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Letteratura teatrale della Grecia antica - Antigone, Appunti di Letteratura Greca

Analisi accurata dell'Antigone, tragedia di Sofocle. Contiene la trama, la divisione in prologo, parodo, episodi, stasimi ed esodo, le riflessioni su ciò che l'autore ha voluto esprimere. Tutte le informazioni sono state raccolte durante il corso di "Letteratura teatrale della Grecia antica" di Beni culturali, tenuto dalla professoressa Cavalli.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 06/02/2020

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45 documenti

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Scarica Letteratura teatrale della Grecia antica - Antigone e più Appunti in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! ANTIGONE Anno di rappresentazione: 442. Problema: come tutte le opere teatrali, conosciamo il copione ma non le didascalie e i modi in cui determinati momenti vengono allestiti e recitati = ci sono dubbi che in loro assenza non possono essere chiariti 1. Rapporto tra Ismene e Antigone ◦ Antigone esclude Ismene perché vuole avere la gloria solo per sé? ◦ Antigone esclude Ismene perché la odia? ◦ Antigone esclude Ismene perché la ama e vuole proteggerla? → impossibile saperlo senza conoscere le indicazioni di Sofocle 2. Primo stasimo: ragionamento sul rapporto tra l'uomo e la Natura → perché viene inserito in questo punto? Non ci sono legami diretti. LA SAGA DEI LABDACIDI Fatti avvenuti in precedenza: 1. Edipo re, Sofocle 2. Edipo a Colono, Sofocle 3. Sette contro Tebe, Eschilo Edipo è cieco e si autoesilia da Tebe → Antigone lo accompagna. La ragazza subisce una lenta trasformazione durante il vagabondare: • era una principessa • diventa una reietta, esposta a rischi e pericoli • rinuncia al suo status, alla sua libertà, alla sua sicurezza = sembra una barbona nell'aspetto, ma anche psicologicamente è cambiata. Ismene rimane in città mentre Edipo e Antigone sono in esilio → ma non perde i contatti con loro: spesso li raggiunge per raccontare cosa accade in città • lo fa di nascosto: nessun tebano vuole avere a che fare con Edipo • si espone al pericolo • viaggia ben vestita, sull'asina, seguita da un servitore = si protegge = ha caratteristiche diverse da Antigone, ma non è vigliacca. È importante sapere che, nonostante sia una principessa che vive da principessa, si è assunta le sue responsabilità per anni. Edipo spiega al Coro [abitanti di Colono] e a Teseo le sue avventure: • Coro: prova paura e lo vuole cacciare • Teseo: eroe ateniese dell'accoglienza e dell'accettazione → Atene dà ospitalità ad un individuo che ha colpe ma non ha mai agito consapevolmente. Lui ha subìto le azioni, più che compierle: gli altri hanno determinato il suo destino. Durante la permanenza ad Atene i suoi parenti tentano di riavvicinarlo → motivo: oracolo per cui chi possiede il “corpo” di Edipo governerà Tebe • Creonte ci prova per Eteocle • Polinice gli chiede aiuto = ma entrambi vengono scacciati in malo modo e maledetti: si uccideranno reciprocamente. Questo è quello che succede: la guerra termina, gli argivi sono allontanati e Creonte prende il potere, legittimato dalla sua sorellanza con Giocasta. PROLOGO ANTIGONE E L'AMORE PER POLINICE Antigone è un personaggio che ha sofferto a lungo: • figlia di incesto • ha subìto la perdita della propria identità nell'esilio • ha perso entrambi i fratelli → tutto per colpa di Edipo. La sua sventura, insieme a quella di Ismene, è frutto di quello che il padre, il nonno e i fratelli hanno compiuto nella loro esistenza: non sono colpevoli. Discorso tra Ismene e Antigone = hanno già passato molte sventure. Antigone: capisce che Creonte differenzia i suoi fratelli prima ancora che glielo venga riferito • invita la sorella ad aiutarla • si propone di seppellire sia Eteocle che Polinice • è consapevole di star trasgredendo una legge → ma Ismene non è d'accordo: in una comunità bisogna rispettare le regole, anche se sono ingiuste. Antigone da questo momento in poi smette di subire e prende in mano la propria esistenza → non ha più paura, ha già vissuto sulla propria pelle la sofferenza della strada. Quindi resta ancorata alla sua decisione di seppellire Polinice: • per lei sta compiendo un bel gesto, un “santo crimine” • l'obiettivo è scendere nell'Ade insieme al fratello = già dall'inizio ragiona in un'ottica funeraria. Antigone non ha mai ricevuto amore, non è mai stata adorata o protetta, ha sempre vissuto in funzione del padre → spera che sottoterra le cose cambino. Per questo il crimine è santo: • seppellire il proprio sangue è una legge degli dei • facendolo si completa l'unione dei destini della famiglia Il momento d'amore che vorrebbe ricevere è un nuovo e spaventoso incesto che avviene tra due morti: l'unione che desidera avere con il fratello è quasi sessuale. Amore non può essere semplice; nella sua famiglia è sempre stato trasgressione, anormalità → Antigone lo amplifica ancora di più portando l'atto nel mondo dei morti. Antigone desidera quindi morire perché desidera amore • non ha paura di essere punita e morire • ha paura di non riuscire a seppellire il fratello → se non dovesse farlo, Polinice è destinato a vagare senza pace. Nel mondo greco il riferimento maschile dopo il padre è sempre il fratello, non lo sposo né il figlio: viene privilegiata la condivisione del sangue (il figlio è ritenuto solo “gene” dell'uomo). Antigone non è un personaggio ideologico, ma è fatto di carne e di sangue: • il suo corpo si è indurito nel dolore • è stata piegata non solo nei suoi diritti, ma anche nella sua carne • ha sofferto la fame • ha subìto violenza sessuale → per questo motivo l'amore che prova non può essere solo ideologico, ma potentemente fisico. Solo capendo lo spessore del personaggio e la sua fisicità si possono comprendere le sue azioni. Antigone significa “senza nozze, senza figli”: oltre ad essere stata una mendicante, esposta al primo venuto, ha anche dovuto rinunciare al matrimonio → per Creonte è una vergogna. LEGGE UMANA E LEGGE DIVINA Commento del Coro: forse questo gesto è stato voluto dagli dei? → scontro ideologico e religioso: • Creonte si infuria: il gesto è criminale e contro la legge degli uomini = ragiona nei limiti del giudizio umano • il Coro è tranquillo: il gesto rispetta la legge degli dei = sa che esistono norme che l'uomo non sa né vedere né capire Il Coro insinua il dubbio: Polinice è colpevole anche agli occhi degli dei? [QUINDI IL CORO SI CHIEDE SE IL GESTO È STATO VOLUTO DAGLI DEI; A RISPOSTA POSITIVA, ALLORA DI CONSEGUENZA POLINICE NON È COLPEVOLE PER GLI DEI]. Il ritmo aumenta: il re reagisce sempre più violentemente • la famiglia di Edipo è marcia • Polinice è andato in armi contro la sua città • Polinice, se avesse vinto, avrebbe distrutto i templi e gli ex-voto = è assurdo che gli dei proteggano ancora questa stirpe. In realtà continua ad essere una logica umana: i templi sono costruiti dagli uomini, che non sanno se gli dei ne sono interessati e li apprezzano; alla fine è solo una casa di pietra. Non si può attribuire al dio un pensiero umano. Ormai il dubbio di un modo diverso di concepire la realtà, secondo uomini e secondo il dio, si è infiltrato nella mente del Coro. IL CATTIVO GOVERNANTE Risposta di Creonte alla guardia: è convinto che sia stato uno di loro • ha agito per denaro • vuole rovesciare il suo potere → quindi, se il vero colpevole non viene trovato, tutte le guardie verranno torturate e uccise. Ha toni molto duri: ricordano un comportamento da persiano, più che da greco. Creonte agisce da cattivo governante: • non trovando il colpevole, insinua sospetti ◦ mette l'uno contro l'altro: la gente è costretta a fare la spia ◦ in questo modo il popolo si separa e non può fare forza comune → “divide et impera” ◦ il popolo unito è una forza che nessun governante può gestire • promette torture e morti • non trovando il colpevole, punisce tutti = in questo modo il re sta mostrando che i suoi cittadini in realtà siano sudditi e debbano chinare il capo verso di lui, senza parlare: c'è scontento. L'errore di Creonte è proprio quello di non accettare posizioni differenti dalla sua. Creonte accusa l'ambasciatore di colpevolezza → l'uomo è terrorizzato: il re immagina il falso, ma credendo che sia vero. Questa falsa credenza resa reale è spaventosa, distruttiva. IL PRIMO STASIMO I DONI DELL'UOMO “Prometeo incatenato”, Eschilo: spiega i doni che l'uomo ha ricevuto per sopravvivere → Sofocle continua questo ragionamento: • come ha utilizzato le doti? • come interagisce l'uomo con la realtà? Inizio: molte sono le cose mirabili • cose mirabili = terribili, spaventosi • cose mirabili = prodigiose → una cosa è terribile perché non la capisco e mi lascia di sorpresa. È il termine tecnico che definisce la Natura: mi fa rimanere senza fiato perché incomprensibile, quindi provo paura e stupore. È una sorta di sehnsucht: l'uomo non comprende il sublime, ma ne è attratto e spaventato per la sua grandezza, la sua potenza. Come un miracolo, sento la presenza del divino. Il mondo è un prodigio → ma l'uomo è il prodigio più grande. L'uomo è la creatura più meravigliosa per la sua capacità di sfruttamento: • sa dominare il mare e lo sfrutta → anche nelle burrasche, quando la Natura è al livello primordiale, l'uomo ha gli strumenti per affrontare la situazione • sa sfruttare la Terra e ne trae frutti = sfrutta il divino ◦ la Terra è la divinità più importante ◦ la Terra è eterna, infaticabile, inesauribile – a differenza dell'uomo ◦ l'uomo sa imporre la propria fragilità alla Terra, lavorandola con l'aratro • sa sfruttare gli animali ◦ li mangia ◦ usa l'ingegno per vincere animali più forti ◦ li usa per compiere un lavoro • sa sfruttare l'ambiente = si costruisce case e rifugi = sono tutti trucchi insegnati da Prometeo. Poi passa a caratteristiche umane: • parole • pensiero • impulsi civili = sa modificare il proprio comportamento istintuale per normalizzarlo e adeguarlo a delle norme. Ultimi elementi: • non è mai senza risorse ◦ non sa prevedere, ma sa provvedere al futuro ◦ la sua intelligenza gli permette di anticipare i modi con cui il futuro può apparire ◦ sa dedurre delle conseguenze a partire da un evento accaduto ◦ sa collegare passato, presente e futuro • produce medicine che lo curano da morbi e malattie Problema: l'uomo non può sopravvivere da solo, ha bisogno della realtà che lo circonda • uccide • domina • mette un giogo = è un prodigio distruttivo, il suo benessere è a scapito di altro. L'uomo ha capacità tecniche inimmaginabili, capacità di invenzione → ma tutte le sue azioni possono essere indirizzate sia al bene che al male. Stavolta passiamo ad un concetto che va oltre la conoscenza umana: • l'uomo agisce “bene” secondo una propria etica, umana = gesto volontario • l'uomo non sa se sta agendo “bene” o “male” secondo l'etica del divino = gesto involontario: non sa se il suo metro di giudizio vale anche per gli dei MA LIBERACI DAL MALE L'uomo può comportarsi “bene” = agire secondo quelle che si pensano essere le leggi divine → in questo modo aiuta la collettività. Non interessa l'individuo, ma il gruppo: facendo il “bene”, fortifico la patria. Problema: esiste anche chi opera volontariamente il “male” = allora è apolide, senza cittadinanza, esule: nessun gruppo lo protegge. Addirittura il Coro non vuole nessun legame con il malvagio: • non lo vuole nella propria casa • non lo vuole nella propria città • non vuole nemmeno che abbia pensieri e opinioni simili ai suoi = non può tollerare di essere considerato simile a chi compie il “male”. Ma allora non dovrebbe concordare con Creonte? No: il re vuole che vengano rispettate le leggi degli uomini, mentre il Coro considera criminale chi non segue le leggi del dio. IL BENE E IL MALE Apparenza: lo stasimo non si lega a quello che sta accadendo • non fa riferimento né ai personaggi né alla situazione • il Coro non si inserisce nell'azione → è una caratteristica di Sofocle, che ragiona in maniera più ampia. Alla fine l'argomento è il “bene” e il “male”: bisogna comprendere che l'uomo crea delle proprie leggi per sopravvivere, ma la realtà è retta da altre norme che può comprendere solo limitatamente. In particolare, “male” = ritenere la Natura un possesso, uno schiavo che sottostà alla volontà umana. Siamo comunque nel V secolo: nessuno pensa che nel futuro l'uomo consumi la Natura come oggi → ma si può immaginare che commetta sbagli per hybris. La Natura è comoda e sfruttabile solo nei limiti che gli dei ci concedono; non oltre. Esempio: Serse, re dei Persiani, ha colpa • va contro le leggi della Natura: trasforma il mare in terra con un ponte di barche ◦ solo il dio può agire sulla Natura modificandola: è nel torto ◦ lo fa per un bisogno umano: da questo punto di vista è nel giusto • fa frustare il mare perché non gli permette di essere navigato = tratta kopla Natura come se lui ne fosse il padrone, e per questo viene punito. Situazione politica interna di Tebe: sta per costruirsi lo scontro • Creonte: è un cattivo governante ma non sbaglia ◦ agisce secondo norme umane ◦ ritiene che la città debba avere delle leggi ferree ◦ crede che di fronte alla legge l'identità del singolo debba annullarsi ◦ vuole che la città resti compatta grazie alla legge, collante sociale = agisce ritenendo di fare del “bene”, anche se alla fine si rivela un “male” • Antigone / Coro ◦ capisce il problema di Creonte: governare solo secondo leggi umane ◦ sa che questa limitazione causerò un “male” insanabile ◦ sa che di fronte al divino non esiste legge umana che tenga L'errore di Creonte porterà alla distruzione della città, alla morte dei suoi reali e allo sbriciolamento di uno stato di equilibrio: non è solo uno sbaglio ideologico, ma concreto. Sofocle amplia e gonfia il problema per far capire al pubblico la sua gravità → agendo in maniera sbagliata sulla Natura, la si distrugge; lo stesso vale per una società. L'uomo deve capire che è lui che crea queste norme comportamentali: • se sono rigide, lo sono per un suo volere • dovrebbero essere elastiche e sapersi adattare → se si rifiutano consigli giusti perché si è re, uomo e anziano, allora si è nel torto. Se la necessità lo esige, le norme vanno modificate. I dualismi sono imposti dalla società, ma non sono alla base della realtà così come gli dei l'hanno creata; se si rispettano sempre le opposizioni predefinite, si sbaglia. LA FOLLIA Secondo Creonte, Antigone agisce da folle → ma la sua follia deriva dalle decisioni del re stesso = ripetizione del termine: è pregno di significato. Problema: come si capisce se un atteggiamento è normale o da pazzi? • la pazzia può essere un dono degli dei • la pazzia può essere un castigo degli dei → il folle ha una mente alterata per un intervento del dio. L'uomo valuta cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è normale e cosa è alterazione mentale secondo un proprio criterio di giustizia e normalità → ma dovrebbe cercare di basarsi sulle leggi divine, guardando dentro di sé. Antigone è pazza perché si immola per onorare un morto; ma se ritiene che con il suo gesto abbia seguito la volontà del divino, allora l'unico pazzo è Creonte. “Fedro”, scritto da Platone: analizza il concetto di follia = contatto con il dio → ne indica alcuni segnali fissi: • pazzia profetica ◦ il profeta ha dio dentro di sé = ragiona in maniera divina ◦ è comunque considerato pazzo perché nessuno lo comprende ◦ è un privilegio = dono • pazzia dionisiaca ◦ il folle è in uno stato invasato ◦ è “pazzo di dio”: ha atteggiamenti anormali, alterati rispetto alle norme • pazzia poetica ◦ il folle è invasato dalle muse = è portavoce degli dei ◦ ha ricevuto un'investitura di sapere ◦ si fa portavoce di una voce divina • pazzia amorosa ◦ l'innamorato è invasato da Eros ◦ a tutti è data la possibilità di avere un contatto, una visione immediata del dio ◦ “è una divina deviazione rispetto alle norme abitudinarie” = tutto ciò a cui si è abituati, leggi che comportamenti normali, non valgono più Follia di Antigone: è una deviazione voluta dal dio, un privilegio → ma il suo dubbio è che il vero pazzo sia Creonte: in questo caso sarebbe una punizione. Il messaggio di Sofocle è che il folle sia Creonte: • è cieco: non sa adattare le leggi • gli muore la nuora, Antigone • gli muore il figlio, Emone = non sa vedere quali sono i comportamenti e le scelte giuste. LA LEGGE NEL REGNO DEI MORTI Accuse di Creonte: le insinua il dubbio che il suo atteggiamento è sbagliato = Antigone devia rispetto al comportamento generalizzato dei suoi cittadini • i tebani non si ribellano per seppellire Polinice • mettere sullo stesso piano il fratello che ha combattuto per Tebe e il fratello che ha combattuto contro Tebe è offensivo per il primo → la ragazza ha un comportamento anomalo e indecoroso. Risposta di Antigone: per lei è vergognoso non onorare i morti = non onorare gli dei → ancora una volta segue le leggi degli dei, non quelle degli uomini • è sicura che Eteocle le darebbe ragione • è sicura che nel mondo dei morti tutti sono uguali • è sicura che nessuno può conoscere i concetti di “giusto” e “sbagliato” validi nell'Ade → Creonte parla di “buono” e “cattivo”, ma non sa cosa significhino nell'Ade È la stessa posizione di Odisseo nell'Aiace: si può essere avversari se si è uguali, vivi, ma quando si muore l'uguaglianza cade e i criteri cambiano. Antigone è nata per condividere l'amore → divina deviazione, “pazzia amorosa” • non esiste più distinzione tra “buono” e “cattivo” • non ci si basa più su un giudizio umano • si può amare anche chi apparentemente è colpevole Creonte sa più come rispondere: ritorna a ribadire l'inferiorità di Antigone in quanto donna. IL RAPPORTO CON ISMENE Ingresso in scena di Ismene, riconosciuta dal Coro. Punti di vista: • Creonte: crede che anche Ismene sia colpevole • Ismene: si dichiara colpevole • Antigone: accusa la sorella di essere una bugiarda ◦ solo i morti e gli dei sanno chi davvero ha fatto gli onori a Polinice ◦ la accusa di parlare, senza essere concreta nei fatti ◦ la accusa di non amare abbastanza da mettere a repentaglio la sua vita → Creonte è confuso e le crede entrambe pazze. Rapporto tra Antigone e Ismene: difficile da interpretare senza didascalie. Antigone alterna: • battute di amore: vorrebbe che almeno lei si salvasse • battute di sprezzo: non vuole condividere l'onore della morte con chi non l'ha affrontata ◦ finge solo per salvarla, facendola sembrare innocente agli occhi del re? ◦ finge così che Ismene non abbia sensi di colpa per non averla aiutata? ◦ finge sia per farla sembrare innocente che per evitarle il rimorso in futuro? ◦ finge per farsi odiare? ◦ vuole essere l'eroina martire votata alla morte e non condividere questo onore? → il poeta affida il senso del discorso alla recitazione, che noi non conosciamo. Non ci sono gli estremi per riuscire a capirlo. Personaggio di Antigone: bisogna decifrarlo anche a partire dalle sue esperienze → Creonte dice che è sempre stata folle, mentre la sorella lo è diventata solo in quel momento • è sempre stata “pazza d'amore”: ha seguito il padre in esilio [1] • nel viaggio con Edipo ha perso il suo stato principesco per diventare una barbona [2] = ha prevalso l'amore [1]e oppure la durezza [2]? È prevalso l'affetto per Ismene o la petrosità maturata nella crescita che la porta a voler essere l'unica con l'onore della morte? IL DISPREZZO DI CREONTE Ultimo tentativo di Ismene per proteggere la sorella: fa leva sul rapporto tra Antigone ed Emone → le loro nozze erano già stabilite, quindi devono essere celebrate. Risposte sprezzanti di Creonte: • “ci sono altri campi da arare” ◦ le spose sono paragonate a campi da arare, ovvero figure passive per la riproduzione ◦ il re schiaccia le due nel loro essere sorelle, donne, future spose ◦ una sposa vale un'altra, la femminilità non ha individualità • giudica la sposa al posto del figlio, reputandola “inadatta” → Antigone compatisce Emone, che viene disprezzato dal suo stesso padre ◦ il re schiaccia Emone nella sua volontà, nel suo essere giovane ◦ ritiene di dover gestire il suo presente e il suo futuro ◦ disprezza Emone incapace di compiere decisioni giusti • non si ritiene colpevole: è Ade a portare via Antigone da Emone ◦ murandola viva nessuno si macchia di sangue ◦ riprende l'immagine tipica della sposa che muore durante la prima notte di nozze: in realtà si marita con Ade = si sta lavando le mani di ogni conseguenza. IL SECONDO STASIMO LA SPERANZA Ritorna il ragionamento sulla speranza: può far compiere un gesto avventato → l'uomo non è in grado di comprenderlo finché non l'ha compiuto. Solo dopo aver compiuto il male pensando fosse bene ci si accorge dell'errore. Lo stesso vale per Creonte: ritiene di agire per il “bene” ma in realtà è accecato e per questo agisce per il “male”; quando arriverà Tiresia ormai sarà troppo tardi. Narciso non accetta l'amore degli altri + è isolato • non può seguire il percorso di conoscenza di Eros • si rifiuta di conoscere il diverso → chiudersi in se stessi = non conoscere se stessi. Non conoscendo il diverso, non si conosce neanche l'uguale e quindi non si riconosce. La natura ci ha creati con l'impossibilità di vedere noi stessi: ci si può vedere solo nel riflesso degli altri, quindi per farlo bisogna conoscere gli altri. Eco invece è il contrario: perde voce e corpo = perde se stessa → vive di amore e del rapporto con l'altro. Lo stesso vale per Creonte: • crea leggi senza ascoltare la città • non si confronta con i pareri dei tebani = le sue norme sono narcisistiche, perché il re non sa aprirsi alla conoscenza. IL TERZO STASIMO LA FORZA DI EROS Soggetto del canto: Eros = rende folli gli uomini. È la causa della diatriba tra padre e figlio: • Creonte: lo rifiuta → non è in grado di mettersi nei panni degli altri = non conosce il parere altrui • Emone: lo accetta → conosce il volere dei tebani Anche il Coro a questo punto parteggia apertamente per Antigone: non riesce a trattenere le lacrime nel vederla condannata a morte. QUARTO EPISODIO IL COMPIANTO DI ANTIGONE PT.1 [Compianto greco: le donne piangono sul morto • unico momento di poesia femminile in età arcaica • hanno potere espressivo • elogiano la vita del defunto • fanno parallelismi con le vite degli eroi mitici Esempio: compianto sul cadavere di Ettore, nell'Iliade. È interessante che Antigone si faccia da sé il compianto: elenca i motivi per cui va a morire. Tradizione della drammaturgia antica: nei momenti di maggior pathos e tensione poetica si canta → anche Antigone: il pubblico diventa più empatico. Il Coro canta con lei, come dice nello stasimo precedente: • sa di essere fuori legge • riesce ad esprimere l'amore per lei e per la casa di Edipo • si dichiara per la prima volta contro le leggi di Creonte] Antigone fa i suoi ultimi passi e i suoi ultimi saluti → dice addio alla luce del sole: si sta avvicinando all'oscurità, al buio, alla morte. È la contrapposizione vita-luce VS morte-buio. Il regno di Ade è un sonno perenne, che accoglie tutti in maniera democratica. Prime parole: sottolineano l'anomalia della sua vita • va da Ade non da morta, ma da viva: viene murata • dovrà attraversare il fiume di Acheronte da viva, non da morta • va nell'Ade dopo aver vissuto una vita a-normale: ◦ non si è sposata ◦ non ha ricevuto il canto nuziale ◦ non è diventata madre = non ha un'identità femminile integra La sua è un'assenza di identità: non è né morta né viva, non è stata né morta né viva. Consolazione del Coro: il suo cammino è onorevole → va nell'Ade non per malattia o guerra, ma sulle sue gambe. Antigone è eccezionale nella sua autonomia che non rispetta il patriarcato stabilito dalle norme di Creonte; allo stesso tempo però è sola. PARAGONE CON NIOBE Paragone mitico nel discorso del Coro: Niobe → è tipico del compianto: serve a chiarire come e cosa ha vissuto il morto. Antigone lo fa per rendere chiaro a tutti l'esperienza che ha vissuto: la storia mitica è un'immagine che tutti capiscono intuitivamente. Niobe: madre dei Niobidi → colpevole: si ritiene superiore alla dea Latona, madre di Apollo e Artemide, che ha dato alla luce solo due figli. Conseguenza: rabbia degli dei = Apollo le uccide i figli maschi, Artemide le femmine. Dolore indicibile: non ci sono parole per esprimerlo + è impossibile sopravvivergli = momento terrificante, “impietrente” ovvero pietrificante: Niobe diventa una pietra. Le gocce di pioggia sono le lacrime che versa per il dolore. Anche la sua è una vita – non vita: • metamorfosi: stato di vita eterna e infinita • gocce e pietra: eterne, ma non sono più elementi di una vita umana • dolore: talmente forte che chi lo subisce non può più affrontare né la vita né la morte = trasformazione della materia: Niobe non è umana, ma fa parte della natura. L'unico modo per sparire il dolore è farlo confluire nel tutto: così trova un senso di esistere → la pietra ha senso di esistere. Anomalia dell'esistenza di Niobe: per risolverla entra nella natura → allo stesso modo Antigone entra in una grotta: • elemento oscuro dentro la terra • luogo dove i profeti diventano tali, assorbendo le facoltà divine e naturali = il destino è quello di perdere la propria individualità e entrare in un tutto. Antigone aspira ad entrare nel “tutto” della morte: ritorna all'aspetto più profondo della natura. Motivi dell'utilizzo di questo esempio: 1. Storia più famosa riguardante la metamorfosi in pietra, che è comunque evento raro 2. Pietra: situazione senza uscita ◦ natura della città: avere norme da rispettare ◦ natura di Antigone: essere autonoma e seguire le proprie leggi = paradosso logico: è impossibile che le due nature riescano a conciliarsi, quindi lo scontro produce una pietrificazione [è come se si formasse un buco nero] → esempio: il cagnolino magico cattura sempre la pietra, la volpe magica riesce sempre a fuggire; se il cagnolino incontra la volpe, si crea un paradosso e quindi una pietrificazione 3. Paragone con un personaggio negativo ◦ non conta essere innocenti o colpevoli ◦ conta essere eccezionali → l'eccezionalità fa sì che l'energia del caso debba essere incanalata. Nel mito non c'è un giudizio etico o una morale: c'è un esempio da cui dedurre un insegnamento, ma non è il punto focale del racconto. IL COMPIANTO DI ANTIGONE PT.2 Risposta del Coro: Niobe è di stirpe divina, Antigone no = abbassamento di toni: la principessa si offende e ritorna al suo pianto. Continua a salutare gli elementi della natura: • fonti d'acqua, che danno vita alla sua città • terra • cielo → sono i testimoni della sua condanna ingiusta. Motivo: nessun uomo è partecipe alla sua ingiustizia e la piange, tutti la abbandonano quindi si sente in empatia solo con la natura. Il Coro continua a ragionare razionalmente: la colpa è sua, per non aver rispettato la legge degli uomini e per appartenere a una famiglia maledetta. Altro tema centrale: le nozze • è nata dal talamo nuziale dei suoi genitori • non ha un marito a cui rivolgersi • ritorna dai suoi genitori senza essere maritata → ma i suoi genitori si trovano nel regno dei morti. Il legame con la famiglia riguarda anche il fratello Polinice: da morto, ha ucciso lei mentre era viva = viene uccisa per avergli fatto gli onori funebri. QUINTO EPISODIO LA PROFEZIA DI TIRESIA Ingresso di Tiresia, il profeta: cerca di aiutare Creonte con dei suggerimenti → seppellire Polinice = non ha senso accanirsi contro chi è morto Problema: anche lui rimane inascoltato. Motivo: Creonte continua a non definirsi colpevole • non ha ucciso Antigone • ha rispettato le leggi punendola • non ha intenzione di seppellire Polinice perché ha infangato Tebe = addirittura accusa Tiresia di mentire e di essere stato corrotto per dire quelle parole. Conseguenza: il profeta gli predice la morte “del suo seme” e se ne va scioccato. Dopo l'uscita di scena di Tiresia, Creonte riflette = chiede parere al Coro: • liberare Antigone • seppellire Polinice → temono il castigo degli dei, anche se ormai è troppo tardi per evitarlo. Creonte invece agisce soprattutto per salvare il figlio. IL QUINTO STASIMO CONTENTEZZA Richiesta a Dioniso: aiutare la città di Tebe. Il Coro è comunque contento della nuova presa di posizione di Creonte. ESODO LA MORTE Resis angheliché: il messaggero racconta la doppia morte → ad ascoltare ci sono il Coro ed Euridice, moglie di Creonte • Creonte e i suoi uomini si recano dalla salma di Polinice • seppelliscono il cadavere fatto a pezzi dagli animali • si sente una voce, un uomo in un lamento • tolgono le pietre per accedere alla grotta di Antigone • Antigone si è impiccata con la sua veste • Emone piange, mugola, geme di dolore sul cadavere dell'amata • il ragazzo sputa in faccia al re e tenta di colpirlo con la spada • lo manca: allora si suicida abbracciando Antigone = l'intervento è avvenuto troppo tardi per entrambi. Suicidio di Emone: è anche dovuto al suo fallimento totale → ormai non è più arrabbiato con gli altri, con il padre, con gli dei o con il destino; è arrabbiato con se stesso e con la sua incapacità. È lo stesso schema di “Romeo e Giulietta”: i due innamorati sono separati dalla volontà di un adulto → si ricongiungono nella morte. In questo caso è un'unione quasi erotica: • Emone si avvinghia ad Antigone • emette un fiotto di sangue sporcandole la guancia: è un riferimento all'emissione del seme nella notte di nozze = la morte è un talamo nuziale. Problema drammaturgico: non si possono rappresentare scene cruente né interni • la morte di Antigone e di Emone è raccontata dal messaggero • Euridice si reca a palazzo per suicidarsi • il suo cadavere viene rivelato probabilmente con l'ekkyklema • il messaggero entra a palazzo, vede il suicidio e lo racconta a Creonte = la donna ha augurato al marito di morire nel dolore, dopo averle ucciso il figlio. Conclusione: lamenti di Creonte • colpevole della morte di Antigone • colpevole della morte di Emone • colpevole della morte di Euridice = i sensi di colpa lo divorano: vorrebbe morire anche lui per porre fine alle sue sofferenze. Se non si suicida, il dolore lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. Il concetto è ripreso dalle prime parole pronunciate dal messaggero: Creonte è passato dall'essere un idolo, amato per aver liberato Tebe, ad essere un poveretto che non sarà mai più felice, e quindi mai più vivo.
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