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Letteratura Spagnola I (Ilaria Resta) Dispensa appunti completi- NON FREQUENTANTE 2022/23, Dispense di Letteratura Spagnola

All'interno di questa dispensa troverete l'intera analisi dei libri del programma da NON frequentante del corso di Letteratura Spagnola I della docente Ilaria Resta (anno 2022/2023). Troverete le introduzioni e analisi delle seguenti opere: -Contesto storico (L'Età D'Oro) -Egloga I (Garcilaso de la Vega) -El Lazarillo de Tormes -El perro del Hortolano (Lope de la vega) -La vida es un sueno (Calderon de la Barca) Spero davvero che questi appunti vi siano utili, e se riterrete giusto comprarli, vi ringrazio moltissimo per questa scelta. Grazie per aver scelto il mio documento e buono studio a tutti!!

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 27/08/2023

Shadoafter25
Shadoafter25 🇮🇹

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Scarica Letteratura Spagnola I (Ilaria Resta) Dispensa appunti completi- NON FREQUENTANTE 2022/23 e più Dispense in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! L’età D’Oro (1492-1681) Rinascimento (16° secolo) Barocco (17° secolo) Inizia con la publicazione della “Gramática de la lengua castellana” di Antonio de Nebrijia (1492) 1° tappa: Carlo I di Spagna e V di Germania 2° tappa: Filippo II 1) Scuola Italiana→Juan Boscán, Garcilaso de la Vega (El Petrarca Español)- viene chiamato così perché la sua poesia è simile a quella che scriveva Petrarca. 2) Scuola tradizionalista→ Cristóbal de Castillejo 3) Scuola Salamantina→ è stata formata da studenti che sono andati/ che erano dell’università di Salamanca. Frate Luis de Leon (l’Orazio spagnolo). Questa scuola si basava su una poesia filosofica. 4) Scuola sivigliana→ Fernando de Herrera ➢ Si passa dal Teocentrismo all’Antropocentrismo (dove l’uomo è al centro di tutto). ➢ C’è un forte ottimismo, curiosità scientifica ed esaltazione della natura. ➢ Figura del cavaliere= deve essere un guerriero e un poeta allo stesso tempo. ➢ I temi della letteratura: • Beatus ille= viene lodata la vita semplice, di campo • Carpe Diem= vivere il presente e la giovinezza prima che arrivino la vecchiaia e la morte • Locus Amoenus= luogo ideale Finisce con la morte del drammaturgo Pedro Calderón de la Barca (1681) ➢ È un movimento religioso che da inizio alla controriforma (che andava contro alla riforma luterana). ➢ Lo stile= è decorato con simboli e riferimenti alla mitologia, si utilizzano molte metafore. ➢ C’è una crisi: perché tutti gli ideali dell’Età D’oro erano andati perduti e per questo l’Età D’oro rinascimentale non esiste più. ➢ C’è un forte pessimismo= per via delle guerre e della disuguaglianza sociale in tutta Europa, ci sarà anche un pessimismo intellettuale 1) Scuola culterana→ Luis de Góngora e Argote. È una poesia che si basa sulla cultura, per una poesia per colti (es. Fabula di Polifemo y Galatea) 2) Scuola concettista→ Francisco de Quevedo (nemico di Góngora). In questo caso la poesia conteneva brevi parole ma che avevano un grande significato. ➢ El Ingenioso Hidalgo Don Quijote de la Mancha Barocco (17° secolo) L’età D’Oro (1492-1681) Rinascimento (16° secolo) Nella Età Media si credeva che Dio potesse apparire in mezzo alle persone con delle apparizioni (per via dello sguardo teocentrico). Per questo c’è una divisione tra le persone mondane e le persone che hanno ancora questo sguardo teocentrico. • C’è una divisione tra ciò che è naturale e ciò che è sovrannaturale. Ci sono due tipologie di letteratura religiosa: ➢ L’ascetica= spinge la gente a credere che si può essere perfetti attraverso il soffrimento fisico (San Juan de la Cruz) ➢ La mistica= rappresenta quelle persone che possono mettersi in contatto con Dio (Santa Teresa de Jesús) ➢ El Lazarillo de Tormes 1) Teatro popolare-nazionale→ Félix Lope de Vega. In questo teatro troviamo temi e personaggi popolari. 2) Teatro universale→ Pedro Calderón de la Barca. In questo teatro troviamo temi filosofici e universali con personaggi cortigiani. È un teatro nato per gente della corte. GARCILASO DE LA VEGA EGLOGA I AL VIRREY DE NÁPOLES Breve introduzione alla Egloga I: I protagonisti sono dei pastori che cantano il loro amore platonico e che vivono in una natura idealizzata (logus amoenus). Per scrivere la Egloga I, Garcilaso si è ispirato alle Bucoliche di Virgilio (la 7° e 8°). La Egloga I non è stata la prima ad essere scritta ma la seconda. L’Egloga I è composta da 30 strofe, ogni strofa è composta da 14 versi alternati tra endecasillabi e settenari. La struttura esterna: l’opera adotta la struttura della 8° Egloga di Virgilio: quindi avremo una breve introduzione (al principio), una dedica e due monologhi (che i due pastori protagonisti realizzeranno). Il monologo di Salicio assomiglia un po' a quelli realizzati da Virgilio, e anche i pastori sono molto simili questo perché alla fine di una serie di versi c’è un coro. MENTRE Per il monologo di Nemoroso, Garcilaso si ispira a Petrarca, anche se sono presenti alcuni elementi di Virgilio e di Ovidio. I nomi→ Il nome della donna di cui è innamorato Salicio è Galatea (si utilizzano nomi della tradizione pastorale classica). Anche nell’Egloga 7° di Virgilio troveremo lo stesso nome di Galatea. Il nome della donna di cui è innamorato Nemoroso è Elisa (coincide con l’etimologia di Isabel Freyre), perciò non è un nome scelto a caso. Salicio= è visto come un anagramma incompleto di Garcilaso. Nemoroso= viene dal latino Nemos (un bosco oscuro) ed è visto come un riferimento al cognome del poeta (de la Vega). La critica utilizza questi dati e riferimenti per affermare che questa è un’opera autobiografica (nel canto di Salicio, lui piange perché la sua amata va via e si sposa con un altro uomo=succede la stessa cosa nella vita dell’autore con Isabel Freyre)- (Nemoroso piange invece per la morte del suo amore= stessa cosa succede con Garcilaso che piace per la morte di Isabel). Temi: • Chi soffre di più? Chi è stato lasciato dalla propria amante o chi piange per la morte dell’amante? • La natura (locus amoenus)→ dentro l’opera è un protagonista, ha un ruolo molto importante. Garcilaso l’ha dedicata al Viceré di Napoli: Don Pedro de Toledo (è stato al suo servizio) Struttura della Egloga I: È geometrica: possiamo trovare infatti tra i lamenti di Salicio e Nemoroso numerose affinità e differenze. È formata da 421 versi suddivisi in 30 strofe (composte da un alternarsi di 10 versi endecasillabi e 4 settenari ciascuna) - tranne la n.20 (che è formata da un verso in più). A livello contenutistico: • 3 strofe di dedica (n.1/3) • 1 strofa di narrazione (n.4) • 12 strofe del lamento di Salicio (n.5/16) • 1 strofa di narrazione (n.17) • 12 strofe del lamento di Nemoroso (n.18/29) • 1 strofa di narrazione (n.30) La natura: Un topos molto presente all’interno dell’Egloga è il locus amoenus: Lo sguardo si focalizza non a caso soprattutto sul ruscello, ovvero sull'agua clara che attraversa il fresco y verde prado. Salicio lo rievoca subito dopo quasi con le stesse parole (strofe 13,16): Ves aquí un prado lleno deverdura... / Ves aquí un agua clara; e Nemoroso invoca il ruscello come testimone delle sue sventure (strofa 18): Corrientes aguas puras... Verde prado de fresca sombra lleno. Dedica: Dal verso 7 al verso 42 vi è la dedica a Pedro de Toledo, dove si richiede la sua attenzione, ovunque egli sia, al governo, in guerra o a caccia. Gli si chiede di aspettare perché Garcilaso avrebbe migliorato il testo rispetto a quello precedente, inserendo le virtù e la fama di Pedro de Toledo. Tutto questo sarà fatto per mandare avanti la sua memoria; la dedica si chiude, così come si apre, con il “tu”, e viene utilizzato l’imperativo. Il ciclo diurno del sole: Questa architettura s'ispira al ciclo diurno del sole: questa è la similitudine simbolica, l'isotopia, che 'struttura' l'intero componimento. L'azione dura un giorno: si apre all'alba e si chiude al tramonto. La prima e l'ultima strofa narrativa sono fondamentali perché commisurano la durata dei lamenti al percorso del sole, dall'alba al tramonto: nella IV strofa viene evocata l'alba, mentre nella XXX viene dipinto un tramonto (è forse il caso di ricordare che in tre egloghe di Virgilio - I, II e X - si tratteggia un'alba e solo in una -l'VIII - il tramonto). Dunque, il ciclo diurno del sole costituisce un correlato (ripeto, altamente simbolico) del tempo poetico. La situazione dei due pastori è, intanto, ben differente: Galatea ha abbandonato Salicio per unirsi a un altro pastore; Nemoroso, invece, desidera ricongiungersi con Elisa nell'aldilà. Movimento di Salicio: lontano da Galatea, vuol lasciare la vita e morire (infatti le parole muerte e morir Salicio le adopera per riferirsi sempre alla sua persona). Movimento di Nemoroso: apparentemente è lo stesso, ma dalla sua prospettiva la morte è anche un ricongiungimento con l'amata: per questo nel suo canto la vita è contrassegnata dall'isotopia della fatica. Eppure, le direzioni dei due movimenti sono speculari: Salicio si volge verso la morte seguendo una direzione opposta a quella di Galatea, che lo ha abbandonato. Nemoroso, invece, si protende verso la morte per seguire lo stesso movimento di allontanamento di Elisa. A questo gioco di 'versi' opposti è stato adattato il ciclo diurno del sole: Salicio non si sente in armonia con la fase crescente del sole, simbolo di vita; Nemoroso accompagna con l'animo la fase calante del sole, simbolo della morte che agogna. y en cuanto esto se canta, escucha tú el cantar de mis pastores. 4. Saliendo de las ondas encendido, rayaba de los montes el altura el sol, cuando Salicio, recostado 45 al pie de una alta haya, en la verdura por donde una agua clara con sonido n atravesaba el fresco y verde prado, él, con canto acordado al rumor que sonaba 50 del agua que pasaba, se quejaba tan dulce y blandamente como si no estuviera de allí ausente la que de su dolor culpa tenía, y así como presente, 55 razonando con ella, le decía: “de allí ausente” =iperbato. “la que de su dolor culpa tenía” = Salicio sta cantando rivolgendosi a Galatea. Per questo motivo possiamo dire che non è un vero e proprio monologo, perché Salicio si sta rivolgendo a qualcuno, il fatto che questo qualcuno non possa rispondergli non significa che sia un monologo, è più che altro un dialogo. Questi versi sono versi di transizione tra la parte della dedicatoria e il primo canto di Salicio. È una strofa narrativa perché appunto ci dà il contesto. → Il contesto temporale è l’alba “haya” = è un albero che si associa molto al genere pastorale nella letteratura (il faggio) Abbiamo il prato verde e fresco, il gorgoglio del ruscello, il canto degli uccelli. Ci riferiamo al LOCUS AMENUS → Luogo ameno che viene descritto dal poeta nelle parti narrative. Questa perfetta simmetria viene descritta anche da Salicio alla fine del lamento e da Nemoroso all’inizio del suo lamento. Il cielo e gli animali ascoltano. Una natura umana e naturale che tutta protesa verso l’ascolto e la compassione, nel senso di soffrire insieme ai pastori. 5. SALICIO ¡Oh más dura que mármol a mis quejas y al encendido fuego en que me quemo más helada que nieve, Galatea! Estoy muriendo, y aun la vida temo; 60 témola con razón, pues tú me dejas, que no hay sin ti el vivir para qué sea. Vergüenza he que me vea ninguno en tal estado, de ti desamparado, 65 y de mí mismo yo me corro agora. ¿De un alma te desdeñas ser señora donde siempre moraste, no pudiendo della1 salir un hora? Salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 70 1 De ella L’interlocutori di Salicio da ora saranno: Galatea, la natura e Dio. “más dura que mármol a mis quejas” = attraverso questa iperbole, sta dicendo a Galatea che lei ha un cuore così freddo e di marmo davanti al suo amore e alle sue pene. “Estoy muriendo, y aun la vida temo” = parla della distanza della donna e della morte: un amore che finisce e che provoca la morte. Per Salicio, la vita non ha senso senza di lei. Prova vergogna e ha paura che qualcuno lo vede in quello stato. “sin duelo” = senza avere compassione per me. Si ricorda di quando Galatea gli era fedele. 6. El sol tiende los rayos de su lumbre por montes y por valles, despertando las aves y animales y la gente: cuál por el aire claro va volando, cuál por el verde valle o alta cumbre 75 paciendo va segura y libremente, cuál con el sol presente va de nuevo al oficio y al usado ejercicio do su natura o menester lo inclina; 80 siempre está en llanto esta ánima mezquina, cuando la sombra el mundo va cubriendo, o la luz se avecina. Salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 7. Y tú, desta mi vida ya olvidada, 85 sin mostrar un pequeño sentimiento de que por ti Salicio triste muera, Mette in contrapposizione dell’attività degli uomini e degli animali che continuano la loro vita di sempre con la situazione di tremendo dolore che soffre colui che sta cantando (quindi Salicio). Il sole tende i raggi della sua luce verso i monti e verso le valli, svegliando gli uccelli, gli animali, la gente. (v.80) DO → forma poetica per dire donde. <<Sempre è in pianto quest’anima meschina (di Salicio, colui che canta) quando l’ombra il mondo copre>> (il momento del tramonto o quando la luce si avvicina, cioè l’alba) → per dire che lui dalla mattina alla sera è sempre piangente e sofferente. l0. Tu dulce habla ¿en cúya oreja suena? Tus claros ojos ¿a quién los volviste? ¿Por quién tan sin respeto me trocaste? Tu quebrantada fe ¿dó la pusiste? 130 ¿Cuál es el cuello que como en cadena de tus hermosos brazos añudaste? No hay corazón que baste, aunque fuese de piedra, viendo mi amada hiedra 135 de mí arrancada, en otro muro asida, y mi parra en otro olmo entretejida, que no se esté con llanto deshaciendo hasta acabar la vida. Salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 140 11. ¿Qué no se esperará de aquí adelante, lllllpor difícil que sea y por incierto, o qué discordia no será juntada? Y juntamente ¿qué terná2 por cierto, Una delle stanze più belle e toccanti del poema perché qui sappiamo che Galatea non solo se ne è andata, ma se ne è andata con un altro. Sono presenti una serie di domande retoriche. Troviamo immagini molto forti e ben collocate che servono per descrivere il dolore moderno di un essere che si sente tradito. o qué de hoy más no temerá el amante, 145 siendo a todo materia por ti dada? Cuando tú enajenada de mi cuidado fuiste, notable causa diste, y ejemplo a todos cuantos cubre el cielo, 150 que el más seguro tema con recelo perder lo que estuviere poseyendo. Salid fuera sin duelo, salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 12. Materia diste al mundo de esperanza 155 de alcanzar lo imposible y no pensado y de hacer juntar lo diferente, dando a quien diste el corazón malvado, quitándolo de mí con tal mudanza que siempre sonará de gente en gente. 160 La cordera paciente con el lobo hambriento hará su ajuntamiento, y con las simples aves sin rüido Siamo in una situazione di dissolvenza/disfacimento perché il dolore di pensare alla propria amata, ormai data ad un altro, è qualcosa di insopportabile → così insopportabile che genera caos. Fa un confronto tra gli esempi impossibili che possiamo trovare in natura e la nuova coppia che si è creata: Galatea e il nuovo amato (esempio di adynaton= cioè esempi di cose impossibili, improbabili (al plurale è adynata). → Il corrispettivo termine in latino è impossibilia (=impossibile). harán las bravas sierpes ya su nido, 165 que mayor diferencia comprehendo p p de ti al que has escogido. Salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 13. Siempre de nueva leche en el verano y en el invierno abundo; en mi majada 170 la manteca y el queso está sobrado. De mi cantar, pues, yo te via3 agradada tanto que no pudiera el mantüano Títero ser de ti más alabado. No soy, pues, bien mirado, 175 tan disforme ni feo, que aun agora me veo en esta agua que corre clara y pura, y cierto no trocara mi figura con ese que de mi se está reyendo4; 180 ¡trocara mi ventura! Salid sin duelo, lágrimas, corriendo. 3 veía 4 riendo Anche qui abbiamo un topos della poesia bucolica: cioè, fare la differenza tra l’amante abbandonato e il nuovo amante dell’amata—> si auto loda ven si por solo aquesto te detienes. 215 Ves aquí un prado lleno de verdura, pppves aquí una espesura, ves aquí un agua clara, en otro tiempo cara, a quien de ti con lágrimas me quejo; 220 quizá aquí hallarás, pues yo me alejo, al que todo mi bien quitar me puede, que pues el bien le dejo, no es mucho que el lugar también le quede. 17. Aquí dio fin a su cantar Salicio, 225 y sospirando en el postrero acento, soltó de llanto una profunda vena; queriendo el monte al grave sentimiento de aquel dolor en algo ser propicio, con la pesada voz retumba y suena; 230 la blanda Filomena, casi como dolida L’epilogo del lamento di Salicio è che lui lascia quel luogo ameno dove c’era un equilibrio tra natura/uomo e amore/natura, lo lascia perché: la prospettiva dell’andarsene dal locus amenus e lasciarlo alla sua amata e al suo nuovo amante; quindi, l’alternativa della morte come sola soluzione al dolore della perdita dell’amata. Un dolore terreno perché l’amata è ancora in terra, ma non è più con lei. Morte → unica soluzione ad una vita che non ha più senso. Strofa narrativa posta tra i due lamenti. Bisogna sottolineare la presenza dell’eco: il canto di Salicio fa eco grazie alle montagne → è la maniera con cui la natura/paesaggio compatisce il pastore sofferente. Blanda Filomena → usignolo che canta quasi con voce dolente. Filomena è il nome mitologico dell’usignolo perché è una fanciulla che viene trasformata dalla divinità in un usignolo per sfuggire al suo violentatore che le aveva tagliato la lingua; invece, la sorella Procne viene trasformata in rondine e Tereo (il violentatore) in sparviero. y a compasión movida, dulcemente responde al son lloroso. Lo que cantó tras esto Nemoroso, 235 decildo vos, Pïérides, que tanto pp pno puedo yo ni oso, que siento enflaquecer mi débil canto. 18. NEMOROSO Corrientes aguas puras, cristalinas, árboles que os estáis mirando en ellas, 240 verde prado de fresca sombra lleno, aves que aquí sembráis vuestras querellas, hiedra que por los árboles caminas, torciendo el paso por su verde seno: yo me vi tan ajeno 245 del grave mal que siento que de puro contento con vuestra soledad me recreaba, donde con dulce sueño reposaba, o con el pensamiento discurría 250 por donde no hallaba v.235 → s’introduce il prossimo lamento di Nemoroso con un’invocazione tipica del poema classico delle muse le Pieridi che è uno degli epiteti con il quali ci si riferisce alle muse → il poeta si rivolge alle muse per farsi dare l’ispirazione per il canto. Nemoroso anziché terminare con il locus amenus, inizia nell’incipit. → Questo locus amenus oltre ad esse un luogo idealizzato è anche un luogo incantevole e piacevole, una dimensione privata in cui attraverso la poesia l’uomo rievoca sentimenti personali/intimi, non c’è una dimensione di gruppo/di società, è un luogo lontano dalla società/civiltà. Era felice. sino memorias llenas de alegría; 19. y en este mismo valle, donde agora me entristezco y me canso en el reposo, estuve ya contento y descansado. 255 ¡Oh bien caduco, vano y presuroso! Acuérdome, durmiendo aquí algún hora, que, despertando, a Elisa vi a mi lado. ¡Oh miserable hado! ¡Oh tela delicada, 260 antes de tiempo dada a los agudos filos de la muerte! Más convenible fuera aquesta suerte a los cansados años de mi vida, que es más que el hierro fuerte, 265 pues no la ha quebrantado tu partida. 20. ¿Dó6 están agora aquellos claros ojos que llevaban tras sí, como colgada, mi alma, doquier7 que ellos se volvían? vv.263-265 = questo lamentarsi dell’ingiustizia con cui si manifesta la morte, che arriva prima del dovuto. Il verso 263 in realtà dovrebbe essere un endecasillabo, ma invece è un settenario ya de rigor de espinas intratable. Yo hago con mis ojos crecer, lloviendo, el fruto miserable. 8 verlas 23. Como al partir del sol la sombra crece, 310 y en cayendo su rayo, se levanta la negra escuridad que el mundo cubre, de do viene el temor que nos espanta y la medrosa forma en que se ofrece aquella que la noche nos encubre 315 hasta que el sol descubre su luz pura y hermosa: tal es la tenebrosa noche de tu partir en que he quedado de sombra y de temor atormentado, 320 hasta que muerte el tiempo determine que a ver el deseado sol de tu clara vista me encamine. Questa è una strofa chiave nel lamento di Nemoroso composta da una comparazione che la suddivide in due parti. La partenza di Elisa è come una tenebrosa notte. La notte è scesa nel mondo di Nemoroso → morte associata alla notte e la morte di Elisa è anche associata al tramonto: quindi Elisa era il sole. 24. Cual suele el ruiseñor con triste canto quejarse, entre las hojas escondido, 325 del duro labrador que cautamente le despojó su caro y dulce nido de los tiernos hijuelos entretanto que del amado ramo estaba ausente, y aquel dolor que siente, 330 con diferencia tanta por la dulce garganta despide que a su canto el aire suena, y la callada noche no refrena su lamentable oficio y sus querellas, 335 trayendo de su pena el cielo por testigo y las estrellas: 25. desta manera suelto yo la rienda pp a mi dolor y ansí9 me quejo en vano de la dureza de la muerte airada; 340 ella en mi corazón metió la mano y de allí me llevó mi dulce prenda, Mentre nella strofa precedente è divisa in due (la comparazione e la seconda) qui invece la comparazione si protrae per 2 strofe: nella strofa 24 abbiamo la prima parte e nella strofa 25 successiva abbiamo la seconda parte, la comparazione. Ruiseñor → è l’usignolo. L’usignolo si lamenta perché gli è stato sottratto il suo caro e dolce nido. Il suo lamento neppure la notte lo ferma, <<portando come testimone del suo dolore il cielo e anche le stelle>>. que aquél era su nido y su morada. ¡Ay, muerte arrebatada, por ti me estoy quejando 345 al cielo y enojando con importuno llanto al mundo todo! El desigual dolor no sufre modo; no me podrán quitar el dolorido sentir si ya del todo 350 primero no me quitan el sentido. 9 así 26. Tengo una parte aquí de tus cabellos, Elisa, envueltos en un blanco paño, que nunca de mi seno se me apartan; descójolos, y de un dolor tamaño 355 enternecer me siento que sobre ellos nunca mis ojos de llorar se hartan. Sin que de allí se partan, con sospiros calientes, más que la llama ardientes, 360 Parte parlando dell’usignolo per poi affermare che la morte ha fatto lo stesso con lui, strappandogli la sua amata dal suo petto (che era per lei il suo nido). È un dolore che grida a tutto, cielo e terra. Non sono lacrime, ma è proprio un grido che non ha contegno. <<Non mi potranno togliere questo sentire doloroso/dolore se prima non mi tolgono la ragione>> (cioè, mi uccidono) → Finché vivrà, soffrirà. È la prima volta che si rivolge ad Elisa. Invece con Salicio è proprio un dialogo continuo. rompa del cuerpo y verme libre pueda, y en la tercera rueda, 400 contigo mano a mano, busquemos otro llano, busquemos otros montes y otros ríos, otros valles floridos y sombríos donde descanse y siempre pueda verte 405 ante los ojos míos, sin miedo y sobresalto de perderte? 30. Nunca pusieran fin al triste lloro los pastores, ni fueran acabadas las canciones que solo el monte oía, 410 si mirando las nubes coloradas, al tramontar del sol bordadas de oro, no vieran que era ya pasado el día; la sombra se veía venir corriendo apriesa10 415 ya por la falda espesa del altísimo monte, y recordando L’ultima strofa si rivolge all’amata morta che ovviamente tratta come una divinità. L’ultima domanda è rivolta a Elisa ed è una domanda retorica. “en tercera rueda” = un’espressone antiquata per dire “di fretta”. Nemoroso quindi invoca elisa affinché interceda per la sua morte, affinché egli possa abbandonare quel locus amenus che ormai non è più ameno perché adesso è stata sottratta la ragione del pastore. L’obiettivo di Nemoroso è quello di trovare nell’aldilà un altro luogo dove non ci potrà più essere la paura di perdere la sua amata, un luogo dove sia possibile stare di nuovo in sua compagnia e dove poter ritrovare quella facilità che ormai è impossibile nella dimensione terrestre. La speranza di Nemoroso è di morire per ritrovare la sua amata nell’aldilà. L’esito del lamento di Nemoroso e l’esito del lamento di Salicio siano gli stessi nel senso che entrambi desiderano la morte, che viene ricordata e ribadita simbolicamente come spiega Cesare Segre nel saggio. • Morte → speranza di ritrovare quell’armonia perduta a causa della morte. • Chiusura dell’egloga con il tramonto che simbolicamente nella strofa 30 rappresenta il ritirarsi dei pastori ma anche il termine del loro canto e simbolicamente la vicinanza della morte. Se Salicio vede nella morte una consolazione amara e l’impossibilità di vivere in un mondo in cui l’amata c’è ma non lo corrisponde più ed ha scelto un altro uomo; in Nemoroso la morte è veramente una consolazione nel senso che è la speranza di ritrovare quell’armonia perduta a causa della morte. ambos como de sueño, y acabando el fugitivo sol, de luz escaso, su ganado llevando, 420 se fueron recogiendo paso a paso. 10 aprisa Tuttavia, c'è chi sostiene che a fare da anello testuale intermedio tra i due siano stati i due racconti autobiografici di Cingar e Falqueto inseriti nel “Baldo”, libero adattamento del famoso poema maccheronico di Teofilo Folengo. A pochi anni di distanza, dal 1554, Antonio Llull accostò il Lazarillo al nome di Apuleio e, insieme ad esso, collocò quello di un altro celebre letterato: Luciano di Samosata, contemporaneo di Apuleio. In effetti, non mancano, tra le numerose opere di Luciano di Samosata o a lui attribuite, casi nei quali è dato ritrovare l'uso di ingredienti simili a quelli usati dall'anonimo autore del Lazarillo. Si tratta di componenti che riguardano sia la forma (racconto in prima persona, tecnica del “ragazzo servo di più padroni”, motivo della metamorfosi del protagonista) che il contenuto della narrazione (rappresentazione con toni realistici di frammenti di vita quotidiana o di personaggi emarginati socialmente). D’altra parte, molte narrazioni contenute in dialoghi rinascimentali spagnoli risultano ispirate alle opere lucianesche→ ES: “El Crotalón” o “Diálogo de las Transformaciones” o “Viaje de Turquía”. Negli anni che precedettero la pubblicazione del Lazarillo, la letteratura spagnola conobbe, accanto alla rinascita di Apuleio e di Luciano, una finzione in prosa che, prendendo a modello le opere dei due autori classici, congiunse imitazione classica e esplorazione dei costumi contemporanei. Tuttavia, nonostante i rapporti tra il Lazarillo e questo genere di finzione in prosa, va sottolineata la novità e la singolarità che l'opera costituiva nella narrativa spagnola e europea dell'epoca e che lo rende uno dei primi esempi di romanzo moderno. INDICAZIONI CHE QUESTA INTRODUZIONE CI DÀ: “E poiché Vossignoria scrive che le si scriva e racconti il caso per esteso, mi è parso giusto di prenderlo non dal mezzo, ma dal principio, perché si abbia intera notizia della mia persona”. • “intera notizia della mia persona”→ ORIGINI : figlio di un mugnaio ladro e di una lavandaia, concubina di un moro. Questo aspetto doveva lasciare esterrefatto il lettore dell'epoca, soprattutto considerando che all'epoca l'autobiografia e il parlare di sé era vietato. Persino l'imperatore Carlo, nel redigere, nel 1552 le sue memorie, sentì il bisogno di giustificarsi, premettendo di volersi discolpare. Perfino per l'uomo più potente della terra che sta raccontando fatti che coinvolsero la storia dell'umanità, parlare di sé implica soccombere al peccato della vanità. Dunque, come poteva essere autorizzato un picaro a farlo? Questo libro racconta le avventure di Lazaro de Tormes, un giovane servo spagnolo originario di Tejares che impara a vivere grazie alle varie esperienze vissute con i suoi padroni. Lazaro sarà un uomo buono ed onesto che lavorerà con impegno e dignità. Lazaro è al servizio, nel libro, di vari padroni, che faranno patire tutti, in un modo o in un altro, la fame a Lazaro che sarà costretto in molte occasioni a rubargli di nascosto il mangiare venendo alla fine scoperto e cacciato. Lazaro riuscirà però a volte a farsi rispettare liberandosi lui dei suoi padroni con aneddoti vendicativi ma anche divertenti. : • Luoghi: Salamanca, Toledo e girovagando la Castiglia con i vari padroni. • Spazio: La Spagna della prima età moderna, “fresca” delle scoperte di Colombo. • Tempo: XV - XVI secolo. Il tono della novella è molto spesso umoristico, ma con un fondo di pessimismo e amarezza, in quanto rispecchia le condizioni di vita della Spagna del ‘500, di Carlo V. Uno dei temi principali di questo libro è l’onore, che è la forza motrice di tutte le azioni che compiono i vari protagonisti del libro ed è lo scopo di Lázaro: egli, in quanto orfano di padre, deve affrontare una vita molto dura e piena di umiliazioni e tende sempre a migliorare le sue condizioni di vita, fino ad arrivare, alla conclusione del libro, ad aver formato una propria famiglia, ma è privato fino all’ultimo del suo onore. Legato a questo, c’è il tema della differenza fra classi sociali, strettamente legato allo stato di miseria in cui si trova Lázaro: egli, infatti, essendo della classe infima, è sottomesso alle classi più abbienti e la sua condizione è di estrema miseria ed emarginazione. Il romanzo è scritto in forma autobiografica: è il protagonista che parla, narrando le proprie avventure in modo quasi cronachistico, senza commenti o riflessioni d'ordine morale. La figura di Lazarillo, antieroe per eccellenza, e le sue vicende sconclusionate riflettono l'incertezza che regnava nella Spagna di Carlo V, soggetta a una grave crisi economica e caratterizzata da squilibri sociali. Il giovane è un vagabondo che si serve di mille espedienti per procurarsi da vivere; sempre in viaggio, sempre affamato, non disdegna di servirsi di mezzi illeciti pur di sbarcare il lunario. Di volta in volta, presta i suoi servizi a un mendicante cieco, a un prete avaro, a uno scudiero squattrinato, a un frate che commercia bolle papali, a un pittore di strada, a un capo sbirro, a un cappellano e alla fine a un arciprete, per cui fa il banditore di vini. Di quest'ultimo sposa la serva, le cui grazie continuerà a condividere con il padrone. Nel prologo troviamo due idee principali. Una per tutti i lettori e un’altra dedicata specialmente a Vuestra Merced. Nella prima parte l'autore spiega il motivo per cui sta scrivendo l'opera; il suo obiettivo è che tutte le persone leggano, vedano e lodino il suo lavoro. Nella seconda parte scrive a Vuestra Merced per le voci che circolavano sull'infedeltà di sua moglie. Racconta la sua vita fin dall'inizio per spiegare tutte le difficoltà che ha attraversato nella vita. Il romanzo picaresco è un sottogenere narrativo letterario in prosa molto caratteristico della letteratura spagnola. Nacque negli anni di transizione tra il Rinascimento e il Barocco, durante il cosiddetto Siglo de Oro. Il romanzo picaresco nacque da un lato come critica nei confronti delle istituzioni degradate della Spagna imperiale, dall'altro come critica nei confronti delle narrazioni idealizzanti del rinascimento (libri di cavalleria, romanzo pastorale). Il picaresco mostrava la decadenza del periodo storico: le pretese dei nobili impoveriti, i falsi ideali dei religiosi e la diffusa povertà. Tutto ciò si contrapponeva al racconto di cavalieri e borghesi arricchiti che vivevano in un'altra realtà. Le caratteristiche di questo genere letterario sono le seguenti: • Il protagonista è un picaro, di basso rango sociale, figlio di genitori senza onore oppure emarginati e delinquenti. È un antieroe che si oppone, all'ideale cavalleresco che non esiste più nella società contemporanea. La sua aspirazione è di migliorare il suo status sociale, ricorrendo alla sua astuzia e alle sue doti da imbroglione. • Struttura della falsa autobiografia. Solitamente è narrato in prima persona, come se il protagonista, fosse l'autore che racconta le proprie avventure intenzioni moralizzanti. • Determinismo: sebbene il picaro cerchi sempre di migliorare il suo status sociale, fallisce sempre e non smetterà mai di essere un picaro. • Intenzione satirica: la società è criticata in tutti i suoi strati. Il protagonista ogni volta viene messo al servizio di un elemento rappresentativo della società. In questo modo, il ladro assiste come spettatore privilegiato all'ipocrisia rappresentata da ciascuno dei suoi padroni. • Realismo, nel descrivere la situazione del paese in un determinato periodo storico, nel raccontare alcuni degli aspetti più spiacevoli della realtà. L'originalità del libro sta nel ricorrere alla parodia delle narrazioni cavalleresche idealizzanti del Rinascimento: al racconto eroico di guerre e ai libri di angelici pastori e cortigiani innamorati si oppone un'epopea della fame, che si preoccupa solo di sussistenza, in linea con la tradizione realistica della letteratura spagnola. Il tema del Lazarillo de Tormes è morale: una denuncia al falso senso dell'onore e dell'ipocrisia. Ognuno agisce senza pensare agli altri, quindi, come si dice all'inizio del lavoro, bisogna "arrimàrse a los buenos" ossia "avvicinarsi ai buoni”. Per essere onesti bisogna fingere di essere onesti, non esserlo. L'opera fu inserita nell'Indice dei libri proibiti dell'Inquisizione poiché considerata pericolosa dalle gerarchie cattoliche e partire dal 1559. Ciò porto ad una diffusione clandestina del libro, che non poteva più essere stampato. L'influenza del Lazarillo fu profonda, nella letteratura spagnola. Senza di essa non avrebbe potuto essere scritto né il Don Chisciotte della fgf Mancha, né la trentina di romanzi picareschi spagnoli e stranieri che si sono ddddddddddddddddddddddd conservati. Gran parte del materiale e persino i personaggi sono di origine folcloristica e df tradizionale; ci sono piccole storie e sfaccettature tratti dal ricco patrimonio ccccccccccccccccccccccccccc popolare. L'opera, tuttavia, crea i suoi precedenti e contiene anche una variegata trama di v tecniche narrative: la sospensione, di cui Cervantes farà un uso intelligente, o ooooooooooooooooooooooooooola gradazione narrativa in ascensione verso l'anticlimax. Lazaro serve il chierico di Maqueda (città della provincia di Toledo). Con lui Lazaro soffrirà di più la fame. Il chierico, infatti, non aveva quasi niente e questa è una delle principali differenze con il primo trattato dove c'era da rubare, qui non c'è niente. Mangiano bene solo quando c'è una veglia funebre ecco perché Lazaro dice che non è mai stato più nemico della specie umana che in quel momento (desidera che qualcuno muoia per mangiare). Il prete, infatti, in questi eventi si abbuffa e ciò rappresenta il tema della corruzione del clero, in quanto è avido e senza scrupoli. È un prete, ma non adempie a nulla che predica. Durante la messa, si occupa solo di controllare Lazaro, in modo che egli non rubi le monete che raccoglie dai fedeli. 1. C'è solo una burla, quella dell'arca: In una piccola arca il religioso ha conservava il pane che le persone gli davano. L'arca si apriva solo con la chiave che aveva in possesso il chierico. Lazaro con la scusa di aver perso la chiave del suo padrone chiede ad un fabbro vagabondo di farne una nuova che possa andare bene per l'arca. Il fabbro vagabondo viene definito come un angelo in maniera grottesca; Infatti, egli lo salva dalla fame ma non salva la sua anima. Lazaro inizia così a mangiare del pane ogni giorno. Il chierico inizia ad accorgersi della mancanza del pane e viene convinto da Lazaro che esso viene mangiato dai topi. Il chierico da a Lazaro il pane che egli pensa sia stato mangiato dai topi, dicendogli che il topo è cosa pulita. In seguito, i vicini del chierico fanno pensare al religioso che si tratta di un serpente (padrone credulone, comico). Lázaro dorme con la chiave in bocca per paura di essere scoperto. Una notte mentre dorme, l'aria che esce dalla sua bocca, tramite il foro della chiave produce un fischio. Il chierico pensa che sia il serpente e essendo buio lascia andare una bastonata che lascia Lazarillo incosciente per diversi giorni, alla fine dei quali, il chierico lo caccia poiché scoperto. Assistiamo ad un rovesciamento della prospettiva h rispetto al primo trattato. Infatti, nel primo trattato h Lazaro si deve ingegnare per rubare qualcosa al cieco, b mentre nel secondo trattato Lazaro utilizza le tecniche b b imparate con il cieco per sfamare il padrone ed egli stesso. G Inoltre, nel 1° trattato è Lazaro che abbandona il padrone, b nel secondo accade il contrario. ° Arriva nella città di Toledo che era la capitale e vive delle elemosine che gli danno visto che era gravemente ferito dopo il colpo del suo vecchio padrone. Un signorotto di basso livello sociale, di bell'aspetto, lo nota e gli offre un lavoro come suo servitore. Il nobile impoverito è una figura tipica del '500. Una volta a casa del padrone egli lo scudiero gli mostra le stanze vuote, dove c'è solo un letto molto vecchio che gli insegna a fare. Oltre al vecchio letto l'unico oggetto che c'è in casa è una brocca. Il terzo padrone di Lazaro rappresenta le false apparenze del tempo. Lazaro pensava che fosse un uomo ricco e benestante, anche perché il suo aspetto lasciava dedurre ciò; infatti, indossava anche un mantello tipico dei nobili. Lazaro però si accorse che, anche se sembrava essere un uomo di buona famiglia, era povero. È un personaggio che il narratore tratta con tenerezza e per cui Lazarillo prova pietà: un nobile che si prende cura delle apparenze, chiede della sua famiglia, e gli confessa di aver lasciato la sua terra natia perché si sentiva addolorato perché un vicino non lo aveva salutato togliendosi il cappello. Tutto questo è incomprensibile per Lázaro, che non lo sa spiega che un dettaglio così piccolo può causare l'abbandono del sito stesso. Per il padrone, l'onore viene prima di tutto, ma è tutta apparenza. Lazaro, ormai cresciuto, ha una propria idea: i principi dell'onore sono inutili. Come nobile non può lavorare né tantomeno chiedere elemosina. In questo caso, i ruoli tra il padrone e Lázaro cambiano: è il padrone che dipende da Lázaro invece che il contrario. Per poter mangiare, Lazaro chiedeva l'elemosina e dava una parte di ciò che ha riceveva al padrone. Alla fine, i proprietari di casa vengono a reclamare l'affitto. Lazaro non può farsene carico. Si limita a dire loro dove il padrone era andato. Egli, infatti, è stato il primo padrone ad essere scappato e ad aver abbandonando Lazaro. ° Il quinto padrone di Lazaro è un venditore di indulgenze, permetteva ai fedeli di aver perdonate le pene ultraterrene oppure, per i defunti, di aver scontata la permanenza in Purgatorio. Lui è il padrone più falso e senza scrupoli di tutto il romanzo. E proprio come il chierico di Maqueda: rappresenta la corruzione del clero. Il venditore corrompeva i sacerdoti con verdure e cibo in modo che essi potessero promuovere le sue indulgenze. Il venditore quando vede che un sacerdote era colto, parlava utilizzando le lingue romanze, quando vede invece che un sacerdote non era colto, fingeva di parlare latino per impressionarlo. Il venditore ingannava, insieme a uno sceriffo, la gente, cercando di klmk,mkljkjhjkgjkjkj convincerla a credere nei suoi ideali. Un giorno i due mmikkhgno mettono in scena una farsa. Lo sceriffo arrivò in chiesa e lo knjghfghvjhugyvh affrontò dicendo che lui predicava soltanto menzogne. Il jbhmfgvhughbn venditore attese pazientemente che lo sceriffo smettesse di bhjbhjfgfghvhgygbj insultarlo e affidò a Dio il compito di punirlo per le sue bugie. E nmbnvghcfgcuihu in quel preciso istante lo sceriffo cadde a terra, preso dalle jnjgjbjn. j convulsioni. Le persone che assistettero alla scena rimasero mjbnjghgyghjbh impressionate. Grazie a quest'episodio il venditore riuscì a njbfyj vendere molte indulgenze alle persone presenti. Lazaro, invece, si rende conto dopo che tutto ciò era un trucco inventato dal venditore e dallo sceriffo. Le vicine portarono Lazaro dal Frate de la Merced, il suo prossimo padrone. Al frate piaceva molto camminare e visitare posti. Tanto camminano Lazaro e il frate che in otto giorni Lázaro ruppe il suo primo paio di scarpe. Il Frate gli regalò un paio di scarpe, fu il primo padrone a dargli un paio di scarpe. Lazaro si stancò di seguirlo e lo lasciò. ° ° Il suo prossimo padrone fu un pintor di panderos (paredes muy finas), con il quale sta pochissimo tempo. Egli rappresenta la classe colta e artistica del rinascimento. Nello stesso trattato Lázaro incontra un cappellano in chiesa, che sarà il suo 6° padrone. Il cappellano diede a Lazaro un asino e quattro brocche d'acqua per venderla in città. Questo fu il primo lavoro che Lázaro ottenne. Rimane con il cappellano 4 anni il tempo necessario per risparmiare qualcosa e comprare la sua prima spada e dei vestiti usati. Dopo aver migliorato il suo aspetto, Lazaro lo abbandonò. Lazaro lasciò il cappellano e stette con uno sceriffo/ufficiale giudiziario per pochissimo b tempo perché considerava questo lavoro molto pericoloso per lui. In seguito, lavora hgvddvvg anche come pregonero, ossia colui che annuncia le ultime novità e pettegolezzi della bdddgg gente, tutti sono interessati ai suoi annunci e diventa un importante pregonero. Bfsqqfregg L’Arciprete di San Salvador decide di sposarlo con una delle sue domestiche e Lazaro gggrg felicemente accetta. Per Lazaro, infatti, l'amore non era così importante. Trascorso del rgvrgr tempo, nel paese gira voce che la moglie di Lazaro avesse dei rapporti con l'Arciprete. L'arciprete dice a Lazaro di ignorare i pettegolezzi e di pensare a lui e al suo benessere, anch'egli rappresenta il tema della corruzione del clero. La moglie del Lazaro aveva già avuto tre figli prima del matrimonio. Scoperta la verità Lazaro la perdona. Le dice di fidarsi di lei e che poteva entrare e uscire da casa dell'arciprete tutte le volte che voleva. Alla fine, Lazaro ha una buona situazione economica, anche se tutto ciò che ha ottenuto, lo ha raggiunto senza onore. I valori di Lazaro non cambiarono da quando era povero a quando quasi ricco, è rimasta la stessa persona, è cambiata solo la sua situazione sociale ed economica. ° ° “El perro del Hortelano” viene composto intorno al 1613. La raccolta di commedie esce nel 1618, raccolta di 12 commedie che Lope de Vega lascerà ai posteri e “El perro del hortlelano” è la 11 commedia che esce sotto il suo nome. Lope già pensava al suo pubblico e voleva già dal titolo incuriosire e comunicare qualcosa al pubblico. Si ispira al refràn, un adagio, “el perro del hortlano que ni come berzas ni deja comer” e lascia quindi intendere il senso della storia: Diana, che rifiuta il sentimento d’amore, presa dal sentimento d’invidia verso Teodoro, che è innamorato di Marcela, cerca di ostacolare tale amore, ma lei anche se innamorata non riesce ad accettare l’amore verso Teodoro. È una sorta di triangolo amoroso in cui sono presenti Teodoro, Marcela e Diana, e in cui Teodoro viene a sua insaputa, o suo malgrado incluso perché Diana cerca di ostacolare l’amore ma non dà allo stesso tempo chiari segnali di essere innamorata di lui. La trama gira intorno alla figura di Diana che per non sottomettersi alle tirannie d’amore, rifiuta i numerosi pretendenti, alimentando così la sua fama di donna inaccessibile e superba. Nel frattempo, Teodoro, suo segretario di umili origini amoreggia con una dama di compagnia di Diana, Marcela. Diana si innamora di Teodoro dopo aver rifiutato le avances di mezza Napoli. Teodoro che era stato l’aquilotto di mezza servitù cede alle lusinghe di Diana il cui avvicinamento a lei richiede un volo rischioso considerando il divario sociale tra i due. Dunque, abbiamo: • Il timore di Teodoro • I continui atteggiamenti oscillanti di Diana divisa tra i freni dell’onore nobiliare e le leggi dell’amore, disilludendo continuamente Teodoro. Agisce quindi in modo contraddittorio: vuole Teodoro e dichiara il suo amore ma quando lui cede alle lusinghe abbandonando Marcela, Diana si tira indietro dicendogli che ha capito male e dunque si comporta proprio come il cane dell’ortolano, proverbio popolare a cui Lope fa riferimento che non mangia e non lascia mangiare. Artefice della soluzione felice che permetterà di sorpassare il conflitto di amore-onore sarà poi il servo Tristán che costruirà al padrone un’identità nobile finta e Diana messa al corrente dell’inganno accetta lo stratagemma poiché le permette di sposare senza scandalo l’uomo amato. Tristán si ricorda che un nobile conte napoletano di nome Ludovico attende da 20 anni il ritorno a casa del suo unico figlio, che neanche a farlo apposta si chiama proprio Teodoro che però era stato fatto prigioniero dai pirati turchi. Egli convince DIANA: è una sorta “doppio comico” delle protagoniste femminili, donne usano il potere per ottenere l’amore -dell’uomo desiderato strappandolo alla compagna da lui prescelta anche a costo di violenze e menzogne. Diana rispondeva una tipologia di personaggio che Lope aveva delineato fin dalle rime opere, una figura femminile che, per amore o per altezzosità, rifiuta di sottomettersi ai canoni dell’amore. Il rifiuto dell’universo sentimentale porta queste donne a un’esistenza alienata, nella quale subiscono un radicale processo di mascolinizzazione nel senso che acquisiscono abiti comportamentali che sono tipici delle figure maschili. TEODORO: Teodoro rimanda tipologicamente agli eroi del genere palatino con cui condivide il conflitto fra una posizione sociale subalterna che gli è imposta per nascita e la possibilità di un’ascesa sociale, alla quale l’amore fa sempre da tramite così come la figura di Diana è in relazione con la figura mitica di cui porta il nome, la dea della caccia, anche il personaggio di Teodoro simmetricamente, rimanda a un altro mito dell’antichità, quello di Icaro. Ciò è paragonato alla spericolata impresa del figlio di Dedalo che vola verso il Sole con ali di cera, che si scioglieranno per il calore facendolo precipitare. Questo mito si applicava, in epoca barocca per identificare i tre domini differenti dell’attività umana: l’esperienza amorosa, l’esperienza cortigiana e l’esperienza poetica. Adattando I‘iconografia petrarchesca della donna come Sole, il mito di Icaro diventava emblema del corteggiamento dell’amata irraggiungibile, esperienza percepita come coraggio eroico del protagonista. Infatti, nella commedia di Lope si impiega il mito proprio per sottolineare il coraggio del protagonista che ha osato volare fino all’altezza della sua Signora. Tristán: Egli non solo è il contrappunto comico di Teodoro, suo aiutante e consigliere ma è anche molto intraprendente e audace. Tristan mette in atto l’inganno per far diventare nobile Teodoro sfruttando la coincidenza del nome di Teodoro con quella del figlio del conte Ludovico, il quale attende ancora il suo ritorno. Si proietta infine nelle ultime scene del terzo atto come segretario del segretario andando a sottolineare che, come Teodoro, è diventato nobile e lascia il posto del segretario, aspira lui a coprirlo. Ma in realtà può essere inteso anche come “custode di un segreto” in quanto egli non può ricoprire il ruolo di segretario perché è un lacchè di bassissima estrazione. MARCELA: serva di Diana, innamorata di Teodoro viene abbandonata da Teodoro quando cede alle avaces amorose di Diana. Spesso viene presentata con metafore ornitologiche ed è paragonata ora a un moscerino attirato dal vino, poi a una farfalla che vola molto più bassa dei pensieri di Teodoro, poi a un’aquila, l’uccello che vola più in alto di tutti e l’unico che può guardare il sole senza accecarsi, elemento non umano, e che fa paragonare Marcela agli occhi di Teodoro come una creatura divina. ALTRI PERSONAGGI DELLA STORIA: • DOROTEA • ANARDA • OTAVIO: hidalgo e gracioso, si comporta come figura dello scudiero buffone. Impoverito e in là con gli anni che fungeva da accompagnatore e attendente di dame nobili. Oltre ad essere scudiero, è innanzitutto maggiordomo di Diana e capo della servitù. • FABIO: Fabio è un servo, criado e non gracioso (ma tutti i graciosos sono criados, ossia il servo ridicolizzato nella commedia) e dunque a differenza di Tristan non è ridicolizzato ma è serio. • Marquès RICARDO e il servo CELIO e il CONDE FEDERICO e il servo LEONIDO: sono i pretendenti di Diana, ciascun nobile ha il suo criado (servo) corrispondente. • CONDE LUDOVICO: importante nell’economia della commedia per la risoluzione finale dei fatti con l’intrigo di Teodoro, figlio di Ludovico, messo in atto da Tristan. HONOR Y HONRA: Il tema centrale intorno al quale gira l’intera commedia è quello dello scontro tra HONOR e HONRA in cui è racchiusa l’essenza dell’opera. L’onore che è poi l’elemento che definisce l’identità nobiliare non è qualcosa di intrinseco alla persona, come la virtù, con cui a volte si confonde; al contrario, è qualcosa che si trova paradossalmente, negli altri, in quello che appare di noi agli altri. Nella società barocca, per il semplice fatto di nascere nobili si suppone che si abbiano quelle determinate qualità che conferiscono onore. L’onore, pertanto, non si conquista, si possiede per nascita; tuttavia, lo si può perdere con un comportamento pubblico che la comunità può giudicare come infrazione alla legge dell’onore. Questo spiega in buona misura perché nella società barocca, si concede tanta importanza a tutto ciò che riguarda l’esteriorità. AMORE: L’altro estremo del conflitto di Diana, è l’amore. A un livello smile a quello dell’onore, l’amore è un elemento dell’armonia universale che unisce, secondo un’antica tradizione, l’uomo con il creato. Sottrarsi alle leggi dell’amore è un’infrazione che il codice della commedia punisc e con la stessa severità con cui la tragedia castiga le infrazioni all’onore. Amore e onore procedono di pari passo nell’opera. Diana non ha un padre che la sorveglia eppure in certo qual modo, è come se avesse interiorizzato un’istanza paterna e le sue proibizioni, rifiutandosi di sottomettersi all’amore. Teodoro però un innamorato timoroso, esitante e incerto: atteggiamento dovuto alle regole dell’onore che vieta a un uomo di rango inferiore di considerare possibile l’amore ricambiato di una donna dell’alta nobiltà. Ed ecco che è Diana a dover fare il primo passo, come accade nella scena in cui Diana chiede a Teodoro di rialzala ma lui fedele alle regole non può toccarla e le porge la mano avvolta in un mantello. Ovviamente, la dichiarazione non può essere troppo esplicita ed ecco che deve inventare tutta una strategia comunicativa in equilibrio fra il dire e il non dire, fatta di allusioni verbali ed espressioni corporee. ANTICO E MODERNO: l’opera presenta un continuo scontro tra antico e moderno come lo scontro tra i comportamenti spregiudicati e modernissimi e i valori del codice cortese. L’amore cortese e il vocabolario dell’amore cortese sono fortemente presenti nel personaggio di Teodoro. ALTRI TEMI AFFRONTATI NELL’OPERA: • MITI E PERSONAGGI STORICI • LEALTA’ • VERGOGNA L’uso della polimetria è un elemento essenziale del teatro barocco e Lope de Vega ne fa grande uso. La polimetria serviva anzitutto a sottolineare il rango del personaggio. Ciascun personaggio poteva esprimersi sempre con lo stesso metro rispecchiando dunque il suo rango oppure ciascun metro poteva essere attribuito a un tema preciso, come il sonetto per esprimere sentimenti e sofferenze. Ciò non era una norma rigida ma era un elemento importante per delineare una struttura logica dell’opera. Infatti, le figure dell’autorità o gli aristocratici o i potenti rivali in amore come il conte Federico e il marchese Riccardo si esprimono con la gravità degli endecasillabi e in ottave reali, un metro aulico ed elevato degno di un aristocratico; i galanes, le dame e i servitori preferiscono invece l’ottosillabo. Il cambio di strofa segnava inoltre il passaggio da una sequenza drammatica all’altra. Il passaggio metrico coincide dunque con cambi nell’azione o nello spazio o nei personaggi, come per esempio nel terzo atto della commedia in cui il cambio metrico coincide con il cambio di luogo dalla strada al palazzo di Diana oppure l’ingresso in scena di un personaggio come un gracioso, nel caso di Tristán. ATTO PRIMO: La scena si apre in medias res, teoria utilizzata molto spesso dagli autori che facevano iniziare la scena anticipando degli elementi e spiegando poi a ritroso l’antecedente che sta dietro a quella vicenda. Vacio escenico: cambio spaziale, metrico, scenografico, temporale. Questi elementi sono corollario di questi elementi centrali. ° In 4 versi Lope ci ha presentato il personaggio di Teodoro e un problema, di cui l’antecedente viene spiegato successivamente. La prima sequenza della commedia ci introduce nell’universo umano della casa di Diana. È notte e in questo spiazzo nobiliare, che Diana, alla quale all’inizio ci si riferisce con Vossignoria, appellativo riservato a figure nobiliari, ha trasformato in una fortezza della castità, è stato intravisto un uomo dal mantello dorato dal viso coperto. Alle urla di Diana escono dalle stanze gli inquilini del palazzo: prima un maggiordomo macilento e impotente, poi un servitore impaurito e nato, infine le dame di compagnia della contessa, rinchiusa prudentemente nelle loro recondite alcove. La minuziosa inchiesta a cui sottopone gli abitanti dimora porta tuttavia alla luce una verità inaspettata. Diana scopre infatti che una delle sue vestali, Marcela, mantiene una relazione segreta con Teodoro, il giovane e bel segretario della padrona. E l’imprudente Marcela; non risparmia alla sua signora i dettagli di questa relazione: spiana scopre così che in quello spazio domestico che credeva sterilizzato dal sentimento, è invece germogliato l’amore che però non è per lei ed è un amore che lei non può dominare. Nel frattempo, l’amore di Diana non sarà per un suo pari ma per uno di più basso rango e nascerà dalla gelosia. Diana, dunque, manda a chiamare le altre donne per capire cosa stia succedendo e parla con Anarda e poi la manda via. Il terzo blocco in cui Diana sola pronuncia un sonetto in cui confessa di provare qualcosa in più di una semplice amicizia per Teodoro. Il linguaggio utilizzato, la lingua spagnola del 600 presenta numerose differenze con la lingua moderna e ci sono oscillazioni molto normali all’epoca in quanto le norme grammaticali e linguistiche non erano state ancora stabilite. A poco a poco Lope avanza con una miriade di dati che hanno a che fare con il dove e il quando si svolge la scena e su chi si svolge l’azione. 1° SONETTO: è il primo sonetto dell’opera e presenta due quartine con schema rimico ABBA e due terzine con schema di rima incatenata CDC DCD. Il sonetto presenta la confessione dell’amore di Diana pere Teodoro che si scontra però con il concetto di onore che in un certo qual modo blocca l’amore tra i due: contessa e segretario non Riassunto di cosa è successo in questo atto: 1. [Federico e Ricardo davanti a Diana per chiederla in moglie] 2. [Dubbi di Tristán. Teodoro strappa la lettera di Marcela.] 3. [Rottura tra Teodoro e Marcela che ora corteggia Fabio.] 4. [Diana confida a Teodoro di volere sposare il marchese. Delusione di Teodoro.] 5. [Teodoro e Tristán. Ritorno a Marcela e rifiuto di lei] 6. [Tristán ricompone la pace tra i due, Diana li spia e si ingelosisce] 7. [Diana dichiara il suo amore a Teodoro con il gioco della lettera] 8. [Teodoro si dichiara. Diana gli dice che ha malinteso] 9. [Rabbia di Teodoro, che dice che tornerà da Marcela. Furia di Diana che lo schiaffeggia.] 10. [Diana ricompensa Teodoro con due mila scudi.] ATTO TERZO: Composto da 3 quadri segnati da cambi spaziali. È l’atto in cui viene messo in atto lo stratagemma di Tristan che servirà a far unire Diana e Teodoro. Al verso 2730 Tristan finge di essere figlio di un mercante armeno e dice di conoscere il figlio del Conte Ludovico che si chiama non a caso proprio Teodoro. Mette in atto questo stratagemma per innalzare la condizione di Teodoro e far sì che possa innalzarsi al pari di Diana. Fino al terzo atto, tutta l’azione si svolge presso il palazzo di Diana, in varie zone si, ma sempre nel palazzo ed è solo nel terzo atto che i personaggi escono fuori dal mondo del palazzo di Diana. In corrispondenza della continuità spaziale mantenuta nei primi atti è la presenza di pochi “vacios escenicos”, raramente il palcoscenico rimane vuoto proprio perché la maggior parte delle vicende si svolgono nello stesso luogo. Solo nel terzo atto vi sono più vacios escenicos in corrispondenza dei vari cambi di luogo e infatti vi sono 3 quadri. Riassunto di cosa è successo in questo atto: 1. [Ricardo e Federico si alleano per uccidere Teodoro] 2. [Tristán viene assoldato da Federico e da Ricardo] 3. [Tristán propone a Teodoro il piano della falsa parentela] 4. [Teodoro decide di partire.] 5. [Tristán parla a Ludovico del figlio] 6. [Teodoro si congeda da Diana] 7. [Arriva Ludovico: falsa agnizione] 8. [Teodoro e Diana decidono di sposarsi] 9. [Teodoro confessa a Diana l’inganno.] È difficile da tradurre come titolo perché il lettore italiano considera solo un aspetto della parola. sueño= sogno e il sonno, e in questo testo rinvia ad entrambi i significati. Il significato di sogno è più forte, quindi la traduzione “La vita è sogno” è più affidabile, perché l'intenzione è che la vita sia sempre un sogno e viene ripreso in diversi suoi testi. Ambientazione e tempo: Il tempo in cui è ambientato invece non è mai definito ed è quindi detto “CRONOTOPO” (spazio-tempo), dimensione cronologica e topica non identificabile. Questo sta a significare che le problematiche del testo non potevano essere rappresentate in Spagna per ragioni di critica → Ambientare il testo in Polonia significa scegliere un posto lontano, esotico, poco conosciuto, in una dimensione immaginaria. Segismundo è il figlio del re di Polonia, Basilio, un sovrano considerato dai sudditi un grande scienziato e astrologo. Quando la moglie resta incinta, egli consulta gli astri e si accorge che il figlio non ha un oroscopo favorevole ad essere un buon sovrano: Sigismondo l'avrebbe deposto e avrebbe portato ad una guerra interna dello Stato. A questo si aggiunge il fatto che la moglie durante la gravidanza fa una serie di sogni: in uno in particolare sogna che il figlio le lacererà le viscere per nascere → quando Segismundo nasce, la madre muore di parto. Basilio, quindi, ritiene che anche l'oroscopo che ha consultato si avvererà, quindi quando nasce Sigismondo, Basilio decide che deve essere isolato: comunica ai sudditi che l'erede è nato morto. Confina suo figlio in una torre, incatenato come una fiera. Segismundo cresce senza avere contatto con nessuno, educato da un'unica persona, Clotaldo, uomo fidatissimo di Basilio. Ad un certo punto arriva in Polonia Rosaura, dal regno di Moscovia, a cercare l'uomo che l'ha sedotta e abbandonata, privandola del suo onore, Astolfo. Astolfo è il nipote di Basilio che siccome non ha eredi al trono, perché ha incatenato il figlio, ha deciso che il suo erede sarà uno dei due nipoti: o Estrella o Astolfo. I due si sposeranno così governeranno insieme sul regno di polonia. Rosaura arriva in Polonia, vestita da uomo, precipita dal cavallo e si troverà in un luogo isolato, vede in lontananza una luce fioca: la torre in cui è chiuso Segismundo. Rosaura ascolta il monologo di Segismundo da fuori. Lui cerca di ucciderla, ma Rosaura (ancora travestita) riesce ad addolcirlo e a tranquillizzarlo. Nel momento in cui stanno parlando, arriva Clotaldo con le guardie e li scopre. Basilio aveva comandato che chiunque avesse parlato con Sigismondo avrebbe dovuto essere condannato a morte. Rosaura consegna la spada a Clotaldo, lui la guarda e riconosce che è sua: è la spada che lui regalò ad una donna, Violante, prima di lasciare il regno di Moscova. Capisce quindi che quella spada è di un uomo (Rosaura) legato alla donna che ha amato. Capisce che quell'uomo è suo figlio ma non lo svela. Clotaldo è combattuto se proteggere suo figlio o il volere del sovrano. La regalità nel 600 è una questione sacra: il re riceve da Dio il comando di governare, ecco perché sottrarre Segismundo al trono è un atto grave. La vida es Sueño Basilio decide di fare un esperimento: portare Segismundo a corte narcotizzato, e, una volta arrivato nel palazzo, di svegliarlo per verificare le sue reazioni e vedere se la sua natura è adatta ad essere un sovrano. Quando si ritrova in una ricca stanza da letto, principe di Polonia, ha delle reazioni di estrema violenza: in un delirio di onnipotenza, pensa che possa fare tutto e vendicarsi di tutti quelli che gli avevano negato questo diritto. Minaccia un nobile, di buttarlo giù dalla finestra ed effettivamente lo fa. Ha una brutta reazione con tutti, anche col padre. Quando arriva Rosaura però è preso da una grande passione, e ha anche l'impressione di averla già vista. Anche nei suoi confronti agirà d'istinto, come un animale, avvicinandosi in maniera poco galante e consona. Basilio, quindi, decide che deve essere di nuovo narcotizzato e portato in torre e al risveglio deve credere che tutto sia stato un sogno. Al suo risveglio, Sigismondo racconta tutto il "sogno" a Clotaldo e quest'ultimo gli spiega che in quel sogno si è comportato male e anche nei sogni è bene avere un buon comportamento; Segismundo effettivamente si convince che è stato tutto un sogno, tranne riguardo il sentimento che ha provato per Rosaura che, secondo lui, è reale. Intanto però, i sudditi hanno saputo che in effetti un erede al trono esiste e non sono propensi ad accettare Estrella e Astolfo come governanti. Un gruppo di soldati ribelli si precipita alla torre, libera Segismundo e decide di seguirlo nella guerra contro l'esercito di Basilio, Astolfo e Estrella. Si sta verificando quello che l'oroscopo aveva previsto: una guerra civile. Rosaura si unisce ai ribelli, si veste da amazzone (donna cavaliere) e si precipita da Segismundo. Gli racconta la sua storia chiedendogli un favore: recuperare l'onore che Astolfo le ha tolto. Gli racconta poi di tutte le volte in cui l'ha vista: una volta alla torre, una volta al palazzo e l'ultima volta in quel momento. Segismundo è nella confusione più totale; perché, se tutto quello che ha vissuto è stato un sogno, come può sapere Rosaura tutti i dettagli. Segismundo a quel punto non sa se è un sogno oppure no, ma ricorda le parole di Clotaldo, che bisogna comportarsi bene anche nei sogni; quindi, le promette che le restituirà l'onore. Alla fine, Segismundo si comporta come un vero re: perdona il padre e invita Astolfo a riparare al torto che aveva fatto a Rosaura. Astolfo si rifiuta di sposarla perché è orfana di padre e perdipiù di rango inferiore. Allora Clotaldo interviene dicendo che è sua figlia, quindi è una nobile. Astolfo sposa Rosaura. Segismundo sposa Estrella. Segismundo assume la funzione di re: non può consentire che ci sia un traditore nello stato e quindi manda nella torre i soldati (ribelli). Segismundo è una vittima, ed il primo a sbagliare è Basilio: non ha dato credito al libero arbitrio del figlio, non ha dato fiducia alla capacità di scegliere rispetto al bene e al male. Riscontriamo 4 problemi: Problema giuridico: consulta l'oroscopo, che per i cristiani cattolici è peccato; infatti, ha pensato che le stelle decidano più di quanto faccia il libero arbitrio. Inoltre, ha cresciuto suo figlio come una bestia, ecco perché si comporterà da tale una volta giunto a corte. Problema politico: ha peccato nei confronti dello stato, perché lo ha privato dell’erede legittimo. Lo condanna ad una vita lontano dal consorzio civile, come un animale; l’atteggiamento che Segismundo ha quando viene portato a corte è infatti giustificato dal fatto che non è stato educato come sovrano. C’è un momento in cui vacilla il fatto che la permanenza a corte è stata un sogno, perché Rosaura sa tutti i particolari del “sogno” → confusione generale. Personaggi: : Senza dubbio il personaggio più complesso dell'opera, In particolare nei primi due atti, il carattere selvaggio e bestiale di Segismundo viene accentuato e giustapposto a un'umanità che gli è stata sottratta togliendogli la libertà: Segismundo è descritto come un "mostro umano", ovvero "un uomo di belve / e una bestia di uomini” (giorno I, scena 2). Questo è il risultato del suo isolamento, che lo fa ritrovare in una situazione addirittura inferiore a quella dell'animale e fuori natura, ma è anche una chiara allusione al mito greco-latino del Minotauro, mezzo uomo, mostro mezzo toro che era rinchiuso in un labirinto, isolandolo dal mondo esterno. Un'altra ispirazione classica per la situazione del nostro protagonista è quella del mito della caverna del filosofo Platone. Come i prigionieri di Platone, anche Sigismund inizia rinchiuso nel suo mondo limitato, ma riesce a fuggire dalla torre e raggiungere la verità nonostante una realtà confusa. I suoi inizi selvaggi, primitivi e pagani saranno sostituiti dalla virtù e dalla magnanimità del cristiano. : Ci sono diverse somiglianze e parallelismi tra Rosaura e Segismundo: Entrambi Kjnjj abbandonati dai genitori, disonorati da altre persone e infelici, Rosaura e Segismundo mnmn trovano fin dall'inizio un sentimento di solidarietà nella sofferenza e nella sfortuna mkkkn dell'altro. I due riescono a risolvere i loro conflitti grazie l'uno all'altro: la storia di knknnkj Rosaura fa capire a Segismundo che non tutto è stato un sogno (eppure lo porta comunque jnjknjk a scegliere il bene), e solo grazie al trionfo di Segismundo, Rosaura riesce a ristabilire suo jnjkjj onore senza dover uccidere Astolfo. : Basilio diventa lui stesso un crudele tiranno rinchiudendo il proprio figlio in una torre per impedirne la trasformazione in un crudele tiranno. Più o meno direttamente, Basilio è la causa di tutte le disgrazie della storia, la più evidente è il modo in cui ha trattato Segismundo, ma è anche la causa indiretta del disonore di Rosaura, dal momento che Astolfo abbandona la ragazza per poter sposare Estrella e accettare al trono. Basilio forza la propria sventura non credendo nel potere della Provvidenza (intende evitare la profezia rinchiudendo suo figlio) o nel libero arbitrio (non crede abbastanza nella libertà dell'uomo di scegliere il proprio destino). Priva suo figlio dell'umanità privandolo della libertà. Il suo ultimo pentimento gli vale la grazia, ma il gesto di un re che si prostra davanti a un magnanimo Segismundo non è privo di significato. Tuttavia, Calderón è ben lungi dal cercare di criticare la monarchia attraverso questo personaggio, come chiarisce nella punizione finale. del soldato che ha tradito il potere monarchico. : Fedele servitore del re e padre (segreto) di Rosaura, Clotaldo custodisce la torre dove è rinchiuso Segismundo, ed è l'unica persona che il protagonista abbia visto in tutta la sua vita. Clotaldo è il personaggio secondario che funge più chiaramente da uno dei tanti punti di collegamento tra l'intrigo principale di Segismundo e quello secondario di Rosaura. Ciò si riflette anche nei continui dilemmi che il personaggio deve affrontare, principalmente tra la sua lealtà al re e il suo senso di responsabilità nei confronti della figlia. C VC V : Astolfo non è mosso principalmente dall’amore, ma dal suo desiderio di potere, che gli ha fatto abbandonare l'amata (causandole il disonore), e si prepara a sposare Estrella e salire al trono. il ritratto di Rosaura che porta sul petto dimostra il suo ancora presente amore per la ragazza, ma va notato che solo quando Clotaldo rivela di essere suo padre, restituendo così l'onore a Rosaura e dimostrando le sue nobili origini, Astolfo accetta di sposarla. : Anche Estrella ha ambizioni di accedere al trono di Polonia attraverso un matrimonio con Astolfo. Sebbene Estrella non mostri segni di vero amore per Astolfo e l'unione sia strategica per ottenere il potere, la sua invidia provocata dal ritratto di un'altra donna che Astolfo indossa fa incontrare i due amanti. Strategico è anche il suo ultimo matrimonio con Segismundo, che però riesce così a sbrogliare tutti i nodi dell'intrigo più simile alle commedie barocche (spesso concluse da più accoppiamenti), e le garantisce anche l'accesso al potere. : Clarín è il personaggio più tipicamente comico di La vida es Sueño. Il servo di Rosaura, Clarín, l'accompagna in Polonia facendo commenti comici in scene più o meno serie. I tratti di Clarín sono tutti caratteristici di un servitore comico barocco, divertente, codardo e senza senso dell'onore. Anche così, il suo personaggio è innovativo nel senso che non si trova in un'opera strettamente comica, e la maggior parte del peso comico che contrasta con i temi tragici e filosofici ricade su di lui. Non solo questo, ma anche Clarín è l'unico personaggio (tranne il soldato) che ha un finale davvero tragico. Sebbene peculiare, la sua morte aiuta Basilio a riconoscere finalmente i suoi errori. Assistendo alla morte accidentale di Clarín, il re pronunciò le seguenti parole: "Guarda, morirai, / se spetta a Dio che tu muoia". Basilio riconosce così la forza del destino e il suo errore nel voler evitare ciò che dovrebbe essere. Il personaggio di Clarín funge da contrappunto comico, spesso utilizzato come momento di leggerezza per interrompere la tensione tragica dell'opera. Come il gracioso, è un servitore codardo, terreno, adulatore e opportunista. Incarna, cioè, tutte le caratteristiche antitetiche a quelle del codice nobiliare dell'onore. La giustizia "poetica", però, lo punisce: prima Clotaldo lo rinchiude nella torre insieme a Segismundo per i segreti che conosce; poi viene ucciso da una pallottola vagante proprio quando la guerra per la successione al trono sta per terminare, e nonostante si fosse nascosto proprio per evitare la morte in battaglia. I vizi del gracioso non trovano spazio nel principato perfetto e virtuoso di Segismundo. Gli spettacoli si svolgevano nei corrales de comedias nelle prima ore del pomeriggio. Tra un atto e l’altro gli attori recitavano brevi entremeses, canti o balli. La scenografia = ASSENTE Lo spettatore = doveva dedurre l’ambientazione dalla situazione e la classe sociale dai loro indumenti e dal linguaggio. →Un altro elemento utile per capire la scena è la Polimetria (il linguaggio e il tipo di verso cambiava a seconda della situazione e di chi parlava). Nell’opera troviamo: • Spazio scenico= visibile agli spettatori • Spazio drammatico= viene creato solo dalle parole dell’attore. Le principali unità drammatiche di un’opera teatrale: • I 3 atti • I quadri→ sequenza di azioni che si svolgono in uno stesso spazio drammatico. E quando i personaggi escono dalla scena tutti i personaggi ed entrano dei nuovi si ha un cambio di quadro (dove cambia anche lo spazio drammatico e la forma metrica). • La scena→ è l’unità drammatica minima. Ogni volta che un personaggio entra o esce dal palcoscenico si ha un cambio di scena. Brevi pezzi comici Troviamo un EPILOGO POLITICO Clotaldo= unisce l’intreccio principale (dove Segismundo è il protagonista) a quello secondario (dove lo è Rosaura). Per chiunque entri nel luogo vietato, la morte avrà come punizione→ Clotaldo invita ad arrendersi a Rosaura ma lei, invece, li porge la sua spada e lui inizia ad allarmarsi. Nell’atto II→ Basilio svela tutta la verità al Regno di Polonia e Clotaldo mostra il suo disaccordo. Clotaldo= MEDIATORE Clotaldo è la prima persona che incontra Segismundo dopo che i soldati ribelli lo hanno liberato→ Clotaldo li chiedo perdono e Segismundo lo tranquillizza. Clotaldo è il vero padre di Rosaura (che però non lo sa) ed è il “finto padre” di Segismundo (che lo considera tale). 1° entrata in scena di Basilio→ secondo quadro del I Atto. 1° interpretazione tra padre e figlio→ II Atto. Basilio= Re saggio e dotto. Lui si descrive come: dotto, in grado di prevedere il futuro e di saper leggere il linguaggio delle costellazioni. Annuncia la morte del figlio appena nato quando, in realtà, lo tiene rinchiuso in una torre. Ripercorre poi tutti gli avvenimenti che giustificano le sue azioni. La loro empatia NON porterà, infatti, a un matrimonio ma invece Segismundo prenderà due decisioni: 1- Farà sposare Rosaura con Astolfo 2- Lui si sposerà con Estrella FINALE FELICE= deriva da un atto di volontà e da una libera decisione di Segismundo e NON dal riconoscimento. È un punto di contatto tra la realtà che si trova dentro la torre e fuori dalla torre Ma perché concedere questa possibilità al figlio e svelare il suo segreto proprio ora? La prima motivazione è una captatio benevolentiae→ in cui afferma di volere il bene della corte di Polonia e di volerli liberare dal pericolo di un re tiranno. La seconda è che non concedere al figlio il diritto inalienabile di sangue, l'eredità del trono, sarebbe una cosa non cristiana e assolutamente imperdonabile. E Basilio non vuole che si dica di lui che è un Re tiranno. L'ultima ragione che adduce è che il libero arbitrio può essere solo affievolito dai pianeti e dal destino, ma mai schiacciato. Questa è una frase che sia Basilio che Calderón sono obbligati a pronunciare, poiché non sarebbe stato cristiano affermare il contrario. In realtà, però, Basilio rinchiude Segismundo proprio perché dimentica che il libero arbitrio è in grado di superare la previsione degli astri. Basilio che, cercando di evitare quanto vaticinato dalle stelle, non ha fatto altro che far avverare la profezia, come una vera pedina del destino. Quali sono le tre cose che pensa di ottenere in questo modo? ✓ Se tutto va per il meglio, la Polonia avrà il suo legittimo erede (e non uno straniero come nel caso di Astolfo, Principe di Moscovia).  Se invece Segismundo si dovesse confermare superbo e crudele come previsto, verrebbe ricondotto alla torre e la sua prigionia sarebbe a quel punto una condanna per i suoi crimini, non una crudeltà arbitraria: Basilio sarebbe quindi un Re giusto. Il termine castigo appartiene al campo semantico della giustizia. Inoltre, in questo caso, Basilio ha già pensato all'eventuale successione al trono: i suoi eredi sarebbero i due nipoti, Astolfo ed Estrella, uniti in matrimonio. In questo modo, la gloria a cui aspira Basilio potrebbe essere salva. Da cosa possiamo notare che si tratta di un discorso scientifico? ➢ Il discorso politico di Basilio si basa su sillogismi: Prima espone dei ragionamenti e poi ne trae delle conclusioni, in una costruzione geometricamente perfetta. È un discorso scientifico, come pure scientifico è il suo esperimento: da scienziato, si limita ad osservare il risultato dell'esperimento senza particolari emozioni. Perché Basilio non abbraccia Segismundo nonostante le sue intenzioni iniziali? ➢ Segismundo ha appena ucciso un criado (servo) e Basilio afferma di avere paura delle sue braccia (v.1475). Allo stesso tempo, Segismundo afferma di non aver bisogno dei suoi abbracci, data la condizione ingrata in cui lo ha obbligato a vivere per tutto questo tempo (vv.1476/1487). Se si considera il secondo atto come un processo, quali sono i capi d'accusa di Segismundo nei confronti di Basilio? ➢ Gli rimprovera di avergli tolto la dignità di uomo, la vita. Lo chiama tirano de mi albedrío (libero arbitrio) -(v.1504), gli ha tolto ciò che era suo di diritto secondo la legge umana e naturale (vv.1508/1519), la stessa legge a cui si era appellato Basilio nel suo discorso alla corte di Polonia. È Basilio ad essergli debitore della libertà. L'errore più grande del re è stato quello di pensare che le stelle fossero più potenti del libero arbitrio. Quali sono le considerazioni del Re, a questo punto? ➢ alderón lascia libera l'interpretazione, per quanto, da bravo scienziato, Basilio probabilmente si limita a constatare i fatti, dimostrando la tesi proposta dalla lettura degli astri.
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