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Lez. 4 puŠkin, Appunti di Letteratura Russa

biografia e opere di Puskin.

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 15/06/2016

irina.t.
irina.t. 🇮🇹

4.4

(7)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Lez. 4 puŠkin e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! PUŠKIN In lui si concentrano tutti i nuclei tematici della Russia, i vari rapporti tra le varie classi (intellighenzia e popolo). Da giovane era un tipico bohemiêne, studia a Carskoe Selo, centro di cultura del tutto rivolto verso occidente, dove studiano tutti i giovani nobili più progressisti. Le speranze che ripongono in Alessandro I sono enormi. La guerra del1812 mette fine a tutte le speranze. Fino al 1817-18 il regime di libertà di parole resiste. Nel 1816 Puskin conosce Caradaev a casa di Karamzin, che era il suo maestro spirituale. Caradaev diventa un suo modello ideale; Byron è lo scrittore prediletto di Puskin e Caradaev sembra uscito da uno dei suoi romanzi. Fonde arte e vita, ed è questo quello Che vogliono imitare i giovani Puskin frequenta le riunioni dell’associazione Azamas: giovani karamzinisti che combattono per un rinnovamento della lingua e della letteratura. Tutti avevano un soprannome, perché era una loggia massonica scherzosa (Puskin i chiamava il grillo), vogliono impegnarsi in politica. Leggono poesie riguardanti la lotta politica, l’impegno. Vogliono rinnovare le modalità della letteratura contemporanea e si oppongono all’importazione della letteratura occidentale, ma non in modo troppo serioso. Tra loro dominava il culto dell’amicizia. • PARODIA: metodo per rinnovare dall’interno, prendendo le forme di un certo fenomeno imitandone le usanze, ma in forma scherzosa. Ciò accade nell’Azamas, che riprendono anche l’usanza del pasto comune, soprattutto all’interno del filone della Lampada Verde. Di cui Puskin era il capo. All’interno dell’Azamas si forma anche la Lega della Salvezza: prima corrente decabrista. È un secondo gruppo che ha fatto scelte diverse, ma tra di loro non entrano in contrasto, hanno le stesse origini ma usano mezzi diversi. Usano l’allegria come infrazione: no alla vita dei salotti. Caradaev è il mito per loro: è il giovane saggio, lo si vuole imitare. Era un ussaro che ha partecipato alla guerra contro Napoleone. Anche Puskin vuole diventare ussaro, ma il padre glielo proibisce. Nel 1820, Alessandro I cambia la linea politica e Puskin viene cacciato da PB perché aveva scritto un poemetto in stile byroniano: entusiasma la generazione di scrittori dell’epoca, perché nel suo poemetto infrange tutte le regole del genere ironia puskiniana: atteggiamento che prende le distanze dalla materia letteraria in modo da farne la parodia, rinnovando così la materia letteraria. Ruslan e Ljudmila – è una storia d’amore comica, inserisce eventi bassi che di solito non si leggevano all’epoca, ma il tutto è scritto con termini SE. Nasce un grande scandalo perché si prende gioco di tutto un modo di essere. Lo mandano a Kisenjov, nel meridione, città di provincia. Qui trova un’ambiente lontano dalla corte, si stava formando la società del sud, uno dei rami più combattivi de movimento decabrista. Qui passa all’impegno politico serio, entrando in una loggia massonica che è già un circolo politico, quindi scrive i primi versi politici, e la passa liscia perché è protetto da un generale di Kisenjov (a PB invece è protetto da Karamzin). Essendo sotto l’influenza di Byron, sembra che Puskin debba aderire al movimento romantico, ma romantico non lo sarà mai. L’eroe romantico è il poeta stesso: si costruisce delle biografie che usa come maschere. La sua maschera più importante è l’eroe romantico, il fuggiasco: l’io lirico dei suoi poemi meridionali è un io costruito in cui si concentrano tutti i temi romantici, ma non è lui. A questo si mescola la lettura di Rousseau e nasce la contrapposizione tra natura e civiltà. Sperimenta, gioca con elementi autobiografici e con le opere che legge. Si crea un carattere, i suoi eroi cominciano già a non essere degli eccezionali, ma delle figure tipiche. Oleko dei Zigani rappresenta un’intera generazione malata di una precoce vecchiezza dell’anima. Puskin si chiede sui motivi di questa malattia, in questo modo va oltre al romanticismo e adotta un approccio storicistico (perché usa personaggi tipici dell’epoca). Muove la sua critica alla civiltà che non è astratta (specie in Oleko e Zemfira). Rappresenta la pienezza di vita, le passioni. Puskin si dimostra Libero dalle influenze (in Rov. Non sono contemplate le passioni, che sono rovinose e trascinano fuori dalla vita naturale) Qui Puskin inizia a mettere a fuoco delle tematiche fondamentali. A Kisinjov si interroga sul concetto di народность e cerca di cambiare l’opinione pubblica che sostiene che la letteratura è solo un passatempo per i nobili oziosi. S’impegna a dimostrare che il letterato vive del suo lavoro. Dal punto di vista politico è vicino ai decabristi, ma ne rifiuta la violenza: il valore fondamentale è quella dell’individualità dell’individuo. L’idillio del sud finisce, alcuni suoi amici vengono arrestati, cadono nelle reti della polizia grazie alle numerose spie. Nel 1824 viene aperta una sua lettera in cui dichiara che si sarebbe dedicato allo studio dell’ateismo, e per questo viene licenziato dal suo impiego statale ed esiliato a Mihailovskaja, nella residenza del padre. Qui ci resterà per due anni, che saranno drammatici. Tutti i suoi amici vengono arrestati, perciò Puskin vive in uno stato di angoscia, soffre di solitudine. Cioò lo costringe a lavorare, superando così tutti i cliché della giovinezza: • Il poeta è semplicemente un uomo che per mestiere fa il letterato • La poesia deve insegnare la semplicità della vita (approccio dialogico della realtà come alla letteratura. La parodia diviene la base delle sue opere – rinnovamento dall’interno) La fontana di Bahcisaraj: • Ambientato nel Caucaso, il Khan si chiama Girej (tartaro) • La fontana è voluta dal khan in memoria di una delle sue mogli • Il palazzo è suntuoso: mostra il contrasto tra l’oriente fastoso e il popolo russo, che è rozzo e distruttore • Le mogli: principessa georgiana (=cristiana) e la principessa polacca Marja Potovska (non storicamente possibile). Puskin mette in contrapposizione le due civiltà, come le due religioni. • Elementi romantici: il poema è romantico dal punto di vista formale, ma il contenuto va ben oltre. Non è romantica l’idea di far diventare le due fanciulle i simboli dello scontro fra due civiltà. Cigani: • Puskin si chiede quali siano le cause del male interiore dei giovani. • C’è molta influenza di Shakespeare, i dialoghi sembrano delle scene teatrali, che sono collegati tra loro da descrizioni narrative. A Mihailovskaja Puskin leggeva le opere del drammaturgo inglese. • Il vecchio zingaro: sguardo epico sulle vicende, grazie alla sua età può parlare a nome di una tradizione – ha il diritto e il dovere di difendere questa tradizione che Oleko rifiuta. • Dostoevskij attualizzerà Oleko: nota i tratti dell’infelice in patria, un russo sofferente apparso per necessità storica, un personaggio staccato dal popolo. Questa generazione non ha radici (russi erranti) nel loro vagare s’imbattono nel socialismo – è un’analisi elaborata 60 anni dopo. C’è il bisogno di riempire un vuoto dato dalla mancanza di radici. • Tra Oleko e l’autore c’è una distanza ironica. Puskin ha un atteggiamento parodico – processo che modifica il modello classico: Oleko è un uomo qualunque, non un personaggio tipicamente romantico. • È una critica alla civiltà, ha una forte carica politica. • Tra gli zingari manca la proprietà privata: è un’anarchia dove tutti sono uguali e liberi, non necessitano di uno stato – la città rappresenta il mondo dell’ineguaglianza. L’amore è libertà e non esistono vincoli. • L’allegria e le passioni si associano con un mondo dove non esiste la diseguaglianza sociale (secondo Puskin). Tale progetto politico è stato scritto in vista della rivoluzione decabrista (alla vigilia). • Nel finale, Oleko è separato sia dalla civiltà che dal mondo della sua natura: ha perso le sue radici e non può più tornare indietro. La vita civile gli ha lasciato il marchio: è incapace di accettare la libertà degli altri, la vuole solo per se stesso. • German: è l’altra faccia di Evgenij; quest’ultimo rappresenta la classe sociale che è stata schiacciata, mentre German è l’uomo nuovo (non a caso ha un nome tedesco): rappresentante dell’epoca del denaro – piccoli napoleoni (= arrampicatori sociali). Prende in giro i sentimenti per avere un tornaconto, è accecato dal desiderio di successo (secolo di ferro). Sfida addirittura l’oltretomba, quindi è doppiamente colpevole, per questo alla fine viene punito con la follia. • Intrusione del fantastico: serve a spostare il nucleo tematico fondamentale sul piano simbolico (mescola vari generi). • Il caso: non c’è nessun intervento provvidenziale. Questa casualità è totalmente irrazionale, l’uomo non può comprenderne l’essenza. Puskin si sente come Evgenij nei confronti di Nicola I. Paradigma puskiniano: chiave interpretativa fatto da immagini e simboli. Non sono delle allegorie, perché non hanno un significato univoco. Le immagini di Puskin non hanno un significato preciso. • Natura contro civiltà: il primo ad affrontare il tema è stato Rousseau. Le Piccole Tragedie e I Racconti di Belkin sono collegati in maniera sottile. Le Piccole Tragedie: • Il Cavaliere Avaro: i forzieri d’oro sono la sua unica gioia, sapendo che il figlio avrebbe prosciugato tutto, scialacquando così la fatica di tutta la sua vita. Vediamo due volti, entrambi sono colpevoli. L’odio tra padre e figlio è reciproco, non ci sono sentimenti umani per via dell’avidità. L’avidità è una passione umana, e queste passioni a volte possono diventare così violente da generare quella violenza che diviene mortifera (è un’immagine che ripercorre tutte le tragedie). È impossibile la conciliazione attraverso l’odio. L’unica soluzione resta l’eliminazione di uno dei due: la giustizia terrena resta nel cerchio mortifero della violenza. Ogni parte ha le sue ragioni, e ognuno ha la sua giustizia. Il barone ama il suo oro per un principio estetico: è una passione. Fugge dalla vita mondana – scelta ascetica, monastica, ma al posto di Dio c’è il denaro. In questa sua visione del mondo non c’è compassione. Il figlio possiede buone qualità, quali onore, lealtà, coraggio, generosità ecc., è disposto ad uccidere per i propri valori, ma anche lui è colpevole. Entrambi sono soggetti a una passione e non sanno sollevarsi al di sopra del proprio punto di vista. Questo determina la perdita di una vera libertà di scelta etica, secondo Puskin. • 1829 – nel Caucaso i russi combattono contro i tartari, Puskin vede la guerra per la prima volta, è non è più entusiasta davanti alla violenza, anzi diviene il male assoluto, anche sul piano personale. A questa contrappone i valori della casa e degli affetti famigliari (decide di sposarsi). • Mozart e Salieri: l’arte, una volta trasformata in idea astratta, può diventare un ideale così importante da essere più importante della vita concreta dell’uomo? Mozart è un genio inconsapevole del suo talento, e ciò, dal punto di vista di Salieri, è un’offesa all’arte in quanto ideale. Secondo Salieri, Mozart storpia il dono che il divino gli ha concesso. È pieno di invidia passionale, che nasce dal senso dell’ingiustizia: il suo lavoro infatti non ha ricevuto alcuna ricompensa. Mozart invece, non si rende nemmeno conto dell’enorme dono che ha. Quando questa passione per la musica diventa un’idea, Salieri diventa un primo Razkolnikov: il suo assassinio è legittimo perché ritiene di compiere una giustizia sacra (il dono divino non dev’essere dato a chi non se lo merita) – eliminazione di uno dei due. Salieri è portatore del principio artistico astratto, sacerdote dell’arte che si sente in diritto di pronunziare la sentenza di morte in nome di una grande idea (come nel Grande Inquisitore). Mozart è un uomo che ama la musica, ma nella vita reale è destinato a perdere. • Il Commentatore di Pietra: ispirato alla storia di don Juan, cavaliere rinascimentale e dedito ai piaceri amorosi. La tragedia è percorsa dal tema amore-morte. Don Juan si traveste da monaco, vuole conquistare doña Ana. È veramente innamorato di lei, tanto da uccidere suo marito e confessare il suo delitto ad Ana. Alla fine riesce a conquistarla, ma muore. L’idea è quella rinascimentale della pienezza di vita contro l’etica del sacrificio. Don Juan viene collegato al demone tentatore, un ingannatore, un perverso – anche lui è al servizio di un’idea (l’erotismo). La sua seduzione è studiata e ragionata, dunque è razionale e mortifero. Ma, ogni volta che Don Juan s’innamora, è sincero: vuole sedurre ed essere sedotto. Con il suo amore trasforma una donna gelida in una donna viva: trasformazione positiva. È un personaggio molto ambiguo. Don Juan si prende gioco della statua del Comandor – sfida la morte. Per lui il rapporto amore/morte è affascinante poiché è misterioso. La sua curiosità lo spinge a guardare oltre ai confini del lecito. La sfida di Don Juan è una sfida alla morte fatta per la sete di conoscenza, non per superbia. Accetta la sfida pur sapendo che equivale a un suicidio. La civiltà occidentale è nata da un principio di sete per la conoscenza, che è la massima dignità umana. • Il Banchetto: è ambientato nel ‘600 durante la pestilenza in Inghilterra. Un gruppo di giovani esce di casa e organizza un banchetto in mezzo alla strada, presieduto da un giovane. Sfidano la morte incombente facendo festa. Un prete li invita a tornare a casa e a pregare, ma loro non hanno più nessuno da cui tornare e nessuno per cui pregare (sono tutti morti). La tragedia si conclude con questo scambio di battute tra i due personaggi. Qui si scontrano l’etica tardo rinascimentale barocca con l’etica puritana del prete anglicano. Valsigan è un alter ego di Don Juan, ma ormai ha perso la curiosità tanto per la vita quanto per la morte, a causa delle molte morti viste. Ciò lo libera dalla paura – è libero dalle circostanze esterne. A ciò si contrappone il prete, sostenendo che una vita vissuta come quella di Valsigan non ha senso né scopo; l’unico scopo può essere soltanto la fede. Questa tragedia è differente rispetto alle altre: se Don Juan sfidava la vita/morte e perdeva, Valsigan non ha più bisogno di sfidarla, perché la sua disputa è diversa. Non c’è conflitto con il prete: né odio, né bisogno di affermare se stesso a scapito dell’altro. Entrambi hanno un comune nemico: la morte. A questa lotta con il nemico propongono due soluzioni diverse: una umana e una divina. Quando il prete si allontana, a Valsigan rimane a riflettere: Puskin allude a una possibilità di comprensione di due punti di vista diversi, perché entrambi hanno rinunciato alla propria individualità – non sono dominati da nessuna passione umana. In tutte e quattro le tragedie si contrappongono due punti di vista inconciliabili. Sono ambientate in Europa: prima nel Medioevo, poi nel 700, poi nel Medio-Rinascimento, e infine tra Rinascimento e Barocco. Sono epoche che condensano la storia della società europea. La storia individuale così come quella dei popoli è una storia di violenza, in questa guerra tutti sono colpevoli. Attraverso queste quattro tragedie Puskin ha maturato la sua visione del mondo. Sono composte con delle caratteristiche crono-topiche: in tutte c’è l’assenza di spazi aperti, manca movimento, c’è un senso di chiusura, anche nel festino per strada – è una sospensione di spazio e tempo. I rumori che sentiamo sono le chiavi dei forzieri, le note del Requiem, il battere alla porte del Commander e i cigolii dei carri. Tutti questi suoni sono legate ad immagini mortifere. I personaggi sono figure evanescenti che occupano uno spazio già di per sé ristretto. L’unica eccezione è Mozart, perché è un uomo solare, molto umano - -si nota un leggero tratto autobiografico. È portatore di un dono, totalmente gratuito – non aspira a niente, ma semplicemente vive. Il dono è altrettanto leggero quanto il suo carattere (squarcia l’oscurità perché è portatore di armonia). Il fatto di essere fermi in un punto di spazio e di tempo è per Mozart una cosa positiva: è il segno della perfezione artistica che non ha scopo. Vive in un eterno presente, è un creatore di vita – il suo dono non è una passione divorante come quella degli altri personaggi. La leggerezza caratterizza la sua entrata in scena e tutte le sue battute. Anche le note del requiem vengono suonate come una bazzecola. Puskin ha scelto il genere teatrale per far sì che ogni personaggio abbia la possibilità di esprimere il suo punto di vista. La visione dialogica è espressa dalla dialogica puskiniana: voci antagoniste che si muovono parallele ma senza intrecciarsi mai. Nei loro confronti Puskin mantiene un distacco ironico. Durante la stessa epoca, Puskin scrive I Racconti di Belkin (autunno di boldino) che è un omaggio a tutta la letteratura dell’epoca, reso attraverso il racconto breve e le epigrafi. Segnano il passaggio alla prosa: Puskin è approdato a una concezione storicistica – la storia è mossa da interessi di parti inconciliabili tra di loro. Sente l’esigenza di un nuovo modo espressivo: la prosa di Puskin appare semplicissima, ma rifugge di tutti gli artifici dell’epoca. Il tono è scherzoso, la stessa forma dello skaz permette questa scherzosità (la cornicce – catena di narratori che si sono passati i racconti). Il tono ironico è costante, volto a smascherare situazioni, sentimenti, tipi umani. Puskin allude a delle situazioni umane universali: • Costruttore di Bare = sfida alla morte • Maestro di Posta = sembra una povest sentimentale, ma parla di un amore fasullo dove vince l’egoismo (omaggio scherzoso al romanzo sentimentale). I due personaggi si odiano a morte: uno è occidentalista, l’altro slavofilo. Lisa e Aleksej: il loro rapporto si basa sulla menzogna. In tutti i racconti c’è un parallelismo tematico fortissimo, malgrado qualche differenza: l’apertura e il movimento sono presenti, e tutti sono ambientati nella campagna russa contemporanea a Puskin: i personaggi vengono presi da un sanno popolo russo. Qui l’egoismo è attenuato da un sentimento umano tipico del popolo russo, che alla fine prevale (principale differenza con le tragedie). Si evidenzia la superiorità dell’anima russa: le passioni sono le stese di quelle occidentali, ma l’anima delle gente ha maggior senso etico. Tatjana di Onegin è la fusione tra questi due principi: la sua anima è caratterizzata dal senso etico – nonostante ami Onegin, resta fedele alla parola data – di non tradire suo marito.
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