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La Letteratura Spagnola II: Il Cid - Epiteti e Lassa - Prof. Sarmati, Appunti di Letteratura Spagnola

Literatura spagnola medievaleLingua e letteratura spagnolaPoesia Epica Spagnola

Il poema epico 'il cid' di espansione 3735 versi, con un focus particolare sui suoi epiteti e la figura di alfonso, il re. Il poema presenta una tendenza verso versi di 16 sillabe, tuttavia ci sono irregolarità e l'interprete puntava verso 16 sillabe per mantenere la ritmo. Gli epiteti sono frasi fisse utilizzate per qualificare un personaggio, come 'el cid campeador' che significa 'il prode' ma in realtà vuol dire 'colui che sul campo di battaglia è uno dei migliori'. Il poema punta alla dimensione virtuosa dell'eroe e descrive la condizione di chi si trova senza nulla, con una grande attenzione al realismo dei luoghi e nature poetiche.

Cosa imparerai

  • Che significato hanno gli epiteti utilizzati per descrivere il personaggio di El Cid?
  • Come sono utilizzati gli epiteti nel poema 'Il Cid'?
  • Come viene descritta la figura di Alfonso, il re, nel poema 'Il Cid'?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 10/11/2022

robertacristea03
robertacristea03 🇮🇹

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Scarica La Letteratura Spagnola II: Il Cid - Epiteti e Lassa - Prof. Sarmati e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! LETTERATURA SPAGNOLA II ARGOMENTO CANTAR DEL MIO CID  3 cantares di complessivi 3735 versi La tendenza del verso epico è 8 + 8, dunque, 16 sillabe. Ma ci troviamo di fronte a varie irregolarità quindi raramente ne troveremo 16, 8 + 7, 6 + 7, 6 + 9, quando l’interprete recitava però puntava il verso di 16 sillabe. L’interprete aveva facilità nel recitare i versi senza lettura perché lo aiutava lo stile formulare o formulistico: ossia una sequenza di frasi invariabili o sintagmi che ricorrono a riempire, completare ed elaborare certi emistichi. Troviamo ad esempio gli epiteti: frasi fisse necessarie a qualificare un personaggio, così anche nell’epoca classica: Achille piè veloce, nel poema omerico. La maggior parte degli epiteti son attribuiti al Cid nei cantares, el Cid CAMPEADOR, epiteto che tradotto significa il prode, ma in realtà campeador vuol dire grado militare, colui che sul campo di battaglia è uno dei migliori, chi si è distinto sul campo di battaglia. El Cid è anche : EL DE LA BARBA VELLIDA(indica la sua età anziana), EL QUE EN BUEN HORA NACIO’(epiteto astrologico, funzione predittiva, in questo modo l’ascoltatore sa già che il Cid ce la farà, i suoi esiti andranno a buon fine ), EL QUE EN BUENA HORA CINXO SU ESPADA( colui che sotto una buona stella cinse la spada), ossia, fue armado caballero, le sue imprese saranno gloriose. Tali epiteti ricorreranno frequentemente ino a costituire una sorta di cantilena, rafforzando una etopeya: descrizione morale dei personaggi, essa punta alla dimensione virtuosa dell’eroe. Nel poema quasi nulla è lasciato alla descrizione fisica, vi sono solo descrizioni stereotipate che, lo attagliano alla figura dell’eroe maturo, come nel caso della barba folta, e così accadrà per gli altri personaggi. Differenza con il realismo ottocentesco in cui le descrizioni fisiche erano minuziose. Vi sono epiteti anche nei confronti del Re, personaggio poco presente, Alfonso è un personaggio di sfondo che l’interprete protegge. Egli è : EL BUEN REY, EL REY HONRADO, EL CASTELLANO, EL DE LEON. 4 LASSA: La pena che Alfonso infligge al Cid ha carattere di grande verosimiglianza, così come tutto il poema. Il Cid fu mandato in esilio due volte, nella prima non gli vennero confiscati i beni, nella prima si e oltre a ciò gli viene tolta la patria potestà e deve lasciare le sue terre che non saranno più sue, dopo la sua morte non potrà neanche essere seppellito in un luogo sacro. Nella parte finale della lassa ci troviamo di fronte all’esule per la prima volta . La sua figura viene dipinta con pochi versi ma in maniera molto efficace. Vedi verso 54 per leggere la rappresentazione dell’esule che raggiunge la cattedrale di santa maria come eroe cristiano, prega nella capitale, attraversa il fiume che passa per burgos e pianta le tende fuori dalla città e dorme sulla ghiaia come fosse un nulla tenente. Contrasto tra grande attenzione al realismo dei luoghi (fedeltà nella toponomastica, quasi a voler radicare il testo in una geografia riconoscibile) e le nature poetiche, in cui l’autore dimostra la sua capacità di profilare la condizione di chi si trova senza più nulla, deve rimboccarsi le maniche e andare avanti. Il cid comprende che se vuole farcela, se vuole riottenere dal re un reintegro all’interno della sua patria, deve procacciarsi dei beni materiali che consentano di cominciare la riconquista. Dunque cosa fa? Oltre alla sua temperanza, un’altra qualità è l’astuzia. Il CID somiglia all’Ulisse quando si tratta di macchinare stratagemmi per superare difficoltà. Propone ai suoi vassalli quindi di andare da due usurai ebrei con due casse molto preziose riempite di sabbia, dicendo che dentro vi fosse il bottino non ancora restituito al re, dunque mostra la sua intenzione di vendere tale oro. Gli ebrei, credendo fosse un buon affare, gli daranno in cambio 600 marchi, somma stimata come una vera fortuna. Tale episodio possiede mille interpretazioni, la più corrente è l’immagine degli ebrei: figure tanto avide come anche ingenue, si fanno gambare senza crede che potessero essere fatti oggetto di inganno. Vi è una sorta di antisemitismo, poiché vi è un passaggio che lo indica: ET ESTOS ERAN JUDIOS MUY RRICOS CON QUE EL SOLIA FASER SUS MANLIEVAS. Lasse 58-63. Questo episodio riguarda la guerra tra il Cid e il conte di Barcellona. Il cid rende suoi tributari i regni mori di Saragoza e Aragona, fa sue queste terre sconfiggendo i mori che gli si assoggettano. Il Cid qui si dimostra nei confronti dei mori estremamente compassionevole, a tal punto che le popolazioni quasi gli si arrenderanno grate, preferiscono passare sotto la sua protezione che sotto quella dei monarchi del califfato andaluso. Moltesta però Ramon Beneguer II, Re cristiano di Barcellona, il quale gli muove guerra. Il Cid si farà strada senza rispettare l’origine del suo avversario. Momento importante poiché non solo lo sconfigge, ma lo fa prigioniero e gli sottrae la famosa spada: LA GOLADA. L’episodio è anche comico poiché il re fatto prigioniero decide di digiunare, ma il Cid si dimostrerà capace di ricucire con l’avversario cristiano promettendogli la libertà. Conclusione del primo CANTAR. APERTURA SECONDO CANTAR, sono trascorsi circa 9 mesi, Il cid si spinge verso Levante, assedia Valencia e l costringe alla resa. Manda uno de suoi vassalli dal re con 100 superbi cavalli d’oro, lo fa poiché assieme ad essi, chiede al re di potersi riunire con la moglie e le figli.Il re accoglie le richieste del vassallo e permette a chiunque voglia di schierarsi a lui. Il cid fa salire e figlie sul punto più alto della fortezza poiché ammirino la grandezza di tutti i territori conquistati. Dopo tante battaglie, il momento in cui la regione valenciana(zona molto rigogliosa) viene descritta ad un pubblico che vive nell’entroterra in una zona arida e deserta, l’autore lo fa attraverso gli occhi di donna. PAGINA 72 Da una parte vi è il mare (mediterraneo), dall’altra campi rigogliosi. Di fronte a tale vista, alzano le mani per pregare il signore. Alfonso VI però successivamente accorrerà a Valencia liberando Jimena e portando nuovamente Valencia sotto conquista araba. Nel frattempo in Marocco, l’imperatore degli ALMORAVIDI ( YUSUF BEN TEXUFIN) , attraversa lo stretto di Gibilterra, invade la Spagna e inizia a rendere difficile la vita ai Cristiani, ma il Cid resisterà alle diverse conquiste divenendo famoso , potente e ricco. Comincia a divenire oggetto d’invidia, molti ostacoleranno la sua vita. Le figlie verranno sposate dagli infanti di navarra e aragona. Ma una volta sposate, essi si dimostreranno vili e codardi, tanto che giunsero fino ad una cruda vendetta. PAGINA 74: La afrenta de Corpes Afrenta: foresta nella quale le figlie del cid vengono umiliate dai loro mariti. Il passaggio è di tipo descrittivo, la scena è ricca di pathos. Vi è una contestualizzazione assai oscura, tale bosco oggi non è riconoscibile, ci troviamo nel cuore della Castiglia. Gli infanti minacciano le figlie, le picchiano , ed esse chiedono che le sia tolta la vita poiché vivranno disonorate. Egli non hanno pietà e le abbandonano nel bosco alle fiere. Dal verso 2697 al verso 2704, vi sono immagini non realistiche, bensì il corrispettivo del LOCUS TERRIBILIS, essi ricordano Dante e la selva oscura. Quando si descrive in questa maniera un luogo, è perché succederà un qualcosa di nefando, di negativo. A ciò successivamente si contrapporrà IL LOCUS AMOENUS, un parco con un giardino fertile, in tale giardino le spose crederanno di trascorrere un momento di piacere con i loro mariti ma purtroppo così non sarà. Elvira e Sol però non muoiono poiché i vassalli del Cid le ritrovano e le viene fatta giustizia, non attraverso la vendetta bensì con una giustizia sociale. Il cid manderà degli emissari dal re che chiederanno giustizia e il re lo farò, riunirà le corti, ed esse li puniranno con uno scontro tra gli infanti e i tre vassalli del cid. Gli infanti verranno battuti e restituiranno al Cid tutti i beni. APOTEOSI FINALE con matrimonio riparatore .
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