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Letteratura Spagnola 1, Sbobinature di Letteratura Spagnola

- Introduzione del Don Quijote - Miguel de Cervantes - Siglos de Oro - La Celestina di Fernando de Rojas - Il Rinascimento - Il Barocco - Retrato de la lozana andalusa - Lazarillo de Tormes - Guzmán de Alfarache - El Buscón - Don Quijote de la Mancha + capitoli principali

Tipologia: Sbobinature

2018/2019

In vendita dal 05/10/2020

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Scarica Letteratura Spagnola 1 e più Sbobinature in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 LEZIONE 1 Introduzione del Don Quijote Cervantes è un autore di transizione perché scrive tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 e quindi ha molti aspetti dello scrittore rinascimentale e anticipa alcune intensioni e atmosfere della scrittura barocca, ma non ha, per esempio, quella complessità e ricerca formale a volte fine a sé stessa degli autori barocchi. La sua scrittura è trasparente, ma solo apparentemente semplice, frutto di una selezione raffinata ed estremamente poetica. [L’Età Moderna inizia nel 1492 con la fine del Medioevo, momento in cui una serie di eventi altera dal profondo la mentalità, la filosofia della vita e l’ideologia della società occidentale. Tutto viene rivoluzionato: le conoscenze del mondo sono state capovolte dalla scoperta del continente americano, viene redatta la prima grammatica della lingua spagnola per poterla trasmettere ai nativi  al di là delle finalità poco limpide dei conquistatori spagnoli dell’usare questa grammatica è anche vero che ciò ha fatto si che la lingua spagnola fosse particolarmente ben codificata e organizzata] Uno dei primi capitoli del Don Quijote si svolge all’interno di una biblioteca perché la patologia che affligge il Quijote è strettamente legata ai libri e alla lettura. La tonalità morale predominate in questo romanzo non è né l’allegria né la tristezza, né la comicità né la paura, ma ha una tonalità morale intermedia “entre triste y alegre”. La malinconia è un tema sul quale gli autori del ‘600 lavoreranno tantissimo, così come i pittori, non solo in Spagna, ma anche all’estero. Il rapporto tra l’autore e i personaggi del romanzo non è così diretto. Introduce tra gli elementi di modernità quello di aver sperimentato per la prima volta in chiave narrativa la dimensione metaletteraria, ovvero una letteratura che affronta e usa come materia di elaborazione un’altra letteratura (libro che parla di altri libri). Montesquieu, critico francese che amava parlar male delle letterature non francesi e particolarmente critico nei confronti della Spagna in quanto nel ‘700 era sicuramente arretrata rispetto ad altri paesi europei, diceva che questa era un paese in cui la migliore creazione letteraria non fa altro che parlar male di altri libri. Miguel de Cervantes, non solo nel Quijote, ma anche nelle novelle, utilizza dei modelli letterari e li rovescia, così come l’etica e la moralità del suo tempo che vengono criticate evidenziando il paradosso di certe convinzioni epocali. Nel fare questo è modernissimo perché ha strumenti critici per evidenziare il ridicolo dell’età contemporanea, della società con i suoi limiti e i suoi paradossi. Una caratterista ad esempio del Quijote è quello di utilizzare per ogni particolare avventura un certo genere letterario e ironizzando con questo genere.  TRAMA Il protagonista è Alonso Quijano un “hidalgo” (= aristocratico) che proviene da un ramo cadetto di una famiglia nobile al quale è stata lasciata solo una masseria, non muore di fame, ma è privo di risorse. Ha una passione fortissima per la lettura tanto che trascorre giorno e notte a leggere i libri della sua biblioteca. Questa biblioteca comprenderà più o meno 300 titoli di valore per l’epoca e che corrispondevano quindi ad un piccolo capitale e ciò indica che le poche risorse che quest’uomo aveva erano state tutte investite nei libri. Decide un giorno di abbandonare la casa per andare a vivere come un cavaliere andante, ossia un modello di nobil uomo che non vive più nella realtà in cui esiste Don Quijote, è una figura del passato che non esisteva più  anacronismo che dà la forte impressione che ci sia dietro una patologia, una locura. Cervantes dice che “se le ha secado el cerebro” a forza di leggere. I termini come la secchezza e l’umidità ricordano un po’ la teoria degli umori [si riteneva che la salute, la saggezza e l’ingegno di un uomo dipendessero dall’armonia e dall’equilibrio dei quattro umori essenziali  secco, umido, arido e gelido provocano quattro temperamenti differenti: melanconico, collerico, sanguigno e flemmatico. La prevalenza di uno di questi provoca la malattia e la follia] Alonso cambia identità e nome diventando Don Quijote, aspira ad essere come lo splendente cavaliere Lancillotto, ma già dall’inizio da come si veste e organizza la sua armatura quando sta per uscire si capisce che si tratta di una parodia. Il mondo che esplora il nostro Don Quijote è molto diverso da quello dei suoi libri  prima tragedia con cui ha a che fare. Questo è lo snodo del romanzo che lo rende così moderno. Questo aspetto è stato ampliamente evidenziato da Foucault nel famoso saggio Le parole e le cose in cui spiega benissimo che il paradosso del Don Quijote non è il fatto che il mondo sia diverso, ma che lo voglia rendere uguale a quello dei libri, rifiutando la vita e cercando la propria realizzazione dentro il mondo dei libri. Nel corso di questa avventura scoprirà in maniera dolorosa che il mondo che sta attraversando è diverso da quello dei libri. Le situazioni che si trova ad affrontare sono clamorose, geniali per come sono state pensate da Cervantes e le sue azioni paradossali e ingiustificate sono sempre salvate dal suo alone di follia, una follia generosa che fa si che il lettore patteggi per lui, così come anche quel mondo così diverso da come lui lo vorrebbe lo accolga sempre in maniera molto affettuosa  elemento di sorpresa per il lettore perché una persona così stramba viene assecondato dagli altri nella sua follia, soprattutto nella prima parte. All’inizio parte per la sua avventura in solitario, ma ha bisogno di trovare qualcuno che lo nomini cavaliere. Non trovando alcun castello si reca in una locanda che con la sua immaginazione trasforma nel castello che stava cercando. L’oste e le altre due donne che lo affiancano inizialmente ridono di lui, ma poi capiscono che si tratta di una persona fuori di sé e quindi lo assecondano. È l’oste stesso che gli fa notare il fatto che i cavalieri hanno sempre uno scudiero con loro, limite a cui Quijote dovrà porre rimedio. Nella seconda uscita sarà infatti accompagnato da Sancho, compagno di viaggio che ha un ruolo importantissimo perché man mano che il libro cresce si crea una specie di dicotomia virtuosa perché tanto è esagerato e sconsiderato il primo e tanto è invece pragmatico e tendente al concreto l’altro, ascetico e tendente al sublime Don Quijote e carnevalesco e latente Sancho. Anche dal punto di vista fisico Don Quijote è lungo e secco, mentre Sancho è panciuto. Si può dire che Sancho fa da contrappeso prosastico alla figura poetica di Don Quijote. Quando parte con il suo scudiero inizia un vero e proprio viaggio e vorrebbe arrivare inizialmente a Saragozza, in realtà a decidere è il suo ronzino che lui vede come un bellissimo destriero. È un viaggio alla scoperta della Spagna, ma anche un viaggio attraverso la letteratura perché ad ogni tappa vediamo introdursi elementi letterari grazie all’immaginazione di questo nostro eroe che ovunque nella realtà vede solo il riflesso dei libri. Nella seconda parte del libro, con la terza uscita, si accorge di essere il personaggio di un romanzo perché scopre che è uscito un libro sulle sue gesta e il rispecchiamento di Cervantes con il sé romanzesco è esilarante e divertente. Lo spinge in questa dimensione metaletteraria il fatto che un certo Avellaneda due anni prima aveva scritto una continuazione delle gesta del Quijote fittizia a causa della quale Cervantes si indigna e quindi, geloso del fatto che il suo personaggio possa essere sfruttato da altre penne che non fossero la sua, si affretta a concludere il secondo volume usando proprio questo meccanismo per ironizzare e mettere alla berlina Avellaneda che aveva osato inventarsi una finta continuazione della sua opera. Nella seconda parte Don Quijote sembrerà meno folle perché essendo lui diventato famoso come personaggio di un romanzo, sono gli altri che quando lo incontrano e lo riconoscono trasformano LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 - L’ironia Tutti questi elementi di modernità vengono riassunti dalla lettura fatta da Bachtin, storico della letteratura del ‘900, che dice che il Don Quijote è il primo romanzo dialogico, quindi pluriliniguista e che unisce più prospettive, che si contrappone alla scrittura monologica, unica e omogenea dei romanzi antecedenti. Segue infatti un codice retorico stilistico che non è predefinito, ma che si adatta alle diverse realtà narrate. Cervantes è il primo autore che realizza una costruzione su questi dinamismi fondamentali per il romanzo moderno. Un precedente interessante in Spagna però c’è èd è la Celestina di Fernando de Rojas in cui una certa dialogia viene impostata con intelligenza e sorprendente anticipazione. Si tratta di un romanzo dialogato, quindi una struttura a metà tra la narrativa e il teatro, che rinuncia al narratore onnisciente ed è questo che forse spinge l’autore a connotare in maniera più specifica i linguaggi dei vari personaggi distinguendo quelli che appartengono alle classi sociali più elevati da quelli delle classi sociali basse. Quest’opera sancisce all’interno della propria rappresentazione il declino della società medievale e l’emergere di quei sentimenti più legati ad una società precapitalista. Miguel de Cervantes (1547-1617) Si hanno pochissime informazioni su Cervantes, perfino il giorno della sua nascita non è certo, né si conosce la sua vera immagine. È il quarto di sette figli di un modesto cerusico ( = colui che pratica l’esercizio di una chirurgia basilare), barbiere e norcino e di una donna probabilmente benestante che proviene da una famiglia di proprietari terrieri della vecchia Castilla. Sulle professioni del padre si è costruita l’ipotesi di una possibile origine conversa di Cervantes. [quando si parla di converso si parla di quei cittadini che appartenevano ad un’altra religione, ma che hanno dichiarato di essersi convertiti al cristianesimo per poter rimanere in Spagna e mantenere la loro vita. Il 1492 è una data importante non solo per la scoperta dell’America, ma anche perché si scopre una diversa dimensione della terra, la visione scientifica cambia, si passa da una visione teocentrica ad una più umanocentrica, e per quanto riguarda la Spagna attorno a quegli anni avviene l’unificazione del Regno di Castilla e del Regno d’Aragona e quindi una prima definizione di quella che sarà la nazione spagnola quando dopo la presa di Granada, ultimo territorio rimasto nelle mani degli arabi, Isabella e Ferdinando convolano a nozze e costituiscono uno stato unitario, il che significa stabilire il luogo della corte, che sarà Madrid, stabilire il castillano come lingua ufficiale della corte, facendo perdere importanza alle altre lingue come il catalano, e stabilire un’unica religione. Fino ad allora in Spagna le diverse religioni avevano convissuto, ma a questo punto si pone il problema per i cittadini non di religione cattolica anche a causa di una serie di editti volti a rendere loro la vita difficile  chi non era cattolico poteva convertirsi o doveva abbandonare la Spagna. I musulmani erano bravissimi nel lavorare la terra e avevano contribuito a creare un sistema agricolo e produttivo efficace per l’epoca, mentre gli ebrei avevano come attività principale quella finanziaria, avevano finanziato gran parte della guerra contro i mori per la riconquista dei territori. Secondo alcuni storici alla base di tutto ciò c’era una convenienza anche economica in quanto gli stessi re cattolici si erano indebitati con gli ebrei e questo poteva essere un modo per liberarsi dei debiti. Questo provoca quindi una conversione di molti cittadini spagnoli ebrei o musulmani in cattolici. Nonostante questa dichiarata conversione venivano comunque discriminati ed avevano limitazioni per quanto riguarda determinati lavori e non solo, ragione per la quale molti conversi erano disposti a tutto pur di nascondere questo fatto, tanto da pagare per ottenere dei certificati che attestassero la non vicinanza con la stirpe giudaica o musulmana. Questo significa che si crea in Spagna un altro livello sociale molto svantaggiato.] Alcuni sostengono che molte delle difficoltà che aveva trovato nella sua vita dipendano proprio dal fatto che fosse un converso. Il cerusico era infatti una professione particolarmente praticata dagli ebrei e in più la sua città natale, Alcalá de Henares, era una di quelle zone particolarmente islamizzate. Di fatto lui fece domanda per andare in America a fare fortuna, ma gli venne rifiutata, non è però da specificato da nessuna parte se la motivazione fosse il fatto che non avesse un certificato valido che garantisse che non fosse converso. Questa ipotesi della sua conversione diventa una chiave di lettura per interpretare alcuni episodi all’interno del Quijote che sembrano piuttosto conservatori ed in linea con la controriforma che si è appena conclusa: indicare il mercante di Toledo come uno storico arabo e dire che in quanto arabo è bugiardo farebbe pensare che sia un paladino della controriforma e quindi ostile al mondo musulmano, ma in contrapposizione c’è questa ambivalenza di fondo con cui commenta la realtà contemporanea. Ne è un esempio la novella La Gitanilla, una gitana particolare, una giovane donna bionda con gli occhi azzurri che si scoprirà essere figlia di un nobile. L’inizio della novella dice “parece” che queste persone nascono, vivono e muoiono come ladri, ma leggendo il continuo si trova un racconto in empatia con il mondo gitano. Nonostante ciò in nessun punto della novella Cervantes smentisce il fatto che siano dei ladri  forte contrasto perché i luoghi comuni non vengono smentiti da Cervantes nonostante il senso della novella trasmetta solidarietà verso tale mondo. Il senso è quello di rappresentare la realtà con le sue sfumature, etica moderna per l’epoca di Cervantes. LEZIONE 3 Intorno ai 22 anni Cervantes lascia Madrid, forse in fuga in quanto era stato accusato di aver ferito un uomo. Cervantes ha sempre vissuto nella scarsità dei mezzi, cercando la sua strada e come spesso succedeva all’epoca a coloro che non appartenevano al clero o all’aristocrazia, che erano i due ceti privilegiati della società, appartenendo al terzo stato le possibilità che aveva per poter vivere dignitosamente erano le lettere o la milizia e peraltro l’ideale rinascimentale dell’uomo era proprio quello di unire queste due formazioni. La vita da soldato gli permetterà di avere esperienze molto forti per l’epoca che saranno materia di grande qualità per la sua vocazione narrativa. Dal 1569 al 1575 lo troviamo in Italia sia come soldato che come segretario di personalità importanti, soprattutto cardinali. L’Italia è importante in quanto il primo ‘500 è il momento di maggiore influenza della cultura e letteratura italiana in Spagna. Ad esempio il sonetto, che raramente era stato utilizzato nella poesia spagnola precedente, viene spesso adattato alle opere spagnole in questi anni. In questo periodo vengono anche tradotti in Spagna i volgarizzamenti italiani della poetica di Aristotele e quindi quella precettistica si diffonde e viene assimilata dagli spagnoli come una riflessione importante e un’indicazione fondamentale sullo stile da seguire. Cervantes non era un precettista, ma nei prologhi spesso spiega quale sia la sua poetica e secondo Américo Castro, storico e critico letterario spagnolo, il suo modello di riferimento non sono tanto gli studi di poetica dei trattatisti italiani, quanto un testo intitolato Filosophía Antigua Poética di Alonso López Pinciano. Lo stesso Pinciano aveva però assimilato la precettistica italiana. Durante le sue avventure militari c’è un momento di cui lui sarà sempre orgoglioso, ovvero la battaglia di Lepanto contro i Turchi per la cristianità. Dai racconti che lui stesso ci lascia di quelle gesta e tramite anche altri documenti che dichiaravano che il soldato Cervantes si era distinto, sappiamo che si lanciò all’attacco di una postazione particolarmente pericolosa, nonostante fosse malato, riuscendo a frenare l’attacco di quei Turchi, ma perdendo l’uso della mano sinistra. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 Durante una delle sue attività di soldato la nave in cui si trovava viene attaccata da pirati algerini e lui verrà preso in ostaggio, rimanendo nella prigione algerina per 5 anni. Questo lungo periodo in cui la sua famiglia cerca di riscattare la sua vita, che dovrebbe essere ricordato come un periodo di sconforto assoluto, viene rivalutato come un momento di formativa interazione con una cultura diversa da quella cristiana spagnola. Viene finalmente liberato nel 1580 dopo il pagamento di 500 scudi che contribuirono al peggioramento delle finanze di quella famiglia già non benestante. Le opere in cui Cervantes trae ispirazione dall’esperienza della prigionia sono El trato de Argel, un dramma tragico, e Los baños de Argel, una riscrittura della precedente che ci fa capire quanto ci tenesse a mettere in scena la sua esperienza di prigionia. Anche per quanto riguarda la novella del Cautivo presente all’interno del Quijote troviamo precisi riferimenti autobiografici sull’esperienza della prigione. In questa novella si dimostra un attento osservatore della società islamica, la rappresenta con rispetto e in modo molto fedele, come chi l’ha conosciuta dall’interno. Questo avviene attraverso gli stilemi del modello narrativo della novela morisca, novella incentrata su vicende che vedono a confronto il mondo cristiano e il mondo mussulmano con un’ottica idealista in cui il mussulmano non viene presentato come nemico, ma come un interlocutore con cui ci si deve confrontare nella risoluzione di un problema. Molto spesso in questo tipo di novelle proprio lo slancio ideale viene affidato al personaggio morisco e naturalmente il tutto avviene in un’atmosfera molto esotica in quanto il grande interesse del lettore del romanzo di quel periodo era proprio nella distinzione di un mondo diverso dal proprio. Tornato in patria non riesce ad ottenere alcun sussidio per i meriti di guerra. Tra le risorse alle quali attinge per migliorare la propria vita c’è il tentativo di ottenere un ruolo politico nei territori ispanoamericani in cui esercitare qualche privilegio, senza però riuscire ad ottenerlo. La vita personale è abbastanza anomala rispetto allo stile del tempo, ad esempio a 37 anni si sposa con Catalina che non aveva ancora vent’anni, ma l’unica figlia che ha è quella che nasce dal rapporto con una donna sposata con un altro uomo. L’ipotesi che è stata fatta su questo fatto è che probabilmente una delle sue sorelle, le quali conducevano una vita discutibile essendo amanti di uomini sposati, potrebbe aver avuto questa bambina che non poteva essere riconosciuta dal vero padre e per questa ragione Cervantes, per agevolare la vita della sorella e non disonorarla, decide di riconoscere questa bambina come sua. Il rapporto con Catalina continuerà anche successivamente in maniera ambigua perché i due vivranno molto poco assieme, anche a causa del lavoro come esattore delle tasse che Cervantes riuscirà a trovare per sopravvivere. Nonostante ciò Catalina gli sarà vicina prima della sua morte. Nel 1592 viene incarcerato alcuni giorni per una vendita illegale di grano in quanto tra le altre cose per vivere vendeva grano per un approvvigionamento dell’esercito. A Siviglia nel 1597 viene incarcerato per tre mesi perché per riscuotere le tasse doveva appoggiarsi ad una banca, che in quegli anni corrispondeva ad una persona che si prestava a ricevere dei soldi facendosi garante e restituendoli con gli interessi, ma questo banchiere fallisce e Cervantes rimane senza più i soldi che aveva riscosso. Queste esperienze del carcere sono per lui delle forme di insuccesso personale e non di criminalità, sono circostanze sfortunate che subisce e che determineranno una certa malinconia nel personaggio. Lo stesso Quijote, come si legge nel prologo, è nato in carcere in un momento sfortunato. Per un certo periodo vive tra Toledo e Madrid, periodo in cui probabilmente comincia a scrivere El Don Quijote. In corrispondenza con la pubblicazione della prima parte dell’opera è colpito da una nuova vicenda giudiziaria che coinvolge anche la sua famiglia perché un uomo era stato trovato in fin di vita davanti la porta di casa dello scrittore. - Unificazione dei regni con la riconquista dei territori mussulmani e la creazione di un’unità nazionale che nasce con il matrimonio di Isabella di Castilla e Fernando d’Aragona - Unità della lingua con il centralismo della corte di Madrid che porta alla nascita delle prime tensioni con ciò che non è propriamente castillano e vorrebbe fuggire al centralismo del potere come la Catalogna o i Paesi Baschi che hanno lingua e storia diverse - Invenzione della stampa che fa si che non ci fossero più solo i manoscritti che potevano essere consultati nelle biblioteche dei monasteri o nelle case delle famiglie più ricche e potenti. La stampa permette la diffusione della cultura, crea le premesse per una formazione più ampia, dà il via al rafforzamento del terzo stato. Prima del 1492 la Spagna era frazionata in più regni che vengono ricompattati con la riconquista dei territori e con il matrimonio di Isabella e Fernando che creano una prima unificazione. I primi settant’anni del ‘400 sono caratterizzati da guerre intestine che riguardano anche l’aristocrazia contro il Re o i suoi validos (=coloro a cui il re delegava la responsabilità di scelte politiche del proprio regno) in quanto era in gioco il potere del proprio piccolo regno rispetto alla potenza di un grande regno che ormai ha avocato ha sé tutte le risorse e la forza del paese. Con l’unificazione cominciano a prendere corpo tutte quelle politiche razziali contro le minoranze etniche diverse da quella cattolico cristiana. [Non era la prima volta che si creavano questi presupposti antiebraici. Già sotto il regno di Enrico III era avvenuto un fenomeno molto simile e si era assistito a delle forme di conversione massicce. I motivi erano sempre molto legati all’economia e alle finanze del proprio casato]. L’Inquisizione viene istituita nel 1480 fondamentalmente con lo scopo di vigilare sulle conversioni.  LA POLITICA DEI RE CATTOLICI - Forte spinta all’unità dei territori, prima frazionati in diversi regni - Clima ostile nei confronti dei conversos che venivano esclusi da tanti ambiti lavorativi e professionali - Creazione dell’ estatuto de limpieza de sangre, ossia il certificato attestante l’appartenenza ai cristianos viejos - Decreto d’espulsione degli ebrei non convertiti (1492)  UMANESIMO E PRERINASCIMENTO È un’epoca più che mai di transazione in Spagna tra quelli che sono i paradigmi culturali e ideologici del Medioevo e la nuova filosofia rinascimentale che arriva dall’Italia. Opere emblematiche di questo passaggio: - Las Coplas di Jorge Manrique scritte ancora con il metodo ispanico, con una versificazione legata alla ritmica e metrica ispanica, ma i contenuti si aprono già alle tematiche più care del rinascimento (interesse per l’uomo, per la vita sulla terra, il rapporto con la morte) - La Celestina di Fernando de Rojas - Amadis de Gaula di Garci Rodriguez de Montalvo, prototipo del romanzo cavalleresco indicato da Cervantes nel Quijote come il modello contro cui è scritta l’epopea dell’opera [Si allude all’Amadis de Gaula in chiave critica anche nel Lazarillo de Tormes, romanzo di autore anonimo, prototipo del romanzo picaresco. Il picaro è proprio l’opposto del nobile cavaliere andante devoto alle norme della cavalleria, vive per strada lottando quotidianamente contro la fame. Il titolo è già di per sé una specie di inversione  Amadis è il nome di un personaggio mitologico e Gaula è un fiume immaginario abitato da ninfe dove questo bambino, figlio naturale, ma non legittimo di un re e di una principessa che non potevano sposarsi, viene lasciato per essere poi preso da un cavaliere che lo alleva secondo gli LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 insegnamenti della cavalleria. Amadis è l’uomo perfetto: bello, forte, invincibile ≠ Lazarillo è un nome povero che evoca Lazzaro dei Vangeli, un morto che risorge, è un morto di fame e Tormes è un piccolo fiumiciattolo dove il padre lavora in un mulino e per vivere ogni tanto rubava qualche sacco di farina. È proprio il rovesciamento totale verso il basso del modello precedente]. - La Poesía cancioneril, ossia la poesia popolare accompagnata da canzoni L’idea di passato comincia ad essere percepita come qualcosa di negativo, mentre è positivo guardare avanti, affrontare il mondo slanciandosi verso il futuro, senza nostalgia. Dal punto di vista linguistico e filosofico si comincia ad avvertire l’estrema rigidità della filosofia scolastica, non più in grado di fornire gli strumenti cognitivi e logici per interpretare il presente. Rispetto al latino scolastico dei padri della chiesa viene apprezzata l’eleganza del latino ciceroniano, più artistico e creativo. L’eleganza diventa un valore da perseguire. La scienza medievale dimostra tutti i suoi limiti di fronte alla scoperta dell’America e si percepisce anche in ambito accademico la necessità di sviluppare nuovi metodi, una nuova filosofia come il neoplatonismo, interessato al trascendente, ma anche vincolato a criteri logici e razionali molto solidi. La visione teocentrica inizia a crollare, la terra non è più il centro del mondo, l’universo viene riconsiderato nelle sue dinamiche essenziali e si riconosce il valore dell’uomo come fulcro di questa vita. Il legame con Dio non è più così diretto e si afferma una visione antropocentrica. L’uomo deve conoscere bene sé stesso per poter vivere in un universo armonioso, deve vivere in armonia con il mondo, motivo per il quale vengono rivalutati anche i sensi e il rapporto con la natura. Man mano che ci si avvicina alla fine ‘400 un dato fondamentale è il cambiamento d’influenza: se fino ad allora la cultura maggiormente influente nel mondo spagnolo era quella francese, ora è invece la cultura italiana. L’attività di traduzione viene proprio in questi anni intensificata e potenziata soprattutto di opere latine e greche, ma anche italiane.  EVOLUZIONE DEI GENERI - Poesia  Cancioneros. Poesia popolare e veloce, non particolarmente costruita dal punto di vista della metrica, sono quasi tutte in arte menor [nella poesia spagnola i versi si dividono in arte menor e arte mayor. I versi di arte menor sono quelli che raggiungono come numero massimo 8 sillabe e sono sempre di carattere popolare, mentre quelli di arte mayor vanno dalle 9 sillabe in poi e in genere sono versi eleganti e pensati, come l’endecasillabo italiano che sarà adottato dai poeti spagnoli nel corso del ‘500]. - Teatro  si passa da un teatro religioso dominante nel medioevo alle comedias a noticia o a fantasía di Torres Naharro, uno dei primi precettisti di un certo rilievo del teatro spagnolo. Nella premessa di una sua opera parla di due tipi di teatro che sono una novità. LEZIONE 5 La Celestina di Fernando de Rojas È un’opera scritta in forma dialogata e questo le dà l’aspetto di testo quasi teatrale. Non c’è l’intervento di un narratore che racconta o che commenta, ma semplicemente le voci che parlano e dialogano tra di loro. È un’opera molto lunga, divisa in atti e il che rafforzerebbe l’idea di trovarsi di fronte ad un’opera teatrale, ma allo stesso tempo è troppo lunga ed articolata per poter essere messa in scena. È quindi evidente che questo testo abbia un altro modello di riferimento, ovvero la commedia umanistica che aveva appunto queste caratteristiche. La prima versione (1499), una delle prime a stampa, è divisa in 17 atti e ha come titolo la Comedia de Calisto y Melibea. Ha da subito un discreto successo, veniva letta nei salotti della nobiltà, in genere da più voci che si alternavano nei dialoghi durante questi incontri di lettura che duravano più giorni. La prima reazione che si è avuta di fronte a questa commedia, che rappresenta una rottura con i testi medievali sia dal punto di vista ideologico che della qualità della narrazione, fu che molti si interrogarono sul perché quest’opera venisse indicata come commedia quando al finale morivano tutti, era più una tragicommedia. Per questo motivo la seconda edizione (1502), che prevede 22 atti, cambia il nome in Tragicomedia de Calisto y Melibea. Si tratta di un’opera ibrida perché oltre a non sapere se valutarla come un’opera teatrale o come un’opera narrativa, non si sa se si ispira ai modelli della commedia o più a quelli della tragedia, unendoli entrambi  elemento di forte novità e anticipazione rispetto alle direttive della storia del teatro e del romanzo spagnolo di questo secolo. L’edizione veneziana (1519) è la prima a cambiare il nome in Celestina  Si parte da un testo che sceglie i suoi protagonisti e il loro rapporto come nucleo essenziale del racconto ad un’opera che si identifica con il personaggio di Celestina. L’argomento, in apparenza, di quest’opera è abbastanza semplice, ma ciò che più colpisce è questa fortissima tensione tragica, altro elemento di novità rispetto anche alle opere medievali con finale non felice perché qui questo senso tragico è più radicale in quanto investe la coscienza dell’uomo in senso moderno. Gli scrittori prendono coscienza della propria interiorità gradualmente: il periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento è il primo periodo in cui questa istanza dell’interiorità viene presa nella dovuta considerazione, anche in ambito religioso  tanto il Medioevo è trascendente e si preoccupa di questo Dio che dall’alto decide e provvede, dominando sull’universo e sulla volontà umana, ponendo l’uomo in una posizione nettamente inferiore, tanto nel Rinascimento, per quell’effetti di sovvertimento della focalizzazione dalla visione teocentrica a quella antropocentrica, avviene il contrario e quindi Dio si inizierà a cercalo non in cielo, ma dentro di sé. L’opera non è firmata dal suo autore, ma questo si deduce da un acrostico che si trova all’inizio dell’opera. Probabilmente si ispira alla commedia latina, in voga nell’Italia del ‘400, che aveva una finalità didattica, così come questa tragedia e ha come modelli di riferimento Plauto e Terenzio i quali erano autori di commedie particolarmente comiche, generalmente con lieto fine. Esiste però anche una versione di commedia latina con finale tragico e con riferimenti alla dimensione erotica, che rompe con gli schemi tradizionali della commedia. Nella celestina abbiamo una rappresentazione della società tardo quattrocentesca senza filtri, Celestina è la tenutaria di un bordello e le sue criadas sono prostitute. È fortemente in contrasto con la comicità del Libro del Buen Amor dell’Arcipreste de Hita, opera medievale che recupera dalla commedia latina il personaggio della mezzana che troverà nella Celestina la sua rappresentazione più efficace e sconvolgente perché lei è quasi più come una strega. La finalità didattica della Celestina sta nel fatto che venga rappresentato il tremendo in modo da mettere in guardia gli uomini dal farsene anche solo sfiorare, un po’ come il Libro del Buen Amor che mostra il “mal amor” in modo che possa essere evitato per andare alla ricerca del vero amore, ma lo fa in maniera comica, mentre nella Celestina il confronto tra il desiderio di questi giovani e la loro volontà di soddisfare il reciproco desiderio finisce in una tremenda tragedia. Altro elemento che rompe con la morale del tempo è il fatto che Melibea dichiara apertamente di voler godere dell’amore carnale in un periodo che è quello del petrarchismo e dell’amore platonico, angelicato e totalmente ideale. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 era allora la massima potenza del mondo conosciuto. Questo ruolo della Spagna si era già delineato con i re cattolici, ma con Carlo V e Filippo II raggiunge il suo apice nel momento in cui questo aggrega all’Impero spagnolo anche il Portogallo. Subito dopo perderà le Fiandre a causa di alcune guerre tra Francia e Papato. Con Filippo II inizia anche il declino di questa importante egemonia che la Spagna aveva avuto fino ad allora. Il governo del paese era molto centralista, con un’amministrazione che all’epoca di Filippo II pare fosse arrivata a livelli di controllo quasi parossistici. Filippo II istituisce anche una milizia personale imperiale, mentre prima i sovrani dovevano servirsi degli eserciti dell’aristocrazia che nel frattempo aveva perso potere e ricchezza e quindi non era più in grado di dare questo sostegno all’imperatore. La società con le sue realtà e dinamiche interne cambia e per questo la monarchia e le forme politiche devono evolversi. Un elemento che avrà una ricaduta importante nella letteratura di questo periodo è Erasmo da Rotterdam, precettore di Carlo V, con la sua filosofia e le sue idee politiche e religiose. Tutta la rivoluzione ideologica e politica che si è avuta nell’Europa della prima modernità deve molto alle sue idee che sono state rivalutate nei secoli nonostante in vita non ebbe il successo che avrebbe meritato. Oggi lo consideriamo un’umanista per eccellenza, fondatore dell’Europa moderna. Erasmo difendeva l’idea di una riforma religiosa della quale i punti di forza erano rendere il mondo ecclesiastico più ispirato dal punto di vista religioso e della fede e meno attento alle politiche e agli affari economici. Il suo messaggio era rivolto ai fedeli e non agli ecclesiastici, aveva interesse a diffondere le sue idee presso tutti e non ai capi della chiesa. Le idee di Erasmo entrano in Spagna nei primi del ‘500 e il mondo spagnolo, anche quello ecclesiastico, si mostra piuttosto interessato alle sue tesi, in quanto si tratta di una riforma umana: - Richiede il ritorno alla purezza del cristianesimo delle origini - Critica gli artefici della vecchia scolastica, quel modo di dialogare o trasmettere la fede con schemi molto astratti e teologici - Incoraggia il credente ad una riflessione interiore, a cercare il rapporto con Dio attraverso la meditazione - Recupera la spiritualità primitiva - Ha molta fede in Cristo e nel Vangelo - Ebbe il sostegno di ecclesiastici, specialmente benedettini e umanisti spagnoli autorevoli. - Inizia una lotta contro gli abusi degli ordini religiosi e le pratiche simoniache L’uomo di fede viene descritto da Erasmo come il perfetto cavaliere cristiano I letterati si baseranno sulle sue idee e si creerà un circolo di studiosi erasmiani che influenzeranno anche i modelli letterari e la vita culturale spagnola. Questo circolo di ispirazione erasmiana si crea intorno all’Università di Alcalá de Henares, città natale di Cervantes, una zona quindi in cui il mondo culturale aveva assimilato attentamente e con convinzione queste idee erasmiane. Questa questione provocherà un forte dibattito tanto che si arriverà a chiedere il Concilio di Trento (1545-1563) per discutere dei nuovi indirizzi della Chiesa. Il Concilio inizia con Paolo III e finisce con Pio IV. La Chiesa, allora più che mai era una grande potenza politica, ha fatto in modo che dopo diciotto anni di concilio non fosse rovinata la linea conservatrice  tutto il dibattito di riforma finì con la messa a bando di Lutero, la scisma della religione protestante e nei territori più vicini allo stato della Chiesa si rimane fedeli a quella struttura ormai molto rigida che legherà la chiesa ancora per molti anni alla politica europea. LEZIONE 6 Solo alcuni ordini riuscirono a riformarsi e a imporre al loro interno un orientamento evangelico, di forte spiritualità. Scrive: - Elogio de la locura (1511) - Edizione bilingue del nuovo testamento (1516), testo greco e nuova traduzione latina. - Educaciòn del principe (1516) L’uomo rinascimentale pone sé stesso al centro dei propri pensieri, del proprio mondo. Cambia il suo rapporto con Dio, con la natura e con il prossimo. Le sue esperienze d’amore lo portano a esprimere in letteratura un desiderio inappagato di bellezza. Conoscere sé stessi sarà il primo passo per conversare con Dio. Giovanni Pico della Mirandola compone la sua “Oratio”, conosciuta come De hominis dignitate. Quest’opera aprirà un dibattito conciliatore circa i diversi modi di pensare filosofici e teologici. La disputa delle novecento tesi, sunto del pensiero filosofico e teologico elaborato da Pico, doveva aver luogo a Roma nel 1487, ma venne proibita da Papa Innocenzo VIII  paradigma del nuovo atteggiamento nei riguardi del sapere. Le sue parole delineano un essere umano libero e con una capacità di conoscenza illimitata, l’uomo è stato posto da Dio al centro del mondo. L’uomo può trasformare sé stesso, elevarsi o distruggersi. È il primo momento della solitudine. Dio è il creatore, ma l’uomo ha la libertà di raggiungere con le sue forze un posto nel mondo. Egli stesso si trasforma in oggetto di ammirazione. Il rapporto con Dio inizia con la conoscenza di sé stessi, l’introspezione porterà l’uomo alla divinità o all’espressione dei suoi sentimenti in una nuova forma lirica che s’imporrà come modello nel futuro. L’essere umano si perfeziona grazie alla conoscenza e nel sapere occupano un posto privilegiato le arti liberali. Il sapere diventa requisito indispensabile dell’uomo rinascimentale, del cortigiano. Lorenzo Valla inizia in Italia una lotta a difesa del latino, contro i barbari, gli scolastici medievali, che poi arriverà anche in Spagna. Essi volevano fare dell’eloquentia (grammatica, retorica, filologia) il nucleo di ogni cultura. Gli studi Humanitatis porteranno l’uomo a raggiungere la dignità e a conquistare il posto a cui aspiravano il suo intelletto e la sua ragione. Nella seconda parte del ‘500 la Spagna vivrà il periodo di massimo splendore, sotto Felipe II annetterà anche il Portogallo al suo dominio. Dopo questo periodo fiorente però arriverà la decadenza del paese dalla quale la Spagna si riprenderà solo dopo la morte di Franco. Sarebbe dovuto essere un periodo di splendore grazie alla scoperta dell’America, ma la Spagna non seppe sfruttarla come doveva in quanto incamererà tutto l’oro che porterà a continue bancarotte.  PROSA PRE E RINASCIMENTALE Se la prosa veniva usata per raccontare fatti realmente accaduti, la narrazione in prosa di qualsiasi avvenimento avrebbe necessariamente portato a un’associazione immediata con fatti reali e, pertanto, avrebbe vinto la battaglia della credibilità. Durante il XIV secolo e ancor più nel XV, la prosa verrà coltivata con impegno sempre maggiore da storiografi e romanzieri. Continueranno a LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 scrivere in prosa anche gli autori di testi scientifici, i creatori o ricreatori di racconti, i moralisti e gli esegeti di opere serie, i traduttori, spesso anche i poeti nei prologhi o nei commenti che accompagnano le loro opere scelgono l’uso della prosa. La prosa guadagna terreno nei confronti del verso, specialmente grazie all’accettazione di un nuovo genere, il romanzo. Prosa didattica: Era molto importante, riportava le testimonianze del passato e la cultura popolare. Era destinata ad un pubblico ampio. Attraverso questa scrittura, la prosa si evolve e diventa più raffinata. Un genere che le appartiene sono i bestiari  vengono dal mondo classico, consistono nel raccontare gli animali in maniera allegorica in modo che rispecchino vizi e virtù del mondo umano, assegnandogli un ruolo pedagogico o politico molto forte. C’è una dissonanza tra la descrizione molto scientifica che viene fatta di un certo animale e la descrizione delle caratteristiche immaginaria, molto legata alla superstizione e infatti l’unicorno era un animale molto frequente nei bestiari. Alcune sono in chiave faunistica come quella di Ramon Llull, un esponente del genere dei bestiari, che scrisse Libre de les besties, opera contro Filippo il Bello in cui usa il leone come allegoria del Re. Si scrivono anche raccolte di apologhi, traducendo quelli orientali in latino e poi al volgare oppure direttamente al volgare, e allegorie. Prosa storica: Uno dei generi più trattati è quello de Las Cronicas perché permetteva di mantenere la memoria delle cose avvenute, anche a vantaggio dei regnanti per capire meglio cosa accadeva nei loro territori. Il tipo più tradizionale sono Las cronicas del reinado  il re ordinava agli uomini della corte di scrivere ciò che era avvenuto in un certo territorio in un determinato scontro bellico, oppure di lasciare la memoria storica di ciò che lui aveva fatto come re. L’attendibilità di queste cronicas è molto limitata perché se il regnante ti chiede di scrivere la storia dovrai esaltarlo come sovrano ed esaltarne le gesta. Il metodo utilizzato da questi storici confina quasi con il romanzo (per sentito dire, tramite dati già manipolati dalla stessa corte) e non sono quindi attendibili dal punto di vista storico, ma ci danno indicazioni dal punto di vista delle date. Si sviluppa anche un altro genere, le cronache destinate a personalità che si sono distinti per qualche ragione o perché particolarmente legati al monarca, ad esempio la Cronica de Don Alvaro de Luna che era il favorito di Juan II de Castilla. Prosa de ficcion: Si finge di scrivere una cronaca storica, ma in realtà è frutto dell’immaginazione dell’autore come ad esempio Cronica Sarracina de Pedro del Corral che ha tutta la parvenza di una cronica tradizionale, ma è una prosa de ficcion, quasi un romanzo. Fanno parte di questo genere i romanzi di cavalleria come Amadis de Gaula e romanzi sentimentali come Carcel de amor di Diego de San Pedro (1492). Dialogo: Genere privilegiato che rientra nella prosa didattica. È una forma di prosa che viene molto utilizzata in questo periodo e in particolar modo è una forma privilegiata dagli scrittori d’ispirazione erasmiana Erasmo difendeva un concetto riformatorio della società in chiave umanistica. Questo genere è così apprezzato dagli erasmiani perché era un modo diverso rispetto al trattato accademico per analizzare le cose, è un metodo più laico e razionale. - Novela morisca Il tema principale è la lotta tra mori e cristiani vista in modo equo, senza emarginare o presentando l’altro come negativo. I protagonisti sono idealizzati, hanno una finalità principalmente estetica. Opera di questo genere è El Abencerraje, di un autore sconosciuto, diffuso tramite la Diana di Montemayor. Il genere morisco culmina nelle Guerras civiles de Granada, di Ginés Péres de Hita. La discendenza di questi tipi di romanzo sono i romanzi storici. - Novela bizantina Ha un’origine antica. È una sorta di novela sentimental con tema è avventuroso, ma gli ostacoli sono di gran lunga maggiori, gli scenari sono molto più ampi, c’è sempre un viaggio che viene condotto con quasi sempre un naufragio, troviamo una separazione prolungata degli amanti, un con anagnòrisis finale (rivelazione della vera identità di uno dei protagonisti). Tra le opere abbiamo - La selva de aventuras di Contreras - Los trabajos de Persiles y Sigismunda di Cervantes (secolo XVII) - El peregrino en su patria di Lope de Vega. Caratterizzano il genere la purificazione dei personaggi attraverso la sofferenza e l’esaltazione della castità amorosa nella ricerca della felicità. LEZIONE 7 Il Barocco  QUADRO STORICO Tre re in un secolo: - Filippo III (1598-1621) è un re strano, avrebbe potuto essere un buon re, ma era molto fragile politicamente. Lo mette in crisi l’entrata in scena dei Validos, che vogliono togliergli il potere, rendendo la figura del re più marginale. Sotto di lui c’è il Duca de Lerma, nominato spesso nel Quijote. Era un re pacifico, che capisce i limiti del paese e riesce ad evitare le guerre. È un periodo di decadenza economica e politica del paese. La sua prudenza fu caratterizzata da alcuni patti di tregue, per esempio con l’Inghilterra di Giacomo I e una lunga tregua di 12 anni con i ribelli dei Paesi Bassi. Nemmeno la politica estera sotto di lui fu brillante, ma tutto sommato fu saggia e sapiente. Di solito quando la politica estera è tranquilla quella interna migliora in quanto ci si concentra di più sugli affari interni, in questo caso no, è un periodo di grande corruzione. Il dato positivo è la minor pressione fiscale perché non ha spese in politica estera e quindi meno tasse per i sudditi. - Filippo IV (1621-1675) provò ad intervenire sulla corruzione con scarsi risultati. Il suo regno fu messo alla prova da tante guerre, questi focolai di guerra sono in tutta Europa quindi non dipende da lui, non può farci nulla, è il periodo della Guerra dei Trent’Anni. Con la pace di Vestfalia (1648) la Spagna viene molto ridimensionata, perde molti territori e influenza in politica estera, rimanendo belligerante con la Francia fino al decennio successivo. La guerra con la Francia si prolunga fino alla pace dei Pirenei (1659). - Carlo II (1675-1700) è noto come “hechizado” (stregato), nacque già molto malato LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 debole. Quando morì il padre aveva 4 anni, quindi ha bisogno di una reggenza da parte della madre Maria D’Austria affiancata da una giunta di persone scelte dal re, lei si appoggia molto ad un confessore gesuita che la condizionerà molto. Quando arriva alla maturità, la Spagna perde progressivamente molti territori: il Portogallo diventa indipendente, perde il Lussemburgo e viene assegnato alla Francia. In questa fase sono forti le pressioni indipendentiste della Catalogna. In questo periodo inoltre ci sono state varie epidemie di peste che hanno complicato ulteriormente la vita degli spagnoli. Muore senza eredi e il regno passerà sotto un re francese appartenente alla famiglia dei Borboni. Il secondo secolo d’oro viene descritto come un’epoca priva di centro. (Giovanni Macchia) Quella visione omocentrica, con l’uomo che governa sé stesso e domina la natura, ideale su cui avevano puntato tutte le culture europee, viene messa in discussione. Il mondo viene visto come labirinto in cui è impossibile orientarsi e distinguere ciò che è reale e ciò che non lo è. Si diffonde il sentimento del disinganno e si prende coscienza dei limiti umani a cui viene adattata la vita. L’unico aiuto per uscire da questo da labirinto ingannevole è il linguaggio  l’artista barocco lavora molto sui vari tipi di linguaggio per cercare di definire questa realtà. C’è un grande potenziamento della retorica linguistica, è un linguaggio metaforico, molto espressivo che può definire la mutevolezza della realtà, è un linguaggio fortemente polisemico ≠ dal linguaggio rinascimentale che è invece legato ad una misura. La scrittura barocca è la scrittura dell’eccesso. Cervantes si colloca esattamente a metà tra le due perché la sua è una scrittura della misura che rispetta la verosimiglianza, ma dietro c’è la consapevolezza della follia e del delirio umano che cerca di verbalizzare in una scrittura apparentemente semplice. (Sprezzatura: definizione che i precettisti del ‘500 usano per indicare la falsa semplicità della scrittura perfetta. Bisogna saper dire le cose complicate con un linguaggio apparentemente semplice che in realtà non lo è perché per riuscirci c’è una selezione e purificazione degli strumenti espressivi. L’autore barocco che non riconosce più il mondo in cui vive ha bisogno di una torsione continua nell’uso della propria lingua che possa). Quadro emblematico di questo periodo è Las Meninas di Velazquez. Il ‘600, che costituisce una contrapposizione rispetto al secolo anteriore, è però assieme al ‘500 il secolo d’oro della letteratura spagnola, le migliori creazioni letterarie e artistiche la Spagna ce le darà progressivamente dal ‘500 al ‘600. Linea verista: Nuovo elemento della prosa narrativa di questo periodo. Ne fa parte la Celestina (1499) di Fernando de Rojas  ne deriva il genere “celestinesco”. Tra le opere di questo genere il capolavoro è La Lozana andaluza, prefigurazione della novela picaresca che sta per essere creata, opera di Francisco Delicado, che appare anonima, che recupera i tratti di questo genere celestinesco, rinnovandoli e anticipando alcuni elementi della futura novela picaresca. Altra pietra miliare è il Lazarillo de Tormes, archetipo letterario della novela picaresca, anche se non si può considerare parte di tale tradizione che inizia 50/60 anni dopo con la pubblicazione di Guzmán de Alfarache (1599). Molti elementi del Lazarillo de Tormes verranno filtrati e assunti dagli autori del romanzo picaresco.  GENERE CELESTINESCO Dopo il successo della Celestina, subito spuntano gli imitatori. Tra le varie opere è degna di nota la Segunda Comedia de Celestina (1534) di Feliciano de Silva. Ce ne sono tantissime. Queste opere hanno in comune con l’originale: - La trama  riguarda amori illeciti o impossibili, entra in gioco la Celestina di turno che sotto compenso fa in modo di realizzare quest’amore. - L’ambientazione postribolare  queste streghe vivono tutte in un ambiente postribolare che suscita la curiosità del pubblico di allora - Sono tutte scritte in forma dialogata, non c’è il narratore - C’è sempre una vecchia mezzana - I criados sono immorali che vogliono accumulare ricchezze attraverso inganni - Linguaggio di matrice popolare - Realismo di fondo Differenze: - Non hanno intento morale  sono scritte fondamentalmente per divertire il pubblico - C’è una maggiore attenzione per la descrizione dell’ambiente  nella Celestina è appena tratteggiato mentre qui i personaggi sono costretti a queste digressioni che pesano sulla qualità dell’opera. Da questo si capisce che non sono scritte con un intento letterario estetico forte, ma perché il genere piace. - C’è un aumento dei personaggi e delle peripezie secondarie  è tutto legato alle azioni e alle piccole avventure che servono ad allungare il brodo, ma che fanno piacere al lettore - Componente di satira anticlericale ancora più centrale  c’è sempre il personaggio del prete o vescovo impegnato in questo mercanteggiare - Audacia erotica maggiore - Introduzione del cuadro de costumbres che diventa un genere molto diffuso in Spagna anche tra i romantici  riguarda l’aspetto folcloristico e pittoresco degli usi e costumi Retrato de la lozana andalusa Scritta in Italia da Francisco Delicado che racconta ciò che vide e sentì presentandolo come trasposizione della realtà. È considerato un testo che fa parte di questa catena di imitazioni, ma è talmente particolare, ha un livello letterario molto più alto delle altre opere, tanto da avere una sua dignità e assoluta autonomia. C’è una compresenza di elementi della Celestina e della novela picaresca che la rendono innovativa nonostante sia una filiazione del genere celestinesco. Scritto intorno al 1528, viene stampata probabilmente a Venezia. Si scoprirà solo successivamente della sua esistenza, nessun autore del periodo ne parla o lo cita fino a che nell’800 viene scoperto il testo da un bibliotecario che ne rimane incantato e decide di pubblicarlo. L’opera era scomparsa perché scandalosa, quasi pornografica per l’epoca  un’opera che vedeva come protagonista una prostituta che si dedica a questo lavoro con grande soddisfazione, difendendo questo suo sistema di organizzazione della vita, fiera della professionalità con cui lo svolge e delle sue capacità. È spensierata benché malata di sifilide, è avventurosa. Il vero nome della lozana è Aldonza, che sarà il nome che si cela dietro il nome di Dulcinea, l’amata di Don Quijote. È involontariamente comico immaginare che Cervantes nel costruire questa parodia dei romanzi cavallereschi avesse letto la lozana andalusa e che chiami questa amata LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 - La scrittura autobiografica, caratteristica fondamentale della tradizione picaresca  l’io attua un’operazione fittizia, ma il lettore lo recepisce come reale - Antieroicità del picaro  l’io che parla della sua vita ha sempre delle origini infamanti, ha una genealogia infamante. Il suo comportamento contempla l’inganno ingegnoso, l’audacia, l’astuzia. È mosso dalla fame e usa l’ingegno per sopravvivere, punta ad una condizione economica agiata. Adotta un atteggiamento cinico nei confronti della società. L’inganno è molto ingegnoso e il lettore rimane stupito da ciò che si inventa per ottenere ciò che vuole. - Tutto deve essere verosimile  non ci sono situazioni anomale. L’unico fatto straordinario è come riescano a sopravvivere, per il resto è tutto adattato al reale quotidiano. - Le avventure sono itineranti - C’è un dualismo temporale  doppia prospettiva del narratore che è più anziano del protagonista che agisce e quindi tutto il racconto viene fatto con una certa distanza in quanto chi sta scrivendo di quella vita è un uomo che ha già vissuto quelle particolari vicende. La voce del protagonista è fresca e giovane, la voce del narratore conferisce invece il tono nostalgico, dà alle vicende un’aura d’innocenza perché lascia intendere che quel giovane che agisce è ancora ignaro delle difficoltà della vita. Differenze tra il lazarillo e il picaro: - Il lazarillo è regolato su una scrittura più classica, in contrasto con la scrittura barocca che fa agire i picari con cinismo per ottenere il loro scopo anche attraverso inganni più o meno ingegnosi , permettendosi l’autore di fare considerazioni morali sulla malignità umana. - Il picaro del ‘600 non ruba per fame, ma per infrangere la legge, è cosciente della sua classe sociale e di essere un picaro. - Lazaro causa simpatia e tenerezza nel lettore. Il picaro del ‘600 approfitta della buona fede e l’innocenza del prossimo, nella sua psicologia si avverte un certo risentimento, un pessimismo di fondo. Non è tuttavia un ribelle, ma soffre aspettando il momento del riscatto. - Il picaro si abbandona a riflessioni moralizzatrici. Tende ad esibire l’irregolarità di ognuna delle sue azioni. Nel Lazarillo tutto si deduce. Nel ‘600 viene caricata la scrittura con un certo compiacimento verso i lati crudi e duri della vita. - Nella picaresca del ‘600 la critica al concetto di onore è ancora più dura e aspra, è uno dei paradigmi della società spagnola del Siglo de Oro. Questa critica è presente anche nel Lazarillo de Tormes. - Lo stile è realista, così come quello del Lazarillo, ma con una forte tendenza alla caricatura e al grottesco. - Lazaro è umano e compassionevole. C’è una tonalità morale vicina a quella adottata da Cervantes.  LINEE DI SCRITTURA DEL BAROCCO Linea culterana  lo slancio immaginativo dello scrittore per descrivere il suo referente è legato a conoscenze pregresse. Il massimo esponente è Gongora, ha uno stile criptico, sonoro, fa riferimento alla mitologia greca. Per decifrare questi testi bisogna conoscere i testi a cui gli autori fanno riferimento, infatti l’oscurità che si incontra nella lettura è dovuta ai testi a cui fa riferimento. Linea concettista  il massimo esponente è Quevedo, crea metafore e metonimie associando elementi che non dovrebbero essere associati. L’oscurità dell’autore è legata alla sua accuratezza, alla sua ingegnosità. Quevedo Suenos y Discursos, c’è un forte dinamismo, è scritto in prosa e fa una forte critica alla società spagnola. Guzmán de Alfarache Mateo Alemán pubblica la prima parte nel 1599, ha un successo strepitoso. La seconda parte venne pubblicata nel 1604. Fino al 1605 avrà una ventina di ristampe, nonostante questo non migliorerà le condizioni economiche dell’autore. È un libro di avventure di un lestofante. La parola picaro non appare nel titolo, ma nell’aprovaciòn. È il picaro per antonomasia, anche secondo Cervantes. L’autore ha avuto una vita avventurosa, ha avuto molte difficoltà economiche. Studia medicina, era figlio del medico e chirurgo del carcere di Siviglia. Forse conobbe Cervantes in quel carcere con il quale sembra avesse rapporti un po’ problematici. A 60 anni andò nelle Indie e non si ebbero più sue notizie. È un’opera importante per stabilire il canone, sono presenti elementi come amarezza e pessimismo. Il protagonista ha una genealogia infamante, non sono totalmente sprovvisti di ogni bene, ma indubbiamente è una famiglia disonesta e infamante. Lascia la famiglia per andare a Madrid a fare fortuna mettendosi al servizio di un uomo potente che imbroglia fuggendo con il denaro. Va in carcere, poi esce. Inganna e deruba le persone che lo aiutano. Scappa da Madrid e va a finire a Roma, finiti i soldi si finge mendicante e allora un ecclesiastico compassionevole lo prende a casa con sé, corrompe il medico che esagera il suo stato di salute affinché lui possa sfruttare a pieno la ricchezza dell’ecclesiastico. È una vita piena di bassi di cui l’autore approfitta per mettere in mostra la malignità dell’umanità e attraverso le confessioni di vari personaggi ci sono momenti moralistici in cui si sottolinea la cattiveria e la corruzione dell’umanità. Il romanzo picaresco si configura tale grazie a quest’opera. L’autobiografia del picaro è interrotta da frequenti meditazioni e passi moraleggianti, ma l’autore sa che il lettore preferisce il racconto delle avventure del picaro, che a loro volta vogliono servire da esempio da non seguire. Nell’autobiografia del picaro, l’autore fondeva la finzione con l’insegnamento. Prendeva lo schema del Lazarillo, lo approfondiva e gli dava una dimensione didattica. Guzmàn, nel narrare la propria vita, racconta come va a servizio di un cuoco, ruba con astuzia, ma la passione per il gioco dilapida i suoi averi. L’eredità grazie alla quale vive e l’amore per il gioco sono giudicati dallo stesso Guzmàn come la sua condanna. È lo stesso protagonista a presentare i suoi furti e i suoi vizi. Guzmàn racconta la sua vita al “curioso lector” e inizia parlando dalle sue origini. Le sue esperienze lo faranno condannare al bagno penale e lì verrà incaricato di prendersi cura del vestiario e dei gioielli di un parente del capitano. Il furto di un gallone lo porterà a subire molti tormenti. Poi scoprirà una congiura sulla nave, verrà ritrovato il gallone e riotterrà la libertà. Al contrario del Lazarillo qui viene giustificato il fatto che un delinquente possa scrivere un’autobiografia. La voce del Picaro, le sue riflessioni, il suo racconto, raccolgono diversi elementi in un’unità di profonda dimensione romanzesca. È stato approfondito e arricchito il cammino iniziato dal Lazarillo. El Buscón Titolo per intero Historia de la vida del buscòn llamado Don Pablos, è un’opera somma del Barocco Spagnolo. Nel titolo c’è un rovesciamento del nome con il soprannome, come a prediligere la maschera alla vera identità. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 Con quest’opera Quevado ci dà un’ulteriore lezione sul dominio della lingua. Non gli interessa il personaggio, ma quello che dice. Non arricchisce il genere, ma si appoggia a esso per sbizzarrirsi in prodigiosi giochi di artificio verbale. Pubblicata nel 1626 a Zaragoza, ma redatta molto prima, forse nel 1605. È un esempio di vagabondo e uno specchio per chi è taccagno  protagonista antieroico. Pablos, un uomo in età matura, narra parte della propria biografia, ma non conosciamo la situazione di quest’uomo nel momento in cui lo fa. Anche qui abbiamo origini infamanti, la madre è una strega di nome Aldonza, il fratello e il padre sono ladri. Il protagonista inizia l’avventura quando va al servizio del figlio di un uomo importante. Francisco de Quevedo (1580-1645) fu uno dei principali scrittori barocchi. Fu un poeta, un romanziere e un saggista appartenente alla linea concettista del Barocco. È un romanzo elegantemente costruito, dotato di un’alta tensione letteraria e una cosciente elaborazione mentale. Il linguaggio è altamente selezionato, tende al grottesco, è totalmente incentrato sull’azione e ci sono poche digressioni moralizzanti. Quevedo non si preoccupa di curare i dettagli che darebbero al testo una totale coerenza narrativa e verosimiglianza. Pablos è eccessivamente Quevedo, sempre attento al gioco verbale o capace di portare con sé una prammatica contro i poeti. Pablos scrive il racconto a una “vuestra merced” senza che si sappia chi sia, inoltre a volte si rivolge al lettore. Il “Buscòn” non è una grande creazione romanzesca, è uno straordinario esercizio d’ingegno basato sulle parole. L’autobiografia del picaro è una scusa, ma è stata concepita e organizzata secondo il genere. Comincia infatti dalle sue origini, il fatto che i genitori siano conversos è una mancanza di dignità esistenziale che si somma a quella dei suoi “oficios” e che configura il modello dell’antieroe caratteristico del genere picaresco. La scuola sostituisce l’ambiente domestico e finisce con la sua partecipazione nella battaglia “nabal” come re dei galli e la propria caduta negli escrementi. Don Diego, compagno di scuola e suo padrone, unisce questa tappa a quella seguente, sempre di apprendimento, ma in essa praticherà le bricconate apprese. L’episodio del maestro Cabra ci offre un impressionante ritratto del personaggio, in cui risulta evidente la genialità di Quevedo, come nella descrizione del cavallo di Pablos. Nell’opera ci sono vari personaggi che Quevedo ritrae come se si trattasse di figure di entremès. Uno di loro, il chierico, gli farà leggere la prammatica contro i poeti. Quevedo la inserisce senza giustificarne la presenza. Lascia il finale aperto con un’anticipazione negativa in accordo con il percorso del Buscòn; è come la promessa al lettore che le bastonate contro un tale pìcaro saranno sempre più frequenti, affinché l’ordine e il divertimento continuino. Quevedo con il picaro non pretende di commuovere, né di moralizzare. Le risate sottolineano la comicità di personaggi e situazioni e risuonano anche quando il protagonista è vittima. L’opera è intrisa d’ironia. I colpi di scena si susseguono, l’obiettivo è sempre la burla. Quevedo però deve basarsi su una struttura e sceglie il romanzo picaresco perché di un antieroe e del suo mondo ci si può prendere gioco. Il carattere itinerante delle sue avventure gli permette di far sfilare caricature di svariati tipi umani. Il romanzo è una continua lezione d’ingegno conseguita attraverso il linguaggio. Alla base resta la struttura romanzesca in cui si susseguono i diversi episodi raccontati da un personaggio che non commuove e non convince, ma che applica in nome di Quevedo una distanza ironica a tutto ciò che vede, trasformandolo in grottesco e irreale grazie ad una continua iperbole. LEZIONE 9 Imaginativo  entra nel tema della malinconia. Ambivalenza  non voleva né scrivere il prologo né lasciare l’opera priva di esso. Ambivalenza tipica della malinconia perché è un contrato negli stessi termini: desiderare una cosa, ma allo stesso tempo non volerla, fare di tutto per ottenerla pur sapendo di non poterci riuscire mai. Critica di Cervantes ad altre opere: “Leyenda seca como un esparto”  descrive la sua opera come di poco valore e poco apprezzata dagli accademici, poco concettuale, a cui manca ogni erudizione e qualsiasi impianto dottrinario, è priva di commenti ai margini. Si tratta di un’autoironia che va decifrata e predispone il lettore alla lettura. Risposta dell’amico  attraverso questo personaggio si fa qualche apprezzamento. Non crede che un uomo come lui si possa perdere in un problema così sciocco. Gli suggerisce di comporre lui stesso i sonetti da aggiungere per abbellire il testo e di attribuirli a qualcun altro. Se anche qualcuno glieli attribuisse sarà passato tempo e nessuno lo punirà per averli scritti. Per i margini dei libri gli consiglia di inserire qualche annotazione che o si ricorda a memoria o prese da altri libri. Gli consiglia di mettere qualche gigante e qualche filisteo, tipici soggetti letterari dell’epoca che avrebbero reso l’opera più accettabile. Serie di citazioni di libri d’epoca o da libri dell’età classica che contribuiscono ad aumentare questa parodia. L’obiettivo deve essere distruggere questa macchina infondata dei libri cavallereschi disprezzati da tanti e apprezzati da molti di più. Se si riesce in questo compito si raggiunge qualcosa di molto importante. Continua sempre sulla falsa riga della modestia, insinuando in realtà che quest’opera ha dei buoni contenuti. Anticipa la comparsa di Sancho Panza. Questo chiarisce quando è stato scritto il prologo. Proseguendo dopo il prologo ci sono i famosi sonetti che l’amico gli suggeriva di scrivere attribuendoli ad altri. Sono tutte dediche fittizie che dovevano accompagnare il libro a dimostrazione di quanto l’autore di quest’opera e il suo protagonista fossero degni di lode.  CAPITOLO 1 - Innanzi tutto ci indica il luogo in cui ci troviamo, tipico dei libri di cavalleria per cercare di essere più realistici. È un’indicazione vaga, è una comarca (non ha confini geopolitici precisi e definiti). Qualche critico ha detto che la parola “mancha” che vuol dire macchia va a riferirsi anche ironicamente al Quijote. “De cuyo nombre no quiero acordarme”, indica una volontà di agire in maniera non conforme ai libri di cavalleria. - “No ha mucho tiempo”, il narratore si sente vicino alla storia che sta raccontando, altro elemento in contrasto con alcune tradizioni letterarie. - Ci dà una serie di elementi che servono ad identificare il protagonista con un profilo un po’ datato, ci parla del suo ronzino, il cane da caccia, le armi nell’armadio ecc. Ci parla dei pasti modesti che fa. Sono tutti elementi che fanno riferimento alla dimensione quotidiana di questo cavaliere, questa era una dimensione invece ignorata dalla tradizione cavalleresca. Riporta il lettore ad una dimensione quotidiana. Ci dice che questo cavaliere cercava di risparmiare anche nel mangiare, è povero. Linguaggio polisemico es. “duelos y quebrantos”, è un piatto da mangiare che fa riferimento nel suo nome a lutti o dolori, che rispecchia il protagonista tediato da tensioni. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 - Successivamente descrive i suoi abiti, denotano un uomo povero. Vive in quella casa con tre persone: la governante, la nipote di vent’anni e un giovane che serviva per i lavori più pesanti visto che il cavaliere sfiorava i 50 anni  altro elemento di forte contrasto con i romanzi di allora perché i cavalieri erano tutti giovani. - Descrive la sua corporatura “recia” che vuol dire sia forte sia non ben sviluppata, tradotto con severa che allude sia alla scarsezza sia alla capacità di resistenza. Era molto magro, asciutto, tirato in viso. “Gran madrugada”, si alzava molto presto. Ci da la fisiognomica di un malinconico. Era amante della caccia, sport amato dai solitari che vogliono trascorrere anche ore mattutine in solitudine. - “Quieren decir…”, vuole evidenziare che si gli altri parlano di lui, mette però in dubbio la fonte da cui sente ciò che affermano su di lui. Questo dubbio dà maggiore attendibilità a chi scrive affidandosi sia alla tradizione orale che scritta (primi otto capitoli, dal nono capitolo l’unica fonte sarà scritta). Cervantes non vuole dimenticare nessuna delle due dimensioni culturali spagnole (quella popolare e quella colta). Due possibili soprannomi “Quijada” o “Quesada” : Cervantes nel saggio all’inizio dell’opera ci dice che il primo indica una parte dell’armatura, specificamente quella che si trova sulla coscia (cosciotto), oppure riferito alla mandibola per sottolineare la magrezza del protagonista (Quejada -> mandibola). Ganassa era il nome che acquisiva un personaggio della Commedia dell’Arte caratterizzato dalla sua magrezza che rappresentava la Quaresima, che di solito faceva coppia con Bottarga, il personaggio cicciotto che rappresentava il Carnevale, incarnato da Sancho Panza nell’opera. Fa capire che c’è un vivo dibattito sulle sue origini, perché è un uomo famoso e per questo merita che vengano narrate le sue avventure. L’atteggiamento è quello di offrire un testo verosimile. - Entra nella sua sfera interiore e spiega com’è arrivato alla sua follia. Ridicolizza la narrativa idealistica. Usa il sillogismo per criticare la filosofia scolastica che si serviva di esso. Per cercare di capire qualcosa di incomprensibile perde la ragione. C’è una serie di libri che leggeva notte e giorno che gli hanno provocato questa follia. Credeva che tutto ciò che era scritto nei libri fosse vero. - Passaggio i cui sistema l’armatura  serve a far capire quanto apparisse ridicolo a chi lo incontrava. - Voleva aumentare il suo onore e mettersi al servizio del suo paese. Per questo si fece cavaliere andante e si mise in viaggio. Voleva ottenere fama e onore. - La prima cosa di cui ha bisogno sono le armi che pulisce anche se erano molto vecchie, così come l’armatura alla quale manca la parte la visiera e per ovviare questo problema ne crea una di cartapesta che lega con dei fili. - Decide che deve avere un cavallo e va a prendere il suo che altro non è che un ronzino, ma lui lo vede come il destriero più bello del mondo, ci mette quattro giorni per decidere il suo nome e lo chiama “Rocinante” in memoria di cosa era stato prima. - Successivamente pensa al suo nome, ci mise 8 giorni per deciderlo. Scelse Don Quijote de la Mancha. - Mancava solo una donna a cui dedicare le sue gesta. Voleva cercare un nome che fosse una metafora elogiativa alla nobiltà di questa donna. Prende dal nome Aldonza il nucleo “dulce” e lo trasforma in Dulcinea del Toboso. Era una ragazza contadina. LEZIONE 10  CAPITOLO 2 Prima uscita del Quijote. Molto importante anche se sembra la meno avventurosa. È preliminare a tutte le altre avventure. Il titolo del capitolo rimanda al titolo del terzo capitolo del Guzman de Alfarache (scritto nel 1599, data importante perché inizia la tradizione picaresca e perché questo a questo testo si farà molto riferimento nel Quijote), primo riferimento intertestuale ad un libro a quei tempi famosissimo. Questo capitolo è fondamentale perché Cervantes in qualche modo ci fa capire la natura metaletteraria della sua opera. - La missione del cavaliere andante era di riparare ai torti del mondo. - Parte all’alba con il suo ronzino, in un giorno molto caldo di luglio. - Realizza che doveva essere iniziato alla cavalleria, era un passaggio fondamentale. Gli viene in mente che il primo che passava poteva svolgere questo ruolo. - Questo capitolo è incentrato sulla nomina a cavaliere del protagonista da parte di un oste che il Quijote pensa essere un signore di un castello. - C’è un gioco di parole in tutto il capitolo che suscita ilarità, ironia a causa della polisemia delle parole. - Comincia il suo viaggio e nel mentre fantastica su Dulcinea, la sua amata. Quando si rivolge in qualsiasi modo a Dulcinea, anche se semplicemente la pensa, il protagonista utilizza un linguaggio cavalleresco. - Allusione ad un genere letterario del tempo  Annales (de la Mancha). - L’autore ci riferisce questi dati da una distanza oggettiva, come se avesse fatto delle ricerche per conto suo e stesse ricreando il contesto e la storia del protagonista. - L’uso della prima persona è un espediente che utilizza Cervantes che poi sparisce per cedere il posto alla terza. Questo ci fa capire che ci sono due tipi di narratore. - In questo capitolo apre la doppia visione tra quello che lui crede e quello che invece esiste. Il narratore e gli altri personaggi servono a far capire che in realtà quello che lui pensa e vede non è reale. - Il narratore ci sottolinea l’importanza di questa prima avventura poiché è così diversa dalle altre. - Ad un certo punto vede la venta nella quale ci sono due prostitute. Non è un caso che siano due. - “Arrieros” sono coloro che conducono le bestie. I picari a volte avevano il compito di condurre il bestiame ed erano soliti accompagnarsi a prostitute. - La venta appare agli occhi del protagonista come un vero e proprio castello (doppia visione resa palese dal narratore “che lui vede come un castello”). - Aspettava qualche nano che annunciasse il cavaliere, tipico dei libri di cavalleria. - Le prostitute gli sembrano due dolci donzelle. - Le prostitute quando lo vedono si spaventano e lui cerca di rassicurarle dicendo che a donne di quel livello un cavaliere come lui non farà mai nulla. Quando lo sentono parlare in quel modo le donne scoppiano a ridere irritando il protagonista perché per lui è tutto molto serio, loro invece lo ridicolizzano. Le richiama al fatto che lui è lì per servirle. Le donne continuavano a ridere e lui si arrabbiava sempre di più. A quel punto l’oste, un uomo grasso e pacifico, vedendo che le cose si mettevano male e visto che lui era armato decide di assecondarlo e lo invita a rimanere lì a riposare. Lo aiuta a scendere dal ronzino, con un po’ di difficoltà, anche perché era stanco e debole dato che non aveva ancora mai mangiato. Le donne vorrebbero aiutarlo a togliersi le armi per farlo stare più comodo, ma lui rifiuta rispondendo con una citazione (vedi sotto*). Gli chiedono cosa vuole mangiare e lui risponde che mangerebbe qualsiasi cosa dalla fame che ha. - Sia l’oste sia le donzelle, avendo capito che era squilibrato e visto che era armato, decidono di assecondarlo. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 narrativa in cui si raccontano in modo emblematico le gesta dei cavalieri. Si pensa che queste opere, questi frammenti, siano stati presi da alcune antiche canciones de gestas. Lo scopo di Cervantes è quello di mostrarci questi testi da diversi punti di vista. - Il narratore esterno sta proponendo dei suoi giudizi personali (celebrada…mahoma). Però è importante non identificare questo narratore con Cervantes stesso, perché lui non vuole essere identificato con la voce narrante  la voce della narrazione appartiene ad un narratore esterno, che a volte è onnisciente, a volte assume la focalizzazione dei personaggi. - A un certo punto arriva un contadino che molto meravigliato cerca di soccorrere il Quijote togliendogli l’armatura. Don Quijote si rivolge a lui come se fosse uno dei personaggi del romancero a cui stava pensando mentre era sdraiato e dolorante. Perciò il contadino gli spiega che lui non è nessuno dei nomi che ha pronunciato il Quijote, ma solo un contadino che si chiama Pedro Alonso. - A questo punto il Quijote, un po’ irritato, risponde “yo se quien soy”, che simboleggia la sua fallace appartenenza alla grande aristocrazia e il suo senso di superiorità essendo un cavaliere. - Questo passo ci porta a farci sentire trasportati in una dimensione dualistica  se inizialmente le sue avventure possono farci ridere e sembrare ridicole, comincia a nascere nel lettore anche un senso di tenerezza e compassione per il Quijote.  CAPITOLO 6 Questo è il capitolo dedicato allo scrutinio dei libri della biblioteca del Qujote  qui si descrive e si commenta la sua biblioteca, che è anche il luogo del delitto in cui lui ha perso il senno. La biblioteca fu studiata e fu scoperto che alcuni dei libri presenti sono molto pregiati. - Appare qui per la prima volta la figura della sobrina (nipote) e della governante, che sono molto preoccupate perché il Quijote era sparito da alcuni giorni. Loro già sapevano che Quijote avesse in mente di diventare un cavaliere, e infatti loro attribuiscono ai libri la colpa della sua follia. - Ora il Quijote si trova finalmente a casa a dormire. - Vi è una personificazione: “cien cuerpos” = cento volumi - Vi sono la governante, un prete e un barbiere che si ritrovano a fare una sorta di processo ai libri presenti nella biblioteca. L’idea del processo è data proprio dalla personificazione di cui abbiamo parlato. - I tre personaggi devono decidere quali saranno i libri destinati al rogo. La figura del curato (il prete) vuole rappresentare l’eresia e dunque il valore religioso attribuito alla follia del Quijote. - Altro elemento di personalizzazione è “lo mismo dijo el ama…”  si parla di morti e di innocenti, ma stiamo sempre parlando di libri. E quindi c’è di nuovo una doppia visione che ci mostra che in realtà secondo il narratore i libri non siano i colpevoli della follia del Quijote. - Inizialmente il primo libro che viene scrutinato è Los cuatro de Amadis de Gaula. Il barbero ritiene inizialmente che questo libro debba essere bruciato, ma poi ci ripensa e decide di aspettare di analizzare altri libri anche con l’approvazione del curato. - Il secondo libro è il seguito del Amadis de Gaula, però si decide di mandarlo al rogo. - Anche il terzo libro di cavalleria ha lo stesso tema del Amadis. - Passano in rassegna altrettanti libri di cavalleria, ma è interessante la riflessione fatta sui libri di Ariosto Il Boiardo (L’Orlando Innamorato) è inizialmente condannato al rogo se scritto in spagnolo, ma se invece è in italiano allora può essere risparmiato. Questa decisione simboleggia una probabile critica alla traduzione; infatti in alcuni momenti Cervantes chiama in causa la traduzione sottolineando la distanza che c’è tra il testo originale e quello tradotto (in particolare in poesia). - Un altro libro salvabile dalla biblioteca è Palmerin de Inglaterra perché è un’opera che rispetta il decoro  si decide di rispettare l’originalità e il decoro (anche linguistico) e di salvare le opere con queste caratteristiche. - Altro libro salvabile è il Tirante el Blanco in quanto è considerato una miniera di divertimento. - Poi passano alle novelas pastoril, salvando i libri che rappresentano la base di questo genere (La Diana). - La Galatea di Cervantes stesso viene salvata perché viene descritto Cervantes come un “grande amico”. - Vengono presi di mira i poemi eroici come La Araucana che elogino le virtù di un popolo o di una nazione. -  CAPITOLO 7 A questo punto il Quijote si sta svegliando e quindi viene interrotto lo scrutinio. Quando arrivarono da Quijote lo trovano in piedi sul letto mentre fa finta di combattere. Stava delirando, perciò il curato cerca di tranquillizzarlo e ci riesce. - Non riescono però a trattenerlo dall’andare a cercare i suoi libri. - Per impedire che lui vedesse i libri, i 3 personaggi li avevano nascosti e decidono di murare la biblioteca come se non ci fosse mai stata. L’idea che viene alla governante è quella di raccontare che il demonio che aveva fatto impazzire il Quijote fosse un encantador che però stava trasformando la casa e ha fatto sparire i libri. - Il Quijote afferma di conoscere questo encantador e lo chiama Feston, come un personaggio di un’opera che aveva letto. - Ora il Quijote vuole riprendere le sue avventure ma si rende conto di aver bisogno di uno scudiero. Non sceglierà un giovane agile, ma Sancho Panza, un semplice contadino. LEZIONE 12  CAPITOLO 8 Don Quijote  Alterego del cavaliere tradizionale, cioè Amadiz. Sancho  Figura opposta dello scudiero di Amadiz, cioè Gaudalin. D’ora in poi ci sarà una grande dialogicità tra Quijote e Sancho. - Spirito di quaresima  Quijote è anoressico, restio e lontano dal gusto del mangiare; carnevale  Sancho è bulimico e abbondante nei riguardi del suo desiderio. - Il loro cammino si avvia in coppia. La presenza di Sancho è importante perché garantisce una visione fissa del mondo, non più solo attraverso gli occhi del Quijote. - I mulini a vento non erano una cosa così comune, erano la nuova tecnologia del momento. Dicotomia  rappresentano la modernità, mentre il Quijote, che vive radicato nel passato, non vuole riconoscerli e li vede come giganti. Viene usata un’iperbole per descrivere le braccia del mulino. - Differenza linguista dei due personaggi  per la doppia visione offerta serve una doppia forma linguistica: il Quijote utilizza un realismo cavalleresco nelle sue parole, un linguaggio aulico e lirico mentre Sancho usa un tipo di linguaggio che corrisponde alla visione comune LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 - I giganti sono un elemento basico e sempre presente nelle opere cavalleresche. Nomina un gigante in particolare Briareo. - Lezione saggia del Quijote  Le cose della guerra, così come quelle della vita, sono soggette a continui cambiamenti. È paradossale che una lezione del genere ci venga impartita da un folle. Rappresenta l’emblema dell’uomo che vuole vivere nel passato e ne paga le conseguenze. - Il Quijote si getta contro i mulini a vento e viene respinto sul campo. - Sancho ha fame ed è preoccupato su cosa mangiare, Don Quijote no tipico tratto del cavaliere. Su di loro Cervantes fa una parodia perché nelle opere i cavalieri non mangiano mai. Seconda vicenda: - Si vedono delle persone sui prati di San Benedetto, una carovana organizzata per scortare una signora da suo marito, che aveva ottenuto una carica importante nelle Indie. Quijote ci vede un’altra avventura: una principessa che deve essere salvata, se ne vuole far carico per amore della sua Dulcinea. - Sancho prova ad avvertirlo che potrebbe finire ancora peggio che con i mulini. - Usa un linguaggio totalmente inusuale per il tempo in cui si trova (“Princesa forzada…”). I due frati rimangono sorpresi dal suo modo di parlare e dai suoi comportamenti. - Quijote si scaglia contro loro due perché li vede come nemici. - Aggiunta di comicità con l’intervento di Sancho che invece di soccorrere le persone, le denuda per raccogliere il suo bottino, entra subito a far parte della follia. Messaggio di fondo  la follia è dentro di noi e subito viene abbandonato il senno quando c’è da trarne un vantaggio. - I due frati quando si riprendono scappano. - Intanto Don Quijote si intratteneva con le presunte principesse prigioniere. Nel dialogo con queste principesse cambia subito il linguaggio. - Tra le tante persone c’è Viscaino, un abitante dei Paesi bassi che si stava arrabbiando a sentire che non volevano proseguire il cammino. C’era un detto che diceva che chi viveva nei Paesi bassi aveva un grande orgoglio di sé. - I due iniziano a combattere, ma nel momento in cui i due alzano le loro spade e si incrociano il narratore interrompe il racconto. Il narratore dice di non ricordarsi più la fine della storia. Fino ad ora era scomparso, ora riprende a parlare per ricordare al lettore che dietro queste storie c’è sempre un narratore. - Introduce un nuovo narratore che racconterà la storia a partire dal capitolo IX  visione multiprospettica della narrazione. Elemento di novità  introduce un nuovo processo narrativo nella fabula stessa. SUDDIVISIONE OPERA: il narratore del primo volume ci dice che si può dividere in: - Prima parte  Prima e seconda uscita : Narratore 1 che attinge a fonti scritte per narrare - Seconda parte  Nuovo narratore che attinge da una nuova fonte per scrivere, un manoscritto arabo ritrovato. La prima parte viene interrotta e la seconda inizia in medias res, probabilmente perché ha in mente il modello del Romancero che è un genere frammentario. Vengono portate alle estreme conseguenze le tecniche del Romance.  CAPITOLO 9 colpa alla ragazza, la descrive come crudele, lo aveva umiliato e gli aveva tolto le speranze. Tutti vogliono partecipare al funerale di questo pastore. - Durante il funerale dall’alto appare Marcela da una roccia per parlare a tutti dicendo che lei non aveva chiesto a quest’uomo di seguirla, non gli aveva dato nessuna speranza, lei non ha colpa di quello che è successo. Sembra quasi una scena teatrale. - Grisostomo si comporta come un seguace del dolce stil novo che rimane fedele alla sua amata nonostante i rifiuti, è un clichè, commette però l’errore di suicidarsi. - Don Quijote è l’unico che difende questa ragazza, restando convinto dal discorso che Marcela fa di sé stessa. - Marcela rivendica la sua autonomia nel suo discorso, è un’argomentazione di grande modernità. - Viene descritta bella come il cielo tramite una parafrasi, non era solo bella come il sole, ma anche come la luna. I genitori della ragazza erano morti e lei crebbe con uno zio sacerdote. Lo zio non voleva darla in sposa senza il consenso della ragazza  atto di grande modernità. Decide di diventare una pastorella e di guardare le mandrie che possedeva essendo ricca. Gli uomini la seguivano nonostante lei fosse desiderosa di solitudine, tra di loro c’era anche Grisostomo.  CAPITOLO 13 Sembra che questo capitolo all’inizio fosse il venticinquesimo, ma poi venne anticipato. - Don Quijote fa sellare il cavallo a Sancho. - C’è un discorso tra Sancho e il Quijote su l’Amatis - Ambrosio, l’amico di Grisostomo, fa l’esecutore testamentario e difende l’amico. Il discorso è un insieme di versi endecasillabi e settenari, sembra quasi un’egloga, viene però proposto come un discorso orale  in questo discorso la donna è vista come fiera crudele, irraggiungibile, fredda, dura come il marmo. Ovviamente si riferisce a Marcela.  CAPITOLO 14 - Riporta i versi scritti da Grisostomo prima di suicidarsi. - Lo inserisce perché vuole mettere in evidenzia l’inutile idealità della pastorale. Vuole evidenziarne i punti deboli. Per lui la letteratura deve essere verosimile. - Il suicidio riporta alla dura realtà della natura umana. Il suicidio di quest’uomo per il rifiuto di questa donna è molto umano, è più verosimile delle sublimazioni neoplatoniche. - Ad un certo punto del monologo invoca la morte, si sente affogato dalla sofferenza causata dal rifiuto della donna. Non vuole più sperare di poter ottenere quello che desidera. Accusa Marcela di averlo condotto al suicidio con i suoi rifiuti. - Continua il discorso di Ambrosio che chiama in causa Marcela. Lui è molto abile con le parole, è ben scritta e pensata. Tutti commiserano il povero Grisostomo. - Appare Marcela bellissima da una roccia. Vuole difendersi dalle accuse che le vengono mosse dalle persone. Lei non ha colpa della morte dell’uomo. Lei non capisce perché se viene amata dagli uomini debba corrisponderli per forza. Insiste su chi è amato per la sua bellezza, è bella e viene amata, ma perché lei dovrebbe amare loro? - Fa un discorso sillogistico. L’amore per lei deve essere volontario, non può essere indotto o obbligato. Lei non ha l’amore come ideale di realizzazione, è nata libera, per vivere come tale ha scelto la solitudine dei campi. - Lei se ne va e si incammina nella selva. Forse il suo desiderio è il ritiro mistico. LETTERATURA SPAGNOLA 1 PROF.SSA LORETTA FRATTALE 2019-2020 LEZIONE 14 Episodio dei galeotti. Un modello a Cervantes vicino, rispetto ai romanzi di cavalleria. È un episodio piuttosto divertente che mette in luce la sua pazzia: vuole difendere i deboli, essere paladino delle giovani donne indifese  vuole migliorare la società, ma se la migliora significa che si avvicina ai libri.  CAPITOLO 22 - Pretende di portare delle persone dove non vogliono andare. - Cuenta: l’autore arabo del manoscritto ci serve da filtro. - I numerosi aggettivi  qualifica il capolavoro. È una storia serissima, gravissima, non comica, altisonante in quanto aulica che è caratterizzato da linguaggio che non è ordinario, minima nel racconto e altisonante nello stile, dolce poiché è una storia che fa melanconia, tristezza, storia immaginata. - I 12 uomini erano legati da una catena di ferro e sono ammanettati (esposas a las mano). - Sancho dice che sono galeotti, ma fa l’errore di definirli come gente forzata (uomini soggetti alla violenza). Cómo gente forzada? -preguntó don Quijote-. ¿Es posible que el Rey haga fuerza a ninguna gente? Come la metti. Questa gente sta andando per forza. - Il compito che Don Quijote si è dato è quello di liberare chi è obbligato a fare qualcosa contro la propria volontà, e aiutare la gente miserabile. - Sancho cerca di farlo ragionare, il Re li sta solo castigando perché hanno commesso dei delitti - Quando Don Quijote chiede informazioni sul perché quella gente sia imprigionata, la guardia gli risponde che sono solo galeotti. - Lenguaje de Jermania è il linguaggio della malavita, unico che conosce  plurilinguismo. - Questo signore va de canarino, va come cantor. Per aver cantato va in galera?  Il senso è che uno che ha cantato sta ad indicare che ha confessato ed ora tace perché ha paura delle conseguenze. - Un prigioniero è legato con più catene. Aveva una catena grande, era legato in modo diverso affinché le sue mani non arrivassero alla bocca. Aveva commesso più crimini che tutti gli altri insieme. Nonostante fosse legato così avevano paura che scappasse. Il personaggio è Ginès de Pasamonte. Abbiamo molte ipotesi sul nome: sembra che un collega di Cervantes aveva combattuto a Lepanto e si dedicava anche alla letteratura, tra di loro sembra ci fosse rivalità. - Pasamonte in questa opera elogerebbe le sue azioni a Lepanto. - Ci muoviamo all’interno della novela picaresca. - Ginesillo ci ricorda Lazarillo. - Una delle caratteristiche delle novelle picaresche autobiografiche è il ricordo delle origini diffamanti. - Ginesillo è anche uno scrittore. - Tutte le novelle picaresche parlano della vita di un uomo di origini basse che cerca di scalare, con mezzi impropri, la società. - Va a finire in carcere e scrive le sue memorie. - Gines de Pasamonte spiega che il libro non è finito, secondo il canone della picaresca. L’autobiografia è aperta in quanto il personaggio non può morire. Non gli pesa uscire ed entrare in galera gli serve per scrivere la sua autobiografia. - Pasamonte vuole continuare, andare avanti. - Le cose le spiega alla sua maniera. - Scappano, tutti se ne vanno. - Sancho e Don Quijote ne prendono dalle guardie. - Sono bastate buone parole espresse da un letterato (Passamonte) perché la realtà venisse manipolata e Don Quijote creda alla sua versione.  CAPITOLO 23 Si imbattono in una piccola valigia e inizia un’indagine. - Loro scappano, hanno liberato dei galeotti e realizzano che sono perseguitati dalla giustizia. - Trovano questa valigetta, pesa così tanto che non si riesce a sollevarla  Preannuncia l’identità del personaggio che incontreranno. È stata chiusa da una catena e lucchetto, ma siccome era stata abbandonata da molto tempo si riusciva a vedere cosa c’era dentro: 4 camicie, un fazzoletto, biancheria e qualche scudo (soldi). Il proprietario della valigia è ricco, veste elegante. - Don Quijote pensa che qualche uomo ricco fosse stato aggredito dai briganti e che lo avessero seppellito. - Aprono il libro che c’era nella valigia e leggono. È un sonetto  siamo passati al genere della poesia neo-petrarchista, che nella Spagna del ‘500 era molto diffusa. Garcilaso de la Vega era l’autore principale, Lope de Vega aveva scritto versi d’amore. Si tratta di versi endecasillabi con rima consonante, a differenza del romance che ha rima assonante. Endecasillabo, verso adatto alla meditazione. Parla di amore, medicina, crudeltà da parte della madre  temi ricorrenti della poesia. - Don Quijote capisce che l’uomo ha la sua stessa sensibilità. Trovando questo libretto con le confessioni, l’idea si rafforza (Quijote vuole imitare Amadis de Gaula perché aveva compiuto delle imprese per la sua amata Oriana, vuole fare lo stesso per Dulcinea). - L’uomo si lamenta, scrive ad una donna da cui si sente tradito. È una donna bella, lui si sente tradito dalla donna e dal presunto marito. Svelano l’identità dell’uomo. - Mentre sta ragionando, vede una strana creatura, un uomo nudo a parte dei pantaloni di velluto, con la barba lunga che saltava da un cespuglio all’altro, i piedi scalzi. È un uomo che ha perso il desiderio di vivere e quindi la propria umanità. Don Quijote pensa sia proprio lui l’autore della poesia. - Propongono di dividersi per non lasciarselo sfuggire ma Sancho ha paura. - Prima di incontrarlo, chiedono informazioni ad un pastore. Anche il pastore conosce quel personaggio. Quest’uomo aveva delle reazioni violente  tipico dell’atteggiamento depresso/malinconia, si è euforici per poi improvvisamente diventare flemmatici. L’uomo sembra una figura dei tarocchi, forse lo stracciato dove c’è un giovane con pantaloni strappati. Lo trovarono molto mansueto, cortese. - Chiese scusa sugli attacchi che aveva fatto sugli animali quando era affamato. - Di fronte ai pastori tace. - Il “traje” è descritto. Ulteriore dettaglio che lui sia stato un uomo ricco. - Quando li vide il ragazzo li salutò con voce cupa, ma tanta cortesia. I due si abbracciano, come se si conoscessero da sempre. Il suo soprannome è Gardeno. Anche Cardenio è stupito dal modo di vestire di Don Quijote. - In questo momento lui è benevolo, mansueto e racconta la sua storia, racconta del suo amore con Lucinda. Siamo nella novela sentimental: la storia di Cardenio è tipica di questa
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