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Letteratura spagnola, Appunti di Letteratura Spagnola

Appunti sulle seguenti opere: la celestina el burlador de sevilla el buscon la vida es sueño lazarillo de tormes guzman de alfarache don quijote de la mancha el criticon egloghe di garcilaso fuenteovejuna fabula de polifemo y galatea

Tipologia: Appunti

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Caricato il 25/03/2021

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bianca-panc 🇮🇹

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Scarica Letteratura spagnola e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Letteratura spagnola La Celestina Furono fatte 2 versioni della Celestina (così chiamata dai lettori per il personaggio che la caratterizza), una nel 1499 dal nome “Comedia de Calisto y Melibea” e una nel 1502 dal nome “Trajicomedia de Calisto y Melibea”. Tra le due ci sono diverse differenze:  Titolo : Comedia: Aristotele diceva che la commedia è un’opera teatrale nella quale i personaggi sono di ceto medio/basso che fanno ridere e che non possono affrontare temi importanti. L’autore chiamando l’opera “comedia” sbagliò in quanto i personaggi parlano di argomenti importanti come l’amore, la vita, la famiglia… Trajicomedia: deriva da “tragedia” in cui i personaggi sono altolocati e “comedia” miscuglio di personaggi bassi e alti. Nell’opera scatta una certa modernità in quanto pur essendoci dei personaggi bassi come le prostitute e i servi, riescono a mettersi alla stessa altezza morale, filosofica, intellettuale dei nobili stabilendo una relazione di uguaglianza.  Differenza di estensione: 1 versione 16 atti, 2 21 atti  Nella Trajicomedia compare un prologo in cui l’autore, in maniera scherzosa, spiega perché scrive la seconda versione. Si è sentito costretto perché i lettori chiedevano di allungare i tempi del piacere degli amanti. Comedia storia editoriale: Della I versione si ha un solo esemplare al quale mancano la prima e l’ultima pagina quindi per questo non sappiamo chi sia l’autore e la data di pubblicazione però quest’ultima informazione ci è stata data dalla seconda edizione della I versione pubblicata a Toledo nel 1500 quindi grazie a essa sappiamo che la I edizione è stata pubblicata a Burgos nel 1499. La terza edizione della I versione è stata pubblicata a Sevilla nel 1501. Trajicomedia storia editoriale:  1502 Sevilla  1506 compare un’edizione italiana  1570(Salamanca), l’università fa la sua edizione de “La celestina”  Tra il 1499 e il 1634 sono state editate 109 edizioni. Autore della Trajicomedia Fernando de Rojas studiava a Salamanca, entrando in una libreria trovò un manoscritto ovvero il primo atto della Celestina e scrisse che capendo che l’opera era inconclusa decise di finirla ma molti pensavano che questa sia una bugia e che tutta La Celestina fu scritta da lui. Nel 1987 un investigatore capì che Rojas diceva la verità e che il primo atto non era suo in quanto trovò il I atto della Comedia nella Biblioteca Reale di Madrid. Il fatto che Rojas non lo abbia scritto lo dimostrano anche alcune differenze come il fatto che il primo atto è mal collegato con gli altri ed è molto più lungo. L’autore sconosciuto del primo atto era sicuramente un uomo acculturato e anziano perché scriveva in uno spagnolo più arcaico rispetto a Rojas. Lo scrittore anonimo usa un Petrarca latino e fa uso di alcuni proverbi mentre Rojas ne inserisce molti di più in quanto capisce che essendo un’opera dominata quasi del tutto dal popolo deve contenere dei proverbi utilizzati ampiamente dal ceto basso e non usati dall’autore acculturato perché la gente altolocata non ne fa uso. Ci sono due ipotesi sull’autore dateci da Rojas che nomina Rodrigo de Cota e Juan de Mena. Alcuni pensavano che questo scrittore anonimo potesse essere Rodrigo De Cota perché scrisse “Dialogo tra l’amore e un vecchio”, un componimento fatto per mostrare il potere dell’amore. Essendo la Celestina un’opera d’amore si pensava potesse essere l’inizio di una storia di De Cota. Ad altri lettori piaceva l’idea che potesse essere Juan De Mena il primo autore anonimo ma essendo uno degli autori più famosi della letteratura spagnola e molto seguito è impossibile che i suoi seguaci non sapessero di un’opera da lui scritta. Fernando De Rojas era un converso. Questo risale a quando la Spagna fu invasa dagli arabi. Nel 1711, quando venne invasa dagli arabi, solo una parte di territorio, Asturias, restò libera. Da quel piccolo territorio libero partì la Reconquista che provocò una guerra civile tra spagnoli del sud e quelli del nord fino al 1492 quando si impone un'unica cultura e religione: quella cristiana. Se i musulmani volevano restare dovevano convertirsi, da qui il concetto della conversione. I conversi potevano restare in Spagna ma non potevano fare tutto per esempio non potevano diventare sacerdoti, professori o andare in America, questo va avanti dal 1492 al 1800. De Rojas nonostante fosse un converso studia, si laurea, torna nella sua provincia Toledo e fa il notaio. Consapevole del successo della sua opera sperava di guadagnarci ma non voleva dire di essere lui l’autore perché se ne vergognava in quanto l’opera era trasgressiva. Genere letterario I primi lettori affermavano fosse un’opera teatrale (tipograficamente lo è), per loro non esisteva il romanzo fino a quando successivamente si inizia a parlare di Cervantes con il Don Quijote. C’è un diverbio tra coloro che affermano che la celestina sia un’opera teatrale e tra quelli che affermano che sia un romanzo. Non si ha un vero e proprio genere letterario. Fonti dell’opera Rojas seguì due modelli per la scrittura della Celestina. Uno era la commedia romana e uno la commedia umanistica-italiana. Dalla commedia romana riprende:  Le prostitute danno del tu a gente altolocata  Nel latino si usava dare del tu e quindi nella Celestina non ci sono differenze sociali nel linguaggio.  Nella commedia latina non si faceva allusione ad uno spazio temporale. Il lettore era libero di immaginare dove e quando le azioni accadevano. Nella Celestina da alcuni Personaggi Rojas senza volerlo fa una foto della situazione sociale della fine del XV sec in Castilla dove si passava dal feudalesimo al capitalismo. Nel medioevo i servi non erano pagati perché sennò sarebbero stati messi sul piano delle prostitute e invece loro erano considerati parte della famiglia. Nell’opera un servo capitalista, Sempronio, vuole essere pagato e questo rappresenta la rivoluzione. Si sviluppa questa lotta di classe tra servi e padroni per questa novità del capitalismo in quanto vogliono rimanere nel feudalesimo. Inoltre nell’opera nessun personaggio ha un passato tranne Celestina e Parmeno e questo porta i lettori e vivere le vicende in contemporanea con loro e a reagire in base a ciò che accade. -Calisto: protagonista della storia e considerato perfetto fino a prima che l’amore lo colpisse. Dopo l’influenza dell’amore lui diventa ridicolo (morirà di morte ridicola) ed è la vera parodia dell’amore cortese. Con lui Rojas dice che noi siamo quello che siamo fino a quando possiamo esserlo. Nella storia lui avrà un crollo sociale in primis per l’amore cortese ma anche a causa dei servi che guarderà con disprezzo e lascerà che la società li punisca per l’uccisione della Celestina quando in realtà era lui a dover giudicare i servi essendo il loro padrone. -Melibea: Rojas ci descrive Melibea come una donna eccezionale perché quando cade nell’amore non diventa ridicola come Calisto preda della lussuria ma è padrona di sé ed è consapevole di sé stessa e del suo amore. L’unico personaggio in grado di combattere retoricamente e intellettualmente la Celestina. Alla fine della storia il suicidio di Melibea è una traccia romantica perché lei si uccide per amore e possiamo anche dire che lei si uccida perché è padrona della sua vita. Durante il suicidio veniamo a sapere che lei è una zitella, perché nonostante avesse 19 anni doveva sposarsi prima. Questo è colpa del padre che pensa che lei non conosca nulla della vita mentre la madre insiste per farla sposare. -Genitori di Melibea: Pleberio è il padre e Alissa la madre. Pleberio è visto anche lui come un ridicolo perché per i nostri parametri è un buon padre ma per l’epoca di allora è poco severo. Alla fine dell’opera fa un monologo dopo la morte della figlia in questo discorso ripete che nulla ha senso perché non siamo padroni di noi, siamo in mano al caso. L’unica possibilità per non soffrire è non essere nati. Questo pessimismo è legato a Rojas come converso perché i conversi sono pessimisti. -Celestina: il suo aspetto era brutto e paragonabile a un caprone che a quei tempi era visto come l’animale del diavolo. Si presenta come una sacerdotessa del sesso a cui tutti si rivolgono. Lei sa tutto sul contesto sessuale ed è l’unica relazione che esiste per lei tra un uomo e una donna. Lei capisce le esigenze degli altri senza che loro usino un linguaggio scurrile e si vanta del fatto di essere cosi richiesta, dovrebbe essere un personaggio marginale invece è perfettamente inserita nella società. I suoi due difetti sono essere avida e ubriacona però è molto intelligente. -Sempronio: lui è il servo capitalista infedele che cerca di fregare il suo padrone. Si atteggia da gran signore soprattutto in amore e lo fa da amante cortese. È innamorato di Elicia una delle prostitute di Celestina. -Parmeno: lui è il servo fedele e mette il benessere del padrone davanti al suo. Sua madre era una prostituta e collega di celestina ma nonostante questo lui è onesto, sincero e intelligente. Parmeno è fedele fino alla fine del 7imo atto. I motivi del crollo sono 2: quando capisce che il suo padrone ha perso la testa per Melibea se ne va in quanro Calisto viene meno ai suoi doveri da padrone; Parmeno è innamorato di Areusa e crolla la sua fedeltà quando per lei si schiera dalla parte di Celestina e Sempronio che vogliono rovinare Calisto. -Elicia: prostituta di celestina a cui si rivolge con il termine “madre”, è molto intelligente e odia le donne delle classi agiate. Questo odio aumento quando Sempronio, uno dei suoi amanti, viene ucciso da padre di Melibea quindi pianificherà una vendetta contro Calisto e Melibea. È la discepola più apprezzata da Celestina. -Areusa: molto intelligente e vuole vendicarsi perché parmeno è morto. Personaggio complesso che vuole essere indipendente. Riassunto degli atti: Atto 12: Celestina muorr uccida da Parmeno e Sempronio che le avevano chiesto la loro parte secondo quanto erano rimasti per il patto commerciale ma lei fa finta di nulla e litigano Atto 13: Muoiono Parmeno e Sempronio cadendo da una finestra Atto 15: Elicia e Areusa tramano vendetta chiedendo aiuto a Centurio Atto 16: I genitori di Melibea parlano del suo matrimonio, Melibea manda la serva Lucrezia per farli tacere su quel proposito Atto 17: Centurio pensa a una scusa per non uccidere Calisto e Melibea Atto 19: Muore Calisto cadendo da una scala Atto 20: Melibea si suicida Atto 21: Compianto di Pleberio Egloghe N 2 (fu la prima che scrisse cronologicamente). È stata scritta a Napoli ed è la più complessa. Composta da 1885 versi. In essa inserì la guerra e l’amore ma non riuscì a unirli nonostante siano ben sviluppati. Per quanto riguarda l’amore il protagonista è un pastore, Albanio, innamorato della pastora Camila. Erano amici e crescendo lui si innamora. Un giorno Camila vedendo triste gli chiede cos’ha e lui si dichiara ma lei non capisce che si tratta di lei. Lui le dice vai alla fontana e vedrai la donna che amo. Quando capisce di essere lei scappa, Camila non può ricambiare i sentimenti di Albanio perché lei si è promessa alla Dea Diana che obbliga le sue seguaci ad rimanere per sempre vergini. Albanio si dispera e si uccide ma gli dei lo salvano. Successivamente compaiono due pastori Salicio e Nemoroso che dicono a Albanio di aver sofferti di mal d’amore e di essere guariti grazie ad un uomo saggio Severo. Si mettono in viaggio per far guarire Albanio e quando arrivano lo vedono uscire dal fiume Tajo e lui racconta la storia del fiume che lo ha portato dentro di sé mostrandogli un tesoro in uno scrigno. Su questo scrigno c’erano le vicende della casata D’Alva. In questo momento inizia il poema epico dove Severo racconta storie di guerra per poi tornare alla storia d’amore dei pastori. Severo riesce a sanare questo mal d’amore dando un filtro ad Albanio che dimentica Camila. N 3 Ha 376 versi. Si parla del fiume Tajo in cui ci sono 4 ninfee e ognuna di loro tesse un arazzo. Ogni arazzo tesse una storia d’amore tragica e mitologica, tranne una. La prima parla di Orfeo e Euridice, la seconda di Dafne e Apollo e la terza di Venere e Adone. La 4 storia parla di una ninfa Nise che muore partorendo e Garcilaso con questa storia decide di scrivere la sua sofferenza d’amore per Isabel Freire morta di parto. N 1 Sono 30 strofe e si pensa sia stata scritta nel 1534. Lui sceglie versi complessi per riuscire in una poesia che avevano fatto solo gli italiani combinando insieme endecasillabi e settenari. Questa egloga si sviluppa con la storia di due pastori Salicio e Nemoroso, il primo si lamenta dell’infedeltà di Galatea e il secondo della morte di Elisa. Temi dell’infedeltà e della morte già affrontati da Tansillo e Bocaccio ma qui la novità sta nel tema nascosto della vita di Garcilaso de la Vega. Il poema comincia con una breve introduzione dove sono presentati i protagonisti, viene espresso l’argomento e lo spazio ovvero la natura. C’è una dedica al duca D’alba (Pedro de Toledo) a cui si rivolge con “tu” e dice di star facendo tutto ciò che facevano i nobili e si allontanava dall’otium. L’otium era quel tempo in cui una persona colta era più essere umano e meno “bestia”. I versi 43-56 sono di transizione tra dedica e componimento. Essi ci dicono che il canto dei pastori coincide con l’inizio del sorgere del sole. Il primo a cantare è Salicio fino a mezzogiorno, Nemoroso lo farà da mezzogiorno all’imbrunire. È come se questo giorno fosse il primo giorno per entrambi perché per Salicio è il primo giorno di vita dopo il tradimento di Galatea mentre per Nemoroso è il primo dopo la morte di Elisa. Per loro la realtà non è come prima ma c’è un cambiamento, è come se fosse il primo giorno del loro mondo dove lo spazio è madre natura con la sua massima espressione. Vediamo Salicio fare un monologo ma in realtà si rivolge alla donna amata e poi quando non c’è più si rivolge alla natura. Nei versi 57-70 inizia il canto di Salicio, lui rimprovera Galatea che considera senza sentimenti definendola crudele. Salicio si domanda come mai la sua vita sia cambiata e la natura no. Questa contrapposizione aumenta la sua sofferenza perché è solo. In un momento di lucidità dice che la natura lo aveva avvisato di Galatea mandando una cornacchia ma lui troppo innamorato non l’aveva ascoltata. Nei versi successivi si chiede con chi Galatea lo abbia sostituito e a chi dedicare ora parole dolci, si domanda se dato che loro che sembravano così affiatati ora non lo sono più come potranno le altre coppie stare tranquille? Poi c’è uno scatto di orgoglio, è presente un confronto fisico perché lui dice di non essere così brutto e si paragona al nuovo amore di lei, lo ritiene un uomo fortunato. Negli ultimi versi del canto di Salicio lascia quel posto perfetto a Galatea e al suo nuovo amore facendo un gesto di generosità. Salicio non resta in quel poso perché tutto gli ricorda lei e la memoria è un processo che non possiamo controllare. In realtà è un atto di vendetta perché lascia Galatea in quel posto che era il loro e così lei sarà sempre portata a ripensare a lui e ai loro ricordi insieme. Salicio pensava di essere amato e capisce che il tradimento non è solo nel presente ma anche nel passato. Lui quindi ha un passato e un presente molto infelici e in futuro non potrà dimenticare e andrà avanti con una seconda Galatea. Versi 225-238 di transizione dove l’autore dice che Salicio ha ragione e presenta il canto di Nemoroso che iniziano con una invocazione alla natura. La natura per Nemoroso è uno spazio che gli ricorda momenti 5: il Lazarillo lavora con questo buldero (colui che vende bolle papali) che riesce a ingannare un paese approfittandosi dell’ignoranza e delle superstizioni delle persone. Lazarillo impara la falsità della falsa religione, a ingannare e a vedere quanta ignoranza ci sia in giro. 6: mette insieme diversi padroni. Lavora con uno che dipinge tamburi e gli dedica poche righe. Poi c’è un cambiamento perché dice che lavora con un cappellano che porta acqua per la città. Lazarillo ci tiene a questo lavoro perché grazie ad esso riesce a comprarsi un vestito nuovo e una spada. 7: vendendo acqua entra in contatto con un arciprete che gli propone di vendere vino per la città, sposare la sua perpetua e di avere una casa. Lazarillo accetta perché dice di essere arrivato al “buen puerto” ovvero il punto di arrivo in cui si sente realizzato, è il succeso morale e sociale di Lazarillo. In quel momento giunge la lettera di vuestra merced che gli domanda perché a Lazarillo non importi che il prete ha una storia con sua moglie, Lazarillo gli risponde che per poter spiegare il perché deve raccontare tutta la storia e cosi fa. Lui si vuole giustificare sul perché pur sapendo del tradimento non agisce. Usa la parola caso per parlare dell’adulterio, “caso” è una parola intorno a cui tutto gira e che ricorre all’inizio e alla fine della lettera. Vuestra Merced non pone direttamente la domanda a Lazaro ma lui capisce dove VM vuole arrivare, a Vuestra Merced interessa sapere dell’amante di lei perché era un prete importante. Però neanche Lazaro risponde direttamente alla domanda di VM, per rispondere sceglie 7 pezzetti della sua vita che possano giustificare il menefreghismo. Lazaro non agisce perché adesso è giunto al buen puerto e ha la pancia piena. Prologo Posto prima per spiegare la narrazione perché Lazarillo dice che nella sua vita ci sono cose molto complesse e deve spiegarcele. Lazarillo ci dice che ci saranno lettori che approfondiranno la lettura mentre altri leggeranno in modo superficiale. Una lettura intellettuale porta piacere a livello culturale mentre una superficiale solo a livello fisico. La letteratura superficiale presenta un testo comico mentre quella approfondita una chiave etica. L’autore vuole che la nostra lettura comprenda piacere fisico e intellettuale, comicità, approfondimento… L’opera deve provocare il riso e ridendo si deve capire l’ipocrisia sociale, si deve arrivare alla saggezza attraverso il riso. Romanzo picaresco Caratteristiche:  Fame: tutti i picari sentono la fame. Il motore dell’azione del picaro è la fame. Diventa la giustificazione di tutte le azioni che compie perché il picaro soffre la fame.  Autobiografia finta: narrazione in cui l’autore, il narratore e il personaggio sono la stessa persona. In realtà l’autore e il narratore non sono uguali. Questa autobiografia inserisce la soggettività nella narrativa occidentale. Lazarillo ad esempio dice di non fidarsi di lui perché racconta con il suo punto di vista e il lettore invece ha il suo.  Famiglia: tutti i picari hanno origini famigliari infamanti. Tutti i picari e anche Lazarillo ci raccontano dei genitori, quasi vantandosi dell’infamia. Essendo il picaro un individuo che viene dal basso con origini famigliari infamanti, se fa qualcosa e arriva in alto si sente realizzato. Lazarillo si vanta di raggiungere un livello più alto perché è giusto che sia così nonostante ci sia gente che è sempre al di sopra di lui.  Donna: tutti i picari hanno situazioni di coppia rovinate. C’è una forte critica all’istituzione famigliare.  Guzman De Alfarache Vita autore (Mateo Aleman) Nacque a Sevilla nel 1548 da madre di origine fiorentina e da padre di origine converso. Fin da piccolo seguiva il padre nel suo lavoro di infermiere ed entrò subito a contatto con la mala vita. Inizia così a studiare medicina a Sevilla e poi va a Salamanca ma non finisce la laurea perché il padre muore e torna per pensare alla sua famiglia. Fa l’imprenditore ma avendo molti debiti finisce in galera. Quando esce decide di andare in America ma non ottenne subito i permessi perché era di origine converso. Quando riuscì ad averli gli fu offerto un lavoro e resta in Spagna facendo il revisore di conti. Nel 1591 sta visitando una nave a Cartagena dove rischia la vita con un albero maestro. Scampando a questo pericolo si sente miracolato e fa un voto a sant’Antonio di Padova che era il santo del giorno. Per ringraziarlo promette di scrivere la sua angiografia ovvero la biografia del santo. Nel 1593 viene nominato giudice per chiarire come vengono trattati i galeotti dalla famiglia più potente che sono “Los Fucares”. Aleman fece una scheda di ogni galeotto con i loro dati personali e confermò le condizioni di sfruttamento, Los Fucares lo punirono e lo cacciarono. Aleman sceglie di tornare a Madrid dove si dedica alla letteratura, nel 1597 termina la prima parte del Guzman De Alfarache stampata nel 1599. Nel 1602 compare la seconda parte apocrifa del romanzo (non scritta da lui) e nello stesso anno lui torna in carcere per poi uscire nel 1604. Uscito scrive la seconda parte del romanzo e finisce l’angiografia di sant’Antonio di Padova. Nel 1607 ottiene i permessi per andare in America con tutta la sua famiglia e durante il percorso scrive una grammatica spagnola che sarà pubblicata a Città del Messico. Si ipotizza che sia morto nel 1616. L’opera Prima parte originale Essa parla della biografia del protagonista che racconta la sua storia dalla galera dove si trova che considera il gradino più basso della sua vita. Guzman de Alfarache, il protagonista, percorre tutta la società europea. Sua madre era una prostituta “altolocata” che aveva un cliente fisso un nobile vecchio da cui è mantenuta. Un giorno sua madre incontra un uomo bellissimo genovese con il quale ha dei rapporti. La madre gli dice che è figlio di tutt’e due, Guzman ci dice che siamo tutti figli del peccato ma lui è figlio di un doppio peccato. Alla morte del cliente fisso lei non lavorava più come prima e Guzman decide di andare alla ricerca del genovese. A Madrid etra in un club di ladri e diventa un picaro, rubando soldi scappa a Toledo dove viene ingannato da due donne che lo derubano e successivamente diventa soldato ingannando il capitano in quanto non aveva l’età per farlo, facendo il soldato poteva viaggiare gratuitamente fino in Italia. Una volta a Genova resta senza soldi, facendo l’elemosina incontra un uomo sulle scalinate di una chiesa al quale racconta la propria storia e che dice di essere suo zio. Una volta a casa dello zio si cambia e poi si mette nel letto dove scopre che c’è letame. Scappa nudo per la città e giura vendetta alla sua famiglia. Si trasferisce a Roma, facendo elemosina incontra un cardinale che sentendosi caritatevole lo porta con lui a casa e gli chiede di comportarsi bene. Questo a Guzman non piace e se ne va di sua spontanea volontà. Seconda parte apocrifa In questa parte viene detto che Guzamn va a Napoli e fa un percorso diverso da quello descritto da Mateo Aleman. Seconda parte originale Guzman è a Roma e lavora per l’ambasciatore francese però abbandona questo lavoro. Mateo Aleman per far notare la differenza con la II parte apocrifa fa andare Guzman non verso Napoli ma verso Milano. Qui Guzman riesce a fare un grosso furto e con quei soldi va a Genova per vendicarsi dello zio. Lo fa facendosi passare per un signore, si fa prestare dei soldi e poi scappa. Quando torna a Madrid inizia a lavorare per un gioielliere e si sposa con la figlia di quest’ultimo. Alla morte di lei ,lui iniziare a studiare teologia e diventa sacerdote però si innamora di una donna di nome Grazia quindi lascia la professione di sacerdote per stare con lei. Lui inizia a lavorare con la ditta di famiglia ma quando fallisce fa prostituire la moglie e lui inizia a rubare. Per il gran successo del mestiere di sua moglie si trasferiscono a Madrid ma vengono cacciati per la loro situazione scandalosa. Da Madrid vanno a Sevilla e Grazia lo lascia così lui inizia a fare l’amministratore dei conti di una donna che deruba. La famiglia della donna se ne rende conto e lo fa arrestare ma lui cerca di scappare dalla galera. A causa di ciò viene messo a fare il galeotto, una notte ha una visione dove si vede sopra una colonna alta e gli sembra di arrivare a Dio. Viene messo davanti a una scelta, se restare vicino a Dio o buttarsi e cadere negli inferi, ma sceglie di restare vicino a Dio. La vita lo mette alla prova, sulla nave scopre un complotto contro il capitano e decide di avvisarlo facendo una buona azione così quest’ultimo colpito dalla sua onestà chiede a Filippo II di avere pietà di lui e concedergli la grazia. Coincidenze tra la vita di Aleman e Guzman de Alfarache  Tutti e due sono nati a Sevilla.  Entrambi hanno avuto una brutta esperienza matrimoniale.  Tuti e due volevano diventare imprenditori.  Tutti e due si presentano come casi di schiacciamento sociale perché la società gli impedisce di salire nella scala sociale.  Tutti iniziano a studiare dopo i 30 anni e condividono il carcere.  Avevano il sogno americano. Problemi del Guzman De Alfarache Ci viene detto che lui è un modello per noi perché conosce il male e ha scelto il bene. Ha avuto una conversione radicale e sa di poter dare insegnamenti, si sente un uomo perfetto e superiore. Non si sa però se ha davvero scelto il bene perché forse non si è convertito e non è cambiato, può darsi che ci stia prendendo in giro, forse Ha un fondo storico perché ciò che racconta è successo davvero, un fatto di cronaca ovvero un cavaliere viaggia tra un paese e un altro. Era un cavaliere bravo e apprezzato da tutte le donne però una notte viene ucciso da qualcuno per gelosia. C’è un canto popolare nell’opera che quasi tutto il pubblico a cui Lope De Vega si rivolgeva lo conosceva. Lope crea suspense ma non per il perché muore se non per sapere le modalità in cui viene ucciso. Lope mescola la commedia (livello sociale dei personaggi) con la tragedia (per la morte). Il protagonista viene ucciso nel suo massimo momento di gloria e il motivo dell’uccisione coincide con le interpretazioni che danno gli spettatori. Interpretazioni: 1: È destino e l’ingiustizia della sua morte lo fa essere ancora più eroe. 2: Veniamo a scoprire uno sbaglio. Sebbene sia un perfetto cavaliere rinascimentale, si è permesso di pagare i servizi di una mezzana. Se fosse stato un vero eroe si sarebbe affidato alle proprie capacità quindi è giusto che muoia. Fuenteovejuna Le prime rappresentazioni risalgono al 1612- 1614 mentre l’opera fu pubblicata nel 1619. Il titolo riprende il nome di un paese esistente nel sud della Spagna e anche la storia è reale perché è collegata alla monarchia spagnola. 2 motivi per inserire l’opera in un contesto storico preciso: 1: Lope come cattivo inserisce la figura del nobile, un capo di un ordine militare spagnolo che aveva giocato un ruolo fondamentale nella Reconquista. Gran parte dei territori erano stati riconquistati dagli ordini militari appartenenti alla nobiltà. Con Lope siamo all’inizio del XVII secolo in cui il contesto politico sta cambiando perché il potere si sposta dalla nobiltà alla monarchia. Lope capisce che ormai si può parlare male della nobiltà perché la monarchia ha vinto. 2:Alla fine del XV secolo e tutto il XVI, cominciano a circolare in tutta Europa dei saggi politici in cui si dichiara che la monarchia è assoluta, è data da Dio. I monarchi vengono rappresentati come essere più umani ed è proprio così che li descrive Lope. Fuenteovejuna si basa su fatti storici realmente accaduti ma Lope prende la storia e la fa diventare poesia. 23 aprile 1476: le cronache del tempo raccontano che in questo paese Fuenteovejuna di più o meno 1000 abitanti, tutti i contadini armati vanno a casa del comendador de Calatrava e lo uccidono. Alle cronache del tempo non interessava il perché il popolo ha ucciso un nobile in quanto non gli interessava saperlo perché semplicemente non dovevano farlo ma Lope capisce il motivo di questo fatto quindi lo sfrutta per creare la propria opera nella quale lui parla male della nobiltà. 3 argomenti nell’opera: In tutt’e tre gli argomenti il cattivo è il nobile.  I: ribellione di Fuenteovejuna verso il padrone  II: ribellione nella città di Ciudad Real. La città,al contrario di Fuenteovejuna, apparteneva alla monarchia ma passa nelle mani della nobiltà a causa di un giovane che si fa ingannare dal nobile di Fuenteovejuna  III: historia de amor. C’era una contadina che abitava a Fuenteovejuna, era così bella che il nobile cerca di violentarla ma la difende il fidanzato che lotta con il nobile, anche se stava vincendo perché poteva uccidere il nobile con una balestra lo lascia andare. Nell’atto successivo il nobile violenta la giovane approfittando delle nozze tra i due contadini. Così il popolo decide di uccidere il nobile. La storia d’amore, che in realtà non è, Lope la fa passare come tale. Alla fine dell’opera ci vengono mostrati i Re Cattolici che vengono a sapere di questa uccisione, mandano un esercito che passa prima a Ciudad Real e poi a Fuenteovejuna dove domandano chi ha ucciso il nobile e la gente risponde: Fuenteovejuna, todos a una ( ovvero tutti quanti). A questo punto i Re Cattolici o uccidono tutti o li perdonano. Decidono di non punire nessuno perché sono magnanimi. Lope così ci dimostra la crudeltà dei nobili e la giustizia della monarchia. Tirso De Molina Tirso De Molina scrive “El Burlador de Sevilla”. Le caratteristiche del teatro di Tirso sono: - Profondità psicologica dei personaggi - Lui è realista e parla della realtà perché è preoccupato da essa, ci vuole far riflettere con il suo teatro. - Profondo senso di comicità perché a differenza di De Vega che aveva la figura del “gracioso” per far ridere, Tirso da comicità a più personaggi. - Intreccio e suspense: è molto bravo a intrecciare le scene fin dall’inizio Burlador de Sevilla I personaggi parlano come se fossero del 17esimo secolo ma in realtà l’opera si svolge a Sevilla nel 14esimo secolo (medioevo). Compaiono due famiglie che sono: Tenorio e Ulloa. Il protagonista, dal nome Don Juan Tenorio, è giovane, nobile e spagnolo e sono caratteristiche spesso ribadite nell’opera ma nel 17esimo secolo essere giovane voleva dire essere irrazionale quindi aveva una connotazione negativa. Non ci viene spiegato perché lui sia un nobile, essere spagnolo era importante perché nel 17esimo secolo la Spagna è un impero indiscusso. 1 scena Inizia con l’apertura di un sipario, non si vede nulla e si sentono solo voci. Si sente una donna che chiede a un uomo se lui rispetterà la sua promessa e lui conferma, c’è immaginazione per noi spettatori fin dalla prima scena. Si tratta di un amore fisico tra due signori e lei si sta riferendo alla promessa che lui le ha fatto di sposarla se lei gli si fosse concessa. Lei è convinta che lui sia il suo promesso sposo quindi porta un lume per vederlo in viso ma lui non glielo permette, lei capisce allora di essere ingannata e che lui non sia il suo promesso sposo nonostante lei credeva di averlo riconosciuto per il mantello. Lei è la duchessa Isabella mentre lui Don Juan Tenorio che si fa passare per il duca Ottavio, il vero promesso sposo di Isabella. Don Juan non ha sedotto la duchessa perché lui si fa passare per il duca travestendosi dato che lei ancora conosceva il volto del suo futuro compagno. Da questo primo momento noi capiamo il perché del nome Burlador in quanto gli piace burlarsi delle donne. Nel 17esimo secolo il miglior “scherzo” era proprio quello di avere rapporti fisici con lei perché lui sa che l’onore della famiglia dipendeva dall’onore della donna: questo porta Don Juan a prendersi gioco dei valori famigliari. Quando la duchessa piange e urla Don Juan scappa ma viene preso dall’ambasciatore della Spagna a Napoli ovvero suo zio che lo lascia andare. L’ambasciatore quando parla con la duchessa le dice di denunciare il duca Ottavio perché è come se l’avesse violentata e per salvare il suo onore lei accetta. Don Juan scappa su un’isola insieme al servo Catalinon dove incontra Tisbea, una pescatrice che si vanta della sua bellezza, della sua libertà fuori dal potere dell’amore e dalla sua mente. Tutti i pastori sono innamorati di lei ma Tisbea si vanta di non aver provato l’amore e di non avere intenzione di farlo. Durante la pesca, mentre si vanta, vede due uomini naufraghi arrivare dal mare quasi nudi che sono Don Juan e Catalinòn ( possiede il ruolo di gracioso). Catalinòn è l’unico a dire continuamente a Don Juan che sbaglia, è come se fosse la sua coscienza infatti ogni volta che fa delle cattiverie gli dice che se non sarà punito sulla terra lo sarà da Dio (Catalinon è il primo che fa una differenza tra la giustizia umana e quella divina). Don Juan risponde però sempre con la stessa frase “ Que largo me lo fiais” ovvero il giudizio divino arriverà una volta morti quindi lui intende dire che gli manca ancora tanto prima di morire essendo giovane. Don Juan sta sfidando Dio perché crede che la giovinezza sia anche garanzia di longevità ma essere giovani non significa per forza morire di vecchiaia come pensa lui. Don Juan è convinto che la vita gli appartenga ma non è vero perché il credo religioso ci insegna che è Dio che ci dà e ci toglie la vita. Don Juan dice al suo servo di non rivelare la sua identità a Tisbea. Tisbea capisce chi è il padrone e manda Catalinòn a chiamare i pastori così loro due rimangono da soli. Dopo tanti corteggiamenti di Don Juan e la promessa che l’avrebbe sposata, Tisbea cede al potere dell’amore avviandosi poi insieme verso una capanna. In quel momento Don Juan ordina a Catalinòn di preparare i cavalli per poi dopo scappare. La mattina dopo quando Tisbea si sveglia scopre che Don Juan è fuggito, si mette a urlare sulla spiaggia mentre i pastori si chiedono cosa sia successo. Quando lo capiscono dicono a Tisbea che se l’è meritato perché lei è stata sempre stata crudele con loro e vanitosa. Nel frattempo a Sevilla ci sono il re di Spagna e Gonzalo Ulloa (chiamato El Comendador). Il re per ringraziare le gesta eroiche del comendador promette sua figlia Ana de Ulloa in sposa a Don Juan in quanto era ricco e nobile. 2 scena In tutte le sue avventure erano presenti personaggi statici che pensavano che la loro vita sarebbe stata come loro l’avevano programmata ma iniziano a muoversi, ad essere attive dopo il passaggio di Don Juan come ad esempio il duca Ottavio decide di lamentarsi davanti al re come anche Tisbea e la duchessa Isabella. va via. Attraverso di Rosaura capisce che la bellezza è un concetto reale perché la prova anche a palazzo. Re Basilio dopo il gesto di suo figlio si convince di avere ragione sulla tirannia ma in realtà non è vero. Sijismundo si comporta così perché non ha avuto la possibilità di imparare a relazionarsi con le altre persone e decide quindi di riportarlo nella torre. Sijismundo di nuovo nella torre non si rende conto se sta sognando, se ha sognato la vita a palazzo e non si deve fidare dei suoi sensi. Clotaldo: è un vecchio prestigioso e consigliere del re, è uno straniero ed è l’unico incaricato di vedere Sijismundo nella torre per portagli il cibo e insegnargli un poco di educazione. Lui svolge un ruolo di padre per il protagonista più del re stesso e rischia la vita per aiutare Sijismundo. Si scoprirà essere il padre di Rosaura. Una volta riportato nella torre un capitano dell’esercito si rende conto che lui è il vero erede. Organizza una congiura contro il re per liberare Sijismundo e organizza un esercito con a capo Sijismundo che inizia una lotta contro il re dove la vittoria va a Sijismundo. Una volta che il protagonista potrebbe vendicarsi del padre e ucciderlo non lo fa perché dichiara di non voler essere come lui ma fa punire colui che lo ha liberato perché afferma di non voler fare favoritismi dato che comunque si è ribellato contro la corona. Il padre fa di lui un principe. Se avesse ucciso il padre allora sarebbe diventato un tiranno e sarebbe andato contro il volere di Dio. I quattro monologhi di Sijismundo La vida es sueño ci racconta come un ragazzo da selvaggio diventa principe e in questo processo i critici dicono di vedere il cambiamento dei personaggi. Essi affermano però che per vedere il cambiamento del protagonista bisogna tener conto dei suoi 4 monologhi: 1. È un monologo confuso dove lui non capisce nulla e si pone domande sulle differenze tra lui e quello che si trova al di fuori della torre. Lui afferma che tutto fuori è così bello mentre dove si trova lui è tutto brutto e vedendo un uccellino pensa che sia un essere bello ma non intelligente mentre lui che è nella torre è intelligente ma non può essere libero. 2. Esso avviene a palazzo e qui ottiene le prime risposte alle sue domande però giunge alla conclusione che la vita es sueno. 3. Lui riflette su quello che ha fatto con Rosaura. 4. L’ultimo avviene nella scena finale dove insegna a suo padre a comportarsi. Interpretazioni opera: -Senso ontologico: il titolo si potrebbe interpretare come la vita che sfugge ma non è una giusta interpretazione perché per Calderon per il 90% della nostra vita sogniamo. Calderon afferma che poche volte siamo davvero noi stessi e spesso ci lasciamo condizionare dagli altri. Il nostro contatto con la realtà è attraverso i sensi anche se essi ci ingannano. Per poter distinguere la vita dal sogno dobbiamo trovare compromessi con la realtà così non riusciamo a farci ingannare da ciò che ci circonda. -Senso teologico: Calderon affronta il problema dell’astrologia e del matrimonio. Nel primo dice che la nostra vita non deve dipendere dalle stelle come in passato si pensava, nella seconda afferma che riprodursi non è solo lo scopo per la nascita di un figlio ma quest’ultimo deve essere educato non come ha fatto il re. -Senso etico/morale: tutte le persone sono in lotta tra razionalità e irrazionalità, bisogna vivere in modo razionale ma consapevoli della lotta che esiste con l’irrazionalità. -Senso politico: Dio sceglie un re ma non gli dice quale è il bene comune. Quella mancanza di comunicazione tra Dio e re vuol dire che non deve essere solo il re ad avere il bene comune, deve essere un’interpretazione di tutti. Il re lo porta avanti però il bene comune è scelto da tutti. La fabula di Polifemo e Galatea È una favola le cui origini si incontrano nella cultura occidentale. Omero nell’odissea parla di Polifemo come un ciclope con un solo occhio figlio di Poseidone. Lui dice che Polifemo abitava in Sicilia, che ha uno stretto legame con il mare, che è brutto e selvaggio tanto da mangiare gli umani. Poco tempo dopo Teocrito compone degli idilli su Polifemo e ci racconta le stesse cose di Omero dicendo in più che il ciclope è in grado di provare amore per Galatea e che in grado di comporre poesie per lei. Queste due tradizioni arrivano a Virgilio nell’Eneide ripropone la versione classica di Polifemo e nelle bucoliche riprende la versione di Teocrito. Queste due tradizioni greche e latine diventano una sola nella Metamorfosi di Ovidio. La versione di Ovidio ha grande diffusione in Europa quindi quando Gongora parla del ciclope e di galatea non sta raccontando nulla di nuovo o di originale. Lui punta sulla modalità del racconto, sulla poesia e sull’impressionare le persone. La favola viene vista come una sinfonia in cui ogni tema “musicale” crea poi la sinfonia finale. Le prime tre strofe sono le dediche al conte Niebla. Descrive il nobile nei momenti di caccia, è un momento molto caotico e il poeta ferma tutto ordinando il silenzio perché sta per cantare una storia. Argomento Amore mostrato in 3 casi:  amore di Polifemo mitologico→  amore della Sicilia mitico→  amore di Asis umano→ Strofa 4-6 C’è la descrizione del mare e dell’isola di Polifemo in Sicilia, vengono raccontati i colori della natura partendo dalla sfumatura di blu più scuro del mare fino a percorrere tutta l’isola sino ad arrivare alla grotta dove si trova Polifemo. Lui è un essere così brutto e orrido e si domanda perché di tanta bellezza al di fuori della sua grotta e tante bruttezza invece all’interno. Ciò mostra la crudeltà degli dei ovvero collocare Polifemo in un posto bello e fargli provare sentimenti belli che non è capace di cantare. Strofe 7-12 Un giorno Galatea sta passeggiando nell’isola e vede due semidei del mare. Entrambi cercano di corteggiarla ma lei fugge. È un personaggio che fugge sempre e vediamo così la fugacità della bellezza, metafora barocca. Lei è bella fuori ma brutta dentro perché non prova emozioni è molto fredda. Polifemo ama ma non è amato mentre Galatea non ama ma è amata. Strofe 18-22 La Sicilia è considerata dagli spagnoli terra di abbondanza e paradiso terrestre. Gongora ci parla dell’isola a giugno quando tuto fiorisce, nel massimo della primavera. Tutto questo periodo è un dono per Galatea e quando lei passa tuto rinasce ed è come se l’isola la ringraziasse ma a lei non interessa. Inoltre quando passa Galatea ogni attività o persona si ferma quindi lei viene vista come il caos che interrompe la bellezza. Strofe 23-24 Asis è un uomo ma Gongora lo descrive bellissimo, come se fosse la luce. Lui sta cacciando e per riposarsi si trova in un luogo bellissimo e si disseta, qui vede Galatea seminuda che dorme sdraiata. Prova emozioni forti per lei e quello è il luogo perfetto, il momento perfetto e l’ora perfetta. Gongora gioca con il contesto estetico e sensuale. Strofa 26-39 Galatea seminuda dormiente è nel massimo momento di bellezza e Acis che è molto furbo guardandola pensa che sia troppo bella per essere un umano. La tratta come una dea e gli mette dei fiori e dei frutti intorno e se ne va facendo finta di dormire. Al risveglio lei resta incuriosita e sorpresa da quel gesto e prova un sentimento, prova la curiosità che viene visto come il primo gradino dell’amore. Si ritrova innamorata ma non sa di chi e quando vede Asis che è un essere così bello collega il suo amore a lui. Lei si avvicina quasi danzando, si mette in piedi sopra di lui e lo osserva. Poco dopo Asis si alza e le bacia il piede, consacrano il loro amore e vanno in una grotta. Strofa 43 Gongora passa dall’amore alla bruttezza di Polifemo che finita la sua giornata di lavoro si mette a cantare. Quando le sue capre mangiano l’uva lui si arrabbia inizia a lanciare pietre a caso perché non vedendoci bene non capisce le distanze. Galatea che sa che Polifemo è innamorato di lei, per paura della gelosia e pensando che tutto ciò sia colpa sua fugge nuda per la spiaggia. Polifemo vedendola correre pensa che sia perché lei lo stia raggiungendo ma poi quando vede che è seguita da Asis viene preso dalla gelosia e inizia a lanciare le pietre verso di loro. Il povero Asis muore e Galatea chiede agli dei di far diventare un fiume la scia di sangue che lascia così che lei ci si possa sempre buttare ogni volta che vuole e gli dei l’accontentano. Don Quijote de la Mancha Appena inizia la storia ci viene inserito il luogo senza davvero definirlo, l’autore vuole stimolarci perché vuole che ci immaginiamo il luogo. Il narratore non può ricordarsi il luogo perché è lui che sta raccontando, lui decide di non ricordarsi perché è il narratore che fin dall’inizio decide come articolare la storia. Il comandare del narratore rivoluziona la letteratura perché egli è parte integrante della storia per Cervantes. All’inizio ci viene detto “non molto tempo fa” non è specificato il tempo quindi è possibile per il lettore immaginare un qualsiasi tempo. Il protagonista è un Hidalgo e nelle prime pagine ci viene descritta la sua vita, cosa mangia, con chi vive e che è un uomo solo. Divisioni delle avvnture: 1) le avvenure statiche: a casa sua, non percorre lo spazio ma lo immagina quindi sono avventure immaginarie; 2) avventure dinamiche: che avvengono nello spazio, esempio l’avventura dei mulini a vento che gli sembrano dei giganti; 3) avventure reali: ovvero quando si ferma durante il viaggio ne las posadas lui sta fermo ma ci sono delle avventure reali che non immagina ma che accadono perché le persone intorno a lui si muovono. Analisi romanzo I romanzi cavallereschi hanno come elemento importante lo spazio e Cervantes riprende questo aspetto. L’eroe è così considerato perché vive avventure in diversi spazi ed è quindi lo spazio che forma l’eroe, ecco il perché del concetto “cavalieri erranti”. Don Quijote esce tre volte ogni volta che lui torna non è mai uguale a come è partito. Lo spazio ci forma ma il nostro cambiamento dipende dai viaggi che facciamo e dai nostri movimenti.  1 uscita: è sospettosamente breve, infatti si pensa che Cervantes non abbia voluto scrivere un romanzo ma una novella (narrazione breve). Quando scopre le possibilità del personaggio lo fa rientrare a casa e scrive la seconda uscita che in realtà è una continuazione della prima. Quindi nella prima uscita ci viene presentato un uomo anziano che leggendo tanti romanzi cavallereschi diventa matto tanto da decidere di diventare cavaliere errante, appena si accorge di non essere stato nominato tale cerca qualcuno che lo faccia e poi rientra a casa. Sbaglio fondamentale oltre alla mancata nomina è anche l’assenza di dialogo perché DQ è solo, elemento introdotto da Cervantes nella II uscita.  2 uscita: c’è l’inserimento di Sancio Panza, convinto con le promesse di fama, potere e gloria. Lui sta a significare dialogo perché se prima il protagonista faceva monologhi adesso con Sancio Panza può risolvere ogni problema e parlare. Nel romanzo DQ si sanchifica mentre Sancio si quijotizza ovvero mentre inizialmente DQ è ingenuo, non ha nessun problema grazie alla sua fantasia e immaginazione e Sancio pensa solo al cibo, a riempirsi la pancia poi nel corso dei capitoli vediamo come DQ diventa più idealista quindi più Sancio ma mai ai suoi livelli mentre Sancio diventa DQ al livello del DQ tant’è che è Sancio verso la fine a dire a DQ di andare in cerca di avventure.  3 uscita: compare un personaggio fondamentale Bachiller Sanson Carrasco ( I capitolo della II parte). Si è appena laureato all’università di Salamanca, è intelligente e ama scherzare. Decide di tornare al suo paesino di origine dove scopre che il protagonista di un libro (ovvero la I parte del Don Quijote) che ha letto vive proprio lì e lo vuole conoscere. Così DQ e Sancio scoprono che è stato stampato un libro in cui si raccontano le loro avventure. Sanson rappresenta il vettore dalla la I parte del 1604 e la II del 1615. Tutti i lettori del 1604 hanno letto la I parte quindi si trovano nello stesso piano di Sanson, tutti vorremmo fare le stesse domande che fa lui al DQ. Sanson non è reale ma legge un oggetto reale. Lo straordinario gioco letterario di Cervantes comincia quando fa di un personaggio letterario, finzione e rappresentazione dei lettori nel romanzo. Sanson rappresenta il lettore, inserisce la realtà nella finzione. Sanson è l’unico che capisce come sanare DQ, il modo per farlo uscire dalla sua pazzia non è con la razionalità ma entrare nella pazzia del Quijote e con le regole della pazzia farlo uscire alla realtà. Quindi ha un approccio innovativo, accetta la pazzia ed è disposto anche lui a diventare pazzo. Anche lui si traveste da cavaliere e insegue DQ sfidandolo. La prima volta che lo sfida, il cavallo di Sanson cade e vince DQ il quale lo lascia in salvo. La seconda volta lo sfida sulle spiagge di Barcellona con il nome di cavaliere della Bianca Luna e vince. Sanson gli fa promettere di tornare a casa e di aspettare lì il suo ritorno Quijote torna al paese sconfitto, si ammala e rinsavisce. A casa lui dorme e si risveglia come Alonso Quijano (il suo vero nome) e muore perché si rende conto che è un hidalgo. El Criticon Nel 1651 esce la prima parte del Criticòn a Saragoza sotto lo pesudonimo di Garcia de Marlones e nel 1653 la seconda sotto lo pseudonimo di Lorenzo Gracian. Per “El Criticon”, Gracian decide una svolta radicale nella sua scrittura, che lo porta a servirsi di una finzione narrativa per formare, secondo il modello del romanzo itinerante, una grandiosa astrazione allegorica. La vita dell’uomo- divisa nelle topiche quattro età (“primavera della niñez, estio de la juventud, otoño de la edad varonil e invierno de la vejez” [primavera dell’infanzia, estate della giovinezza, autunno dell’età matura e inverno della vecchiaia])- è osservata e descritta secondo un’ottica pungente e tormentata. Ecco il perché del titolo, che echeggia il “Satyricon” classico e quello dell’inglese Barclay, esibito come fonte accanto a Esopo, Luciano, Ariosto, Seneca, Plutarco, tutti scrittori dalla robusta vena satirica e moraleggiante. Gracian costruisce la peregrinazione dell’uomo secondo una scissione dell’umanità in uomo selvaggio, naturale, intuitivo, da una parte rappresentato da Andrenio, e dall’altra uomo saggio, maturo e colto rappresentato da Critilo; la dualità Ragione/Natura è il soggetto vero della narrazione. Ricorrendo ai topoi del naufragio e dell’incontro col selvaggio, Gracian dà inizio al romanzo facendo salvare l’anziano Critilo, sbattuto sulle spiagge dell’isola di sant’Elena, dal giovane e selvatico Andrenio. Il superamento degli ostacoli per la reciproca comunicazione consente loro di raccontarsi le rispettive vite e procedere insieme alla ricerca di Felisinda (la Felicità), che risulterà essere la sposa dell’uno e la madre dell’altro. I primi capitoli si aprono ad una descrizione barocca della Natura, solitaria e magnifica. Nel viaggio in nave che li porta in Spagna, Critilo racconta più in dettaglio la sua vicenda esistenziale. Una volta arrivati, inizia una lunga peregrinatio in un mondo che, pur essendo allegorico, ha i tratti riconoscibili dell’Europa. La giustapposizione di personaggi e luoghi reali e di figure e paraggi simbolici impone la lettura allegorica della realtà. Andrenio, con la sua ingenuità culturale, percepisce le cose come si presentano al primo sguardo, Critilo gli mostra invece le realtà nascoste, rivelano l’ipocrisia e la malvagità eterne dell’uomo. Nel libro II i due partono per l’Aragona, occasione per Gracian di un elogio della propria terra. Con la guida di Salastano (l’amico Lastanosa) visitano il palazzo che è il museo del saggio, lodando la biblioteca ivi raccolta; scoprono anche la rarità di un vero amico, Pablo de Parada. Proseguono per la Francia, dove Critilo trova la ninfa delle arti e delle lettere, il che consente all’autore di ricordare alcuni scrittori: i fratelli Argensola, Lope, Boscan (non apprezzato), Quevedo, la Celestina e non sapendo rinunciare al gusto tutto barocco dei rispecchiamenti, si autoinclude come autore del “Politico”. Dopo aver attraversato il deserto di Hipocrinda, visitano l’Arsenale del Coraggio, la corte d’Honoria, dea della reputazione, la casa dei Pazzi dove è rappresentata l’umanità e dove Critilo si dà da fare per ottenere reputazione- falsa, come quella di tutti. Nel libro III siamo in inverno e quindi il soggiorno non può essere ormai che nel palazzo della Vecchiaia e dell’Ebrezza, guidati dai tre personaggi chiave Acertador, Descifrador, Zahorì che li conducono nella fortezza degli Avventurieri, dove Andrenio, per la sua ingenuità, è reso invisibile come tutti i non accorti, fino a che Delusione non proietta su di lui la sua luce. Giunti a Roma, dalla grotta del Nulla, dove scompaiono coloro che avrebbero potuto compiere azioni valide e invece non lo hanno fatto, osservano come gira la Ruota del Tempo, che se tutto altera, tutto anche ripete; è questa l’occasione per meditare sulla Fragilità della vita e sulla Morte. Coste appare circondata da ballerine che rappresentano gli eccessi dell’appetito umano, e che si apprestano a consegnarle i due. Nell’ultimo libro si svela che la doppiezza generale del mondo risiede in una cifra, che va conosciuta e saputa interpretare per dominarla, e si sfrutta il gioco dello svelamento che rovescia ogni apparenza mediante gli insegnamenti del Descifrador e dello Zahorì. Nel libro III, “El mundo descifrado “( il mondo svelato), è una geniale elaborazione intessuta sull’artificio della controcifra, in realtà consistente nell’arte del decifrare il cosiddetto discorrere, secondo i saggi, che in ultima istanza è la capacità raziocinante, l’esercizio dell’intelligenza; è questa la chiave autentica per la peregrinazione nel mondo e per la salvezza. Come risulta da questa sintesi, sono presenti tutti i grandi temi del secolo e l’opera assume il valore di grandiosa summa barocca. Forse il tema più vistoso è quello di una sorta di mito precoce del buon selvaggio, che ha spinto molti a parlare di precorrimenti illuministici. Gracian opta per la colta civiltà e per la completa e sofisticata forma di saggezza proposta nel suo “Oraculo”. Alcuni topoi colpiscono il lettore moderno in modo particolare per l’insistita rielaborazione allegorica: sono quelli del microcosmo, del tempo, dell’età, dell’oro, nonché i tanti simboli apocalittici e demoniaci sparsi dall’inizio alla fine. Ma un motivo in particolare sembra prestare la propria struttura all’impianto narrativo medesimo del romanzo, ed è quello del “mundo al reves”: tutto è il contrario di come appare, per cui ogni cosa va polarmente rovesciata. L’invenzione di Andrenio come uomo primitivo permette a Gracian di elaborare importanti considerazioni sulla natura del pensiero e del linguaggio umano e sui loro reciproci rapporti, così come sulla possibilità di arrivare alla conoscenza di Dio e alla scelta del bene al di fuori della fede rivelata, con le sole risorse dell’intelletto e dell’inclinazione naturale. Tutto è simbolico nel romanzo, dai nomi (Falsirena, Virtelia, Artemia, oltre a quelli dei protagonisti) al paesaggio. El Buscon Il romanzo picaresco che Quevedo scrisse fu il Buscòn di cui la prima edizione è del 1626 pubblicata a Saragoza. La storia si divide in 3 parti, le età dell’uomo che sono: infanzia, adolescenza e gioventù. Il protagonista è Don Pablos De Sagovia che intraprende delle
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