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La Celestina: Analisi del primo atto - Prof. Castaldo, Sbobinature di Letteratura Spagnola

Analisi del primo atto di 'la celestina' di fernando de rojas. Esploriamo i personaggi di calisto, sempronio e celestina, la loro relazione e la comicità nell'opera. Sempronio sfrutta la situazione per consigliare a calisto di incontrare celestina. Calisto, infatuato di melibea, si dichiara devoto a lei e professa la sua fede, ma sempronio, non appartenente al ceto aristocratico, non comprende il codice dell'amor cortese e deride calisto. La comicità è una risorsa per instaurare un rapporto asimmetrico tra chi ride e colui/ciò che è oggetto di riso.

Tipologia: Sbobinature

2023/2024

Caricato il 20/01/2024

silviabonsanti
silviabonsanti 🇮🇹

5

(9)

31 documenti

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Anteprima parziale del testo

Scarica La Celestina: Analisi del primo atto - Prof. Castaldo e più Sbobinature in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Melibea esce di scena e, subito dopo l’incontro, il primo atto fa spazio ad altri protagonisti della storia: Sempronio, Parmeno e Celestina. Calisto torna a casa e mostra da subito i sintomi di questo male che lo ha colpito, il mal d’amore. Sempronio comprende in maniera sagace che si tratta di un’occasione da sfruttare quanto prima e propone al suo padrone di rivolgersi a Celestina. Prima di incontrarla, però, seguiamo come Calisto affronta questo incontro e gli effetti di questo. Vedremo cosa spingerà Sempronio a consigliargli di incontrare Celestina. ATTO 1 - Scena 3 Siamo verso la fine della scena. Calisto sta dando sfogo al suo mal d’amore e Sempronio lo prende in giro secondo la tecnica dell’aparte: a più riprese Calisto chiede di specificare meglio e di chiarire perché non intende alla perfezione ciò che Calisto dice, sfruttando appunto la tecnica dell’aparte. Sempronio: Tu non sei cristiano? Calisto: Io Melibeo sono e Melibea adoro e in Melibea credo e Melibea amo. Calisto si dichiara devoto a Melibea e professa la sua fede in lei: la considera una divinità a cui affidarsi, tanto da definirsi melibeo. Secondo il codice dell’amor cortese la figura della donna amata viene sublimata a creatura celeste. Non identificava la donna con Dio, ma era un’elevazione a lodare la perfezione della dama amata. Queste asserzioni di Calisto si pongono perfettamente nel codice. Sempronio non è un cavaliere e non possiede gli strumenti per decodificare il codice, che non è un codice a cui la sua categoria sociale si conforma. Quindi, udite le parole da parte di Calisto, opera una identificazione ed è convinto che Calisto stia realmente professandosi fedele a Melibea, e più avanti si vedrà l’accusa di blasfemia. Sempronio intuisce il desiderio soggiacente alle parole di Calisto, che è quello di unirsi carnalmente con Melibea. Sempronio (APARTE): Se lo dici tu… Siccome Melibea è grande, il cuore del mio padrone non la può contenere e gli esce a fiotti dalla bocca! (AL PADRONE) Non c’è bisogno d’altro. So bene da che piede zoppichi! Io ti guarirò. Sempronio, non appartenente al ceto aristocratico, non conosce il codice dell’amor cortese che ha sublimato l’amore. È un domestico, appartenente a un ceto umile, ed è un personaggio dalla dubbia moralità che non riesce a comprendere minimamente questo atteggiamento di Calisto. Per questo deride come un puro istinto naturale possa assumere questi toni solenni e come possa lacerare l’animo di Calisto. Questa distanza sociale tra i due personaggi è ribadita spesso in questo primo atto. Calisto: Incredibile cosa prometti. Sempronio: Anzi, semplice, perché l’inizio della guarigione sta già nel riconoscere il malanno dell’infermo. Calisto: Quale consiglio può governare quel che in sé non ha né ordine né senno? ATTO 1 - Scena 4 Sempronio (APARTE): Ah, Ah, Ah! È questo il fuoco di Calisto? Son queste le sue angosce? Come se l’amore avesse scagliato solamente contro di lui le sue frecce! Oh, sovrano Iddio, quanto sono profondi i tuoi misteri! Quanta forza hai posto nell’amore, che si risolve sempre in turbamento nell’amante! Gli hai assegnato i confini del miraggio. All’amante pare di restare sempre indietro; tutti trasgrediscono, tutti travolgono ostacoli, stimolati e pungolati come con le picche gli agili tori; senza freno scavalcano la staccionata. Hai comandato all’uomo di lasciare per la donna padre e madre; e adesso non abbandonano solo quelli, ma te e la tua legge, come ora Calisto. Né di lui mi stupisco, poiché i sapienti, i santi e i profeti, per quello, ti dimenticarono. Questo pezzo ci informa sullo scetticismo di Sempronio e sulla distanza che porterà al fraintendimento. Calisto: Poco ti intendi di perseveranza. Sempronio: Non è costanza l’insistere nel male; al mio paese la chiamano piuttosto ostinazione o caparbietà. Voialtri, filosofi di Cupido, chiamatela come vi pare. Anche qui Sempronio dimostra di non capire il codice dell’amor cortese. Calisto: Di che mi rimproveri? Sempronio: Di sottomettere la dignità dell’uomo all’imperfezione della debole donna. Questo è il punto di vista di un uomo proveniente dal basso ceto sociale, perché come abbiamo visto per gli aristocratici, e secondo l’amor cortese, la donna è una creatura celeste. Calisto: Donna? Oh, che rozzo! Dio, Dio! Sempronio: Pensi così davvero? O scherzi? Però la formazione di compromesso della teoria freudiana ci spinge ad andare oltre: a questa non identificazione deve seguire un’identificazione con il contenuto proibito, che viene coperto col velo della comicità. In generale i contenuti proibiti sono quei valori che, secondo i codici morali, religiosi, culturali e sociali dell’epoca, non sono accettati e condivisibili, che non rispondono alle convinzioni che sono universalmente accettate. Questo però non esclude che possano essere validi. Sempronio in altre parole sta dicendo che Calisto deve riconoscere che il suo sentimento per Melibea non è affatto estraneo al desiderio di possederla sessualmente, e pertanto nulla di più assurdo è la sua pretesa di paragonarla a Dio. Questo è un attacco al codice condiviso dal ceto aristocratico e dalla letteratura cortese. È un contenuto scomodo che sulla superficie il testo non può promuovere, e quindi lo deve aggredire comicamente e ridicolizzandolo attraverso la risata di Calisto. Il contenuto serio è la legittimità di un desiderio naturale per quanto riguarda il piacere sessuale e il suo soddisfacimento, ed è una visione nuova dell’amore che si sta affermando agli albori della civiltà rinascimentale. L’amore era una di quelle manifestazione dell’essere umano che agli inizi della nuova cultura si stava affermando e stava acquisendo la sua legittimità come desiderio naturale. Secondo la cultura rinascimentale, la natura rappresentava il principio regolatore delle azioni umane, e quindi è questo il valore proibito e il contenuto scomodo che non si può affermare apertamente. È però un contenuto valido e legittimo, che l’opera vela attraverso la comicità. L’opera assegna la rivendicazione dei nuovi valori dell’epoca rinascimentale ai servi e dai domestici, alle figure che l’opera dipinge come umili e abiette. Mettendo in bocca questi valori a questi personaggi li sta svilendo, però con le dovute coperture li sta esprimendo. La teoria freudiana della comicità è quindi perfetta per quest’opera perché ci consente di penetrare questa doppia presenza di valori. La Celestina è un’opera perfettamente a cavallo tra i secoli, non solo per le due versioni, ma anche perché tutti i suoi contenuti giocano su questo filo che vede da una parte i valori cortesi costantemente aggrediti (rappresentati da Calisto e Melibea), e dall’altra i valori rinascimentali (rappresentati dai servi e da Celestina). ATTO 1 - Scena 6 Sempronio ha deciso che Celestina deve aiutare Calisto. Sempronio: È proprio così. Calisto arde d’amore per Melibea. Ha bisogno di te e di me. E siccome gli serviamo entrambi, entrambi approfittiamone. Ché riconoscere il momento e cogliere l’opportunità rende prosperi gli uomini [quest’opera è densa di massime e sentenze]. Da subito Sempronio non solo assolda Celestina, ma dice che Calisto ha bisogno di entrambi, e che quindi ci sarà un profitto condiviso (che sarà oggetto di discordia tra i due e che porterà alla morte di Celestina). Celestina: Hai parlato bene e ho capito. Con me basta strizzare l’occhio. Dico che mi rallegro di queste notizie, come i chirurghi di quelli che si sono rotti la testa. Celestina e Sempronio si dirigono a casa di Calisto e bussano alla porta con vigore, e in casa vi è Parmeno, l’altro servo di Calisto. Parmeno è il servus fidelis, che in queste pagine dimostrerà tutte le sue riserve nei confronti di Celestina e cercherà di distogliere Calisto dal ricorrere ai suoi servigi. Parmeno da bambino aveva prestato servizio presso Celestina, perché era amica della madre, e quindi la conosce molto bene. Per questo motivo l’autore anonimo del primo atto decide che il primo incontro con Celestina lo si fa attraverso le parole di Parmeno, che qui la descrive lungamente. Sono 3 pagine di descrizione, dopo cui la Celestina bussa alla porta. ATTO 1 - Scena 7 Celestina e Sempronio sono alla porta. Calisto: Parmeno! Parmeno: Signore. Calisto: Non senti, maledetto sordo? Parmeno: Che c’è, signore? Calisto Bussano alla porta. Corri. Parmeno: Chi è? Sempronio: Apri a me e a questa signora. Parmeno: Signore, sono Sempronio e una vecchia puttana imbellettata che battono quei colpi. Calisto: Taci, taci, maligno, ché è mia zia. Corri, corri, apri! (APARTE) È vecchia storia che quando ci si vuole sottrarre a un rischio si precipita in un altro maggiore. Per tenere nascosta questa faccenda, al quale l’affetto o la fedeltà o la paura avrebbero posto un freno, mi sono buttato nell'indennità di costei, che sulla mia vita non ha ora minor potere di Dio. Ha tenuto Parmeno all’oscuro perché sapeva che la sua fedeltà lo avrebbe potuto far desistere, mentre lui è deciso a ricorrere a Celestina. Parmeno: Perché ti tormenti, signore? Perché, signore, ti affliggi? Pensi forse che suoni vituperio alle orecchie di costei il nome che le ho dato? Non credere; ché tanto si entusiasma quando lo sente, come te, quando dicono: «Provetto cavaliere è Calisto!» [la sua preoccupazione di Calisto è quella che lei si possa offendere, ma Parmeno gli dice di non preoccuparsi perché a lei piace]. E inoltre è famosa per questo e conosciuta con tale titolo. Se sta in mezzo a cento donne e qualcuno dice: «Vecchia puttana!», senza alcun imbarazzo lei subito volta la testa e risponde con viso allegro. Qui c’è una prima descrizione delle attività di Celestina. Tutti la conoscono come una “vecchia puttana”. Calisto: E tu come lo sai? Parmeno: Lo saprai. Gran tempo è trascorso da quando mia madre, una donna povera, abitava nelle sue vicinanze; la quale, pregata da questa Celestina, mi mandò da lei come servitore; anche se lei non mi riconosce più, perché la servii poco tempo, e perché sono cambiato con l’età. Parmeno può costituire un ostacolo per Celestina, e quindi lo neutralizza con una sua protetta facendo in modo che i due giacciano insieme. Calisto: In che cosa la servivi? Parmeno: Signore, andavo al mercato e le portavo la spesa e le facevo compagnia; sbrigavo quelle faccende adatte alle mie piccole forze. Ma in quel poco tempo che la servii, la giovane memoria ritenne quello che l’età non ha potuto cancellare [ricorda molto bene]. Questa buona donna ha proprio in fondo alla città, laggiù nei pressi delle concerie, sul pendio del fiume, una casa appartata, mezzo diroccata, poco adorna e ancor meno rifornita. Ella praticava sei mestieri, e cioè: cucitrice, profumiera, maestra nel preparare balletti e rifare verginità, ruffiana e un poco fattucchiera. Qui sono presentati i “seis oficios”, i sei mestieri ufficiali di Celestina: cucitrice, profumiera, maestra del produrre cosmetici e di ricucire le verginità, ruffiana e un po’ fattucchiera.
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