenti le fasi lunari di questa saga crepuscolare. La storia è quella di Isabella Swan che si innamora di Edward Cullen, un vampiro. La saga è stata criticata per quanto riguarda il modo in cui il rapporto è vissuto dai protagonisti: la violenza è accettata solo perché sembra essere presente l'amore, un amore malato. Bella è una figura ossimorica: 51 ricopre la parte indipendente dila ragazza contemporanea, guardando anche alla fanciulla perseguitata dei feuilletons, succube dell'uomo e del suo status. 12.5 "L'epoca delle donne". La produzione giapponese di Hayao Miyazaki Il regista giapponese Miyazaki pone al centro del suo messaggio artistico un'infanzia ricca di magia e meraviglia, con il suo diritto dentro un sogno. Le potenzialità pedagogiche dell'artista si possono rilevare osservando valore della crescita dell'apprendimento durante il percorso di vita di ogni suo personaggio. Miyazaki è considerato creatore e iniziatore del cinema dell’’epoca delle donne”, data la costanza nell'affidare ogni film a caratteri femminili. | suoi film sono tratti da prodotti editoriali per l'infanzia e per ragazzi scritti quasi esclusivamente da autrici donne. Inoltre grazie alle colonne sonore e i brani musicali, i suoi film sono accompagnati da una carica emotiva più forte. Nel 2002 arriva il film Kiki, consegne a domicilio, uscito in Giappone 1989, tratto dall'omonimo romanzo di Kadono del 1985. Narra di una giovane strega che si trova nel periodo di allontanamento dall'infanzia, sia metaforicamente che letteralmente: la protagonista va via dalla sua cittadina e lascia anche una parte di sé, andando incontro a una nuova vita che la farà maturare. Come Kiki, anche un'altra giovane strega si trova ad affrontare delle avventure. Il film, intitolato Mary e il fiore della strega, è un film d'animazione giapponese del 2017. Il film è la trasposizione animata del romanzo per ragazzi La piccola scopa, uscito in Italia 1992, dalla scrittrice Mary Stewart. Nel 2003, in Italia, esce La città incantata del regista Miyazaki. Il film, ispirato al romanzo fantastico Il meraviglioso paese oltre la nebbia ha come protagonista Chihiro, una ragazzina adolescente annoiata, sofferente per l'indifferenza dei genitori, che affronta un viaggio di emancipazione fino a quasi perdere se stessa. Ma proprio grazie all'inadeguatezza degli adulti riesce a oltrepassare il limen fra i due mondi, cominciando a vivere in questa città- isola, un aldilà popolato dagli spiriti, affrontando così il suo viaggio iniziatico. Nel 2005 arriva il film d'animazione Il castello errante di Howl. La sceneggiatura del film é liberamente tratta dal romanzo omonimo di Diana Jones del 1986, pubblicato in Italia nel 2005. Il romanzo fa parte di una trilogia. Il castello affronta l'ampiezza tematica che il topos contiene e in cui si condensano i significati degli interni fiabeschi della letteratura per l'infanzia. Howl è un Dongiovanni Sanguinario che spezza cuori di giovani ragazze. Si scopre che il castello assomiglia al suo proprietario: si mostra in un modo ma conoscendolo internamente l'idea che si aveva di lui cambia. Infatti il castello errante ci ricorda quello dove Bella incontra la bestia. Miyazaki e Jones ci narrano che non esiste una situazione o una persona che sia totalmente buona o cattiva. Insegnano a non essere superficiali ma ad approfondire. Nel 2009 in Italia arriva Ponyo sulla scogliera, ispirato alla fiaba La Sirenetta. La storia di Ponyo cresce insieme al desiderio di cambiamento della bambina-pesce, lasciando il mondo del mare per risalire e abitare l'inquinata terra ferma. La sua scelta comporta una metamorfosi: i mondi si rovesciano, collegando il mondo marino con quello terrestre. L'happy end fiabesco, presente sotto forma di bacio, cambia valore nei film di Miyazaki. Diversamente dal bacio Disney che sancisce il lieto fine come unica soluzione, quello di Miyazaki si rifà al bacio d'amore inteso come orizzonte progettuale possibile. Nel 2010, infine, esce nelle sale Arietty - Il mondo segreto sotto il pavimento. Il film, pur non essendo stato diretto da Miyazaki, viene citato in questo capitolo per il valore della saga dell'autrice Mary Norton. 52 Alcuni di questi sono poveri e freddi, ma oltre ad essi se ne trovano altri in grado di proiettare chi gioca in un universo fatto di emozioni, scoperte inusuali e meravigliose. Da uno di questi videogiochi il protagonista del romanzo impara non solo a osservare la realtà con uno sguardo diverso, ma anche a intraprendere il cammino che lo porterà a salvare il suo mondo. Nella letteratura dedicata alle generazioni più giovani, la tecnologia informatica diviene occasione di riscatto e di liberazione, ma soprattutto di trasformazione e crescita. Il tema comincia a essere esplorato in una pluralità di direzioni. Sebbene siano separate, le due realtà (umana e virtuale) presentano profonde connessioni; carattere, emozioni e sentimenti dei protagonisti non cambiano nel passaggio tra i mondi, ma si dilatano. 13.4 Tra Distopia e Utopia Il cyborg come metafora della necessità, per il genere umano, di cambiare prospettiva esistenziale, nella letteratura rivolta ai più giovani cede spazio al bisogno di riaffermare l'umano attraverso la fondazione di una nuova civiltà. Così nelle grandi saghe distopiche per ragazzi (Hunger Games, the Maze Runner, Divergent), la tecnologia sembra non rappresentare più il centro dell'interesse narrativo e, anche se dalle pagine di quelle saghe non emerge mai o raramente che le tecnologie informatiche abbiano un potere di controllo sulla società, tutto lo fa pensare. Nella saga Divergent, grazie ai protagonisti, la tecnologia passa da strumento repressivo a mezzo di liberazione. Non è cambiato lo strumegto, ma l'atteggiamento di chi lo utilizza nuovo e più consapevole approccio alle tecnologie. Secondo Antonio Faeti, il libro per bambini e ragazzi ha subito, nel contatto con l'informatica, nuove trasformazioni strutturali, tra cui la produzione e diffusione di testi in formato elettronico. L'idea del libro digitale nacque nel 1971 grazie a Michael Hart e ad una sua iniziativa chiamata Progetto Gutenberg, dove l'obiettivo era quello di costruire una vera e propria libreria elettronica (oggi gli ebook, 2007) in caso di furti o incendi di libri. Il primo libro trascritto in versione elettronica fu La Dichiarazione di Indipendenza. La vera rivoluzione però avviene con la diffusione di smartphone e tablet: con le APP la narrazione acquista un'autonomia diversa e inedita (possibilità di entrare nelle immagini anche toccandole con un dito, le musiche e tutte le interazioni). Il digitale non si pone in antitesi alla stampa, ma permette di esplorarne i margini, di ampliare i confini, di approfondire i contenuti. Questa circostanza porta a rivedere il concetto stesso di libro, anche di quello stampato. Si parla anche di libri ibridi, libri che contengono al loro interno rimandi e connessioni ad altri media (Skeleton Creek), un nuovo e complesso modo di leggere, allargando il concetto di lettura sia alla tecnologia, sia alla decodificazione. 55 CAP. 14 - LA LIBERTA’ DEL ROMANZO: LETTERATURA PER L'INFANZIA E INQUIETUDINE DEL RACCONTARE (di Milena Bernardi) 14.1 idealità e rappresentazione Un romanzo tende a narrare di altri romanzi che lo hanno preceduto e accompagnato, anticipa e predice. Evoca e interpreta atmosfere di cui è testimone e altre ne annuncia. Se si vede il romanzo nella sua gratuità riacquista la sua dimensione di piacere, di sogno, di evasione e di compagnia. Il romanzo indaga e scoperchia, mette a nudo parti esperienze di vita che altrimenti rimarrebbero nascosti: investiga il tormento, il perturbante, il difficile e l'anomalo. Fin dalle prima fasi di composizione un romanzo ha già un corpo, un corpus di parole. Qualcuno lo ha pensato, meditato. La scrittura è la concreta creatrice del romanzo, da essa dipende la relazione di comunicazione tra chi scrive e chi legge. Dove sta il romanzo fino a che qualcuno non ha iniziato a scrivere? Il romanzo è ovunque, si nasconde e ricompare, occupa oggetti, tempi e spazi. Nel romanzo c'è il seme del segreto in quanto vuole mantenere un alone di mistero. Il romanzo, nel suo girare per il mondo, non si cura di essere circondato da cose o da esseri viventi. La sua esistenza coinvolge interamente prima l'autore poi il lettore, entrambi perduti in esso che rompe ogni nostra sicurezza. Tra le parole del romanzo si nascondono altri potenziali romanzi che non rimangono in silenzio ma alcuni scalpitano per essere raccontati. La scrittrice e lo scrittore li ascoltano. Trasformare il romanzo in un corpus di parole richiede un grande sforzo. È un privilegio scriverlo nonostante gli sforzi e i tormenti. È un privilegio leggerlo anche se richiede tempo che viene sottratto al dovere. In entrambi i casi però si godono momenti di libertà e autonomia. Un bisogno fondamentale del romanzo è la possibilità di esprimersi liberamente: il romanzo necessita di mantenere il desiderio di infinito e di utopia. La componente dell'esplorazione dello straordinario, dell'inquietudine e del sorprendente fa si che il lettore abbia il desiderio di leggerlo, nel godersi un momento di lettura. Gianni Celati chiama “intensità libere” quei paesaggi divergenti in cui avviene lo scontro tra il canone della scrittura e la narrazione ribelle. Queste intensità attribuiscono al romanzo un senso di libertà come forma aperta Il romanzo ingloba anche quelle zone che altrimenti sarebbero escluse dalla scrittura: le questioni irrisolte e rifiutate dall'animo umano, sulla vita e la morta, sulla cultura... Le intensità libere possono essere paragonate ad un evaso che sbuca all'improvviso dalla palude. 14.2 Gratuità, inutilità, inquietudine Il romanzo per ragazzi viene considerato appunto un romanzo ma, proprio questa sua collocazione fa sorgere il problema della sua libertà o dei gradi di libertà che il romanzo per ragazzi possiede. In quanto questi libri contengono dalle “relazioni incongrue” (Faeti) che vanno al di là delle suddivisioni letterarie, storiche e culturali che tentano di essere imposte alla letteratura per l'infanzia. L'orfanezza infantile è un esempio di topos narrativo sia di opere classiche per ragazzi e adulti, sia di romanzi contemporanei sia della fiaba e del mito. Una categoria che si rivolge alla storia delle rappresentazioni dell'infanzia, alla visione filosofica della solitudine infantile, ai contributi pedagogici e psicologici su relazioni, conflitti e abbandoni. 56 Orfanezze che tendono lo sguardo indietro, alle opere prototipo del romanzo ottocentesco e conservano tracce di topoi letterari, L'icona dell'orfano è un bambino, è il bambino che si trova in ognuno, rappresentando la propria infanzia che sparisce. Si sente il bisogno di raccontare l’orfanezza come sintomo-scandalo della fragilità umana. La metafora è scandalo, genera disordine, non teme di ferire, creare cicatrici indelebili. Ci sono alcune opere chiamate da Franco Moretti “opere-mondo” che hanno saputo creare metafore-scandalo così potenti da diventare da una parte inimitabili e dall'altra ha parte la Strada verso una serie di imitazioni. Il romanzo crea inquietudine che se viene letta come rottura di uno stato di quiete, di deviazione dallo standard più diventare un pericolo per la libertà del romanzo. È attraverso quelle metafore che si possono inserire i temi difficili che specialmente nel romanzo per l'infanzia sono più a rischio di essere oscurati: la morte, il dolore, la violenza, l'aldilà, la sessualità, i conflitti tra bambini e adulti. Fin dai suoi esordi il romanzo ha dovuto confrontarsi con aspettative di convergenza a norme accettate. Ma la spinta dirompente del romanzo si è diretta verso la direzione opposta, al fine di salvare il senso di esistere. Colpe del romanzo: — induce alla follia, inganna, illude e che libera fantasie audaci, distanti dalla realtà.” - e’ amato dalle fanciulle, il che conferma quanto sia minaccioso per l'integrità © delle lettrici: storie di amori, di avventure del corpo e della mente che invitano all'infrazione dei divieti, al sogno, alla distrazione; esso deve essere letto in solitudine, anche se poi può” essere condiviso, altrimenti non ci si può’ immergere in un mondo “altro”. Il romanzo appartiene alla sfera dell’inutilità perché non sono al servizio di qualcosa d'altro che non sia la ricerca del senso filosofico, letterario, estetico. 14.3 Sorvegliare il romanzo, sorvegliare l'infanzia Il romanzo di Louis Pergaut, La guerra dei bottoni, viene pubblicato nel 1912, diventando un classico anche nel cinema. Parla del corpo dei bambini e dei preadolescenti, e non e’ un romanzo “per bene", perché” perdere i bottoni equivale ad arrivare all’ osceno. Il romanzo ha subito notevoli controlli e adattamenti, come a riportare ordine, dove invece l’autore voleva il disordine La distanza incolmabile tra età adulta e infanzia è la potente chiave di interpretazione dell'opera: adulti isolati in un vuoto lontano dallo stupore e della meraviglia che invadono le esperienze infantili. L'infanzia viene vista come l’età d'oro destinata a perdersi lasciando ricordi malinconici. L'infanzia si salva grazie alla divergenza dagli adulti che non si soffermano più a cogliere le scoperte nascoste in ogni istante di vita vissuta. Negli anni di fine 800, il romanzo per ragazzi subisce forme di controllo che ne limitano la libertà, il processo di scavo (tunnelling process), secondo Virginia Wolf, porta a verità sovversive sull'infanzia. Infine “libertà di romanzo” che significa che il romanzo deve porsi come forma aperta, deve essere libero da condizionamenti sociali, pedagogici e politici, come di solito avviene per tutte le opere d'arte. Spesso la letteratura ha saputo inventare strategie che hanno saputo discostarsi dai tradizionali codici di comportamento, altrimenti non avremmo mai avuto opere rivoluzionarie come ad esempio Alice nel paese delle meraviglie. La storia della letteratura per l'infanzia si interseca senza soluzione di continuità con le mutazioni che l'immagina dell'infanzia ha attraversato senza ritrarre esclusivamente infanzie letterarie conformi ai modelli sociali prevalenti. Il romanzo in questo caso ha 57 15.2 Storie di famiglie Le tematiche più diffuse sono connesse alla ricerca di nuove pragmatiche di comunicazione familiare, capaci di unire le generazioni in un dialogo circolare più autentico e profondo, un dialogo intergenerazionale che sembra attraversare una crisi profonda nella sua vocazione educativa, come se fosse interrotto. Così, alla conflittualità adolescenziale, tipica di questa fase della vita in cui il giovane, impegnato nel suo processo di individuazione, pone in essere dei processi di distanziamento e di messa in crisi delle figure di autorità e vi si aggiunge una crisi della genitorialità che sembra essere molto profonda. Per Matteo Grimaldi ne La famiglia X (2017) non sono i legami di sangue che connotano la famiglia ma la relazione di cura e dove ci sono ascolto e comprensione, accoglienza e rispetto delle differenze. Nel racconto troviamo la denuncia delle persistenti forme di pregiudizio e di discriminazione sociale rispetto a forme di convivenza familiari presenti ormai da tempo nelle società attuali ma non riconosciute e legittimate in forma diffusa. Davide ed Enea sono una famiglia composta da due padri e accoglieranno Michael che grazie a loro riuscirà a curare le sue ferite e a contrastare le forme di bullismo e di violenza che vive a scuola, si approccerà allo studio con nuove curiosità e passioni che non viveva nella sua famiglia di origine e si affrancherà da essa che, invece, lo usava per attività criminali e che lo aveva lasciato in balia dei servizi sociali. Emerge quindi la difficoltà della società ad accogliere i nuovi tipi di famiglia, ma Michael prenderà un ruolo attivo nella storia e cercherà di preservare la serenità raggiunta con Davide ed Enea e la sua famiglia avrà la forma di X proprio perché questo simbolo è pieno di spazi aperti all'interno dei quali collocare le figure significative, la X è un simbolo enigmatico come l'incognita che non sai quanto vale finché non la risolvi. Questa sono io è un romanzo del 2014 di Ludovica Cima e Annalisa Strada dove viene affrontato il tema della costruzione dell'identità di Viola, una ragazzina di 12 anni alle prese con i suoi primi amori e con le amiche del cuore. Il contesto è quello e una famiglia borghese che vive nell’ipocrisia; Viola scoprirà, infatti, che il padre ha una famiglia parallela. Questo tema sembra legarsi anche al tema classico della scomparsa del padre inteso come colui che dedica poco tempo alla famiglia o che ha il classico comportamento patriarcale. La reazione di Viola sarà quella di pretendere la verità delle relazioni grazie all'aiuto della nonna che è l'unica adulta complice del suo bisogno di sapere e la scelta finale sarà quella di allontanare il padre Che non riesce a svolgere la sua funzione nella cura e nella trasparenza della relazione. La crisi della genitorialità nella letteratura contemporanea per ragazzi non si limita solo al tema del padre assente. L'incapacità degli adulti di assumersi un ruolo adulto presso i figli è raccontata nel noir Scomparso di Albertazzi del 2015, dove un giovane adolescente di 16 anni di nome Bobo, intelligente vitale e con una grande passione per il cinema, scompare dal suo nucleo familiare senza dare più alcuna notizia di sé per fare la sua ricomparsa dopo 5 giorni. Sorelle di Raina Telgemmeier del 2015 è una graphic novel per ragazzi che affronta il tema della complessa dinamica comunicativa intergenerazionale e fra pari nel contesto di una famiglia tradizionale dove i genitori sono inseriti nel mondo del lavoro e devono misurarsi con faticosi tentativi di conciliare lavoro, vita privata, cura dei propri affetti. Un viaggio in macchina con la madre sarà un'occasione per scoprire il gruppo familiare, le relazioni affettive che necessitano di impegno e cura e si conclude Con la consapevolezza che per stare insieme c'è bisogno dell'impegno di tutti. In un contesto familiare divenuto maggiormente paritario il nucleo familiare deve costantemente impegnarsi nella ricerca di nuovi equilibri affettivi e comunicativi. 60 15.3 Tra i banchi di scuola Un racconto molto famoso è Wonder di Raquel Jamarillo del 2012, tradotto in Italia nel 2013 e di cui nel 2017 è stata fatta una versione cinematografica. Si tratta di un romanzo di formazione dedicato al tema della conquista della socialità da parte di un ragazzo preadolescente di 10 anni affetto da una grave deformità cranio facciale che lo ha costretto a subire 27 interventi chirurgici e che per questo motivo non è mai andato a scuola. Egli affronta il contesto scolastico in prima media dove inizierà ad entrare nel vivo della complessità delle relazioni umane. La scuola media rappresenta un passaggio iniziatico non solo per il bambino ma anche per tutta la famiglia. A scuola dovrà misurarsi con il tema del bullismo che sconfiggerà grazie alla sua capacità di intessere relazioni affettive solidali con i suoi pari. La storia è un inno alla famiglia come luogo di affetti decisamente fondativo dell'identità individuale oltre che del gruppo familiare. Il romanzo dà la possibilità di vedere la complessità delle dinamiche comunicative e interpersonali che danno corpo e spessore alle relazioni affettive e il tutto grazie al fatto che il protagonista ha una profonda accettazione di sé che deriva dal suo essere profondamente amato. Wonder è la storia di un figlio diletto e prediletto. Ben diversa è la storia di Greg, protagonista del Diario di una schiappa scritto da Jeff Kinney nel 2010, pensato per una fascia di età preadolescenziale. Greg si appresta a frequentare la prima media e ha ricevuto un diario (che lui ama) dalla mamma dove descrive, in stampato minuscolo e con disegni elementari inequivocabili, la sua vita quotidiana familiare (composta da papà, mamma, fratello maggiore) e la sua vita scolastica. La scuola viene definita la cosa più stupida che sia mai stata inventata ed è spesso anonima e inesorabile perché immerge Greg in una socialità certamente significativa ma non sempre felice. Inoltre, Greg deve misurarsi con la gelosia tra fratelli, con il peso di aspettative genitoriali irraggiungibili, con le minacce educative paterne di un internamento in Accademia militare ritenuto risolutivo per la sua fragilità esistenziale. La scuola e la famiglia insomma per lui sono pedagogicamente inaffidabili, carichi di piccole sottili violenze quotidiane, sospesi tra il riaffiorare dei vecchi modelli educativi autoritari e le sciatterie comunicative indotte dalla quotidiana fatica. Opposto al personaggio di Greg è invece la protagonista di Stargirl di Jerry Spinelli del 2001. La protagonista sembra appartenere alla categoria dei personaggi divergenti, in antitesi alle norme, ai modelli di comportamento dominanti e proprio per questo orgogliosi della propria diversità. Il tema della diversità si intreccia con quello difficile dell'inclusione di colui che è controcorrente, un tema complesso e spesso foriero di sofferenza per i giovani adolescenti sia nella vita scolastica che nella società dove, purtroppo, si continua a stigmatizzare e isolare il diverso. La protagonista si comporta diversamente dagli altri, si veste diversamente dagli altri, suscita curiosità e aggressività insieme. La storia con un compagno di scuola, di nome Leo, la metterà di fronte al dilemma se essere come gli altri così come lui le chiede oppure restare sé stessa, ma sola. Questo l'aut aut amoroso, che poi è una delle leggi che governa i regressivi e complessi processi di socializzazione degli adolescenti. Ben presto, però, l'adesione alla richiesta di Leo si rivelerà fallimentare e un tradimento a sé stessa. Stargirl tornerà a essere sé stessa accettando l'esclusione e la solitudine. Il coraggio di essere sé stessi, per quanto doloroso, sembra una carta vincente per l'autore del romanzo che riesce, con grande capacità introspettiva, ad accogliere la complessa dinamica identitaria del giovane adolescente che si dibatte fra il desiderio di uniformità e consenso del gruppo sociale e la paura di ritrovarsi solo con la propria unicità esistenziale. 61 15.4 Maestri e scolari scrivono ... sognando una scuola migliore L'ingiusta selezione di classe condotta dalla scuola tradizionale che privilegiava i ceti borghesi ed emarginava i ceti umili, boicottando una concreta possibilità di mobilità sociale, è il vero tema del classico di Bianca Pitzorno del 1961 Ascolta il mio cuore, ambientato nell'Italia degli anni '50. Si tratta di una denuncia ancora carica di attualità che intercetta una crepa significativa nel rapporto educativo, cioè la scoperta, da parte dei bambini, dei comportamenti ingiusti perpetrati dal mondo adulto. Forse non è un caso che il libro rievochi simbolicamente un classico dell'età postunitaria: il libro Cuore di De Amicis, che fino agli anni '70 del 900 è stata una lettura presente nella scuola elementare, per evidenziare in modo ancora più netto il ribaltamento avvenuto nel frattempo sul piano dei valori sociali, la centralità acquistata dalle figure femminili, il mutamento avvenuto nel rapporto con l'autorità. La classe protagonista del racconto è una classe femminile di quarta elementare degli anni '50 e la storia narra la loro vita scolastica in un periodo storico di transizione sul piano socioculturale. Le protagoniste del romanzo Prisca, Elisa e Rosalba vivono una profonda antipatia verso la maestra Sforza, nominata dalle bambine Arpia Sferza, simbolo di un'autorità tradizionale che vede la scuola come luogo nel quale perpetuare la rigida discriminazione e selezione di classe utilizzando “la sferza sui deboli e l'untuoso ossequio verso i potenti”. La maestra, infatti, è accogliente con le alunne che provengono da famiglie borghesi e violenta con quelle che provengono da famiglie povere. Il tentativo di boicottaggio dell'emarginazione programmata dalla maestra, nonostante sarà difficoltoso, avrà il vantaggio di denunciare il velo di ipocrisia che governa le relazioni umane e l'esistenza di forme di discriminazione di classe condivise dalla maggior parte degli individui. La denuncia mette in moto anche percorsi di crescita e di formazione individuale nuovi e distanti dai modelli educativi dominanti. Il diario scritto da Prisca sarà il banco di riflessione interiore e di formazione nella consapevolezza di porsi come “una scrittura contro”. Purtroppo, la conquista di una scuola autenticamente democratica è un'aspirazione irrealizzata e ciò rende il romanzo un esempio di apparente ricostruzione storica come occasione rivelatrice di tematiche in parte sommerse o tabuizzate nella vita sociale attuale. Completamente diversa è la figura di Valentina protagonista de Il libro cuore di Valentina di Angelo Petrosino del 2018. La protagonista è una giovane insegnante di scuola media, animata da un'intensa vocazione educativa, che ripropone quella pedagogia dell'esempio tipica di De Amicis che si trasfigura, però, in ideali progressisti e democratici. La narrazione di tipo diaristico che alterna racconti e corrispondenza epistolare è proprio come il celebre Cuore. Valentina affronta il suo primo anno di ruolo nella scuola media e riflette sul suo complesso percorso di individuazione come insegnante. Lei è consapevole della responsabilità educativa, ma critica duramente una scuola troppo burocratizzata che dimentica il complesso percorso di umanizzazione e socializzazione insito nella relazione educativa. Dopo ogni mese di lezione Valentina scrive un racconto da leggere ai suoi alunni: racconti carichi di insegnamenti morali esemplari che parlano della società nel suo complesso. Si affrontano grandi temi sociali come l'immigrazione, la malattia, la solitudine, il licenziamento da un posto di lavoro, la schiavitù dei bambini, la lotta contro la vivisezione degli animali, il senso dell'amicizia, della solidarietà, della cooperazione. Tutte le storie hanno sempre un lieto fine consolatorio e riparatorio. Un altro personaggio femminile divergente è quello di Mina, coprotagonista di Skellig, romanzo d'esordio di David Almond del 1998, tradotto in Italia nel 2009 e poi protagonista del sequel dal titolo La storia di Mina del 2011. Una figura irriducibile all'interno di qualunque stereotipo d'infanzia e la sua straordinaria sensibilità non riesce a trovare spazi di espressione, di socialità a scuola. Il racconto è tratto dal diario della protagonista e ha uno schema e un ordine apparentemente illogico che cresce sull'onda delle sue emozioni 62 OPPOSIZIONE TRA CRISTIANESIMO E PAGANESIMO, TRA PATRIARCATO E MATRIARCATO, TRA FEDE E MAGIA-> idea di tale opposizione deriva da scrittori come Warner(Lolly Willowes e l'amoroso cacciatore (1990), Reame degli elfi (2006), Stewart (La grotta di cristallo, 1976) e Le guin (II mago di Earthsea, 1979) —> hanno scritto diversi libri che rivendicano la dimensione magica, intuitiva, femminile e il paganesimo Predecessori-> sostenevano idee molto diverse: * Conan il barbaro, Howard -anni '30 -> machismo * Il signore degli anelli, Tolkien -anni '50 -> immaginario feudale, patriarcale, casto e solenne * Le cronache di Narnia, Lewis -anni '50 -> suggestioni evangeliche In tali opere si parla di magia ma allo stesso tempo la si condanna o la si denota come negativa (es. anello di Frodo è malvagio e deve essere bruciato al Monte Fato). Esse ebbero maggior successo che coloro che sostenevano il paganesimo. Ma restano i temi narrativi legati al femminile, all'intuizione, alla sensualità... al paganesimo che ritorneranno poi nei romanzi a partire dagli anni '90. 16.3 Ridere della magia Epopea Mondo disco di Terry Pratchett (1948-2015)-> serie fantasy, 40 libri: 1983-> primo romanzo -The colour of magic- 1989-> viene tradotto in italiano 2015-> ultimo volume pubblicato postumo Caratteristiche= umorismo grottesco, satira incalzante, comico sfrenato. È una parodia del fantasy di Tolkien, risulta come atto sovversivo e rivoluzionario. Tema= ALTROVE, terra piatta i cui bordi sono sostenuti da grandi elefanti che si poggiano su una tartaruga gigante che viaggia nello spazio -> mondo incongruo e bizzarro, coerente con le premesse leggendarie, personaggi buffi, goffi, non “puri” ma con slanci di eroismo e di altruismo (eroi hanno anche debolezze, viltà, peccati ma sono anche generosi). Ciò che appassiona di tale opera è il tono umoristico, i protagonisti danno senso alla storia e i buoni offrono realismo e umanità. 16.4 Uno scomodo trono Fenomeno fantasy di successo degli ultimi anni—> saga de Il trono di spade (A song of ice and fire) dello scrittore statunitense George Martin. Inizio pubblicazione nel 1996, ultima pubblicazione 2011 (romanzo A dance with dragons) e ora sta scrivendo altri seguiti del suo Altrove. Ambientato in un mondo cupo, pericoloso e tragico. ALTROVE NARRATIVO-> ricorda Inghilterra medievale della Guerra delle due rose (nel 400, scontro sanguinoso per la corona tra le famiglie aristocratiche). Nell'opera la lotta è per il trono di spade di Westeros (continente-isola). Ma vi sono anche altri frammenti storici: il mare separa il regno da un continente che ricorda l'Asia con popoli nomadi e predatori ma allo stesso tempo città-stato, commerci e religioni diffusi lungo le rotte commerciali. DESCRIZIONI ATTENTE E PARTICOLAREGGIATE-> aiuta il lettore a immergersi nella trama, rende tangibili i mondi fantastici TRAMA si snoda attorno alla lotta per il potere tra le famiglie aristocratiche, accostata da storie umane e individuali dei singoli personaggi. Lo scrittore Martin è più erudito degli altri poiché inserisce rimandi ai classici (Shakespeare, Macchiavelli, Eschilo, Walter Scott), è anche più originale e audace poiché 65 è in grado di spiazzare il lettore (i protagonisti muoiono anche se ingiustamente, anche i buoni dei quali ne permane il ricordo). ASSENZA DI FACILI MORALISMI + CONVINCENTE REALISMO MAGICO — successo tra gli adolescenti 16.5 Giovani eroi: Harry Potter e Lyra Belacqua Joanne K. Rowling - Harry Potter, personaggio fantasy più noto. Saga pubblicata tra 1997-2007. Opera crossover, anche perché le trame mescolano generi letterari differenti (horror, giallo, sit-com). Philip Pullman - Lyra Belacqua, protagonista della trilogia fantasy Queste oscure materie il cui primo episodio La bussola d'oro in lingua originale uscì nel 1995 (1996 in italiano). È uscito anche il film con Nicole Kidman (2007). Cose in comune tra Harry e Lyra: * Altrove parallelo al mondo nostro; * Contrastano fazioni tiranniche; * Contatti con studiosi; * Intuiscono i lati contraddittori della magia; + Lottano per la salvezza degli amici; * Imparano a conoscere la morte; * “Re nascosti" = figli di persone importanti destinati a ruoli fondamentali, “bambini salvifici” = solo loro possono salvare il mondo dal male —> simboli antichi che evocano figure potenti; * Originale rielaborazione dei “re bambini" di Narnia di Lewis-> lotta tra bene e male, imparano a gestire la magia che sembra fluire da natura e passioni; + Recupero della magia intuitiva di Zimmer. Ruolo pedagogico -— narrazione fantasy è una forma di racconto in grado di parlare all'infanzia e all'adolescenza. Analizza il tema della MORTE (la “nera signora", Harry Potter e i doni della morte) e i bambini salvifici sono un messaggio contro la morte stessa. L'infanzia ha un legame paradossale con essa: i genitori la censurano per proteggerli mentre la incontrano rappresentata in modo violento nei media. Le metafore della morte di Harry Potter sono comprensibili ai bambini. Nel 2000 si trovano scrittrici di questo genere: Silvana De Mari (L'ultimo elfo, 2004), Licia Troisi (Cronache del mondo emerso, 04/16). 16.6 Il disincanto e la speranza Fantascienza - racconti sul futuro, scienza e tecnologia in cui l'immaginazione è protagonista. Nasce nella seconda metà dell'800 grazie a Jules Verne (viaggio sulla luna) e Herbert Wells (invasione aliena). Altri scrittori: Lovecraft e Asimov. Nello stesso tempo restano diffusi scrittori di storielle stereotipate. Anni '60 — da carta stampata a schermo-> Star Trek (1966) = serie televisiva e Star Wars (1977) = saga cinematografica Anni 2000 -— carta stampata->romanzi fantascientifici con tema la distopia, ovvero l'opposto dell'utopia, una forma di racconto che immagina il futuro in modo pessimistico e non consolatorio. Esempi di tale narrazione sono: . Hunger games di Suzanne Collins; . Divergent di Veronica Roth; 66 . Feed e Paesaggio con mano invisibile di Matthew Tobin. Tali opere sono metafore che invitano il lettore a stare in guardia, a non dare per scontato le libertà di cui si gode e che bisogna stare pronti a ribellarsi. CONNOTATO PEDAGOGICO: pedagogia e fantascienza oscillano tra apocalittiche premonizioni e ottimistiche progettualità (Faeti). Il FANTASTICO è la tipologia di fiction che più si è radicata nell’ immaginario contemporaneo. Sono racconti capaci di rappresentare metaforicamente paure, pericoli e desideri portando a riflettere sui problemi reali. Come dice Chesterston: “Non si raccontano fiabe per insegnare che i draghi esistono - questo i bambini lo sanno già- ma si raccontano (aggiungiamo le storie fantastiche) per insegnare che i draghi possono essere sconfitti". 67 Infine emerge, nella narrativa americana, il tema della diversità o della fragilità psicologica giovanile in diversi autori (goldberg, draper, niven), sviluppando un invito alla riflessione sulla possibilità di ribaltare il significato di ciò che agli occhi del mondo può apparire un difetto mentre è un punto di forza per guardare un maniera dinamica e costruttiva allo sviluppo di percorsi di crescita capaci di superare momenti di sconforto. 17.3 uno sguardo alla recente produzione italiana Considerazioni preliminari Un ragionamento sugli spunti di innovazione sulla letteratura young adults deve confrontarsi con almeno 2 situazioni condizionanti. La prima è data dall'introduzione di prodotti provenienti dall'estero (essa è davvero consistente e continua, segnando gli equilibri della letteratura italiana sia in termini di produzione sia di modelli di scrittura); la seconda riguarda la rilevazione di una traccia che per tradizione ha segnato la linea narrativa nazionale (la letteratura per giovani ha risentito delle indicazioni normative sulla propagazione di codici pedagogici). Tra coloro che hanno contribuito a qualificare un orizzonte di scrittura per dialogare con i giovani lettori ci sono: Nanetti, Ferrara, Masini, Frescura, anche se in realtà tutti coprono diverse fasce dell'età evolutiva e adolescenziale, sono stati in grado di entrare nell'universo adolescenziale e nelle sue contraddizioni, tra apertura positiva al mondo e rischio di frantumazione, tendenza alla chiusura. Analizziamo alcuni autori che hanno rappresentato novità importanti nell’ultima stagione di produzione italiana: Geda — richiama il pubblico giovane attraverso l'invenzione di fiction che intreccia il genere distopico e l'immaginario post-catastrofico. Un esempio è la saga Berlin, in cui un cataclisma spazza via la popolazione adulta, lasciando interpreti del loro destino e ad una lotta tra bene e male gli adolescenti sopravvissuti, che diventano i nuovi eroi. D'adamo — cura per l'ambientazione drammatica e ritmo nel racconto, in cui i protagonisti si confrontano con le questioni problematiche del mondo contemporaneo (es. storia di Iqbal: emerge idealità e lotta per l'affermazione dei valori umani, capaci di suggerire di misurarsi con principi come libertà, lotta allo sfruttamento minorile, accoglienza del diverso, rifiuto della logica della sopraffazione e della violenza). De mari - riarticolazione del fantasy con lotta eterna fra bene e male, invenzioni magiche, profezie in modo da coinvolgere il lettore in imprese dove si provano amore, amicizia, coraggio e avventura che si propone di respingere le forze distruttive Troisi - Sempre in relazione al fantasy, costruzione di mondi immaginari, sfide di forze archetipe in continuo conflitto, ricerche di arnesi magici, cronache mitologiche. (es. trilogie delle cronache, guerre, leggende del mondo emerso, pandora, saga del dominio). La proliferazione di un filone legato in vario modo alle suggestioni di Tolkien e dintorni, sebbene mostri il limite di sottoporsi al rischio della clonazione incontrollata, attesta la capacità di tenuta di un gusto stilistico di forte attrazione per il pubblico giovanile e permanenza di una apprezzata capacità simbolica relativa al fantasy, per dare vita ad una trasfigurazione metaforica dal valore sempre affascinante. Ad ultimo D'avenia, scrittore apprezzato per narrazioni dal forte coinvolgimento emotivo (es. bianca come il latte, rossa come il sangue, cose che nessuno sa, ciò che inferno non è...), costruzione di una fiction drammatica che interpreta la capacità di parlare a un pubblico allargato (non solo giovani). Le tracce narrative mettono in gioco legami sentimentali, familiari e di impegno sociale: si ritrova l'importanza dell'incontro umano nella speranza del cambiamento, nella fiducia nell'esito costruttivo di modalità di esperienza giovanile che, impegnandosi nel valorizzare lo scambio e la condivisione, operano significativamente nel promuovere la crescita personale. 70 71 CAP. 18 “LA LETTERATURA PER L'INFANZIA RIVISTE DIVULGATIVE E SCIENTIFICHE ITALIANE E STRANIERE” (di Anna Ascenzi e Dorena Caroli) 18.1 Introduzione Questo saggio si propone di presentare i risultati sull'importanza che hanno avuto le riviste dedicate alla letteratura per l'infanzia in Italia e all'estero sia di carattere divulgativo che di carattere scientifico. Verrà presentano un panorama molto variegato, soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese, che ha affrontato dei cambiamenti istituzionali, generazionali e tecnologici che hanno arricchito e approfondito il campo di studio della letteratura per l'infanzia. La metodologia utilizzata in questo panorama ha evidenziato la varietà dei paradigmi presenti che vanno dal didattico allo scientifico. Alcune ricerche sono state già condotte fra gli anni Ottanta e Novanta, un momento particolare di espansione editoriale da parte di bibliotecari, di genitori e di un pubblico interessato a promuovere la letteratura infantile. Gli anni Novanta, per la realtà italiana, hanno rappresentato un vincolo nel superamento di una visione della letteratura per l'infanzia che si credeva essere un "genere minore" sia in ambito scolastico che accademico. Sul piano di questi due ambiti l'attenzione per la letteratura per l'infanzia è sempre stata coltivata da biblioteche che hanno mantenuto vivo l'interesse culturale per questo settore, fondamentale per la formazione delle nuove generazioni. Il nostro Paese si è dimostrato in ritardo nella promulgazione di una legislazione specifica sulle biblioteche scolastiche. Questo ritardo potrebbe essere la causa della scarsa valorizzazione della letteratura per l'infanzia che è stata oggetto di critiche che l'avevano giudicata di essere un “genere minore”. Nell'ambito accademico, la ragione che ha prodotto un cambiamento epistemologico è stata determinata dall'ingresso nei corsi universitari della letteratura per l'infanzia e nel settore scientifico-disciplinare di storia della pedagogia. Questo ha determinato un'accelerazione del suo sviluppo, sia in termini qualitativi che quantitativi. L'obiettivo è quello di indentificare i risultati sulla presenza di questi corsi anche nell'ambito pubblicistico. Si è deciso di adottare la distinzione fra le riviste di carattere divulgativo e/o commerciale e quelle di taglio scientifico. Questa distinzione risponde anche alle esigenze di una realtà molto eterogenea, perchè spesso è caratterizzata da entrambi i caratteri che la convivono. 18.2 l'infanzia nelle riviste italiane di divulgazione Dal sondaggio effettuato sulle riviste divulgative italiane, dagli anni Cinquanta alla fine del secolo scorso, si verificano due fasi nelle attività di collaborazione dei giornali e delle riviste dedicate alla divulgazione dei libri per l'infanzia. La prima è quella dei periodici, son apparsi all'inizio degli anni Cinquanta e hanno svolto una funzione fondamentale nella formazione del “bambino lettore", impegnati in un progetto culturale volto alla promozione dei valori della cittadinanza democratica. In alcuni casi si tratta di periodici nati per iniziativa delle prime biblioteche per ragazzi, mosse da un nuovo ideale di alfabetizzazione culturale ed educazione etico-civile. La seconda fase è caratterizzata da riviste che si sono fatte interpreti, fino a oggi, della stessa finalità divulgativa declinandola per categorie professionali distinte ossia per adulti con ruoli educativi in ambito scolastico, socioculturale e familiare. Troviamo vari esempi di questa categoria, come "Sfoglialibro: la biblioteca dei ragazzi” (1988-2011), ormai cessata ma molto importante nell'ambito dell'aggiornamento professionale dei bibliotecari. Fra queste troviamo altre categorie che sono ancora attive: * "Il Minuzzolo" (Genova, 1965-76), organo ufficiale del Centro studi sulla letteratura giovanile di Genova; 72 * la “Rivista di storia dell'educazione” (Parma, 1981; dal 2014 con questa denominazione, edita a Pisa); * “History of Education & Children's Literature" (Macerata, 2006); *“Ricerche di pedagogia e didattica. Journal of Theory and Research in Education" (Bologna, 2006). La “Rivista di storia dell'educazione” è un semestrale fondato nel 1981 dal centro italiano per la ricerca storicoeducativa, intitolata "Bollettino Cirse" fino al 2005; dal 2006 al 2013 è stato ribattezzato "Nuovo Bollettino Cirse", dal 2017 la rivista è open access. Dal 2012 la rivista possiede una maggiore presenza di contributi di letteratura per l'infanzia con sezioni monografiche e singoli articoli sulla teoria e sulla storia della letteratura per l'infanzia dimostrando la crescita quali-quantitativa della disciplina. La rivista “Ricerche di pedagogia e didattica. Journal of Theory and Research in Education" è stata fondata nel 2006 dal dipartimento di Scienze dell'educazione "Giovanni Maria Bertin" dell'Università di Bologna, cerca di favorire il dialogo fra il mondo accademico e quello dei professionisti nel campo della formazione, si concentra sulle ricerche in ambito educativo e didattico. Anche in questa rivista sono presenti i contributi della letteratura per l'infanzia che collegano la prospettiva storica e quella teoretico- educativa. Rispetto a queste due riviste, la seconda per ordine cronologico, “History of Education & Children's Literature (HECL)”, intende riflettere sul cambiamento istituzionale e scientifico che ha riguardato la disciplina in Italia, accogliendo contributi di storia dell'educazione e di storia della letteratura per l'infanzia. Nel 2006 il suo fondatore e attuale direttore, Roberto Sani, affermava che la rivista è nata da un progetto di storici dell'educazione e della letteratura per l'infanzia italiani e di altri paesi europei, il cui obiettivo è quello di dare vita ad un settore aperto alla collaborazione di studiosi e ricercatori di diversi paesi e incentrato sulle problematiche relative alla storia dell'educazione, delle istituzioni e dei sistemi scolastici e formativi, della letteratura e dell'editoria per l'infanzia e per la gioventù, dei libri di testo e della manualistica scolastica, del pensiero pedagogico e delle teorie sull'educazione. Nel corso dei suoi dodici anni di vita, la rivista “HECL" si avvale della collaborazione di un consiglio direttivo e di un comitato scientifico di studiosi specializzati, sia nella storia dell'educazione che nella storia della letteratura per l'infanzia, favorendo l'intensificazione di scambi scientifici e di collaborazioni con diverse istituzioni straniere. La rivista ha cercato di aprirsi a nuove collaborazioni con settori culturali e linguisti che in precedenza erano assenti nel panorama scientifico italiano e internazionale, sia per quanto riguarda la storia dell'educazione che la storia della letteratura per l'infanzia, favorendo lo sviluppo di quest'ultima fra i giovani studiosi. 18.4 La letteratura per l'infanzia nelle riviste di divulgazione all'estero A livello internazionale, è osservabile un fenomeno simile a quello italiano che presenta due tipologie di riviste, divulgative e scientifiche. Gran parte delle riviste divulgative attive è stata fondata fra gli anni Settanta e ottanta. L'obiettivo delle opere divulgative era quello di divulgare fra i piccoli lettori le novità editoriali. In quest'ottica, la divaricazione fra il carattere divulgativo e quello scientifico delle riviste è avvenuta quasi immediatamente, non appena, negli anni Settanta, fu istituita la letteratura per l'infanzia come disciplina universitaria di pari livello rispetto alla letteratura tout court. Fra le riviste straniere di divulgazione, ancora attive, si possono elencare: * “Horn Book Magazine” (Boston, 1924); * "Bookbird. A Journal of International Children's Literature” (Vienna, 1962); * "Signal" (Glouchestershire, 1970-2003); * “Children's Literature in Education" (Exter, 1970)". 75 + “La Joie par les livres. Bulletin d'analyse des livres pour enfants” (Parigi, 1965) fondata dall'Associazione dei bibliotecari francesi, trasformata nel 1976 in "La revue des livres pour enfants” a cura dell'École Normale Superieure des Bibliothèques; * “Eselsohr. Fachzeitschrift fùr Kinder und Jugendmedien" (Mainz, 1982); * “CLIJ: cuadernos de literatura infantil y juvenil" (Fontalba, Barcelona, 1988). La rivista americana “l'Horn Book Magazine", bimestrale, è la più datata e importante per la letteratura per bambini e giovani. È una fonte di ispirazione per le altre in particolare per “Bookbird A Journal of International Children's Literature”, la rivista fondata dall'IBBY nel secondo dopoguerra. Istituita a Boston nel 1924 da Bertha Mahony Miller attivista dell'Unione Educativa e Industriale delle donne, e dalla scrittrice per l'infanzia Elinor \Mitney Field; la rivista è attualmente diretta da Roger Sutton. La rivista era dedicata alle recensioni dei libri per bambini, in origine era simile ad un “elenco di acquisti" preparato dalle due proprietarie della prima libreria americana per bambini “The Bookshop for Boys and Girls" aperta nel 1916 e chiusa nel 1936 in seguito all'uscita della proprietaria Bertha Mahony Miller dalla libreria. Mahony Miller decise di abbandonare la libreria nel 1934 per dedicarsi completamente alla missione dell"Horn Book Magazine" di sensibilizzazione alla lettura e di divulgazione dei libri di qualità per l'infanzia. Ogni numero bimestrale include articoli su temi e tendenze nella letteratura per l'infanzia, saggi critici di artisti e autori e recensioni di nuovi libri e ristampe per bambini. Con i membri del comitato editoriale collaborano anche diversi autori, bibliotecari, insegnanti, studiosi di storia dei libri per l'infanzia e librai. La rivista pubblicizza anche i vincitori di premi e della selezione dei libri migliori dell'anno. “The Horn Book Magazine" pubblica anche "The Horn Book Guide” con cadenza semestrale. La rivista "Bookbird", diventata “Bookbird: World of Children's Book " è quadrimestrale e viene pubblicizzata presso l'università di Baltimora, è uno dei periodici divulgativi più noti e longevi a livello internazionale. È stata pubblicata dal 1962 dall'IBBY (International Board on Books for Young People), lo scopo del periodico è quello di far conoscere i libri per l'infanzia a una vasta comunità di lettori, promuovendo la traduzione dei libri per l'infanzia in altre lingue straniere. La rivista contiene brevi studi critici, recensioni, rassegne e notizie su iniziative ed eventi organizzati dall'IBBY. Questa rivista, a livello europeo, ha costituito un modello per quelle riviste che sono sorte a partire dagli anni Settanta anche grazie al ruolo svolto dell'IBBY. Fra quelle inglesi è assai interessante il caso della rivista indipendente “Signal: Approaches to Children's Literature”, fondata del 1970 da Nancy Lackwood, aveva collaborato con la rivista “Horn Book Magazine”, e cessata nel 2003. Assieme al marito N. Lackwood ha fondato la casa editrice Thimble Press per stampare la rivista e stimolare il dibattito sulla letteratura per l'infanzia fra un ampio pubblico di lettori, insegnanti e librai. Nel marzo del 1970 viene pubblicata la rivista "Children's Literature in Education", fondata da Sidney Robbins, docente presso l'Università di Exter, affiancata dal collega Joan Blos. Pubblicizzata negli Stati Uniti, questa rivista è l'unica dell'area anglosassone che coniuga la dimensione letteraria con quella educativa. La linea editoriale dei primi anni privilegiava approcci divulgativi per garantire la diffusione ad un pubblico più ampio. Fra le riviste francesi più note vi è “La Joie par les livres. Bulletin d'analyse des livres pour enfants”, trimestrale, fondata nel 1965 dall'Associazione dei bibliotecari francesi. Nel 1976 viene denominata "La revue des livres pour enfants", bimestrale. Nei primi numeri prevalevano le novità editoriali a cura di un comitato di lettura composto da bibliotecari e docenti, mentre dal 1967 il profilo della rivista si è avvicinato all'ambito professionale delle biblioteche. Il contenuto si è arricchito di una serie di informazioni che riguardano la letteratura in generale e le biblioteche per ragazzi. Ciascun numero è attualmente organizzato attorno a un tema e suddiviso in tre parti: novità, dossier e recensioni. 76 La rivista divulgativa tedesca "Eselsohr. Fachzeitschrift fùr Kinder- und Jugendmedien" fondata a Mainz nel 1982, inizialmente era uno strumento di comunicazione delle novità editoriali, ma nel corso degli anni si è guadagnato uno spazio fra un pubblico più vasto grazie all'ampliamento dei suoi interessi verso forme di cultura giovanile. Dal 2003 è diretta dalla scrittrice ed editrice Christine Paxmann. La rivista spagnola "CLIJ: cuadernos de literatura infantil y juvenil” è nata nel dicembre del 1988 a Barcelona. Fin dai primi anni, presenta tutte le novità editoriali in lingua spagnola mentre in un secondo tempo ha accolto anche saggi di approfondimento con attenzione ai generi e agli autori, anche in prospettiva storica. 18.5 La letteratura per l'infanzia nelle riviste scientifiche straniere Il panorama delle riviste scientifiche straniere dedicate alla letteratura per l'infanzia è molto più ricco rispetto al contesto italiano. Gran parte di queste riviste è nata negli anni Settanta, fra cui: * “Children's Literature" (New Haven, Yale, 1972); * “Children's Literature Association Quarterly” (Baltimora, 1976); e “The Lion and the Unicorn. Critical Journal of Children's Literature” (Baltimora, 1977). Il più recente è l'International Research in Children's Literature" (Edinburgh, 2008), una rivista in inglese che, per anno di nascita, rappresenta l'inizio di un rinnovamento della letteratura per l'infanzia anche a livello europeo. La prima rivista interamente dedicata alla letteratura per l'infanzia è “Children's Literature”, fondata nel 1972 da Francelia Mc-Williams Butler, studiosa americana pioniera nell'approfondimento teorico della letteratura per l'infanzia. Attualmente diretta da Amanda Cockrell, ha cadenza annuale. Grazie all'esperienza della prima direttrice, Anne Devereaux Jordan e John Stott crearono un'associazione di letteratura per l'infanzia. Tale associazione ha dato vita anche alla rivista “Children's Literature Association Quarterly" (1976) con l'obiettivo di promuovere la ricerca scientifica nel campo dei “Children's literature studies”. Ciascun fascicolo si caratterizza per la presenza di un editoriale e di articoli scientifici, che presentano ricerche nel campo della letteratura infantile e rubriche di recensioni. Entrambe queste riviste sono attualmente pubblicate a Baltimora e supportate dalla The Children's Literature Association (chLA), di cui fanno parte studiosi, bibliotecari e insegnanti. Dal 1973 l'associazione finanzia la conferenza annuale di letteratura per l'infanzia “Children's Literature Association Conference” a livello internazionale: Stati Uniti, Canada e Francia. Un'altra rivista importante è “The Lion and the Unicorn. Critical Journal of Children's Literature" (1977), pubblicizzata per iniziativa di Roni Natov e Geraldine DeLuca con il supporto dell'ufficio editoriale del College di Brooklin fino al 1985 quando è passata all'università di Baltimora, con cadenza triennale. Dal 1997 è diventata quadrimestrale con due numeri monografici e uno generale, concede ampio spazio ad argomenti diversi: industria editoriale, autori locali, studi comparativi di libri, generi letterari, nuovi sviluppi nella teoria, illustrazione, mass media e cultura popolare. Si distingue inoltre per le sue interviste con autori ed editori e per la sua corposa rubrica di recensioni. "International Research in Children's Literature (IRCL)" (Edinburgh, 2008) è una rivista internazionale, semestrale. Fondata “dall'international Society for Children's Literature (IRSCL)”, la rivista accoglie articoli di studiosi membri dell'associazione medesima e non, e viene pubblicata dall'università di Edimburgo. L'IRCL" partecipa al dibattito internazionale sulle diverse teorie interpretative della letteratura per l'infanzia, promuovendo lo studio comparativo della letteratura per l'infanzia intesa come “parte integrante degli studi di letteratura, culturali e dei media". 77
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