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Storia della Spagna: Dalle origini alla fine del XVIII secolo - Prof. Capuano, Appunti di Letteratura Spagnola

Una panoramica della storia della spagna, dalla sua colonizzazione fino al xviii secolo. Vengono descritti i popoli che si insediarono in spagna, il processo di romanizzazione, la dominazione del califfato di damasco omayyade, la dinastia di abderraman i, la decadenza della spagna durante il xvii secolo, la guerra dei paesi bassi, la guerra con la francia, la guerra d'indipendenza spagnola e la ritirata dei francesi dalla spagna. Vengono inoltre descritte le caratteristiche del barocco, la letteratura barocca e il romanticismo in spagna.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 16/03/2024

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Scarica Storia della Spagna: Dalle origini alla fine del XVIII secolo - Prof. Capuano e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Letteratura spagnola La Spagna è caratterizzata da una monarchia parlamentare con solo un ruolo rappresentativo, 17 comunità autonome con un proprio parlamento, 48 milioni di abitanti e 5 varietà linguistiche (Castigliano, Catalano, Galiziano, Basco, Occitano). Inoltre fa parte dell’Unione Euronea dal 1986 e ad oggi regna Re Felipe VI di Borbone dal 2014, con il primo ministro Pedro Sánchez Pérez Castejón, Leader del PSOE (Partido Socialista Obrero) dal 2018. Dal 218 al V/VI sec a.C i primi popoli ad abitare la penisola furono gli Iberi, di origine africana, e i Celti, del Nord o Centro Europa. Grazie ai 3 mari che bagnano la Spagna e alle sue varie ricchezze, popoli come Fenici (Sud), Greci (parte Orientale), Cartaginesi e Celtiberi (unione tra Celti e Iberi, al Centro) furono attratti. I Romani arrivarono nel 218 a.C fino al V sec d.C, dopo aver vinto la seconda guerra punica contro i Cartiginesi, per ottenere il controllo del mar Mediterraneo. Chiamarono la Spagna, Hispania, iniziando il processo di romanizzazione, adottando misure simili a quelle di Roma (fondazione delle città come centri politici/culturali, uso lingua latina, creazione rete stradale, intensificazione produzione agricola, mineraria e della pesca, utilizzo stesse leggi, istituzioni giuridiche, religione inizialmente politeista, poi monoteista, si era però molto tolleranti, poi creazione opere architettoniche/civili). Nel V sec d.C vi erano i Visigoti (popoli barbari) fino al 711, a causa della crisi dell'impero romano inziata nel Ill sec d.C. Crearono un proprio regno, mantenendo il latino e la struttura sociale dei Romani e cristianizzandosi nel VI sec d.C, con Toledo capitale. Tuttavia vi furono crisi, pesti, abbandono dei campi dai contadini, persecuzioni della minoranza ebraica. La fine di questo popolo fu a causa della lotta intestina tra due dinastie per la successione al trono. Successivamente arrivarono gli Arabi nel 711, dopo la Batalla de Guadalete contro i Visigoti. Il generale Tarig di Tangeri arrivò attraverso lo stretto di Gibilterra e l’anno dopo lo seguì l’emiro del Magreb con un esercito rinforzato, conquistando vari territori. La Spagna divenne una provincia dipendente, chiamata “Al Andalus” sotto il dominio del califfato di Damasco Omayyade. A metà del VIII sec Abderraman I fuggì dal massacro organizzato dalla dinastla dei Abbasidi per annientare la sua famigla, arrivando in Spagna e proclamandosi emiro indipendente. Nel 929 l’emiro Abderraman III adottò il titolo di califfo, rompendo i vicoli religiosi con Bagdad e iniziò il periodo del Califfato di Córdoba. Nel XI sec si disintegrò il califfato e sorsero i regni di Taifa in costante guerra tra loro, il che facilitò l'avanzata dei cristiani. L'ultimo Taifa sopravvissuto fu “Granada”, governato dalla dinastia Nasride (1232-1492). La società araba era cosmopolita, composta dai convertiti Muladies, Mozarabi (Cristiani non convertiti, che pagavano tasse per avere gli stessi vantaggi degli Arabi di nascita). Vi erano nuove coltivazioni, come lo zafferano, progressi nell'arte/scienza (numeri arabi, introduzione dello zero fino ad allora sconosciuto), mecenatismo, medicina, Córdoba era la città più ricca d'Europa, assenza di analfabetismo, scuola di traduttori di Toledo, esempio di tolleranza e convivenza pacifica. I Cristiani spagnoli erano a Nord in gruppi di resistenza. Con la vittoria del re Cristiano Pelayo nella battaglia di Coradonge (722) iniziò l’avanzamento verso Sud. Nacquero i regni Cristiani delle Asturias, León, Navarra, Portugal, Castilla, Aragón. Nel 1212 una coalizione Cristiana sconfisse i mori nella Baltaglia delle navi di Tolosa e iniziò il declino dei musulmani. Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente (476) vi fu un periodo di frammentazione a causa delle invasioni delle popolazioni germaniche. In ogni zona il latino aveva caratteristiche diverse, che crearono le lingue romanze. Il castigliano è una delle lingue di quel periodo, diventata nazionale verso la fine del Medioevo, raggiungendo la maturità nel 1400 con la grammatica di Nebrija. I primi testi in castigliano risalgono al X sec (glossari) e la culla della lingua è a Nord della Castiglia. La letteratura medievale  Il monopolio culturale era della Chiesa, i monaci amanuensi copiavano a mano i testi e nacquero le università nel XIII sec. I nobili si interessarono alla letteratura. La letteratura medievale si divideva in 1)Cantigas (lirica popolare, poesie cantate in lingua galiziano-portoghese), Villancicos (canzoni popolari in Castigliano) e Jarchas (composizioni poetiche brevi in mozarabico, tema 1)Novela de caballeria: l'eroe è protagonista, cavaliere fedele al suo re con l’esaltazione dei valori cavallereschi (El Quijote sovvertirà questo genere) 2)Novela pastoril: si ispira alle Bucoliche di Virgilio, sull'amore platonico, puro, virtuoso. I protagonisti sono dame, cavalieri travestiti da pastori che vivono amori sinceri. 3)Novela morisca: si recuperò il Medioevo con guerre tra cavalieri cristiani e arabi e protagonisti idealizzati. 4)Novela bizantina: romanzo d'amore/ avventura con protagonista una coppia di innamorati. 5)Novela Picaresca: uno dei generi più rappresentativi del secolo d’oro. Picaro è l’antieroe, vagabondo solitario, di origine umile che trascorre la vita con ironia e astuzia, vivendo di espedienti impara a vivere con sforzo e riesce poi ad integrarsi. Caratteristiche del genere sono la forma autobiografica (prima persona), origini degradanti (figli di ladri, perseguitati dalla legge, orfani), satira sociale sulle ingiustizie e i difetti della società, visione pessimista della vita dove l'uomo è affitto dalla miseria e ingegno picaresco per combattere la fame. Inoltre vi sono il desiderio di ascesa sociale, poiché non si rassegna nel mondo in cui vive, si scontra con uno avverso. La morale descrive un mondo di malvagità e perversione per giustificare le sue azioni. L’intenzione moralista è la presenza di commenti durante lo svolgimento del racconto, con una struttura aperta (l'opera è formata da scene isolate) e l’irruzione del mondo dell'infanzia nella narrativa. Lazarillo de Tormes (1554), opera anonima. Miguel de Cervantes (1547-1616) Creatore del romanzo moderno in Spagna. L'opera piu importante è “El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancho” pubblicato nel 1605/1615 con caratteristiche del XVI secolo. Cervantes modificò il genere "novela" dei racconti brevi rendendola un racconto esteso, realista, nazionalizzando i personaggi, umanizzando i dialoghi, infatti non sono più modelli, ma reali come i luoghi delle vicende. Inoltre, ci sono varie voci narrative e punti di vista. El Quijote è un'opera che vuol criticare, ridicolizzare “Las novelas de caballerías”. Il Barocco  Il 600 rappresentò in Europa il secolo della crisi, anche se la decadenza Spagnola fu maggiore poiché la Spagna perse la sua supremazia nel continente. Le guerre esterne, le lotte intestine, la fine della dinastia degli Asburgo contribuirono alla crisi che ebbe ripercussioni in molti ambiti, tra cui economico e demografico.  I regni che dominarono il secolo furono quelli di Felipe IlI, IV e Carlos II. Ciò che li accomunava fu che l’importanza del re venne ridimensionata dai Validos, nobili che, come dei primi ministri, traevano profitto del suo potere consolidandone i privilegi. Felipe III (1598-1621) La Spagna perse prestigio, forza, ma non territori. Il re aveva carattere debole, mancanza di capacità e si dedicava troppo a distrazioni, infatti ne determinò che l'amministrazione pubblica entrasse in una fase deplorevole, gli incarichi pubblici erano oggetto di scandalose compravendite, e vi fu un rilassamento generale nella morale del paese. Inoltre il re ebbe come valido il “Duque de Lerma” che esercitò una grande influenza su di lui al punto da avere l'autorizzazione a firmare al suo posto. Felipe IV (1621-1665) Figlio di Felipe III, visse lontano dalle funzioni di governo, affidate al conde-duque de Olivares, uomo astuto, vanitoso e con manie di potere, il che lo portò a prendere decisioni disastrose, come trascinare la Spagna in una Guerra con i Paesi Bassi, che dopo varie vicissitudini, finì con la perdita dell'Olanda. Anche le guerre con la Francia finirono con la firma della “Paz de los Pirineos” nel 1659, che fecero perdere ulteriori territori in Europa. Inoltre anche il Portogallo si ribellò e dichiarò indipendente dalla corona nel 1640. Le nuove tasse di Olivares per far fronte alle campagne belliche crearono scompigli contro il potere centrale, come il conflitto Catalano. Il duca raggiunse un'impopolarità notevole al punto da essere sostituito da un nuovo valido don Luis de Haro. La situazione precipitò nella politica estera e interna e si diffuse il detto "Si el rey no muere, el reino muere". Carlos Il (1666-1700) Tutte le speranze riposte nel nuovo re furono disillusioni, la sua inettitudine, superbia lo rosero impopolare, infatti lasciò il potere in mano a dei favoriti, con cui l’immortalità pubblica giunse a grandi estremi. La Spagna decadente di Carlo Il concise con la Francia potente di Luigi XIV, le cui ambizioni lo portarono a scontrarsi tre volte con tre guerre consecutive in cui la Spagna perse territori. Carlos Il era fragile, si pensava addirittura fosse vittima di un maleficio, motivo per cui passò alla storia come Carlos Il al Hechizado. Si sposò due volte ma non ebbe eredi, questione che aprì un conflitto in cui nella corte Spagnola vi erano discordie tra ambasciatori spagnoli e francesi per la successione al trono. Il re, dopo aver cambiato idea spesso, nominò erede il francese Felipe d'Angiò, nipote di Luigi XIV. Con Carlos Il terminò la dinastia degli Asburgo in Spagna. La situazione economica era gravissima e vi erano come cause spese belliche, riduzione del numero di metalli preziosi dall'America (a causa delle attività corsare e la mancanza di mano d'opera per lavorare nelle miniere), epidemie, clima avverso (siccità, poi inondazioni). Vi erano conflitti interni, assenza di una borghesia imprenditoriale, disprezzo per lavoro e attività commerciali, lusso, spese della corte, presenza di nobili, sacerdoti improduttivi. Tutto ciò provocò un drama demografico, da 10 milioni ad 8 di abitanti. Contribuì a ciò anche l'espulsione degli arabi nel 1609, che costituivano la mano d'opera economica, esperti in determinati settori agricoli. Vi furono decadenza dell'industria, del commercio. Lo Stato spagnolo infatti dichiarò bancarotta 2 volte (1607/1627). La crisi economica ebbe ripercussioni sociali, la borghesia perse influenza, mentre clero e nobiltà si acaparravano terre, molte però incoltivate. Lo Stato, per far fronte alle difficoltà economiche, vendette titoli nobiliari, motivo per cui aumentò il loro numero ma l'aristocrazia fallì come classe dirigente. Aumentò l'Importanza del clero e vi era miseria in tutte le classi popolari che abbandonarono i campi affollando le città, dova aumentarono mendicanti, picaros, ladri, banditi. L’inquisizione mantenne il suo potere poiché permaneva il mito della Spagna rempia y pura, libera da qualsiasi contaminazione araba o ebraica. Dunque rimaneva emarginata dalla rivoluzione scientifica, industriale, dallo sviluppo del laicismo e del pensiero razionale. La letteratura Barocca Periodo letterario della Spagna ed Europa durante il XVII secolo. La parola "barroco" proviene dal portoghese e significa "perla irregolare con deformazioni". La produzione letteraria era caratterizzata da decadenza, crisi sociale, malessere diffuso, tensioni religiose. Il pubblico partecipava attivamente alle rappresentazioni, poteva farle trionfare o distruggerle, era rumoroso e gettava addirittura oggetti in scena. Esistevano anche bande rivali che sostenevano una compagnia piuttosto che un'altra, si vendevano cibo, bevande ed era addirittura possibile comprarsi gli applausi. Era un vero e proprio atto sociale in cui gravitavano varie figure oltre al pubblico mosqueteros (che decideva se un'opera era degna di essere messa in scena), el mantenedor del orden, el apretador (la mascherina) e poetas duendes che rubavano, falsificavano e vendevano le opere teatrali. Sia la Chiesa che i moralisti definirono il Teatro come un vizio dannoso, perché si sperperava denaro che non si aveva e non si rispettavano i propri doveri familiari. Inoltre le donne innocenti mettevano in pericolo la verginità e le loro abitudini esponendosi alla vista degli uomini e i giovani abbandonavano gli studi, anche se nelle città universitarie era proibito realizzare presentazioni durante la settimana, per evitare che gli studenti si distraessero. Il dramaturgo spagnolo che cambiò il Teatro fu Lope de Vega. Tutti gli autori lo prendevano a modello e seguivano le sue innovazioni. Questa nuova forma di fare Teatro si chiamava “Comedia Nueva”. Egli voleva combinare la qualità letteraria con la capacità di attrarre ogni tipo di pubblico. Scrisse nel 1609 « Arte nuevo de hacer comedias », trattato ironico in cui spiegava in cosa consisteva la sua nuova concezione teatrale. Le caratteristiche del teatro erano l’unione di tragico e comico (tragicommedia). Per la prima volta sl mescolarono 2 generi e vi era un finale tragico. Altre caratteristiche erano la rottura con la regola classica latina delle tre unità teatrali, cioè le regole aristoteliche secondo le quali bisognava rispettare una sola azione, un'unica scena e gli avvenimenti dovevano avvenire tutti nello stesso giorno, poi il teatro in tre atti, non più cinque, denominati jornadas (inizio, svolgimento e fine), il linguaggio si adattava alla classe sociale del personaggio e per la metrica, le opere erano scritte in versi o Lope e si usava la polimetria, cioè si sceglieva la strofa in base al tema trattato. I temi erano diversi, alcuni medievali e rinascimentali (come le opere cavalleresche, arabe, pastorali) ma la novità fu la messa in scena della vita quotidiana, anche se i temi principali rimasero sempre l'onore relazionato all'amore. El honor era il riflesso apparente della vita nazionale. I personaggi non avevano caratteristiche psicologiche e si comportavano sempre ugualmente. Il 1700 Il ‘700 si aprì con un cambiamento di dinastia poiché iniziò a regnare la dinastia dei Borbones. Ciò creò un nuovo orientamento politico interno ed esterno. I nuovi re erano imparentati con la casa reale di Francia, motivo per cui la politica Spagnola era alleata con la Francia contro l'Inghilterra, il potere navale inglese metteva in forte pericolo i rapporti politici e commerciali con le colonie spagnole oltreoceano. Sotto l'influenza francese iniziò anche un periodo di riforme che contennero la decadenza e favorirono lo sviluppo, la prosperità dell'economia nazionale. Vi fu un cambiamento nella mentalità/ società Spagnola. L’ascesa al trono di Felipe V de Anjou nel 1700 fino al 1746, erede designato da Carlo I, causò una reazione avversa tra le potenze europee che temevano l'alleanza tra Francia e Spagna. Per questo l'Inghilterra, l'Austria, l'Olanda e i Savoia combatterono contro loro nella Guerra di successione Spagnola (1701-1713). La Guerra terminò con Il Trattato di Utrecht, in cui Felipo V rimaneva re di Spagna e delle Indie ma dovette cedere i Paesi Bassi e i territori in Italia, tranne la Sicilia. L'inghilterra ottenne vantaggi commerciali con le colonie d'America, l’isola di Menorca e Gibraltar. Felipe V (1700-1746) Si sposò 2 volte e l'Influenza delle donne si avvertì, infatti ebbero dei ruoli decisivi, soprattutto la seconda, Elisabetta Farnese, che trascinò la Spagna in due conflitti che costarono al Paese, solo per garantire territori ai figli. Tuttavia, durante il loro regno si realizzarono riforme sociali ed economiche importanti. Il re creò il catastro (censimento delle proprietà rurali e urbane) per rendere più giusto il sitema fiscale, rafforzò la marina, ridusse i poteri della Catalunya e Valencia secondo un'idea unificatrice del paese, fondò istituzioni importanti come “Biblioteca real” (oggi Nacional), “Real Academia Española” per mantenere la purezza della lingua, “Real Academia de la Historia”. Fernando VI (1746-1759) Il benessere economico di cui godeva la Spagna si doveva soprattutto alla politica di neutralità di Fernando VI che si circondò di ministri di forte spirito riformista. Si interessarono alle opere pubbliche, al trasporto, al commercio facendo vívere alla Spagna giorni di prosperità mai conosciuti prima. Carlos III (1759-1788) Fernando VI non ebbe eredi, infatti salì al trono Carlos Ill re di Napoli. Non seguì la politica di neutralità del predecessore e firmò con i Borbone francesi un “Pacto de familia” che portò la Spagna a combattere contro l'Inghilterra. Tali conflitti modificarono le colonie spagnole in America. Il re, secondo il suo spirito antibritannico, appoggiò anche gli americani durante la Guerra di Indipendenza. Quasto regno rappresentò il trionto del riformismo Illuminato. Il re nominò tutti ministri intellettuali di formazione universitaria, di estrazione borghese. Ciò trovò opposizione nelle classi popolari e privilegiate, ricordiamo la rivolta contro la corona “Motin de Esquilache” nel 1760. Si adottarono misure per evitare l'accumulazione eccessiva di ricchezza in poche mani, si favorì la ricchezza nazionale attraverso la costruzione di mulini, canali, porti, strade, fondazione di fabbriche, botteghe, ripopolazione di zone interne spopolate e abbandonate. I nobili e la Chiesa avevano il dovere di proteggere i poveri, offrendogli lavoro, per contrastare il fenomeno dell'accattonaggio e si costruirono cimiteri fuori le città per evitare epidemie. Fu definito il miglor sindaco di Madrid, investì molto denaro nella capitale, costruendo soprattutto monumenti. Nel 1767 firmò il decreto di “expulsion de España de la orden de los jesuitas”. In Europa era presente un forte movimento di opposizione verso questo ordine poiché possedeva il privilegio di istruire le classi potenti (in Francia e In Portogallo erano stati espulsi in precedenza). Il re convertì i loro edifici in ospedali, ospizi, e il denaro ottenuto dalla vendita di altri beni venne utilizzato per le opere pubbliche. Carlos IV (1788-1808) Le fila le aveva Manuel Godoy, ex soldato, che fece una carriera politica fulminante. Tutto venne influenzato dallo scoppio della Rivoluzione francese. Inizialmente la Spagna collaborò contro  ma poi si sottomise alla politica napoleonica. Secolo della Rivoluzione Industriale, con cambiamenti tecnologici, socioeconomici, culturali. Da un’economia basata sull’agricoltura si passò ad una urbana, industrializzata, con l’uso di macchine per aumentare le capacità di produzione, anche se in Spagna arrivò più tardi, inoltre vi erano la macchina a vapore di James Watt, il cronometro, l’ascensore, il parafulmine di Benjamin Franklin e il vaccino contro il vaiolo. Il 1800 Il secolo si può dividere in due parti: la prima tra il 1808 (data di inizio della Guerra de Independencia) e il 1868, anno dell'espulsione di Isabel II. Anni del Romanticismo letterario. La seconda parte va dal 1868 al 1898 (anno della Guerra d'Independencia Cuba) e nell'ambito letterario siamo nel periodo in cui si diffusero Naturalismo e Realismo. La Rivoluzione francese aveva posto le basi di una nuova società, ma la paura di profondi cambiamenti provocò la reazione delle classi dominanti. La storia della prima metà del secolo si caratterizzò dalla lotta tra coloro i quali appoggiavano le nuove idee rivoluzionarie (razionalismo, egualitarismo, contrattualismo) e i difensori dell'Antico Regime. Anche in Spagna vi furono pesanti turbolenze con la dominazione francese, la nascita di un movimento di emancipazlone delle colonie americane che porteranno alla perdita dell'impero e alla progressiva riduzione della Penisola. Questi avvenimenti erano collegati al processo che portò la costruzione dello Stato liberale in Spagna e spiegò la difficoltà con cui si scontrò la trasformazione da una società di Antico regime ad una di mercato, capitalista, moderna. Tra la fine del 700 e l'inizio del 800 sul trono di Spagna sedeva Carlo IV di Borbone, il cui regno era dominato dal suo Ministro Manuel Godoy, giovanissimo militare il cui parere era essenziale per il re. Il loro atteggiamento iniziale era riformista, ma lo scopplo della Rivoluzione influenzò la loro política. Inizialmente contro la Francia rivoluzionaria, essi finirono per allearsi con Napoleone, il quale aveva bisogno di aluto per combattere gli storici nemici inglesi. La Spagna infatti partecipò ad una spedizione progettata dalla Francia per intimidire il Portogallo, alleato dell'Inghilterra, il cui obiettivo era quello di occupare il terrítorio e rovinare il commercio. Durante la battaglia “Guerra de las naranjas” la Spagna dovette mettere a disposizione della Francia la sue flotte navali, e quando i francesi e gli spagnoli si riunirono a Cádiz per salpare, l'ammiraglio Nelson e le sue navi Inglesi li bloccarono in mare nei pressi di capo Trafalgar (1805). La flotta franco-spagnola perse ventidue navi, senza una sola nave britannica perduta. La Spagna e la Francia furono sconfitte, e la Spagna perse gran parte delle flotte, verso la quall aveva investito tanto. Nonostanto questa battaglia, Godoy appoggiò nuovamente Napoleone in un'altra spedizione in Portogallo nel 1807 per forzare il Portogallo ad applicare un blocco continentale contro i prodotti inglesi. L’obiettivo fu raggiunto e la spedizione si concluse con il trattato di Fontainebleu (22 ottobro 1807) in cui si smembrava il Portogallo in tre regni in cui Godody diventava principe di Algarves. I francesi invasero la Spagna, alcuni in Portogallo, ed altri si incamminarono verso l'Andalusia. Godoy iniziò a sospettare il piano di Napoleone di invadere anche tutta la Spagna, e consigliò al re di dirigersi verso Siviglla, in modo da salpare per l'America in caso di pericolo. Il re non potette allontanarsi molto poiché un diffuso sentimento di malcontento nel confronti di Godoy, unito alla terribile sconfitta subita nella Battaglia di Trafalgar, generò una crisi della quale approfittò suo figlio, principe ereditario Ferdinando VII che con l'aluto di alcuni sostenitori organizzò nel 1808 l'Ammutinamento di Aranjuez, per sconfiggere Godoy, in cui dichiarò il padre di intendere e volere e lo detronizzò. Gioacchino Murat, al comando delle truppe francesi in Spagna, lo fermò. Così Carlo IV chiese aiuto a Napoleone, che approfittò della situazione tentando di occupare la Spagna, dando il via alla Guerra d'indipendenza spagnola (1808-1814) durante la quale la Corona passò al fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe I Bonaparte, visto come un intruso, motivo per cui gli spagnoli lo chiamavano Pepe Botella, per la sua inclinazione all'alcol. Con la dominazione francese, alcuni membri della famiglia reale si videro obbligati ad abbandonare la loro residenza, poiché alcune persone davanti alle porte del palazzo reale si posizionavano e molte furono fucilate dai Soldati francesl. Il Popolo di Madrid prese possesso di armi e decise di affrontare le truppe francesi in una lotta eroica. La resistenza fu seguita da una brutale repressione. Iniziarono scontri tra la popolazione e l'esercito occupante che culminarono nell'insurrezione del 2 di maggio, quando scoppiò la Guerra. Nacque un movimento di resistenza popolare che si dotò degli organismi essenziali imprescindibili per organizzare la difesa. Emerse un nuovo soggetto politico, il popolo, che irrompeva sulla scena mosso da sentimenti come l'odio per i francesi, fedeltà alla corona, fede religiosa, amore per la patria, una rivoluzione "per la difesa della religione, del re, della patria, per la conservazione dell'indipendenza e libertà nazionale”. Il sequestro dei re, la doppia abdicazione di Carlos e Fernando, la conseguente di una nuova monarchia non implicarono però la scomparsa delle Istituzioni di governo proprie dell'Antico Regime, infatti la Giunta di governo e el Consejo de Castilla rimasero in piedi. Intanto Giuseppe Bonaparte promulgò la Costituzione di Baiona per guadagnarsi l'appoggio dei nobili e degli uomini Illustri spagnoli, ma non servì. Attuò riforme, come quella di abolire le signorie, l'Inquisizione, il Consiglio di Castiglia, i dazi interni, le tasse su monasteri e conventi. Essere un sovrano imposto dal Popolo invasore non giocò a suo favore, come le riforme liberali verso le quali la Spagna non era ancora pronta, per questo fu detestato. Intanto, mentre le truppe spagnole soffrivano perdite e i francesi dominavano, i deputati della corte andarono a Cádiz per porre le basi di un nuovo Stato con l'unico strumento a loro disposizione: redigere una Costituzione. Il vuoto creato dalla rinuncia di Carlo e Fernando poteva trovare rimedio solo con la promulgazione di un testo costituzionale per resistere all'invasore. Durante la Guerra, la Giunta centrale riunì il Parlamento Iberico a Cadice per redigere e approvare una Costituzione liberale. I deputati si riunirono nella real isla de León approvando un accordo per cui si dichiaravano rappresentanti della nazione e giuravano fedeltà solo a Fernando VII e dichiarando anche nulla la cessione della corona in favore di Napoleone, per la violenza e perché non aveva riscontrato consenso nella nazione. “La Pepa” tratta della Constitución de Cádiz, approvata il 19 marzo del 1812, giorno di San José, conosciuta come la Pepa. Essa costituiva la prima Costituziona della monarchla Spagnola, definiva la nazione intesa come gruppo di persone che condividevano un destino politico comune per tradizione di vita associata, formatasi per fattori come lingue, territorio, religione, ecc… Si consacravano i principi di libertà individuale, uguaglianza davanti alla legge e si stabilivano la monarchia costituzionale, la limitazione dei poteri del re, la loro separazione, il suffraglo universale maschile, la libertà d'impresa, la disciplina delle amministrazioni locali, la milizia, l'istruzione, l'imponizione fiscale. Affinché che questa costituzione avesse effetto ed entrasse In vigore, era importante che si dichiarasse l'Indipendenza della nazione. Le guerriglie avevano mostrato la loro efficacia ma non era sufficiente cacciare l'invasore. Intanto, in Portogallo, l'esercito Inglese era messo alle strette, finché l'esercito inglese comandato dal futuro duca di Wellington iniziò un'offensiva penatrando in Spagna, finalmente battendo le truppe francesi ad Arapiles, espellendoli dall'Andalusia e minacciando Madrid. Ci fu la ritirata dei francesi dalla Spagna ai primi del 1813, che permise alle truppe alleate di cacciare definitivamente Giuseppe Bonaparte da Isabella Il regnò durante un periodo di transizione in cui la monarchia perse potere verso il Parlamento. Inoltre, sempre in questo momento, l’America ottenne indipendenza. Ci si serviva spesso di un'élite religiosa che la circondava e ne condizionava le scelte. Vi furono la costruzione di industrie, la riapertura delle università (chiuse per volere di suo padre Ferdinando VII che li riteneva dei covi rivoluzionarl) e la costruzione di una vasta rete ferroviaria, grazie anche all'opera del generale Leopoldo O'Donnell, che inaugurò la prima di queste tratte. Si fecero passi in avanti di modernizzazione, iniziando la costruzione di una rete ferroviaria in Cataluña e nel País Vasco, con l'Installazione del telegrafo e dell'illuminazione pubblica. Come in Europa, negli anni 50 del 1800 si consolidarono le relazioni sociali e le Ideologie contemporanee. La conseguenza di ciò fu la comparsa di due classi sociali diverse: i borghesi e i proletari nati in seguito alla rivoluzione industriale (coscienza di classe). La Borghesia era la classe dominante da un punto di vista sociale/economico. Nascevano nuove idee che richiamavano una ripartizione più giusta dei beni, il socialismo utopico (teorizzava l'abolizione della proprietà privata, dei mezzi di produzione, della famiglia, del contrasto tra città e campagna e la trasformazione della collettività come amministratrice della produzione) che anticipò lo sviluppo del movimento operaio della seconda metà del secolo. Pensiero poi riconosciuto nel Manifesto del Partito Comunista nel 1848 da Marx ad Engels. Un'altra ideologia fu il liberalismo. Promossa dalla borghesia che difendeva l'esistenza di libertà fondamentali (di pensiero, espressione, assoclaziono,...). Sosteneva un sistema politico basato sul suffragio universale in cui la sovranità popolare e la capacità legislativa risiedevano in Parlamento. Allo stesso tempo, come conseguenza alla rivoluzione francese, si sviluppò il pensiero reazionario antiliberale che difendeva il potere della chiesa, i suoi antichi privilegi e una morale cattolica molto conservatrice. Ciò che caratterizzava di più questo secolo fu l'accelerazione del mondo tra il 1780 e il 1848. Passiamo da una società composta da una socievolezza minoritaria ad un'epoca in cui si rincorrevano le masse: le conquiste napoleoniche avevano collettivizzato la Guerra, e le barricate resero popolare la politica, anche le biblioteche e i musei che resero pubblica la vita dell'arte. La situazione economica soffriva le conseguenze dell'instabilità politica, continuava ad essere un paese per lo più agricolo ed arretrato, nonostante gli sforzi di intellettuali e politici liberali che tornavano in patria dopo l'esilio forzato durante il regno di Fernando VII. I suoi intenti di modernizzare il paese si scontravano con la forte opposizione del clero e della nobiltà. Il romanticismo e il realismo  In questo secolo assistiamo alla contrapposizione di romanticismo/realismo. Anche se è indubbio che una prima tappa della vita letteraria del secolo era legata al regno di Fernando VII, caratterizzata dalla chiusura brutale delle vie più elementari di comunicazione intellettuale e artistica (come le università), è chiaro che la sua morte nel 1833 corrispondeva alla fase di fioritura del romanticismo in Spagna. Essa sembrava destinata a costituire la terra di elezione del romanticismo, “La literatura es toda romántica y caballeresca". Era la terra di molti romantici europei. Gli ingredienti perfetti erano: La letteratura barocca che aveva sovvertito le regole, Don Quijote era un eroe romantico che lottava per i suoi ideali in un mondo ostile, il romancero era il genere che testimoniava un medioevo eroico e cavalleresco e i paesaggi erano agresti, con le rovine dei tempi, castelli, monasteri, inoltre vi erano la resistenza napoleonica da parte degli spagnoli, mossa da improvvisazione e immaginazione, e il tribunale dell'Inquisizione. La Spagna sembrava riunire in modo esemplare gli elementi distintivi del romanticismo. Eppure, rispetto agli altri paesi europei, mancavano all'inizio le sue caratteristiche formali. La Spagna romantica non coincideva sempre con il romanticismo. Probabilmente erano stati proprio questi tratti ad ostacolarne la diffusione iniziale. Il romanticismo spagnolo impostava vari problemi specifici. Alcuni studiosi hanno pensato che fosse una semplice riesumazione del passato. Inoltre, è da ricordare la totale assenza di una precettistica propria, infatti gli autori romantici spagnoli si formarono in una cultura classicista che durò molto a causa di una debole vita accademica. Il romanticismo era soprattutto un atteggiamento, al di là delle opere scritte, la società ormai era cambiata. Il pubblico era protagonista, il nuovo dittatore e non valevano più i mecenatismi. L'artista sapeva che il prezzo della sua indipendenza era la povertà, ma che il premio poteva essere il potere e la fama. Il suo pubblico era nuovo, comprendeva le donne, ammetteva operai desiderosi di cultura, studenti dalle modeste origini, funzionari pubblici, gente che si sarebbe presto arruolata nella Milicia Nacional progressista, quella che riempì le liste dei Licei e atenei e che si abbonò a quotidiani e riviste, pubblicati a Madrid e in provincia. Una delle migliori riviste era la madrilena “El Artista”, come “Semanario Pintoresco Español”. La società e il pubblico erano molto politicizzate, fino al 1843, periodo definito “Década moderada», si parlava di un romanticismo liberale e uno conservatore. In ogni caso, non furono due aspetti contrapposti ma una stessa sensibilità, stesso linguaggio che però esprimeva due ideologie diverse. Il nuovo movimento rompeva con il Neoclassicismo, la perfezione, la sottomissione alla ragione. Il Romanticismo in Spagna fu breve, raggiunse lo splendore nel 1835, e verso metà secolo si diffuse un altro movimento, il Realismo.  Il primo romanticismo in Spagna arrivò sottoforma di movimento conservatore, lo si identificava con lo spirito cattolico e reazionario, ed era rifiutato dai più. Tuttavia, ha lasciato molte eredità letterarie, come il romanzo storico, la legenda, il dramma eroico. Fu un movimento culturale sviluppatosi in Europa durante la prima metà del XIX sec. Fu una nuova visione della vita come risultato dei profondi cambiamenti sociali/economici. La parola «romanticismo» deriva dall'inglese romantic (1675) traducibile in “romanzesco”, nel senso di “non reale”, che definiva gli elementi caratteristici del romance, composizione letteraria che idealizzava la vita dei cavallieri medievali, anche se in realtà l'aggettivo veniva usato in Inghilterra per designare un effetto evocatore e attraente nella pratica letteraria. Inoltre, le parole romanticismo e romantico venivano spesso utilizzate con significato  negativo, poiché indicava il carattere fantasioso di una produzione letteraria. Nel tempo sfumò questa accezione negativa. Le sue radici furono nella sconfitta di Napoleone a Waterloo, periodo in cui iniziò una nuova era con i sogni di libertà, uguaglianza, fratellanza, che poi si andarano a disintegrare e su questo terreno  sorse un nuovo spirito di ribellione, il Romanticismo. Gli autori di questo periodo, in un contesto politico di grande caos, erano ancora molto legati agli Illuministi del secolo scorso. Il pensiero illuminista ancora conservava quell'elemento attraente di un progetto globale e costruttivo. Il neoclassicismo era riuscito a "ripulire" il linguaggio dagli eccessi del barocco che aveva corrotto gli elementi tradizionali. Ecco perché il romanticismo vero e proprio si negò per una ventina di anni. Il sevillano José Mariano Blanco White, promotore del Romanticismo inglese, iniziò a diffondere le opere di Walter Scott e Wordsworth dalle pagine della rivista El Mensajero de Londres. José de Espronceda (1808-1842) “La poesía es la expresión del estado moral de la Sociedad.” Sia per le opere che per la vita, fu il poeta per eccellenza del Romanticismo spagnolo. Nacque durante la guerra di Indipendenza e mostrò un grande interesse per la letteratura. Studiò a Madrid, assistette all'esecuzione dell'eroe liberale Rafael del Riego (triennio liberale-1820), e svegliò in lui un desiderio di lotta contro l'assolutismo a partire dai 15 anni, che lo portò a fondare una società clandestina “Los Numantinos”. Questa società fu scoperta ed egli fu esiliato a Madrid, rinchiuso in convento per 3 mesi. Abbandonò la vita politica per quella letteraria. Il contesto politico generava discontinuità nella sua produzione letteraria. A 18 anni il padre provò a farlo entrare en el colegio militar che denotò l’impegno e il sostegno della famiglia (non venne accettata però la sua candidatura) e ciò lo spinse ad andare in Portogallo, per unirsi agli esiliati liberali. A causa di ragioni politiche fu espulso anche da Lisbona e si trasferì a Londra, poi andò in Belgio e Francia, partecipando a movimenti rivoluzionari. Si innamorò di Teresa Mancha, donna sposata e figlia di un colonnello esiliato in Portogallo. Lo ispirò per il poema “El diablo nel mundo”.  Si innamorarono ma furono costretti a vedersi in una relazione adultera. Entrambi si trovarono poi a Londra, dove l’uomo entrò in contatto con i romantici inglesi. Da Londra andò a Parigi con l’intento di finire in Spagna. Anche Teresa si trasferì in Francia. Lì, partecipò ai moti rivoluzionari, definito come sovversivo per la sua relazione adultera e rivoluzionario liberale. Rapì Teresa dal marito e iniziò la convivenza, fino a marzo del 1833 in cui decise di ritornare in Spagna con lei e l’anno successivo nacque Blanca. Per l’ennesima volta, ritenuto pericoloso per il suo passato travagliato e ribelle, fu espluso nuovamente a Guillar in Spagna. Las guerras carlistas, la situazione economica disastrosa spinsero l’uomo ad esprimere il suo dissenso e fu espulso fino alla sua terra natale. Teresa lo lasciò perché era assente e pensava che la tradisse. Poi morì a 34anni per un’infezione alla gola. En “El diablo mundo”, con il canto a Teresa, si documentò la sofferenza dettata dal momento. José prese sempre le difese delle classi sociali più basse, come portavoce delle loro sofferenza, combattento tirannia e oppressione, contro le leggi. Egli si candidò come deputato senza mai essere eletto fino al 1841 con la difesa della milicia nacional e la ripresa economica.  Il suo stile di vita si rifletteva nella sua opera poetica. In essa si apprezzavano influssi di altri autori, specialmente dell'inglese Byron e del francese Victor Hugo. Si vide in tre tappe: 1)Poesia di taglio neoclassico (1825-1827): testi giovanili, tra cui “El Pelayo”, poema epico. 2)Poesia della tappa dell'esilio (1828-1833): l'impronta neoclassica ancora presente con una evoluzione romantica: “Himno a Sol” e il poema narrativo “Oscar y Malvina”. 3)Poesia romantica (1834-1842): di ritorno in Spagna il poeta era più genuino, desideroso di libertà, con sentimentalismo, disprezzo verso regole e leggi.  Scrisse poesie come “Canción del pirata”, “El verdugo”, “El mendigo”, e poesie in prosa “El estudiante de Salamanca” e “El diablo mundo”. El Estudiante de Salamanca (1836-39-40) Poesia in prosa prima pubblicato sulle riviste e poi in forma completa nel 1840, con quasi 1704 versi polimetrici, divisa in quattro parti, sulla storia di Félix de Montemar, un don Juan che sedusse e abbandonò Elvira, morta d'amore. Il fratello di Elvira, Diego, voleva vendicarla. Vi sono l'infanzia del poeta, il momento delle disillusioni e degli ideali, la sua coscienza, la morte.  La storia si apre con l’incontro di Félix e il fratello di Elvira. L’uomo viveva una vita leggera, superficiale, egoista. Iniziò a cambiare quando uccise Diego e sentì un sospiro misterioso di una donna vestita di bianco che si inginocchiava all’interno di una nicchia. Decise di seguirla e conquistarla, una donna ombra. Félix continuò a chiedere chi fosse non ottenendo mai risposta. Il Don Juan di Tirso de Molina era attratto fisicamente dalle donne mentre il Don Juan di Espronceda era attratto dal mistero, come l’uomo romantico che voleva scoprire il segreto della realtà. La donna poi parlò e gli disse di non continuare a seguirla perché era arrivata alla sua ultima ora, ma l’uomo non demordeva finche vide delle persone che tenevano lanterne evocando canti funebri. Chiese di chi fosse il funerale, era il suo, ma rispose ridendo. Non temeva la morte. La donna in bianco era la morte. Si ritrovarono davanti ad un corridoio con figure spettrali e lo condusse alla tomba, dove il suo corpo fu seppellito. Incontrò Elvira, Diego, che voleva celebrare addirittura il loro matrimonio, rendendosi conto di essere nell’aldilà, inoltre lo scheletro della donna che inseguiva era quello di Elvira, che aveva rifiutato. Fu una trappola da lei tesa. Félix voleva addirittura incontrare Dio o il Diavolo, ma non accadde. L’opera è la persecuzione ansiosa dell’uomo ribelle che vuole interrogarsi sulla vita pur sapendo che il destino ultimo è la morte, non vista come un passaggio ad un’altra vita ma come fine di essa e totale disperazione. L’apertura dell’opera sfidò le regole neoclassiche con l’incontro tra Felix e Diego, dunque vi fu un passo in avanti nella storia. L’immagine di tranquillità si trasformò in terrore, mentre i vivi dormivano, i morti lasciavano la tomba. L'esperienza della morte non si affrontava in modo religioso o filosofico. La prima parte della storia contiene 179 versi, dei quali i primi 75 sono romance (gruppi di versi di otto sillabe -ottonari nei quali i pari rimano in assonanza) interrotto tra i versi 48 e 68 da una strofa di 15 versi, i primi quattro trisillabi, gli altri undici di quattro sillabe. I romances vieojos dal ‘500 al ‘700 mantennero sempre la stessa assonanza attraverso tutta la composizione, però i romantici la cambiarono, con una rimodulazione che obbediva a un cambiamento sentimentale o di azione. Le assonanze che usò erano: é-á, ó, ú. Traduzione della poesia Era più di mezzanotte. Antiche storie raccontano, quando i sogno ed i silenzi cupi avvolgono la terra, i vivi sembrano morti, i morti lasciano le tombe. Era l'ora in cui forse voci impaurite suonano racconti,in cui si ascoltano tazze vuote calpestate, e mostruosi fantasmi nelle dense tenebre vagano,e abbagliano i cani impauriti al vederli: Che magari la campana di qualche rovinata chiesa da misteriosi suoni di maledizione e anatema, che i sabati convocano le streghe alla loro festa. Il cielo era cupo, non si intravedeva un stella, sibilava lugubre il vento, e la nell'aria,i quali fantasmi neri disegnavano le torri della chiesa, e del gotico castello le altissime merlature, dove canta o prego forse timoroso la sentinella. Tutto infine a mezzanotte riposava, e la tomba era dei suoi dormienti viventi l'antica città che innaffia il Tormes, fecondo fiume, designato dai poeti, la famosa Salamanca, insigne di armi e lettere, patria degli illustri uomini, nobile archivio delle scienze. Improvviso rumore di spade cigola e un "ai" si senti; un Ai moribondo, un ai che penetra nel cuore, che fino al midollo gela e tremore a quel che udi. Un "ai" di qualcuno che al mondo pronuncia l’ultimo addio. 
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