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Letteratura Spagnola: appunti, Appunti di Letteratura Spagnola

Riassunto per l'esame di Letteratura spagnola, basato su rielaborazione di appunti personali e studio del libro adottato dal docente. Gli argomenti trattati vanno dalla letteratura delle origini ( las jarchas, fino a La Celestina. Passando attraverso la poesia epica, El Poema del mio Cid, La Scuola di Toledo, El Libro de Buen Amor, El Cancioneiro )

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 18/03/2021

laura-baratta
laura-baratta 🇮🇹

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Scarica Letteratura Spagnola: appunti e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Letteratura Spagnola: 1492: • Unita’ Spagnola ( presa di Granada ) • Conquista dell’America ( La Spagna aveva tutta l’America latina, tranne il Brasile ). • La Prima grammatica spagnola ( Intento di regolamentare la lingua Spagnola ) • Nascita della Stampa ( nuova letteratura, intesa come trasmissione di valori ) La letteratura Medioevale Spagnola offre piu’ dubbi che certezze. Il problema sono i pregiudizi, derivanti dagli studi umanistici italiani ( secoli oscuri ). Quando arrivarono i musulmani, trovarono una grande varieta’ linguistica; si parlava una lingua ibrida, chiamata mozarabe, un misto tra castigliano e arabo colloquiale. I componimenti ritrovati da un ebraista, i primi versi che riflettevano la lingua del periodo. La prima trasformazione della lingua, sono le glosse. La Chiesa diventa lo strumento per il cambiamento della lingua. Inoltre, dobbiamo ricordare l’influenza francese nella letteratura spagnola. Nell’ VIII sec. Arrivarono nella penisola iberica le popolazioni arabe, che conquistano parte del Sud della Spagna. Gli arabi occuparono la penisola iberica dal 711 al 1492, ed in questo periodo, l’area assunse il nome di Al- Andalus. L’uso di questa denominazione è preferibile a quella della Spagna musulmana, in quanto non pregiudizievole. Gli storici concordano nel considerare l’invasione araba come uno dei cambiamenti piu’ bruschi della storia spagnola. La presenza araba, infatti, ne ha influenzato considerevolmente la cultura. Nell’area di Al-Andalus, oltre all’arabo classico, utilizzato per scrivere il Corano e la letteratura classica, si registra l’uso, nella comunicazione orale, di varietà dialettali definite “ mozarabe “. Nell’alveo di queste varietà dialettali, si produsse un fenomeno di assimilazione del vocabolario latino e, contemporaneamente, lo sviluppo di forme di accentuazione e di caratteristiche che generarono una varietà di arabo propria di questa regione. Dal punto di vista culturale, il territorio assoggettato alla dominazione araba si integro’ con ritardo alle regioni centrali del mondo islamico. Dal punto di vista religioso, i musulmani non imposero alle popolazioni autoctone la loro religione. Nelle regioni conquistate , le popolazioni poterono mantenere la propria religione. Coloro che decisero di convertirsi, lo fecero per ragioni utilitaristiche, soprattutto per sfruttare i vantaggi socio-economici conseguenti all’integrazione al credo dei vincitori. Prima del XII secolo, nelle regioni romanze, si registra un tipo di letteratura profana prevalentemente orale. Questo tipo di letteratura veniva espressa in lingua romanza, e spesso accompagnata da musiche e danze, che venivano praticati in occasioni delle solennità religiose, o adoperate per accompagnare le attività domestiche. La prova indiretta dell'esistenza di questa tradizione è fornita dalle continua condanne contro di essa, da parte delle autorità ecclesiastiche. La Chiesa non ammetteva l'elaborazione di una letteratura composta in una lingua che non fosse il latino. Questa tradizione rimase nascosta a lungo, affiorando solo successivamente, grazie all'elaborazione, da parte di poeti arabi ed ebrei di particolari componimenti, chiamati jarchas. Las Jarchas Cosa sono las jarchas ? Sono composizioni liriche popolari, della Spagna musulmana. Ovvero, possiamo anche definirle come le prime testimonianze in lingua volgare. Alla fine del IX sec. nacque un grande poeta e musicista, chiamato " Al Qabri", soprannominato El Ciego, a cui si attribuisce l'invenzione della rima nelle composizioni poetiche, che sono le moaxajas ( = adornado con un cinturon de doble vuelta ). Nel sec. IV, gli arabi avevano introdotto un modello lirico, la QASIDA, lunghi versi monoritmi, che si adattano bene alla trasmissione orale, da parte di un maestro. E' il tipico verso del Corano. Le principali caratteristiche delle moaxajas sono: • l'uso dei versi corti; • la rima che cambia ad ogni strofa; • l'amalgama di due lingue, quella araba e quella castigliana. Questo genere poetico si perfeziono' con diverse varianti: la moaxaja con jarchas ( in arabo classico, arabo dialettale, ebraico ). E le moaxajas in arabo orientale, con lo zejel ( poesie composte per essere cantate ). Las jarchas ( che in arabo vuol dire uscita, o finale ), costituiscono la parte finale delle moaxaja. Sono dei versi semplici, ed essenziali. Composte in lingua mozarabe, ovvero in dialetto ispano-arabo, mescolato con la lingua romanza. Las jarchas sono piccoli poemi popolari, che trattano temi popolari - amorosi, in cui la voce dell'autore è quella di una ragazza che parla delle sue esperienze amorose, di solito alla madre o alla sorella. Storia della Spagna, prima del poema El mio cid. La vittoria degli Almohadi, su Alfonso VIII di Castiglia ( siamo nel 1195 ), costituisce il momento di massima egemonia degli Arabi. In realtà, la situazione cambiera' di lì a pochi anni. La battaglia di Las Naves ( nel 1212 ), ne segna la decadenza. Oltre all'importanza di questa campagna, furono determinanti le conseguenze politiche e sociali, perchè in battaglia, morirono quasi tutti i componenti dell'esercito arabo ( piu' di centomila uomini ), e i vincitori riuscirono a spartirsi un bottino immenso. La morte di Yusuf II, detto Miramolin, emiro degli Almhoadi, ebbe come conseguenza la spartizione dei territori tra Fernando II di Castiglia e suo padre Alfonso IX, che riuscirono ad annettere molte città, tra cui Cordoba, Murcìa e Siviglia. Alla morte di Alfonso IX, al figlio Fernando III, avendo già diversi territori e l'egemonia castigliana sulla Penisola iberica, non restava che conquistare il piccolo regno di Granada. Molti uomini liberi ( pastori e agricoltori ), lasciarono le loro terre per andare in Andalusia, dove si trovarono di fronte a città deserte, che gli Arabi furono costretti ad abbandonare. I musulmani sconfitti divennero la nuova manodopera a basso costo. I re suddivisero le case e le terre tra coloro che parteciparono alla conquista: le zone urbane furono eterogenee, mentre nelle campagna, dove abitavano i musulmani sconfitti, chiamati mudejares ( termine spagnolo che deriva dalla parola araba mudajjan ). Si riferisce a quei musulmani che rimasero a vivere nei territori della penisola iberica dopo la Reconquista cristiana, terminata nel 1492, con la caduta del Sultanato di Granada. A loro viene inizialmente permesso di mantenere la propria cultura, lingua e religione, ma successivamente ebbe inizio un processo per cui i mudejar dovettero convertirsi al Cristianesimo, e parlare il castigliano o il portoghese. Vennero, da allora, chiamati moriscos. Gli ebrei costituiscono un gruppo a parte: in qualche caso, beneficiarono della spartizione delle terre, come premio per aver preso parte alle conquiste. E formarono un nucleo dedito al commercio e alle diverse attività economiche. Fino a che durò la prosperità economica, ci fu tolleranza e convivenza tra le tre culture ( cristiana, musulmana ed ebrea ), ma non appena iniziariono le difficoltà e le carestie, l'equilibrio instabile si ruppe, ed iniziarono le sanguinose persecuzioni contro gli ebrei, e la pressione economica e religiosa nei confronti dei mudejares. Per quanto riguarda la cultura, la differenza piu' significativa è la nascita delle università, che nacquero a sostituire le scuole monastiche. Le università nascono come corporazioni formate da maestri e studenti, che si organizzano per difendere interessi comuni. In Castiglia la prima università fu fondata a Palencia da Alfonso VIII, con maestri provenienti da Bologna e da Parigi, di chiara impronta giuridica, ma che ebbe un'esistenza precaria. Nacque, con Alfonso X, la Escuela Generales di latino e arabo a Siviglia, che accolse maestri arrivati dall' Oriente. Questa creazione era parallela alla Madrasa ( scuola araba ) esistente a Murcìa, nel quale insegnò il maestro El Ricotì. Tornando alla sconfitta degli Almohadi, con la conseguente cacciata dei musulmani, ebbe come conseguenza l'esilio degli scrittori islamici, che si rifugiarono nel nord dell'Africa, e una profonda crisi degli autori che rimasero nel regno arabo di Granada. La poesia epica Genere caratteristico del Medioevo, con elementi propri e ben definiti. Nasce come mezzo di informazione, per poi diventare strumento di propaganda politica. La poesia epica è oggettiva e realistica. A volte viene considerata come poesia narrativa, perchè ha come oggetto l'espressione della verità, o comunque, di un certo aspetto della verità ( è proprio questo aspetto che le conferisce carattere oggettivo, che non ha la poesia lirica ). La poesia epica denota, inoltre, un carattere asseverativo. Sottolinea il valore della difesa e del trionfo, generalmente riconosciuti dalla società, valori di cui sono portatori gli eroi ( nella loro connotazione positiva ) e i nemici degli eroi ( connotazione negativa ). La poesia epica si appoggia su di una base storica. Tutti i personaggi sono collegati tra loro, e la realtà è concepita in chiave eroica. La poesia epica è impersonale e drammatica, i personaggi parlano in prima persona. Così il pubblico entra in contatto con i personaggi in maniera diretta. L'azione, nei poemi epici, ha una grande importanza. Il combattimento è il nucleo centrale del racconto. I poemi epici si cantavano in monodia, e con l'uso di strumenti a corda ( lira, cetra, arpa ). Gli interpreti sono poco conosciuti, e, alla mancanza di informazioni, si supplisce con le testimonianze raccolte tra i popoli che ancora oggi mantengono questo tipo di poesia narrativa. Gli indizi piu' chiari, fanno pensare che il juglar( aedo, giullare )apprendesse una serie di temi epici, insieme ad una struttura narrativa: la qualità dell'interprete è legata al numero di temi che conosce e all'abilità con cui li espone. Generalmente, l'interprete arrivava a ricordare appena una trentina di poemi: questo indica una ricchezza di conoscenze. Per quanto riguarda le tematiche, in Castiglia ci sono stati probabilmente due nuclei tematici: l'invasione araba e i pirmi focolai della resistenza, e l' indipendenza di Castiglia. Tra i secc. VIII e IX e i cantares de gesta conservati, c'è una lacuna molto difficile da colmare. Si possono considerare 3 momenti distinti. L'avvenimento storico, la formazione della leggenda epica e la sua elaborazione come cantar de gesta. Di alcuni poemi non è rimasto nulla, ma sono certamente esistiti. Ed esempio, El Cantar de la Condesa Traidora, della quale troviamo notizie nella Cronica Najerense e nella Cronica del Toledano. La conservazione dei cantares de gesta nelle cronicas, è molto importante, perchè mette in prosa il poema epico. Basandosi sui cantares de gesta conservati e con le notizie che ci arrivano tramite le cronicas, si considera l'epopea castigliana formata da 3 cicli tematici: • Conti di Castiglia ( comprende Il Cantar de la Condesa Traidora, il Poema de Fernan Goncalez ) • El CId ( Costituito dal Cantar de Mio Cid, le Mocedades de Rodrigo ) • Il Ciclo Francese ( sono incluse nel ciclo francese diverse opere, collegate con l'epica del Nord dei Pirenei, come Roncesvalles ). Il Poema de Mio Cid Cantar de gesta che narra le imprese di Rodrigo Diaz de Vivar, El Cid Campeador. Los cantares de gesta erano importanti perchè il giullare aveva il compito di diffondere la verità. El Cantar de Mio Cid, si trova nella biblioteca nazionale di Madrid. E' un unico manoscritto, e, nonostante manchi la prima pagina, a noi è arrivato integro. I primi versi del Cantar,descrivono l'inizio dell'esilio dell'eroe, l'abbandono doloroso della nativa Vivar, i presagi che accompagnano il suo cammino, e l'entrata in Burgos, dove la popolazione, pur ammirandolo, non osa dargli accoglienza, per non disubbidire al Re. Si ritiene che, forse, nella pagina mancante, si spiegava la ragione del destierro ( Nome dato al Cid ) alcuni nobili lo avrebbero accusato di malversazione davanti al re. L'accidentale perdita di quel foglio, ha reso emotivo come pochi l'incipit del Poema. Questi versi delineano gia' alcuni tratti della personalità del Cid: umanità, forza d'animo e misura. Il poema viene datato nel 1207, ma si tratta di una data falsa, in quanto il conto cronologico si effettua a partire dalla conquista della Spagna, dai Romani, nell'anno 38 a. C. Il 1245 equivale al 1207, età cristiana. La copia che è arrivata fino a noi, è firmata da Per Abat ( nome particolarmente diffuso all'epoca, e di difficile identificazione ). Alla fine dell'opera, appare una scritta " Lo scrisse Per Abat nel mese di maggio, a fine 1245 ". Non si ritiene Per Abat l'autore perchè, nello spagnolo antico, il verbo " escribir" significava copiare, mentre per il verbo scrivere, si utilizzava il verbo " fazer ". Il poema ci invita a riflettere sul differente concetto di autore e di opera letteraria dell'età media. L'autore è condizionato dalla necessità di curare qualcosa, a partire dal patrimonio collettivo. I fatti narrati sono accaduti alla fine del XI sec. Il poema del mio Cid, racconta la storia del figlio di un grande uomo della Corta di Castiglia ( Rodrigo Diaz de Vivar, quest'ultima è una città vicino Burgos, dove si conserva il Codice Per Abat. Il Codice fu editato per la prima volta nel 1779 da Antonio Sanchez ). Il CID era un signore che prestava servizi al miglior offerente ( una sorta di mercenario ), Ma era anche un cavaliere. Inizio del Poema Alcuni nobili lo avevano accusato di malversazione di fronte al Re ( Alfonso VI Re di Spagna ). E i primi versi iniziali delineano alcuni importanti tratti della personalità del Cid: umanità, forza d'animo e misura. Il poema si divide in tre parti ( ovvero cantares di estensione simile ). Questa divisione dell'opera non corrisponde alla strutturazione del contenuto: circa la metà del Poema, narra le prodezze del Cid, senza Questi argomenti si ricollegano al mester de clerecia. La materia religiosa: Gonzalo de Berceo Gonzalo de Berceo era chierico, con una buona formazione letteraria. La lista delle sue opere viene riunita in tre gruppi diversi: vita di santi, opere mariane; opere liturgiche o dottrinali; ed infine gli Himnos. Fu il primo autore in lingua castigliana. Massimo rappresentante del mester de clerecia. L'opera di maggiore diffusione di Berceo, è intitolata Milagros de nuestra senora. La tradizione letteraria dei miracoli mariani, si inserisce nella corrente del culto della Vergine Maria, con intenti chiari ed obiettivi: rendere grazie alla Vergine e intrattenere i pellegrini. L'elaborazione dei Milagros fu lunga; tuttavia si deve rimarcare che il motivo topico del locus amoenus con cui inizia l'opera, è frequente nella letteratura medioevale. Cio' che è piu' importante, l'introduzione è il filo conduttore dell' insieme dei miracoli riuniti da Berceo, grazie all' abile gioco allegorico, la cui chiave di lettura permette di apprezzare la storia della caduta dell'uomo e della sua salvezza. Berceo prende spunto da alcune raccolte di miracoli in latino, in modo particolare, si era basato su una versione latina, che aveva 49 miracoli. Il poeta ne sceglie 24 + 1 da un'altra raccolta non identificata. 25 miracoli, il 5 è il numero della Vergine Maria, secondo la numerologia cristiana. Ogni miracolo è un piccolo racconto, con una morale e una struttura che si ripete ciclicamente. La materia antica: il Libro de Alexandre e il Libro de Apolonio Il successo di Alessandro Magno nelle letterature romanze è testimoniato dalle numerose versioni esistenti in lingue diverse. Nelle letteratura castigliana medioevale, sono frequenti le allusioni ad Alessandro in vari testi didattici. Il Libro de Alexandre è considerata come una delle opere piu' vigorose della letteratura castigliana, ma anche piu' complessa, dal punto di vista dello studio: se ne ignora l'autore, e la data approssimativa della compilazione, si situa tra il 1201 e il 1250. L'autore si è ispirato sull' Alexandreis di Gautier de Chatillon. Ma, in generale, possiamo dire che la ricchezza di fonti è straordinaria, e manifesta la chiara volontà dell'autore di raccontare la storia di Alessandro senza lasciare lacune, in modo esaustivo e riunendo tutto il materiale a disposizione, combinandolo in modo omogeneo. Insieme al materiale classico,scritto in latino, l'autore del Libro de Alexandre è ricorso alla tradizione orale. Di maggior rilievo sono i parallelismi che si stabiliscono tra il Libro de Alxandre e il Poema de Mio Cid. L'Alexandreis era impostato come un poema epico, sulla linea dell' Eneide, e l'anomino autore si sforza di mantenere tale carattere nel narrare le imprese del protagonista dell'opera. Percio' utilizzerà motivi e formule proprie del poema. Alessandro così sarà descritto " de la barva onrada " ( barba onorata ), Hercules el firme campeador. Tuttavia, il Libro de Alexandre è un'opera di piena maturità narrativa. Dopo un esordio in cui l'autore giustifica il proprio lavoro, in cui troviamo l'allusione al mester de clerecia, si narra la gioventu' di Alessandro Magno, formato nell'ideale delle armi e delle lettere, del cavaliere e del chierico. La seconda parte rappresenta la maturità dell'eroe, dall'incoronazione come re fino all' impero, in virtu' delle numerose conquiste realizzate. Infine, si affrontano le ragioni della caduta e della morte di Alessandro. Il libro si chiude con cinque strofe di commiato dell'autore. Ed infine la morale dell'autore castigliano: ovvero la condanna della sua superbia. Alessandro verrà castigato a causa del suo atteggiamento superbo e del suo desiderio di conoscere tutto. Ma l'obiettivo principale è però l'uso della storia secondo i dettami della scolastica: la didattica trasforma l'opera in un compendio del sapere dell'epoca. I viaggi sono, in realtà, la descrizione del mondo, delle varie terre e degli abitanti.C'è tutto, ma senza mai incrinare l'unità dell'insieme. L'anomino Libro de Apolonio, elaborato in cuaderna via, racconta la leggende di Apollonio, probabilmente conosciuta anche tra i popoli di lingua germanica, slava, ungherese e greca. La straordinaria diffusione della leggenda ( di dominio pubblico ) fu senz'altro a causa del profondo carattere moralizzante ed esemplare, che tuttavia non impedì che fosse conosciuta come appendice ad un libro erotico del XIX sec. Forse fu proprio la tensione tra i peccati della carne e la didattica morale a catturare il pubblico per mille anni. Naturalmente, il suo successo fu anche dovuto al lieto fine, con la riunione della famiglia. Il Libro de Apolonio presenta una costante preoccupazione per il mondo intellettuale: inoltre l'amore, e soprattutto i rapporti sessuali, sono uno degli assi della narrazione. Non solo un caso di incesto ( tra Antioco e la figlia ) è il motore di tutta la trama, ma anche l'incontro tra Apollonio e la figlia Tarsiana è descritto con tinte incestuose, che solo un fortunoso riconoscimento potrà smorzare. Tra l'episodio iniziale e il nuovo incontro tra padre e figlia, ci sono altre scene dalla forte cariva erotica: un uomo malvagio, padrone di prostitute, compra Tarsiana per obbligarla ad esercitare la prostituzione, ma lei riesce a convincere il suo primo cliente a non peccare con lei. E' da sottolineare questo aspetto. Un'altra delle caratteristiche fondamentali della narrazione, è costituita dai continui viaggi; Apollonio intraprende 13 traversate marittime; Luciana e Tarsiana condividono con il protagonista alcuni viaggi, ma navigano anche da sole. I continui spostamenti sono una costante dell'opera. Il mare e la musica saranno le costanti del Libro. Il mare separa la famiglia, provoca ogni tipo di disgrazie al protagonista ed è pure, la causa del nuovo incontro. La musica, scritta e suonata, acquista un'importanza preminente. Luciana e Apollonio svolgono le loro attività nell'ambito della corte: Tarsiana, per strada come juglaresa; Luciana e Tarsiana, madre e figlia, si collocano, all'interno dell'opera, con un intervallo di 15 anni, rispetto ad Apollonio. Ma il parallelismo tra le situazioni non ne risente. L'autore castigliano ha arricchito il materiale ereditato grazie alla sua notevole cultura. Non si conosce nulla dell'autore, ma le sue conoscenze musicali e retoriche, fanno pensare ad una solida formazione, probabilmente universitaria. Non ci sono neppure elementi per stabilire la data di composizione del testo: rispetto al linguaggio utilizzato, possiamo dire, probabilmente, tra il 1240 ed il 1260. Il Libro de Apolonio narra la storia del re di Tiro, della sua drammatica separazione dalla madre e dalla figlia e l'incontro finale dei tre. Il filo conduttore è scandito dalle vicissitudini del protagonista, ma si interrompe, per intrecciarsi con la storia di Luciana e Tarsiana. Apollonio scopre l'incesto del re Antioco, che lo costringe a fuggire. Apollonio troverà la sua pace nell'amore e nell'onore. Il fine morale è la scoperta del peccato. La materia di Castiglia: il Poema de Fernan Gonzalez Il Poema de Fernan Gonzalez si trova in un manoscritto quasi completo; scritto in cuaderna via, sarebbe, in realtà, la versione colta di un cantar de gesta, precedente. Per l'argomento, la figura del conte castigliano che rese la sua terra indipendente dal Leon, il Poema de Fernan Gonzalez si dovrebbe considerare come un cantar de gesta con forma storica. L'autore cerca di rafforzare il racconto dandogli una forma prestigiosa; la scelta della cuaderna via era obbligatoria, in quanto si era confermata come il veicolo per le narrazioni colte, di carattere storico. La serietà della narrazione trova la sua coerenza nell'allusione ad uno scripto, ovvero una precedente versione e, inoltre, l'argomento venne avvicinato al monastero di San Pedro di Arlanza. Questi due elementi hanno portato a ritenere che l'autore fosse un chierico, accostandolo, pertanto, a Berceo. Il maggior interesse storico della figura di Fernan Gonzalez, fu che promotore dell'unione delle contee castigliane, facendo in modo che diventassero una sola Castiglia, la piu' estesa e la piu' potente del regno di Leon, che poi, molti anni dopo, si trasformerà in Regno. L'imperfezione storica del Poema, contrasta con la nobilità che mostra l'autore nella narrazione, che cerca di identificare l'eroe con il destino della Contea di Castiglia. La struttura del Poema, si presenta come una narrazione di cronache, con un'introduzione storica e le imprese del protagonista. Tuttavia, il poema non ha avuto grande successo. La prosa e le traduzioni dall'arabo Durante il Califfato di Abd Al Rahman III e di suo figlio al Hakam II, protettori della scienza e della cultura, Cordoba diventa importante centro di studi, specialmente scientifici. La presenza, nella biblioteca del Califfato, di testi tradotti dal greco, dal persiano e dal siriano favoriscono e stimolano l'interesse per la medicina, la matematica o l'astronomia. Cordoba non fu l' unico focolaio di cultura: abbiamo anche Toledo e Siviglia. Alfonso X dedicò gran parte dei suoi sforzi allo studio astronomico, e soprattutto, astrologico. Molto del successo dipendeva dall'esattezza dei calcoli: ecco perchè fu data tanta importanza alla costruzione di strumenti affidabili, maneggevoli e che potevano essere trasportati con facilità. I Libros del saber de Astronomia costituiscono la raccolta piu' importante di trattati astronomici in lingua romanza. Le opere astronomiche alfonsine interessano come riflesso o manifestazione di una forma di pensiero e come fonte di informazione linguistica, come modello di coniazione di neologismi, anche se nessuno di questi argomenti può essere considerato come letterario. L'idea, successiva, di scrivere una Estoria de Espana, è il risultato logico dell'evoluzione del concetto di storiografia. Non si sa quando Alfonso X e i suoi collaboratori intrapresero la composizione della Cronica General de Espana. Il piano generale era abbastanza ambizioso: realizzare una storia universale, dalla creazione del mondo fino ai tempi di re Alfonso. Il racconto degli imperi, mette in evidenza come il potere imperiale e la sua legittimità sia andati trasferendosi da Oriente ad Occidente, giustificando le pretese di Alfonso X, che si considera discendente di Nemrod e di Saturno, così come l'imperatore Federico II discendeva da Saturono e da Giove. In ogni caso, l'importanza della Estoria de Espana e della General Estoria, è grande non solo per la storiografia medievale, ma per la cultura peninsulare e per la formazione della prosa castigliana. La Scuola di Toledo C'è stato un tempo in cui Toledo era un calderone effervescente di culture diverse ( cristiani, musulmani ed ebrei ). Un centro multilingue, perchè studiosi provenienti da tutta Europa, arrivavano in Spagna, attirati dalla ricca collezione di manoscritti che precedenti governatori arabi si erano lasciati alle spalle. Toledo, la moderna città Patrimonio Unesco, vanta un percorso storico molto vario. La scuola dei traduttori di Toledo nasce nel XII sec. con Alfonso X. Nasce dalle passioni di un gruppo di studiosi riunitisi a tradurre le piu' grandi opere filosofiche e scientifiche del mondo arabo e greco antico. Molti critici ritengono che non si trattasse di una vera e propria scuola, ma di una riunione o movimento di persone che conoscevano le lingue. Perchè proprio Toledo ? • Posizione geografica ( città musulmana, riconquistata dai cristiani ) • Popolazione di 200mila abitanti ( ebrei - mozarabi - musulmani ) lingua araba - manoscritti in arabo • Corte arcivescovile che parlava in latino ---> Il Corano era stato tradotto nel 1143 da un ebreo, don Pedro da Toledo. La scuola ha attraversato due distinti periodi, separati da una fase di transizione. Il primo periodo fu guidato dall'arcivescovo Raymond da Toledo ( nel XIII sec ), che promosse la traduzione di opere filosofiche e religiose., principalmente dall'arabo classico al latino. La seconda fase, con il re Alfonso X di Castiglia, durante il XIII sec. durante questo periodo i traduttori non lavorarano piu' con il latino come lingua finale, ma tradussero in una versione del castigliano, rivista. Ciò ha portato a stabilire la basi della moderna lingua spagnola. Passando alle traduzioni vere e proprie, le versioni venivano praticate seguendo il metodo della tradizione " mediata ", cioe' dal testo di partenza arabo, veniva fatta una versione orale, in lingua romanza, da un ebreo ( conoscitore dell'arabo. Negli ultimi anni del Califfato, tutti gli ebrei padroneggiavano la lingua araba, per affinità tra arabo ed ebraico. Gli ebrei che si rifugiavano in Castiglia continuarono a coltivare l'arabo, e poichè conoscevano il mozarabo, non trovarono difficoltà nell'imparare il romanzo castigliano ). Come era già accaduto a Baghdad, anche a Toledo il tipo di traduzione piu' seguito era quello della traduzione verticale, cioe' verso la lingua piu' prestigiosa, che poi era quella latina. Si sottolinea che le traduzioni fatte a Toledo, avevano finalità utilitaristica, e quindi, la traduzione poetica, considerata piu' uno svago, non era quasi praticata. Uno dei primi traduttori, apprezzati, fu Domingo Gundinsalvo, al quale si devono importanti traduzioni di opere arabe, come il trattato enciclopedico " Libro della guarigione " del filosofo persiano Avicenna, uno dei maggiori uomini di cultura e di medicina, del mondo arabo. Fu Alfonso X, detto El Sabio, a decidere le sorti della Scuola di Toledo, e probabilmente della cultura europea. Importante fu la decisione del re di voler abbandonare il latino come lingua principale su cui convergere tutte le traduzioni, utilizzando una versione riveduta del volgare castigliano. Lo scopo era quello di normativizzare questa sua volontà; si tratta di un castigliano diritto ( derecho ), ovvero normativizzato, con le sue regole, affinchè potesse diventare la lingua dei testi letterari. Lo stesso re, grande conoscitore della storia, della letteratura, delle arti e delle scienze, selezionava i lavori dei traduttori, incoraggiandone il dibattito intellettuale. Tra i maggiori traduttori, ricordiamo Al Zarqali, autore delle Tavole di Toledo . La tavole sono appunto il piu' grande trattato di astronomia del mondo antico. Alfonso X fu un sovrano illuminato, e l'arabo fu il ponte tra Oriente ed Occidente. Lingua delle traduzioni. La decisione di Alfonso X di abbandonare il latino come lingua di destinazione delle traduzioni in favore del castigliano, ebbe conseguenze molto significative sullo sviluppo dei primi fondamenti della lingua spagnola. In questo modo, i testi tradotti erano " llanos de entender " ( facili da capire ), e potevano raggiungere un pubblico ampio. Il re commissiono' anche la traduzione in castigliano di numerose favole e racconti orientali che, sebbene scritti in arabo, erano originariamente scritto in sanscrito ( vedi Sendebar, Calila y Dimna ). Il Calila e Dimna Tra tutte le raccolte di racconti medioevali conservate, il Calila e Dimna, è forse la piu' importante. Si basa su una collezione hindu' di favole animali, direttamente collegata al Panchatantra, che è una famosissima raccolta indiana di favole sugli animali. Ad una prima lettura, potrebbe essere semplicemente il racconto fantastico delle vicende di due linci ( animali parlanti alla corte del Re ). Ma, come asserisce Doris Lessing, questo libro ha viaggiato piu' di ogni altro al mondo. Non tardò infatti, ad arrivare a Baghdad, ma anche in Italia. Il Calila e Dimna è strutturato come dialogo tra un re e un filosofo durante i quindici capitoli in cui consta l'opera. Il filosofo consiglia il suo signore esemplificando mediante racconti, quasi sempre con animali per protagonisti, come le due linci che dialogano nel cap. III ( che poi daranno il titolo al libro ). E' composto da un racconto-cornice, dal quale si dipartono numerose favole che contengono precetti di morale, secondo la quale, l'azione giusta è quella che comporta maggiori vantaggi. Lo schema narrativo, ovvero la cornice narrativa, e la concatenazione dei racconti, esemplifica il modo in cui, nella vita, un'esperienza conduce ad un'altra, dimostrando che non è sempre facile tracciare una linea di demarcazione tra l'inizio e la fine delle vicende umane. Alcune studiosi hanno sottolineato il carattere machiavellico del libro, facendo notare che le storie sono, spesso, immorali, perchè valorizzano l'uso dell'astuzia nella vita e nella politica. Il successo del libro è dovuto al fatto che le fiabe sono eterne e contemporanee. E' un libro che si adatta a tempi e contesti sempre nuovi. La storia di questo libro è testimonianza dei grandi passaggi, della circolazione e della collaborazione tra gli scrittori dell'antichità, che si apprezzavano senza barriere geografiche. Dalla morte di Alfonso X all'inizio del XV sec. Gli ultimi anni del regno di Alfonso X furono segnati dalla guerra civile tra i sostenitori dei discendenti del primogenito Fernando de la Cerda, morto prima di essere incoronato, e coloro che sostenevano i diritti dell'altro figlio maschio di Alfonso, Sancho. Fu quest'ultimo ad imporsi, almeno in apparenza, e a riportare la calma. In realtà, le motivazioni dello scontro, furono piu' profonde. Alla morte di Sancho IV, la situazione si fece particolarmente delicata, in quanto il figlio maggiore, Fernando, aveva appena nove anni. Le tensioni che erano state soffocate con la forza da Sancho, riapparvero. Alla morte di Alfonso X, il centro di produzione poetica si sposto' dalla Castiglia, al Regno del Portogallo, grazie all' impegno dello stesso re, don Denis, protettore dei poeti e poeta egli stesso di notevole abilità. Poco dopo la scomparsa di questo sovrano, inizio la ricompilazione della lirica galaico-portoghese; nel 1350 don Pedro, conte di Barcelos, lasciava nel testamento ad Alfonso X un libro di cantigas, che viene considerato il predecessore dei canzonieri cinquecenteschi. Segui' un periodo oscorso, che duro' fino all'apparizione del primo canzoniere in castigliano, raccolto da Juan de Baena. Dall'ultimo periodo del XIII sec. si sono prodotte importanti alterazioni nei generi letterari, che riflettono cambiamenti nell'estetica, e la nascita di una nuova sensibilità letteraria. I cantares de gesta restano ancora EL ROMANCERO Il romance è una forma di poesia popolare. La migliore rappresentazione della poesia del 1400 ( sec. XV ). Erano dei manoscritti, con grande influenza della Scuola Italiana, tuttavia la maggiore influenza ci sarà nel sec XVI, con la Sc. siciliana e Petrarca. • La poesia del 1400 è molto importante • E' una lingua cortigiana e aristocratica, raffinata. • ricchezza di contrasti ( sia per le forme metriche, sia per i contrasti linguistici ). Il romance è una composizione poetica aperta, costituita da gruppi di versi di 8 sillabe, nei quali i pari, rimano in assonanza. Il romance è un poema caratteristico della tradizione orale, e diventa popolare nel XV sec. La relazione tra i romances e i grandi poemi epici è molto stretta, sia dal punto di vista formale, che tematico. Il tema principale è rappresentato dagli eroi ( oggetto dell'epica popolare ) come El Cid. Gli eroi tornano ad essere protagonisti dei romances. Ma gli autori mettono in risalto il loro lato emotivo intimo, e non le loro gesta. I romances spesso sono lamenti, o pianit. O richieste delle donne che chiedono vendetta per il loro partner. Per questo motivo, la voce femminile, nel romancero, avrà un ruolo fondamentale. Vengono usati anche altri strumenti, propri del cantares de gesta, come quello di creare l'aspettativa, interrompere il verso piu' bello, e vedere come finisce la storia ( questo serve anche per fidelizzare l'ascoltatore/spettatore ). I romances, sono composizioni trasmesse oralmente, molti sono anonimi, ed è anche molto difficile datarli. Un'altra caratteristica è che questi componimenti sono concisi. Corti. Si conoscono verie versioni di uno stesso romance; durante la trasmissione, si poteva cambiare una parola o un ordine; l'oralità è il motivo per cui vengono trasmessi frammentati. Spesso iniziano con l'azione già iniziata ( media res ). per poi finire all'improvviso, non esiste un vero finale della storia. I romances sono stati divisi per tematiche. Quelli ibridi sono i romances novellescos, di carattere narrativo. Grazie alla brevità e all'eterogeneità dei temi, predomina la versione soggettiva e sentimentale. Al contrario dei cantares de gesta, non importa la realtà dei fatti, ma emerge il lato sentimentale ( provocando dei sentimenti ). Mentre prima, con los cantares de gesta, si doveva provocare e suscitare l'ammirazione nei confronti dell'eroe, nelle romances, prevale l'interesse per le disgrazie e le debolezze, e ci si concentra sulle loro passioni, e per i loro sentimenti. Colui che ascolta, si identifica negli eroi. Moriscos: furono scritti dai cristinai. troviamo una visione idealizzata del mondo arabo, Descritto in modo brillante, stile lussuoso, barocco, venivano evidenziati i colori, venivano descritti i combattimenti a cavallo, con le lance. Con i moriscos, nascono personaggi famosi, e le storie d'amore finiscono sempre male, motivo per cui sono anche commoventi. Fondamentale è il lato umano dei romances, inoltre si sottolinea come si crea il mistero sulle cose che si raccontano, motivo per cui vengono usati gli indovinelli, numeri, la natura stessa e la climatologia. La brevità degli argomenti, non è dovuta ad un'intenzione del poeta, ma al fatto che venivano trasmessi oralmente. Percio' quello che il pubblico ha ricordato, viene tramandato. Santob de Carrion: un ebreo che scrive in castigliano Una menzione a parte meritano i Proverbios Morales di Santon de Carrion, in quanto si allontanano dalla cuaderna via, contengono una complessa tradizione testuale,e presentano evidenti relazioni e concomitanze con le didattiche ebraiche. I proverbios sono dedicati a Pedro I di Castiglia, anche se furono indubbiamente composti sotto il regno di Alfonso XI, tra il 1355 ed il 1360. Sono di chiara radice ebraica, sia per la forma metrica, che per gli insegnamenti in essi contenuti. I contenuti si nutrono del pensiero ebraico, caricato di relativismo morale, e di un innegabile pessimismo, basato sull'osservazione della vita quotidiana. IL LIBRO DE BUEN AMOR Il LIbro del cavallero Zifar e i romances piu' antichi, sono quasi contemporanei al Libro de buen amor. Le notizie sull'autore sono molto scarse, e provengono, per la maggior parte, dal testo stesso. Si chiamava Juan Ruiz, ed era arciprete de Hita; non è sicuro che durante la stesura dell'opera fosse prigioniero presso l' arcivescovo di Toledo. Il protagonista di questa autobiografia fittizia considera se stesso un chierico, dalla preparazione scarsa. Dalla lettura dell' opera, si evince che l'autore doveva essere un uomo di grande cultura, e il libro, il risultato di un'attività intellettuale, svolta durante molti anni, asptto che coincide con i dati dell'episodio di dona Endrina, in cui il protagonista si considera maturo, quasi vecchio. Tuttavia, il complicato gioco dell'io narrante, non ci dà sempre la sicurezza che le informazioni del racconto coincidano con la realtà storica di Juan Ruiz. Il contenuto del libro, presenta una grande ricchezza di argomenti, in modo che in molte occasioni risulta difficile seguire il filo narrativo per la qualità di excursus, digressioni, exempla, similitudini che complicano la logica del racconto. A grandi linee, si può dire che l'opera si struttura intorno alle vicissitudini che subisce il protagonista durante le sue pretese d'amore, il tutto raccontato in tono giocoso, a volte mediante allegorie. L'opera comincia con un'introduzione in cui si mescolano prosa e versi: si tratta di un sermone e di un paio di orazioni. Dopo alcuni gozos ( gioie ) della Vergine, si inserisce il primo exemplum, quello sulla disputa fra Greci e Romani, che è una parodia del linguaggio usato nei monasteri. Piu' avanti, Juan Ruiz difende il naturalismo amoroso, predendo come punto di partenza un libero adattamento del De Anima aristotelico. Segue un importante excursus che permette all'autore di entrare in questioni astrologiche e di considerare la predestinaizone come conseguenza dei commenti di Averroe'. L'episodio successivo è costituito dalla lunga disputa del protagonista con Don Amor; nell'episodio, si susseguono numerosi exempla e insegnamenti sui peccati capitali. La risposta di Don Amor, è una chiara dimostrazione dell' Ars Amandi di Ovidio. E, come il protagonista, anche don Amor ricorre a favole ed exempla, per rafforzare le capacità persuasive del suo discorso. Terminato il discorso di don Amor, prende la parola dona Venus, per continuare l'indottrinamento del protagonista: in questo punto, troviamo personaggi come Trotaconventos, mediatrice del rapporto tra don Melon ( nuovo protagonista ) e dona Endrina, che finiranno per sposarsi. L'arciprete, di nuovo protagonista, va in montagna. dove incontra diverse donne che lo rendono vittima dei loro violenti desideri sessuali: ci troviamo di nuovo di fronte ad una parodia letteraria, del genere della pastorella, che raccontava il delicato incontro tra un cavaliere e una fanciulla del popolo. La cuaderna via lascia spazio ad altre forme metriche, che riproducono le canticas de serrana ( parodia letteraria del genere della pastorella, in cui il cavaliere viene assalito da orride e nerborute montanare ). L'arrivo della Quaresima, porta alla meditazione e alla riflessione sui dolori della Vergine e sulla Passione di Cristo. La fine della Quaresima significa il ritorno vittorioso di Amor e Carnal; l'arrivo del corteo, viene acclamato dai sudditi in giubilo. La domenica, dopo Pasqua, festa di Quasimodo, l'arciprete, spinto dalle celebrazioni, decide di chiamare di nuovo Trotaconventos, la vecchia mezzana, la quale gli procurerà una vedova che, pero', sposerà un altro. La vecchia gli consiglia una monaca, dona Garoza, che si difende dai tentativi di approccio della mezzana e del protagonista, mediante exempla. La morte di dona Garoza, due mesi dopo, pone fine alle preghiere della monaca e alle delusioni dell'arciprete. Per alleviare la tristezza, il protagonista incarica Trotaconventos di trovargli un'araba, ma la mezzana fallisce, in quello che sarà il suo ultimo incarico, perchè morirà subito dopo, dando spazio ad un pianto parodico, in cui il protagonista ingiuria e maledice la Morte, e che culmina nell'epitaffio dedicato alla vecchia ( di nome Urraca ), che è, a sua volte, l'epitaffio di Achille, nel Libro di Alexandre. A partire da questo episodio, e fino alla fine dell'opera, si accumulano una serie di strofe, con scarsa relazione tematica fra loro. Questa forma, lascia pensare che si tratti di un insieme di parti, unite accidentalmente. In seguito, l'arciprete spiega come interpretare il suo libro, e fissa la data dell'opera in ciò che sembra un colophon. Il contenuto del Libro de buen amor, si presenta come un insieme caotico, dove gli episodi sembrano accumulati. E' una donna anziana, di bassa condizione sociale. Il nome Trotaconventos, è un nome particolare, significa " Colei che gira per i conventi" per mettere in pratica e offrire i suoi servigi. E' una donna bugiarda, ma allo stesso tempo, scaltra e furba. Tutti i personaggi, rappresentano l'angustia e il male di vivere, dovuto soprattutto alla crisi del sistema feudale. E' una società che si trova schiacciata tra le forze spirituali ( la fede in Dio ) e il potere terreno ( valori materiali - danaro ). In questo contesto, per riflettere la crisi sociale, il libro rappresenta la via di fuga ( parodia ). Stile e linguistica: varietà di versi; accanto alla cuaderna via, si alternano versi de arte menor ( ovvero di origine popolare ). Il testo si caratterizza per una grande ricchezza di parole: sinomini e refranes ( versi popolari ), che vivacizzano l' opera ( vivacità e umorismo ). La varietà linguistica è un altro pregio dell'opera. Nb. in questa lezione, abbiamo letto Le proprietà del danaro. Questa lettura, rappresenta un passaggio di contenuti, dai valori spirituali a quelli materiali. Del libro ci sono pervenuti 3 codici manoscritti: • Toledo • Gayoso • Salamanca Abbiamo una primitiva versione dei primi due, del 1330. Quello di Salamanca, è stato trascitto da Alfonso de Paradinas, nel 1343. Redazione complessa ed estesa rispetto alla precedente. 1728 strofe ( tetrastici monorimati - cuaderna via ) in 14/16 sillabe. Nei pochi tratti lirici abbiamo strofe di metro breve. Il racconto è strutturato da 13 storie amorose, di cui solo una va a buon fine. Sono inframmezzate da parentesi, e tutte queste parentesi svolgono funzione di exempla. Anche se spesso, sono autonome. Pertanto la storia principale, spesso è interrotta; la storia che interrompe ha una storia propria. spesso è difficile seguire il testo/filo conduttore. Non segue i criteri della logica narrativa tradizione. Il titolo del libro è stato coniato a posteriori da Ramon Menendez Pidal ( 1898 ). Nel testo, l'autore, preso atto che gli uomini abbediscono a due istinti, ovvero il benessere fisico e il piacere sensuale, e dato per scontato che anche egli non è esente da questi piacere, inizia a raccontare le proprie disavventure amorose, affinchè siano da monito ai suoi lettori, sul pericolo del loco amor. Delle avventure narrate, l'unica che l'autore non attribuisce a se stesso, è quella tra don Melon e donna Endrina. Dopo aver raccontato di questa storia, l'arcipreste si ritira in montagna, dove ha 4 incontri, con 4 montanare. Dopo di che, sopravviene donna Quaresima, che sconfigge e allontanta don Carnevale, fino a Pasqua, cioè quando don Carnevale ritorna insieme ad Amore. Importanza del gioco delle allegorie. Carnevale= godimento della vita Quaresima=privazione Gli episodi del libro si ispirano a fonti letterarie ( europee-araba-ebraica ). La storia di don Melon e donna Endrina fanno riferimento al Pamphilus. Riferimenti colti, linguaggio umoristico, rivolto al popolo. L'autore usa spesso dei diminutivi. Riesce ad intrecciare elementi fantastici ed elementi reali. Il senso dell'opera è l'arte di amare. TESTO: poteri/caratteristiche del denaro Denaro capace di cambiare le persone. Critica alla Chiesa, dove il denaro circola molto. Quali sono le proprietà del denaro ? • Fa correre gli zoppi e fa parlare i muti • l'uomo stolto può essere trasformato in dottore • chi non ha soldi, non potrà essere padrone di se stesso • vendita delle indulgenze • lo identifica con " EL " pronome, personificato • dà dignità agli stolti, è capace di trasformare verità in bugie e viceversa. La prosa: don Juan Manuel A metà del XIII sec. in Spagna, circola un tipo di prosa, con funzioni didattiche e moralizzanti. Abbiamo 4 tipi di collezioni: Racconti brevi: con origini orientali. I testi erano tutti testi arabi del VII sec. Un esmepio è il Kalila y Dimna, opera originaria scritta in sanscrito, che deriva dal Pachatantra, dove compaiono due linci ( o sciacalli ) che, nella forma araba, davano vita alle redazioni successive. Sono opere destinate all'educazione dei principi; sono dei dialoghi, tra il filosfo ed il re, i cui protagonisti sono gli animali. Sentenze: prese da testi sacri, servivano per la preparazione dei sermoni. I sermoni erano l'unico momento in cui la messa veniva recitata in castigliano ( tutta la restante parte era in latino ). In questo modo il sermono poteva essere compreso da tutti. Apologi: brevi aforismi filosofici, Arrivano in Spagna attraverso la letteratura araba, ed hanno provenienza diversa. Biblias romanceadas: ovvero la Bibbia tradotta in Castigliano. In questo modo la bibbia ha una diffusione molto ampia, perchè fruibile a tutti. La scuola dei traduttori di Toledo, ebbe, in questo contesto, un ruolo fondamentale. Tra il XIV e il XV sec. nascono in Spagna las primeras novelas. Conosciamo due sottogeneri: 1. Las novelas de cavalleria, le cui caratteristiche principali sono: • la struttura aperta, ad episodi • racconti avventurosi e rocamboleschi • l'amore per la donna • idealizzazione dell'amore del gentiluomo per la sua signora ( amor cortese ) • ideali di giustizia molto forti • idealizzazione dell'uomo che diventa eroe. 2. Las novelas sentimentales: che può essere in parte considerata un approfondimento delle novelle cavalleresche, nella parte in cui si narra una storia d'amore. Le caratteristiche della novella sentimentale: • carattere autobiografico, in cui il protagonista narra del suo struggimento e della sua sofferenza, per l'amore non ricambiato • la forma epistolare • viene dato risalto all'aspetto introspettivo, che permette una sorta di analisi interiore. Il libro che meglio rappresenta le caratteristiche di questo nuovo genere letterario è La Carcel de amor , pubblicato nel 1492 da Diego de San Pedro. L'opera è uno scambio epistolare tra Leriano e Laureola, la quale non ricambia l'amore di Leriano, il quale decide, infine, di suicidarsi. Tema caratterizzante è la religio amoris, per cui Leriano incarna l'uomo perfetto, venera la donna come una dea. In questo contesto, si inserisce la figura di Giovanni Emanuele di Castiglia ( don Juan Manuel ), vissuto tra il 1282 ed il 1348. Nipote di re Alfonso X e di Beatrice di Savoia, con il favore di re Sancho IV, divenne uno dei maggiori rappresentanti della prosa castigliana. Crebbe in una famiglia nobile, e la sua biografia è piuttosto ricca e conosciuta. Nacque a Toledo, partecipando attivamente alla politica castigliana. Il percorso stilistico che intraprese, tuttavia, non gli permise di disfarsi del peso della didattica, per potersi trasformare in uno scrittore moderno. Il XV sec. Il. XIV sec. in Castiglia, fu segnato da lotte intestine e dalla debolezza dei sovrani. Che spesso, dovettero sottomersi alle pretese della nobilità, pur di mantenere il potere. La situazione non migliorò neanche dopo la morte di Enrique III; a causa dei continui scontri, il potere della nobilità andava aumentando e, al tempo stesso, andava diminuendo il potere della monarchia. La tenera eta' di Juan II, non venne coinvolta in gravi tensioni, grazie all'atteggiamento dei reggenti, Caterina di Lancaster e Fernando, fratello di Enrique III. L' influenza di don Alvaro de Luna sul giovane re castigliano, a partire dal 1419 e gli sforzi fatti per allontanare il monarca dalle pressioni dell'alta nobilità, costituiscono una delle cause sfruttate dai nobili per mantenere una continua tensione con il re. Gli sconvolgimenti politici fecero cadere in disgrazia don Alvaro in un paio di occasioni, ma riuscì comunque ad uscirne vittorioso, fino a che nel 1453, non fu vittima dell'unione dell'alta nobilità, guidata dal marchese de Santillana, con Isabella di Portogallo, seconda moglie di Juan II. Catturato e poi decapitato a Valladolid, don Alvaro divenne il simbolo della volubilità della Fortuna per gli scrittori del XV sec. Il re sopravvisse solo un anno alla morte del mas grande hombre sin corona. La morte di Alfonso ( 1467 ), porto' i nobili a nominare erede Isabella, sorellastra di Enrique IV, e il re accettò l'imposizione. Al contrario di ciò che accade in altri regni peninsulari, sotto la Corona di Castiglia le ribellioni contadine acquistano rilievo solo in Galizia. Il matrimonio della nuova ereditiera ( isabella ) con l'infante don Fernando, erede di Aragona, spinse Enrique IV a modificare le decisioni gia' prese, nominando suo successore, la figlia Juana e provocando una nuova guerra civile, che finira' solo con la morte del monarca e la proclamazione di Isabella I regina di Castiglia. Il regno dei Re cattolici, Isabella I di Castiglia e di Fernando II di Aragona, cambia completamente il panorama, mettendo fine alla crisi politica e imponendo l'autorità reale sugli interessi nobiliari. Le corti di Toledo ( 1480 ) obbligarono i nobili a restituire alla Corona tutte le terre di cui si erano impadroniti dal 1464, mentre venne loro consentito di conservare le terre acquisite prima di tale data. L' unione di Castiglia e di Aragona, la fine dei disordini promossi dai nobili e il lavoro di organizzazione interna effettuato dai Re Cattolici, fanno della Spagna uno stato moderno, con una monarchia forte, paragonabile, per alcuni aspetti, a quella di Francia o Inghilterra. Come conseguenze delle epidemie del XIV sec, la Castiglia era riuscita ad imporsi economicamente sul resto del regno peninsulare: l'allevamento era concentrato nelle mani di pochi, mentre l'industria e l'artigianato erano quasi scomparsi, ed erano aumentate le terre incolte per mancanza di manodopera o per le carestie. La lana di Castiglia era diventata fonte di ricchezza, favorita nell'esportazione dalla potente flotta castigliana; tuttavia, i proprietari di greggi, di solito nobilità e clero, destinarono gli introiti di tale commercio all'acquisto di generi di lusso ( tessuti, quadri, oreficeria ), senza che la popolazione rurale riuscisse ad avere un reale miglioramento della qualità della vita. Ma, a metà secolo, ci fu un grande cambiamento: il regno di Granada risentì della scarsità dell'oro proveniente dall'Africa. La creazione di nuove strade per il trasporto delle mercanzie e soprattutto la ricerca di centri di produttori di spezie e di altri beni di lusso, spinsero i portoghesi e i Castigliano-aragonesi, sul mare, originando numerose conquiste e scoperte di nuove terre, tra le quali, nel 1492, l' America. Gli Ebrei e i mudejares, ultimo anello della società, subirono attacchi da parte di tutti, in quanto accusati di essere la causa dei problemi: nelle corti di Valladolid fu loro imposto un distintivo sugli abiti; poco piu' tardi, fu emanato un emendamento con il quale si inasprirono le leggi nei confronti di musulmani ed Ebrei ( 1412 ). Le tensioni aumentarono, fino all'espulsione degli Ebrei e dei mudejares granadini, la conversione forzata del resto dei mudejares e le repressioni contro i moriscos ( ovvero, mudejares convertiti al cristianesimo ). Tuttavia, gli Ebrei continuarono a mantenere una fervente e ricca attività culturale, malgrado le frequenti persecuzioni a cui venivano sottoposti. In questo periodo, venne tradotta la Bibbia, in castigliano. Da sottolineare che venne tradotto il testo in cui sono riunite tutte le differenze tra Ebrei e cristiani. L'opera di traduzione, venne iniziata da Juan de Zamora, dominicano dell' Università di Salamanca, e poi dai maestri e dottori del convento di San Francesco di Toledo. Questa versione della Bibbia, conosciuta come Biblia de Alba, fu terminata nel 1430. La narrativa catalana di questo secolo, spicca ancora di piu' per gli eccellenti libri di cavalleria, come l'anonimo Curial y Guelfa, ambientato in Italia e che mostra chiaramente di essere stato influenzato dall'opera di Boccaccio; o come Tirant lo Blanc, opera iniziata nel 1460 da Martorell, e terminata da Martì Joan de Galba, che la stampo' nel 1490 a Valencia. Quest'opera, rappresenta un notevole progresso tecnico per le forme della narrazione, ed è un anello imprescindibile della catena che, dai primi libri di cavalleria, porta al Quijote. Sicuramente il fatto culturale piu' significativo del XV sex. castigliano è l'accesso dei laici alle lettere. Il XV sec. è caratterizzato dal fiorire dei Cancioneres, dallo sviluppo dei libri di cavalleria, e dalla nascita di altre forme narrative, come le finzioni sentimentali. I cavalieri non possono piu' occuparsi di guerra, in quanto è cambiato il modo di combattere; è nata la burocrazia, nella quale neanche i nobili hanno un gran peso, e, sul versante economico, la borghesia e i commercianti sono riusciti a superare buona parte dei cavalieri. Ad ogni modo, non tutti i nobili amavano occuparsi delle lettere: erano in molti a disprezzare lo studio anche delle materie piu' utili, con grande scandalo degli umanisti italiani, che consideravano la Spagna, e in modo particolare la Castiglia, un paese di barbari. La poesia Pero Lopez de Ayala Di famiglia nobile, svolse numerosi incarichi diplomatici. Grazie al suo lavoro, riuscì ad entrare in contatto con gli scrittori piu' importanti del momento. Quando venne fatto prigioniero nella battaglia di Aljubarrota, e rinchiuso nella fortezza di Obidos, comporrà la maggior parte del Libro Rimado de Palacio. Un volta uscito di prigione, frequento' i maggiori autori francesci dell'epoca; e tradusse molte opere. Nel 1400 divenne precettore dei figli dell'ammiraglio don Diego Hurtado de Mendoza. Tra i suoi pupilli, c'era il futuro marchese di Santillana. Non possiamo sostenere che il cancelliere Ayala fosse un umanista; ma costituì un punto di appoggio sicuro, perchè grazie a lui, circolarono testi fino ad allora sconosciuti in Castiglia, e formo' un circolo di studiosi e letterati. Se don Juan Manuel è l'ultimo rappresentante dell'alta nobilità letterata, con Lopez de Ayala assistiamo ad un graduale rinnovamento: continua a coltivare la cuaderna via, dimostrando di conoscere anche gli autori classici. Il suo scritto piu' importante è il Libro Rimado de Palacio, in cui critica la società del suo tempo, censurando la Chiesa e i diversi governi civili. L'uso della cuaderna via, e il carattere didattico-moralizzante dell'opera, evidenziano la tendenza delle impostazioni estetiche dell'autore, che riunisce le sue poesie in una sorta di canzoniere personale. A differenza del Libro de buen Amor, nel Rimado non c'è spazio per le burle; ma tutto è serio e solenne, e di spirito pessimista. La poesia del Cancionero La poesia lirica stava iniziando a prendere una nuova direzione. La scuola poetica galaico-portoghese inizia il suo periodo di decadenza; i poeti abbandonano la loro lingua, per passare al castigliano. Il punto di partenza dell'adozione del castigliano è nel 1350, anno in cui don Pedros, conte di Barcelos, lascia ad Alfonso XI un libro di canciones: tutti i poeti inclusi nei cancioneiros esistenti, scrivevano in galaico -portoghese. Il punto di arrivo, è il Cancioneiro de Baena, la cui regola generale è l'uso del castigliano ( siamo nel 1430 ). Sono circa 70 anni, dei quali però non sappiamo molto. Gli autori piu' antichi inclusi nel Cancionero de Baena ( come Alfonso de Villasandino ) iniziarono l'opera nel 1370, per cui la lacuna potrebbe ridursi a circa 20 anni, fondamentali per conoscere l'evoluzione del processo. Si possono addurre diverse ragioni che spiegherebbero l'abbandono del galaico-portoghese in Castiglia: l'allontanamento e le tensioni con il regno di Portogallo, che terminarono con la sconfitta castigliana ad Alijubarrota nel 1385, dove venne catturato anche Pero Lopez de Ayala ). Qualsiasi concessione, anche linguistica, ai vincitori sarebbe stata considerata un affronto alla corte. Il primo passo per la nascita del Cancioneiro, fu la separazione di musica e parole, che fino al XV sec. erano rimaste unite. La separazione permise composizioni poetiche destinate alla lettura e non al canto. Inoltre, la separazione della musica dalla parole, facilitò la formazione di generi fissi, praticamente inesistenti fino ad allora: lo sviluppo di canciones e villancicos in Castiglia; canzoni, balletti e sonetti in Italia e ballades e rondeaux in Francia. Nasce così la lirica cancioneril: così chiamata quell'insieme di poemi raccolti in canzoni. Si tratta di canzoni complesse, che si raggruppano in versi di 6/8 sillabe, generalemente in forma tripartita ( influenza di Petrarca ). Era frequente che l'esposizione dei concetti si trovasse poi nelle rime. Uno degli espedienti piu' usati in questo tipo di lirica in cui una voce narra, ed è maschile, con espressione Quasi tutta la poesia del XV sec. si può spiegare considerando le variazioni sullo stesso tema, la fortuna e la morte, che sono temi costanti. Il tema della morte occupa un posto importante nella letteratura; dopo una lunga tradizione cristiana, che aveva funzione consolatoria, nascono le lamentaciones. Finivano le glorie terrene. Viene dato risalto a 3 topici: • Ubi sunt: dove si trovano quelli che hanno retto il mondo • Corruzione del corpo/passioni: che vengono condannate • La morte: che coinvolge tutti gli uomini, mettendoli sullo stesso piano, senza distinzioni di classe sociale. La paura della morte veniva dalla peste, che aveva provocato un disastro demografico e che aveva fatto crescere, in Europa, la danza macabra, che è un genere di poema nel quale vengono rappresentati scheletri danzanti; la morte può prendere a braccio una persona, in qualsiasi momento. Troviamo anche immagini forti, come cadaveri in putrefazione, e altre immagini che lasciano il segno. Il messaggio è che la morte mette tutti sullo stesso piano. In Spagna troviamo un solo esempio di danza macabra, la Danza general de la muerte, che presenta una versione ampliata, stampata a Siviglia nel 1520, in forma anonima. Senza illustrazioni; dialoghi endecasillabi, con personaggi conosciuti, che la morte chiama ad uno ad uno. L'intento era sempre moralizzante. Jorge Manrique Nato a Paredes de Nova, nel 1440; viene considerato il massimo autore in lingua castigliana; nasce da famiglia nobile. Il padre era conte de Paredes, e faceva parte dell'ordine dei cavalieri di Santiago. E' autore di " Coplas per la muerte de su padre " e di un Cancioneiro, circa 50 composizioni di carattere amoroso e allegorico. Ma è con le Coplas, che egli ebbe fama immediata e duratura. Non si sa quando comincio' a scriverle, ma è probabile che sia il frutto di un'elaborazione lenta, eseguita in momenti diversi. La parte iniziale potrebbe essere stata concepita con un altro proposito, e sarebbe anteriore alla morte di don Rodrigo; il nucleo centrale è di poco posteriore alla scomparsa del padre, e fu probabilmente ritoccato durante la prigionia e in seguito. SI racconta che nascondesse due strofe negli indumenti quando cadde ferito a morte. Si è soliti indicare tre parti: una dedicata alla morte in astratto, uno alla morte storica e la terza a quella del padre. Considerato sotto un altro aspetto, si tratterebbe di un processo che va dal generale al particolare. In questo processo, la strofa XXV rappresenta il passaggio dall'esperienza comune all'eccezione, che segna la figura singolare dell' ufficiale don Rodrigo: J. Manrique ha saputo introdurre il pubblico, lettore, ascoltatore, all'interno dell'opera, attraverso accorgimenti di grande effetto. Innazitutto, utilizza sempre, fino alla strofa XXV, un plurale inclusivo, in cui la forma nostros diventa la chiave della costruzione. Le idee esposte sono comuni, e conosciute da tutti.Il pubblico si identifica immediatamente con il poeta, e accetta i suoi sentimenti come i propri. Inoltre, l'autore rafforza questo rapporto attraverso un continuo uso di verbi che si appellano all'esperienza collettiva: si ripetono le esortazioni, e i riferimenti a quello che tutti hanno visto e conosciuto. L'esperienza generale, quella che unisce il pubblico e il poeta, arriva fino alla strofa XXV; poi inizia il nucleo principale della composizione, ovvero cio' che J. Manrique vuole trasmettere: la vita armoniosa e semplicemente perfetta dell' ufficiale don Rodrigo. A partire da questo momento, non appaiono piu' i plurali inclusivi. Don Rodrigo avanza da solo verso la morte; lo scenario è quello di corte, con tutto il suo sfarzo. Si nota anche un violento contrasto tra la serena figura di don Rodrigo e la vita turbolenta che si svolge intorno, mentre il protagonista avanza lasciando dietro coloro che sono morti prima di lui, eroi, personaggi famosi e anche - vittoria suprema - i propri nemici. Le Coplas danno un'immediata impressione di tranquillità e di armonia, sia per le idee esposte che per la scorrevolezza del pensiero, nonostante il poema sia stato scritto in un periodo molto lungo. Temi ricorrenti sono il veloce scorrere del tempo, la vanità, tipica della condizione umana e la nostalgia per le persone amate, che non ci sono piu'. La poesia esalta i valori etici e gli affetti familiari; le coplas sono un inno grandioso alla funzione glorificatrice della poesia. La piu' grande innovazione di Manrique, è di aver inventato un nuovo metro, chiamato pie' quiebrado, o strofa manriquena. Sono coplas con versi da 8 sillabe e poi da 4 sillabe, che è la metà del primo. Rifiuta il verso di arte mayor, prediligendo appunto il verso di 8 sillabe, perchè piu' facilmente comprensibile. Conferisce musicalità al verso, e spezza la monotonia, dando così musicalità anche al testo, e ritmo. Viene utilizzato un lessico molto semplice. Nascono anche le reiterazioni, con tutte le loro sfumature. Un ricco repertorio di figure letterarie per esprimere ciò che tutti sanno << como se pasa la vida, come se viene la muerte >>, << como a nuestro parecer, cualquiera tiempo pasado fue mejor >> Opera tripartita, nella prima parte si sofferma sulla meditazione, nella seconda parte invece, parla di personaggi importanti. E nell'ultima, troviamo il dialogo del padre, con la morte. A differenza de las danzas macabras, qui la morte appare in modo differente: non come uno scheletro, ma con un pugnale in mano. Il dialogo tra don Rodrigo e la morte: don Rodrigo Manrique accetta la morte serenamente, come se fosse una cosa naturale. Questa visione scrive esattamente quello che è il credo cristiano cattolico. Le coplas per la muerte de su padre, alludono alla concezione medioevale delle 3 vite: Vita terrena - fama - vita eterna Alla fama abbiamo accesso tramite le nostre gesta. Queste tre vite potrebbero corrispondere ai tre gradi dell'esperienza umana: Edonistico = vita terrena = slancio nei piaceri Impegno etico = impegno nella società Slancio trascendente = lo acquisiamo dopo la morte. Importante è la struttura ad imbuto delle coplas, che funge da elemento coesivo dell'opera. Consiste in una struttura che parte dal generale, per arrivare al particolare. Nelle prime, Manrique riflette per lo piu' su temi filosofici, nella seconda parla delle morti illustri, nell'ultima della morte del padre. La morte non è sicuramente un tema nuovo, basti pensare a La Danza de la muerte; ma Manrique riesce nel taglio personalissimo, caratterizzato da fattori diversi: l'estraneità al macabro e alla decadenza, la Fortuna che in questo caso, è strettamente subordinata alla morte, e soprattutto, l'immagine di quest'ultima che, a differenza delle opere precedenti, è interamente cristiana. Motivo per cui risulta serena e consolante. Ma ciò che rende unica l'opera di Manrique, è lo stile: semplice, composto ed essenziale. Inoltre, l'uso del pronome noi ( inteso come lettore + autore ) in luogo dell' yo narrante, che svolge un ruolo di coinvolgimento del lettore, che viene facilitato nell'apprendimento degli insegnamenti che l'autore vuole dare. Contemporaneo di Manrique, fu Juan del Encina, poeta, drammaturgo e musicista spagnolo. La sua opera drammatica gli valse l'appellativo di patriarca del teatro spagnolo. Nella produzione matura l'amore tragico che si evolve nel trionfo dei valori rinascimentali, l'esaltazione dell'amore e della bellezza. Di Encina, si conoscono un Cancioneiro, che raccoglie liriche di breve respiro, dove predomina un tono giocoso. Scrisse un romances per la morte del giovane re ( Che morì a 20 anni ). Fu cantato con il flauto in diverse occasioni. La prosa A lungo, la prosa si era limitata ai genere di carattere didattico o moralizzante; Tuttavia agli inizi del XIV sec. appare una prima opera di finzione, il Libro del cavallero Zifar , scritto in prosa, che ostentava una credibilità presa in prestito dalla storiografia. Se la prosa veniva utilizzata per raccontare fatti realmente accaduti ( cronache e storia ), la narrazione in prosa di un avvenimento qualsiasi, avrebbe portato ad un'associazione con fatti reali. Così, la prosa verrà coltivata con maggior impegno da romanzieri e da storiografi. La prosa, inoltre, guadagna importanza grazie all'accettazione di un nuovo genere: il romanzo. Il racconto El conde Lucanor, di don Juan Manuel, costituisce un pilastro della narrativa breve. La sua struttura ben definita, e il dialogo tra Lucanor e Patronio, e il fine pratico contenuto in ogni racconto del libro, rendono evidente la concezione unitaria del libro, e una preoccupazione linguistica superiore a quella dell'epoca. Di certo, don Manuel non seppe liberarsi dalla concezione moralizzante ereditata dalla tradizione, che aveva fatto del racconto un elemento essenziale dei sermoni. Ragion per cui, il racconto sarà a lungo vincolato alla predicazione. In questa tradizione si inserisce l'anonimo Libro de los gatos, difficilmente databile e con un titolo enigmatico, in quanto non si sa a che si riferisce la parola gatos. la profondità e la complessità dell'opera. Tenendo a mente la struttura, dobbiamo tenere a mente 3 tipi di fattori. Il motore principale è l'amore, o la passione. Si tratta di amore tragico ( contrasto tra amore e morte ). L'atto XII è importante: è il primo incontro d'amore tra Calisto e Melibea. Mentre la prima morte, è quella di Celestina. L'amore e la morte si fondono in un unico atto. Se all'inizio vediamo un'ascensione verso l'amore, dopo è la morte ad essere la protagonista. La seconda parte inizia con l'omicidio di Celestina, per mano di Sempronio e Parmeno. La morte diventera' la forza trainante dell'azione. Dopo la morte di Celestina, Tristan e Sosia comunicano l'esecuzione di Sempronio e Parmeno. La Celestina è un'opera unica, in termini di creazione dei personaggi. Anche se Calisto e Melibea sono protagonisti, è Celestina a dominare la scena e l'opera, ulteriore spiegazione del cambio titolo. Sul personaggio di Celestina, sono state caricate tutte le qualificazioni immaginabili. anche quelle demoniache. Ma Celestina non è un personaggio demoniaco, ma umano, che vive del vizio e delle passioni altrui. Quello che fa Celestina è usare tutte le sue arti, dalla stregoneria alle occasioni per raggiungere il suo scopo: il denaro. Perchè la sua piu' grande passione è l'avidità. La sua conoscenza della natura umana, l'inganno, la menzogna,la presunta compassione, il cinismo, l'ironia, la stregoneria e soprattutto la sua vasta esperienza, il tutto messo a servizio della sua passione, che è l'avidità e non la lussuria. Celstina è passata alla storia come l'incarnazione della morale, senza scrupoli, puramente utilitaristica, per tutto quello che è lecito, se è a loro vantaggio, non risparmia nessun mezzo per raggiungere l'obiettivo. E' anche importante sottolineare che Celestina ama il suo lavoro, e lo fa con l'interesse di una professionista. Il fondamento di questo comportamento sono due aspetti: la sua filosofia dell'amore e un atteggiamento psicologico definito. Per lei l'amore è una fonte di vita che la natura offre, ed è opera di Dio. Altro tratto caratteristico di Celestina è che è testimone storica della società. Calisto, nobile cavaliere di notevole ingegno, non possiede la fermezza e la determinazione di Melibea. E' volubile, impressionabile, facile da scoraggiare. Le due caratteristiche di questo nuovo personaggio sono: da un lato, l''infatuazione totale, l'amore come follia. In secondo luogo, il suo egoismo e la sua insicurezza. L'amore porta a lodare Melibea. Cade così negli schematismi dell'amore cortese e delle esagerazioni degli amanti, frutto del cuore, e non della ragione. Incarna l'amore cieco, la passione scatenata, la passione che lo rende schiavo, fino a diventare un personaggio tragico. Altra caratteristica è la sua insicurezza. E' così insicuro che perde importanza in favore di Celestina, e dei suoi servi, che diventano i personaggi principali dell'opera. La passione di Calisto, lo porta ad un profondo egoismo; Calisto si preoccupa solo del raggiungimento dei suoi desideri, motivo per cui, morirà. Il ritratto di Melibea, potrebbe farci pemsare che si tratti di una donna dell'amor cortese. Siamo di fronte ad un ideale femminile di bellezza tipico del Medioevo dell'intero rinascimento. Un ritratto piu' ideale e sognante, che reale. Ma sebbere il ritratto fisico di Melibea somiglia ad una bellezza tipica dell'epoca, la sua personalità no. Melibea è gia' profondamente individuale; sa come agire, in modo pratico e diretto, cercando ciò che chiede. Melibea non è la giovane donne la cui volontà viene legata a quella dei genitori, non esiterà ad ingannarli, a fingere e a raggiungere i propri desideri. In questo senso, Melibea rappresenta, nella letteratura spagnola, la prima grande rappresentazione dell'individualismo. La sua passione è espressa con la vera intuizione dell'anima femminile: dal rifiuto iniziale, alla sua appassionata resa a Callisto, nel giardino di casa sua, passando attraverso finte proteste e finti rifiuti. Melibea, innamorata, non si fermerà di fronte a niente. Si fa convincere da Celestina, inganna la madre e si arrende a Calisto. E' una donna energica, appassionata e arrogante. Una donna moderna. Afferma in tutta l'opera la sua individualità, la forza e la passione. Un cenno va anche ai suoi genitori, Alisia e PLeberio, che hanno importanza sociale. Sono il riflesso di una coppia borghese, orgogliosi della loro figlia, e fiduciosi della sua innocenza. Alisia, la mamma, non sa cosa succede alla figlia. E' estranea, PLeberio, invece, è un padre amorevole. Preoccupato per la figlia. Sarà lui a dare testimonianza dell'insegnamento finale. I servi di Calisto sono delineati con indiscutibile maestria e originalità. Non sono semplici servi. Parmeno, Sempronio, Alicia e Areusa rappresentano la realtà sociale: il ceto sociale piu' basso, quello dei servi e delle prostitute, tipico delle grandi città. La nota piu' importante è che i personaggi di basso ceto sociale, ovvero la gente della città, entra a far parte della commedia umanistica. Con questi personaggi, l'autore è riuscito a sottolineare la situazione sociale ed economica del tempo. Nella Celestina, i servi decidono, mettono condizioni, domande e sono pezzi chiace senza i quali l'opera non andrebbe avanti. I servi sono interpreti della volontà del Signore. I servi sono talmente importanti che, quando Parmeno e Sempronio muoiono, vengono immediatamente sostituiti da SOsia e Tristano. Anche i servitori perseguono avidita' ed interessi. La Celestina: analisi Problema di genere: generalmente, la Celestina viene definita un'opera teatrale, perchè insiste sul dialogo dei personaggi, non ci sono descrizioni. Lo sviluppo della trama avviene attraverso il dialogo dei personaggi. Come se fosse un'opera teatrale. Ma, tuttavia, non è possibile definirla come tale ( è stata definita Novela Dialogada , ovvero romanzo dialogato ), perchè gli atti sono 21 ( mentre di solito, in un 'opera teatrale, gli atti sono 5 ). La riforma del teatro ci fu successivamente, durante el siglo de oro ( Che ridurrà gli atti da 5 a 3 ). Ma nel momento in cui la Celestina compare, il teatro seguiva le regole aristoteliche, e gli atti erano 5. E' uno dei romanzi che ha avuto piu' trasposizioni teatrali, grazie ai dialoghi, che rendono le trasposizioni molto semplici. Problema sull' edizione e sulla data: La prima edizione, datata 1499, a cui risale l'edizione di Burgos, è un'edizione a testimone unico, cioè ne esiste una sola copia ( un solo manoscritto ). Ebbe successo da subito, tanto che già nel 1501 abbiamo le prime trasposizioni teatrali. Non è questo il testo definitivo, perchè ha solo 16 atti, mancano alcune pagine iniziali e non è firmata. All'autore si è potuto risalire attraverso un acrostico, contenuto nelle poesie inserite nell'opera. L'edizione del 1503 è quella che ci è arrivata completa, con il titolo di Tragicomedia di Calisto e Melibea, alla quale sono stati aggiunti i 5 atti. Gli atti non sono stati aggiunti alla fine, ma nel mezzo. L'autore ha dovuto operare con attenzione questa aggiunta, per far sì che l'opera mantenesse la sua coerenza stilistica e tematica. L'autore sottolinea come, nei 5 atti, ha dovuto mantenere l'intento didattico-moralizzante dell'opera. La storia de La Celestina Calisto e Melibea = estrazione sociale elevata. Attorno a loro, ruotano tanti altri personaggi, di estrazione sociale minore ( i servi, Parmeno e Sempronio, Elisia e Areusa ). La caratteristica è che si muovono sempre in coppia. La Celestina è una storia di donne, Ci sono stati tanti studi, anche oggi, che hanno sottolineato l'importanza della figura femminile. Che è colei che muove l'opera, ovvero Celestina. Sono importanti anche Areusa e Elisia ( le due protette di Celestina ). perchè per la loro voglia di vendicarsi di Calisto, che poi morirà e successivamente Melibea si suicidera'. Ed è grazie a loro che la trama prende questa piega. Storia: quando i servi cercano di uccidere la Celestia, ques'ultima chiederà aiuto prima di morire, e le due protette, che avevano una relazione amorosa con Parmeno e Sempronio, vogliono vendicarsi di Calisto, perchè credono che Parmeno e Sempronio, siano stati uccisi da Calisto, e dalla sua voglia di possedere Melibea. Le due donne gli tendono una trappola, nella quale lui accidentalmente cadrà; e alla fine si suiciderà anche Melibea ).
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