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lezion 1 arte contemporanea iamurri, Appunti di Storia dell'arte contemporanea

corso storia dell'arte contemporanea - lezione 1 3 ottobre 2022

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 02/07/2024

luc-ta34
luc-ta34 🇮🇹

24 documenti

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Scarica lezion 1 arte contemporanea iamurri e più Appunti in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! Nell'ordinamento italiano, mentre la storia dell'arte moderna è soprattutto concentrata sull'arte degli stati preunitari italiani, quella contemporanea assolutamente è internazionale: per buona parte della cronologia l'Europa resta il centro del mondo, essendo che in Europa vengono a studiare artisti dagli Stati Uniti, dall'India, dal Giappone, dalla Cina e anche dall'Egitto, in particolar modo a Parigi che diventa la capitale mondiale dell'arte occidentale. Dal punto di vista metodologico è evidente che rispetto ai secoli precedenti si ha un quantitativo di opere in primo luogo e di informazioni sugli artisti che prima era rara: ad oggi si hanno artisti che vantano la catalogazione anche di tremila opere mentre per l'età moderna e ancora più antiche abbiamo al massimo una trentina di opere. Vi è un salto di scala dal punto di vista della quantità delle opere e anche delle informazioni: possiamo sapere in molti casi molte cose della vita degli artisti e delle loro opere e possiamo attingere, via via che si avanza nel corso del XX secolo, a una documentazione che prima nessuno avrebbe mai potuto vedere, come l'artista fotografato nel suo studio mentre dipinge e addirittura filmato mentre dipinge. Accesso alla fonti contemporanee, come ad esempio i social network, permettono di poter visualizzare solamente una selezione di informazioni che artisti vogliono volutamente far trasparire (non vediamo tutto il processo di lavorazione, ma semplicemente dei piccoli istanti, per lo più conclusivi, ciò che l'artista vuole che noi vediamo): quindi, vi è l'illusione di avere un accesso al lavoro reale dell'artista ma si tratta sempre di una costruzione e quindi paradossalmente il lavoro storiografico sugli scritti può andare più al di la della volontà dell'artista. Vi sono molte volte però dei grandi buchi di documentazione anche per periodi più recenti. Edouard Manet L'Olympia viene esposto al saloon ufficiale nel 1865 a Parigi, accompagnato da alcuni versi di Zacharie Astruc: "Quando, stanca di sognare, Olympia si sveglia, Primavera entra nel braccio del dolce messaggero nero; È lo schiavo, nella stessa notte amorosa, che viene a sbocciare il delizioso giorno da vedere; L'angusta fanciulla in cui veglia la fiamma" Questi versi sono esposti accanto al quadro e diventarono oggetto, insieme al dipinto, di una serie di critiche feroci: 1) Quotidiano Le Costitutionnel 6 maggio 1865: la costruzione barocca dell'argusta fanciulla, la sua mano a forma di rospo scatenano l'iralità e in questo particolare caso il corpo risulta una pretesa di rappresentare una nobil donna fallimentare per l'impotenza dell'esecuzione. 2) Quotidiano LaPresse 28 maggio 1865: l'arte scivolata così in basso non merita nemmeno di essere biasimata. 3) Quotidiano l'Epoque: viene scritto che è stato realizzato da un alievo. 4) Quotidiano La France: distesa sul letto, abbigliata solo dal nastro rosso dei capelli, la negra vestita di rosa che porta dei fiori, il gatto nero che rimarca la schiena magra formano il quadro più bizzarro che si possa immaginare; si ritiene che Manet abbia esposto degli abbozzi. 5) Theophile Gautier: l'Olympia, il cui titolo risveglia il ricordo di una grande cortigiana romana di cui andava pazzo in adolescenza, non si spiega da nessun punto di vista, neppure prendendola per solletica l'aspetto lascivo ed erotico, non si tratta di personaggi romani tutti di un pezzo, come quelli di David, ma romani del periodo della decadenza dell'impero, che si abbandonano ai lussi, all'ebbrezza, rappresentati durante un banchetto, in un'atmosfera senza freni inibitori, con una morale molto meno severa del periodo repubblicano; vi è questo elemento che solletica il bigottismo, mostrando debolezza morale dei romani. Manet avrà degli scontri con lui, e ne siamo a conoscenza attraverso un compagno di studi, perchè si rifiutava di vestire i corpi trappeggiati con lenzuolo addosso, ovvero la toga, e quindi di riprodurre qualcosa lontano da esperienza quotidiana. Nel 53 compie un primo viaggio a Firenze e nel 1859 prova a presentare un quadro al saloon, "Il bevitore di assenzio" (1858) che viene rifiutato perchè si tratta di una figura rappresentante un disagio sociale, è solitaria, con una bottiglia vuota a terra e che quindi ha bevuto tutta da solo, e inoltre la costruzione dell'ambiente è semplificata, tutto si concentra su figura umana appoggiata su un muretto (non si capisce bene non essendoci molti dettagli). Viene rifiutato ma Manet non si perde d'animo e ricicla questa immagine ne "Il vecchio musicista": si tratta anche qui di una pittura che racconta di una società animata, una società borghese in trasformazione; racconta di un gruppo di artisti girovaghi, il vecchio musicista con un'aria omerica, il giovane già visto in precedenza, i bambini e la giovane ragazzina con un bimbo in braccio, e tutti insieme raccontano di un gruppo povero e marginale. Pittura che non chiude gli occhi rispetto a degli aspetti problematici e sgratevoli, dolorosi e di sofferenza della società: si tratta di una strada che Manet affronta con assoluta coerenza. Si tratta di situazioni disagiate, al limite della denuncia sociale ma anche più felici, rappresenta la vita collettiva urbana. Nel quadro "Musica alle Tuileries" la prospettiva dello sguardo è interessante: noi non vediamo i musicisti ma il pubblico - sappiamo dell'esistenza di un complesso musicale solo perchè lo dice il titolo e perchè è presente una folla animata. Nel quadro di Menzel "Pomeriggio alle Tuileries" troviamo delle novità per lo sguardo ma anche per lo stile pittorico: vengono raccontate tutte le foglie, le ombre vengono rappresentate a terra una per una, tutto viene raccontato mentre Manet non lo fa, produce lui delle pennellate più corpose e dinamiche che non si soffermano troppo sui dettagli: in Menzel tutti i personaggi in tutti i piani sono definiti mentre in Manet non è così, si concentra più su ciò che accade, ritiene che le particolarità vengano raccontate dalle fotografie, lui ci teneva che fossero considerati dipinti velocemente ma in realtà ci voleva molto tempo, apparente velocità, non si voleva far vedere fatica. Manet punta all'elemento compositivo più che al dettaglio e infatti ritroviamo delle grandi masse cromatiche. Anche Manet stesso fa parte di questa comunità, di questa collettività e di questa vita urbana, frequenta questi luoghi e fa esperienza di una città moderna che fino a quel momento non esisteva, anche solo per l'illuminazione delle strade. Tra i temi di vita moderna, oltre alla musica dal vivo troviamo a seguire anche le corse dei cavalli nel dipinto di Manet "Le corse a Longchamp": si tratta di attività nuove di una nuova vita urbana. Nel dipinto "Le dèjeuner sur l'herbe" ritroviamo la stessa modella della olimpia e lo stesso sguardo insolente ma qui si tratta di una scena singolare, ovvero una colazione sull'erba con due gentiluomini e due donne, una nuda e una svestita - la nudità femminile che non si sottrae allo sguardo. Il nudo è privo di costruzione del chiaro scuro. Cosa ci fa una donna nuda con due gentiluomini? Non dovrebbe essere la nudità motivo di scandalo perchè la compresenza di vestiti e nudi è sempre stato presente nell'arte (anche in Tiziano nel suo "Concerto compestre") e anche il modo in cui sono disposti ricalca una fonte nobile ("Il giudizio di Paride"). Pur trattandosi di un quadro con ascendenti nobili, i contemporanei non lo percepiscono, o fanno finta perchè complica il compito di rifiutare un quadro. Il problema non è il nudo il sè ma la fattura, ovvero la pittura. La questione della tecnica è un'importante questione del Novecento: alcuni rimanono fedeli al modo lungo, complicato mentre altri non reputano questa tecnica adeguata a realizzare ciò che loro hanno in mente: per rappresentare la vita pulsante in città non puoi fare molti passaggi perchè si vede che non è vero. È importante cercare di capire cosa hanno visto e percepito i primi contemporanei a contatto con questo nuovo modo di concepire questo nuovo modo di lavorare: i primi contemporanei si aspettavano una pittura accademica come quella di Ingres nel quadro, ad esempio, "Grande Odalisque": si trova donna esotica e quindi può essere rappresentata pur essendo nuda perchè lontana nel tempo e nello spazio; inoltre viene utilizzato il chiaro-scuro e il gioiello, pur avendo un problema di costruzione, ovvero la lunghezza della schiena e contemporanei se ne accorsero ma lui continuò sua corriera normalmente, gloriosa perchè ciò che contava di più era la tecnica. Le figure sono rappresentate senza un pelo mentre Olympia ha qualcosa sotto l'ascella e quindi la rende più umana mentre senza la presenza di elementi mateterici lo porta ad una astrazione: nell'Olympia anche il contorno che viene intepretato come sporcizia. La fotografia non utilizzabile per catturare immagine del quadro perchè sfalsava i colori. Si insiste sul deforme, sullo sporco e sui problemi di traduzione in parole di ciò che si vede. I corpi di Manet non hanno nessun volume dato dal chiaro scuro, rispetto al tono caldo chiattezza del corpo sembra giallastro e per questo malato. Vi è una mancata padronanza della delicatezza del segno. La stesura che appare rapida fa pensare che sia un bozzetto quello esposto da Manet, critica a molti di questi artisti. Lo spazio viene appiattito - principio di costruzione rinascimentale che qui non c'è, ma perchè? La fonte esotica delle stampe giapponesi. Nel "Ritratto di Emile Zola", Manet mette intono a quella figura un calamaio di orgine orientale, una stampa di Bellascheze e una incisione della Olympia e poi stampa giapponese che rima con un paravento di provenienza orientale. Già da mezzo secolo a
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