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Romanzi di formazione e autoformazione: da Defoe a London - Prof. Allasia, Dispense di Letteratura

L'evoluzione del romanzo di formazione e autoformazione, partendo da Daniel Defoe e il suo 'The Life and Surprising Adventures of Robinson Crusoe' fino a Jack London e il suo 'Martin Eden'. Vengono presi in esame anche i romanzi di Charles Dickens, con un'attenzione particolare alla figura dell'orfano e alla sua educazione, e all'importanza del rapporto con i coetanei. Infine, vengono evidenziati i temi comuni tra i tre autori, come la critica alla società e l'importanza dell'educazione.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 18/07/2022

fhsheion
fhsheion 🇮🇹

3.9

(18)

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Scarica Romanzi di formazione e autoformazione: da Defoe a London - Prof. Allasia e più Dispense in PDF di Letteratura solo su Docsity! romanzi di (auto)formazione Daniel Defoe 1719: The Life and Surprising Adventures of Robinson Crusoe Sono gli anni successivi a The fable of the Bees di Mandeville, poemetto che critica ferocemente la neonata società industriale inglese. Seguendo l’opposta dottrina del moralista Anthony Asley Cooper, Defoe descrive un perfetto inglese che, grazie all’educazione cristiana, riesce a portare la civiltà in un’isola (caso di Venerdì). L’opera di Defoe è intrisa di puritanesimo e deve molto alle opere dei pensatori a lui contemporanei. È un romanzo filosofico che inaugura anche il filone del romanzo di formazione e la figura borghese-capitalista del self made man Robinson – si noti – non parte da una tabula rasa, ma dall’educazione ricevuta dalla famiglia abbiente. Deciderà alla fine di tornare nell’ambiente familiare. In età vittoriana il modello di Defoe lascia il segno sui romanzieri d’avventura: svestito della forte componente filosofica e religiosa, il romanzo d’avventura propone ancora la formazione del suo eroe tramite il viaggio e il rapporto con l’ignoto. Cfr. l’esempio di Treasure Island di Stevenson: Jim cresce e riceve una nuova educazione dall’esperienza del viaggio (e dei personaggi che incontra). Negli anni immediatamente precedenti il romanzo era però cambiato, formandosi come maggiore mezzo d’intrattenimento per la famiglia borghese. L’opera di Charles Dickens, intrisa di religione, ma arricchita dall’interesse sociale ha un ruolo fondamentale in questo passaggio. Charles Dickens (1812-1870) già a partire dalla biografia rappresenta l’esempio dell’uomo che costruisce da sé la propria fortuna: dopo un’infanzia povera, riesce a farsi conoscere come reporter e narratore. Il successo dei racconti umoristici dei Paperwick Papers gli permise di farsi conoscere e con il successivo Oliver Twist inaugurò un filone di romanzi che puntavano sul pathos e sui buoni sentimenti. L’interesse per il ritratto senza censure della società, con grande attenzione per gli ultimi (e una forte componente evangelica), permette di raccontare avventure urbane (Oliver Twist racconta in effetti un viaggio di scoperta limitato all’area londinese), denunciando le condizioni delle classi sociali più sfortunate. Il personaggio tipico dei romanzi di Dickens è l’orfano che, dopo avere passato gran parte dell’infanzia in una workhouse (ospizio per i non abbienti) o al servizio di un genitore adottivo tirannico, viene accolto in una nuova realtà apparentemente confortevole, ma effettivamente pericolosa (si pensi all’ambiente di Fagin), da cui verrà salvato grazie all’interessamento di un deus ex machina, spesso nelle vesti di un gentiluomo ricco e senza famiglia. Questo schema tipico, poi ricorrente nelle opere di Dickens e di altri autori per ragazzi (anche contemporanei: J.K. Rowling, Philip Pullman, Roald Dahl), è inaugurato in Oliver Twist (1837-1839). La formazione di Oliver Twist, pur non avvenendo tra i banchi di scuola, percorre una parabola che vede in analisi vari tipi di educazione rivolti, che si ripercuotono nella crescita del protagonista, anticipatore di circa cinquant’anni del Pinocchio di Collodi: - Palese sfruttamento e violenza psicologica nella workhouse (Sally e Bumble) - Sfruttamento travestito da amicizia da parte di Fagin - Educazione (in casa) da parte di Lord Brownlow - Sfruttamento e violenza da parte di Sikes - Ritorno alla villa di Brownlow e salvezza Un percorso simile è quello di Pip in Great expectations (1860-1861), forse uno degli esempi più noti di romanzo di formazione. Le Grandi speranze del titolo sono proprio quelle di cui gode il protagonista, scelto da un misterioso personaggio per ricevere un’educazione dignitosa a Londra. A differenza di quanto accade a Oliver, il percorso di Pip è caratterizzato da una vera e propria ascesa: passa dalla casa di Joe Gargery, suo cognato e uomo di buon cuore, alla villa di Miss Havisham, dove viene costretto a giocare con l’orfana Estella dalla misteriosa proprietaria. Proprio nelle stanze di Miss Havisham, Pip comincia a formarsi come uomo e non grazie alla sua ospite: usato come oggetto per divertire e educare Estella, comincia a costruire una propria morale. L’educazione effettiva avverrà a Londra, dove l’istitutore viene pagato da un misterioso individuo: Dickens fa di tutto per far credere al lettore (come succede a Pip) che sia la ricompensa della vedova Havisham; in realtà, si scopre alla fine, a interessarsi al protagonista è un ergastolano arricchito che l’orfano aveva aiutato all’inizio del romanzo, Magwitch. La fortuna economica di Pip in realtà è inferiore al prezioso insegnamento morale acquisito nel suo curioso percorso di crescita. Come nei romanzi ambientati a scuola, il rapporto con i coetanei ha anche qui un ruolo fondamentale (aspetto che era presente anche in Oliver Twist con Dawkins e Nancy, anche se in modo meno approfondito): - Herbert è l’amico fraterno con cui inizialmente Pip ha uno scontro (anche lui è stato alle dipendenze di Miss Havisham), ma che ritrova a Londra. È colui che insegna al protagonista a stare in società e attua la trasformazione che avviene a metà del romanzo. - Estella è la fanciulla amata da Pip e tenuta in ostaggio da Miss Havisham, che la sta educando a odiare gli uomini e a non cadere nel suo stesso errore (subendo delusioni amorose). Alla fine diviene amica di Pip, non coronando il desiderio d’amore, ma superando l’insegnamento negativo della madre adottiva. Grandi speranze Trama libro: Grandi speranzde seguono l'infanzia e la giovane età adulta di Pip un apprendista fabbro in un villaggio di campagna. Improvvisamente arriva in una grande fortuna (le sue grandi aspettative) da un misteriosobenefattoree si trasferisce a Londra dove entra nell'alta società. Pensa di sapere da dove provengono i soldi, ma si scopre che si sbaglia tristemente. La storia segue anche i rapporti di Pip con Estella, una giovane donna che adora ma che non può ricambiare il suo amore. Trama e analisi Capitolo VIII: All’inizio del capitolo, Pip, nel negozio di zio Pumblechoock in città, ota che tutti i commercianti e gli artigiani della città sembrano passare più tempo a guardarsi dalle finestre e dalle porte dei negozi che a lavorare nei filomati è presente nel richiamo alle comunità di mutua educazione sorte in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta. Conoscenza storica ed elemento lirico: sul "Martin Eden" di Pietro Marcello: Sembra esserci, nel Martin Eden di Pietro Marcello, un rifiuto della riconoscibilità storica dell’ambientazione, che un elemento mobile, oscillante, da un probabile primo Novecento delle scene borghesi (il salotto della famiglia Orsini), all’atmosfera anni 70 delle vie di Napoli, all’irruzione episodica e poi definitiva delle camicie nere; il passaggio del tempo è segnato soltanto dalle variazioni di atmosfera prodotte dalla pellicola, in una materializzazione cromatica del tempo stesso. Questa voluta inaccuratezza, ha in realtà una rilevanza sociologica, che ci appare subito chiara se confrontiamo l’adattamento cinematografico con il romanzo di London. Quest’ultimo ci mostra ampiamente cosa volesse dire in termini di incessante consunzione psicofisica il tipo di vita cui lo sfruttamento capitalista sottoponeva la folla di individui quasi senza volto che costituivano la working class di Oakland, e da cui Martin Eden si differenzia appena all’inizio della vicenda. Per un qualsiasi esponente di questa classe, la conoscenza storica, ovvero la visione d’insieme del passato che aveva condotto a quel particolare presente, non poteva certo apparire come una scansione ordinata di epoche riconoscibili. Non si tratta soltanto di effettiva ignoranza dei fatti del passato, ma piuttosto dell’assenza della prospettiva storicizzante, di quello sguardo ideologico che riconduce i fatti a una sequenza ordinata in grado di restituire il presente a una certa, seppure implicita, necessità. Per il marinaio che è Martin Eden ai suoi esordi, il passato è una fantasmagoria, un collasso di “motivi storici” in cui sulla differenza e sul cambiamento prevale nettamente quella che è per lui e i suoi simili l’unica “costante,” ovvero la condizione di brutale annullamento fisico e mentale. A differenza del romanzo, il film prova fin dall’inizio a rendere evidente il salto verso questo tipo di visione in cui più delle differenze contano, appunto, le costanti. Il fatto che neanche al culmine della sua “elevazione” culturale il protagonista riesca ad abbracciare il paradigma storico della classe di cui aspira a fare parte (almeno fino alla grande delusione), ci mostra quanto indelebile sia il marchio d’infamia subito negli esordi proletari. Solo la “narrazione” socialista, presente come un basso continuo nel film (e nel romanzo) eppure lasciata ampiamente indefinita, ci viene presentata come in grado di comporre una visione storica di tipo diverso, in cui la permanenza non sia negata, ma piuttosto messa anch’essa in prospettiva e storicizzata. Se tale prospettiva non viene mai abbracciata, è perché l’innamoramento di Martin per la borghesia, incarnato in quello per Elena-Ruth, ha ormai instillato in lui un veleno per il quale non ci sarà cura, sorta di folle individualismo di rivalsa, contro il quale si può dire che London abbia in effetti scritto l’intero romanzo. Nodi centrali del film: - La parola: La maggiore distanza che separa Martin da Ruth, ai loro primi incontri, è infatti proprio quella linguistica. La lingua parlata nei bassi fondi doveva suonare inaudita a un orecchio borghese, per la violenza delle sue immagini, dei suoi riferimenti concreti, ma anche per una differenza sostanziale di suono, intonazione, scansione delle parole. - la figura, sfuggente e inclassificabile di Russ Brissenden, il mentore di Martin, suo doppio ideale ma anche suo contrario, figura allo stesso tempo del fallimento inevitabile del suo tentativo di ascesa sociale, e dell’unica possibilità di salvezza, nel socialismo, che non verrà colta.
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