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Letteratura Russa: dalle origini al XVII secolo, Sintesi del corso di Letteratura Russa

Un excursus sulla letteratura russa dalle origini al XVII secolo. Si parla dell'alfabeto cirillico, della produzione letteraria medievale, della riforma della liturgia, dello scisma, dell'adesione della Polonia all'impero russo e della grande riforma di Pietro il Grande. Vengono menzionati autori e opere significative. Il testo è utile per chi vuole approfondire la letteratura russa e la sua evoluzione storica.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

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Scarica Letteratura Russa: dalle origini al XVII secolo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Letteratura Russa LEZIONE 28/09 Nel 1757 Lomonosov pubblica la prima grammatica russa, dando inizio, secondo Belinskij, alla letteratura russa. Si parla di alfabeto cirillico perché viene inventato in seguito alla missione di Cirillo e Metodio, due monaci che nell’863 d.C. l’imperatore bizantino manda in Moravia per tradurre nella lingua locale i testi liturgici. Il costume della Chiesa romana, infatti, è quello di imporre il cristianesimo nei paesi conquistati. In Bulgaria i monaci cominceranno la loro opera di traduzione in lingua slava, creando l’alfabeto glagolitico, da cui deriva il cirillico, probabilmente grazie ai discepoli dei due monaci. Quando nel 989 d.C. la Russia si converte al cristianesimo, verranno introdotti anche qui i testi liturgici in cirillico. La Russia allora era composta da una serie di principati relativamente indipendenti in cui il principe aveva un ruolo di primus inter pares. L’aristocrazia scandinava viene acculturata molto velocemente a parlare la lingua slava. I testi scritti che arrivano in Russia erano lavorati in ambiente bulgaro, quindi in una lingua che non è propria del posto ma perfettamente comprensibile. Comincia anche una produzione letteraria autonoma con una base di slavo meridionale in cui iniziano a manifestarsi influssi di uno slavo orientale. Si tratta di una letteratura medievale composta principalmente da testi religiosi, sermoni, cronache e poco altro. Fino a tutto il XVI secolo la letteratura russa rimane appunto medievale, ma è un Medioevo senza la cultura classica dietro. Per esempio non esiste la poesia, tanto che la rima compare prima in prosa che in poesia. Nabokov, che, sebbene russo, diventa autore americano, menzionava un unico capolavoro medievale che viene tradotto come “Canto della Schiera di Igor”, dal russo “Слово о полку Игореве”, che però è impreciso. È un testo dedicato ad una spedizione militare del principe di Kiev contro i Cumani, una popolazione di lingua turca. Non è poesia ma esistono delle traduzioni in versi. Ha molti elementi misteriosi, primo tra tutti il fatto che è stato trovato solo un manoscritto. Puskin in seguito ne ha fatto un’edizione stampata, però senza una preparazione filologica adeguata. Inoltre il testo è andato perduto nell’incendio di Mosca. Infatti è ancora aperto il dibattito se si tratti un testo autentico oppure no. Il contro-argomento è che all’epoca non c’erano le conoscenze affinché un autore fosse in grado di scrivere un testo del genere. Il testo ci aiuta a supporre l’esistenza di una tradizione orale di cui non è rimasta alcuna traccia scritta. Tolto questo caso, si tratta di una letteratura senza ampi scopi. La lingua è stata elaborata su varie aree meridionali, non russe, che viene chiamata antico slavo ecclesiastico. Quando il principato di Mosca progressivamente comincerà a conquistare i vari principati russi per costruire uno stato forte, avverrà una seconda influenza slavo-meridionale. Dopo la caduta di Bisanzio per mano degli ottomani, Mosca si ritrova ad essere il centro ortodosso, e da questo momento i principi iniziano a chiamarsi zar, da Caesar. Anche la seconda fioritura delle lettere nella Russia del XV secolo avrà delle influenze, fino al XVI secolo. Il XVII secolo è un secolo di passaggio anche perché di crisi: tra il 1604 e il 1612 avviene in Russia il “periodo dei torbidi”. Morto Fëdor Ivanovič, figlio dello zar Ivan IV, sale al trono Boris Godunov, non diretto discendente. Si presenta, però, con l’esercito polacco un uomo che si finge l’altro figlio di Ivan, Dmitrij, pretendendo il trono. La storia si concluderà nel 1613 con l’elezione di Michajl Romanov, che dà inizio alla dinastia Romanov. Intanto iniziano ad essere prodotti dei testi meno legati alla letteratura medievale. Nel 1649, il patriarca di Mosca, Nikon, fa una riforma della liturgia, corregge alcuni versi, impone che il segno della croce venga fatto con tre dita invece che con due. Questa decisione dà luogo a tantissima violenza, interi villaggi si suicidano pur di non subire questi cambiamenti liturgici. In seguito allo scisma, si forma il gruppo dei raskolniky, o starovery (vecchi credenti), contro la nuova liturgia ortodossa, spesso emarginati, che danno vita a delle sette. C’è anche una letteratura relativa allo scisma, uno dei leader è l’arcivescovo Avvakum Petrovič, che ha scritto una sua biografia in una lingua già diversa. Ciò che cambia veramente le cose è l’adesione all’impero russo della Polonia nel 1654. La Polonia era un paese cattolico. Pëtr Mohila fonda la prima accademia latino-slava che sarà il centro di diffusione di una cultura più moderna in Russia. Il primo caposcuola del barocco moscovita è Simeon Poloskij, o Samuil Sitnianovič Petrovskij, sarà precettore dello zar. Scrive il Giardino dei Molti fiori, dal russo Вертоград Многоцветный, un’enciclopedia poetica che vuole presentare in versi le conoscenze universali. Versi che sono scritti secondo le regole metriche della poesia polacca. Pietro il Grande sale al trono nel 1681, ma è molto giovane, quindi sarà la madre la reggente fino al 1689. Pietro è quello che muove la grande riforma della Russia sul modello occidentale. Nel 1702 viene pubblicato il primo giornale. Fonda Pietroburgo, che si trova in un luogo appena conquistato e in una posizione di facile apertura commerciale con l’occidente. Nel 1722 Pietro distribuisce un documento importante, Табель о рангах, una tabella dei gradi, obbligando tutti i nobili al servizio di stato. Si tratta di un’istituzione che avrà fondamentale importanza non solo nella società ma anche nella letteratura. Un altro obiettivo è abolire il patriarcato della Chiesa. A Pietro non interessa tanto la cultura umanistica ma comunque innesca questa promozione. Altri due provvedimenti: i nobili sono tenuti a radersi la barba e a cambiare modo di vestire, cioè in modo occidentale. Costituiranno un punto di rottura tra la nobiltà e il resto della società russa. Feofan Prokovič è ispiratore della stretta cerchia di intellettuali intorno al principe russo chiamata учёная дружина. Avvakum La vecchia russa ebbe la sua conclusione in due personaggi: Lo zar Alessio e l’arciprete Avvakum. Alessio scrisse poco, gli fu attribuito il soprannome di “tranquillissimo”, anche se il suo regno fu uno dei più agitati: fu segnato dallo scisma della chiesa russa. Dopo il 1640 venne effettuata la revisione di tutti i testi sacri da parte di un gruppo di giovani preti riformatori. Uno di questi era Avvakum Petrovič. A causa della sua strenua opposizione alle Riforme Avvakum fu ripetutamente imprigionato e fu bruciato sul rogo a Pustozersk, dove si trovava in esilio per ordine dello zar. Tra gli scritti (supplica allo zar, lettere polemiche, didattiche), notevoli per la vivacità della lingua e come documenti per la storia dello scisma, si stacca per sincerità e vivezza l’Autobiografia. Egli rimane infatti insuperato per vigore e concretezza d’espressione: ira e indignazione si mescolano nei suoi scritti. Il suo stile è sorretto da una vena sottile di humor, che va da un umorismo tipicamente cristiano, a un poco autolesionistico, fino al crudele verso i suoi nemici. La moderna letteratura russa nasce dopo il 1750, a partire da un’applicazione dei modelli classici francesi durante il regno di Pietro. Kantemir Antioch Kantemir è il poeta più famoso prima di Lomonosov, una figura cosmopolita che sarà anche ambasciatore della Russia in Inghilterra e in Francia, autore di satire sul modello classico dedicate alla difesa delle riforme petrine. A soli vent’anni era probabilmente il russo più colto vivente. Si tratta del primo scrittore russo ad essere in vero contatto col contesto culturale dell’Europa nella sua epoca. Tenta anche la scrittura di un poema epico ma non riuscirà nel suo progetto. Tutta la sua opera è composta di satire. Nelle sue satire, in versi della metrica polacca, vi è una commistione di elementi slavi e più moderni. Il suo stile era più latino che francese (anche se sono in rima, i suoi versi hanno una cadenza molto simile a Orazio). La sua lingua è piana e discorsiva, i suoi personaggi sono figure vive della vita russa contemporanea. Trediakovskij Vasilij Kirillovic Trediakovskij era figlio di un prete povero di Astrakan. Si narra che Pietro gli disse, quando era ancora giovane, che sarebbe diventato un buon servo. Egli, invece, fu il primo non nobile a ricevere un’istruzione umanistica a Parigi. Nonostante ciò, ebbe sempre problemi con i nobili, che lo consideravano una specie di domestico. Come vicesegretario dell’accademia Russia, scrisse odi e orazioni solenni in russo e latino. Il suo verso è privo di meriti poetici: era considerato illeggibile. Le sue opere più Un confronto si può fare con l’opera di Radiščev, autore di un altro libro di viaggio, intitolato “Viaggio da Pietroburgo a Mosca”, pubblicato nel 1790, ma subito sequestrato dalla censura. Radiščev è collegato all’Illuminismo europeo, e scrive di questo viaggio attraverso dei capitoli intitolati in base alle diverse stazioni di poste. Questo libro parla soprattutto di un viaggio in una Russia fuori dalle capitali, infatti vi è un attacco durissimo nei confronti dell’ordinamento statale. Normalmente il servo della gleba per un numero di giorni lavorava nei campi del padrone e in quelli liberi si occupava dei propri, una soluzione chiamata barščina, oppure il contadino poteva lavorare la propria terra e vendere i propri prodotti, versando del denaro al padrone, secondo un’altra soluzione, obrok. L’autore va a descrivere la triste vita del contadino, raccontandola tecnicamente con delle informazioni economiche. Il testo politicamente sensibile si conclude con un sermone su Lomonosov e sulla sua arte oratoria. Mentre Karamzin propugna un superamento dei tre stili per un trionfo dello stile medio elegante, non più da salone, ma da salotto. Lo stile alto ha bisogno, per esistere, del contrasto con lo stile basso, e quindi l’oratoria encomiastica solenne funziona bene con la descrizione brutale del lavoro dei contadini, invece l’imposizione dello stile medio elegante porta all’impossibilità di descrivere il lavoro vero del contadino. I Karamzinisti Dal 1803 Karamzin diventa storico di corte, e nelle sue opere impone lo schema della storia russa e della costruzione ideologica dello stato russo. L’altra cosa importante di Karamzin è il circolo costruitosi attorno a lui, il gruppo dei karamzinisti, tra cui Žukovskij, che diventa famoso nel 1802 per la sua traduzione del testo di Thomas Gray, fondamentale nel Romanticismo. Molti dei suoi testi più importanti sono traduzioni dei grandi classici del romanticismo europeo. Tuttavia Žukovskij non si può definire un vero e proprio romantico. L’ammiraglio Šiškov, letterato dilettante, autore di un ragionamento su vecchio e nuovo stile della lingua russa, fonderà nel 1811 il Cenacolo degli Amanti della Parola Russa, di cui anche Deržavin fa parte, che dà vita ad una dura polemica contro i francesismi, tra cui моральный, эстетический, гармония, трогательный (touchant), e contro la lingua del gruppo karamzinista, chiamata славенороссийский. Il principio del gruppo karamzinista è il del trionfo del genere medio. L’altro gruppo, invece, si basa su teorie linguistiche un po’ dilettantesche, non molto ben studiate. A parodia del Cenacolo degli Amanti della Parola Russa, istituzione statalizzata, il gruppo dei karamzinisti crea una sua società chiamata Arzamas. Se si dovesse inserire il gruppo karamzinista all’interno di una corrente letteraria europea, è più appropriato parlare di Sentimentalismo. Arrivano sì elementi romantici, ma filtrati da quell’idea di sensibilità e buongusto, che non sono sempre coerenti con il Romanticismo. Quella tra il gruppo di Karamzin e il gruppo di Šiškov non si può dunque definire una battaglia tra classici e romantici. Nel 1812 scoppia la guerra contro Napoleone, che arriva ad occupare Mosca. Si tratta di un evento molto traumatico per la Russia, che ebbe però un esito vittorioso. Uno dei generi letterari principali era l’ode encomiastica, perfetta per la celebrazione degli eventi militari. Vi sono in particolare due testi noti dedicati al 1812. Uno di questi è intitolato “Il bardo nel campo dei guerrieri russi” di Žukovskij, nonché autore anche dell’inno nazionale. Invece che un’ode solenne, però, l’autore scrive un brindisi. In ogni strofa brinda ad un eroe diverso e a chiusura ripete il coro dei guerrieri. L’altro testo è di Batjuškov, figura parecchio tormentata che nel corso della propria vita ha sofferto anche problemi psichici. Si intitola “К Дашкову” ed è un’epistola indirizzata a Daškov. È una lettera privata diretta ad una partecipazione affettiva, non ad un entusiasmo bellico, dunque tutto il contrario dell’ode. L’epistola e l’elegia sono i generi più celebri nel gruppo karamzinista. Krylov Ivàn Andreevic Krylov è un altro partecipante del gruppo di Šiškov. In russo alla parola “favola” corrispondono due termini: сказка, quello più comune, e басня, le favole in versi, come quelle di Edipo. La sua corrisponde alla seconda forma. Le favole di Krylov sono raccolte in nove volumi. Usa tante formule proverbiali. La forza in un testo del genere non sta tanto nell’intreccio, ma nella forma, in quanto il livello linguistico è più basso e più popolaresco di quanto era mai stato fatto. Le virtù che risente sopra ogni cosa sono l’efficienza e la capacità, mentre i vizi che maggiormente mette in satira sono l’inettitudine soddisfatta di sé e la stupidità arrogante. Non è casuale che l’autore sia un partecipante al gruppo arcaista del Cenacolo degli Amanti della Parola Russa, costituitosi difendendo la tradizione e l’utilizzo dello slavo antico. Egli ha una sua lingua: le sue parole sono vive, reali, riprese dalla strada. Le sue favole sono discendenti dei proverbi russi. L’età dell’oro della poesia L’età dell’oro, nel 1700), fu una continuazione del movimento karamziniano. Dal 1820, però, il movimento si definì romantico, in contrasto col classicismo francese. Il romanticismo auspicava maggiore libertà e novità formale, ammirava Shakespeare e Byron, provava comprensione per la natura umana e vede una rinascita del sentimento. Fu un movimento di nobiluomini, ed ebbe inizio nel momento in cui i karamziniani fondarono la società letteraria di Arzamas: essi coltivavano l’amicizia poetica, la conversazione letteraria e i generi poetici più leggeri. I poeti di questo periodo furono dei “creatori” dal senso etimologico della “poietica”. Žukovskij Vasilij Andreevic Žukovskij (1783-1852) scrisse Sel'skoe Kladbišče, una libera traduzione dell'Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray, fu pubblicato su Vestnik Evropy (Il Messaggero d'Europa) di Karamzin. L'incontro con quest'ultimo segnò un momento fondamentale nell'evoluzione della poetica di Žukovskij, divenendo uno dei maggiori esponenti della corrente letteraria karamziniana, insieme a Batjuškov. Finiti gli studi tornò nei possedimenti di famiglia e si dedicò all'educazione dei suoi cugini. Nel 1808 scrisse Ljudmila, la prima delle sue ballate, liberamente tratta da Lenore di Gottfried August Bürger, seguita da Svetlana, che resero popolare questa tipologia di componimento e furono iniziatrici di una moda che si sviluppò negli anni successivi. Con l'invasione napoleonica della Russia, Žukovskij si arruolò nelle milizie popolari e fu presente nella battaglia per l’emancipazione della servitù del poeta ucraino Scevcenko. Nel 1813 la vita di Žukovskij fu segnata da un evento importante non solo per il suo privato: gli venne negato il permesso di sposare una sua cugina, Marija A. Protasova, di cui era profondamente. Questo evento accentuò le tendenze malinconiche del poeta, portandolo a permearne anche la sua opera letteraria. Sempre in questo anno si trasferì a San Pietroburgo e nel 1815 fu uno dei soci fondatori dell'Arzamas, divenendone uno dei principali esponenti, insieme a Konstantin N. Batjuškov. Alla questione della lingua letteraria Žukovskij prese parte riformando il sistema di versificazione russa con l'introduzione dell'Anfibraco (prima sede atona, seconda sede tonica, terza sede atona) e della pentapodia giambica senza rima. Perfezionò anche l'esametro russo traducendo per la prima volta in versi l'Odissea. Egli fece dell’Odissea un racconto domestico, di vita quotidiana dei re patriarcali. Riformò inoltre la poesia, che divenne per la prima volta l’espressione diretta del sentimento. Puškin (Grigor’ev è un poeta e critico della metà del IX secolo, che ha definito Aleksandr Puškin come “il nostro tutto” (наше всё). Nel 1880 è stato inaugurato a Mosca il monumento a Puškin, pagato da una sottoscrizione pubblica, quindi eretto dalla società e non dallo Stato. All’inaugurazione, Turgenev dice di Puškin che è per la Russia ciò che Omero è per la Grecia e Shakespeare per l’Inghilterra, e che non resta che seguire la sua strada. Opinione diffusa è che è russo chi ha letto Puskin, così come a volte in Italia si dice che è italiano chi ha letto Manzoni, Dante o Leopardi.) Aleksandr Sergeevic Puškin nasce a Mosca nel 1799, figlio di una famiglia di antica nobiltà, discendente del “Moro” di Pietro Il Grande, l’etiope Abraham Gannibal. Studia al primo corso di liceo di Царское Село, cittadina nei dintorni di Pietroburgo in cui verrà costruito il Palazzo d’Estate. Puskin comincia ad essere noto già negli anni del liceo come poeta promettente nei circoli letterari, in cui sarà introdotto anche grazie allo zio poeta. Žukovskij gli regalerà il suo ritratto con una dedica che recita “Dal maestro sconfitto all’allievo vittorioso”. Contemporaneo del grande Romanticismo europeo, egli ne fu influenzato soprattutto esteriormente, restando in realtà fedele a un'impronta essenzialmente illuministica e settecentesca. Egli seppe anche creare, nella poesia come nella prosa, un linguaggio equilibratissimo di cristallina purezza e semplicità, che divenne uno strumento fondamentale di rinnovamento per la letteratura russa, approfondendo lo studio dell'uomo in generale, e dell'uomo russo in particolare. Inizia dalla poesia lirica, che nasce dal sistema karamzinista, in cui dominano epistole ed elegie in un’atmosfera di intimità elegante. “K ***”  Poesia indirizzata probabilmente ad una donna sposata, da qui la censura del nome. Ciò che fa funzionare tale poesia è il fatto che sia presupposta l’esistenza di un destinatario. Di base vi è una tristezza disperata. Sono frequenti i giochi di riprese e di variazioni. È molto diversa la poesia politica del 1818: “К Чаадаеву”  Epistola in versi di tono elegiaco. Questo testo lo mette nei guai, dedicato a Čaadaev, personaggio rinchiuso in manicomio da Nicola II perché fa nelle sue opere una critica durissima alla società russa e dà posizioni occidentalistiche. Puskin diventa un impiegato pubblico e, come tale, viene mandato a lavorare prima nella capitale della Moldavia e poi a Odessa, sul Mar Nero. Egli comincia, però, a frequentare circoli politicamente poco affidabili e, in seguito ad alcuni scritti, nel 1820 viene spedito in esilio, anche se formalmente, fino al 1826. (Il 14 dicembre 1825 scoppia l’insurrezione decabrista. Quando muore improvvisamente il grande zar Alessandro I, non lascia figli a cui cedere il trono, dunque in ordine ereditario toccherebbe al fratello maggiore Constantin, che però lo rifiutò. In seguito ad un accordo sarebbe dovuto salire al potere Nicola, il fratello minore. Le società segrete cercano allora di cogliere l’occasione, e il giorno dopo la morte dello zar, alcuni ufficiali cominciano a diffondere la notizia che saranno costretti a giurare fedeltà allo zar sbagliato. Alcuni reggimenti si rifiutano dunque di fare il giuramento, e si schierano sulla Piazza del Senato, ma la sera Nicola perde la pazienza e ordina un massacro. Nell’anno immediatamente successivo dà inizio al processo che porta alla morte cinque dei più importanti ufficiali, tra cui Ryleev, buon amico di Puskin. Altri vengono esiliati in Siberia. È un evento molto traumatico per i circoli letterari russi, in quanto molti letterati avevano preso parte all’insurrezione. Con questo evento si inaugurano trent’anni di regno di Nicola II, reazionario, e vissuti come un periodo particolarmente oppressivo.) Puskin viene risparmiato dalla persecuzioni, ma si trova a vivere sotto la protezione ed oppressione di Nicola. Ottiene un titolo a corte, in una posizione subordinata al controllo dello zar. Un altro genere praticato da Puskin è la poesia narrativa, che ha inizio con “Ruslan i Ljudmila”. Prende spunto da favole popolari e dal poema cavalleresco di Ariosto. Ljudmila, nel giorno del suo matrimonio, viene rapita da un mago, e Ruslan parte alla ricerca dell’amata. Egli scrisse due opere byroniane, Il Prigioniero del Caucaso e La fontana di Bachcisarai: in queste opere sono presenti i tratti dell’eroe disilluso, con il suo amore fiero e devoto e con forti passioni. Sono originali i passaggi puramente descrittivi. Il Prigioniero del Caucaso (Кавказкий Пленник) (1822), è la storia di un russo anonimo, finito nel Caucaso e prigioniero dei circassi. Una donna del posto, però, si innamora di lui e fuggono insieme, ma lei finisce uccisa, mentre lui si salva. Il poema si chiude con una glorificazione delle armi russe. È un testo fondamentale anche per le sue innovazioni di tipo formale. Negli anni successivi usciranno anche “Бахчисарайский Фонтан” e “Цыгане”, “Полтава”, “Mazzera”. sappia cosa significa l’esilio in Bessarabia. Questa figura di narratore così presente e individualizzato che torna per tutto il romanzo funziona anche un po’ da diario lirico, e questa è una caratteristica che rientra nella tradizione del romanzo. E’ un miscuglio di humor (non satira) e sentimento poetico. Dopo la stesura di Evgenij Onegin, Puskin scrive sempre più spesso in prosa e diventa forse qualcosa d’altro. Le poesie, però, anche se più rare, non scompaiono totalmente. Nel 1835-36 scrive una poesia che reinterpreta il suo posto di poeta nella storia. È un’epigrafe Exegi Monumentum, di Orazio, e riprende esattamente la versione che ne aveva fatto Deržavin. Maneggia forme arcaizzanti, quindi dello slavo antico, per solennità. In questa poesia torna a parlare di temi giovanili, come aver glorificato la libertà in un’epoca crudele e aver chiamato alla misericordia verso i caduti. Verso e lingua nelle sue opere sono perfetti; ritmo e sintassi donano bellezza e armonia Puskin muore a 37 anni ucciso in duello. Si era sposato da poco con una ragazza molto più giovane di lui che aveva una relazione con un certo D’Anthés, di nobiltà francese, che faceva parte della guardia a cavallo. Puskin sarà costretto a sfidarlo a duello, ma questo si concluderà con la sua morte. Quest’evento in Russia viene percepito come se Puskin fosse stato ucciso dall’alta società. Qualcuno è arrivato a sostenere che Nicola II volesse far convertire la Russia al cattolicesimo, e per farlo doveva uccidere Puskin, perché egli incarna lo spirito nazionale russo. Al suo funerale, uno studente si mette a recitare la poesia di Lermontov “Morte del poeta”, che tra i versi presenta un forte attacco all’alta società. Jazykov Nikolaj Michailovic Jazykov (1803-1846) divenne famoso già all’università per le sue poesie in lode all’allegra vita studentesca. Il suo verso è freddo e frizzante, non vi è un significato umano: la sua forza non risiede nel significato delle cose, ma in ciò che sono. Egli non nutrì alcuna simpatia per la natura, la vedeva solo un insieme di luci e colori. L’opera più apprezzata è la poesia Al Reno (1849), dove saluta il fiume tedesco in nome del Volga. Essa costa di circa 50 versi di difficile recitazione. Griboedov Griboedov (1795-1829), appartenente alla giovane generazione, è autore solo di una commedia in versi “Горе от ума” (Che disgrazia l’ingegno), pubblicata nel 1831. Essa è costruita liberamente, il dialogo è in versi rimati in giambi di lunghezza variabile. Viene considerato un testo di opposizione. Il protagonista Čaškij, giovane e brillante, dopo anni all’estero, torna in patria, ma non è affatto contento, perché la ragazza di cui è innamorato è circondata da personaggi meschini. Deciderà quindi di lasciare di nuovo il paese. Il tema principale è il disprezzo del protagonista per la buona società russa; frequenti sono alcune battute taglienti da parte dell’autore. Il suo dialogo è un tour de force: mira a comprimere il linguaggio quotidiano in una forma metrica ribelle, fu il solo al suo tempo ad utilizzare rime insolite e sonore fondate su giochi di parole. Ha ritmo naturale della conversazione ed è molto scorrevole. I suoi personaggi sono individui e tipi, archetipi di umanità dotati di una completa vita individuale. Sono principalmente personaggi satirici. Lermontov Michail Jùrevic Lermontov nasce nel 1814 e muore in duello nel 1841. In quanto ufficiale, partecipa alle campagne militari nel Caucaso del Nord. Aveva 13 anni quando iniziò a scrivere versi e idolatrare Byron, sviluppò un morboso concetto di sé ed un’ipersensibile vanità. Quest’ultima soffrì di una frustrazione sociale, alleviata leggermente da conquiste femminili. La mondanità finì per stancarlo e disgustarlo. La sua poesia giovanile è voluminosa e informe, scrisse drammi in prosa che descrivono passioni e situazioni melodrammatiche. Lermontov scrive molto da ragazzo senza pubblicare quasi niente. L’anno prima di morire, nel 1840, pubblica “Un eroe del nostro tempo”. Il romanzo è giudicato diversamente a seconda della nazionalità di chi lo legge: per la critica russa ha un posto altissimo. La prosa di Lermontov è la miglior prosa russa per la completa libertà. Il romanzo di compone di 5 parti. Maksim Maksimic narra la storia di Pečorin e del suo amore per una ragazza caucasica. La storia è costruita come una parodia dell’Eugenio Onègin; Pečorin è l’eroe, uomo forte con un’anima poetica che appare talvolta snob. Egli è capace di passioni nobili che la vita non gli ha dato la possibilità di provare. Delle opere che ha pubblicato, molta poesia risale agli anni giovanili e dunque presenta uno stile molto immaturo. È il periodo del Romanticismo, anche nei suoi aspetti più sfrenati, quando scrive la poesia “Non sono Byron”. In Lermontov da un lato c’è una sperimentazione continua della metrica e di testi che vogliono essere ispirati al folklore, quindi la sua poesia non ha più un genere, è una poesia lirica che vuole essere espressione del sentimento intimo. Dall’altro lato, in un Lermontov più maturo, questa lirica si trasforma in una forma più calma e pacata, vagamente metafisica; un modello importante per la lirica russa successiva e moderna. Lermontov scrisse anche vari poemetti narrativi, dei quali due scritti in maturità, di ambientazione caucasica. Il Caucaso è per la Russia in periodo romantico un territorio selvaggio e affascinante, ideale per la poesia romantica. Nel poemetto “Il demone”, l’argomento è l’amore del demone per una mortale; il bacio del demone ucciderà la sua amata. L’altro poemetto è “Mtsyri” (probabilmente “Il Novizio” in georgiano), che narra la storia di un ragazzo cresciuto in un monastero da cui fugge, e in cui torna dopo alcuni scontri con la vita reale. Il tema centrale è la confessione in punto di morte del giovane ribelle al padre. Negli ultimi anni della sua vita tentò una poesia realistica e prosastica per linguaggio e cadenza sui grandi temi dell’altra poesia. Dahl Vladimir Ivanovič Dal' (1801-1873) si firmava Казак Луганский, Luganskij. Lavorava per il ministero degli interni. Aveva una madre francese ugonotta e un padre danese, e aveva imparato il russo grazie alla madre, che conosceva 5 lingue. Pubblicò una raccolta di favole russe in molti volumi, che aveva sentito da gente semplice e trascritto in viaggio. Fu accanto a Puskin come suo amico e medico durante le sue ultime ore di vita. Si convertì all’ortodossia solo negli ultimi anni della sua vita. Fu perseguitato da un atteggiamento ostile da parte dei nazionalisti eccessivi, perché essi sapevano della sua religione e nazionalità e sostenevano (riguardo la sua carica nel ministero degli interni) che solo un russo poteva trattare gli affari della Russia. Egli fu arrestato ma i suoi amici lo aiutarono a tornare in libertà. In tutta l’opera di Dahl c’è un problema con il nazionalismo estremo. Egli aveva un autentico senso dello stile naturale, fu il primo ad introdurre il bozzetto fisiologico, racconti descrittivi. Le sue narrazioni sono spesso ridondanti, possono stancare il lettore ma la sua scelta di descrivere i costumi popolari arrivava sempre al momento giusto. Belinskij recensisce un suo libro, dice che il suo amore per la Russia è l’amore per il contadino, bisogna studiare la sua vita e il suo Быть. Le opere di Dahl si dividono in Cказки, Повести e Oчерк, cioè un genere al confine tra narrativa e giornalismo, documento, bozzetto/schizzo fisiologico. Questi ultimi piacciono di più a Belinskij, partono dalla fisionomia di Pietroburgo. I bozzetti sono perle della letteratura russa contemporanea.  Il Portinaio di Pietroburgo  un almanacco che dava l’idea di essere un documento della realtà Pietroburghese. Si ha un interesse per il gergo della malavita, ne esistono due dizionari  Картины русского быта (quadri della vita russa) vennero pubblicati su una rivista slavofila, in 2 volumi. Secondo alcuni è una etnografia poetica, documentaria e informativa. La rottura tra Dahl e il совремeннык è in parte responsabilità del fatto che Dahl iniziò a essere conservatore.  Favole russe trasportate dalla tradizione popolare orale alla scrittura civile/alle lettere civili (1832), è un titolo particolare, un costrutto sintattico con 3 frasi parallele che si concludono con una rima grammaticale, i participi, cioè struttura del folklore e delle favole.  “L’Archistratega” (l’angelo Michele)  vi è rivalità tra interesse formativo e linguistico, infatti nel discorso diretto ci sono un sacco di proverbi. Belinskij definisce le opere di Dahl come di genere fisiologico: le particolarità sono dei singoli luoghi, non dell’intero. Sono racconti brevi, o serie di racconti brevi, in cui Dahl ha tentato di scrivere cose molto ambiziose, ma che si perdono abbastanza perché sono sempre “racconti nei racconti”. Egli vuole raccontare le sue esperienze di lingua vivace.  Il Dizionario esplicativo della lingua grande-russa viva  sostituisce il romanzo, cambia quindi la prospettiva con cui si guardano i suoi lavori. Prese come base la cosiddetta lingua russa letteraria, che include parole di uso comune. Incluse anche parole in slavo ecclesiastico che venivano usate solo per iscritto, e fu il primo a raccogliere un’enorme quantità di parole del linguaggio popolare; termini che venivano usati solo nel linguaggio orale e non avevano dignità letteraria. Il realismo Aksakov Sergej Timofeevič Aksakov (1791-1859) nacque a Ufa ed era un grande proprietario terriero, appartenente all'antica aristocrazia. Come scrittore iniziò la sua attività più tardi, quando era diventato quasi cieco. Divenne realista sotto l'influenza di Gogol’, e nello spirito del realismo furono scritte le opere che gli diedero fama. Sono opere di carattere autobiografico, che presentano un quadro completo e vivace della vita dei proprietari russi, con particolare rilievo al suo carattere patriarcale ed in cui è rappresentata, con vivo senso realistico, la campagna russa prima della liberazione dalla servitù della gleba. La sua opera è importante anche per la ricchezza e proprietà della lingua. La sua caratteristica più importante è l’oggettività; non lo commuove nulla, se non il desiderio di ritrovare il tempo perduto. Il suo stile è trasparente, scorrevole. L’opera più caratteristica è Gli anni d'infanzia del nipote Bagrov (1858), la storia di un’infanzia pacifica e priva di avvenimenti, straordinaria per l’eccezionale sensibilità del fanciullo. E’ considerato un capolavoro di narrativa realistica. La Cronaca di una famiglia (1856) è meno personale e più divertente, è la storia dei nonni e dei genitori dell’autore prima della sua nascita. Gončarov Ivan Aleksandrovič Gončarov (1812-1891) affrontò il corso di lettere alla facoltà di Mosca. Condusse una vita tranquilla con l'unica avventura di aver guidato, per conto del governo, una missione commerciale in Giappone, che descrisse poi in un resoconto di viaggio, La fregata Pallada.  La sua fama è principalmente legata al romanzo Oblomov (1859), storia di un proprietario terriero russo segnato da un'inerzia fisica e spirituale che lo condanna all'inazione e alla rinuncia verso ogni forma di lotta. Per questo personaggio, che interpreta un aspetto dello spirito russo esprimendo fatalismo, propensione alla contemplazione e delicata ma arrendevole bontà, è stato coniato il termine "oblomovismo", che è passato nella cultura occidentale a indicare un temperamento incline alla passività e alla rassegnazione di fronte all'aggressività e all'inesplicabilità del reale (talvolta si incontra anche l'espressione "sindrome di Oblomov"). Il fascino di Oblomov sta nella sua valenza simbolica più che nella sua dimensione realistica, e questo spiega la fortuna del libro. Questo importante lavoro letterario si può accostare a Puškin per la purezza e le perfezione della forma, mentre evidenzia legami con Gogol' per il realismo, per l'umorismo e per lo studio del particolare. Oblomov è un proprietario terriero che vive senza compiere alcuna attività particolare. Per la gran parte del tempo, giace su un divano o su un letto, circondato da poche persone, tra le quali il suo fedele servitore Zachar, senza il quale non riesce neanche ad indossare le scarpe e gli stivali. Vive nel disordine e nella trascuratezza. Ex impiegato, ha dato le dimissioni dopo un errore sul posto di lavoro, prima ancora di conoscere le conseguenze della sua mancanza, solo per paura della reazione del capoufficio. Ha pochi rapporti umani: il bonario Alekséev, il viscido Tarànt'ev e, in particolare, l'adorato amico Andrej Ivanovič Stolz. Proprio quest'ultimo cerca di risvegliarlo dal suo torpore esistenziale (Oblomovismo) e ci riesce, anche se per descrivendone il linguaggio, che definisce una “parlantina vivace”. Il meccanismo linguistico è quindi molto vicino a quello del giovane Dostoevskij, è il linguaggio di una classe medio-bassa, qui motivato dal fatto che c’è un narratore di un diverso strato sociale, che vuole rendere la parlata caratteristica del personaggio. Si può parlare di uno sforzo di realismo linguistico, poiché il narratore cerca di far parlare i personaggi con un lingua che ci si può aspettare da persone della loro classe sociale. Ciò è evidente anche nella parlata dei contadini. In un altro capitolo, il narratore racconta di aver incrociato un funerale e chiesto al contadino che lo accompagnava chi fosse morto. Gli viene detto che stanno seppellendo Martin Il Fabbro. Il contadino usa il termine “дохтур”, una forma caratteristica, o piuttosto una deformazione che si incontra spesso come trascrizione di un linguaggio popolare. “Зашибал маненько” intende “beve un po’”, ma la parola маненько in realtà non esiste, ed è piuttosto una voce dialettale. È evidente, pertanto, il tentativo di riproduzione del linguaggio di un contadino. Nel testo ci sono alcune note, scritte dall’autore, che spiegano sia termini tecnici della caccia, sia dialettismi. Per esempio, l’isba la chiama “притынный” e nella nota lo definisce come un posto confortevole in cui ci si ritrova, ma il termine non esiste nel vocabolario. Lo si trova solo nel vocabolario di Dal’, in cui esiste una voce del verbo притынить, il sostantivo, e anche l’aggettivo, che indica un luogo di ritrovo, appunto. Un altro esempio è dato da “циркай, nella cui nota definisce come un verso che fanno gli uomini. Si ritrova nel vocabolario di Dal’ con il verbo циркать, starnazzare. Il narratore, quindi, introduce e spiega linguaggi particolari dei personaggi. Se anche le “Memorie” sono scritte in una lingua della conversazione informale, tale meccanismo è operato dal narratore, che è molto vicino a Turgenev in quanto fa parte della sua stessa cerchia sociale, e che quindi parla in una lingua pulita. Dove ci sono degli inserti di altri registi linguistici, pertanto, essi sono limitati dalla parlata dal narratore, estremamente pulita ed elegante. Dobrojubov, figura molto vicina a Turgenev, vede invece come caratteristica positiva il fatto di descrivere le cose all’ordine del giorno. La caratteristica del talento di Turgenev è infatti quella di sapersi accorgere delle questioni importanti. Dopo le “Memorie”, la carriera di Turgenev continuerà solo con opere in prosa. Comincia una serie di romanzi molto caratteristici del personaggio dell’epoca. Quelli di Turgenev oggi si tende a definirli romanzi, anche se lui stesso li definiva повесть, lo stesso nome attribuito ai “Racconti pietroburghesi” di Gogol’ e ai “Racconti di Belkin” di Puskin. Nel Novecento russo, il termine повесть si usava per indicare la forma di prosa a metà tra il romanzo breve e il racconto lungo. “Racconto” letteralmente si traduce come рассказ. Повесть di solito indica qualcosa di meno impegnativo di роман. La differenza tra romanzi e romanzetti (Pоман e Повесть) è di carattere sociale: i romanzi mirano a proporre dei problemi sociali, i romanzetti sono storie di incidenti emotivi, prive di preoccupazioni civili. Ogni romanzo ha un nucleo narrativo simile .  “Rudin” (1856)  esce sul современник. Rudin è un giovane di alto profilo intellettuale di provincia che arriva in un gruppo di persone di tenuta nobiliare. Egli fa innamorare di sé la protagonista, ma, sapendo di non essere un buon partito, non ha il coraggio di chiedere la mano della ragazza a suo padre. Si dimostra dunque una persona incapace, che finirà per scappare e morire. Il motivo per il quale la definizione di romanzo sta stretta a questo testo, e agli altri come lui, è che succede poco, ed è difficile descriverne la trama. Nel 1859 esce “Un nido di nobili”, con una storia molto simile a quella di “Rudin”.  “Alla Vigilia” (Накануне)  Inizia con una discussione sulla natura umana che si svolge tra due giovani di 23 anni: Pavel e Andrej. Successivamente il lettore fa conoscenza della famiglia nella quale vive Pavel: il capofamiglia Nikolaj, un ufficiale della Guardia a riposo, sua moglie Anna, la quale trascurata dal marito si dedica all'educazione della figlia Elena di 20 anni, di Zoja che ha 18 anni, e del nipote Pavel. Pavel e Andrej corteggiano entrambi Elena, una ragazza idealista e generosa. Quando Andrej porta a casa il suo amico Dmitri, un bulgaro desideroso di liberare la sua patria dalla dominazione ottomana, Elena viene attratta da quest'ultimo e comincia a interessarsi alle sue idee. Dopo che Dmitri ha protetto Elena dalle molestie di un gruppo di ubriachi, Elena gli confessa di amarlo. Infine, quando Dmitri si appresta a lasciare la Russia, dopo che ha ricevuto dalla patria lettere sempre più inquietanti, Elena decide di sposarlo e recarsi con lui in Bulgaria. I due raggiungono Venezia, dove dovrebbero incontrare Rendič, un vecchio marinaio il quale dovrebbe aiutarli a raggiungere la Bulgaria attraverso. Malato di tisi, Dmitri tuttavia muore a Venezia. Con l'aiuto di Rendič, Elena decide di portare in Bulgaria il corpo di Dmitri, di stabilirsi nella patria del marito e di proseguirne l'attività. Esce nel 1860 nella rivista Русский Вестник di Katkov. C’è per la prima volta un protagonista maschile che ha carattere e che riesce a portare via la protagonista femminile, Elena. Il problema è che si tratta di uno studente bulgaro, coinvolto nell’attività dell’emigrazione rivoluzionaria bulgara. Esce sul современник un articolo di Dobrojubov che ha come titolo originale “Когда же придёт настоящий день”: “se siamo alla vigilia quando arriverà il vero giorno?”. Un titolo che vuole essere positivo, tuttavia l’articolo determinerà la rottura definitiva tra Turgenev e il современник. Nel современник Dobrojubov trova che i protagonisti di Turgenev siano simili, la loro essenza è la stessa: sono ottime persone e intelligenti, ma in fondo odiosi, “non realizzano niente”. Da qui parte tutto il discorso infinito che prenderà il nome de “l’uomo superfluo”, una genealogia che parte da Onegin, comprende Pečorin, per poi finire con tutti i protagonisti di Turgenev. Dobrojubov commenta la storia chiedendosi perché il protagonista sia bulgaro e non russo: la scelta ricade su un bulgaro perché la Russia era intervenuta militarmente a fianco dei fratelli slavi bulgari. Dobrojubov dice con ironia che la Russia è un paese meraviglioso, in cui non c’è alcuna oppressione. Ciò che sta realmente dicendo è che in Russia bisogna fare la rivoluzione, essa va liberata, ma deve essere liberata dallo zar e dalla servitù della gleba. Tuttavia non esistono russi che possano liberarla, perché nessuno è stato cresciuto con questa mentalità, da qui i personaggi inetti di Turgenev. Sembra che quest’articolo non sia piaciuto a Turgenev, che cercò di non farlo pubblicare. “Padri e figli” (1862)  Prova a fare il nuovo eroe attivo russo, impersonato da Bazarov, per la costruzione del quale ha preso dei tratti di Dobrojubov e di Belinskij, al quale Turgenev sarà sempre fedele. Non a caso il protagonista è figlio di un medico provinciale. La storia inizia con Nikolaj, un modesto possidente terriero, aspetta il ritorno del figlio Arkadij: questo, torna in estate nella tenuta di famiglia, portandosi dietro un compagno, Bazarov, un personaggio che ha grande influenza intellettuale su Arkadij e che definisce se stesso nichilista. Bazarov è figlio di un medico di campagna ma anche l’incarnazione del разначинец, cioè quella categoria di persone che, grazie alla cultura, stanno entrando a far parte di posizioni sociali significative pur non essendo di origine nobile Bazarov è nichilista, ciò per lui significa essere rigorosamente materialista, occuparsi di scienze naturali. Egli tratta in modo sprezzante tutta la famiglia di Arkadij, con cui finisce per litigare, soprattutto con lo zio Pavel, un accanito conservatore. Tutto questo con il sottinteso di un’idea rivoluzionaria. Il personaggio di Bazarov, nonostante le critiche è riuscito comunque attraente. È la morte in un certo senso a giustificare Bazarov. Pubblica il romanzo di nuovo sulla rivista Русский Вестник. Il partito liberale si stava infatti biforcando, da una parte il gruppo del современник verso sinistra, dall’altra il gruppo di Katkov verso destra, con posizioni più conservatrici. Nella Russia dell’epoca esiste una censura pesante, e ciò caratterizza tre aspetti: la letteratura diventa l’agone per cui si discorre delle idee politiche, si lavora molto per allusioni, e il rischio è di andare a leggere delle allusioni dove l’autore non ne aveva l’intenzione.  Довольно (Basta) (1865) Parla del suo desiderio di non scrivere più e sfoga tutto il suo pessimismo e la sua delusione. Esso viene preso come una reazione alla tempesta suscitata dal romanzo. Si tratta di un saggio in cui si identifica la “mia unica amica” con la Russia. Da questi anni in poi Turgenev non vivrà in Russia, ma tra la Germania e Parigi. Turgenev è il primo scrittore russo a farsi una posizione anche in Europa occidentale. Durante il XIX secolo, poiché non si poteva parlare apertamente di politica, il dibattito politico si era trasferito in letteratura. Turgenev era l’oggetto perfetto per questo tipo di riscontro. Molto della sua importanza dal punto di vista storico-letterario dipende dalla discussione che gli si costruisce intorno e dalle circostanze politico-sociali del suo romanzo. Turgenev è uno scrittore vero o è solo abile a documentare la situazione politico-sociale ma anche esistenziale della sua epoca? Scrive Dobrojubov, non è importante ciò che dice l’autore ma come lo dice. Geršenzon dice invece che l’importante non è tanto l’oggettività della situazione rappresentata, quanto la personalità irripetibile dell’autore. Già Belinskij, come Nabokov, diceva che Turgenev avesse più un talento descrittivo che narrativo, e per lui era un complimento. Un suo punto forte è la descrizione della natura, che serve spesso da contorno e non ha nulla a che fare con l’azione. Non è chiaro se l’abbondanza di dettagli immotivati sia fatta apposta per riprodurre quello che Jakobson chiama “effetto di realtà”.  “Senilia”  Libro di poesie in prosa, come genere nuovo ha un’influenza su quello che faranno in Russia i simbolisti. Essi rompono con la tradizione realista socialmente impegnata. In una poesia racconta di essere sdraiato in campagna, e c’è solo il passaggio descrittivo. Questi pezzi danno l’aria di essere non funzionali alla trama e allo sviluppo del discorso. Ritorna allora la considerazione su come siano state scritte le opere precedenti. Quando non vi è la figura del narratore in prima persona, c’è comunque una figura che tiene le fila del discorso, e il narratore, che non è in prima persona né individualizzato, si esprime in prima persona plurale. C’è anche questo generale aver bisogno di specificare. Paolo Nori dice che Turgenev è come se sentisse il dovere farci conoscere dei personaggi principali sia il prima che il dopo. C’è l’idea di fondo che il romanzo dell’Ottocento russo sia qualcosa che deve dare un senso compiuto alla storia e al mondo. Nelle “Memorie” tutto questo è motivato dal narratore in prima persona, che racconta di sé e che tiene le fila di tutto. Nel resto dei romanzi tutto questo è gestito in terza persona con un narratore onnisciente che, se affiora, lo fa in modo molto discreto, ma gestisce comunque la regia. Un'altra caratteristica che torna spesso è il bisogno di specificare le date. Il 1853 di “Alla Vigilia” è necessario perché è l’anno in cui scoppia la guerra in Bulgaria, e il 1859 di “Padri e Figli” forse non è tanto un caso, perché nel 1861 avviene l’abolizione della servitù della gleba, e l’autore ha bisogno di collocare l’episodio prima. In qualche modo Turgenev si fa dare questa concretezza delle date, dell’idea di dare un senso al mondo, dal dibattito politico sociale, mettendoci dentro dei passaggi di tutt’altra natura. Tuttavia, quando si liberano sia lui personalmente che la letteratura, può dedicarsi alle cose che gli piacciono. Si trova pronto a scrivere in un sistema diverso, in cui lo schema non esiste più, ma esiste solo il brano descrittivo che rimane autosufficiente. Turgenev è, dunque, gogoliano fintanto che fa parte della scuola naturale, lo è nelle “Memorie del Cacciatore”. Ci sono persino delle citazioni satiriche esplicite a Gogol’ ne “Alla Vigilia”. È inoltre gogoliano lo sviluppo delle storie nella chiave interpretativa di Belinskij. Anche il Turgenev delle poesie in prosa è in parte stato accostato ad un Gogol’ più giovane, in particolare nei passaggi più retorici. Una cosa che si può leggere chiaramente è l’intenzione che ci sia o non ci sia un modulo ritmico preciso, c’è comunque una tendenza al passaggio per essere letto ad alta voce, declamato. Anche da questo punto di vista un Turgenev tardo può essere considerato uno stadio di passaggio verso il simbolismo. Ostrovskij Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij (1823-1886) è stato un drammaturgo russo. Considerato il fondatore del teatro realistico russo moderno. Il mondo dei mercanti, comprendente anche tutti gli altri mondi dei scuola per i figli dei suoi contadini e partecipa attivamente: si mette in prima persona a provare a insegnare ai figli dei contadini e questo lo porta ad occuparsi di pedagogia, infatti inaugura una rivista di pedagogia intitolata “Jasnaja Paljana”, che però non durerà molto. In queste prime opere già cominciano ad apparire elementi tipici della poetica dello scrittore, quali il legame fra l’animo umano e la natura, soprattutto notturna, e il monologo interiore, ossia la descrizione minuziosa del velocissimo accavallarsi di pensieri così come essi nascono l’uno dall’altro nella mente umana in modo apparentemente disordinato. Ma la caratteristica più originale di Tolstoj è quel modo di raccontare: «lo straniamento»: la realtà non è descritta come qualcosa di comprensibile, dotata di un suo senso generale, ma è spezzettata in mille frammenti e dettagli, estratti dal loro contesto normale e ricuciti insieme a casaccio da un narratore (o dal racconto di un personaggio) che non ne conosce né la successione né la funzione. Crisi spirituale: Intorno al 1880 Tolstoj ha una crisi spirituale e religiosa profondissima. Essa lo portò a propugnare una sua idea di cristianesimo, come insegnamento morale, tendendo a spogliarlo del lato mistico. Lo portò anche a una posizione sempre più polemica con la Chiesa, tanto che nel 1901 sarà scomunicato dalla chiesa ortodossa. Allo stesso tempo si interrogava su come fosse necessario riformare la società. Egli mise in discussione profondamente gran parte della sua attività letteraria precedente, compresi Guerra e Pace e Anna Karenina: voleva lavorare a una letteratura che fosse utile, voleva scrivere per il popolo con un linguaggio volutamente semplice e semplificato, con un intento didattico molto marcato. Rifiutò i diritti d'autore per le sue opere e li cedette alla moglie, che diventò la sua editrice.  La Confessione (1882)  In questa opera egli riferisce di aver attraversato, in concomitanza con la crisi spirituale, una profonda depressione, che stava per indurlo al suicidio, e di esserne uscito grazie all'idea di una religione vissuta con umiltà e semplicità insieme al popolo. Tolstoj descrive, sottoforma di un diario, le fasi della propria conversione morale, avvenuta dapprima in linea con la Chiesa ortodossa e successivamente evolutasi in un cristianesimo anarchico, cioè una fede dai forti tratti etici ma vissuta al di fuori delle Chiese ufficiali e anzi in contrasto con il clero.   Resurrezione (1899)  fu l’unico romanzo pubblicato dopo la conversione. Anche quest’opera possedeva elementi didattici rivolti ai lettori incolti. L’opera identificava l’amore di Dio come l’unica virtù, e la carità e l’amore per le altre creature solo come conseguenza. Il romanzo denuncia in particolare la disumanità delle condizioni carcerarie e l'insensatezza delle vigenti istituzioni giudiziarie. La "resurrezione" dei protagonisti avviene quindi nell'accezione metaforica di una rinascita etica, simile a quella vissuta dallo stesso Tolstoj.  Che dobbiamo fare? (Так что же нам делать?)  Si può considerare il seguito di Una confessione su un piano più sociale. Il titolo è stato preso da un passaggio del vangelo di Luca. Attraverso quest’opera Tolstoj vuole rivedere la base del credo religioso. Si tratta dell’esperienza fatta dall’autore nei tuguri (case anguste e squallide) e negli asili notturni di Mosca dopo la conversione.  Каждый Мурат (1904) → nome di persona reale, appartenente ad un condottiero del Caucaso del nord. L’opera riprende la vicenda della guerra del Caucaso del Nord, ma viene letta dal punto di vista delle popolazioni musulmane del Caucaso, come i Tartari (a volte chiamati “indigeni”). Narra le storie di un condottiero di una delle popolazioni ribelli del Caucaso del nord che era passato al servizio dei Russi. È un testo triste, interessante perché è il primo caso in letteratura russa in cui le guerre coloniali del Caucaso del Nord vengono lette prendendo il punto di vista non imperiale. Tolstoj abbandonò la ricerca del senso della vita e capì che il senso era la vita stessa, e dunque bisognava accettare il proprio posto nella vita e trarne il meglio possibile. Egli teorizzò anche temi come il “non rispondere alla violenza con la violenza” (da cui Gandhi prenderà ispirazione), o la conoscenza come base necessaria del bene, per cui bisogna ascoltare la voce intima della propria coscienza e non lasciarsi traviare dalla civiltà, che include l’arte, la scienza, la tradizione sociale, la legge, dogmi storici della religione teologica.  Cholstomer  Si utilizza lo straniamento allo scopo di discutere assurdi che dovrebbero essere consolidati; tale strategia è caratteristica del ‘700 illuminista. Un vecchio cavallo racconta ai suoi compagni di mandria la sua triste storia, le cose sono viste dal punto di vista del cavallo, non da quello dell’autore o del protagonista.  La Compassione → parte raccontando un dramma spirituale anteriore “io sono nato e cresciuto cristiano, ma era una cosa così scontata che a un certo punto mi sono trovato a chiedermi quale fosse il senso della vita, e a non trovarlo”. All’inizio racconta come è arrivato alla crisi: scrivendo. A 26 anni, entra in un circolo di scrittori progressisti, i современник della sua epoca, che avevano una visione secondo cui il senso della vita era insegnare agli uomini (per scrittori, poeti, filosofi, etc.), invece Tolstoj pensava che uno scrittore insegnasse senza saperlo. In questo modo egli critica le forme codificate della religione. Saltykov (Scedrin → cognome anagrafico) Uno dei suoi testi più noti è История одного города Favola Канияга (конь) → comune animale da contadino, con la criniera caduta e in brutte condizioni: “non fai gran lavoro con una bestia così, ma si deve lavorare”. Più avanti racconta di канияга che si addormenta, e gli passano avanti i пустоплиясы: un пустоплияс si ricorda di essere suo fratello. Канияга indica il contadino, mentre i пустоплиясы sono gli aristocratici, che dibattono su di lui senza capirlo: “Anche il contadino è tuo fratello”. Cechov Anton Pavlovič Čechov (1860-1904) arriva dopo la stagione del realismo e del grande romanzo. È provinciale, figlio di una famiglia di mercanti piuttosto agiata, dopo il 1861, con lo sviluppo industriale, si forma la borghesia e Cechov nel ’79 si trasferisce a Mosca per studiare medicina. I suoi racconti avranno successo, inizia a scrivere per pagarsi gli studi ma poi diventa scrittore di professione. I lavori teatrali di Cechov sono saturi di simbolismo: lavorò per abbattere la quarta parete del teatro, un muro immaginato di fronte al palco attraverso il quale lo spettatore osserva l’azione che si svolge. Al contrario, il teorico del teatro Stanislavskij, che aiutò Cechov a debuttare nel mondo del teatro, voleva mantenerla.  “Morte di un impiegato” (смерть чиновника)  La storia dell’usciere di un tribunale che starnutisce e spruzza la testa calva del generale Brizzalov, lui si scusa ma il generale è sempre irritato, e più l’usciere si scusa, più il generale si irrita. Cercò di scrivere una lettera di scuse, ma non ci riuscì. Alla fine torna a scusarsi di presenza. Ha un linguaggio di registro basso (infatti non умер, ma помер). Cechov, nonostante l’intenzione, non riuscirà mai a scrivere un romanzo. Scrisse 10 volumi di racconti, anche di grande estensione, ma mai un romanzo. Scrive dello spazio geografico dell’impero russo negli anni ’80, con cambiamenti sociali in atto. Ejchenbaum lo collega a Leskov da questo punto di vista.  “Остов Сахалин” (1890)  è il suo libro più lungo. Сахалин è un’isola dell’oceano Pacifico, all’epoca era agli inizi della colonizzazione ed era un luogo di esilio per detenuti; Cechov fa un viaggio lì e scrive osservazioni di viaggio e sul lavoro dei detenuti dal punto di vista medico. Anche nei racconti più maturi, alcuni suoi racconti sono una sorta di “estratto di romanzo”.  “Scriviamolo pure” (Ионыч, patronimico del protagonista)  è di circa 15 pagine. Narra di un giovane medico che ha una situazione economica scadente, appena laureato viene assunto per un ospedale di un 3емство (enti elettivi), che comincia a frequentare con fatica perché deve fare tanti km a piedi per arrivare nella cittadina in cui è situato l’ospedale. Inizia a conoscere la società colta di tale cittadina, che si riunisce a casa di una intellighenzia locale, composta da un marito che si distingue per scherzare e fare battute caratteristiche (poco divertenti), la moglie che è autrice inedita di romanzi e racconti che legge agli ospiti, e una figlia di circa 18 anni che suona il pianoforte in modo talentuoso. Il medico si innamora della figlia e le chiede di sposarlo, ma lei lo prende un po’ in giro e poi confessa di non essere interessata perché vuole andare al conservatorio di Mosca. Passano diversi anni e il medico ha fatto carriera, rincontra la ragazza che è tornata dal conservatorio senza aver fatto carriera, e che gli fa capire che se ripetesse la proposta di matrimonio la risposta sarebbe affermativa, ma lui la lascia perdere. Роман significa anche storia d’amore  non è un romanzo perché non c’è nemmeno una storia d’amore. Lasciano uno spazio aperto alla riflessione. Virginia Woolf cita i finali di due novelle di Cechov:  La Posta: uno studente è ospite di un parente di campagna, gli combinano un passaggio con un funzionale della posta per arrivare alla stazione, ma quest’ultimo non è felice di dare questo passaggio. Lo studente cerca di far conversazione, ma l’impiegato della posta non gli risponde molto. Dopo l’ingresso alla stazione, lo studente ringrazia e scende dalla carrozza. Egli attende il treno, e il funzionale continua ad essere arrabbiato, quindi non si capisce se in realtà egli sia arrabbiato con la gente in generale.  La signora col cagnolino: Una signora sposata è in vacanza senza la famiglia e comincia un’avventura con un uomo che si innamora di lei; egli, al termine della vacanza, la va a cercare e lei è molto spaventata, lui insiste di mettersi insieme e lei rifiuta ripetutamente. Il finale dice “La fine era lontana e la parte più complicata deve ancora arrivare”. La Woolf commenta che queste storie sono inconclusive, e invece dovrebbero concludersi in un modo riconoscibile.  Lo zio Vanja  Ivan vive insieme alla nipote Sonja nella proprietà di campagna del padre di Sonja, che è un professore e riceve la rendita della tenuta amministrata dal cognato. Ad un certo punto, però, il padre torna con la seconda moglie, di cui si innamora il vicino, di cui a sua volta è innamorata Sonja. Il padre vuole vendere la tenuta, cosa che manda su tutte le furie Ivan. Ciò porterà Vanja a sparare al padre, ma non lo colpisce. Nessuna delle relazioni affettive che si intrecciano tra questi personaggi è destinata a realizzarsi.   Le tre sorelle  viene rappresentata l'esistenza delle tre figlie del generale Prozorov, Olga, Maša e Irina, che vivono insieme con il fratello Andrej e il marito di Maša in una casa della campagna russa. Le tre sorelle sognano di andare a Mosca, dove hanno abitato durante la loro infanzia spensierata. La loro vita monotona ha una scossa improvvisa quando nella vicina cittadina si stabilisce una guarnigione: le visite degli ufficiali portano un vento nuovo nella casa di quella famiglia colpita dal male di vivere. Olga, la sorella maggiore, che sembrava non volersi mai sposare, pensa di sistemarsi lasciando l'insegnamento; Maša, sposata a un meschino professore, s'innamora di un tenente colonnello; la più giovane Irina è richiesta in sposa e accetta l'offerta di matrimonio del tenente Tuzenbach, pur non amandolo. Nessuna delle loro speranze è però destinata a realizzarsi: il reggimento viene trasferito, il tenente Tuzenbach resta ucciso in duello e le tre sorelle tornano alla loro condizione abituale. Ancora una volta non vi è azione: tutto s'incentra sulla rappresentazione di personaggi che vedono trascorrere la vita con l'angoscia di non aver costruito nulla. Il tempo delle protagoniste passa tra conversazioni, tra matrimoni non realizzati e vani trasporti amorosi.  “Il giardino dei ciliegi”  è la rappresentazione dei cambiamenti sociali avvenuti in Russia. L’opera narra delle vicende di un’aristocratica e della sua famiglia, che possiede una grande tenuta. Il vicino propone di abbattere il giardino, ma loro rifiutano di farlo, finché la tenuta finisce confiscata e venduta all’asta, e l’ultimo atto vede loro andarsene. I temi di Cechov sono spesso banali, per Ejchenbaum si abbassa ai drammi e al teatro, il suo sistema è fondato sulla lirica: sul riso e sulla tristezza. Cechov per Tolstoj è un “artista della vita”. Il posto del romanzo, nell’opera di Cechov, lo occupano i suoi 4 lavori teatrali. La peculiarità del suo teatro  “i suoi fucili non sparano mai”, è il rapporto tra ciò che è mostrato e ciò che avviene. Le commedie di Čechov rappresentano una pietra miliare della drammaturgia di tutti i tempi. All'inizio del XX secolo, sui suoi testi teatrali il regista Konstantin Stanislavskij elaborò una nuova metodologia della recitazione, per adeguare l'arte drammatica alla espressione di stati d'animo complessi, delle sfumature
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