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Analisi delle Novelas ejemplares di Cervantes - Prof. Cerron Puga, Appunti di Letteratura Spagnola

Un'analisi dettagliata delle novelas ejemplares, una serie di romanzi corti scritti da miguel de cervantes tra il 1590 e il 1612. L'opera è composta da 12 romanzi che presentano il panorama della vita e fanno riferimento alle relazioni sessuali. Anche la paternità dell'opera, la parodia del tribunale dell’inquisizione, la introduzione del personaggio di sancho panza e molte altre tematiche. Utile per chi studia la letteratura spagnola e la storia della letteratura.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 22/02/2024

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Scarica Analisi delle Novelas ejemplares di Cervantes - Prof. Cerron Puga e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Miguel De Cervantes: È ritenuto l’autore più esemplare della Spagna per molti aspetti: la sua vita ha una grande relazione con l’opera che scrive, dovuta al suo forte interesse per la letteratura di ogni genere, tanto da considerarsi come il padre del romanzo moderno. Fondamentali saranno i suoi viaggi nella quale descrive il paesaggio spagnolo in maniera molto dettagliata e precisa, affinché la realtà sia replicata in maniera impeccabile. Attraverso questi, conosce molte persone entra in contatto con la loro vita: grazie alle sue esperienze, riuscì a rappresentare la contrapposizione tra il mondo reale e quello ideale, ed è qui che nasce il romanzo moderno e il perspectivismo. Con la nascita della stampa si poteva guadagnare denaro e gli intellettuali potevano vivere grazie alle loro loro opere. Inizialmente circolavano i primi libri tascabili, che trattano di letteratura di cavalleria (1300/1400) e delle relazioni con il mondo esteriore in cui la grande novità era la verosimiglianza. Cervantes nasce il 29 settembre 1547 ad Alcalá de Henares, della sua vita ricordiamo la battaglia di Lepanto contro gli ottomani e la cattura da parte dei pirati che racconterà nella storia di “El Cautivo” che racconta le condizioni degli incarcerati e di come come è riuscito a scappare. Fu uno scrittore che affrontò ogni genere letterario, dal teatro al romanzo, ricordiamo infatti il primo romanzo “La Galatea” (1585) anche se la sua opera più importante è sicuramente “El Quijote” (1604), che ebbe un successo incredibile visto che fu tradotta anche in molte lingue. La Galatea è un romanzo pastorale che descrive un mondo bucolico nella quale i sentimenti e le personalità dei pastori si identificano con quelle del poeta. In questo luogo idilliaco, i pastori vivono in gruppo, escono la mattina e cantano le loro pene d’amore, di tristezza e di sofferenza, per un’amore impossibile. È un mondo felice dove la violenza è proibita, tuttavia Cervantes introduce l’elemento della violenza e della morte. ● I romanzi sentimentali (come per esempio “El Cárcel del amor”) si sviluppano a partire da quelli di cavalleria, e la loro innovazione principale è la tematica amorosa tra un cavaliere e la sua dama, grazie alle lettere scritte che avevano un effetto di rivelazione della propria intimità. ● I romanzi di cavalleria (“El Amadis de Gauala”), raccontano le avventure dei cavalieri al servizio di dame, che affrontano pericoli e lotte. ● Le novelle bizantine appartengono al genere più antico della letteratura spagnola colta, e trattano le storie di viaggi dove i protagonisti sono due innamorati che incontrano nemici, che cercano di separarli. ● Las novelas moriscas rappresentano gli amori positivi di due mori in un mondo arabo fortemente idealizzato; questo genere è evidente ne “La historia del Cautivo” un romanzo autobiografico in cui i protagonisti sono una coppia che viene dall’Africa. ● Il romanzo picaresco è il racconto autobiografico di un picaro che si ingegna per soddisfare alcune esigenze primarie della sua vita, come la fame; il protagonista rappresenta un antieroe, un escluso, vittima dell'ipocrisia. “Las novelas ejemplares” sono una serie di romanzi corti che Cervantes scrive tra il 1590 e il 1612: sono 12 romanzi che presentano il panorama della vita, e che in un certo senso fanno riferimento alle relazioni sessuali. Sono esemplari perché mostrano esempi da evitare o da imitare; trattano di amore, incluso il matrimonio e descrivono l’amore perfetto. EL QUIJOTE: Prologo La prima parte dell’opera è pubblicata nel 1605, e rappresenta una burla nei confronti dei libri di cavalleria che per Cervantes, rappresentava una letteratura assurda e di bugie. Il titolo è pieno di significato a partire dall’aggettivo “ingegnoso”, che determina l’esistenza di un ingegno dentro ciascuno di noi, tanto che il protagonista ne soffre in abbondanza, fino a portarlo alla pazzia a causa della letteratura. Un’altra questione importante è la paternità dell’opera, che nonostante sappiamo tutti che sia Cervantes, alcuni studi dimostrano la vera identità dell’autore primario, al quale fanno riferimento al nome di Benengeli: Cervantes scarica la paternità dell’opera su qualcun altro, creando una sorta di meta finzione, presentando l’opera come non sua, come il patrigno. Cervantes scrive il prologo e si riferisce direttamente al lettore, nella quale afferma chiaramente che preferisce presentare la storia in maniera neutrale, permettendo un’interpretazione personale, senza influenze soggettive. Utilizza un multilinguismo a seconda del personaggio, dimostrandone la sua grande versatilità comunicativa. Inoltre all’autore, piacerebbe che il libro avesse successo anche se tiene poca fiducia in sé stesso e nelle sue capacità: si tratta chiaramente di una falsa modestia. Infine l’autore presenta finalmente il personaggio di Don Quijote. In Cervantes è evidente l’influenza aristotelica, infatti ciò che gli interessa è rappresentare la verosimiglianza, utilizzare il linguaggio retorico e un’unità di composizione, realizzando una narrazione vera e autentica. La prima parte del libro è divisa in quattro parti: - cap. 1-8: dopo le sue avventure, torna a casa - cap. 9-14: ci presenta alle novelle intercalate - cap. 15-27: ci presenta un insieme di novelle intercalate - cap 28-52: il secondo ritorno di Quijote. Nella 1º capitolo quello che fa Cervantes è presentare personaggi in maniera molto tradizionale: ci dice che Don Quijote vive ne La Mancha, che ha una lancia ed è vestito come un cavaliere, ha 50 anni e ha perso la ragione a causa di tanta lettura di libri di cavalleria (primo esempio di perdita della ragione). Vuole essere un cavaliere andante e si immagina come un cavaliere coronato, che deve ottenere delle armi, un cavallo (che chiamerà Rocinante) e soprattutto una dama (Dulcinea); ciò che lo contraddistingue è il fatto di essere ottimista. Nel 2º capitolo, vediamo la sua prima uscita al mondo di cavalleria, breve e non molto produttiva. Esce come se dovesse scrivere un romanzo eroico sulla sua esistenza, attraverso un soliloquio allegorico dove il narratore spiega la sua follia. Tuttavia la sua prima avventura effettiva è quando arriva alla Venta, dove incontra due prostitute: qui incontra il Ventero, riconosce subito la sua pazzia, ridendo di lui. Quando si mettono a cenare DQ gli spiega che vuole essere un cavaliere e quando si ubriaca assistiamo ad una burla notturna: lui crede di essere veramente in un castello e alla fine del capitolo colpisce con la lancia il Ventero, visto che gli stava rubando le armi: il Ventero lo nomina cavaliere attraverso di un rituale religioso (ridicolo), e alla fine se ne va verso la sua prossima avventura. uomini che sembrano fantasmi, i due personaggi pensano che siano diavoli; in questa avventura c’è qualcosa che cammina e che non si distingue chiaramente: sono un gruppo di uomini che accompagnano i morti e marciano per i campi. DQ pensa che ci sia un cavaliere ferito e che necessita il suo intervento per fare giustizia, mentre Sancho si accinge a rubare il cibo ai frati; il capitolo termina con i due che mangiano il cibo rubato. Nel 20º capitolo siamo in un'avventura notturna visto che non si vede niente e i confini tra realtà e illusione si fanno più ambigui; i due sentono un rumore che li lascia immobili, tanto che Sancho inizia a piangere per la paura, supplicando di tornare a casa. Poco dopo i due scoprono che tale rumore proviene da dei mulini, ed entrambi iniziano a ridere, tanto che Sancho inizia a ridicolizzare DQ che lo rimprovera, dicendo di avere più rispetto nei suoi confronti. Nel 21º capitolo arriviamo all’ultima avventura ovvero quella dell’elmo di Mambrino. DQ vede un uomo a cavallo con qualcosa che brillava, che in realtà era una ciotola per farsi la barba, che diventa il presupposto adatto per una nuova avventura. Nel 22º capitolo inizia l’avventura dei galeotti, dove si presenta nuovamente il tema dell’ingiustizia. DQ e Sancho incontrano una catena di prigionieri accompagnati da guardie, che li stanno portando in prigione. DQ chiede alle guardie ognuna delle sentenze dei prigionieri, che provocano una gran confusione linguistica, visto che ognuno parla con registri differenti. Per esempio un prigioniero afferma di essere incatenato a causa del suo innamoramento (di voler rubare qualcosa) e un altro di aver scritto un’opera sulla propria vita. A causa di fraintendimenti, DQ decide di attaccare con la lancia le guardie e libera i galeotti, anche se questi ultimi iniziano a tirargli pietre, lasciandolo ferito. Nel 23º capitolo siamo in una novella intercalata attraverso la storia amorosa tra Cardenio (un pazzo d’amore che coincide con un folle battagliere) e Lucinda, parallelamente a Don Fernando e Dorotea, visto che le loro storie si incrociano lungo 13 capitoli. Il capitolo comincia grazie al consiglio di Sancho di nascondersi nella Sierra Morena, luogo perfetto per avventure; DQ vede un uomo vestito di giallo (il colore della gelosia) che è Cardenio, che era arrivato in quelle terre per compiere una penitenza amorosa. Gli fa capire che un uomo di nome Fernando gli aveva fatto un torto. Nel 24º capitolo inizia la storia intercalata dove DQ chiede a Cardenio le ragioni che lo hanno portato a essere così triste, tanto che lui inizia con il suo racconto di disgrazie: Cardenio è un uomo dell’Andalusia pazzo per Lucinda, della quale si innamorò. Il padre della donna gli nega di entrare in casa, tanto da spingerlo a scrivere lettere per esprimere i suoi sentimenti: il suo desiderio d’amore si interrompe visto che il duca di Spagna lo sceglie per un incarico, e si incammina. In questa missione conosce il figlio del duca, Don Fernando innamorato di Dorotea. I due si sposano in segreto anche se Fernando è solamente un lussurioso e depravato, che inganna Dorotea facendogli perdere la verginità per poi andarsene. Cardenio invece gli parla così tanto di Lucinda che l’amico se ne innamora: qui iniziano le gelosie di Cardenio. Nel 25º capitolo DQ propone di fare una penitenza amorosa per alleviare le sue colpe di infedeltà verso Dulcinea, e lo fa scegliendo un modello letterario (si rifà al Amadis o all’Orlando Furioso). Nel frattempo Sancho gli dice di voler tornare a casa, perché non gli piace allontanarsi così tanto dalla sua famiglia, anche se DQ gli promette che le sue avventure lo renderanno famoso, negandogli di tornare. DQ sceglie la sua penitenza, ovvero di denudarsi e di spargere le sue armi, dandosi colpi in testa, mentre deve scrivere una lettera d’amore. Intanto Sancho scopre che la donna si chiama Aldonza Lorenzo, descritta in maniera animalesca, in modo differente da come la rappresenta DQ (questo rappresenta un esempio di prospettivismo); DQ afferma che tutto quello di cui ha bisogno è credere nella sua bellezza e onestà. Nel 26º capitolo DQ realizza un monologo sulla necessità di compiere la sua penitenza amorosa. Nel frattempo il narratore sposta la narrazione su ciò che sta facendo Sancho (visto che è la prima volta che i due sono separati). Quando si incontra con il cura e il barbero, loro gli chiedono di DQ e Sancho realizza di essersi dimenticato della lettera che gli aveva consegnato DQ, per questo inizia a recitarla a memoria. Poco dopo il cura e il barbero decidono di andare con Sancho per catturare DQ, mascherandosi uno da scudiero e l’altro da donzella. Nel 27º capitolo ci troviamo in un altro episodio pastorale, con Cardenio che riprende la sua storia e la racconta al barbero e al cura. Racconta infatti che Luscinda gli afferma di non volersi sposare con Don Fernando, anche se lui non si fida. Lucinda è stata chiara, le sue intenzioni sono di non volersi sposare in generale, ciò che condanna Cardenio alla sofferenza, che scappa folle di gelosia e di rabbia verso la Sierra Morena. Nel 28º capitolo continua l’avventura del cura e del barbero, che incontrano un ragazzo vestito da contadino, che risulta essere la stessa Dorotea, che sta cercando Don Fernando, iniziando a raccontare la sua versione della storia. Dorotea era una figlia di contadini che cedette alla tentazione di Don Fernando. Racconta di come Fernando attraverso la sua violenza e la sua possessione volle sposarla, e Dorotea gli dice che l’unico modo per unirsi è che lui si converta nel suo legittimo sposo, anche se Don Fernando la ingannerà, facendogli promesse false (l’unica soluzione era un matrimonio segreto). Dorotea infine, per sopravvivere alle molestie del suo servo, decise di scappare per le terre della Sierra Morena. Nel 29º capitolo Dorotea e Cardenio giurano che il cielo gli restituisca tutto ciò che era loro. Da questo momento in poi incomincia il ritorno a casa di DQ e la parte triste umiliante delle sue avventure. Nel 30º e 31º capitolo DQ è ingannato dalle bugie delle persone che lo circondano, venendo umiliato da tutti. Nel 32º capitolo i personaggi entrano in una Venta e riflettono sulla lettura dei libri di cavalleria (anche se il cura e il barbero, vedendo i libri, vollero bruciarli). Tuttavia il cura nota dei fogli, che si mette a leggere e inizia così la novella del curioso impertinente. La storia ha luogo a Firenze e tratta di un conflitto con elementi magici e cavallereschi, uniti a una tematica amorosa; i principali temi sono quelli dell’amicizia, della felicità, della gelosia e della prova d’amore. I protagonisti sono Anselmo e Lotario, che si supportano reciprocamente e hanno un’amicizia corrisposta. Quando Anselmo si innamora di Camila, lui chiede a Lotario che faccia da intermediario per sposarsi. Dopo il matrimonio Anselmo confida al suo amico di voler testare la fedeltà di sua moglie per vedere se è tanto buona come pensa. Ciò che vuole fare è mettere in difficoltà Camila per provare la sua onestà, chiedendo a Lotario di essere lo strumento per compiere questo gesto. Anselmo lascia soli i due, anche se col passare dei giorni, nessun istinto traditore era apparso in Camila; nonostante ciò Lotario inizia ad ammirare la bellezza della donna, notando la sua amorosa passione e in modo corrisposto anche lei. Quando la donna si rese conto di ciò, decise di raccontare quello che stava succedendo a suo marito. Anselmo rappresenta il tipico narcisista, costruttore del suo disonore, a causa della sua curiosità impertinente. Il giorno dopo si rende conto che i due amanti sono scappati, e lui non sa se perdere la ragione o suicidarsi, per questo decidere di scrivere una lettera per spiegare le cause della sua morte, visto che la sua curiosità lo lasciò senza ragione e onore riconoscendo le sue colpe, perdonando Camila. Ai capitoli seguenti arrivano alla Venta altri personaggi. In questo momento Dorotea improvvisamente rivela la sua bellezza, venendo riconosciuta da Don Fernando: si tratta del momento in cui i personaggi si riconoscono dopo essersi persi; infatti allo stesso tempo Cardenio riconosce la voce di Lucinda. Poco dopo Dorotea fa un altro monologo in cui convince Fernando che Lucinda non potrà essere sua, e lui si rende conto di ciò. Tutto si aggiusta e le coppie si ricompongono. Nel 37º capitolo arrivano alla Venta due nuovi personaggi, il cautivo e sua moglie mora. Successivamente il cautivo inizia la sua storia di vita e successi, raccontando come un mora ha deciso di convertirsi e di scegliere il cautivo, affinché lo aiuti a scappare dalla Spagna. La storia ha inizio tra le montagne di Leon, in cui il cautivo sceglie di seguire la carriera delle armi; dopo aver viaggiato in Italia fu catturato e portato a Costantinopoli. Nei capitoli seguenti si introduce la figura di Zoraida che aveva scritto una lettera in arabo, in cui ammette di essere scelto per aiutarla a fuggire e convertirsi. I due decidono di scappare, comprando una barca. Attraverso varie avventure, come quella delle minacce di corsari francesi, riescono a salvarsi e iniziano un viaggio verso Leon, dove la donna si convertirà. Nei seguenti capitoli entriamo nella storia intercalata di Don Luis e Donna Clara. Lui è figlio di un Cavaliere d’Aragona, che si è innamorato della donna e vuole sposarla nonostante le differenze sociali, si tratta di un’amore impossibile. La narrazione finisce presto e si riprende la storia di DQ, in cui vediamo che Maritornes gli chiede aiuto, dicendo che la sua donna è in pericolo. La Venta si trasforma in un luogo di grida e confusione visto che DQ non viene creduto dagli altri, tanto da dover essere detenuto, infatti lo portano in una cella affinché sia portato a casa senza che si alteri. Successivamente entra il contadino che inizia a raccontare la storia di Leandra, una ragazza ricca che aveva molti pretendenti, come Eugenio e Anselmo, anche se si innamorerà di Vicente de la rosa. Quest’ultimo, nel momento della proposta amorosa, la porta lontano per sedurla e rubare tutte le sue ricchezze. Quando il gruppo arriva finalmente a casa, Sancho si riunisce con sua moglie e al termine della storia, si torna a parlare dell’autore. Cervantes infatti converte la sua opera in una leggenda storica, dicendo di avere incontrato delle pergamene sulla figura di Rocinante, sulla bellezza di Dulcinea e sulla sepoltura dello stesso Quijote, terminando l’opera con un verso di Ariosto. Fu un uomo mondano che scrisse in diverse forme, a volte con semplicità, altre con uno stile di estrema complessità. Risaltano due temi nella sua poesia, l'effimero e il mutevole, ma anche la permanenza e la bellezza della natura. Nella sua opera “Soledades” (1613) rappresenta un inno alla vita, in cui l’amore e la bellezza della natura sono descritti attraverso la sensualità. L’opera allude alla precarietà della felicità umana. Francisco de Quevedo È uno dei più grandi poeti spagnoli, che lasciò un complesso di poesie. È innanzitutto un conceptista, in cui domina la perfezione per l’uso di paradossi, antitesi e giochi di parole. Risaltano temi come il pessimismo e la delusione per la decadenza del secolo, in cui tutto esprime la caduta delle cose del mondo, come vediamo in uno dei suoi sonetti “Miré los muros de la patria mia”. L’obiettivo nelle sue poesie satiriche e burlesche, sono i fallimenti e le follie umane, incluse la falsità e l’inganno. Il tema dell’amore sarà sempre presente nella sua poetica, come una medicina contro la disillusione della vita. Il teatro del Siglo de oro: Il teatro spagnolo fu uno dei più produttivi del XVI e XVII secolo. Rifletteva i gusti, gli ideali e le preoccupazioni della nazione stessa, in cui drammaturghi che scrivevano, acquisivano pian piano nuove tecniche e giungevano a nuovi generi drammatici, come la commedia e gli atti sacramentali. La maggior parte degli autori scrivevano per il pubblico, attraverso il loro spettacolo, mettevano in scena un teatro commerciale, con l’obiettivo di intrattenere e divertire. Gli autori del XVII secolo trattavano temi storici con serietà, anche se includevano elementi comici nelle loro tragedie. La Bibbia era considerata storia, e Lope scrisse molte opere sui temi biblici e sulla vita dei santi, visto che la considerava un metodo per istruire la dottrina del cristianesimo. Lope de Rueda Fu un importante drammaturgo e uno dei migliori attori e direttori scenici spagnoli, con la capacità di improvvisare spettacoli per il pubblico. Proviene stilisticamente dalla Commedia dell’arte italiana, in cui predominano opere teatrali brevi ma comiche, di carattere popolare, dove intervengono personaggi del basso ceto. Dimostrò di essere uno scrittore versatile e creatore di personaggi comici, visibile nelle sue commedie che rappresentano al meglio la sua produzione: “Amphitrión”, “Los menemnos” e “Cornelia”. Gli atti sacramentali erano di carattere drammatico, caratterizzati da ambienti esotici, che trattavano la vita di Cristo, della sua passione, morte e resurrezione. Il teatro scolastico ebbe successo visto che le università riconobbero la sua influenza per addestrare gli studenti a parlare fluentemente in latino, come esercizio di retorica. Infine nacquero i “corrales de commedia” ossia rappresentazioni nei cortili, che avevano l’obiettivo di ottenere denaro per il mantenimento delle strutture. In generale le opere si sviluppavano in tre atti o giornate, nelle quali si rappresentavano opere corte come “entremeses” o musical, affinché il pubblico non si annoiasse. “El juez de los divorcios” de Cervantes: L’opera si divide in quattro episodi + una canzone finale. Inizia con Mariana e il Vejete, che presentano il loro divorzio al giudice: lei sostiene che suo marito è ripugnante e troppo vecchio, stanca di essere la sua infermiera; lei è più giovane e vuole un ragazzo più bello. Anche il marito vuole il divorzio, sostenendo che lei è la causa delle sue infermità. La seconda coppia consiste in un soldato e sua moglie: lei è frustrata perché suo marito non va al lavoro e non adempie alle sue responsabilità; d’altro lato lui è un soldato ed un poeta che ha un carattere passivo, dicendo che lei è aggressiva. La terza coppia è formata dal chirurgo e da sua moglie: il marito presenta quattro ragioni per il divorzio, mentre sua moglie dice di averne quattrocento, paragonandolo allo stesso Lucifero. L’ultimo caso è quello di Ganapán, che si presenta solo: è un vecchio cristiano che rivela di essersi sposato con una prostituta mentre era ubriaco, e adesso desidera divorziare da lei. Il giudice non approvava il divorzio di nessuno dei casi, perché secondo lui non si è presentata un’evidenza sufficiente per meritarlo; alla fine il giudice invita dei musicisti a suonare e cantare, affermando con una morale che è “meglio il peggior concerto, che il miglior divorzio”. Lope de Vega La sua biografia si caratterizza da una vita amorosa agitata, dalla quale si conoscono due matrimoni e più amanti. Studiò con la Compagnia di Gesù a Madrid, e all’Università di Alcalá de Henares; dopo una crisi spirituale si convertì sacerdote. Aveva un talento versatile e un’attitudine straordinaria, fu una delle maggiori intelligenze dell’epoca, visto che le sue opere rivelano una vasta cultura e profondità. Coltivò tutti i grandi letterari, anche se si distinse con il teatro, visto che lasciò un vero carattere rinnovatore come vediamo nell’opera teorica “Arte Nuevo de hacer comedias” (1609), che gli conferisce una visione drammatica in confronto alle teorie aristoteliche. L’opera si considera il primo manifesto del teatro moderno, alla quale Lope presenta la sua visione personale, in cerca di una maniera di fare arte più innovativa: dimostrò come si possono inserire scene ed episodi comici all’interno di opere gravi e drammatiche. L’opera è scritta per un pubblico esigente ed eterogeneo, in cui la lingua si eleva ad un livello superiore. Poi parla delle differenze tra commedia e tragedia, in quanto la prima tratta di azioni umili e popolari, mentre la tragedia di azioni alte e storiche. Spiega poi come dover trattare un’opera teatrale, dicendo che in primo luogo l’autore deve scegliere un tema senza preoccupazioni, dice di dirigersi direttamente ai giovani, affermando la libertà di scrivere il tipo di genere che più gli conviene; insiste sull’unità di azione, però non su quelle neoclassiche di tempo e luogo: piuttosto introduce una nuova unità di tempo, cioè l’azione che deve rimanere nei limiti di un solo giorno. Continua consigliando di scrivere in prosa e di dividere l’opera in tre atti, con la necessità di un linguaggio appropriato, che appartenesse ad ogni personaggio secondo il loro stato sociale: il linguaggio deve essere chiaro e comprensibile, affinché il pubblico capisca. Insiste infine sull’importanza della verosimiglianza. Lope non usa le sue opere solo per divertire, ma anche per insegnare, affermando la funzione didattica del teatro spagnolo, come uno specchio della vita, esprimendo la doppia funzione che ha il teatro. Sviluppa la figura del ‘grazioso’, ossia un servo comico che rappresenta la parodia umoristica del suo padrone. Lope è considerato come il maggior genio dei ‘corrales’, come l’autore che divertiva il suo pubblico, creatore di atti sacramentali; la sua fama è dovuta alla sua grande versatilità tematica e stilistica, visto che il suo repertorio includeva temi come “il gran teatro del mondo” e dell’onore. Nel primo caso affronta l’idea secondo cui tutto il mondo è uno scenario, nella quale tutti gli uomini sono attori che rappresentano la vita, finché non sono chiamati davanti a Dio per essere giudicati. Le opere che trattano dell’onore sono composti da pregiudizi, timori, valutazioni sociali e situazioni legali, in cui l’onore è una mostra di gratitudine che si dà ad un uomo. Peribañez y el Comendador de Ocaña (1613) È una delle opere più liriche, che tratta il tema dell’onore, che divide in ‘honor’ (che è una virtù oggettiva ed ereditata) e in ‘honra’ (di carattere soggettivo, che deve essere meritata, ottenuta con le proprie azioni e che si relaziona all’idea di reputazione). Peribanez è un vecchio cavaliere, che inizia ad essere tormentato dalla scoperta che la sua giovane sposa, viene corteggiata dal Comendador, che quando si innamora di lei, implica la propria morte per mano di Peribanez. Il protagonista si fa portatore dell’onore, cercando di comportarsi con decoro, secondo le ricche virtù. - I° atto: l’opera comincia con il matrimonio di Casilda e Peribanez; per celebrare la festa, un suo amico porta tre tori per farli correre, anche se il Comendador decide di affrontarli, uscendone gravemente ferito, e quando riprende conoscenza, vedendo Casilda, se ne innamora. - II° atto: Peribanez dovrà partire per Toledo, onorato come Cavaliere. Leonardo si innamora di Ines in un ballo, affinché possa ridurre le distanze che separano Casilda e il Comendador. Invece Luján (altro servo del Comendador) si installa davanti alla porta di casa di Peribanez con il pretesto di passare la notte lì, affinché il Comendador possa raggiungere la moglie. Quando tutti dormono, Luján apre la porta e lui dichiara la sua passione alla donna. - III° atto: Peribanez lascia Toledo, non prima di salutare sua moglie: Leonardo si dirige a casa di Peribanez, e dice a Ines che il Comendador vuole vedere Casilda, e lei gli permette di farlo. Peribanez che aveva intuito qualcosa, decise di nascondersi dietro un sacco di farina, sentendo sua moglie aveva appena parlato con un uomo, che continuava a molestarla: Peribanez con la sua spada si lancia contro l’uomo, ferendolo gravemente, agendo con giustizia. La coppia in seguito fugge a Toledo, entrando nella corte di Enrico III, costituendosi; raccontando tutto alla regina, essa afferma che non è un delitto, ma un valore, tanto che il re lo nomina come capitano di Ocaña: viene trasmesso un messaggio di uguaglianza sociale. Tirso de Molina Unisce il suo stato da frate con la letteratura, convertendosi in uno dei drammaturghi più importanti del Siglo de oro. Fu un poeta lirico e drammatico, con una grande sensibilità, e con uno stile simile a quello di Lope de Vega, che però supera con la sua intelligenza, tendendo a costruire gli intrighi in una maniera più significativa. Nonostante ricevette una solida formazione teologica, fu uno scrittore che si appassionò alla satira ingegnosa. El burlador de Sevilla (1630) È la principale fonte del mito del Don Giovanni; l’opera narra gli abusi dell’arrogante Don Juan Tenorio (figlio del re di Spagna) nei confronti delle donne. - “La Fontana de oro”, considerata la prima novella realista spagnola dell’autore, che si basa sul dialetto di ogni personaggio, che dà origine a un ritratto personale. - “Dona Perfecta”, un attacco diretto contro l’intolleranza e il fanatismo religioso. Negli “Episodios Nacionales” sviluppa il massimo potenziale dell’osservazione per la società. Organizzato in cinque serie di 10 novelle ognuna, costituisce una visione romanzata della Spagna di quel tempo, che va dalla guerra di Indipendenza fino al periodo della Restaurazione. Galdos crea un nuovo tipo di romanzo storico, grazie allo sforzo nella documentazione e nella volontà di descrivere l’oggettività della vita. “La desheredada” aprì la fase dei suoi romanzi naturalisti, in cui iniziò a introdurre alcuni aspetti della realtà fisica e psicologica, attraverso la descrizione di ambienti, con una tecnica realista che si avvicina molto a quella naturalista. L’ambiente è ricreato con grande precisione, e i personaggi appartengono a tutte le classi sociali, per analizzare più profondamente la vita interiore: infatti il dialogo si fa più realista. Risalta l’opera “Fortunata y Jacinta” che sviluppa il tema del contrasto tra le relazioni illecite di Juanito y Fortunata e i loro rispettivi matrimoni legali. La fase delle ‘novelas espiritualistas’ è introdotta con opere come “Nazarín” e “Misericordia”, che introducono una nota suggestiva che è in contrasto con il realismo. Leopoldo Alas Clarín Critico letterario di romanzi ma soprattutto autore di opere che lo portarono ad essere uno dei più grandi romanzieri spagnoli. Aveva un modello preciso, quello francese, poiché rappresentava l’esponente più importante delle tendenze naturalistiche. Aveva uno spirito riflessivo, utilizzava tecniche come quella del narratore onnisciente, che dava molta attenzione alla realtà. La sua opera fondamentale è “La Regenta” (1884), la storia di una giovane provinciale, sposata con un uomo più grande di lei, antico reggente della città. Sentendosi abbandonata da lui, si rifugia prima nel misticismo, per poi cadere nelle braccia di un Don Juan, rimanendo sola e emarginata dalla società intera. Clarín utilizza la tecnica dello stile indiretto libero, per narrare quello che i personaggi pensano e osservano. Emilia Pardo Bazán Si dedicò alla scrittura e agli studi, affrontando una campagna per i diritti delle donne, diventando una delle più influenti femministe del XIX secolo. Si interessò particolarmente all’ideologia naturalista, grazie a Zola, traducendo le sue opere in spagnolo. Attraverso “La cuestión palpitante” (considerato inizialmente come un volume offensivo di una donna ricca ed aristocratica) produce una critica sul naturalismo, e conteneva tutta la sua personalità letteraria e la sua evoluzione come romanziera, sottolineando gli elementi di rigore scientifico e di osservazione impersonale. Tra le sue opere ricordiamo: “La tribuna” un primo riflesso letterario nella storia spagnola della vita della classe lavoratrice, in cui si incontrano tutti gli elementi necessari per comporre un’opera sociale, che implica l’osservazione dettagliata e attenta della vita operaia, con una piccola critica sociale. Tuttavia la sua più importante è sicuramente “Los Pazos de Ulloa” il cui tema principale è la cruda descrizione naturalistica del territorio gallego. El encaje roto L’autrice denuncia che la crisi spagnola non protegge l’incolumità delle donne, affrontando quindi il tema della grazia; la caratteristica che vuole trattare è la violenza perpetua degli uomini, trattata in modo che il lettore possa comprenderne le problematiche. C’è un narratore onnisciente, che è anche il protagonista della storia e che racconta in prima persona. Un altro tema è quello dell’emigrazione verso il nuovo mondo, visto come unica soluzione di riscatto, un paese pieno di possibilità e di oro. Inoltre Bazán considera l’educazione femminile fondamentale, poiché l’identità di una donna deve formarsi anche a livello costituzionale, proprio come gli uomini: il tema dell’evasione delle donne è vista infatti come una trasgressione nei confronti delle norme sociali. Infine l’interesse verso il mondo orientale, considerata come una dimensione suggestiva, porta l’uomo a liberare le sue passioni. Prima storia: ‘El indulto’ Questa prima storia tratta dell’ingiustizia e della mancanza di volontà nella protezione delle donne, che si concentra sul tema della grazia concessa dal capo di Stato, che perdona totalmente o parzialmente una pena. In questo caso, la grazia comporta la liberazione di crimini, come nel caso della protagonista e di suo marito, che fu incarcerato, promettendo di uccidere sua moglie. Troviamo un protagonista debole, vittima della legge, che invece di proteggerla, la obbliga a rimanere sotto lo stesso tetto del marito. Ciò dà prova di un sistema giuridico in cui manca la neutralità, che porta la protagonista a trovarsi con il suo oppressore in casa, morendo. Il finale della storia dovrà far reagire il lettore di fronte alla morte della protagonista. Seconda storia: ‘El encaje roto’ È un racconto in prima persona, in cui un’invitata al matrimonio di Micaelita e Bernardo ci racconta perché la sposa disse di no all’altare. Il fatto è raccontato da tre punti di vista: - Da quello della narratrice che non ha potuto assistere e il giorno dopo è rimasta scioccata; - Da quello della protagonista che racconta in prima persona - Da quello delle hablillas; Micaelita dice non riuscire a studiare il suo carattere, visto che molte persone lo vedevano come un uomo violento, ma a lei appariva sempre cortese. Tuttavia un giorno, il suo pizzo si strappò e immediatamente la donna notò lo sguardo arrabbiato del marito, che rivelò la sua anima violenta. Alla fine, la narratrice le chiede perché non avesse raccontato la verità del suo rifiuto, e lei le risponde che preferì lasciar credere cosa pensassero le persone: questa affermazione testimonia come le donne siano soggette a pregiudizi. Terza storia: ‘Vampiro’ Narra il matrimonio tra l’anziano Don Fortunato la giovane Inesiña, e la relazione metaforicamente vampirica che si stabilisce. Infatti l’anziano ringiovanisce mentre la ragazza si ammala; l’uomo è descritto secondo attributi ambigui e negativi che lo ritrarrà come un essere maligno e soprannaturale, al contrario la ragazza risulta essere conformista e sottomessa. La donna è devota alla Vergine, che tuttavia non salva il suo destino fatale, ovvero quello di una febbre. La storia tratta il tema del matrimonio visto come necessità sociale per le donne, e la tematica del potere manipolatore degli uomini, nell'approfittare della loro gentilezza, come se fossero oggetti. Don Fortunato si nutre della donna con se fosse un vampiro, rimanendo in vita in maniera misteriosa. Quarta storia: ‘Rabeno’ Il Rabeno rincorreva i passeggianti solitari nei luoghi appartati per i monti: c’è chi lo descrive come un uomo pallido, alto che sembra un fauno selvatico. Nella storia, un dottore inizialmente scettico, assiste alla cattura del Rabeno, che si stava mangiando una bambina: infatti è un violatore di bambine. La storia ci dimostra come gli uomini non prendano con serietà e autenticità le preoccupazioni delle donne, minimizzando le loro preoccupazioni; dell’opera condanna ironicamente la tendenza degli uomini nell’approfittare delle donne, senza alcun rispetto per la loro sensibilità.
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